riscaldamento del pianeta
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è finito il riscaldamento globale?
E’ uscito ieri sul sito ufficiale della BBC News, il più famoso notiziario britannico, un articolo interessante, quanto provocatorio, sulla “fine” del Riscaldamento Globale, che, a quanto pare, è in fase di decrescita.
Anzitutto, si fa l’osservazione che le temperature globali non sono aumentate negli ultimi 11 anni, in quanto l’anno più caldo risale oramai al 1998, questo malgrado il forte aumento dei gas serra nell’atmosfera che si è nel frattempo misurato, che avrebbe dovuto condurre a record di caldo assoluti.
Due anni fa una ricerca della Royal Society tentò di dimostrare come l’aumento dell’attività solare avvenuto nel XX Secolo non potesse essere responsabile dell’incremento delle temperature terrestri, facendo un confronto con l’intensità dei raggi cosmici giunti sul nostro Pianeta negli ultimi 40 anni.
Ma lo scienziato solare Piers Corbyn ha invece recentemente sostenuto che l’impatto delle particelle cariche provenienti dal Cosmo, di intensità variabile sull’atmosfera terrestre a seconda dell’attività solare più o meno intensa, risulta essere maggiore di quanto finora creduto, e potrebbe essere il responsabile quasi per intero del riscaldamento intervenuto negli ultimi cinquant’anni.
La sua scoperta è, secondo l’autore, talmente importante da convocare un’apposita conferenza a Londra per la fine del mese.
Ma di fondamentale importanza per la regolazione delle temperature terrestri è il ruolo svolto dagli Oceani.
Una ricerca del Prof. Easterbrook della Western Washington University, sostiene che gli Oceani attraversano periodicamente cicli più caldi e più freddi, nell’arco di tempo variabile tra i 30 ed i 60 anni.
Il più importante è il ciclo delle oscillazioni della Pacific Decadal Oscillation, che è stata positiva per lungo tempo, mentre adesso, da pochi anni, ha iniziato a raffreddarsi.
Il periodo di raffreddamento globale compreso tra il 1945 ed il 1977 ha coinciso con una fase fredda della PDO, verso la quale ci stiamo avviando anche adesso.
Questo, stando al Prof. Easterbrook, il calo della PDO dovrebbe garantirci almeno 30 anni di raffreddamento globale!
Ma non tutti sono concordi con queste teorie.
Al britannico Met Office Hadley Centre sono ancora convinti della validità della Teoria del Riscaldamento Globale.
Dicono che nei loro modelli climatici tengono conto sia delle variazioni solari che dei cicli oceanici, e che quindi il Global Warming non procede in linea retta, ma attraverso oscillazioni, con pause ed anche brevi periodi di raffreddamento.
Ad ingarbugliare maggiormente la questione c’è la dichiarazione di Mojib Latif, un membro dell’IPCC, che dice che, effettivamente, potrebbe essersi innescato un meccanismo di raffreddamento del mondo della durata di 15 o 20 anni.
E’ un membro di primo grado nell’IPCC, in quanto è uno dei massimi modellisti climatici, e lavora presso l’Istituto Leibniz di Scienze Marine dell’Università di Kiel, in Germania.
Secondo lui, tra 15 o 20 anni, allora l’effetto antropico vincerà quello naturale, ed il clima si riscalderà con un “effetto valanga”.
Non concordano con lui, invece, gli esperti del Meteoffice, i quali affermano che, tra il 2010 ed il 2016, almeno tre anni saranno più caldi del 1998.
Ovviamente, gli scettici ribattono che invece è molto più probabile un raffreddamento, almeno fino al 2030.
Non ci resta che vedere quello che si verificherà nei prossimi anni, intanto, notiamo che, attualmente, le indicazioni di un arresto del GW ci sono tutte, vediamo se si manterranno prossimamente.
L’articolo originale è all’indirizzo: http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/8299079.stm
Anzitutto, si fa l’osservazione che le temperature globali non sono aumentate negli ultimi 11 anni, in quanto l’anno più caldo risale oramai al 1998, questo malgrado il forte aumento dei gas serra nell’atmosfera che si è nel frattempo misurato, che avrebbe dovuto condurre a record di caldo assoluti.
Due anni fa una ricerca della Royal Society tentò di dimostrare come l’aumento dell’attività solare avvenuto nel XX Secolo non potesse essere responsabile dell’incremento delle temperature terrestri, facendo un confronto con l’intensità dei raggi cosmici giunti sul nostro Pianeta negli ultimi 40 anni.
Ma lo scienziato solare Piers Corbyn ha invece recentemente sostenuto che l’impatto delle particelle cariche provenienti dal Cosmo, di intensità variabile sull’atmosfera terrestre a seconda dell’attività solare più o meno intensa, risulta essere maggiore di quanto finora creduto, e potrebbe essere il responsabile quasi per intero del riscaldamento intervenuto negli ultimi cinquant’anni.
La sua scoperta è, secondo l’autore, talmente importante da convocare un’apposita conferenza a Londra per la fine del mese.
Ma di fondamentale importanza per la regolazione delle temperature terrestri è il ruolo svolto dagli Oceani.
Una ricerca del Prof. Easterbrook della Western Washington University, sostiene che gli Oceani attraversano periodicamente cicli più caldi e più freddi, nell’arco di tempo variabile tra i 30 ed i 60 anni.
Il più importante è il ciclo delle oscillazioni della Pacific Decadal Oscillation, che è stata positiva per lungo tempo, mentre adesso, da pochi anni, ha iniziato a raffreddarsi.
Il periodo di raffreddamento globale compreso tra il 1945 ed il 1977 ha coinciso con una fase fredda della PDO, verso la quale ci stiamo avviando anche adesso.
Questo, stando al Prof. Easterbrook, il calo della PDO dovrebbe garantirci almeno 30 anni di raffreddamento globale!
Ma non tutti sono concordi con queste teorie.
Al britannico Met Office Hadley Centre sono ancora convinti della validità della Teoria del Riscaldamento Globale.
Dicono che nei loro modelli climatici tengono conto sia delle variazioni solari che dei cicli oceanici, e che quindi il Global Warming non procede in linea retta, ma attraverso oscillazioni, con pause ed anche brevi periodi di raffreddamento.
Ad ingarbugliare maggiormente la questione c’è la dichiarazione di Mojib Latif, un membro dell’IPCC, che dice che, effettivamente, potrebbe essersi innescato un meccanismo di raffreddamento del mondo della durata di 15 o 20 anni.
E’ un membro di primo grado nell’IPCC, in quanto è uno dei massimi modellisti climatici, e lavora presso l’Istituto Leibniz di Scienze Marine dell’Università di Kiel, in Germania.
Secondo lui, tra 15 o 20 anni, allora l’effetto antropico vincerà quello naturale, ed il clima si riscalderà con un “effetto valanga”.
Non concordano con lui, invece, gli esperti del Meteoffice, i quali affermano che, tra il 2010 ed il 2016, almeno tre anni saranno più caldi del 1998.
Ovviamente, gli scettici ribattono che invece è molto più probabile un raffreddamento, almeno fino al 2030.
Non ci resta che vedere quello che si verificherà nei prossimi anni, intanto, notiamo che, attualmente, le indicazioni di un arresto del GW ci sono tutte, vediamo se si manterranno prossimamente.
L’articolo originale è all’indirizzo: http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/8299079.stm
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riscaldamento del pianeta
ultimo aggiornamento: 12 agosto, ore 21:55
Washington - (Adnkronos/Dpa) - Da gennaio a luglio di quest'anno le temperature registrate sulla superficie terrestre sono state più elevate di 0,69 gradi rispetto alla media, stracciando i precedenti 'record' del 2005 e del 1998. In Europa orientale registrati 5 gradi più della media
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Re: riscaldamento del pianeta
ho letto anche io questa notizia ,ma quello che piu mi colpisce e' la russia che anche pe via dei fuochi sta a piu 40 una citta che di solito sta a meno e con la neve ,immaggino la popolazione cosa stia passando e oltretutto si rischia una nuova chernobil ma speriamo di no!!!
cristian- Staff misteri
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Re: riscaldamento del pianeta
cristian ha scritto:ho letto anche io questa notizia ,ma quello che piu mi colpisce e' la russia che anche pe via dei fuochi sta a piu 40 una citta che di solito sta a meno e con la neve ,immaggino la popolazione cosa stia passando e oltretutto si rischia una nuova chernobil ma speriamo di no!!!
magari Chernobjl e tutto quanto ad esso collegato è il problema.
per il calore, 40° sono tanti anche se Mosca e la Russia d'estate non stanno certo sotto la neve
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Re: riscaldamento del pianeta
Allarme ghiacciai in Groenlandia
E' allarme per i ghiacciai della Groenlandia, che si stanno sciogliendo a un ritmo superiore a quello previsto. Il motivo? "Il problema principale è il surriscaldamento globale - spiega questa guida del ghiacciaio - gli scienziati stanno cercando di capire se sia il riscaldamento globale oppure quale sia la causa. Ma non ci sono dubbi che qualcosa sta cambiando".Secondo gli esperti inglesi, ogni giorno il gigantesco ghiacciaio Jakobshavn perde 20 milioni di tonnellate di ghiaccio nell'oceano. Dal 2000, il blocco di ghiaccio si è ridotto di ben sei miglia.
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=29&IDalbum=28864&tipo=VIDEO
E' allarme per i ghiacciai della Groenlandia, che si stanno sciogliendo a un ritmo superiore a quello previsto. Il motivo? "Il problema principale è il surriscaldamento globale - spiega questa guida del ghiacciaio - gli scienziati stanno cercando di capire se sia il riscaldamento globale oppure quale sia la causa. Ma non ci sono dubbi che qualcosa sta cambiando".Secondo gli esperti inglesi, ogni giorno il gigantesco ghiacciaio Jakobshavn perde 20 milioni di tonnellate di ghiaccio nell'oceano. Dal 2000, il blocco di ghiaccio si è ridotto di ben sei miglia.
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=29&IDalbum=28864&tipo=VIDEO
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record di temperature
CORRIERE DELLA SERRA – Per una volta i mezzi di comunicazione potrebbero non aver gonfiato i fatti. Almeno per quanto riguarda la temperatura del mare che, secondo quanto riportato dai mezzi di comunicazione lo scorso luglio, ha toccato la temperatura record di 30,2 gradi centigradi al molo Bandiera di Trieste. Nello stesso periodo il capoluogo del Venezia-Giulia ha anche registrato la temperatura massima media di 28,4 gradi, secondo quanto riportato dall’archivio dell’Osservatorio Meteorologico Regionale dell’ARPA Friuli Venezia Giulia. Si tratta di una delle medie più alte degli ultimi anni. Dati puntuali, ma perfettamente in linea con il rapporto rilasciato in questi giorni dalla National Oceanic and Atmospheric Administration americana (NOAA), la quale mostra che a livello planetario il luglio 2010 è stato il secondo più caldo dal 1880, ovvero da quando sono a disposizione i dati. La temperatura media è stata di 16.5°C, 0.66°C al di sopra della media del XX secolo, poco al di sotto di quella registrata nel 1998, il luglio più caldo di cui si abbia memoria.
Lo stesso rapporto indica che il periodo compreso dall’inizio dell’anno a tutto il mese di luglio, è stato il più caldo mai registrato, con una media di 14.5°C: 0.68 sopra la media del secolo passato. Tra i record di questo periodo nel mondo, alcuni sono davvero impressionanti. Il servizio meteorologico finlandese ha registrato la temperatura massima record di tutti i tempi sul suolo nazionale: 37.2°C, abbattendo di oltre un grado il record che reggeva dal 1914. Anche a Mosca si è registrata la temperatura massima più alta di tutti i tempi: il 30 di luglio la colonnina di mercurio è salita fino a toccare quota 39. In questa bizzarra gara internazionale non è rimasta indietro nemmeno la Cina. Secondo quanto riportato dal Climate Center di Pechino, infatti, durante lo scorso luglio la temperatura media del paese è stata di 22.8°C, la più alta dal 1961.
http://altrogiornale.org/news.php
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Riscaldamento globale: in aumento a causa del risveglio del sole
Quello del riscaldamento globale è un problema sempre più presente. Molto spesso se ne parla legandolo all'inquinamento e alla mano dell'uomo, ma la colpa dell'aumento delle temperature dei prossimi anni potrebbe non dipendere soltanto da noi. Anche il Sole potrebbe avere un ruolo non da poco.
A rivelarlo è stato uno studio pubblicato sulla rivista americana Pnas realizzato da Robert Kaufman della Boston University. Analizzando la situazione delle temperature del decennio al 1998 al 2008, gli studiosi hanno notato un'anomalia climatica legata al fatto che nel corso di questo periodo, nonostante la crescita della concentrazione di CO2 nell'atmosfera e l'aumento dell'inquinamento, la temperatura del pianeta sia nel complesso diminuita.
Com'è possibile? Per scoprirlo gli esperti hanno effettuato una simulazione, per tentare di scoprire le cause di questa stranezza e hanno scoperto che proprio il Sole potrebbe esserne il principale responsabile. Nel decennio considerato infatti la nostra stella ha fatto registrare un'attività minima, e di conseguenza una diminuzione della radiazione solare giunta sino a noi.
Spiegato l'arcano. Non è tutta colpa del sole però. Secondo gli esperti, ad intervenire sulla diminuzione delle temperature sono stati anche il Nino e la Nina, due fenomeni climatici che si verificano periodicamente nel Pacifico e che provocano alterazioni delle temperature delle correnti oceaniche e cambiamenti nella pressione atmosferica.
Ma adesso la situazione si è capovolta. Il Sole infatti sta entrando in una fase di massima attività che ha seguito quella minima. Il risultato sarebbe dunque un aumento delle temperature nel corso del prossimo decennio.
Francesca Mancuso
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Per rinfrescarci.. dalla bufala del riscaldamento globale
20 GENANIO 2010: Bloom svela mentitori e menzogne del "global warming"
Oratore: Godfrey Bloom MEP, UKIP (Yorkshire & Lincs.), EFD group. http://www.ukipmeps.org/ del Partito indipendente UK alla EU.
Il documento citato da Godfrey Bloom è stato verificato da Richard Treadgold, del Climate Conversation Group e deriva da un progetto di ricerca congiunta tra i membro del Climate Conversation Group e la New Zealand Climate Science Coalition.
Qui per altre news sulla BUFALA della CO2:
http://www.ukipmeps.org/blog_view_39_Are-we-feeling-warmer-yet.html
TRASCRIZIONE e TRADUZIONE DEL DISCORSO AL VIDEO
Dunque Signor Presidente, naturalmente potrà dirmi che sono uno scettico [c'è stato un taglio nella registrazione su questo punto] perché non mi vesto come uno spaventapasseri.
Mi son fatto largo a fatica nella bufera di Copenhagen come molti di voi hanno fatto: interessante no? Abbiamo avuto l'inverno più freddo mai registrato a Londra da 30 anni. Lo stesso in Polonia, in Korea, lo stesso in Cina. Abbiamo avuto le temperature più fredde in Florida, Arizona, Texas - la prima neve in Texas, penso, da cento anni. E naturalmente come ha detto Giles Coren del London Times: o povero me, semplicemente non abbiamo capito, ovvio. Ovviamente di questo si tratta con il "global warming": dobbiamo abituarci a temperature congelanti.
Si abbiamo visto la mazza di Hockey di Al Gore che è ancora, presumo, in mostra nelle scuole statali di Londra. Al Gore: il businessman ciarlatano, truffatore! Abbiamo visto il Professor Jones della East Anglia University. Truffatore! Ed ora, non ne saprete niente perché è stato tenuto celato al pubblico dominio: io e la New Zealand National Climate Database abbiamo qui le cifre. Tutte una frode! Quando vi decidete a svegliarvi? Palle, palle, palle!
► Stati Membri EU:
Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Rep Ceca, Germania, Danimarca, Estonia, Spagna, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Latvia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Regno Unito.
► Altri stati europei:
Svizzera, Islanda, Norvegia, Faroes, Andorra, Monaco, Liechtenstein, San Marino, Russia, Ukraina, Moldova, Transdniestria (Transnistria), Bielorussia, Turchia, Croazia, Bosnia-Herzegovina, Serbia, Montenegro, Albania, Kosovo, Abkhazia, Ossezia del sud.
Traduzione e sintesi a cura di: Cristina Bassi / Fonte: thelivingspirits.net
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Riscaldamento globale. I ghiacci si sciolgono dalla Groenlandia all’Antartide
Una lastra di ghiaccio si stacca dal ghiacciaio Petermann
NUUK, GROENLANDIA – Immagini satellitari hanno rivelato che un enorme lastra di chiaccio, grande quattro volte la superfice di Manhattan e profonda come la metà dell’Empire State Building, si è staccata di recente dal ghiacciaio Petermann, in Groenlandia, che si disintegrerà entro il prossimo anno.
Sono stati gli scienziati dell’Ohio State University, che controllano i ghiacciai della Groenlandia tramite i satelliti della Nasa, a scoprire che la lastra, vasta 29 km. quadrati, si è staccata dal Petermann tra il 10 e il 24 luglio.
I ghiacciai sono grandi fiumi di ghiaccio che si muovono lentamente, formati ai poli terrestri o nelle regioni alpine da strati di neve compattata. Il Petermann è uno dei circa 130 ghiacciai che sboccano nel mare dalla calotta di ghiaccio della Groenlandia formando iceberg quando si staccano.
Il Petermann ha una sezione di ghiaccio galleggiante larga 16 km. e lunga 80, su un’area complessiva di 1.295 km. quadrati. L’ultima massiccia perdita di ghiaccio del Petermann è avvenuta tra il 2000 e il 2001, quando si staccò una lastra di 86 km. quadrati.
Altre perdite di ghiaccio sono avvenute negli ultimi anni in concomitanza con l’aumento delle temperature nell’Artico e il fenomeno del global warming. La quantità di ghiaccio che si è sciolta in Groenlandia nel 2007 è stata vasta come due volte la superfice degli Stati Uniti, secondo i ricercatori. Questi hanno notato dalle foto dei satelliti Nasa che una grande spaccatura si sta formando nel Petermann, il che significa il distacco di lastre di ghiaccio ancora più grandi dell’ultima.
Un’altro dei giacciai della Groenlandia, il Jacobshawn, è rientrato sulla terra ferma più di quanto abbia mai fatto in 150 anni di osservazioni. Secondo gli scienziati questo è il maggior rientro accaduto negli ultimi 4-6 mila anni. Dall’altra parte della terra, la piattaforma di ghiaccio Wilkins dell’Antartide si sta assottigliando mentre da questa estate grandi lastre di ghiaccio si sono distaccate.
2 settembre 2011 | 15:45
http://www.livescience.com/5070-greenland-glacier-breakup-suggests-imminent-disintegration.html
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Il riscaldamento globale? Gli ultimi dati della Nasa dicono che non esiste
L'eccezionale nevicata che ha colpito il Cile orientale pochi giorni fa: simbolo del clima dei giorni nostri?
di Peppe Caridi (meteoweb.eu)
Basta allarmismi, il riscaldamento globale non c’è più. Almeno questo è ciò che emerge dalle più dettagliate analisi dei dati satellitari della Nasa che, tra 2000 e 2011, non hanno più misurato un aumento delle temperature sulla superficie terrestre. I dati testimoniano che l’atmosfera terrestre disperde calore nello spazio in modo molto più efficiente rispetto a quanto previsto da alcuni allarmistici modelli di previsione basati sui dati degli anni precedenti, e che il biossido di carbonio mantiene molto meno calore del previsto.
Tra i dati e le previsioni c’è una differenza enorme, soprattutto sugli oceani: il climatologo Roy Spencer, coautore dello studio e ricercatore dell’Università dell’Alabama insieme a Danny Braswell, ha spiegato che non bisogna lasciarsi andare a catastrofismi sul clima, e che l’andamento termico mondiale è determinato da cicli naturali.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista ‘Remote Sensing‘ e si è avvalso dei dati della temperatura superficiale raccolti dall’Unità di ricerca sul clima di Hadley in Gran Bretagna. I dati di energia radiante sono stati raccolti dal CERES (Clouds and Earth’s Radiant Energy System), strumento che si trova a bordo del satellite ‘Terra‘ della Nasa. Per ulteriori approfondimenti sulla ricerca vi consigliamo quest’articolo Invece cliccando qui si può leggere lo studio integrale dell’Università dell’Alabama e del dott. Roy Spencer.
fonti
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Re: riscaldamento del pianeta
Certo che dire "il riscaldamento globale non esiste" richiede una buona dose di coraggio o di idiozia ... piuttosto bisognerebbe dire che non è causato dall'uomo, sarebbe già qualcosa. Questa affermazione non merita neppure di essere discussa, talmente è evidente il contrario...
Nibiruzzo- Partecipante Novizio
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Re: riscaldamento del pianeta
Nibiruzzo ha scritto:Certo che dire "il riscaldamento globale non esiste" richiede una buona dose di coraggio o di idiozia ... piuttosto bisognerebbe dire che non è causato dall'uomo, sarebbe già qualcosa. Questa affermazione non merita neppure di essere discussa, talmente è evidente il contrario...
"piuttosto bisognerebbe dire che non è causato dall'uomo"
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Re: riscaldamento del pianeta
http://www.meteogiornale.it/notizia/21297-1-drammatica-situazione-ghiacci-artici-rischio-nuovo-minimo-assoluto
http://www.meteogiornale.it/notizia/21296-1-texas-caldo-record-fiamme-francia-pirenaica-temporali-violenti
Non c'è più, non c'è più ... il riscaldamento ... anzi ci stiamo raffreddando ...
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Non c'è più, non c'è più ... il riscaldamento ... anzi ci stiamo raffreddando ...
Nibiruzzo- Partecipante Novizio
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Re: riscaldamento del pianeta
Nibiruzzo ha scritto:http://www.meteogiornale.it/notizia/21297-1-drammatica-situazione-ghiacci-artici-rischio-nuovo-minimo-assoluto
http://www.meteogiornale.it/notizia/21296-1-texas-caldo-record-fiamme-francia-pirenaica-temporali-violenti
Non c'è più, non c'è più ... il riscaldamento ... anzi ci stiamo raffreddando ...
"Brucia il Texas, un'estate infinita. In Francia Pirenaica i temporali più violenti dall'agosto 2002
Drammatica situazione dei ghiacci artici. Si rischia un nuovo minimo assoluto"
che collegamento ci sarebbe tra questi titoli e la teoria del raffreddamento planetario
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Re: riscaldamento del pianeta
Nessuno. Infatti era puramente ironico.
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Re: riscaldamento del pianeta
Nibiruzzo ha scritto:Nessuno. Infatti era puramente ironico.
....me pareva
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Ma quale Piccola Era Glaciale...??? ...La Terra è sull'orlo di un collasso climatico...
Anche se in queste ultime settimane l'Europa è gli USA sono in ginocchio a causa di freddo e neve, la tendenza al riscaldamento globale della temperatura superficiale globale media è aumentata di 0,5 ° C e 1,0 ° C rispetto alla fine del XIX secolo.
Mentre molti ricercatori, dopo lo scandalo Climate Gate, continuano a sostenere in modo efferato che il riscaldamento totale sia terminato, imputando le cause delle variazioni climatiche alla bassa attività solare o aill'influenza dei raggi cosmici, non dobbiamo dimenticare che gli anni più caldi mai registrati dalle moderne rivelazioni sono stati proprio quelli che ci anno appena abbandonato e in particolare gli ultimi 15 anni del XX secolo.
Nel 2000, una relazione scientifica propose che i raggi cosmici che arrivano sulla Terra influiscano significativamente sul livello di copertura nuvolosa terrestre. A sua volta il flusso di particelle cosmiche che giungono sulla Terra varierebbe con il variare dell’attività solare. Quando l'attività solare aumenta, aumenterebbe anche il vento solare, un flusso di particelle cariche che si propaga nello spazio insieme al suo forte campo magnetico. Ma tale campo magnetico posto tra il Sole e la Terra deflette i raggi cosmici, velocissime particelle cariche provenienti dal Sole e dallo spazio intergalattico. I raggi cosmici, altamente energetici, ionizzerebbero l’atmosfera, favorendo in tal modo la formazione di nubi nella bassa atmosfera. A loro volta, le nubi basse raffredderebbero la Terra. Quindi ad un’attività solare più intensa corrisponde rebbe un'inferiore copertura nuvolosa e di conseguenza maggiore energia che giunge fino alla superficie terrestre (contribuendo così al riscaldamento climatico). Tale teoria è attualmente al vaglio attraverso il progetto CLOUD presso i laboratori di fisica delle particelle del CERN di Ginevra.
Altri studi del 2009 prodotti da scienziati statunitensi e tedeschi del National Center for Atmospheric Research (NCAR) a Boulder, Colorado, basati su oltre un secolo di osservazioni meteorologiche, hanno proposto un profondo legame tra attività solare e fluttuazioni del clima terrestre, spiegando in dettaglio la complessa interazione tra la radiazione solare, l’atmosfera e l’oceano. Gli studi, pubblicati sul Journal of Climate e su Science, sostengono che un piccolo aumento di attività solare influenzi in maniera determinante l'area tropicale e le precipitazioni di tutto il globo terrestre. In particolare una maggiore attività solare produrrebbe un riscaldamento della troposfera tropicale (dove aumenta la quantità di ozono prodotta dai raggi UV-A), un aumento della forza dei venti alisei, un aumento dell'evaporazione nella zona equatoriale e dell'annuvolamento e delle precipitazioni. Lo studio propone una associazione fra il periodico picco dell'attività solare e lo schema delle precipitazioni e della temperatura superficiale delle acque del Pacifico. Il modello messo a punto dai ricercatori mostra anche le influenze che i picchi solari hanno su due importanti fenomeni collegati al clima: La Niña e El Niño, eventi associati ai cambiamenti nella temperatura delle acque superficiali del Pacifico orientale. In particolare l'attività solare risulterebbe influire su La Niña e El Niño, rafforzandoli o contrastandoli.
Nonostante questi nuovi studi che devono ancora trovare conferme, a causa di alcune dichiarazioni prive di fondamento scientifico, si è andato diffondedo, soprattutto in internet in concomitanza dell'evento mediatico 2012, la leggenda metropolitana che siamo prossimi ad un nuova Piccola Era Glaciale. Erroneamente in passato, questo stesso blog, ha riportato alcuni articoli che sostenevano tale teoria, senza tuttavia mai essere pienamente convinto della veridicità dell'ipotesi.
A sostenere l'ipotesi fantasiosa di una Nuova Era Glaciale ha contribuito in maniera pesante lo scandalo "Climate Gate". Il 20 novembre 2009 molti siti in internet, tra cui nostro blog, pubblicarono scambi di mail e modelli climatici provenienti dai server del Centro per la Ricerca Climatica (CRU) dell'Università dell'East Anglia, trafugati da un attacco hacker informatico. Questo centro di ricerca è uno dei più influenti tra quelli che studiano i cambiamenti climatici naturali e antropici e molti dei corrispondenti succitati fanno parte del Gruppo intergovernativo sul mutamento climatico).
In particolare fece rimanere tutti noi allibili che il CRU, guidato da Phil Jones, si accordò con l'editor di una nota rivista, per bloccare per circa un anno la pubblicazione di un articolo che denunciava l'inadeguatezza degli attuali modelli climatici nello spiegare la discrepanza tra la temperatura registrata al suolo e quella registrata nella bassa troposfera. Il ritardo era funzionale a permettere la contemporanea pubblicazione di un corposo controarticolo della CRU cui era stata offerta dall'editor una corsia preferenziale.
Inoltre il CRU avrebbe ostacolato la circolazione dei dati su cui costruivano i propri modelli. Pur esistendo un dispositivo normativo che li obbligava a fornirli a chi ne avesse fatto richiesta (FOIA), i ricercatori inglesi li hanno forniti solo a scienziati allineati, negandoli in modo sistematico ai loro avversari, i critici verso il riscaldamento antropico. In ultimo il codice del software rinvenuto appariva al di sotto degli standard e presentava interventi e note in cui erano presenti evidenti manipolazioni ed aggiustamenti dei dati.La successiva inchiesta del governo inglese sull'affidabilità delle ricerche effettuate dagli scienziati della CRU hanno assolto gli scienziati coinvolti dall'accusa di aver alterato i dati o di aver esagerato la minaccia del cambiamento climatico. Diversi scienziati e gli stessi dirigenti dell'IPCC sono stati accusati di conflitti di interesse in quanto collegati a movimenti o aziende che potrebbero beneficiare di incentivi economici o ricadute di immagine positive grazie all'imposizione di restrizioni alle emissioni di CO2.
Di certo la questione Global Warming presenta dei lati oscuri.
l'articolo continua con numerose immagini e video Qui
Mentre molti ricercatori, dopo lo scandalo Climate Gate, continuano a sostenere in modo efferato che il riscaldamento totale sia terminato, imputando le cause delle variazioni climatiche alla bassa attività solare o aill'influenza dei raggi cosmici, non dobbiamo dimenticare che gli anni più caldi mai registrati dalle moderne rivelazioni sono stati proprio quelli che ci anno appena abbandonato e in particolare gli ultimi 15 anni del XX secolo.
Nel 2000, una relazione scientifica propose che i raggi cosmici che arrivano sulla Terra influiscano significativamente sul livello di copertura nuvolosa terrestre. A sua volta il flusso di particelle cosmiche che giungono sulla Terra varierebbe con il variare dell’attività solare. Quando l'attività solare aumenta, aumenterebbe anche il vento solare, un flusso di particelle cariche che si propaga nello spazio insieme al suo forte campo magnetico. Ma tale campo magnetico posto tra il Sole e la Terra deflette i raggi cosmici, velocissime particelle cariche provenienti dal Sole e dallo spazio intergalattico. I raggi cosmici, altamente energetici, ionizzerebbero l’atmosfera, favorendo in tal modo la formazione di nubi nella bassa atmosfera. A loro volta, le nubi basse raffredderebbero la Terra. Quindi ad un’attività solare più intensa corrisponde rebbe un'inferiore copertura nuvolosa e di conseguenza maggiore energia che giunge fino alla superficie terrestre (contribuendo così al riscaldamento climatico). Tale teoria è attualmente al vaglio attraverso il progetto CLOUD presso i laboratori di fisica delle particelle del CERN di Ginevra.
Altri studi del 2009 prodotti da scienziati statunitensi e tedeschi del National Center for Atmospheric Research (NCAR) a Boulder, Colorado, basati su oltre un secolo di osservazioni meteorologiche, hanno proposto un profondo legame tra attività solare e fluttuazioni del clima terrestre, spiegando in dettaglio la complessa interazione tra la radiazione solare, l’atmosfera e l’oceano. Gli studi, pubblicati sul Journal of Climate e su Science, sostengono che un piccolo aumento di attività solare influenzi in maniera determinante l'area tropicale e le precipitazioni di tutto il globo terrestre. In particolare una maggiore attività solare produrrebbe un riscaldamento della troposfera tropicale (dove aumenta la quantità di ozono prodotta dai raggi UV-A), un aumento della forza dei venti alisei, un aumento dell'evaporazione nella zona equatoriale e dell'annuvolamento e delle precipitazioni. Lo studio propone una associazione fra il periodico picco dell'attività solare e lo schema delle precipitazioni e della temperatura superficiale delle acque del Pacifico. Il modello messo a punto dai ricercatori mostra anche le influenze che i picchi solari hanno su due importanti fenomeni collegati al clima: La Niña e El Niño, eventi associati ai cambiamenti nella temperatura delle acque superficiali del Pacifico orientale. In particolare l'attività solare risulterebbe influire su La Niña e El Niño, rafforzandoli o contrastandoli.
Nonostante questi nuovi studi che devono ancora trovare conferme, a causa di alcune dichiarazioni prive di fondamento scientifico, si è andato diffondedo, soprattutto in internet in concomitanza dell'evento mediatico 2012, la leggenda metropolitana che siamo prossimi ad un nuova Piccola Era Glaciale. Erroneamente in passato, questo stesso blog, ha riportato alcuni articoli che sostenevano tale teoria, senza tuttavia mai essere pienamente convinto della veridicità dell'ipotesi.
A sostenere l'ipotesi fantasiosa di una Nuova Era Glaciale ha contribuito in maniera pesante lo scandalo "Climate Gate". Il 20 novembre 2009 molti siti in internet, tra cui nostro blog, pubblicarono scambi di mail e modelli climatici provenienti dai server del Centro per la Ricerca Climatica (CRU) dell'Università dell'East Anglia, trafugati da un attacco hacker informatico. Questo centro di ricerca è uno dei più influenti tra quelli che studiano i cambiamenti climatici naturali e antropici e molti dei corrispondenti succitati fanno parte del Gruppo intergovernativo sul mutamento climatico).
In particolare fece rimanere tutti noi allibili che il CRU, guidato da Phil Jones, si accordò con l'editor di una nota rivista, per bloccare per circa un anno la pubblicazione di un articolo che denunciava l'inadeguatezza degli attuali modelli climatici nello spiegare la discrepanza tra la temperatura registrata al suolo e quella registrata nella bassa troposfera. Il ritardo era funzionale a permettere la contemporanea pubblicazione di un corposo controarticolo della CRU cui era stata offerta dall'editor una corsia preferenziale.
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Picco buco ozono su Antartide Si e' allargato di 16 milioni di chilometri quadrati
(ANSA) - ROMA, 20 OTT - Il buco dell'ozono sull'Antartide ha raggiunto il picco annuale, allargandosi di 16 milioni di chilometri quadrati. Lo dimostrano i dati inviati dai satelliti e diffusi da Nasa e National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). Nella primavera antartica (agosto e settembre) il Sole comincia a brillare dopo diversi mesi di buio sul Polo Sud e la luce riattiva le reazioni nelle nuvole di ghiaccio che coinvolgono le sostanze chimiche artificiali che cominciano a 'mangiare' l'ozono.
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