Clima Globale
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Re: Clima Globale
Questa estate credo che andare al mare a prendere sole sia un rischio. Meglio uscire dalle "tane" sul tardi.
Arconte Segugio- Staff misteri
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sarà così... PERCHE' QUESTO E' IL MIO VOLERE!
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Re: Clima Globale
Arconte Segugio ha scritto:Questa estate credo che andare al mare a prendere sole sia un rischio. Meglio uscire dalle "tane" sul tardi.
....seguite il consiglio di Arconte
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Un team di scienziati italiani in spedizione sul Caucaso documenta la preoccupante situazione dei ghiacciai
Felci e boschi al posto dei ghiacciai: un panorama mozzafiato ma inquietante perché segno dell’ennesimo effetto collaterale del surriscaldamento del pianeta. In Caucaso una spedizione italiana ha documentato, con il contributo video della Sd cinematografica, la preoccupante contrazione del ghiacciaio Tviberi, il più grande della regione che dal 1810 a oggi ha perso il 35% della sua superficie. Tra gli scienziati c’era il glaciologo, Riccardo Scotti, ricercatore dell’università Bicocca di Milano. “Abbiamo trovato – spiega – una situazione molto più grave di quanto ci aspettassimo, l’arretramento dei ghiacciai in questa regione è molto marcato e più grave di quanto abbiamo riscontrato nelle Alpi. Questà è una conferma del fatto che l’arretramento dei ghiacciai è un fenomeno di portata globale e può provocare grossi problemi per la disponibilità di acqua dei fiumi“. In parole povere se non s’inverte la tendenza ci potrebbero essere presto conseguenze assai gravi per l’approvvigionamento idrico dell’uomo e tutte le attività quotidiane connesse all’uso dell’acqua. “L’incremento delle temperature degli ultimi 150 anni – conclude Scotti – è causato con molta probabilità dall’emissione di Anidride carbonica e da gas serra e quindi quyesta è una delle cause principale dell’arretramento dei ghiacciai“. Unica ricetta per evitare che questo fenomeno si trasformi in una strada senza uscita, spiegano gli scienziati, è consumare e quindi inquinare meno.
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Il Polo Nord e' diventato un "isola" per la prima volta nella storia
Il Polo Nord si sta sciogliendo e sta assumendo l'aspetto di un'isola per la prima volta nella storia umana.Le Sorprendenti immagini satellitari scattate tre giorni fa mostrano che lo scioglimento dei ghiacci ha aperto i passaggi leggendari nel Nord-Ovest e Nord-Est dell 'artico- che permetteranno di navigare attorno alla calotta polare artica.
L'apertura dei passaggi era molto attesa dalle compagnie di navigazione che speravano di tagliare migliaia di miglia per i loro percorsi nautici..
Ma per gli scienziati il cambiamento climatico è l'ennesimo segno del riscaldamento globale che sta affliggendo il pianeta.
Mark Serreze, uno specialista di ghiaccio marino, ha descritto le immagini come un 'evento storico' - ma ha avvertito che la calotta glaciale artica è entrata in una 'spirale di morte'.
Le immagini, prodotte dalla Nasa, mostrano per la prima volta dopo almeno 125.000 anni che i due oceani Atlantico e Pacifico collegati tra loro a nord.
l Professore Serreze, degli Stati Uniti, finanziato dal governo nazionale del Neve Ice Data Center, ha detto un giornale Domenica: 'I passaggi sono aperti. Si tratta di un evento storico.
Le compagnie di navigazione sono pronte a sfruttare le nuove rotte. Il gruppo Beluga, con sede a Brema, in Germania, prevede di inviare la prima nave attraverso il passaggio di Nord-Est il prossimo anno,con il taglio di 4.000 miglia nautiche nel viaggio dalla Germania al Giappone.
Se il ghiaccio continua a sciogliersi al ritmo attuale sarà presto possibile navigare attraverso il Polo Nord.
Molti scienziati ritengono che la massa di ghiaccio che forma un cerchio irregolare attorno al Polo Nord potrebbe scomparire del tutto entro l'estate del 2030.
Quattro settimane fa, alcuni turisti sono stati evacuati da Baffin Island Auyuittuq National Park nel nord del Canada a causa di inondazioni causate dallo scioglimento dei ghiacci.
Il nome del parco significa 'terra che non si scioglie'.
Read-more:http://www.dailymail.co.uk/news/article-1050990/The-North-Pole-island-time-history-ice-melts.html#ixzz1qaloRFqL
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Clima, allarme della Wmo: emergenza sempre più grave
Mentre i negoziati a livello internazionale per tagliare le emissioni di CO2 procedono a piccoli passi, l’emergenza clima negli ultimi dieci anni ha accelerato il ritmo negli ultimi dieci anni. E’ quanto emerge dagli ultimi dati della WMO, la World Meteorologic Organization, secondo cui il 2011 e’ stato l’undicesimo anno piu’ caldo dall’inizio delle rilevazioni, nel 1850. Mentre tutto il decennio 2001-2010 e’ stata invece la decade piu’ calda in assoluto, con una temperatura media piu’ elevata di 0,46 gradi centigradi rispetto al periodo di riferimento (1961-1990).
TEMPERATURE: Nove anni sugli ultimi dieci sono stati da febbre record: sul podio c’e’ il 2010, tallonato dal 2005, con una temperatura media superiore di 0,53 gradi rispetto alla media. Il decennio 2001-2010 e’ stata la decade piu’ calda per le temperature registrate a livello di superficie terrestre, marina e per tutti i continenti del Pianeta. La maggior parte di Canada, Alaska, Groenlandia, Asia e Nord Africa hanno avuto una febbre fra uno e 3 gradi sopra la media 1961-1990.
PRECIPITAZIONI: Quelle fra 2001 e 2010 hanno toccato la seconda media piu’ alta dopo il 1951-1960, a partire dal 1901. All’interno di questo dato globale, ci sono state grandi differenze regionali e a seconda delle annate. L’emisfero nord in generale e’ stato piu’ ”umido”, mentre le regioni che hanno sofferto da una media al di sotto delle normali precipitazioni sono state quelle dell’Europa occidentale e del Sud Europa, insieme a Usa occidentale, Canada sudoccidentale, Alaska, Asia meridionale, Africa centrale, la parte centrale del Sud America e Australia orientale e sudorientale.
EVENTI ESTREMI: Hanno colpito quasi ogni parte del Pianeta, da alluvioni, siccita’, cicloni, ondate di calore e ondate di freddo. Due ondate di calore eccezionali hanno colpito l’Europa nel 2003 e la Russia nel 2010, con un impatto disastroso. Le alluvioni sono state l’evento estremo piu’ frequente durante il decennio, con fenomeni prolungati nell’Europa dell’est nel 2001 e 2005, in Asia (specie Pakistan) nel 2010, in India nel 2005 e in Australia nel 2010. La siccita’ estrema ha colpito diversi paesi, inclusa Australia, Africa orientale, Amazzonia e Usa occidentali. Per quanto riguarda il caldo, il 47% dei 102 paesi esaminati hanno riferito che le loro temperature nazionali piu’ elevate sono state registrate fra 2001 e 2010, rispetto al 20% del periodo 1991-2000 e al 10% circa delle decadi precedenti. Lo stesso periodo 2001-2010 e’ stato quello con il livello piu’ alto di attivita’ dei cicloni tropicali nel bacino del Nord Atlantico, con perdite catastrofiche come quelle generate da Katrina nel 2005 e Nargis nel 2008.
GHIACCI ARTICO: Il declino dei ghiacci marini dell’Artico, osservato dalla fine degli anni ’60, e’ proseguito e il record negativo di scioglimento e’ stato rilevato a settembre del 2007. Anche nel 2011 l’estensione e’ stata al di sotto della media, con il secondo minimo storico stagionale dal 2007. Negli ultimi 35 anni il declino non ha interessato solo la superficie dei ghiacci marini, ma anche lo spessore, ma i dati indicano la riduzione piu’ drammatica negli ultimi anni. Dal 2005 al 2010 sono stati registrati i record minimi della superficie nel mese di settembre, con quella del 2007 del 39% inferiore al periodo di riferimento fra 1979 e il 2000.
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Re: Clima Globale
Aggiornamenti sulla corrente del golfo? Da quello che ho verificato mi risulta assente, potete confermare?
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Re: Clima Globale
Blaksturg ha scritto:Aggiornamenti sulla corrente del golfo? Da quello che ho verificato mi risulta assente, potete confermare?
prova qui: http://www.meteoweb.eu/la-corrente-del-golfo/
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Terrorizzante... Lovelock: troppo tardi per il clima, prepariamoci al peggio
da il Riformista
LONDRA - Il mondo ha gia' raggiunto il punto di non ritorno per quanto riguarda i cambiamenti climatici e per la civilta' umana non c'e' futuro. E' questo il pessimistico giudizio di James Lovelock, il celebre scienziato e guru dell'ambientalismo che negli anni 70 concepi' la teoria di Gaia, il sistema attraverso il quale la Terra si autoregolamenta in modo da continuare a fornire le condizioni adatte alle forme di vita che la abitano.
L'allarme lanciato dallo scienziato inglese sulle pagine del quotidiano 'The Independent' non potrebbe essere piu' inquietante: anticipando il contenuto del suo nuovo libro, che uscira' nelle librerie britanniche il 2 febbraio con il titolo 'The Revenge Of Gaia' ('La vendetta di Gaia'), Lovelock afferma che ormai e' troppo tardi per fermare il surriscaldamento globale e che gli sugli esseri umani si sta per abbattere una catastrofe di dimensioni peggiori di quanto finora si era previsto.
''Prima della fine di questo secolo, miliardi di noi moriranno e le ultime persone che sopravviveranno si troveranno nell'Artico, dove il clima restera' tollerabile'', afferma Lovelock. Il suo approccio olistico allo studio del 'sistema Terra' e' del tutto unico: anziche' studiare singoli fattori indicativi dei cambiamenti climatici, Lovelock analizza come l'intero sistema di controllo della Terra si comporta una volta messo sotto pressione.
Grazie a questo approccio, Lovelock e' riuscito ad identificare una miriade di meccanismi di reazione e controreazione che finora sono serviti a mantenere la Terra ad una temperatura piu' o meno fresca. Ora che il delicato equilibrio di Gaia e' stato spezzato, conclude Lovelock, questi stessi meccanismi serviranno invece a rendere la Terra insopportabilmente calda.
Nel suo articolo per l''Independent', lo scienziato si sofferma su due esempi. In primo luogo, i ghiacci dei Poli sono finora serviti a riflettere i raggi solari, deflettendo cosi' il calore. Con il loro scioglimento, la scura superficie degli Oceani aumentera' immagazzinando cosi' piu' calore. Il secondo esempio riguarda invece le polveri - prodotte dalle industrie - che ricoprono con un sottile velo tutto l'emisfero settentrionale. Queste producono un fenomeno noto come 'oscuramento globale', che mantiene basse le temperature in maniera artificiale, impedendo che tutti i raggi solari raggiungano la superficie del pianeta. Ma con una riduzione dell'attivita' industriale e della produzione di gas inquinanti questa coltre potrebbe scomparire velocemente, causando un improvviso aumento delle temperature.
Secondo Lovelock e' ormai troppo tardi per evitare la catastrofe. Anziche' appellarsi ai governi mondiali affinche' si impegnino nella lotta all'effetto serra, lo scienziato consiglia invece di prepararsi al peggio e di cercare modi per assicurare la sopravvivenza della razza umana, prima che essa si trasformi in ''una caotica calca governata da signori della guerra''. Tra le piu' scioccanti proposte contenute nel suo nuovo libro, vi e' quella di ''una guida per i superstiti dei cambiamenti climatici'', per aiutarli a sopravvivere dopo il totale crollo della societa' umana. Scritta non in forma elettronica, ma ''in forma cartacea e con inchiostro durevole'', la guida dovra' contenere tutto il sapere scientifico basilare accumulato in migliaia di anni, come la posizione della Terra nel sistema solare ed il fatto che batteri e virus causano malattie infettive.
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L’innalzamento dei livelli dei mari è più rapido nel sud del Pacifico e in Australia
Le nazioni-arcipelago del Sud Pacifico e l’Australia meridionale saranno le piu’ colpite nel mondo dal continuo sollevamento dei mari. Secondo un nuovo studio internazionale guidato dall’Universita’ del Queensland, nel sud-ovest dell’Oceano Pacifico i livelli marini si sono sollevati di circa 20 cm dalla fine del 19/mo secolo. La ricerca, pubblicata sulla rivista Earth and Planetary Science Letters, indica che i livelli marini nella regione erano rimasti relativamente stabili per gran parte degli ultimi 6000 anni, ma verso il 1800 hanno cominciato a crescere drasticamente. Fra il 1900 e il 1950, il tasso medio di sollevamento e’ stato di 4,2 mm l’anno. ”Nell’insieme, il tasso di sollevamento nel 20/mo secolo ricostruito dai nostri dati e’ stato di 4,2 mm l’anno. Una punta negli anni 1990 e’ con la massima probabilita’ indicativa di cambiamento climatico indotto dall’uomo”, scrivono gli scienziati di due universita’ australiane, tre britanniche e una neozelandese. Lo studio ha usato il carotaggio di sedimenti nelle paludi saline della Tasmania per ricostruire l’andamento passato dei livelli marini. ”La superficie delle paludi si ispessisce gradualmente in risposta alle inondazioni di marea, e fornisce rilevazioni accurate dei cambiamenti di livello marino”, scrivono gli studiosi. I risultati indicano che l’ordine di grandezza del sollevamento marino e’ molto maggiore nel sud-ovest del Pacifico che nel resto del pianeta e questo puo’ essere attribuito allo scioglimento dei ghiacci da fonti nell’emisfero nord. ”Un grande scioglimento di ghiacci e’ come un’impronta digitale. Quando una massa cosi’ significativa si muove in superficie, possiamo individuare il suo movimento. Su questa base sembra probabile che la fonte primaria sia la calotta glaciale della Groenlandia, ma anche ghiacciai in Alaska, Nord America occidentale e Artide canadese”.
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Terremoto Globale in Atto!
12 Aprile 2012 - Un disturbo sismico globale viene registrato dalla rete di monitoraggio dell'USGS,l'istituto di sorveglianza geologica degli Stati Uniti,il pianeta nelle ultime 24 ore e' stato investito da uno sciame di potenti terremoti che hanno colpito a macchia di leopardo lungo le maggiori linee di faglia della Terra.I geologi ammettono di essere sconcertati dallo slittamento delle faglie avvenute nel fondale marino di Sumatra,uno spostamento laterale che ha scatenato l'imponente sisma di magnitudo 8,9 che ha procurato un effetto domino che si sta riverberando ancora in questo momento.Le zone a maggiore rischio sismico devono stare in allerta! in particolare lungo le coste del Messico,California,Giappone,Cile,Peru',Nuova Zelanda,Indonesia.
Terrarealtime
Rete monitoraggio globale USGS
http://www.iol.co.za/scitech/science/environment/scientists-baffled-by-indonesia-quake-1.1274359
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Cambiamenti climatici: nella tundra Artica sta aumentando la vegetazione
I cambiamenti climatici hanno avuto conseguenze in varie regioni della tundra artica favorendo l’aumento dei livelli di vegetazione. Questo e’ quanto emerso da uno studio dell’Istituto meteorologico finlandese, riportato dal notiziario Cordis. I risultati dimostrano che questo aumento potrebbe accelerare il riscaldamento globale. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno usato osservazioni via satellite per valutare come la vegetazione influenza lo scioglimento della neve e, a sua volta, l’albedo (e cioe’ la riflettivita’) nelle regioni artiche della tundra. Il team ha raccolto le informazioni necessarie nel corso di un periodo di 16 anni nei mesi tra marzo e giugno. ”Lo studio ha rivelato che la vegetazione era piu’ fitta in Norvegia”, ha spiegato Juval Cohen dell’Istituto meteorologico finlandese. ”Fatta eccezione per le differenze di vegetazione, le altre condizioni prevalenti, come la temperatura, le precipitazioni e l’irradiazione solare, erano quasi le stesse in entrambi i paesi. La differenza dello scioglimento della neve tra Finlandia e Norvegia – ha continuato – influenza l’albedo sul terreno. Durante il periodo dello scioglimento della neve, l’albedo e’ stato quasi sempre piu’ alto in Finlandia”. Mantenendo la tundra spoglia, o limitando la vegetazione, si ritarderebbe lo scioglimento della neve in primavera. ”Questo a sua volta potrebbe rallentare il riscaldamento globale”, ha detto Cohen. Secondo gli esperti il riscaldamento globale ha disturbato lo scioglimento della neve negli ultimi 10 anni circa. Avviene cioe’ piu’ presto in primavera rispetto a prima. Questo scioglimento della neve piu’ precoce influenza la riflettivita’ delle aree del terreno.
I ricercatori sostengono che l’albedo sul terreno e’ importante per l’equilibrio dell’energia della Terra perche’ determina il rapporto tra la radiazione solare riflessa dalle superfici e la radiazione assorbita dalle superfici. L’albedo della neve e’ piu’ alto rispetto al terreno spoglio perche’ la neve e’ luminosa e riflette la maggior parte della luce solare che riceve indietro nello spazio. Il terreno privo di neve e’ piu’ scuro e quindi assorbe la maggior parte dell’energia solare che riceve. Secondo i ricercatori, il riscaldamento globale ha spostato il confine degli alberi verso nord e ha fatto aumentare la vegetazione nelle regioni della tundra artica, perche’ adesso le piante possono sopravvivere in zone che prima erano troppo fredde. Il team ha osservato anche che la crescita della vegetazione nelle regioni di tundra in Lapponia e’ influenzata dall’allevamento delle renne.
I livelli di vegetazione diminuiscono quando aumenta il pascolo delle renne, sia il consumo che il calpestio delle piante riduce la vegetazione. Le immagini via satellite mostrano inoltre significative differenze nei livelli di vegetazione ai due lati di un recinto che separa i terreni per il pascolo. I ricercatori hanno misurato anche la differenza di energia solare assorbita sia in Finlandia che in Norvegia durante il periodo dello scioglimento della neve. Sulla base delle loro osservazioni, la quantita’ di radiazione solare assorbita in Norvegia era maggiore rispetto a quella della Finlandia e aveva come risultato un albedo minore. ”Ad aprile e maggio in Norvegia, una zona di 100 x 100 chilometri assorbe circa 100.000 terajoule in piu’ di radiazione solare rispetto a una zona corrispondente in Finlandia”, hanno detto i ricercatori. ”E’ la quantita’ di energia che serve a sciogliere un cubo di ghiaccio di circa grande 330 x 1000 x 1000 metri”, ha concluso.
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Scienziati preoccupati : La Terra trema troppo, rischia il collasso!
La Terra trema troppo! Gli scienziati non trovano alcuna spiegazione riguardo ai 39 terremoti che hanno sconvolto il pianeta in soli due giorni. “Qualcosa non va! Ci sono terremoti troppi forti “questo è quanto afferma un sismologo romeno molto famoso, Gheorghe Marmureanu, che trova l’ultimo terremoto indonesiano molto insolito.
La serie di scosse (8.6 e 8.2 sulla scala Richter) che hanno scosso l’Indonesia in questi giorni e altri tre terremoti Poche ore dopo, nel Messico (7, 6.9 e 6.2 sulla scala Richter). Poi altri due terremoti minori si sono verificati in Romania – magnitudo 3.5 sotto il ripiano del Mar Nero e magnitudine 3,5 a Vrancea.
“Un evento straordinario che non può essere spiegato dalla scienza”
Secondo Marmureanu, non vi è alcuna relazione tra i terremoti che hanno scosso il pianeta negli ultimi giorni, ma quello che è successo in Indonesia è arrivato in maniera imprevista, non può essere spiegato dalla scienza. “Le statistiche mostrano che, in questa regione dell’Asia, c’è un grande terremoto ogni 500 anni, circa. Tuttavia, dal 2004, ci sono stati già tre terremoti con magnitudo superiore a 8, e questo è fuori dalle statistiche sismologiche. Qualcosa non va! Ci sono troppi grandi terremoti nella zona indonesiana, “avverte” lo scienziato.
Gheorghe Marmureanu che lavora all’Istituto Nazionale di Fisica della Terra in Romania, ritiene che il pianeta potrebbe collassare dopo una serie di terremoti massicci verificatesi in sole 48 ore.
Fonte:http://www.express-news.it/misteri/la-terra-trema-troppo-cosa-sta-accadendo/
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Terremoti: aspettando il Big One
Terremoti in Messico ed in Malesia, nuovi pericoli di tsunami. E intanto in Giappone la terra continua a tremare con scosse di “assestamento” del sesto grado della scala Richter ed oltre.
Tutti pensiamo subito al “Big One” scientificamente previsto da tempo ed abbiamo paura. Oppure cerchiamo di ragionare con la nostra testa e leghiamo questi avvenimenti alla tremendamente annunciata “Fine del Mondo”, che dovrebbe avvenire proprio quest’anno, il 2012, collegandola alla fine del ciclo “b’ak’tun” del calendario Maya.
Le profezie su questo evento aumentano di giorno in giorno, già sembra certa anche la data esatta: il 21 dicembre 2012. Manca solo l’orario! Si parla della possibilità che un asteroide di grandi proporzioni colpisca la Terra, o di un possibile evento meteorologico eccezionale come una alluvione gigantesca, simile a quanto è avvenuto tra 10.000 e 13.000 anni avanti Cristo, noto come “Diluvio Universale” (per maggiori informazioni vedi il libro: Alfio Giuffrida e Girolamo Sansosti: “Manuale di Meteorologia” edizioni Gremese, Roma, 2006).
Altri parlano di una possibile guerra nucleare ed in tal senso le tensioni internazionali tra Islamismo e mondo occidentale ci fanno preoccupare, oppure di una fine del mondo nel senso spirituale, vista come rinascita ad una nuova vita. Tuttavia nessuna profezia si riferisce a terremoti! Forse perché queste manifestazioni , per quanto potenti esse siano, sono localizzate in una regione della Terra, la quale, anche se vasta, non può mai essere tale da poter dare all’evento il carattere di “universale”.
E allora che cosa è il “Big One” di cui abbiamo tanta paura?
La crosta terrestre, pur se costituita da rocce molto dure, è formata dall’unione di numerose “zolle”, ognuna vasta quanto un continente, separate tra loro e con la possibilità di scorrere lentamente le une verso le altre. Ciò a causa delle enormi quantità di energia generate dalla forza centrifuga, dovuta al movimento di rotazione della Terra stessa ed alle reazioni chimiche che avvengono nel nucleo terrestre, che si trova in uno stato fluido a causa della sua altissima temperature, dell’ordine di qualche migliaio di gradi. Le zone che separano una zolla dall’altra, sono soggette a delle “faglie”, ossia delle linee di frattura in cui le due zolle adiacenti scorrono orizzontalmente o tendono a sovrapporsi una sull’altra.
La più nota tra queste faglie è quella detta di “Sant’Andrea”, che si estende per oltre 1300 km attraverso la California, tra la placca nordamericana e la placca pacifica. Essa è famosa per i devastanti terremoti che si sono verificati nelle sue immediate vicinanze. Ne sono esempi recenti il terremoto di Fort Tejon (poco a nord di Los Angeles) nel 1857, di magnitudo 8, e il terremoto di San Francisco, nel 1906, di magnitudo 8,3.
La faglia fu individuata per la prima volta nel 1895 da Andrew Lawson, professore di Geologia dell’Università di Berkeley, che la chiamò così perché partiva da un piccolo lago, la Laguna de San Andreas, situato su una valle formata proprio dalla faglia a sud di San Francisco. Dopo il terremoto di San Francisco, Lawson scoprì anche che la faglia di Sant’Andrea è tesa in particolare nella California meridionale.
The Big One (“quello grosso”, come viene chiamato negli Usa) è il nome dato ad un possibile futuro terremoto che potrebbe essere uno dei più potenti mai verificatisi negli Stati Uniti, superiore al settimo grado della Scala Richter.
Questo terremoto potrebbe scatenarsi come conseguenza dell’elevato accumulo di energia nella faglia e determinerebbe il distacco dalla terraferma di una enorme striscia di territorio che inizia con la penisola di California, continua sul “Salton Sea”, passa a ridosso della vasta area metropolitana di Los Angeles, attraversa la cittadina di Parkfield, che è uno dei luoghi più monitorati per lo studio dei terremoti e si conclude nella baia di San Francisco. Nella evenienza in cui si verificasse questo terremoto, entrambi queste due metropoli sarebbero messe in forte pericolo dal Big One.
Alcuni studi realizzati nel 2005 affermano che le probabilità che il Big One colpisca la California entro 30 anni a partire dalla data dello studio sono molto alte.
http://www.meteoweb.eu/2012/04/terremoti-il-big-one/129573/#chiudi_adv
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Re: Clima Globale
E intanto poco meno di due ore fa un altro terremoto di grado 6.7 in Cile.... in effetti è quasi una settimana, dal terremoto indonesiano, che si stanno verificando terremoti alti un po' dappertutto... e anche terremoti medi dove di solito la terra non dovrebbe tremare così tanto...
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Cambiamenti climatici: per la Nasa si fa “troppo allarmismo”, e Michael Mann si infuria…
“Una lettera di ingegneri e astronauti della Nasa divulgata la settimana scorsa annuncia con toni da spot pubblicitari che tutta la letteratura scientifica riguardo i cambiamenti climatici e’ eccessivamente allarmista. Peccato che nessuno dei firmatari della lettera sia uno scienziato del clima e che il problema sia reale e dimostrato da migliaia di studi accreditati che hanno il solo difetto di entrare in rotta di collisione con interessi economici globali e acquisiti“, ha detto Michael Mann, noto scienziato del clima e docente alla Penn State University all’Huffington Post in risposta a una polemica scoppiata dalla diffusione di una lettera firmata da studiosi della Nasa intorno alla veridicita’ dei dati attualmente disponibili sulle conseguenze disastrose del riscaldamento globale. “Contro questo atteggiamento cieco – ha continuato Mann – basta considerare che ben il 98 per cento di tutte le menti piu’ autorevoli del settore ritiene che i cambiamenti climatici siano di origine antropica“. A confermarlo di recente anche un articolo pubblicato nel 2010 negli Atti della National Academy of Sciences che ha segnalato la tesi come “inequivocabile“. “Non possono screditare con tale leggerezza la scienza“, ha continuato Mann che documenta il fenomeno nel libro “The Hockey Stick e le guerre sul clima: cronache dalla linea di frontiera“. Mann ha concluso: “Si tratta di puro e irresponsabile negazionismo“.
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2030: La tempesta perfetta - come sopravvivere
Il rischio apocalittico è, secondo due studiosi italiani, altissimo per i prossimi due decenni. Soltanto adottando le misure giuste l'umanità potrà tagliare il traguardo del 2050.
Il 2030 sara' una data chiave per il futuro dell'umanita', l'anno in cui 'la tempesta perfetta' produrra' i suoi effetti in maniera piu' prorompente. Raddoppieranno i flussi migratori con 400 milioni di persone che si sposteranno dai loro paesi per sfuggire alla poverta'.
Il disastro ambientale e la crescita demografica metteranno il mondo di fronte alla sfida decisiva, i problemi verranno definitivamente al pettine e solo se si prenderanno le scelte giuste nel 2050 si potra' tirare un sospiro di sollievo. Non aspirano certo a diventare veggenti, Gianluca Comin, direttore delle relazioni esterne di Enel, e Donato Speroni, ex vicedirettore del 'Mondo', anzi sono consapevoli della difficolta' di immaginare un mondo in continuo cambiamento grazie alle tecnologie.
Lo scopo del loro saggio e' tentare di capire, anche attraverso l'analisi degli scienziati, dove va l'umanita' e inquadrare le strategie per garantire la sopravvivenza della nostra civilta'. Almeno fino al 2050, limite estremo della prevedibilita'.
Prima delle sfide e' l'incremento demografico. Nel 2010 la popolazione mondiale e' arrivata alla boa dei sette miliardi, nel 2030 si prevedono 8,3 miliardi e nel 2050 9,3. Poi la popolazione crescera' solo in Africa fino agli oltre 10 miliardi del 2100. La Cina, con la politica del figlio unico, crescera' pochissimo, fino a 1,3 miliardi, mentre l'India nel 2030 avra' superato il miliardo e mezzo.
L'incremento riguardera' soprattutto i paesi in via di sviluppo e comportera' la necessita' di creare nel mondo da 1,5 a 2 miliardi di posti di lavoro. Non solo, invecchiamento e bassi tassi di fertilita', soprattutto nei paesi sviluppati, porteranno un cambiamento profondo degli equilibri geopolitici.
L'umanita' si trovera' di fronte alla necessita' di produrre il 50% in piu' di cibo ed energia e il 30% in piu' di acqua dolce. Di fronte ad una politica non in grado di elaborare scenari del futuro se non a breve termine, non esiste altra strada per preservare le risorse del pianeta e porre un argine ai cambiamenti climatici che tentare di cambiare i propri comportamenti.
Ecco allora che accanto alle strategie energetiche per liberarsi dai fossili e agli accordi internazionali sulle emissioni tossiche, spunta l'importanza di piccole azioni quotidiane, come ad esempio limitare l'uso dello sciacquone. Cuore della sfida sara' il modello di citta' ed i grattacieli appaiono preferibili alla moltiplicazione di villette in mezzo al verde che comportano costi energetici piu' elevati.
Chiave per affrontare i problemi globali, dalla crisi dell'economia, alla questione ambientale, al terrorismo - sostengono in conclusione gli autori - e' la nascita di un governo mondiale, che superi i faticosi tentativi di una governance internazionale.
"Non sappiamo se le misure politiche, i nuovi comportamenti di consumo, gli investimenti economici saranno sufficienti per affrontare le sfide che ci troviamo di fronte - scrivono -. Siamo certi pero' che senza la collaborazione di tutti i soggetti non saremo in grado di affrontare la 'tempesta perfetta"'.
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Il 2030 sara' una data chiave per il futuro dell'umanita', l'anno in cui 'la tempesta perfetta' produrra' i suoi effetti in maniera piu' prorompente. Raddoppieranno i flussi migratori con 400 milioni di persone che si sposteranno dai loro paesi per sfuggire alla poverta'.
Il disastro ambientale e la crescita demografica metteranno il mondo di fronte alla sfida decisiva, i problemi verranno definitivamente al pettine e solo se si prenderanno le scelte giuste nel 2050 si potra' tirare un sospiro di sollievo. Non aspirano certo a diventare veggenti, Gianluca Comin, direttore delle relazioni esterne di Enel, e Donato Speroni, ex vicedirettore del 'Mondo', anzi sono consapevoli della difficolta' di immaginare un mondo in continuo cambiamento grazie alle tecnologie.
Lo scopo del loro saggio e' tentare di capire, anche attraverso l'analisi degli scienziati, dove va l'umanita' e inquadrare le strategie per garantire la sopravvivenza della nostra civilta'. Almeno fino al 2050, limite estremo della prevedibilita'.
Prima delle sfide e' l'incremento demografico. Nel 2010 la popolazione mondiale e' arrivata alla boa dei sette miliardi, nel 2030 si prevedono 8,3 miliardi e nel 2050 9,3. Poi la popolazione crescera' solo in Africa fino agli oltre 10 miliardi del 2100. La Cina, con la politica del figlio unico, crescera' pochissimo, fino a 1,3 miliardi, mentre l'India nel 2030 avra' superato il miliardo e mezzo.
L'incremento riguardera' soprattutto i paesi in via di sviluppo e comportera' la necessita' di creare nel mondo da 1,5 a 2 miliardi di posti di lavoro. Non solo, invecchiamento e bassi tassi di fertilita', soprattutto nei paesi sviluppati, porteranno un cambiamento profondo degli equilibri geopolitici.
L'umanita' si trovera' di fronte alla necessita' di produrre il 50% in piu' di cibo ed energia e il 30% in piu' di acqua dolce. Di fronte ad una politica non in grado di elaborare scenari del futuro se non a breve termine, non esiste altra strada per preservare le risorse del pianeta e porre un argine ai cambiamenti climatici che tentare di cambiare i propri comportamenti.
Ecco allora che accanto alle strategie energetiche per liberarsi dai fossili e agli accordi internazionali sulle emissioni tossiche, spunta l'importanza di piccole azioni quotidiane, come ad esempio limitare l'uso dello sciacquone. Cuore della sfida sara' il modello di citta' ed i grattacieli appaiono preferibili alla moltiplicazione di villette in mezzo al verde che comportano costi energetici piu' elevati.
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La crescente minaccia dei funghi
Potrebbe sembrare eccessivo utilizzare la definizione "funghi-killer", ma negli ultimi anni si stanno moltiplicando a vista d'occhio i casi di malattie causate da specie di fungo capaci di attaccare animali e piante, fino a portare i loro ospiti temporanei sull'orlo dell'estinzione.
E' noto che i funghi stiano contribuendo da fin troppo tempo all'estinzione degli anfibi e delle api. Nel primo caso, si tratta del parassita Batrachochytrium dendrobatidis, un fungo che causa una malattia della pelle letale per rospi, rane e salamandre; nel secondo, invece, la scomparsa degli insetti impollinatori per eccellenza sembra essere dovuta ad un mix di fattori, tra i quali anche una particolare specie di fungo.
I funghi, tuttavia, stanno colpendo anche altre specie, come i coralli, le tartarughe marine e i pipistrelli, senza contare l'aumento progressivo di malattie delle colture umane: intere piantagioni sono costantemente a rischio per via di organismi parassiti ricollegabili al mondo dei funghi, o dai comportamenti molto simili.
Un team dell'Imperial College London, guidato da Matthew Fisher, ha combinato anni di dati scientifici per capire quale sia l'impatto dei funghi nell'economia agricola mondiale e nei diversi ecosistemi terrestri.
Dai risultati della ricerca emerge un quadro inquietante: i funghi rappresenterebbero un rischio per l'agricoltura più elevato rispetto agli altri patogeni noti per colpire piante e animali.
Le ragioni di questo elevato fattore di rischio sono molteplici. In primo luogo, la rapidità di diffusione dei funghi, ben nota da tempo e tale da poter cancellare un'intera popolazione animale o vegetale prima che le vittime possano sufficientemente distanziarsi le une dalle altre per limitare il contagio.
I funghi, inoltre, possono infettare una vasta gamma di ospiti, con effetti molto diversi. Le specie più resistenti potrebbero trasformarsi vere e proprie bombe batteriologiche ambulanti, specialmente se si tratta di animali o piante utilizzati nella ricerca scientifica e spesso soggetti a spostamenti da un continente all'altro.
I funghi sono degli ottimi viaggiatori, e sfruttano ogni possibilità per aumentare il loro raggio di diffusione. Il Batrachochytrium dendrobatidis, ad esempio, è stato diffuso in mezzo mondo dallo Xenopo liscio (Xenopus laevis), una rana spesso impiegata come organismo modello per la biologia evolutiva.
Anche il fungo Phytophthora infestans, responsabile della Grande Fame Irlandese del 1845, è stato trasportato in tre diversi continenti grazie all'aiuto dell'essere umano, per via della commercializzazione su larga scala delle patate.
Quello che complica ulteriormente la faccenda è la straordinaria capacità dei funghi di adattarsi molto velocemente a nuove situazioni. Possono velocemente indurre mutazioni genetiche tali da renderli capaci di creare nuovi patogeni, e possono "trasferire" queste mutazioni a specie geneticamente simili, anche se non identiche.
Infine, alcune specie di fungo possono sopravvivere senza alcun problema anche all'esterno del loro ospite. Il Geomyces destructans, responsabile della White Nose Syndrome che sta decimando i pipistrelli, vive solitamente nel terreno; alcune specie di funghi appartenenti alla divisione Ascomycota possono tollerare elevati livelli di salinità, sopravvivendo in mare e trovando terreno fertile per il contagio tra i coralli, le foche e le tartarughe di mare.
Combinando tutti questi elementi si ottiene un mix incredibile di caratteristiche evolutesi per consentire ai fungi di sopravvivere in qualunque condizione. Una miscela di tratti che rappresenta un problema del tutto differente da quello degli agenti patogeni tradizionali, meno flessibili e strettamente dipendenti dall'ospite per la loro sopravvivenza.
"Alcuni funghi uccidono i loro ospiti, ma non hanno bisogno di loro, e di conseguenza possono far estinguere una specie" spiega Arturo Casadevall, presidente del Dipartimento di Microbiologia e Immunologia all'Albert Einstein College of Medicine di New York. "Concordo sul fatto che la minaccia da parte dei funghi stia aumentando, e che rimane poco studiata dalla maggior parte delle autorità che sono solitamente concentrate sugli agenti patogeni batterici e virali già noti".
Ogni anno, 125 milioni di tonnellate di riso, mais, patate e soia vengono distrutti dall'aggressione di funghi, per danni che ammontano a circa 60 miliardi di dollari nel solo settore agricolo globale, e che hanno un impatto devastante sulle economie dei Paesi in via di sviluppo.
Gli alberi danneggiati o distrutti dai funghi impediscono l'assorbimento di 230-580 megatonnellate di anidride carbonica atmosferica, equivalente a circa lo 0,07% del totale di questo gas su scala planetaria.
Spostandosi nel regno animale, i funghi minacciano oltre 500 specie di anfibi, diverse specie di api, tartarughe marine, coralli e pipistrelli. Il solo problema con la popolazione di pipistrelli americana causato dal Geomyces destructans porterà ad un aumento degli insetti infestanti, con danni che ammonteranno a circa 3,7 miliardi di dollari all'anno.
"L'aumento allarmante delle morti tra animali e piante causate dai nuovi tipi di malattie dei funghi mostra che ci stiamo rapidamente dirigendo verso un mondo in cui i funghi sono i vincitori. Abbiamo bisogno di batterci per prevenire l'emergere di nuove malattie, dato che attualmente ci mancano i mezzi per risolvere epidemie in natura".
Tackle fungal forces to save crops, forests and endangered animals, scientists say
fonti
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Secondo il sismologo Gheorghe Marmureanu la terra si sta spezzando
Di recente il sismologo rumeno Gheorghe Marmureanu dell'Istituto di fisica della Terra ha affermato che ultimamente la terra è stata scossa da ben 39 terremoti apparsi in tutto il globo.
Spiega il sismologo che la serie anomala dei terremoti è iniziata In Indonesia con due enormi terremoti pari 8.6 e 8.2 sulla scala Richter seguiti a breve distanza altri tre piu piccoli in Messico dopo poche ore.
"Non c'è dubbio che c'è qualcosa vada seriamente per il verso sbagliato, troppi terremoti ravvicinati e troppo intensi" ha detto Marmureanu. Ha poi aggiunto: "I terremoti sono un evento che non può essere facilmente predetto dalle conoscenze scientifiche attuali. Con il terremoto indonesiano, ad esempio, statisticamente, ci dovrebbe essere un grande terremoto in quella parte dell'Asia ogni 500 anni, tuttavia, dal 2004, ci sono stati già tre terremoti con una magnitudo di oltre 8, che non è assolutamente normale".
Sempre All'Erta...
Fonte: prigioniero.6serve.com
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L'estrazione di petrolio puo' generare terremoti
Roma - La pratica delle fratturazioni idrauliche e' in grado di provocare terremoti e altri fenomeni geologici pericolosi. E' quanto confermano due studi separati, uno a opera della U.S. Geological Survey e uno commissionato dal Department of Energy and Climate Change in Gran Bretagna. Le fratturazioni idrauliche, dette anche fracking, consistono nel pompare ad altra pressione acqua, sabbia e sostanze chimiche in profondita' per frantumare le rocce, in modo da poter estrarre petrolio e gas naturale.
Nel report americano si legge che l'incremento dei terremoti nelle zone centrali degli Stati Uniti sin dal 2001 ''e' quasi certamente'' dovuto alle estrazioni di olio e gas. Il report inglese invece indica il fracking come la causa scatenante di due terremoti avvenuti nella zona di Blackpool nel Lancashire tra Aprile e Maggio dello scorso anno, il piu' forte dei quali di magnitudine 2,3. Come si legge sul quotidiano inglese The Telegraph, gli esperti indipendenti consultati per l'elaborazione del report raccomandano che le operazioni di fracking siano interrotte in presenza di attivita' sismica sulla zona con una magnitudine di 0,5.
Fonte:http://www.terrascienza.it/index.php?option=com_content&view=article&id=354:lestrazione-del-petrolio-puo-provare-i-terremoti&catid=2:sismologia&Itemid=9
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Terremoti: l'acqua dell'oceano come lubrificante
Los Angeles si sposta verso San Francisco ad un ritmo di circa sei centimetri l'anno, perché la placca del Pacifico con Los Angeles si sta muovendo verso nord, parallelamente alla placca nordamericana che ospita San Francisco.
Ma questo è solo un valore medio. In alcune zone, questo movimento lungo la faglia è quasi costante, mentre in altre risulta bloccato,questo fa si che in queste zone si accumulino forti energie che vengono rilasciate generando terremoti. Dopo il terremoto di San Francisco del 1906, le piastre si spostarono di ben sei metri l'una dall'altra.
La faglia di San Andreas si comporta come una cucitura a Terra, che spazia attraverso l'intera crosta raggiungendo il mantello.I Geofisici dal Centro di ricerca tedesco per le geoscienze GFZ sono riusciti a studiare questa interfaccia a grandi profondità e stabilire una connessione tra i processi in profondità ed gli eventi in superficie. "Nell'esaminare l'immagine della conducibilità elettrica, diventa chiaro che l'acqua delle rocce nelle profondità del mantello superiore, tra i 20 a 40 km,e' in grado di penetrare nelle rocce creando come un cuscinetto lubrificante che favorirebbe lo slittamento tra le piastre oceaniche.
Questi risultati suggeriscono le differenze significative in termini di proprietà meccaniche dei materiali lungo la faglia in profondità. I cosiddetti segnali di tremore, ad esempio, sembrano essere legati alle aree sotto la faglia di San Andreas, dove sono intrappolati i fluidi. Sono tremori a bassa frequenza, delle vibrazioni che non sono associate con i processi di rottura in quanto sono tipiche dei terremoti normali. Queste osservazioni supportano l'idea che i liquidi hanno un ruolo importante nell'insorgenza dei terremoti.
http://www.sciencedaily.com/releases/2011/11/111130142245.htm
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Ma questo è solo un valore medio. In alcune zone, questo movimento lungo la faglia è quasi costante, mentre in altre risulta bloccato,questo fa si che in queste zone si accumulino forti energie che vengono rilasciate generando terremoti. Dopo il terremoto di San Francisco del 1906, le piastre si spostarono di ben sei metri l'una dall'altra.
La faglia di San Andreas si comporta come una cucitura a Terra, che spazia attraverso l'intera crosta raggiungendo il mantello.I Geofisici dal Centro di ricerca tedesco per le geoscienze GFZ sono riusciti a studiare questa interfaccia a grandi profondità e stabilire una connessione tra i processi in profondità ed gli eventi in superficie. "Nell'esaminare l'immagine della conducibilità elettrica, diventa chiaro che l'acqua delle rocce nelle profondità del mantello superiore, tra i 20 a 40 km,e' in grado di penetrare nelle rocce creando come un cuscinetto lubrificante che favorirebbe lo slittamento tra le piastre oceaniche.
Questi risultati suggeriscono le differenze significative in termini di proprietà meccaniche dei materiali lungo la faglia in profondità. I cosiddetti segnali di tremore, ad esempio, sembrano essere legati alle aree sotto la faglia di San Andreas, dove sono intrappolati i fluidi. Sono tremori a bassa frequenza, delle vibrazioni che non sono associate con i processi di rottura in quanto sono tipiche dei terremoti normali. Queste osservazioni supportano l'idea che i liquidi hanno un ruolo importante nell'insorgenza dei terremoti.
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La NASA ha scoperto che le nubi sono sempre più vicine alla Terra
tratto da: http://www.meteocaprino.it/notizie
di Nicola Bortoletto
Il cielo sta "cadendo", è quello che emerge da alcuni rilievi fatti dalla NASA attraverso i propri satelliti; Infatti, negli ultimi 10 anni , l'altezza delle nubi , secondo nubibassequesti nuovi studi, è diminuita e non di poco . L'arco di tempo è sicuramente breve, per poter trarre conclusioni, ma se le future osservazioni mostreranno che le nubi sono davvero sempre più basse, tale scoperta potrebbe avere effetti molto importanti sui cambiamenti climatici globali. Infatti la quota sempre più bassa delle nubi all'interno dell'atmosfera, consentirebbe un raffreddamento più efficace della superfice terrestre, potenzialmente in grado di compensare una parte de riscaldamento provocato dall'effetto serra.
Roger Davies http://www-misr.jpl.nasa.gov
"Non sappiamo esattamente quale sia la causa dell'abbassamento dell'altezza delle nubi", ha spiegato il ricercatore Roger Davies della Università di Auckland in Nuova Zelanda, "Ma la causa potrebbe essere un cambiamento nei modelli di circolazione atmosferici che danno luogo alla formazione di nubi ad alta quota ". Le nuvole sono un importante jolly per comprendere il clima della Terra . Così difficili da rintracciare nel corso del tempo oltre a fattori come l'altezza e la posizione, fanno una grande differenza sul come queste potranno interferire con il riscaldamento globale: potrebbero rallentarlo o addirittura accelerarlo, ma il vero problema attualmente è che nessuno è in grado di determinare come le nuvole risponderanno ad un clima sempre più caldo... se gli effetti sono quelli che sono mostrati dalla ricerca della NASA allora potremmo dire che le nubi alla lunga annulleranno il Global Warming...ma come detto in precedenza non è chiaro il motivo del loro abbassamento.
Ma torniamo alla ricerca, per un decennio il "Multi-angle Imaging Spectroradiometer" posizionato a bordo della navicella spaziale " Terra" NASA spaceship ha osservato le nubi nella nostra atmosfera raccogliendo un'infinità di dati. Ora Davies ed i suoi colleghi hanno analizzato i primi dieci anni di rilevazioni provenienti dal dispositivo, concentrandosi sui valori dell'altezza a cui la sommità delle nubi si è posizionata in questo decennio ( marzo 2000 al febbraio 2010 ). Essi hanno scoperto che l'altezza media delle nuvole è diminuita di circa l'1 per cento nel decennio, pari a circa 40 metri. La maggior parte della riduzione, sembra essere dovuta al fatto che sempre meno nubi si formano alle quote elevate. I ricercatori hanno segnalato i loro risultati nei rivista Geophysical Research Letters. Il satellite Terra è impostato per continuare a raccogliere dati per il resto di questo decennio, e questo contribuirà a determinare se l'abbassamento delle nubi è una tendenza confermata oppure se quanto rilevato negli ultimi 10 anni si è trattato semplicemente di un caso.
Come detto, se tale trend fosse confermato, la teoria del Global Warming, andrebbe in parte rivista in quanto essa si basa quasi ed esclusivamente su feedback positivi (ossia che avvalorano l'ipotesi del riscaldamento globale) mentre non prende quasi mai in considerazione i feedback negativi, come quello ipotizzato in questo articolo...per sapere come andrà a finire la diatriba GW non ci resta che attendere...
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le Barchette di S. Pietro
anche qui quasi 30 km di spiaggia sono invasi dalle Velella Velella, si comincia a sentire un certo odore di pesce andato a male....
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Polo Nord coperto di ghiaccio, la situazione climatica mondiale continua a peggiorare
In questi ultimi anni abbiamo assistito ad una spaventosa situazione inerente il Polo Nord, che aveva iniziato inesorabilmente a sciogliersi, infatti la scorsa estate si era quasi completamente scongelato. Ma la situazione attuale si è ribaltata, il territorio si è nuovamente raffreddato, ed è tornato proprio come qualche anno fa, nello stato originario. La domanda, ora, sorge spontanea: ma cosa sta accadendo al clima nel nostro pianeta?
Le teorie a riguardo sono diverse, dato che questi fatti sono alquanto preoccupanti. Il Mare di Bering si è completamente raffreddato a partire dalla seconda metà di febbraio, infatti la temperatura è scesa improvvisamente a picco: rispetto alle medie stagionali, era inferiore di 3-5 gradi centigradi.
Di conseguenza, il ghiaccio ha iniziato a riemergere, crescendo e riformandosi ovunque: in pochissimo tempo, dunque, il livello di ghiaccio è tornato allo stato di diversi anni fa. Si tratta del chiaro segnale che qualcosa, in questo mondo, non va come dovrebbe.
Pensate che in questi ultimi giorni la superficie dei ghiacci è andata addirittura a superare le dimensioni dei livelli del 2007 di circa un milione di chilometri quadrati. Non è chiaro come si possa spiegare un fenomeno simile: la colpa sarà dell’inquinamento? Delle macchie solari? Delle ceneri vulcaniche? E voi, che ne pensate?
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