Il risveglio dei vulcani
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Torna ad eruttare il vulcano Mount Redoubt
Marco Rossi: 05-04-2009 ore 20:36
Tornano le eruzioni vulcaniche spettacolari sul nostro Emisfero: stavolta è il turno del Vulcano Mount Redoubt, in Alaska, che, già in attività dallo scorso 23 Marzo, adesso ha
Questa eruzione vulcanica assume un'importanza maggiore rispetto alle varie eruzioni che si verificano normalmente lungo la fascia equatoriale, o nell'emisfero Meridionale.
Il Monte Redoubt è un vulcano attivo che è situato sulla Penisola di Kenai, in Alaska meridionale, è alto 2700 metri, posto a circa 180 km di distanza da Anchorage, verso sud ovest rispetto a tale città.
E' eruttato cinque volte, nel corso degli ultimi 110 anni: nel 1902, 1922, 1966, 1989, e, appunto, in questi giorni.
La grande eruzione del 14 Dicembre 1989 ha riversato migliaia di tonnellate di cenere fino ad un'altezza di 14 km in atmosfera, riuscendo quindi a penetrare oltre la Tropopausa, ceneri che hanno poi ricoperto un'area di 14 mila km quadrati.
Tale eruzione perdurò per circa cinque mesi.
Sembra che, al momento, l'attuale eruzione sia simile a quella di vent'anni fa, che causò circa 160 milioni di dollari di danni in tutta la zona.
Sono molto discusse le influenze climatiche dei vulcani sul clima del nostro Pianeta.
Su una cosa vi è abbastanza certezza: quando una grande eruzione riesce, con il suo cono di detriti, a superare i limiti della Tropopausa, immette in stratosfera una gran quantità di goccioline di acido solforico, che sono in grado di riflettere direttamente la radiazione solare incidente, abbassando la quantità di calore che giunge direttamente sulla superficie terrestre.
Arrivate infatti nella Tropopausa, tale materiale di origine vulcanica rimane "intrappolato" a lungo, proprio a causa dell'assenza di scambi atmosferici verticali tra Troposfera e Stratosfera, per questo le influenze delle eruzioni vulcaniche possono perdurare per molti mesi sul clima terrestre.
Ovviamente, maggiore è la portata di tale eruzione, e maggiore saranno anche gli effetti sul nostro clima.
Alle eruzioni vulcaniche soprattutto del Monte El Chicon, nel 1983, e del Pinatubo, nel 1990, sono stati attribuiti effetti diretti sul "Global Warming", apparso in decrescita nei mesi ed anni successivi.
Tuttavia, è nel passato che si ebbero gli effetti maggiori: con l'eruzione del Krakatoa, nel 1883, e del Monte Tambora, nel 1815, a cui venne attribuito un sensibile raffreddamento delle temperature globali, ed anche uno dei periodi più freddi della cosiddetta Piccola Età Glaciale.
Molto importanti sono comunque le eruzioni che si verificano sul nostro Emisfero, soprattutto di vulcani Islandesi o dell'Alaska, in quanto ceneri e particelle solforiche si distribuiscono in modo quasi immediato sul nostro Emisfero, con un'influenza più diretta sul clima di Europa e Nord America.
Marco Rossi
Meteogiornale Fonte
Llaima, il vulcano cileno in eruzione
Le immagini spettacolari che vedete nella nostra galleria di immagini si riferiscono alla recente eruzoine di Llaima, il vulcano cileno, uno dei più attivi di tutto il Sud America. Molti turisti e molti residenti sono stati evacuati dalle zone circostanti: il fuoco e la lava sono arrivati, sin dai primi giorni, ad un’altezza di almeno mille metri dalla cima del vulcano. Gli esperti, grazie anche all’intervento di aerei che sorvolano la zona continuamente, stanno tenendo sotto controllo la situazione: c’è l’eventualità, infatti, che nei prossimi giorni la situazione si complichi profondamente, diventando molto pericolosa. Il Vulcano Llaima, con i suoi 3125 metri di altezza è considerato uno dei più attivi: sono 60 le eruzioni registrate finora, l’ultima è del 1994.
yellowstone
In a recent discussion with Mayan elders, I was told "if a sequence of events unfolds, Yellowstone could be at great risk in the coming months". They said if the mega quake occurs in one of the areas we mentioned 'Cascadia Subduction Zone', or possible the 'Puerto Rico Subduction Zone', "a chain reaction could happen which would wake-up the great volcano." If it comes from the west (Cascadia) it will be caused by the great shaking of the ground". If it comes from the east (Puerto Rico), it will be caused by the great amount of water hitting the US east coast."
Aug 20, 2009 - 2:44:59 PM
http://earthchangesmedia.com/
A giant caldera - the volcanic opening of one of the most massive super-volcanoes yet identified - lies beneath the entire park of Yellowstone. All of Yellowstone's hot springs and geysers, even Old Faithful, exist because of an incredibly massive magma chamber located underneath the park. It has a history of erupting, roughly every 600,000 years. Its last eruption was 640,000 years ago.
Aug 20, 2009 - 12:29:49 PM
Aug 20, 2009 - 2:44:59 PM
http://earthchangesmedia.com/
A giant caldera - the volcanic opening of one of the most massive super-volcanoes yet identified - lies beneath the entire park of Yellowstone. All of Yellowstone's hot springs and geysers, even Old Faithful, exist because of an incredibly massive magma chamber located underneath the park. It has a history of erupting, roughly every 600,000 years. Its last eruption was 640,000 years ago.
Aug 20, 2009 - 12:29:49 PM
Ultima modifica di Alaudae il Dom 19 Giu - 22:43:34 - modificato 1 volta.
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vulcani in russia
Breaking News
Chain of Volcanoes Activate Simultaneously in Russian Far East
Six volcanoes on Far East Russia’s Kamchatka peninsula are showing signs of activity simultaneously for the first time in 60 years, according to vulcanologists.
Aug 29, 2009 - 10:52:17 AM
Chain of Volcanoes Activate Simultaneously in Russian Far East
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vulcano Mayon
Il Vulcano Mayon a rischio eruzione
Una spessa nube di cenere si è alzata questa mattina dal vulcano coprendo i villaggi situati alle pendici. Circa 22mila persone saranno evacuate nelle prossime ore.
Manila (AsiaNews/Agenzie) – Una spessa nube di cenere e lapilli si è alzata questa mattina dal monte Mayon (Filippine centrali) uno dei vulcani più attivi del mondo. Scosse sismiche ed esplosioni hanno accompagnato il fenomeno per tre minuti .
“Lo stato di instabilità mostrato dal vulcano potrebbe condurre ad altre esplosioni - affermano gli esperti del Philippine Institute of vulcanology and Seismology che non escludono un’imminente eruzione. Cenere e frammenti di roccia hanno coperto le strade e le abitazioni di nove villaggi situati alle pendici del vulcano, dove risiedono circa 22mila persone che saranno evacuate per sicurezza nelle prossime ore.
Il monte Mayon, alto 2.460 metri, è una delle principali attrazioni turistiche del Paese. Dall’inizio del XX secolo esso ha eruttato circa 48 volte. La più violenta nel 1814 ha cancellato la città Cagsasawa, di cui è rimasto solo il campanile della chiesa. L’ultima eruzione è del 2006, quando le valanghe di fango e cenere hanno seppellito interi villaggi e ucciso più di 1000 persone.
Una spessa nube di cenere si è alzata questa mattina dal vulcano coprendo i villaggi situati alle pendici. Circa 22mila persone saranno evacuate nelle prossime ore.
Manila (AsiaNews/Agenzie) – Una spessa nube di cenere e lapilli si è alzata questa mattina dal monte Mayon (Filippine centrali) uno dei vulcani più attivi del mondo. Scosse sismiche ed esplosioni hanno accompagnato il fenomeno per tre minuti .
“Lo stato di instabilità mostrato dal vulcano potrebbe condurre ad altre esplosioni - affermano gli esperti del Philippine Institute of vulcanology and Seismology che non escludono un’imminente eruzione. Cenere e frammenti di roccia hanno coperto le strade e le abitazioni di nove villaggi situati alle pendici del vulcano, dove risiedono circa 22mila persone che saranno evacuate per sicurezza nelle prossime ore.
Il monte Mayon, alto 2.460 metri, è una delle principali attrazioni turistiche del Paese. Dall’inizio del XX secolo esso ha eruttato circa 48 volte. La più violenta nel 1814 ha cancellato la città Cagsasawa, di cui è rimasto solo il campanile della chiesa. L’ultima eruzione è del 2006, quando le valanghe di fango e cenere hanno seppellito interi villaggi e ucciso più di 1000 persone.
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Re: Il risveglio dei vulcani
.. ma la gente continua ad insediarsi là nei paraggi.. se il vulcano è attivo, si risveglia una volta ogni 4 anni, in media - ma andatevene via da li, no? certo, l'essere umano - il mistero più grande, prova un pò a capire, quelli..
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Empedocle, il vulcano sottomarino che minaccia la Sicilia
Immaginate un ferro di cavallo: grande, molto grande, con una base di circa 30 per 25 chilometri. Immaginate che questa gigantesca opera della natura sia un vulcano sottomarino, coperto dall'acqua per circa quattrocento metri. Immaginate quale forza potrebbe sprigionare una sua eventuale euruzione. Ora, invece, non immaginate più: perchè questo spaventoso vulcano è proprio a due passi da noi, si trova lungo il canale di Sicilia.
Geologi e ricercatori marini lo studiano già da dieci anni, la sua scoperta fu fatta durante le riprese di un documentario sull'isola Ferdinandea, la terra mitologica che si sarebbe inabissata nei fondali marini. Questo spaventoso vulcano è stato chiamato non a caso Empedocle, come il nome del filosofo che, secondo il mito, si sarebbe tuffato all'interno dell'Etna per scoprirne i segreti. Anche Wikipedia dedica uno spazio della sua enciclopedia virtuale a questo spaventoso e allo stesso tempo affascinante tempio della natura.
Ed oggi, lo si legge sulle pagine del Foglio, anche la Royal geographical society ha ridisegnato le mappe dei fondali inserendo i contorni di questo mostro sottomarino. Che sia realmente un mostro, però, è tutto da verificare.
Certo è che un suo improvviso risveglio potrebbe, secondo gli esperti, spazzare via in pochi minuti centinaia di chilometri di coste del Mediterraneo. Secondo alcuni calcoli, una maestosa onda potrebbe raggiungere le coste della Sicilia in appena tredici minuti. Cosa succederebbe allora? Preoccuparsi è forse inutile, i fatti di Haiti ce lo insegnano: se una cosa arriva con una forza devastante c'è ben poco da fare.
Anche il Vesuvio si dice potrebbe svegliarsi da un momento all'altro, eppure ci hanno costruito interi paesi alle sue pendici. Forse, però, sapere che da un momento all'altro potremmo essere inghiottiti dal mare ci insegnerebbe a vivere più serenamente, recuperando quelle tradizioni e valori umani che in Sicilia sembrano essere svaniti nel nulla.
Magari qualche leghista efferato potrebbe pure sperare una grande esplosione. Via la mafia e i fannulloni, inghiottiti per sempre dal mare in un sol boccone.
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/scienze/77689/gigantesco-vulcano-sottomarino-passi-della-sicilia-esperti-sinterrogano-rischi.htm
La Sicilia scopre di avere un immenso vulcano sottomarino, ancora attivo, grande alla base quanto l’Etna. E’ stato battezzato «Empedocle», dal nome del filosofo e naturalista greco che si gettò a capofitto nel cratere dell’Etna per svelare il segreto della sua incessante attività eruttiva, e si trova di fronte a Sciacca, a una trentina di chilometri dalla costa meridionale siciliana.
ISOLA MISTERIOSA - La scoperta è stata fatta nel corso di una crociera oceanografica nata col proposito di fare un documentario scientifico-divulgativo su quel che resta dell’Isola Ferdinandea, la mitica «isola che non c’è più», emersa proprio di fronte a Sciacca nel giugno del 1831, e inabissatasi pochi mesi dopo, mentre era ancora in corso una vivace disputa sul suo possesso fra il Regno delle due Sicilie, l’Inghilterra e la Francia. «Il nostro intento era quello di effettuare riprese e campionamenti con tecnologie avanzate, per verificare, navigando a bordo della nave oceanografica "Universitatis" messa a disposizione dal Conisma, il Consorzio interuniversitario per lo studio delle scienze del mare, lo stato dell’Isola Ferdinandea, oggi ridotta a un banco vulcanico sottomarino che si spinge fino a 6 – 7 metri sotto il livello del mare e che ancora risulta molto attivo sotto il profilo delle emissioni di gas», spiega il professor Giovanni Lanzafame, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), sezione di Catania. «Grazie a rilievi condotti con un sonar multifascio e con "rov", un mezzo robotizzato, abbiamo potuto estendere le nostre indagini su un’area molto ampia e renderci conto che la Ferdinandea e altri vicini
banchi sottomarini chiamati coi nomi di "Terribile" e "Nerita", non sono altro che i coni accessori di un più vasto apparato vulcanico a forma di ferro di cavallo che misura alla base ben 25 x 30 km, e che quindi è paragonabile per dimensioni all’Etna, anche se è più basso, in quanto si solleva solo per circa 500 metri dal fondo del mare». A conclusione della campagna oceanografica i ricercatori hanno fissato su una parete rocciosa di Empedocle una targa commemorativa che ricorda il filosofo della Magna Grecia.
MILIONI DI ANNI - La formazione del vulcano Empedocle risale, secondo gli studiosi dell’Ingv, a svariati milioni di anni fa, quando a causa della collisione fra Africa e Europa, si sono aperte profonde fratture che hanno dato vita al Canale di Sicilia, provocando l’ascesa di magmi profondi e la formazione di diversi vulcani sottomarini. «L’idea di un più vasto apparato vulcanico sottomarino in questa zona si era già affacciata, come ipotesi di lavoro, ma le prospezioni sottomarine svolte nell’ambito di questa campagna la rendono più concreta e ci sollecitano a ulteriori ricerche per meglio conoscere il vulcanismo attivo, anche se non pericoloso, del Canale di Sicilia», ha commentato con soddisfazione il professor Enzo Boschi, presidente dell’Ingv. E’ notevole pure il fatto che la ricerca coordinata dal professor Lanzafame risulta da una vasta collaborazione che vede coinvolti, con notevole impegno, vari soggetti privati e pubblici come, il consorzio interuniversitario per lo studio delle Scienze del Mare Conisma, diversi atenei, la casa di produzione di documentari GA&A e Mediaset.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2006/06_Giugno/21/vulcano.shtml
Geologi e ricercatori marini lo studiano già da dieci anni, la sua scoperta fu fatta durante le riprese di un documentario sull'isola Ferdinandea, la terra mitologica che si sarebbe inabissata nei fondali marini. Questo spaventoso vulcano è stato chiamato non a caso Empedocle, come il nome del filosofo che, secondo il mito, si sarebbe tuffato all'interno dell'Etna per scoprirne i segreti. Anche Wikipedia dedica uno spazio della sua enciclopedia virtuale a questo spaventoso e allo stesso tempo affascinante tempio della natura.
Ed oggi, lo si legge sulle pagine del Foglio, anche la Royal geographical society ha ridisegnato le mappe dei fondali inserendo i contorni di questo mostro sottomarino. Che sia realmente un mostro, però, è tutto da verificare.
Certo è che un suo improvviso risveglio potrebbe, secondo gli esperti, spazzare via in pochi minuti centinaia di chilometri di coste del Mediterraneo. Secondo alcuni calcoli, una maestosa onda potrebbe raggiungere le coste della Sicilia in appena tredici minuti. Cosa succederebbe allora? Preoccuparsi è forse inutile, i fatti di Haiti ce lo insegnano: se una cosa arriva con una forza devastante c'è ben poco da fare.
Anche il Vesuvio si dice potrebbe svegliarsi da un momento all'altro, eppure ci hanno costruito interi paesi alle sue pendici. Forse, però, sapere che da un momento all'altro potremmo essere inghiottiti dal mare ci insegnerebbe a vivere più serenamente, recuperando quelle tradizioni e valori umani che in Sicilia sembrano essere svaniti nel nulla.
Magari qualche leghista efferato potrebbe pure sperare una grande esplosione. Via la mafia e i fannulloni, inghiottiti per sempre dal mare in un sol boccone.
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/scienze/77689/gigantesco-vulcano-sottomarino-passi-della-sicilia-esperti-sinterrogano-rischi.htm
La Sicilia scopre di avere un immenso vulcano sottomarino, ancora attivo, grande alla base quanto l’Etna. E’ stato battezzato «Empedocle», dal nome del filosofo e naturalista greco che si gettò a capofitto nel cratere dell’Etna per svelare il segreto della sua incessante attività eruttiva, e si trova di fronte a Sciacca, a una trentina di chilometri dalla costa meridionale siciliana.
ISOLA MISTERIOSA - La scoperta è stata fatta nel corso di una crociera oceanografica nata col proposito di fare un documentario scientifico-divulgativo su quel che resta dell’Isola Ferdinandea, la mitica «isola che non c’è più», emersa proprio di fronte a Sciacca nel giugno del 1831, e inabissatasi pochi mesi dopo, mentre era ancora in corso una vivace disputa sul suo possesso fra il Regno delle due Sicilie, l’Inghilterra e la Francia. «Il nostro intento era quello di effettuare riprese e campionamenti con tecnologie avanzate, per verificare, navigando a bordo della nave oceanografica "Universitatis" messa a disposizione dal Conisma, il Consorzio interuniversitario per lo studio delle scienze del mare, lo stato dell’Isola Ferdinandea, oggi ridotta a un banco vulcanico sottomarino che si spinge fino a 6 – 7 metri sotto il livello del mare e che ancora risulta molto attivo sotto il profilo delle emissioni di gas», spiega il professor Giovanni Lanzafame, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), sezione di Catania. «Grazie a rilievi condotti con un sonar multifascio e con "rov", un mezzo robotizzato, abbiamo potuto estendere le nostre indagini su un’area molto ampia e renderci conto che la Ferdinandea e altri vicini
banchi sottomarini chiamati coi nomi di "Terribile" e "Nerita", non sono altro che i coni accessori di un più vasto apparato vulcanico a forma di ferro di cavallo che misura alla base ben 25 x 30 km, e che quindi è paragonabile per dimensioni all’Etna, anche se è più basso, in quanto si solleva solo per circa 500 metri dal fondo del mare». A conclusione della campagna oceanografica i ricercatori hanno fissato su una parete rocciosa di Empedocle una targa commemorativa che ricorda il filosofo della Magna Grecia.
MILIONI DI ANNI - La formazione del vulcano Empedocle risale, secondo gli studiosi dell’Ingv, a svariati milioni di anni fa, quando a causa della collisione fra Africa e Europa, si sono aperte profonde fratture che hanno dato vita al Canale di Sicilia, provocando l’ascesa di magmi profondi e la formazione di diversi vulcani sottomarini. «L’idea di un più vasto apparato vulcanico sottomarino in questa zona si era già affacciata, come ipotesi di lavoro, ma le prospezioni sottomarine svolte nell’ambito di questa campagna la rendono più concreta e ci sollecitano a ulteriori ricerche per meglio conoscere il vulcanismo attivo, anche se non pericoloso, del Canale di Sicilia», ha commentato con soddisfazione il professor Enzo Boschi, presidente dell’Ingv. E’ notevole pure il fatto che la ricerca coordinata dal professor Lanzafame risulta da una vasta collaborazione che vede coinvolti, con notevole impegno, vari soggetti privati e pubblici come, il consorzio interuniversitario per lo studio delle Scienze del Mare Conisma, diversi atenei, la casa di produzione di documentari GA&A e Mediaset.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2006/06_Giugno/21/vulcano.shtml
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Nicaragua: vulcano erutta gas e cenere
ANSA) - ROMA, 19 MAR -Esercito pronto all'evacuazione dell'isola di Omepete, in Nicaragua, per l'attivita' del vulcano Concepcion, scosso da circa 150 esplosioni. Negli ultimi 7 giorni le esplosioni hanno proiettato gas e ceneri fino ad un Km di altezza. Lo scrive la stampa locale nicaraguense. Le autorita' hanno dichiarato l'allarme verde che prevede che la popolazione - oltre 30.000 persone - si tenga pronta per un'evacuazione di emergenza, prevista in caso di allarme giallo.
Il Concepcion e' alto 6.110 metri.
Il Concepcion e' alto 6.110 metri.
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Re: Il risveglio dei vulcani
http://it.wikipedia.org/wiki/Ometepe
errore nell'articolo riguardo l'altezza
Il vulcano Concepcion che si eleva fino ai 1.610 metri s.l.m. ha un diametro massimo del cono di 14 chilometri. La sua ultima eruzione sotto forma di espulsione di ceneri è datata 2005, mentre risale al 1957 l'ultima in forma lavica, che obbligò all'evacuazione dell'isola. In precedenza dopo un lungo periodo di inattività il Concepcion si risvegliò nel 1883 con un evento della durata di quattro anni. Da allora altri fenomeni avvennero negli anni 1889, 1902, 1907 e 1924. Nel 2005 si produsse anche un terremoto di 6,2 gradi della scala Richter come conseguenza della pressione interna del magma. Le sue pendici sono coperte da boschi protetti.
errore nell'articolo riguardo l'altezza
Il vulcano Concepcion che si eleva fino ai 1.610 metri s.l.m. ha un diametro massimo del cono di 14 chilometri. La sua ultima eruzione sotto forma di espulsione di ceneri è datata 2005, mentre risale al 1957 l'ultima in forma lavica, che obbligò all'evacuazione dell'isola. In precedenza dopo un lungo periodo di inattività il Concepcion si risvegliò nel 1883 con un evento della durata di quattro anni. Da allora altri fenomeni avvennero negli anni 1889, 1902, 1907 e 1924. Nel 2005 si produsse anche un terremoto di 6,2 gradi della scala Richter come conseguenza della pressione interna del magma. Le sue pendici sono coperte da boschi protetti.
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Vulcano Shiveluch in russia erutta nuovamente
http://www.itar-tass.com/eng/level2.html?NewsID=15039751&PageNum=0
per motivi di copyright non posso mettere il testo in inglese ma in pratica sta nuovamente eruttando questo vulcano
per motivi di copyright non posso mettere il testo in inglese ma in pratica sta nuovamente eruttando questo vulcano
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Il risveglio dei vulcani
Le notizie più pessimistiche che giugono dgli osservatori in Islanda affermano che il vulcano Katla in islanda vicino all'Eyjafjallajokull erutterà nel giro di 7 giorni. L'eruzione e le turbolenze del vulcano Eyjafjallajokull potrebbero svegliare il suo vicino Katla. Se così fosse, le conseguenze a livello globale potrebbero essere devastanti. L'attività del Katla è aumentata del 200% negli ultimi 2 giorni.
I terremoti avvenuti dall'inizio dell'anno e la seguente eruzione dell'Eyjafjallajokull sembra stiano scatenando il ben più grande vicino Katla. In questi ultimi 2 giorni, il Katla ha palesato un drammatico aumento del 200% di attività.i Geofisici dell'Iceland’s Institute of Earth Sciences definiscono il Katla un vulcano pericoloso e disastroso a livello sia locale che globale.
L 'ultima eruzione del katla avvenne nel 1821 subito dopo un eruzione del Eyjafjallajokull. il Katla ha un collegamento in sequenza dal punto di vista eruttivo con il Eyjafjallajokull. Comunque il Katla è diverso, esso è molto più grande e farebbe sembrare l'eruzione attualmente in corso una bazzecola a confronto.Gli scienziati dicono che sebbene le eruzione dell'Eyjafjallajokull siano meno frequenti, le eruzioni del Katla sono decisamente peggiori e più grandi. Storicamente il Katla si è svegliato ogni volta che lo ha fatto l'Eyjafjallajokull, e a volte per conto suo. E' per questo che si crede che il Katla erutterà e lo farà molto presto. A causa dell'aumento di attività, i locali dicono che il Katla erutterà approssimativamente nell'arco di 7 giorni.
Se questo accadesse, probabilmente bisognerà dar credito ai catastrofisti e rispolverare un pò le antiche profezie.
il Myrdalsjoekull sopra al vulcano Katla
I terremoti avvenuti dall'inizio dell'anno e la seguente eruzione dell'Eyjafjallajokull sembra stiano scatenando il ben più grande vicino Katla. In questi ultimi 2 giorni, il Katla ha palesato un drammatico aumento del 200% di attività.i Geofisici dell'Iceland’s Institute of Earth Sciences definiscono il Katla un vulcano pericoloso e disastroso a livello sia locale che globale.
L 'ultima eruzione del katla avvenne nel 1821 subito dopo un eruzione del Eyjafjallajokull. il Katla ha un collegamento in sequenza dal punto di vista eruttivo con il Eyjafjallajokull. Comunque il Katla è diverso, esso è molto più grande e farebbe sembrare l'eruzione attualmente in corso una bazzecola a confronto.Gli scienziati dicono che sebbene le eruzione dell'Eyjafjallajokull siano meno frequenti, le eruzioni del Katla sono decisamente peggiori e più grandi. Storicamente il Katla si è svegliato ogni volta che lo ha fatto l'Eyjafjallajokull, e a volte per conto suo. E' per questo che si crede che il Katla erutterà e lo farà molto presto. A causa dell'aumento di attività, i locali dicono che il Katla erutterà approssimativamente nell'arco di 7 giorni.
Se questo accadesse, probabilmente bisognerà dar credito ai catastrofisti e rispolverare un pò le antiche profezie.
il Myrdalsjoekull sopra al vulcano Katla
Ultima modifica di Alaudae il Gio 19 Gen - 10:50:14 - modificato 1 volta.
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Il risveglio dei Vulcani, un fenomeno imprevedibile.
(AGI) - Citta' del Guatemala, 29 mag. - E' allarme eruzione contemporaneamente in Guatemala ed Ecuador. Due vulcani a migliaia di chilometri di distanza tra loro sono in piena fase esplosiva costringendo migliaia di persone ad abbandonare le loro case. In Guatemala e' stato il vulcano Pacaya, entrato in attivita' da mercoledi' ha finora causato due morti, tre dispersi e 59 feriti. In Ecuador e' la cenere dal vulcano Tungurahua a creare i problemi maggiori. Sette paesi sono stati evacuati, le scuole sono state chiuse ed anche l'aeroporto di Guayaquil, la maggiore citta' del paese e' stato bloccato.
FONTE: http://www.agi.it/estero/notizie/201005291355-est-rt10069-vulcani_2_eruzioni_in_guatemala_ed_ecuador_migliaia_in_fuga
Ed ecco qua.. che ogni giorno che passa sentiamo questi allarmi di vulcani e terremoti all'ordine del giorno..
ignorando completamente tutto e pensando ai mondiali di calcio, alla serie tv del sabato sera e alla notte rosa..
E' spuntato fuori anche un video dove si vedono gli operatori ecologici pulire le strade dalla cenere..
FONTE: http://www.agi.it/estero/notizie/201005291355-est-rt10069-vulcani_2_eruzioni_in_guatemala_ed_ecuador_migliaia_in_fuga
Ed ecco qua.. che ogni giorno che passa sentiamo questi allarmi di vulcani e terremoti all'ordine del giorno..
ignorando completamente tutto e pensando ai mondiali di calcio, alla serie tv del sabato sera e alla notte rosa..
E' spuntato fuori anche un video dove si vedono gli operatori ecologici pulire le strade dalla cenere..
Re: Il risveglio dei vulcani
Marius ha scritto:(AGI) - Citta' del Guatemala, 29 mag. - E' allarme eruzione contemporaneamente in Guatemala ed Ecuador. Due vulcani a migliaia di chilometri di distanza tra loro sono in piena fase esplosiva costringendo migliaia di persone ad abbandonare le loro case. In Guatemala e' stato il vulcano Pacaya, entrato in attivita' da mercoledi' ha finora causato due morti, tre dispersi e 59 feriti. In Ecuador e' la cenere dal vulcano Tungurahua a creare i problemi maggiori. Sette paesi sono stati evacuati, le scuole sono state chiuse ed anche l'aeroporto di Guayaquil, la maggiore citta' del paese e' stato bloccato.
FONTE: http://www.agi.it/estero/notizie/201005291355-est-rt10069-vulcani_2_eruzioni_in_guatemala_ed_ecuador_migliaia_in_fuga
Ed ecco qua.. che ogni giorno che passa sentiamo questi allarmi di vulcani e terremoti all'ordine del giorno..
ignorando completamente tutto e pensando ai mondiali di calcio, alla serie tv del sabato sera e alla notte rosa..
E' spuntato fuori anche un video dove si vedono gli operatori ecologici pulire le strade dalla cenere..
quoto e aggiungo pensando agli hi-pod ho visto una scena oggi in tv dei clienti hanno sfondato le serrande per prendere per primi degli hi-pod risultato 1 morto e decine di feriti preferisco pensare al mondiale che almeno e uno sport e cmq non potremmo finire di vivere aspettando il grande giorno almeno godiamocela fino alla fine pensando a quello che piu cu piace e magari cercando di fare qualcosa per far si che le cose migliorino a partire dal nostro piccolo
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un vulcano con un colpo in canna
Non è il Vesuvio ma Ischia il vulcano che preoccupa di più gli scienziati. Lo ha rivelato il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso nel corso di un incontro con la stampa estera per fare il punto della situazione sui vulcani italiani e sui rischi connessi ad un'eruzione. "Il vulcano che potenzialmente ha il colpo in canna peggiore di tutti - ha spiegato Bertolaso - è l'isola di Ischia, dove l'ultima eruzione si è registrata nel 1.300, ma il monte Epomeo è cresciuto in altezza di 300 metri - ha detto - Si sta caricando la camera magmatica che potrebbe in un futuro lontano provocare un'eruzione". Bertolaso ha chiarito che "non vi sono al momento ragioni per temere che si risvegli, ma ciò può sempre avvenire e dunque va costantemente monitorato".
Il capo della Protezione civile, comunque, non sottovaluta i rischi legati al Vesuvio e ha sottolineato che è necessario allargare la zona rossa del vulcano di Napoli, di conseguenza, andranno rivisti i piani di evacuazione, che non riguarderanno più 500-600mila persone ma oltre un milione di cittadini. "Il Vesuvio - ha affermato Bertolaso - è il più grande problema di protezione civile che c'è in Italia, perché ci sono interi paesi costruiti nella zona del vulcano che sarebbe invasa da un'eruzione. Al momento il vulcano è tranquillo ma sappiamo bene che la situazione, il giorno in cui il Vesuvio si risveglierà, sarebbe assolutamente drammatica". Tanto per far capire quello che potrebbe succedere, Bertolaso ha illustrato alcuni scenari prefigurati dagli scienziati, ricordando che l'eruzione sarebbe preceduta da terremoti con conseguenze "paragonabili a quello che è accaduto a L'Aquila il 6 aprile dell'anno scorso" e sottolineando che per l'evacuazione dei cittadini ci sarebbe al massimo una settimana di tempo, molto più probabilmente tre-quattro giorni.
"Nella fascia rossa ci sono attualmente 18 comuni abitati ufficialmente da 500mila cittadini, dunque diciamo almeno da 650-700mila - ha premesso il capo della Protezione Civile - Tutti questi sarebbero interessati da terremoti, colate piroclastiche, colate di cenere e fango che andrebbero ad interessare buona parte del territorio". L'esplosione del vulcano, inoltre, "provocherebbe una colonna di fumo e lapilli alta fino a 20 chilometri e la caduta di cenere interesserebbe una zona compresa tra Salerno e quella al confine tra Lazio e Campania".
Infine, al suolo ricadrebbero due metri di cenere per ogni metro quadro, facendo di fatto collassare molti edifici. Per evitare inutili allarmismi, Bertolaso ripete che si tratta di "scenari che non vanno presi per oro colato". Ed è per questo che "abbiamo chiesto alla commissione di rielaborarli, in modo da vedere se bisogna allargare la zona rossa e predisporre piani di evacuazione per almeno un milione di cittadini, tra cui molti di Napoli".
La legge regionale della Campania con cui si garantiva il pagamento di una nuova abitazione per chi avesse lasciato spontaneamente la zona rossa, secondo il capo del Dipartimento della Protezione Civile, "è stata un fallimento". "C'è gente che ha preso i soldi, si è costruita una nuova casa e poi ha affittato la vecchia sul Vesuvio", ha spiegato. Ovviamente, ha detto, "non deve essere più permesso che si costruisca nessuna abitazione nella zona rossa, di questo parleremo anche con la Regione".
Quanto a Stromboli Bertolaso ha precisato che "è alto quanto l'Etna ma i due terzi si trovano sottacqua". Stromboli, dopo la lezione del 2002 è il vulcano "più controllato d'Europa", ha aggiunto, "ci sono delle telecamere che ci permettono di controllarne il comportamento e di attivare quindi le misure di protezione".
Il capo della Ptotezione civile ha poi annunciato il via alla campagna di indagine, verifica e monitoraggio dei vulcani sommersi nel mar Tirreno e nel canale di Sicilia. "Dobbiamo alzare il velo sui 13 vulcani sommersi nel mar Tirreno e nel canale di Sicilia, che nessuno ha mai studiato, e sentire il loro polso per capire attraverso la conoscenza della struttura geomorfologica quali sarebbero le conseguenze se riprendessero l'attività - ha detto Bertolaso - Scandagliando i fondali con un sonar potremmo calcolare eventuali tsunami". Un lavoro del genere non è mai stato fatto in tutto il mondo, ha precisato. Agli studi prenderà parte anche una commissione internazionale di esperti di vulcanologia sottomarina.
Bertolaso ha sottolineato l'importanza di "lavorare per sviluppare la conoscenza", precisando che oggi è stata firmata in proposito "un'ordinanza di Protezione Civile per intervenire con tecnologie ultramoderne", tra cui "sommergibili con telecamere". La spesa di questa campagna di indagini dovrebbe aggirarsi al di sotto dei 10 milioni di euro, ha spiegato Bertolaso sottolineando che "prevenire costa sempre meno che riparare il danno".
Questi vulcani sommersi, ha spiegato, formano una linea continua dall'Etna alle Eolie e poi verso il Vesuvio. Tra questi ci sono la famosa isola Ferdinandea, che si trova nel canale di Sicilia, ora a 15 metri di profondità, il Marsili che si estende per 50 km di lunghezza per 20 km di larghezza e il Vavilov.
"Non è l'eruzione in sè di questi vulcani che preoccupa ma la possibilità che l'eruzione provochi il distacco di una parete, come accadde il 30 dicembre del 2002 a Stromboli, dove il distacco di una parete provocò uno tsunami", ha aggiunto.
(27 aprile 2010) http://napoli.repubblica.it/cronaca/2010/04/27/news/bertolaso_vesuvio_ischia-3664684/
la data rimanda al 27.4.10 ma io questa notizia l'ho sentita oggi su rainews24
Il capo della Protezione civile, comunque, non sottovaluta i rischi legati al Vesuvio e ha sottolineato che è necessario allargare la zona rossa del vulcano di Napoli, di conseguenza, andranno rivisti i piani di evacuazione, che non riguarderanno più 500-600mila persone ma oltre un milione di cittadini. "Il Vesuvio - ha affermato Bertolaso - è il più grande problema di protezione civile che c'è in Italia, perché ci sono interi paesi costruiti nella zona del vulcano che sarebbe invasa da un'eruzione. Al momento il vulcano è tranquillo ma sappiamo bene che la situazione, il giorno in cui il Vesuvio si risveglierà, sarebbe assolutamente drammatica". Tanto per far capire quello che potrebbe succedere, Bertolaso ha illustrato alcuni scenari prefigurati dagli scienziati, ricordando che l'eruzione sarebbe preceduta da terremoti con conseguenze "paragonabili a quello che è accaduto a L'Aquila il 6 aprile dell'anno scorso" e sottolineando che per l'evacuazione dei cittadini ci sarebbe al massimo una settimana di tempo, molto più probabilmente tre-quattro giorni.
"Nella fascia rossa ci sono attualmente 18 comuni abitati ufficialmente da 500mila cittadini, dunque diciamo almeno da 650-700mila - ha premesso il capo della Protezione Civile - Tutti questi sarebbero interessati da terremoti, colate piroclastiche, colate di cenere e fango che andrebbero ad interessare buona parte del territorio". L'esplosione del vulcano, inoltre, "provocherebbe una colonna di fumo e lapilli alta fino a 20 chilometri e la caduta di cenere interesserebbe una zona compresa tra Salerno e quella al confine tra Lazio e Campania".
Infine, al suolo ricadrebbero due metri di cenere per ogni metro quadro, facendo di fatto collassare molti edifici. Per evitare inutili allarmismi, Bertolaso ripete che si tratta di "scenari che non vanno presi per oro colato". Ed è per questo che "abbiamo chiesto alla commissione di rielaborarli, in modo da vedere se bisogna allargare la zona rossa e predisporre piani di evacuazione per almeno un milione di cittadini, tra cui molti di Napoli".
La legge regionale della Campania con cui si garantiva il pagamento di una nuova abitazione per chi avesse lasciato spontaneamente la zona rossa, secondo il capo del Dipartimento della Protezione Civile, "è stata un fallimento". "C'è gente che ha preso i soldi, si è costruita una nuova casa e poi ha affittato la vecchia sul Vesuvio", ha spiegato. Ovviamente, ha detto, "non deve essere più permesso che si costruisca nessuna abitazione nella zona rossa, di questo parleremo anche con la Regione".
Quanto a Stromboli Bertolaso ha precisato che "è alto quanto l'Etna ma i due terzi si trovano sottacqua". Stromboli, dopo la lezione del 2002 è il vulcano "più controllato d'Europa", ha aggiunto, "ci sono delle telecamere che ci permettono di controllarne il comportamento e di attivare quindi le misure di protezione".
Il capo della Ptotezione civile ha poi annunciato il via alla campagna di indagine, verifica e monitoraggio dei vulcani sommersi nel mar Tirreno e nel canale di Sicilia. "Dobbiamo alzare il velo sui 13 vulcani sommersi nel mar Tirreno e nel canale di Sicilia, che nessuno ha mai studiato, e sentire il loro polso per capire attraverso la conoscenza della struttura geomorfologica quali sarebbero le conseguenze se riprendessero l'attività - ha detto Bertolaso - Scandagliando i fondali con un sonar potremmo calcolare eventuali tsunami". Un lavoro del genere non è mai stato fatto in tutto il mondo, ha precisato. Agli studi prenderà parte anche una commissione internazionale di esperti di vulcanologia sottomarina.
Bertolaso ha sottolineato l'importanza di "lavorare per sviluppare la conoscenza", precisando che oggi è stata firmata in proposito "un'ordinanza di Protezione Civile per intervenire con tecnologie ultramoderne", tra cui "sommergibili con telecamere". La spesa di questa campagna di indagini dovrebbe aggirarsi al di sotto dei 10 milioni di euro, ha spiegato Bertolaso sottolineando che "prevenire costa sempre meno che riparare il danno".
Questi vulcani sommersi, ha spiegato, formano una linea continua dall'Etna alle Eolie e poi verso il Vesuvio. Tra questi ci sono la famosa isola Ferdinandea, che si trova nel canale di Sicilia, ora a 15 metri di profondità, il Marsili che si estende per 50 km di lunghezza per 20 km di larghezza e il Vavilov.
"Non è l'eruzione in sè di questi vulcani che preoccupa ma la possibilità che l'eruzione provochi il distacco di una parete, come accadde il 30 dicembre del 2002 a Stromboli, dove il distacco di una parete provocò uno tsunami", ha aggiunto.
(27 aprile 2010) http://napoli.repubblica.it/cronaca/2010/04/27/news/bertolaso_vesuvio_ischia-3664684/
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Il risveglio dei Vulcani, un fenomeno imprevedibile.
Sono le spettacolari immagini del vulcano Sinabung, che si è risvegliato dopo ben 400 anni !
Quattro secoli di sonno non sono molti per un vulcano. Tanto tempo ha dormito il Sinabung indonesiano, che si è appena risvegliato e minaccia disastri, ma altri colleghi di anni ne hanno dormito addirittura migliaia, prima di darsi qualche scrollata e poi destarsi del tutto.
Non c'è modo di prevedere quando il dormiente si sveglierà: l'unica cosa che si possa fare è stare attenti ai sintomi premonitori, come microscosse ed emissioni di gas, il cui intensificarsi pur (anzi potrebbe) indicare un'imminente eruzione.
In Italia, a tale sorveglianza è sottoposto il Vesuvio, che non dà segni di vita da decenni, e potrebbe riservarci qualche sorpresa.
Fonte APCOM
nicolino- Ospite
Re: Il risveglio dei vulcani
pensa che il Vesuvio dopo l'eruzione del 79 dC che causò la distruzione di Ercolano, Stabia e Pompei ha aspettato fino al 1631 per far risentire la sua voce...
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Giava, si risveglia vulcano Merapi
Sale nuovamente ai massimi livelli l'allerta sull'isola indonesiana di Giava. Si registra una intensa attività del il vulcano Merapi, e si teme una eruzione "imminente". Le autorità hanno disposto l'evacuazione della popolazione in un raggio di 10km attorno al vulcano. L'attività del vulcano, entrato in eruzione l'ultima volta nel 2006, e' aumentata nelle ultime ore, con getti di lava e circa 500 scosse sismiche registrate durante il weekend.
Re: Il risveglio dei vulcani
piano piano tutti i vulcani stanno danno segnali di vita
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Re: Il risveglio dei vulcani
potremmo essere noi a fare da arrosto
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Re: Il risveglio dei vulcani
intanto mi preoccupa il fatto che sia uno dei camini del fratello grande krakatoa
Ospite- Ospite
Re: Il risveglio dei vulcani
mitico Krakatoa, mi ricordo che circa nel 1969/1970 vidi un film a Lecce, anzi l'unico film, mi pare, sull'eruzione del Krakatoa.
insomma i maggiori vulcani della Terra si stanno dando appuntamento...mancano i nostri (MIR, perdona la battuta) e quel mostro di super vulcano del Parco Nazionale di Yellowstone...che, sornione, aspetta il suo momento per intervenire.
insomma i maggiori vulcani della Terra si stanno dando appuntamento...mancano i nostri (MIR, perdona la battuta) e quel mostro di super vulcano del Parco Nazionale di Yellowstone...che, sornione, aspetta il suo momento per intervenire.
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Ecuador, massima allerta per il vulcano Tungurahua
E’ stato di massima allerta in Ecuador per l’eruzione del vulcano Tungurahua: in mattinata l’attività si è notevolmente intensificata e le autorità hanno decretato l’allarme rosso in tutta la zona.
Hugo Yepez, direttore dell’Istituto nazionale di geofisica, ha detto che la misura riguarda le località situate in un raggio di otto chilometri dal vulcano, che si trova a 135 chilometri a sud della capitale Quito.
I centri più minacciati sono la cittadina turistica di Bason, che si trova proprio ai piedi del vulcano, Cusua, Juibe Chico e Bilbao. Il Tungurahua (Gola di fuoco), alto 5.029 metri, è in eruzione dal 1999 ed ha picchi di attività saltuari ma pericolosi. Nel 2006 a causa di una forte eruzione sei persone rimasero uccise.
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/ecuador-vulcano-allerta-tungurahua-eruzione-667002/
Hugo Yepez, direttore dell’Istituto nazionale di geofisica, ha detto che la misura riguarda le località situate in un raggio di otto chilometri dal vulcano, che si trova a 135 chilometri a sud della capitale Quito.
I centri più minacciati sono la cittadina turistica di Bason, che si trova proprio ai piedi del vulcano, Cusua, Juibe Chico e Bilbao. Il Tungurahua (Gola di fuoco), alto 5.029 metri, è in eruzione dal 1999 ed ha picchi di attività saltuari ma pericolosi. Nel 2006 a causa di una forte eruzione sei persone rimasero uccise.
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/ecuador-vulcano-allerta-tungurahua-eruzione-667002/
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Molto peggio del Vesuvio
Un supervulcano più grande e più mortale si nasconde dalla parte opposta di Napoli, nei Campi Flegrei
Tutto è iniziato con uno sciame di mille piccoli terremoti che hanno fatto ondeggiare la terra sotto ai marciapiedi di Napoli. Come scrive il quotidiano inglese Daily Mail, le ventole per l’aria condizionata sono crollate dai lati degli edifici e le piastrelle sono scivolate giù dalle pareti. All’interno del centro di controllo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, una serie di schermi indicano che i terremoti non sono stati generati dal Vesuvio. Queste scosse stanno provenendo da qualcosa di molto più grande, da uno dei più ampi e pericolosi vulcani del mondo. I Campi Flegrei, dove si trova il "supervulcano", si trovano a nord ovest del capoluogo campano. Il significato greco del nome vuol dire proprio "campi che bruciano": questo perché sin dall'antichità soggetti a fenomeni vulcanici. I Campi Flegrei in realtà si estendono fin sotto al mare, verso le isole di Capri e Ischia. Il problema è proprio questo: quando magma e acqua si uniscono, si hanno conseguenze disastrose molto più potenti di quelle che si hanno con una normale eruzione. In grado di distruzione centinaia di volte più devastante di quella che causò il Vesuvio durante l'eruzione che distrusse Pompei. Addirittura, una eruzione di questo supervulcano potrebbe distruggere l'intera Europa.
In soldoni, il supervulcano partenopeo avrebbe una potenza di duecento volte superiore a quella del vulcano islandese Eyjafjallajökull che tanti problemi procurò all'intera Europa l'anno scorso.
L'ultima eruzione del supervulcano risale a 39mila anni fa (una decisamente minore si ebbe anche nel 1538) quando si formò il territorio collinare su cui poggia oggi la città di Sorrento. Se una eruzione analoga dovesse accadere oggi, l'Italia meridionale cesserebbe di esistere, mentre le nuvole di ceneri provocate dall'eruzione coprirebbero i raggi solari e abbasserebbero di conseguenza la temperatura di vaste aree del pianeta. L'intera Europa ne subirebbe le
conseguenze: coperta dalle nuvole di cenere, per il nostro continente si aprirebbe un'era di inverno perpetuo. Un team composto di studiosi e ricercatori inglesi sta lavorando sul posto per capire quante siano le possibilità che questa eruzione mostruosa possa davvero accadere. Negli ultimi trent'anni si è assistito a un fenomeno di continua sollevazione del suolo del zona dovuto ai fenomeni del cosiddetto bradisismo provocati dal vulcano sotterraneo; dalla fine del 1984 è iniziata una fase discendente. È da notare come nel biennio 1982-84 siano stati rilevati circa 10.000 terremoti, qualche centinaio avvertiti anche dalla popolazione. Per il professor Chris Kilburn, dell'università di Londra, da circa vent'anni residente a Napoli, questo fenomeno potrebbe durare ancora una sessantina d'anni, nel corso dei quali si potrebbe approfittare per studiare in modo esaustivo le possibilità di una futura esplosione dir magmatica. Come? Perforando il terreno e procedendo con gli studi sotterranei. Ma non tutti sono d'accordo: perforare una tale zona magmatica potrebbe risvegliare il "mostro" prima del tempo.
Se la possibile eruzione del supervulcano campano desta paura, ne desterà ancora di più sapere che sparsi per il mondo ce ne sono di anche più vasti e quindi in grado di eruzioni ancor più devastanti. Ad esempio quello sito nel parco di Yellowstone, Wyoming, negli Stati Uniti. Si tratta di una lunga serie di supercaldere, formatesi sopra il magma proveniente dal mantello della crosta. La successione delle caldere nel tempo fa vedere il movimento della placca nordamericana al di sopra del pennacchio da quando 15 milioni di anni fa incominciò l'attività: all'epoca il pennacchio era sotto l'odierno Idaho. Sempre negli Stati Uniti c'è la Long Valley Caldera, tra la California e il Nevada. Questa caldera ha causato, 760.000 anni fa, la produzione dei Bishop Tuffs, che raggiungono i 200 metri di spessore. La maggior parte degli altri supervulcani sono invece ben inquadrabili nel classico meccanismo dei vulcani di arco magmatico, in cui i magmi sono uno degli effetti della dinamica di due zolle che si scontrano: per esempio, il vulcano Toba, in Indonesia. Si calcola che 75.000 anni fa abbia emesso quasi 3.000 chilometri cubici di materiale lavico.
Tutto è iniziato con uno sciame di mille piccoli terremoti che hanno fatto ondeggiare la terra sotto ai marciapiedi di Napoli. Come scrive il quotidiano inglese Daily Mail, le ventole per l’aria condizionata sono crollate dai lati degli edifici e le piastrelle sono scivolate giù dalle pareti. All’interno del centro di controllo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, una serie di schermi indicano che i terremoti non sono stati generati dal Vesuvio. Queste scosse stanno provenendo da qualcosa di molto più grande, da uno dei più ampi e pericolosi vulcani del mondo. I Campi Flegrei, dove si trova il "supervulcano", si trovano a nord ovest del capoluogo campano. Il significato greco del nome vuol dire proprio "campi che bruciano": questo perché sin dall'antichità soggetti a fenomeni vulcanici. I Campi Flegrei in realtà si estendono fin sotto al mare, verso le isole di Capri e Ischia. Il problema è proprio questo: quando magma e acqua si uniscono, si hanno conseguenze disastrose molto più potenti di quelle che si hanno con una normale eruzione. In grado di distruzione centinaia di volte più devastante di quella che causò il Vesuvio durante l'eruzione che distrusse Pompei. Addirittura, una eruzione di questo supervulcano potrebbe distruggere l'intera Europa.
In soldoni, il supervulcano partenopeo avrebbe una potenza di duecento volte superiore a quella del vulcano islandese Eyjafjallajökull che tanti problemi procurò all'intera Europa l'anno scorso.
L'ultima eruzione del supervulcano risale a 39mila anni fa (una decisamente minore si ebbe anche nel 1538) quando si formò il territorio collinare su cui poggia oggi la città di Sorrento. Se una eruzione analoga dovesse accadere oggi, l'Italia meridionale cesserebbe di esistere, mentre le nuvole di ceneri provocate dall'eruzione coprirebbero i raggi solari e abbasserebbero di conseguenza la temperatura di vaste aree del pianeta. L'intera Europa ne subirebbe le
conseguenze: coperta dalle nuvole di cenere, per il nostro continente si aprirebbe un'era di inverno perpetuo. Un team composto di studiosi e ricercatori inglesi sta lavorando sul posto per capire quante siano le possibilità che questa eruzione mostruosa possa davvero accadere. Negli ultimi trent'anni si è assistito a un fenomeno di continua sollevazione del suolo del zona dovuto ai fenomeni del cosiddetto bradisismo provocati dal vulcano sotterraneo; dalla fine del 1984 è iniziata una fase discendente. È da notare come nel biennio 1982-84 siano stati rilevati circa 10.000 terremoti, qualche centinaio avvertiti anche dalla popolazione. Per il professor Chris Kilburn, dell'università di Londra, da circa vent'anni residente a Napoli, questo fenomeno potrebbe durare ancora una sessantina d'anni, nel corso dei quali si potrebbe approfittare per studiare in modo esaustivo le possibilità di una futura esplosione dir magmatica. Come? Perforando il terreno e procedendo con gli studi sotterranei. Ma non tutti sono d'accordo: perforare una tale zona magmatica potrebbe risvegliare il "mostro" prima del tempo.
Se la possibile eruzione del supervulcano campano desta paura, ne desterà ancora di più sapere che sparsi per il mondo ce ne sono di anche più vasti e quindi in grado di eruzioni ancor più devastanti. Ad esempio quello sito nel parco di Yellowstone, Wyoming, negli Stati Uniti. Si tratta di una lunga serie di supercaldere, formatesi sopra il magma proveniente dal mantello della crosta. La successione delle caldere nel tempo fa vedere il movimento della placca nordamericana al di sopra del pennacchio da quando 15 milioni di anni fa incominciò l'attività: all'epoca il pennacchio era sotto l'odierno Idaho. Sempre negli Stati Uniti c'è la Long Valley Caldera, tra la California e il Nevada. Questa caldera ha causato, 760.000 anni fa, la produzione dei Bishop Tuffs, che raggiungono i 200 metri di spessore. La maggior parte degli altri supervulcani sono invece ben inquadrabili nel classico meccanismo dei vulcani di arco magmatico, in cui i magmi sono uno degli effetti della dinamica di due zolle che si scontrano: per esempio, il vulcano Toba, in Indonesia. Si calcola che 75.000 anni fa abbia emesso quasi 3.000 chilometri cubici di materiale lavico.
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Re: Il risveglio dei vulcani
che notizia!! abbiamo uno Yellowstone sotto casa! sempre pensato che i Campi Flegrei fossero una minaccia micidiale per l'Italia ma non sapevo che potrebbe esserlo per l'Europa !!
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