Clima Globale
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Il ghiaccio polare ha raggiunto il minimo storico
Che la salute del Pianeta Terra sia in grave pericolo è un dato ormai preso per certo, ma che il surriscaldamento globale sia giunto a questo livello è un grave segnale di allarme: forse solo le prospettive più drastiche avevano previsto un ritiro così rapido e massiccio della calotta polare. È il minimo storico dopo quello registrato nel 2007.
Quell'anno, però, un'eccezionale coincidenza di giornate prive di nuvole e correnti calde poteva essere additata come responsabile del record: quest'anno non è così! L'unico colpevole può essere il surriscaldamento globale che fa aumentare le temperature nella zona artica due volte più velocemente che nel resto dell'atmosfera. Il dato è stato registrato lo scorso 9 settembre dall'America’s National Snow and Ice Data Centre che ha registrato un'estensione di superficie ghiacciata di 4,33 milioni di chilometri quadrati mentre si ritiene che lo spessore si sia dimezzato dal 1979 ad oggi.
Gli scienziati americani e russi ritengono che il Polo Nord sarà completamente sgombro dai ghiacci, ovviamente durante l'estate, entro la metà del secolo, mentre altri lo ritengono probabile già entro il 2020. Una prospettiva che comporterebbe danni inestimabili per l'uomo e per l'ambiente. Numerose specie animali, come orsi polari, trichechi o foche, non avrebbero più un habitat adeguato dove vivere durante il periodo più caldo dell'anno, e non va sottovalutato il fatto che il ghiaccio riflette la luce proveniente dal Sole, aiutando la Terra a trattenere meno calore all'interno dell'atmosfera.
Urge, di conseguenza, "ridurre le emissioni dei gas serra e passare a fonti energetiche pulite e rinnovabili, se vogliamo restituire al Pianeta qualche possibilità di conservazione", come afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.
Fonte: jacktech.it
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buco ozono Artico più grande del previsto
(ANSA) - ROMA, 3 OTT - Il buco dell'ozono rilevato sull'Artico nei mesi scorsi è molto più esteso del previsto. L'allarme era già stato lanciato in primavera, ma il nuovo studio pubblicato su Nature, realizzato dal Caltech, denuncia una perdita di oltre l'80% in un solo anno della fascia protettiva, paragonabile a quella del polo Sud. Le perdita di ozono è un fenomeno stagionale che ormai riguarda entrambi i Poli, anche se al nord risultava finora ridotta. La causa scatenante è stato l'inverno particolarmente rigido.
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ghiacciai Vda continuano a ridursi, - 4 metri nel 2011
(ANSA) - AOSTA, 31 OTT - I ghiacciai valdostani si sono ridotti in media di quattro metri nel 2011. Lo rivela il monitoraggio condotto nei mesi scorsi dai tecnici di Fondazione Montagna Sicura - attraverso l'analisi delle paline ablatometriche - a quote comprese tra 2600 e 2800 metri.
Il massimo spessore di ghiaccio fuso, 5,88 metri, e' stato registrato sul ghiacciaio del Thoula (Monte Bianco), a 2.750 metri di quota, uno dei 'paradisi' dello sci fuoripista nelle Alpi. Riduzioni di oltre 4 metri anche sui ghiacciai della Tsanteleina (Rhemes-Notre-Dame) e dello Cherillon (Valtournenche).
''La forte fusione che sta interessando i ghiacciai - spiegano i responsabili della Fondazione - si traduce in variazioni della morfologia del ghiacciaio (e di conseguenza del paesaggio valdostano) che sono ben individuabili da un osservatore attento''. Dal 2004 Fondazione Montagna sicura - su incarico della Regione autonoma Valle d'Aosta - porta avanti il progetto 'Ghiacciai della Val Ferret sorvegliati speciali', che si propone di monitorare attraverso fotografie scattate periodicamente l'evoluzione morfologica dei ghiacciai del gruppo del Monte Bianco, fra cui il Thoula. ''Lo studio continuato delle aree glaciali - spiegano i tecnici - permette di comprendere come la riduzione dei ghiacciai porti alla comparsa di nuovi mondi, nuovi habitat, nuove fonti di rischio: ne e' una testimonianza il Catasto dei laghi, realizzato da Fondazione Montagna sicura, che rivela come nelle aree liberate dai ghiacci tra il 1975 e il 2005 e sui ghiacciai si sono formati 120 nuovi laghi''. (ANSA).
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Antartide: presto nascerà un Iceberg grande come New York
WASHINGTON - Scienziati della Nasa hanno scoperto in un ghiacciaio dell'Antartide una fenditura che continua ad allargarsi e dovrebbe dare origine nei prossimi mesi a un iceberg grande quanto New York. Lo ha reso noto l'agenzia spaziale americana. Si tratta del ghiacciaio di Pine Island, nella parte occidentale dell'Antartide e la fenditura è lunga almeno 30 km e profonda 50 metri.
Questa frattura si allarga di due metri al giorno e farà nascere un iceberg grande circa 880 kmq, secondo i calcoli degli scienziati, i quali hanno sottolineato che il fenomeno non dipende dal riscaldamento globale, bensì è un evento naturale. L'iceberg dovrebbe essere completamente formato entro l'inizio del 2012. Iceberg di questa mole si formano periodicamente in Antartide: l'ultimo in ordine di tempo si era staccato sempre dal ghiacciaio di Pine Island nel 2001.
L'attuale fenditura è stata osservata per la prima volta alla fine dello scorso settembre dai ricercatori della Nasa che sorvegliano i cambiamenti nei ghiacci antartici con l'aereo. Queste ricognizioni aeree sono effettuate per colmare il gap creatosi con la fine del funzionamento, nel 2009, del satellite IceSat (Ice, Cloud and land Elevation Satellite) e il lancio del suo successore IceSat 2 nel 2016. Nel febbraio del 2010 dal ghiacciaio antartico Mertz si staccò un gigantesco iceberg con una superficie di 2.550 chilometri quadrati.
ANSA
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gas serra, livelli record impensabili 10 anni fa
GINEVRA - Le concentrazioni di emissioni di gas a effetto serra nell’atmosfera hanno un livello record, peggiore delle aspettative.
L’allarme arriva da Ginevra dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm). Secondo gli ultimi dati il riscaldamento nell’atmosfera causato dai gas serra, che induce un riscaldamento del sistema climatico, è salito del 29% tra il 1990 ed il 2010.
L’anidride carbonica ha contribuito per l’80 % a questo rialzo. ”La CO2 – ricorda l’Omm in una nota – e’ il gas serra di origine umana più importante e contribuisce per circa il 64% all’aumento del forcing radiativo (ovvero l’energia che ritorna sulla superficie terrestre a causa dei gas serra) globale dovuto all’insieme delle emissioni di gas serra persistenti”.
Dall’inizio dell’era industriale, nel 1750, il suo tenore nell’atmosfera è aumentato del 39%, principalmente a causa delle emissioni legate allo sfruttamento di combustibili fossili, alla deforestazione e il cambiamento dell’uso del suolo. Tra il 1990 ed il 2010, la sua concentrazione nell’atmosfera è cresciuta oltre la media degli anni ’90 e del decennio trascorso.
”Il tenore di gas serra nell’atmosfera dovuto ad attività umane ha raggiunto ancora una volta livelli mai registrati dall’epoca pre-industriale”, ha commentato il segretario generale dell’Omm, Michel Jarraud.
”Anche se riuscissimo a cessare oggi stesso le nostre emissioni di gas ad effetto serra, ma ne siamo ben lungi, i gas gia’ presenti nell’atmosfera vi resterebbero ancora per decenni e continuerebbero a sconvolgere il delicato equilibrio della Terra, pianeta vivente, e del clima”, ha aggiunto.
Per Jarraud è quindi ”più che mai necessario capire ”le complesse interazioni a volte inaspettate, tra i gas serra presenti nell’atmosfera, la biosfera e gli oceani. L’Omm continuerà a raccogliere dati attraverso l’Atmosphere Watch Global, che copre oltre 50 paesi ed ha stazioni dalle Ande all’Himalaya all’Alaska e al Pacifico del sud.
22 novembre 2011 | 18:19
http://io9.com/5861531/levels-of-greenhouse-gases-are-worse-than-the-worst+case-scenarios-from-a-decade-ago
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Dal ritrovamento di un fossile di dinosauro la conferma della esistenza di Pangea
Un dinocefalo ritrovato in Brasile e strettamente imparentato con quelli ritrovati in Africa e in Asia porta la conferma che nel Permiano tutte le terre emerse erano riunite in un unico continente.
I rettili antenati dei mammiferi, vissuti prima dell'epoca dei dinosauri, erano piu' diffusi sulle terre emerse di quanto pensato finora: lo dimostra il primo ritrovamento in Sud America dei resti di un esemplare vissuto quasi 260 milioni di anni fa, da cui verrebbe un'ulteriore conferma dell'esistenza a quel tempo del supercontinente Pangea, come spiegato sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze Pnas.
I paleontologi coordinati dall'universita' brasiliana di Piaui' hanno ritrovato il cranio fossile di un enorme lucertolone carnivoro dai canini ricurvi appartenente alla specie Pampaphoneus biccai, che a sua volta rientra nel grande gruppo dei dinocefali.
Si tratta di imponenti rettili vissuti nel Permiano medio (270-260 milioni di anni fa) il cui nome significa proprio 'testa terribile'.
Il cranio ritrovato in Brasile presenta infatti degli ispessimenti ossei simili a veri e propri bitorzoli dietro le orbite oculari, oltre a dei particolari denti canini ricurvi che lo distinguono nettamente dagli altri rettili, solitamente dotati di denti tutti uguali tra loro. Queste pero' non sono le uniche stranezze. I dinocefali appartengono infatti all'ordine dei Terapsidi, rettili davvero insoliti, considerati antenati degli attuali mammiferi di cui anticipavano alcune caratteristiche: diverse prove indirette farebbero ipotizzare per esempio che questi rettili avessero gia' sviluppato la capacita' di mantenere costante la temperatura corporea.
fonte ANSA
La conseguenza piu' importante che deriva dalla scoperta del cranio fossile in Brasile non riguarda tanto la lontana parentela tra questi rettili e i mammiferi, quanto la storia della Terra. Il fatto che in Sud America sia stato rinvenuto un esemplare di dinocefalo strettamente 'imparentato' con quelli scoperti in Africa e Asia, spiegano i paleontologi, rappresenta un'ulteriore conferma del fatto che nel Permiano tutte le terre emerse fossero unite in un unico supercontinente chiamato Pangea.
fonte ansa
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I rettili antenati dei mammiferi, vissuti prima dell'epoca dei dinosauri, erano piu' diffusi sulle terre emerse di quanto pensato finora: lo dimostra il primo ritrovamento in Sud America dei resti di un esemplare vissuto quasi 260 milioni di anni fa, da cui verrebbe un'ulteriore conferma dell'esistenza a quel tempo del supercontinente Pangea, come spiegato sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze Pnas.
I paleontologi coordinati dall'universita' brasiliana di Piaui' hanno ritrovato il cranio fossile di un enorme lucertolone carnivoro dai canini ricurvi appartenente alla specie Pampaphoneus biccai, che a sua volta rientra nel grande gruppo dei dinocefali.
Si tratta di imponenti rettili vissuti nel Permiano medio (270-260 milioni di anni fa) il cui nome significa proprio 'testa terribile'.
Il cranio ritrovato in Brasile presenta infatti degli ispessimenti ossei simili a veri e propri bitorzoli dietro le orbite oculari, oltre a dei particolari denti canini ricurvi che lo distinguono nettamente dagli altri rettili, solitamente dotati di denti tutti uguali tra loro. Queste pero' non sono le uniche stranezze. I dinocefali appartengono infatti all'ordine dei Terapsidi, rettili davvero insoliti, considerati antenati degli attuali mammiferi di cui anticipavano alcune caratteristiche: diverse prove indirette farebbero ipotizzare per esempio che questi rettili avessero gia' sviluppato la capacita' di mantenere costante la temperatura corporea.
fonte ANSA
La conseguenza piu' importante che deriva dalla scoperta del cranio fossile in Brasile non riguarda tanto la lontana parentela tra questi rettili e i mammiferi, quanto la storia della Terra. Il fatto che in Sud America sia stato rinvenuto un esemplare di dinocefalo strettamente 'imparentato' con quelli scoperti in Africa e Asia, spiegano i paleontologi, rappresenta un'ulteriore conferma del fatto che nel Permiano tutte le terre emerse fossero unite in un unico supercontinente chiamato Pangea.
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L’aumento delle temperature potrebbe creare uno tsunami nella regione artica
Una spedizione ha studiato le frane marine associate al disgelo, in quanto l’attesa crescita delle temperature potrebbe creare spaventosi tsunami in grado di mietere vittime nella regione artica. I maremoti, come ad esempio quelli che hanno colpito Sumatra o più recentemente il Giappone, non sono in alcun modo correlati a fenomeni climatici, ma solo a quelli geologici. “Tuttavia, il processo di aumento dei valori termici medi nella regione artica, sarebbe in grado di produrre una serie di eventi che collegano la fusione con onde giganti”, spiega Angelo Camerlenghi, ricercatore che parteciperà alle spedizioni artiche del 2012 e del 2013. In epoche passate questo fenomeno si è già presentato: 7000 anni fa infatti uno tsunami devastò le coste della Norvegia, della Scozia e delle isole Fær Øer. “La causa fu determinata da una serie di valanghe di sedimenti sotto il mare chiamate Storegga Slides, in cui un pezzo della piattaforma continentale norvegese scivolò nel Mare di Norvegia”, dice Roger Urgelés, ricercatore presso l’Istituto di Scienze Marine (CSIC). Secondo alcuni geologi, la frana è stata causata dalle scosse e dal rilascio di gas prodotti durante il disgelo, quando il ghiaccio si ferma premendo sul fondo del mare, e la temperatura naturalmente sale. Questo è il possibile collegamento tra riscaldamento globale e maremoti generati da frane sottomarine.
Questa possibilità è ancora più inquietante se si pensa che i cambiamenti climatici interessano la popolazione attuale artica, dice il geologo, e questo aumenterà il numero di persone esposte. “Nell’Artico ci sono situazioni di grande instabilità in alcuni sedimenti”, spiega Camerlenghi. Durante i periodi di massimo glaciale, il ghiaccio denso trasporta sedimenti “come un bulldozer” dalla piattaforma continentale, l’area sommersa vicino alla costa, verso l’area di scarpata continentale, ossia l’inclinazione verso l’abisso, dove sono depositati sedimenti fragili. Quando la calotta di ghiaccio viene rimossa, la crosta subisce meno pressione, provocando i terremoti. “Allo stesso tempo, l’aumento della temperatura fa sì che il metano conservato nello stato solido occupi un volume 160 volte maggiore”, spiega Urgelés. La combinazione di questi fattori può portare giù i sedimenti dal pendio. Questo processo non si verifica nei ghiacci antartici in quanto le pendenze sono stabilizzate. Anche se altri ricercatori hanno definito come improbabile ma non impossibile la presenza di antiche valanghe, Camerlenghi ritiene che sia importante esplorare il fenomeno. Lo spostamento degli Storegga slides è stato studiato dalla società che operava nel campo, e il team Camerlenghi ha rilevato tracce di valanghe prima di altre. Ma la spedizione che partirà quest’anno coinvolgerà scienziati provenienti da cinque paesi, e sarà la prima dedicata esclusivamente a questo argomento.
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Perito Moreno
Tourists watch as the 70 meters (220 feet) front wall of the glacier Perito Moreno breaks down Sunday, March 14, 2003 for the first time in 16 years in Lago Argentino, some 3,200 kilometers, (2,000 miles) southwest of Buenos Aires, Argentina.
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Clima Globale
Allarme da uno studio britannico: una cupola d'acqua dolce sull'Artico minaccia il clima globale!
I dati dei satelliti disegnano uno scenario simile a quello del film «The Day After Tomorrow»
C’è una grande area dell’Oceano Artico occidentale che si sta gonfiando senza sosta da dieci anni generando serie preoccupazioni per le possibili conseguenze ambientali e climatiche sull’intera Europa. Dal 2002 la sua superficie si è alzata di 15 centimetri e la crescita continua.
LA CUPOLA - Lo hanno scoperto i ricercatori del Centre for Polar Observation and Modelling dell’University College di Londra assieme ai colleghi del National Oceanography Centre britannico combinando i dati raccolti dai satelliti Envisat e Ers-2 dell’Agenzia spaziale europea Esa a partire dal 1995. Il risultato è che si sta creando una sorta di cupola sotto la quale si sono concentrati finora ottomila chilometri cubi di gelida acqua dolce. Il fenomeno è inaspettato e senza spiegazioni precise. Secondo gli scienziati l’accumulo sarebbe determinato dai forti venti artici che avrebbero accelerato una grande circolazione oceanica nota come Beaufort Gyre.
LA CORRENTE DEL GOLFO - L’acqua dolce è sempre stata presente in Artico riversata dai fiumi euroasiatici. Ma mai si era misurata in così grande quantità e con una crescita progressiva tanto rilevante. Oltre il 10 per cento di tutta l’acqua dolce dell’Oceano Artico si è concentrato sotto l’immensa cupola. Un cambiamento nella direzione dei venti come è avvenuta anche in passato - spiegano gli scienziati - potrebbe causare il deflusso della massa d’acqua accumulata nell’Oceano Atlantico rallentando la corrente del Golfo che garantisce un clima mite all’Europa rispetto ad altre regioni alle stesse latitudini.
EFFETTI DEVASTANTI - L’effetto, quindi, sarebbe devastante e accadrebbe quanto era stato raccontato nel film del 2004, The Day After Tomorrow di Roland Emmerich. «Di anno in anno ci siamo resi conto di un fenomeno che non trovava sempre spiegazione con i venti -afferma Katharine Gile, prima firmataria dello studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience - Un’idea è che il ghiaccio marino formi una barriera tra l’atmosfera e l’Oceano. E se il ghiaccio si modifica anche l’effetto del vento può cambiare». Ma si tratta solo di un’ipotesi alla quale gli scienziati lavorano indagando soprattutto il comportamento dei ghiacci dal quale trarre conferme o smentite.
OCCHIO DAL CIELO - Per questo Envisat, il più grande satellite per l’osservazione della Terra mai costruito e in orbita da dieci anni, si concentrerà ora sul fenomeno. Nel frattempo si scaverà ancora più a fondo nei dati trasmessi in vent’anni da Ers-2 e attivo sino al luglio scorso. Ma decisivi potrebbero essere soprattutto le osservazioni del satellite Cryosat, sempre dell’Esa, specializzato nel rilevamento dei ghiacci. Le elaborazioni sulle variazioni stagionali sono attese entro l’anno.
Giovanni Caprara
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/12_febbraio_01/artico-cupola-corrente-golfo_9986f4ca-4d18-11e1-8838-1be80b480ae6.shtml
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I dati dei satelliti disegnano uno scenario simile a quello del film «The Day After Tomorrow»
C’è una grande area dell’Oceano Artico occidentale che si sta gonfiando senza sosta da dieci anni generando serie preoccupazioni per le possibili conseguenze ambientali e climatiche sull’intera Europa. Dal 2002 la sua superficie si è alzata di 15 centimetri e la crescita continua.
LA CUPOLA - Lo hanno scoperto i ricercatori del Centre for Polar Observation and Modelling dell’University College di Londra assieme ai colleghi del National Oceanography Centre britannico combinando i dati raccolti dai satelliti Envisat e Ers-2 dell’Agenzia spaziale europea Esa a partire dal 1995. Il risultato è che si sta creando una sorta di cupola sotto la quale si sono concentrati finora ottomila chilometri cubi di gelida acqua dolce. Il fenomeno è inaspettato e senza spiegazioni precise. Secondo gli scienziati l’accumulo sarebbe determinato dai forti venti artici che avrebbero accelerato una grande circolazione oceanica nota come Beaufort Gyre.
LA CORRENTE DEL GOLFO - L’acqua dolce è sempre stata presente in Artico riversata dai fiumi euroasiatici. Ma mai si era misurata in così grande quantità e con una crescita progressiva tanto rilevante. Oltre il 10 per cento di tutta l’acqua dolce dell’Oceano Artico si è concentrato sotto l’immensa cupola. Un cambiamento nella direzione dei venti come è avvenuta anche in passato - spiegano gli scienziati - potrebbe causare il deflusso della massa d’acqua accumulata nell’Oceano Atlantico rallentando la corrente del Golfo che garantisce un clima mite all’Europa rispetto ad altre regioni alle stesse latitudini.
EFFETTI DEVASTANTI - L’effetto, quindi, sarebbe devastante e accadrebbe quanto era stato raccontato nel film del 2004, The Day After Tomorrow di Roland Emmerich. «Di anno in anno ci siamo resi conto di un fenomeno che non trovava sempre spiegazione con i venti -afferma Katharine Gile, prima firmataria dello studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience - Un’idea è che il ghiaccio marino formi una barriera tra l’atmosfera e l’Oceano. E se il ghiaccio si modifica anche l’effetto del vento può cambiare». Ma si tratta solo di un’ipotesi alla quale gli scienziati lavorano indagando soprattutto il comportamento dei ghiacci dal quale trarre conferme o smentite.
OCCHIO DAL CIELO - Per questo Envisat, il più grande satellite per l’osservazione della Terra mai costruito e in orbita da dieci anni, si concentrerà ora sul fenomeno. Nel frattempo si scaverà ancora più a fondo nei dati trasmessi in vent’anni da Ers-2 e attivo sino al luglio scorso. Ma decisivi potrebbero essere soprattutto le osservazioni del satellite Cryosat, sempre dell’Esa, specializzato nel rilevamento dei ghiacci. Le elaborazioni sulle variazioni stagionali sono attese entro l’anno.
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Re: Clima Globale
postiamo qui da stasera tutte le notizie relative al clima globale
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Clima e attività solare, l’astrofisico russo Habibullo Abdussamatof non ha dubbi: “dal 2014 inizierà una lunga glaciazione”
Habibullo Abdussamatof è un docente universitario annoverato tra i più importanti astrofisici russi soprattutto per i suoi studi sul comportamento del sole e le conseguenze sul clima del pianeta. Abdussamatof, infatti, guida il progetto “Astrometria” presso il rinomato osservatorio della Accademia delle Scienze Russa di Pulkovo, a San Pietroburgo, analizzando le misurazioni relative al comportamento del sole. I cicli solari vengono associati da Abdussamatof a variazioni del diametro del Sole. Da essi dipende l’irradiazione Solare Totale (TSI) che, secondo l’esperto russo, determina in modo diretto le temperature sul nostro pianeta e il loro andamento. La periodicità di queste variazioni permette di dar conto delle glaciazioni passate e di prevedere il futuro. Ebbene, secondo il prof. Abdussamatof siamo all’inizio di una glaciazione che raggiungerà un massimo attorno al 2055. Lo scienziato ha spiegato le sue teorie in un articolo intitolato “Bicentennial Decrease of the Total Solar Irradiance Leads to Unbalanced Thermal Budget of the Earth and the Little Ice Age” e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Applied Physics Research. In questa pagina si può trovare una dettagliata descrizione del progetto.
Il prof. Habibullo Abdussamatof
Per la raccolta dei dati, i suoi studi si avvalgono del Service Module del segmento Russo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) che permette misure non distorte dall’atmosfera e dall’instabilità della terra. Lo studio ha un obiettivo più ampio: comprendere grazie al Sole, il comportamento delle stelle, e quali siano le variazioni della intensità di radiazione ed del diametro. Un aspetto importante sono le connessioni con la geofisica, la meteorologia, la biologia, la medicina. Infatti tutte le sorgenti di energia tradizionali o rinnovabili, usate dall’umanità sono collegate al sole. La vita sulla terra dipende quasi esclusivamente dalla Irradiazione Solare Totale (TSI). Ogni cambiamento di questo fattore si ripercuote sulla terra e nello spazio ad essa circostante. Il flusso energetico del sole definisce dinamicamente il clima della terra e degli altri pianeti; esso a sua volta è definito dall’area della superficie solare o, in altre parole, dal diametro del sole. Una valutazione esatta delle variazioni del diametro solare è strettamente correlabile alle variazioni nel tempo della TSI ed alle macchie solari.
Il professore ha spiegato che “il bilancio termico annuale nel lungo periodo determinerà in modo affidabile il corso ed i valori sia dell’eccesso di energia accumulata dalla terra che del deficit energetico del budget termico rispetto all’irradiazione solare (TSI), e questo permetterà di predire con largo anticipo l’ampiezza dei prossimi cambiamenti climatici. Dall’inizio degli anni 90 noi osserviamo una diminuzione bicentennale della TSI e della relativa energia assorbita dalla Terra che avrà da ora in poi un bilancio termico negativo che porterà come conseguenza ad una caduta della temperatura fino ad un minimo attorno al 2055″.
Abdussamatof ha anche saminato il fenomeno del Niño e della Niña, trovando una correlazione coerente con il suo sistema. “I nostri risultati - ha spiegato - indicano che esiste una comune azione del ciclo di 11 anni, e del ciclo bicentennale della TSI sul cambiamento dello stato superficiale e sub-superficiale della parte tropicale dell’Oceano Pacifico. Questa è accompagnata dalla comparsa di correnti calde o fredde (cicli del Niño o della Niña), che influenzano pure il cambiamento climatico. Le caratteristiche da noi 0sservate sul Niño durante gli ultimi 31 anni hanno mostrato cambiamenti in direzione opposta rispetto alle previsioni dei modelli climatici che assumono una importanza predominante dei gas serra”.
Secondo queste previsioni, quindi, il nostro pianeta potrebbe sprofondare in una nuova “piccola era glaciale”. Sarebbe la quinta dell’ultimo millennio, dopo quelle di Wolf nel secolo XIII, di Sporer nel XV, di Maunder nel XVII e di Dalton nel XIX, ad intervalli quasi bicentennali, che confermerebbero la teoria di Abdussamatof. L’aggettivo “piccola” però non ci deve portare a sottovalutare: le conseguenze sarebbero gravissime, come le mostrano esperienze precedenti, segnate da terribili carestie, epidemie, e mortalità diffusa che decimarono molte popolazioni, e costrinsero ad esodi in massa.
Oggi, nel mondo delle tecnologie, probabilmente siamo ancora più deboli e fragili di fronte a simili eventi, anche perchè la propagandistica campagna ormai ultradecennale sui cambiamenti climatici e sul global warming sta portando popolazioni e governi, sia con misure concrete che con approcci psicologici, ad affrontare la “minaccia” di caldo e siccità piuttosto che quella di eventuali glaciazioni con freddi estesi e maggiori nevicate.
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Piogge al Polo Nord
Temperature minime giornaliere alle Svalbard, polo Nord (in rosso) e a Modena (giallo) dall’1 al 10 febbraio
Per caso, facendo i “giochini” con i numeri e le osservazioni meteo, sono finito a guardare il tempo alle Isole Svalbard, terra di orsi Polari. Ricordo alcuni anni fa che rimasi stupito dalla pioggia alla stazione meteo di quell’isola, in pieno gennaio e ne parlai Che Tempo Che Fa. Ora è febbraio, la temperatura media a quelle latitudini dovrebbe essere di circa -9°C per le temperature massime e sui -18°C per le temperature minime. E invece… ho fatto una “scoperta”, non scientifica se vogliamo, ma osservativa, significativa degli sconvolgimenti meteoclimatici in corso.
Fra il 6 e l’8 febbraio, al culmine del freddo in Italia, con -7°C a Modena città e -18°C nelle campagne della bassa pianura emiliana e perfino -23,-24°C in Piemonte la stazione meteo delle isole Svalbard, prossima al polo Nord, passava da 0°C con neve a +6°C. Contemporaneamente, mentre da noi nevicava copiosamente con 4-5 gradi sotto zero in Emilia, in quell’isola affascinante a quasi 80° N di latitudine, pioveva… si avete capito bene, in un’isola polare dove vivono più orsi bianchi che homo sapiens, pioveva in pieno inverno artico! Come se non bastasse, i primi dieci giorni di febbraio segnano perfino temperature medie più basse qui a Modena (e non solo, ovviamente) che alle Svalbard, dove addirittura le temperature massime erano quasi sempre sopra lo zero, fino a +6°C, prossima (ma non ho dati precisi) ai record di caldo di quelle zone; il giorno 8 febbraio nemmeno la temperatura minima è scesa sotto lo zero!
Alla conferenza di Copenhagen partecipai ad un interessante side event (per questi, forse più che per i negoziati, val la pena investire nel viaggio alle COP) sui ghiacci artici. Come meteorologo previsore, non avevo dubbi sul fatto che il deficit di oltre un milione di chilometri quadrati di ghiacci marini polari potesse avere pesanti ripercussioni, ignote ma importanti, sulla circolazione generale dell’atmosfera; chiesi qualcosa in merito a scienziati norvegesi: mi dissero che erano in corso alcune ricerche di cui si attendeva l’esito.
Nel frattempo alcuni risultati sono usciti sulle riviste scientifiche, ripresi da alcuni blog come in Pianeta Serra che ha appena scritto de La neve e il “global warming”, e il blog “cassandra” in L’ondata di freddo e il cambiamento climatico: c’è una relazione?. Ma forse la risposta sta arrivando anche dai fatti.
Autore: Luca Lombroso / Fonte: stampalibera.com
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Mentre l’Europa gela, Groenlandia e Islanda fanno i conti con un clima quasi estivo e un disgelo anticipato
Mentre l’Europa rimane a fare i conti con il gelo e le nevicate non si può dire altrettanto per la Groenlandia e l’Islanda, che da settimane continuano a sperimentare anomalie termiche positive davvero considerevoli. Difatti, i possenti “blocking” che si sono creati sul nord Atlantico nei giorni scorsi, hanno fatto risalire masse d’aria, fino alle latitudini artiche, correnti d’aria molto miti e umide, d’estrazione sub-tropicale oceanica. Sono state queste poderose avvezioni calde, che hanno investito in pieno il Plateau ghiacciato della Groenlandia e l’Islanda, con intensi venti sud-occidentali, a irrobustire il promontorio anticiclonico azzorriano che durante le scorse settimane si è esteso verso la Scandinavia, legandosi con le propaggini più occidentali dell’anticiclone termico russo-siberiano che ha fatto piombare l’Europa in una cruda fase invernale che non si riscontrava da diversi anni (in una forma cosi diffusa e duratura). Cosi, con lo spostamento verso levante del baricentro dell’alta pressione delle Azzorre, l’Atlantico settentrionale, nei giorni scorsi, è stato solcato da impetuose correnti meridionali che hanno trasportato masse d’aria piuttosto miti dalle latitudini sub-tropicali fino alle regioni artiche, innescando grandi anomalie termiche positive su un‘area piuttosto vasta che vanno a contrapporsi con le importanti anomalie termiche negative registrate in queste ultime settimane su buona parte d‘Europa. In Islanda le tiepide correnti meridionali, provenienti dalle latitudini sub-tropicali atlantiche, stanno regalando un clima simil primaverile, con temperature quasi sempre sopra gli zero gradi.
continua
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Re: Clima Globale
qui da me ci sono ben 17°
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Re: Clima Globale
Vudkos ha scritto:qui da me ci sono ben 17°
9° con pioggia
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Re: Clima Globale
alle 14 c'erano 17°. Ora 10Vudkos ha scritto:qui da me ci sono ben 17°
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2030: La tempesta perfetta - come sopravvivere
il rischio apocalittico è, secondo due studiosi in un nuovo libro in arrivo, altissimo per i prossimi due decenni. Soltanto adottando le misure giuste l'umanità potrà tagliare il traguardo del 2050.
Il 2030 sara' una data chiave per il futuro dell'umanita', l'anno in cui 'la tempesta perfetta' produrra' i suoi effetti in maniera piu' prorompente.
Raddoppieranno i flussi migratori con 400 milioni di persone che si sposteranno dai loro paesi per sfuggire alla poverta'.
Il disastro ambientale e la crescita demografica metteranno il mondo di fronte alla sfida decisiva, i problemi verranno definitivamente al pettine e solo se si prenderanno le scelte giuste nel 2050 si potra' tirare un sospiro di sollievo.
Non aspirano certo a diventare veggenti, Gianluca Comin, direttore delle relazioni esterne di Enel, e Donato Speroni, ex vicedirettore del 'Mondo', anzi sono consapevoli della difficolta' di immaginare un mondo in continuo cambiamento grazie alle tecnologie.
Lo scopo del loro saggio e' tentare di capire, anche attraverso l'analisi degli scienziati, dove va l'umanita' e inquadrare le strategie per garantire la sopravvivenza della nostra civilta'. Almeno fino al 2050, limite estremo della prevedibilita'.
Prima delle sfide e' l'incremento demografico. Nel 2010 la popolazione mondiale e' arrivata alla boa dei sette miliardi, nel 2030 si prevedono 8,3 miliardi e nel 2050 9,3. Poi la popolazione crescera' solo in Africa fino agli oltre 10 miliardi del 2100. La Cina, con la politica del figlio unico, crescera' pochissimo, fino a 1,3 miliardi, mentre l'India nel 2030 avra' superato il miliardo e mezzo.
L'incremento riguardera' soprattutto i paesi in via di sviluppo e comportera' la necessita' di creare nel mondo da 1,5 a 2 miliardi di posti di lavoro. Non solo, invecchiamento e bassi tassi di fertilita', soprattutto nei paesi sviluppati, porteranno un cambiamento profondo degli equilibri geopolitici.
L'umanita' si trovera' di fronte alla necessita' di produrre il 50% in piu' di cibo ed energia e il 30% in piu' di acqua dolce. Di fronte ad una politica non in grado di elaborare scenari del futuro se non a breve termine, non esiste altra strada per preservare le risorse del pianeta e porre un argine ai cambiamenti climatici che tentare di cambiare i propri comportamenti.
fonte michele cassano per ansa
Ecco allora che accanto alle strategie energetiche per liberarsi dai fossili e agli accordi internazionali sulle emissioni tossiche, spunta l'importanza di piccole azioni quotidiane, come ad esempio limitare l'uso dello sciacquone. Cuore della sfida sara' il modello di citta' ed i grattacieli appaiono preferibili alla moltiplicazione di villette in mezzo al verde che comportano costi energetici piu' elevati. Chiave per affrontare i problemi globali, dalla crisi dell'economia, alla questione ambientale, al terrorismo - sostengono in conclusione gli autori - e' la nascita di un governo mondiale, che superi i faticosi tentativi di una governance internazionale. "Non sappiamo se le misure politiche, i nuovi comportamenti di consumo, gli investimenti economici saranno sufficienti per affrontare le sfide che ci troviamo di fronte - scrivono -. Siamo certi pero' che senza la collaborazione di tutti i soggetti non saremo in grado di affrontare la 'tempesta perfetta"'.
fonte michele cassano per ansa
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Il 2030 sara' una data chiave per il futuro dell'umanita', l'anno in cui 'la tempesta perfetta' produrra' i suoi effetti in maniera piu' prorompente.
Raddoppieranno i flussi migratori con 400 milioni di persone che si sposteranno dai loro paesi per sfuggire alla poverta'.
Il disastro ambientale e la crescita demografica metteranno il mondo di fronte alla sfida decisiva, i problemi verranno definitivamente al pettine e solo se si prenderanno le scelte giuste nel 2050 si potra' tirare un sospiro di sollievo.
Non aspirano certo a diventare veggenti, Gianluca Comin, direttore delle relazioni esterne di Enel, e Donato Speroni, ex vicedirettore del 'Mondo', anzi sono consapevoli della difficolta' di immaginare un mondo in continuo cambiamento grazie alle tecnologie.
Lo scopo del loro saggio e' tentare di capire, anche attraverso l'analisi degli scienziati, dove va l'umanita' e inquadrare le strategie per garantire la sopravvivenza della nostra civilta'. Almeno fino al 2050, limite estremo della prevedibilita'.
Prima delle sfide e' l'incremento demografico. Nel 2010 la popolazione mondiale e' arrivata alla boa dei sette miliardi, nel 2030 si prevedono 8,3 miliardi e nel 2050 9,3. Poi la popolazione crescera' solo in Africa fino agli oltre 10 miliardi del 2100. La Cina, con la politica del figlio unico, crescera' pochissimo, fino a 1,3 miliardi, mentre l'India nel 2030 avra' superato il miliardo e mezzo.
L'incremento riguardera' soprattutto i paesi in via di sviluppo e comportera' la necessita' di creare nel mondo da 1,5 a 2 miliardi di posti di lavoro. Non solo, invecchiamento e bassi tassi di fertilita', soprattutto nei paesi sviluppati, porteranno un cambiamento profondo degli equilibri geopolitici.
L'umanita' si trovera' di fronte alla necessita' di produrre il 50% in piu' di cibo ed energia e il 30% in piu' di acqua dolce. Di fronte ad una politica non in grado di elaborare scenari del futuro se non a breve termine, non esiste altra strada per preservare le risorse del pianeta e porre un argine ai cambiamenti climatici che tentare di cambiare i propri comportamenti.
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Ecco allora che accanto alle strategie energetiche per liberarsi dai fossili e agli accordi internazionali sulle emissioni tossiche, spunta l'importanza di piccole azioni quotidiane, come ad esempio limitare l'uso dello sciacquone. Cuore della sfida sara' il modello di citta' ed i grattacieli appaiono preferibili alla moltiplicazione di villette in mezzo al verde che comportano costi energetici piu' elevati. Chiave per affrontare i problemi globali, dalla crisi dell'economia, alla questione ambientale, al terrorismo - sostengono in conclusione gli autori - e' la nascita di un governo mondiale, che superi i faticosi tentativi di una governance internazionale. "Non sappiamo se le misure politiche, i nuovi comportamenti di consumo, gli investimenti economici saranno sufficienti per affrontare le sfide che ci troviamo di fronte - scrivono -. Siamo certi pero' che senza la collaborazione di tutti i soggetti non saremo in grado di affrontare la 'tempesta perfetta"'.
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Anomalie atmosferiche rilevate prima di grandi terremoti
Alcuni scienziati riferiscono che qualche giorno prima del devastante terremoto in Giappone, sono aumentate drasticamente le emissioni di raggi infrarossi sopra l’epicentro.
I geologi hanno riferito di strani fenomeni atmosferici nei giorni antecedenti alcuni grandi terremoti.
Negli ultimi anni, tuttavia, diverse squadre hanno istituito stazioni di monitoraggio atmosferico in zone sismiche e un certo numero di satelliti sono in grado di riportare dati sullo stato dell’alta atmosfera e della ionosfera durante un terremoto.
L’anno scorso, abbiamo esaminato alcuni dati provenienti dal veicolo spaziale “Demeter” che mostrano un aumento significativo dei segnali radio a bassa frequenza durante il terremoto di magnitudo 7 avvenuto ad Haiti nel gennaio 2010.
Oggi, Dimitar Ouzounov presso il NASA Goddard Space Flight Center nel Maryland, insieme ad altri coleghi, ha presentato i dati del terremoto che ha devastato il Giappone l’11 marzo.
I loro risultati, anche se preliminari, sono sbalorditivi.
Si dice che prima del terremoto, nella ionosfera, sia cresciua enormemente la concentrazione di energia elettrica durante il terremoto sopra l’epicentro, raggiungendo il picco massimo tre giorni prima del terremoto.
Allo stesso tempo, le osservazioni satellitari hanno mostrato un notevole aumento delle emissioni di raggi infrarossi sopra l’epicentro, che ha raggiunto un picco nelle ore antecedenti il terremoto.
In altre parole, l’atmosfera si stava riscaldando.
Questo tipo di osservazioni sono coerenti con l’idea del meccanismo litosfera-atmosfera-ionosfera.
L’idea è che nei giorni che precedono un forte terremoto, vi sia un aumento della quantità di radon.
La radioattività di questo gas ionizza l’aria su larga scala e questo ha un certo numero di effetti.
Poiché le molecole d’acqua sono attratte dagli ioni in aria, la ionizzazione innesca la formazione di condensa su larga scala.
Ma il processo di condensazione rilascia anche il calore ed è questo che provoca le emissioni di raggi infrarossi.
“I nostri primi risultati mostrano che l’8 marzo un rapido aumento della radiazione infrarossa emessa è stata osservata dai dati satellitari”, dicono Ouzounov e co.
Queste emissioni hanno effetto nella ionosfera e modificano il suo contenuto.
L’atmosfera, la litosfera e la ionosfera sono legate tra loro; questa anomalia può essere misurata anche quando solamente una di loro risulta alterata. La questione è in che misura le nuove prove sostengono questo concetto.
Il terremoto in Giappone è il più grande che abbia mai colpito l’isola in tempi moderni e che certamente risulta essere tra i più studiati.
Se una prova concreta di questo rapporto non emerge da questi dati, altre opportunità saranno poche e lontane tra loro.
Si tratta per ora di risultati preliminari.
Fonte:http://lnx.nonsoloufo.eu/wordpress/category/terremoto-giappone/
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Allarme per i ghiacci dell’Antartide, si stanno sciogliendo
Quasi il 70% di tutta l’acqua dolce della terra e’ concentrata nei ghiacci dell’Antartide, una gran parte nei ghiacciai che ricoprono il continente ed un’altra nel mare che lo circonda, che gela d’inverno e si scioglie durante l’estate australe. Secondo le ultime rilevazioni fatte nel corso una campagna di studi condotta da scienziati inglesi, mentre in tutto il pianeta si e’ osservato un aumento della temperatura, questo non si e’ parzialmente verificato in Antardide, dove invece la temperatura del mare e’ diminuita facendo aumentare l’estensione dei ghiacciai che circondano la terraferma, creciuta dell’1% dal 1979, anno in cui sono cominciate le rilevazioni fotosatellitari dell’area. Nella parte occidentale del continente invece le temperature sono leggermente aumentate e questo ha provocato la riduzione dei ghiacciai. Gli scienziati cercano di capire quale sia la ragione di questi due fenomeni e, secondo una prima valutazione, hanno affermato che l’aumento del ghiaccio marino potrebbe essere stata provocata dal buco dell’ozono sopra l’Antartide.
Un’altra teoria sostiene invece che l’aumento dell’acqua dolce ha alzato il punto di congelamento dell’acqua (l’acqua di mare diventa ghiaccio ad una temperatura di 2 gradi piu’ bassa rispetto all’acqua dolce) facendo di conseguenza aumentare la superfice marina gelata. Per quanto riguarda la calotta continentale, gli studi hanno concluso che la riduzione dei ghiacciai, dal 1960 ad oggi ammonti a circa 100 miliardi di tonnellate all’anno, un fenomeno che sembra abbia avuto una considerevole accelerazione negli ultimi tempi. La perdita di ghiaccio non e’ uniforme su tutta la calotta polare. L’Antartide orientale e’ infatti sostanzialmente stabile, mentre riduzioni significative si registrano nella zona occidentale ed intorno alla Penisola Antartica.
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Aumento dell'attivita' sismica globale,possibile grande evento all'orizzonte?
5 MARZO 2012 - ARGENTINA - Un terremoto di magnitudo 6,1 ha colpito la Santiago del Estero, in Argentina. La profondità del sisma e' stata stimata di 550 km sotto la superficie. L'epicentro del terremoto localizzato a 111 km da Santiago del Estero. L'attività sismica ha visto un notevole aumento negli ultimi giorni, questo preannuncia che un grande evento sismico può essere all'orizzonte. Il sisma Argentino e' avvenuto dopo rapida successione di terremoti moderati che hanno colpito le Isole della Lealtà, Giappone, Indonesia e India. La gente in zone sismiche ad alto rischio dovrebbe rimanere in allerta per la potenziale minaccia di eventi sismici. - Il Protocollo Estinzione
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Clima: i livelli di CO2 nell’atmosfera pare abbiano raggiunto i massimi da 800 mila anni!
I livelli di gas serra nell’atmosfera terrestre sono ormai i piu’ alti da quando l’uomo moderno si e’ evoluto, 800 mila anni fa, mentre le temperature di superficie continuano a salire. Sono i nuovi allarmanti dati dell’approfondito rapporto ‘Stato del clima 2012′ compilato dall’Ente australiano di ricerca Csiro e dall’Ufficio di Meteorologia e diffuso oggi. Secondo il rapporto il clima corrente ”non puo’ essere spiegato dalla sola variabilita’ naturale” e le emissioni risultanti dall’attivita’ umana – uso di combustibili fossili, deforestazione e agricoltura – svolgono un ruolo sempre piu’ diretto nel condizionare le temperature. I livelli di CO2 nell’atmosfera hanno raggiunto 390 parti per milione nel 2011, il piu’ alto livello in 800 mila anni, e sono avviati a superare le 400 parti per milione entro cinque anni. Sin dagli anni 1950, ogni decennio e’ stato piu’ caldo del precedente. La media globale delle temperature di superficie e’ la piu’ alta mai registrata, mentre i 13 anni piu’ caldi si sono verificati tutti negli ultimi 15 anni. E la media globale dei livelli del mare e’ di circa 21 cm piu’ alta del 1880, quando sono iniziate misurazioni affidabili. I ricercatori hanno raccolto dati da migliaia di esperimenti, mappando gli aumenti di temperature nell’aria e nell’acqua e i livelli del mare. Hanno potuto identificare le ‘impronte digitali’ delle particelle di CO2 nell’atmosfera, analizzandone gli isotopi. Secondo gli autori del rapporto, le proiezioni di lungo termine indicano che gli aumenti di temperatura causeranno inondazioni, siccita’ e cicloni estremi.
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Implosione di un Iceberg ripresa in diretta!
L'estate sta per finire nell'emisfero australe, le alte temperature hanno fragilizzato il giacchio ed è arrivato il periodo dei crolli improvvisi di iceberg.
Uno spettacolo impressionante, per chi ha la fortuna di assistervi.
Questo stupefacente filmato, pubblicato il 6 marzo 2012 su Youtube, è stato catturato da turisti a bordo di una nave nella zona della Baia Guglielmina in Antartide.
Le implosioni di iceberg di questa portata sono in realtà degli eventi relativamente comuni in questo periodo dell'anno, ma raramente si riesce a cogliere l'attimo fuggente catturandolo nelle telecamere, soprattutto da una distanza così ravvicinata.
VIDEO
http://naturanews.myblog.it/
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sentiti i "commenti" dergli spettatori? normalmente vengono definiti "bestiali" ma, se andate allo Zoo, non li sentirete, rimarrete delusi
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Ambiente. E’ l’uomo la causa dei cambiamenti climatici devastanti
POTSDAM, GERMANIA – Gli eventi meteorologici estremi sempre piu’ frequenti negli ultimi anni sono in buona parte riconducibili ai cambiamenti climatici causati dall’uomo. Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista Nature Climate Change, secondo cui almeno per le ondate di calore e le piogge estreme il legame e’ ormai chiaro, mentre e’ piu’ difficile essere certi per il comportamento degli uragani.
Gli esempi, spiegano i ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research, Germania, non mancano: solo nel 2011 negli Usa ci sono stati 14 eventi estremi, ognuno con danni superiori a un miliardo di dollari, mentre in Giappone si e’ registrato il record di piovosita’ e al contrario in Cina c’e’ stata la peggiore siccita’ di sempre.
Nel 2010 la Russia ha visto l’estate piu’ calda del secolo, cosa che e’ avvenuta nel 2003 in Europa, mentre nel 2002 una stazione meteo tedesca ha registrato in un giorno piu’ piogge di tutte le altre messe insieme, che hanno provocato una grande inondazione dell’Elba: “La domanda e’ se questi eventi sono una coincidenza o no – scrivono gli autori – ma la risposta e’ nel calcolo delle probabilita’: e’ come lanciare un dado, in cui il sei non appare piu’ a caso ma molte piu’ volte degli altri numeri perche’ il dado e’ truccato”.
L’analisi degli eventi si basa su fisica, statistica e simulazioni al computer: nel caso delle piogge, ad esempio, la fisica suggerisce che un riscaldamento dell’atmosfera provoca un aumento dell’umidita’ e quindi delle precipitazioni. Le statistiche mostrano dei trend consolidati nelle temperature e nelle precipitazioni, e il comportamento e’ confermato dai modelli usati per le simulazioni degli eventi. Il discorso non vale ad esempio per gli uragani, che sono generati da sistemi molto complessi e non ancora del tutto spiegati.
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Negli USA è già estate, strage di record per il mese di Marzo; inevitabili le ripercussioni in Europa
La grande ondulazione del "Jet Stream" in area canadese e statunitense
Il Marzo del 2012 verrà ricordato come uno dei più caldi di sempre nella storia climatica degli Stati Uniti. Oltre il 70 % degli stati contigui degli USA, ormai da diverse settimana, sono interessati da pesanti e continue anomalie termiche positive, con scarti di oltre i +10° +12° rispetto a quelle che dovrebbero essere le tradizionali medie stagionali. In sostanza Marzo si è travestito d’estate in buona parte degli States. Basti pensare che negli stati del Middle West e nella regione dei Grandi Laghi, che sovente in questo periodo dell’anno risentono dei freddi impulsi delle masse d’aria provenienti dalle latitudini artiche canadesi, la colonnina di mercurio, per più giorni, ha oltrepassato la soglia dei +30° +31° in stati come l’Illinois e il Michigan. Temperature cosi elevate che hanno colto di sorpresa gli stessi americani, un popolo che ormai convive con i fenomeni estremi dell’atmosfera, dagli uragani che nella stagione estiva si abbattono sul golfo del Messico e sull’East Coast ai potenti “Blizzards” (le famose tempeste di neve) che nei mesi di neve seppelliscono di neve il Middle West e gli stati centrali, non dimenticandoci dei “tornadoes”, particolarmente attivi in primavera lungo le grandi pianure centrali degli USA. Le anomalie più evidenti hanno interessato il Middle West, la regione dei Grandi Laghi, dall’Illinois al Michigan, e gli stati del Canada meridionale, fra Ontario meridionale, Quebec fino alle coste della Nuova Scozia e al Labrador.
Le spaventose anomalie termiche positive accumulate sugli USA
Osservando la mappa del NOAA, che evidenzia le principali anomalie del campo termico nel corso dell’ultima settimana, si nota come oltre l’80 % degli stati contigui degli USA siano sotto una pesante anomalia termica positiva, del tutto anomala per il mese di Marzo, che raggiunge i suoi picchi nel nord-est degli States, dove in questi giorni il termometro è schizzato oltre il muro dei +30°, portandosi su valori da piena estate. Solo l’estrema sezione occidentale e la West Coast, cosi come l’Alaska, rimangono in anomalia negativa, grazie ai continui scorrimenti freddi che scivolano sul ramo discendente della grande saccatura (ondulazione ciclonica in seno al “Jet Stream”) che da oltre una settimana tiene in scacco gli Stati Uniti, pilotando grosse vampate di calore (asse ascendente della saccatura) verso il Middle West e il Canada meridionale.
continua
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Re: Clima Globale
Non solo in america, anche a Firenze è già estate. Oggi fanno 27°, non voglio neanche pensare a cosa patiremo quest'estate!!
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