pranzetto alla Camera
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Re: pranzetto alla Camera
cristian ha scritto:io devo essere sincero,pensandoci bene e senza ragionare d'istinto sono arrivato alla conclusione che voglio capire meglio questa cosa della liberta' di stampa, non la capisco bene,non vedo tutta questa censura,alla fine bene o male le notizie o grazie al web(sopratutto) o in qualche tg e giornale (non appecoronati e sono pochi)le veniamo a sapere,non tutto? ovviamente,ma in quale altro paese al mondo vengono a sapere tutto?in quale altro paese la maggior parte dei tg dice quello che si dovrebbe dire per informare i cittadini??pochi ,molto pochi,quindi mi chiedo ; in base a cosa la fanno questa classifica??? in certi paesi uccidono,in italia a memoria (recente)non mi viene in mente un uccisione di questo genere,che mi dite? voglio capire cosa si intende davvero per liberta di stampa.
il web stanno cercando di strangolarlo, per i media, giornali, tv etc, nessuno (quasi) viene ucciso ma stritolato dai media "appecoronati" cioè la maggioranza dell'informazione seguita dall'audience "apatica", come diceva Steven Greer nel post "intervista a steven greer, perchè gli extraterrestri non intervengono? a pag. 21. credo che in nessun Paese vengano a sapere "tutto" perciò non so. bisognerebbe sapere con quali parametri vengono fatte queste statistiche.
lista giornalisti italiani uccisi:
Il minimo che possiamo è fare è ricordarli. Dalla Resistenza ad oggi sono 28 i caduti nell’adempimento del loro dovere di informare :
Piero Gobetti, muore il 16 febbraio 1926, a Parigi, dopo essere stato percosso dai fascisti. Quando muore ha 25 anni. La stessa cosa che accade a Giovanni Amendola, bastonato nel luglio 1925 e che morirà a Cannes il 7 aprile 1926. Poi Carlo Merli ed Enzio Malatesta, entrambi aderenti al Movimento Comunista d’Italia-Bandiera Rossa, furono arrestati l’11 dicembre 1943 e fucilati per ordine del Tribunale speciale tedesco.
La mafia ha assassinato in Sicilia Cosimo Cristina (5 maggio 1960, 24 anni) ; Mauro De Mauro (16 settembre 1970, 49 anni) ;Giovanni Spampinato (27 ottobre 1972, 26 anni) ; Giuseppe Impastato (10 maggio 1978, 30 anni), dilaniato da un’esplosione, che dai microfoni di Radio Out aveva denunciato gli affari mafiosi di Cinisi ; Mario Francese (27 gennaio 1979, 54 anni) ; Giuseppe Fava (5 gennaio 1984, 59 anni), fondatore de I siciliani, ucciso per le sue inchieste sugli appalti edilizi e i collegamenti tra mafia e missili di Comiso ; Mauro Rostagno (26 settembre 1988, 45 anni), redattore di una tv privata ; Giuseppe Alfano del quotidiano La Sicilia (8 gennaio 1993, 48 anni).
La camorra ha assassinato, il 23 settembre 1985, per le sue inchieste sulle alleanze criminali a Torre Annunziata Giancarlo Siani, 26 anni, de Il Mattino, mentre ancora misteriose sono le cause dell’assassinio di Carmine (Mino) Pecorelli, direttore del settimanale OP il 20 marzo 1979 (per questo delitto è stato assolto il senatore a vita Giulio Andreotti accusato di essere il mandante).
Ed ancora : l’ex vicedirettore de La Stampa Carlo Casalegno (16 novembre 1977, 61 anni) e l’inviato speciale del Corriere della Sera Walter Tobagi (28 maggio 1980, 33 anni), presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti, entrambi assassinati dalle Br.
In Mozambico, nel 1987, è stato assassinato il triestino Almerigo Grilz dell’agenzia di stampa Albatros. L’1 giugno 1993 fu ucciso in Bosnia il freelance Guido Puletti, 40 anni mentre il 20 marzo 1994 furono uccisi insieme, in Somalia, Ilaria Alpi, 33 anni, del TG3 e il telecineoperatore triestino Miran Hrovatin, 46 anni. Un anno dopo, il 9 febbraio del 1995, sempre in Somalia, fu assassinato, in un agguato, il telecineoperatore Rai Marcello Palmisano. Poi toccò ad altri tre triestini, il giornalista Marco Luchetta e gli operatori Alessandro Ota e Dario D’Angelo, assassinati a Mostar in Bosnia. Quindi Antonio Russo (15 ottobre 2000, 40 anni) inviato di Radio Radicale, sulla strada di Tblisi in Georgia. Russo fu l’ultimo giornalista a documentare la pulizia etnica a Pristina (Kosovo). E da ultimi, il medico-reporter Raffaele Ciriello in Palestina, ucciso dai soldati israeliani il 13 marzo 2002, Maria Grazia Cutuli (19 novembre 2001, 39 anni) del Corriere della Sera in Afghanistan ed Enzo Baldoni (26 agosto 2004, 50 anni) freelance ucciso in Iraq.
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Re: pranzetto alla Camera
Alla fine tutti i rapimenti dei giornalisti si intrecciano tra di loro... Sapevano troppe cose, gli hanno rapiti, e poi con un pretesto... byyyyy byyyyyy!
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Re: pranzetto alla Camera
Della serie ...mio nonno e campato fino 100anni perché si faceva cxxxi suoi...
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Re: pranzetto alla Camera
A furia di farci i CxxxI nostri siamo arrivati nelle condizioni in cui viviamo oggi. Cani (rispetto totale per la specie dei cani) al guinzaglio di alcune famiglie che decidono tutto su di noi, che anche se ci trattano male continuiamo a rimanerli fedeli.
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sarà così... PERCHE' QUESTO E' IL MIO VOLERE!
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Re: pranzetto alla Camera
Arconte Segugio ha scritto:A furia di farci i CxxxI nostri siamo arrivati nelle condizioni in cui viviamo oggi. Cani (rispetto totale per la specie dei cani) al guinzaglio di alcune famiglie che decidono tutto su di noi, che anche se ci trattano male continuiamo a rimanerli fedeli.
la Terra è un gigantesco ovile
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Re: pranzetto alla Camera
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Italia in crisi: la magia di un bando permetterà l'acquisto di nuove auto blu
Pubblicato dal Ministero dell'Interno il via libera all'acquisto di nuovi veicoli: 10 milioni di euro pronti per le pubbliche amministrazioni. Con dei limiti: la cilindrata (1600 cc) e zero optional. A meno che non paghino loro il surplus. Può essere una buona notizia per le forze dell'ordine, ma c'è anche l'opzione di autovetture "blu ministeriale"
Le auto blu, uscite dalla porta, rischiano di rientrare dalla finestra. Il governo con un decreto ha deciso la stretta sui veicoli in uso alle pubbliche amministrazioni stabilendo tetti nella spesa, nuove regole per l’uso e per l’acquisto. Ma dieci giorni dopo il ministero dell’Economia lancia un bando per acquistarne 400 nuove di zecca, personalizzabili con vari colori compreso un bel "blu ministeriale". Il tutto per la modica cifra di 10 milioni di euro. L’incoerenza della politica, a quanto pare, non risparmia il governo dei tecnici.
Era il 13 dicembre 2011 quando il consiglio dei ministri dichiarava guerra al fenomeno, tutto italiano, delle auto di rappresentanza e di servizio in uso presso le amministrazioni pubbliche, centrali e periferiche. Nel mirino non solo le auto blu ma tutto il parco dei mezzi in dotazione presso enti, comuni, province e regioni che secondo un censimento ancora in corso sarebbero oltre 70mila. Un segnale importante per gli italiani in un momento in tempi di nuovi sacrifici, aumenti delle tariffe e liberalizzazioni. "Stop all’auto blu come status symbol" è il messaggio che passa sui giornali. Ma ecco che il 24 gennaio, sul sito del Ministero dell’economia e sul portale Aquistinretepa.it, compare un bando nel quale si annuncia proprio il contrario, cioè la disponibilità a comprare altre 400 vetture per le amministrazioni che ne faranno richiesta. La base d’asta per le imprese fornitrici è di 9.571.000 euro e il termine per le loro offerte è fissato l’8 marzo. Le cilindrate oggetto della gara sono tutte inferiori a 1600 cc con standard minimi di equipaggiamento (climatizzatore, abs, controllo di trazione e stabilità elettronici e ovviamente airbag) e accessori facoltativi ed "extracapitolato" come sensori di parcheggio e pressione pneumatici, sistema start&stop.
Gli acquisti saranno effettuati tramite il sistema centralizzato di gestione Consip in base alle diverse esigenze che perverranno dalle amministrazioni senza limitazioni. Potranno aderire amministrazioni pubbliche senza distinzioni, centrali e periferiche, enti locali e territoriali, corpi di polizia, vigili del fuoco, Asl e così via. Potrebbe essere una buona notizia per le forze dell’ordine che da anni lamentano un parco veicoli ormai obsoleto e insufficiente. Ma da una vocina del capitolato si riaffaccia il rischio che, alla fine, anche chi vorrà far man bassa di auto blu avrà la strada spianata. A leggere la documentazione allegata, le note tecniche e tutto il nutrito materiale del bando si precisa infatti che sono compresi colori base, come il grigio, e "colori di istituto". Così tra il verde "vem" per le vetture militari e il rosso "ral" per i vigili del fuoco ecco che spunta anche un bel "blu ministeriale". Il bando precisa poi che gli interni sono standard. Non tutti però, perché l’amministrazione potrà fare richiesta al fornitore di allestimenti diversi e aggiungere a sue spese "interni di pregio", con relativi costi a proprio carico. Insomma, la versione base è compresa, se vuoi quella elegante a scopo di rappresentanza devi metterci del tuo. Che poi è sempre il nostro, perché che a pagare sia l’amministrazione centrale o quella periferica, sempre di soldi pubblici si tratta.
La notizia stupisce per varie ragioni. A partire dal fatto che solo dieci giorni fa il governo ha approvato con apposito decreto il taglio alle auto di servizio. L’annuncio è stato riportato con enfasi e titoli a sei colonne: "Adesso tocca alle auto blu. Parola di governo". In realtà la stura alle auto di Stato non riguarda solo quelle blu che sono la pietra dello scandalo antico, ma tutte quelle in servizio alle amministrazioni e a carico del pubblico che dal punto di vista economico incidono in modo molto maggiore. Così il decreto del 13 gennaio si abbatte su amministrazioni centrali dello Stato ma anche su comuni, province e regioni ed enti. Nessuno si salverebbe. Il testo, messo a punto dal ministro Patroni Griffi, si propone dunque di sfrondare l’intero parco mezzi ma cerca anche di dare una regolata al loro uso, limitando quello di rappresentanza a poche categorie ben individuate. "L’auto sarà concessa al ministro ma non al direttore generale, al sindaco ma non agli assessori o al segretario comunale", spiegava lo stesso ministro Griffi. Che prometteva anche maglie più strette per i controlli e per la verifica degli acquisti eliminando la possibilità per le amministrazioni di comunicare entro trenta giorni l’acquisto effettuato al Dipartimento della funzione pubblica. D’ora in poi, dice il decreto, la segnalazione deve essere immediata.
Ma a frenare gli entusiasmi è un dettaglio non da poco. Il taglio, infatti, non scatta subito come molti vorrebbero. E il motivo è che – nonostante gli sforzi compiuti – ancora oggi non si sa neppure quante siano le auto blu in Italia. Il ministero ha infatti avviato un censimento già lo scorso anno tramite il Formez ma i dati finora pervenuti sono solo parziali: al censimento hanno risposto 5.600 amministrazioni per un conteggio di 50mila auto e all’appello mancano ancora 2.500 amministrazioni, il 30% del totale. Così, da una parte e si ipotizza un parco superiore ai 70mila veicoli e dall’altro si rimanda la stretta a quando si avranno dati completi, utili anche per capire cosa fare delle vetture in eccesso (per le quali il governo ipotizza una vendita all’asta). Il punto è che nell’interludio tra nuove e vecchie regole, non è scattato l’auspicato stop agli acquisti. Anzi, mentre il governo prendeva provvedimenti per riportare la spesa delle quattro ruote sotto controllo già si preparava il bando procedere a nuovi acquisti.
La notizia causerà qualche malumore anche perché il decreto del governo è stato accompagnato da un corredo di dati e di episodi non proprio "illuminanti" sulla diffusione e sull’uso dell’auto blu. Si è scoperto ad esempio che le vetture in uso esclusivo sono 1.737, 1.692 e 44.356 quelle di servizio. Nell’Italia che fa i conti con il rischio default la media di vetture di rappresentanza è di 2,6 ogni centomila abitanti, molto superiore a quella di paesi europei dall’economia meno disastrata. Solo la Lombardia, capofila tra le regioni, ha 200 vetture con uso esclusivo, 230 non esclusivo e 7.100 di servizio. Non si capisce come facciano ad andare avanti le amministrazioni di Liguria, Molise, Basilicata, Calabria e Trentino che, tutte insieme, non arrivano a tanto. E al censimento mancano ancora le dotazioni ministeriali, cosa non di poco conto se si pensa che solo il Ministero della Difesa ne conta 700 (oltre alle 9 Maserati blindate fonte di tante polemiche). La pubblicazione dei primi dati è stata poi accompagnata da un poco edificante corredo di aneddoti e cronache circa l’uso disinvolto che si fa di questo patrimonio pubblico su gomma: il Messaggero Veneto, ad esempio, ha pizzicato il presidente del consiglio regionale a scorrazzare in lungo e in largo per il Friuli tra partite di calcio e impegni private. L’ultima la racconta l’Espresso e riguarda l’assessore siciliano Gaetano Armao che cede l’Audi 6 regionale alla fidanzata. L’autista, pagato dai contribuenti, va a prenderla sotto casa e attende la fine dello shopping, poi la riaccompagna alla sua abitazione. Dettaglio: lei si chiama Lara Bartolozzi, è un magistrato della sezione fallimentare del Tribunale di Palermo e come tale è sicuramente edotta di cosa significa l’espressione abuso del bene pubblico.
Autore: Thomas Mackinson / Fonte: ilfattoquotidiano.it
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Fitch taglia il rating all’Italia da A+ ad A- e declassa Belgio e Spagna
ROMA, 27 GEN – Fitch ha tagliato il rating dell’Italia di due notch portandolo da ‘A+’ ad ‘A-’ con outlook negativo. Gli analisti se lo aspettavano, ma l’ennesima batosta al nostro Paese arrivata a chiusura dei mercati di venerdì, riaccende i fari sulla nostra situazione anche se con meno allarme di quanto previsto.
Fitch, rispetto a Standard&Poor’s e Moody’s, è l’agenzia che finora ha giudicato meglio l’Italia. Solo grazie ”al forte impegno del governo italiano sui conti pubblici e sulle riforme ha evitato un taglio piu’ severo del rating”, ha fatto sapere Fitch. L’outlook negativo indica ”possibilita’ di poco superiori al 50% di un ulteriore declassamento nei prossimi due anni”.
Fitch mette in evidenza che la decisione di declassare l’Italia riflette la situazione di un ”livello elevato del debito pubblico e un basso tasso di crescita che hanno reso il Paese particolarmente vulnerabile”. A preoccupare è l’aumento dei costi di finanziamento ”con l’ampliamento del divario tra tassi di interesse e crescita economica che comporta implicazioni negative sulla dinamica del debito pubblico”.
L’agenzia rileva anche che ”l’intensificarsi della crisi dell’eurozona e le difficoltà di finanziamento incontrate dal governo dell’Italia e dal sistema bancario, per quanto attenuate dai finanziamenti di emergenza a 3 anni della Bce, hanno messo sotto i riflettori il persistere di rischi dovuti all’assenza di un piano europeo pienamente credibile e capace di garantire sostegno finanziario a Paesi solventi ma potenzialmente illiquidi”. Fitch prevede per l’economia italiana una contrazione dell’1,7% nel 2012 e una crescita di appena lo 0,3% nel 2013 e sottolinea come riforme fiscali più incisive possano rafforzare la fiducia nella sostenibilità del surplus primario nel lungo periodo.
Insieme a noi anche il Belgio di un gradino e la Spagna, la Slovenia e Cipro. Per tutti questi Paesi l’outlook è megativo.
C’è una “significativa possibilità” che l’agenzia di rating Fitch tagli il rating italiano, aveva detto il 10 gennaio l’analista dell’agenzia David Riley secondo la Bloomberg. Secondo Riley, responsabile dei rating sovrani dell’agenzia statunitense, “per rimuovere il premio di rendimento (dei titoli di Stato) dovuto alla crisi, ndr) ci vorrebbe una credibile rete di protezione”.
Il 13 gennaio 2012 S&P ci aveva fatto retrocedere ufficialmente per la prima volta nella storia in ‘serie B’. Nessuna agenzia di rating aveva infatti mai tolto la ‘A’ al debito sovrano italiano, che per Standard and Poor’s a metà gennaio valeva ‘BBB+’, tre gradini dalla categoria speculativa ‘junk’, che per l’agenzia inizia a BB+.
A ottobre 2011 Moody’s aveva declassato l’Italia. Dopo Standard&Poor’s, un’altra agenzia aveva così dato un voto negativo al nostro debito pubblico e alle prospettive di crescita. Da AA2 il nostro Paese era passato ad A2.
La prima era stata proprio S&P che a settembre 2011 a sorpresa, ma non troppo, ci aveva bocciato. “Prospettive di crescita economica scarse e una coalizione di governo altrettanto fragile”: erano queste le motivazioni con cui una delle tre maggiori agenzie di rating aveva abbassato il suo giudizio sull’affidabilità dell’Italia: da A+ ad A.
27 gennaio 2012 | 19:11
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Grazie al professor Mario Monti i caccia italiani potranno bombardare in Afghanistan
AFGHANISTAN, IL GOVERNO MONTI DÀ IL VIA LIBERA AI BOMBARDAMENTI: I NOSTRI 4 CACCIA SARANNO DOTATI ANCHE DI BOMBE. NON GLI BASTAVA SPARARE ORA POTRANNO ANCHE BOMBARDARE.. E DIRE CHE TEMPO FA SI PARLAVA DI RITIRO DALL'AFGHANISTAN MENTRE OGGI RAFFORZIAMO IL NOSTRO RUOLO IN QUESTA GUERRA INUTILE AD UN TERRORISMO FIGLIO DI QUELLI CHE LO STANNOCOMBATTENDO..L'INGANNO GLOBALE PROSEGUE!
Caro Monti ti scrivo..mi verrebbe da dire..Ma visto che siamo in condizioni del tutto lontane da ogni logica democratica mi risparmio anche quest'incipit così amichevole. E allora da cittadino mi incavolo e mi ritorno alla mente la mia costituzione dove c'è scritto a caratteri cubitali che l'Italia ripudia la guerra! E allora va bene difendersi, ma attaccare proprio no. Ma amici miei la costituzione è carta straccia e questa non è una democrazia da tempo. E con Monti abbiamo un uomo della massoneria al potere..Figuriamoci che cosa gliene può fregare della costituzione o di quei poveri civili afghani che una guerra inutile si è portato via..Non ci bastava sparare ora vogliamo anche bombardarli i poveri afghani.
Ora dotiamo anche i nostri caccia di bombe costosissime alla faccia del nostro spirito pacifista e alla faccia della crisi..Fortunatamente non sono l'unico ad essere sdegnato da questa tremenda notizia. Leggendo un messaggio in un gruppo Facebook mi sono imbattuto con piacere nello status di Ferrero(Prc). Dico con piacere sia per le sue parole ma soprattutto per i commenti degli utenti:
Il governo ha deciso che gli aerei in Afghanistan potranno non solo sparare ma anche bombardare, dando il via libera nello specifico all'impiego delle bombe per i quattro cacciabombardieri italiani Amx Acol schierati ad Herat: è una vergogna! È intollerabile che il nostro governo decida, unico al mondo, di rafforzare il proprio ruolo di guerra, invece di perseguire l'obiettivo di andarsene il prima possibile da quel conflitto infinito». Lo afferma Paolo Ferrero, segretario nazionale di Prc-Fds che parla di un «altro pessimo elemento di continuità con il governo Berlusconi». «Anzi, l'esecutivo Monti - conclude Ferrero - riesce là dove La Russa aveva fallito, connotando in maniera ancora più pesante la nostra insensata presenza nella guerra in Afghanistan»
Fonte: free-italy.info
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Re: pranzetto alla Camera
quest'uomo è agghiacciante e forse neanche umano, sicuramente ibrido. pensateci!!
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Re: pranzetto alla Camera
Alaudae ha scritto:
quest'uomo è agghiacciante e forse neanche umano, sicuramente ibrido. pensateci!!
mi veniva in mente una cosa,corregetemi se sbaglio,se tutti questi soldi spesi per armi,aerei militari etc fossero spesi perche' loro sanno qualcosa piu di noi? tipo guerre imminenti per cui e' neccessario difendersi?? o cose di questo genere?? sempre tenendo conto che fanno tutto loro,creano guerre evitabili,ci riempiono di balle sulla pace etc e poi ci si inculcano senza pensarci.
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Re: pranzetto alla Camera
cristian ha scritto:Alaudae ha scritto:
quest'uomo è agghiacciante e forse neanche umano, sicuramente ibrido. pensateci!!
mi veniva in mente una cosa,corregetemi se sbaglio,se tutti questi soldi spesi per armi,aerei militari etc fossero spesi perche' loro sanno qualcosa piu di noi? tipo guerre imminenti per cui e' neccessario difendersi?? o cose di questo genere?? sempre tenendo conto che fanno tutto loro,creano guerre evitabili,ci riempiono di balle sulla pace etc e poi ci si inculcano senza pensarci.
per quanto mi riguarda...sicuramente!! bella razza di bastardi assassini
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E' Monti a provocare il populismo!
Lettera aperta al Presidente Monti
Egr. Presidente Monti,
in questi giorni Lei ha denunciato l'esistenza del "seme di un populismo antieuropeo in Italia come in altri Paesi". Lei ha ragione! Tuttavia, bisogna intendersi in merito a chi e cosa si celi dietro questo sentimento antieuropeo e perché sia progressivamente crescente e addirittura maggioritario in sempre più vasti strati della popolazione europea. Ed a corollario di ciò, Lei dovrebbe chiedersi se le sue politiche economiche fomentino o meno questo sentimento antieuropeo.
E' da almeno il 1992, quando siamo entrati sotto le condizioni del patto di stabilità del Trattato di Maastricht, che ci viene richiesto di fare sacrifici. A noi, ed a tutti gli Europei. Questi sacrifici sono alla base di alcune ricette di economisti, professori, tecnici (oggi al Governo!) che, in Italia come nel resto d'Europa, avrebbero dovuto portare a risanare i conti pubblici, dare prosperità e benessere. Niente di tutto ciò è stato raggiunto! L’esperienza dimostra che nei venti anni dalla sottoscrizione del Trattato, il rapporto debito/pil è peggiorato quasi ovunque.
Il peggioramento è stato del 76.9% per la Grecia, 49.9% per la Francia, 41.7% per la Germania, 37.2% per il Portogallo, 36.3% per la Finlandia, 31.5% per l’Irlanda, 24.5% per la Spagna, 17.7% per l’Austria, di una minima misura per il Lussemburgo. In Italia il deterioramento è stato del 19.5%.
Circa il tenore di vita reale della gente, la loro capacità d'acquisto, diritti e tutele del lavoro, sono crollati ovunque.
Queste ricette, d'altra parte, sono sostanzialmente le medesime applicate negli ultimi quarant'anni dal Fondo monetario internazionale in Africa, America Latina, Sud-est asiatico, e là come qua si stanno dimostrando fallimentari!
Ai sacrifici segue sempre più povertà... ma non per tutti! La classe media è stata spazzata via trasformandosi in classe povera. Dai sacrifici della classe media e della classe povera è derivato soltanto l'ulteriore arricchimento della classe ricca, anzi di una vera e propria oligarchia di banchieri e finanzieri!
Nel mentre di questi sacrifici – più dannosi che inutili! – è scoppiata la crisi finanziaria del 2007. Una serie di bolle speculative legate l'una all'altra, hanno trovato il loro detonatore nella crisi dei mutui subprime.
Una crisi che – oggi è chiaro a tutti – è dovuta all'ingordigia di un sistema bancario globalizzato, che come aveva già fatto agli inizi del secolo scorso, ha tratto irresponsabili vantaggi dalla costante eliminazione delle regole (abbattimento degli accordi di Bretton Woods, liberalizzazione dei derivati finanziari, eliminazione dello standard Glass-Steagall). Di questa crisi, a pagarne direttamente il conto, sono stati i cittadini dei vari Stati. Dunque, dopo i sacrifici impostici inutilmente per anni, ci è stato poi richiesto di pagare anche per l'ingordigia delle banche!
L'Italia per fortuna non ha dovuto salvare direttamente le sue banche, le quali, giunte per ultime a giocare alla bisca finanziaria, non si sono esposte come le altre. Ma la decisione presa dagli organismi di cui l'Italia fa parte (G20, G8 e UE) di salvare le banche internazionali fallite ed in difficoltà, gravando sui debiti pubblici degli Stati, ha permesso a questi stessi finanzieri di mettere oggi gli Stati con le spalle al muro. Diversamente, avremmo dovuto procedere con riorganizzazioni fallimentari controllate e salvare le economie nazionali! Le finanze italiane, infatti, al sicuro quando il debito era domestico, sono improvvisamente diventate più esposte delle altre, ma non per colpa degli Italiani, bensì dei responsabili della crisi mondiale!
Non contenti, mentre stiamo pagando questi conti che sembrano non avere fine, oggi ci viene detto che conseguentemente il debito pubblico è ancora più alto e dunque dobbiamo fare altri sacrifici per tagliarlo (!). In parallelo a tutto questo, vengono aperti nuovi mercati, con l'eliminazione di ulteriori regole di mercato... le famose liberalizzazioni del suo recente decreto "Cresci Italia".
Come certificato dalla Cgia di Mestre per l'Italia, tutte le realtà liberalizzate hanno subito degli aumenti di prezzo fino a quattro volte superiori l'inflazione (ma invero ciò si è registrato in ogni parte del mondo). Tuttavia, noi aggiungiamo che hanno consentito anche un altro nefasto risultato, ossia il controllo di questi settori, proprio grazie all'eliminazione delle regole, da parte delle banche. D'altra parte, già Friedrich List denunciava l'impero britannico di invocare un radicale liberoscambismo (così si chiamava a quel tempo) per controllare i mercati e poi richiuderli, una volta arrivato in vetta, grazie al "calcio alla scala". Le banche oggi, in Italia, controllano non solo le assicurazioni, ma anche il comparto delle infrastrutture pubbliche come aeroporti e stazioni, le compagnie aeree, le ferrovie, i trasporti, la distribuzione commerciale. Il Paese, grazie alle liberalizzazioni, oltre ad aver visto un aumento generalizzato dei prezzi, è finito di fatto sotto il controllo del sistema bancario nazionale ed internazionale.
Oggi, vorrebbe succhiare di più nei settori delle farmacie, della distribuzione commerciale e dei giornali, ed anche dei taxi! Tra un po' ci verrà detto che la sanità e la scuola pubblica non sono sostenibili ed allora attraverso società private controllerà anche questi settori!
Il grande Presidente americano Franklin Roosevelt che salvò il mondo dal nazismo e ridette prosperità agli Americani dopo la crisi del '29, non affamò la propria gente. Egli mise con le spalle al muro un sistema bancario in overdose di debiti e titoli spazzatura (irripagabili come oggi!), lo riorganizzò e lanciò un grande piano di investimenti pubblici nelle infrastrutture e nell'industria, riappropriandosi del controllo del credito pubblico. Noi oggi avremmo bisogno di questo, non di affamare gli Italiani e gli Europei ed esporre i settori produttivi ad un'espropriazione da parte degli squali della finanza, attraverso le decantate liberalizzazioni.
Proprio come fecero gli Americani grazie a Franklin Roosevelt, dopo le ricette fallimentari dei suoi predecessori "salva-banche" ed "ammazza-popolo", se avremo il coraggio di cambiare ci aspetterà un nuovo Rinascimento italiano ed europeo. Diversamente, sarà il suo Governo, come quello degli altri Paesi europei a fomentare questo sentimento antieuropeo.
Claudio Giudici
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Egr. Presidente Monti,
in questi giorni Lei ha denunciato l'esistenza del "seme di un populismo antieuropeo in Italia come in altri Paesi". Lei ha ragione! Tuttavia, bisogna intendersi in merito a chi e cosa si celi dietro questo sentimento antieuropeo e perché sia progressivamente crescente e addirittura maggioritario in sempre più vasti strati della popolazione europea. Ed a corollario di ciò, Lei dovrebbe chiedersi se le sue politiche economiche fomentino o meno questo sentimento antieuropeo.
E' da almeno il 1992, quando siamo entrati sotto le condizioni del patto di stabilità del Trattato di Maastricht, che ci viene richiesto di fare sacrifici. A noi, ed a tutti gli Europei. Questi sacrifici sono alla base di alcune ricette di economisti, professori, tecnici (oggi al Governo!) che, in Italia come nel resto d'Europa, avrebbero dovuto portare a risanare i conti pubblici, dare prosperità e benessere. Niente di tutto ciò è stato raggiunto! L’esperienza dimostra che nei venti anni dalla sottoscrizione del Trattato, il rapporto debito/pil è peggiorato quasi ovunque.
Il peggioramento è stato del 76.9% per la Grecia, 49.9% per la Francia, 41.7% per la Germania, 37.2% per il Portogallo, 36.3% per la Finlandia, 31.5% per l’Irlanda, 24.5% per la Spagna, 17.7% per l’Austria, di una minima misura per il Lussemburgo. In Italia il deterioramento è stato del 19.5%.
Circa il tenore di vita reale della gente, la loro capacità d'acquisto, diritti e tutele del lavoro, sono crollati ovunque.
Queste ricette, d'altra parte, sono sostanzialmente le medesime applicate negli ultimi quarant'anni dal Fondo monetario internazionale in Africa, America Latina, Sud-est asiatico, e là come qua si stanno dimostrando fallimentari!
Ai sacrifici segue sempre più povertà... ma non per tutti! La classe media è stata spazzata via trasformandosi in classe povera. Dai sacrifici della classe media e della classe povera è derivato soltanto l'ulteriore arricchimento della classe ricca, anzi di una vera e propria oligarchia di banchieri e finanzieri!
Nel mentre di questi sacrifici – più dannosi che inutili! – è scoppiata la crisi finanziaria del 2007. Una serie di bolle speculative legate l'una all'altra, hanno trovato il loro detonatore nella crisi dei mutui subprime.
Una crisi che – oggi è chiaro a tutti – è dovuta all'ingordigia di un sistema bancario globalizzato, che come aveva già fatto agli inizi del secolo scorso, ha tratto irresponsabili vantaggi dalla costante eliminazione delle regole (abbattimento degli accordi di Bretton Woods, liberalizzazione dei derivati finanziari, eliminazione dello standard Glass-Steagall). Di questa crisi, a pagarne direttamente il conto, sono stati i cittadini dei vari Stati. Dunque, dopo i sacrifici impostici inutilmente per anni, ci è stato poi richiesto di pagare anche per l'ingordigia delle banche!
L'Italia per fortuna non ha dovuto salvare direttamente le sue banche, le quali, giunte per ultime a giocare alla bisca finanziaria, non si sono esposte come le altre. Ma la decisione presa dagli organismi di cui l'Italia fa parte (G20, G8 e UE) di salvare le banche internazionali fallite ed in difficoltà, gravando sui debiti pubblici degli Stati, ha permesso a questi stessi finanzieri di mettere oggi gli Stati con le spalle al muro. Diversamente, avremmo dovuto procedere con riorganizzazioni fallimentari controllate e salvare le economie nazionali! Le finanze italiane, infatti, al sicuro quando il debito era domestico, sono improvvisamente diventate più esposte delle altre, ma non per colpa degli Italiani, bensì dei responsabili della crisi mondiale!
Non contenti, mentre stiamo pagando questi conti che sembrano non avere fine, oggi ci viene detto che conseguentemente il debito pubblico è ancora più alto e dunque dobbiamo fare altri sacrifici per tagliarlo (!). In parallelo a tutto questo, vengono aperti nuovi mercati, con l'eliminazione di ulteriori regole di mercato... le famose liberalizzazioni del suo recente decreto "Cresci Italia".
Come certificato dalla Cgia di Mestre per l'Italia, tutte le realtà liberalizzate hanno subito degli aumenti di prezzo fino a quattro volte superiori l'inflazione (ma invero ciò si è registrato in ogni parte del mondo). Tuttavia, noi aggiungiamo che hanno consentito anche un altro nefasto risultato, ossia il controllo di questi settori, proprio grazie all'eliminazione delle regole, da parte delle banche. D'altra parte, già Friedrich List denunciava l'impero britannico di invocare un radicale liberoscambismo (così si chiamava a quel tempo) per controllare i mercati e poi richiuderli, una volta arrivato in vetta, grazie al "calcio alla scala". Le banche oggi, in Italia, controllano non solo le assicurazioni, ma anche il comparto delle infrastrutture pubbliche come aeroporti e stazioni, le compagnie aeree, le ferrovie, i trasporti, la distribuzione commerciale. Il Paese, grazie alle liberalizzazioni, oltre ad aver visto un aumento generalizzato dei prezzi, è finito di fatto sotto il controllo del sistema bancario nazionale ed internazionale.
Oggi, vorrebbe succhiare di più nei settori delle farmacie, della distribuzione commerciale e dei giornali, ed anche dei taxi! Tra un po' ci verrà detto che la sanità e la scuola pubblica non sono sostenibili ed allora attraverso società private controllerà anche questi settori!
Il grande Presidente americano Franklin Roosevelt che salvò il mondo dal nazismo e ridette prosperità agli Americani dopo la crisi del '29, non affamò la propria gente. Egli mise con le spalle al muro un sistema bancario in overdose di debiti e titoli spazzatura (irripagabili come oggi!), lo riorganizzò e lanciò un grande piano di investimenti pubblici nelle infrastrutture e nell'industria, riappropriandosi del controllo del credito pubblico. Noi oggi avremmo bisogno di questo, non di affamare gli Italiani e gli Europei ed esporre i settori produttivi ad un'espropriazione da parte degli squali della finanza, attraverso le decantate liberalizzazioni.
Proprio come fecero gli Americani grazie a Franklin Roosevelt, dopo le ricette fallimentari dei suoi predecessori "salva-banche" ed "ammazza-popolo", se avremo il coraggio di cambiare ci aspetterà un nuovo Rinascimento italiano ed europeo. Diversamente, sarà il suo Governo, come quello degli altri Paesi europei a fomentare questo sentimento antieuropeo.
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Arriva il redditometro. L'obiettivo è recuperare 120 miliardi di evasione fiscale continua su: http://www.fanpage.it/arriva-il-redditometro-l-obiettivo-e-recuperare-120-miliardi-di-evasione-fiscale
Efficace, semplice da utilizzare e attivo da giugno. E' il nuovo strumento che l'Agenzia delle Entrate per il Governo Monti utilizzerà per stanare gli evasori del Fisco e cercare di favorire chi le regole le rispetta.
L'Italia, si sa, ha un problema “sempreverde” che è quello dell'evasione fiscale. E non è un caso se l'esecutivo guidato da Mario Monti ha deciso di fare del contrasto ai frodatori uno dei capisaldi dell'azione di governo. I primi provvedimenti hanno portato al recupero di «15 miliardi e mezzo», secondo Attilio Befera. Ma non basta. Secondo, il direttore dell'Agenzia delle Entrate: «Abbiamo 120 miliardi di evasione e a fronte di questa emergenza bisogna prendere provvedimenti di emergenza». Befera lo ha detto a margine della conferenza stampa sulla mediazione tributaria, nella quale ha fatto intendere di non voler polemizzare col Garante della privacy, Francesco Pizzetti, che aveva denunciato uno scarso tensione per il rispetto dei dati personali nella lotta all'evasione.
Lo strumento del Fisco per stanare gli evasori è il redditometro. Efficace e di facile utilizzo, afferma Befera. Ma come funziona? Il redditometro serve innanzitutto a misurare la capacità contributiva dei cittadini. Il funzionamento è semplice: basta incrociare il reddito del contribuente col suo tenore di vita, valutando parametri come televisori, automobili e cellulari posseduti, ma anche l'iscrizioni dei figli all'università. Se qualcosa non quadra, scattano controlli più severi. Corriere.it, scrive che dai primi accertamenti del Fisco è già risultato un gap tra tenore di vita presunto e reddito dichiarato del 20%. Per questo motivo si è deciso che il campanello d'allarme scatterà proprio da questa percentuale.
Nello specifico, il modello includerà 11 diverse categorie di nucleo familiare e un tutta una serie di “prodotti“ suddivisi in sette sezioni: casa, mezzi di trasporto, contributi previdenziali e assicurazioni, istruzione, attività sportive e ricreative e cura della persona, investimenti immobiliari e mobiliari netti (fabbricati e terreni, ma anche barche e auto di grossa cilindrata), altre spese significative come gioielli e oggetti d'antiquariato.
Il Governo si riserva comunque ancora un po' di tempo per apportare le dovute modifiche al redditometro. «Ci stiamo lavorando. Entro giugno sarà pronto» assicura Befera. Dunque, per il momento lo Stato potrà continuare a fare la voce grossa, come già accaduto negli ultimi 3/4 mesi, coi blitz a sorpresa degli agenti del Fisco nelle località turistiche. L'obiettivo, naturalmente, è cercare di favorire chi le regole le rispetta, così da far crescere il numero dei contribuenti. Non solo redditometro, dunque, ma anche aumento del gettito Iva e degli scontrini fiscali.
continua su: http://www.fanpage.it/arriva-il-redditometro-l-obiettivo-e-recuperare-120-miliardi-di-evasione-fiscale/#ixzz1pg4p4qYt
http://www.fanpage.it
mi viene veramente da ridere con questo redditometro e le sue categorie di prodotti in un momento in cui BMW, IPhone, Rolex, tanto per citare alcuni prodotti "di prestigio", sono posseduti anche dal garzone del macellaro...
L'Italia, si sa, ha un problema “sempreverde” che è quello dell'evasione fiscale. E non è un caso se l'esecutivo guidato da Mario Monti ha deciso di fare del contrasto ai frodatori uno dei capisaldi dell'azione di governo. I primi provvedimenti hanno portato al recupero di «15 miliardi e mezzo», secondo Attilio Befera. Ma non basta. Secondo, il direttore dell'Agenzia delle Entrate: «Abbiamo 120 miliardi di evasione e a fronte di questa emergenza bisogna prendere provvedimenti di emergenza». Befera lo ha detto a margine della conferenza stampa sulla mediazione tributaria, nella quale ha fatto intendere di non voler polemizzare col Garante della privacy, Francesco Pizzetti, che aveva denunciato uno scarso tensione per il rispetto dei dati personali nella lotta all'evasione.
Lo strumento del Fisco per stanare gli evasori è il redditometro. Efficace e di facile utilizzo, afferma Befera. Ma come funziona? Il redditometro serve innanzitutto a misurare la capacità contributiva dei cittadini. Il funzionamento è semplice: basta incrociare il reddito del contribuente col suo tenore di vita, valutando parametri come televisori, automobili e cellulari posseduti, ma anche l'iscrizioni dei figli all'università. Se qualcosa non quadra, scattano controlli più severi. Corriere.it, scrive che dai primi accertamenti del Fisco è già risultato un gap tra tenore di vita presunto e reddito dichiarato del 20%. Per questo motivo si è deciso che il campanello d'allarme scatterà proprio da questa percentuale.
Nello specifico, il modello includerà 11 diverse categorie di nucleo familiare e un tutta una serie di “prodotti“ suddivisi in sette sezioni: casa, mezzi di trasporto, contributi previdenziali e assicurazioni, istruzione, attività sportive e ricreative e cura della persona, investimenti immobiliari e mobiliari netti (fabbricati e terreni, ma anche barche e auto di grossa cilindrata), altre spese significative come gioielli e oggetti d'antiquariato.
Il Governo si riserva comunque ancora un po' di tempo per apportare le dovute modifiche al redditometro. «Ci stiamo lavorando. Entro giugno sarà pronto» assicura Befera. Dunque, per il momento lo Stato potrà continuare a fare la voce grossa, come già accaduto negli ultimi 3/4 mesi, coi blitz a sorpresa degli agenti del Fisco nelle località turistiche. L'obiettivo, naturalmente, è cercare di favorire chi le regole le rispetta, così da far crescere il numero dei contribuenti. Non solo redditometro, dunque, ma anche aumento del gettito Iva e degli scontrini fiscali.
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Monti spara cazzate a tutto spiano e se ne frega del popolo sovrano
In un delirio di onnipotenza il Premier non eletto dal popolo, il Professor Monti, noto amico dei banchieri, in merito alla riforma del lavoro ha dichiarato: “E’ una riforma che provoca, comprensibilmente, risentimenti e discussioni anche aspre nel Paese ma ho ora l’impressione che la maggioranza degli italiani la ritenga un passo necessario, nell’interesse dei lavoratori”. Confortato dal consenso che riscontra tra gli italiani, nonostante “comprensibili” polemiche, Mario Monti si dice anche “fiducioso” sulla effettiva traduzione in legge della riforma del mercato del lavoro, per la quale considera possibile il via libera finale del Parlamento secondo le previsioni, “entro l’estate”.Il premier si dice “fiducioso” sul si’ alla riforma anche “perche’ il caso precedente della riforma delle pensioni mi lascia ben sperare”. “Una parte della riforma e’ accettata da tutti e non e’ strano – osserva non senza una vena d’ironia – visto che e’ quella che comporta maggiore spesa da parte del governo”. Ma si tratta di un disegno generale che ne prevede anche “altre strettamente connesse con il resto del pacchetto” e il Professore ricorda che “perche’ sia una buona riforma abbiamo il dovere di un equilibrio, in modo che l’impianto della riforma sia buono”. “Non posso essere sicuro ma ci credo fermamente. Credo nella persuasione”
Guardi professore che lei non persuade proprio nessuno, ma cosa le fa pensare che gli italiani stiano dalla sua parte? Nella sua riforma non c’è alcun equilibrio, tartassare i ceti medio-bassi non ha nulla di equo, ma soltanto l’arroganza dei poteri forti che Lei rappresenta, che non guarda in faccia nessuno, si tiene stretti i propri patrimoni consolidati da decenni e se ne frega di chi non riesce nemmeno a fare la spesa. I nostri figli sono disoccupati e quando trovano lavoro sono solo ripieghi occasionali mal retribuiti.
Se questo è il prezzo per restare in Europa ……..vaffanculo all’Europa!
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Pressione fiscale: l'Italia conquista il record mondiale con il 54,5% che in realtà supera il 75%
"Se nel 2012 la pressione fiscale ufficiale è prevista al 45%, quella reale, sempre che sia confermato l’ulteriore aumento dell’Iva previsto per il prossimo autunno, dovrebbe toccare il 54,5%. Un record che, purtroppo, non ha eguali al mondo": la CGIA di Mestre è giunta a questa conclusione tenendo conto dell'ulteriore aumento dell'Iva che pare nei programmi di governo.
Dopo le dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, sul carico fiscale record che peserà quest’anno sui contribuenti italiani, il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, ha voluto puntualizzare che, come riportato più sopra, una cosa è la pressione fiscale ufficiale e un’altra cosa è quella "reale".
La CGIA di Mestre, che da anni fa un monitoraggio molto puntuale sull’andamento della pressione fiscale "reale", è giunta a questo risultato ricordando che il nostro Pil nazionale, include anche la cifra imputabile all’economia sommersa prodotta dalle attività irregolari che, non essendo conosciute al fisco, non pagano né tasse né contributi. Secondo l’Istat, l’economia in nero si aggirerebbe tra i 255 e i 275 mld di € l’anno. Ricordando che la pressione fiscale ufficiale è data dal rapporto tra le entrate fiscali/contributive ed il Pil prodotto in un anno, nel 2012 la pressione fiscale ufficiale dovrebbe attestarsi sul 45%.
Tuttavia, se si "storna" dalla ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico che non produce nessun gettito per l’Erario, il Pil diminuisce (quindi si "contrae" il denominatore) e, pertanto, aumenta il risultato che emerge dal rapporto", si legge nel comunicato.
Di conseguenza la pressione fiscale "reale" che grava su coloro che pagano correttamente le tasse è molto superiore a quella ufficiale che viene calcolata dall’Istat che, è bene sottolinearlo, rispetta fedelmente le disposizioni metodologiche previste dall’Eurostat.
Ebbene, se nel 2011 la pressione fiscale "reale" che pesa sui contribuenti italiani ha sfiorato una ipotesi massima del 52%, con gli effetti delle manovre estive di Berlusconi e gli interventi del Governo Monti, il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013 farà impennare il carico fiscale sui contribuenti onesti sino ad una ipotesi massima del 54,5%.
Articolo correlato:
Dicono che in Italia le tasse sono al 45%, ma in realtà possono superare il 75%
Fonte: cgiamestre.com
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Re: pranzetto alla Camera
E mo che danno più soldi a chi guadagna più di 10.000 e gli levano a chi ne guadagna meno di un tot? Questa non se la sono mica fatta per loro, i politici... noooooooooooooo... Vero? Come fate a pensarlo? >.>
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Re: pranzetto alla Camera
Christian ha scritto:E mo che danno più soldi a chi guadagna più di 10.000 e gli levano a chi ne guadagna meno di un tot? Questa non se la sono mica fatta per loro, i politici... noooooooooooooo... Vero? Come fate a pensarlo? >.>
io vi dico: a colui che ha sarà dato, e a colui che non ha sarà tolto anche quello che ha.
intanto conducete qui i miei nemici, quelli che non volevano che io regnassi sopra di loro,
e sgozzateli in mia presenza
Luca, 19-26
...vi basta??
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Re: pranzetto alla Camera
Quindi... bisogna andare li da quelli li, ticchettargli sulla spalla dicendogli: Scusi... Non so se è il momento giusto... Se vuole ripasso tra un paio d'ore... quando è libero lei... Ma volevo dirle... Bé, ecco... E' così gentile da abbassarsi un pochetto? Sa... Non le arrivo alla gola con il coltello... Sono troppo basso... Nono! Non è lei troppo alto! Sono io che sono troppo basso, quindi... Davvero? Grazie!
Quello si abbassa e io lo sgozzo
Più o meno così dovremmo fare?
Quello si abbassa e io lo sgozzo
Più o meno così dovremmo fare?
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Re: pranzetto alla Camera
Christian ha scritto:Quindi... bisogna andare li da quelli li, ticchettargli sulla spalla dicendogli: Scusi... Non so se è il momento giusto... Se vuole ripasso tra un paio d'ore... quando è libero lei... Ma volevo dirle... Bé, ecco... E' così gentile da abbassarsi un pochetto? Sa... Non le arrivo alla gola con il coltello... Sono troppo basso... Nono! Non è lei troppo alto! Sono io che sono troppo basso, quindi... Davvero? Grazie!
Quello si abbassa e io lo sgozzo
Più o meno così dovremmo fare?
sì ma se leggi bene si devono invertire le parti: lo sgozzato sei tu (noi, insomma)
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Re: pranzetto alla Camera
"io vi dico: a colui che ha sarà dato, e a colui che non ha sarà tolto anche quello che ha. intanto conducete qui i miei nemici, quelli che non volevano che io regnassi sopra di loro, e sgozzateli in mia presenza"
Veramente qui dice che dobbiamo condurre (noi che ci viene levato) i nemici (coloro che hanno e che sarà dato) da lui, per poi sgozzarli. Quindi siamo noi che dobbiamo sgozzarli, non loro a noi U.U
P.S: Ci incita ad ammazzare... WOOOOOOOWWWWWWWWWWWW!
Veramente qui dice che dobbiamo condurre (noi che ci viene levato) i nemici (coloro che hanno e che sarà dato) da lui, per poi sgozzarli. Quindi siamo noi che dobbiamo sgozzarli, non loro a noi U.U
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Re: pranzetto alla Camera
Christian ha scritto:"io vi dico: a colui che ha sarà dato, e a colui che non ha sarà tolto anche quello che ha. intanto conducete qui i miei nemici, quelli che non volevano che io regnassi sopra di loro, e sgozzateli in mia presenza"
Veramente qui dice che dobbiamo condurre (noi che ci viene levato) i nemici (coloro che hanno e che sarà dato) da lui, per poi sgozzarli. Quindi siamo noi che dobbiamo sgozzarli, non loro a noi U.U
P.S: Ci incita ad ammazzare... WOOOOOOOWWWWWWWWWWWW!
è vero, ma per ordine di chi dà e chi leva e comunque sia anche questo è il Vangelo o messaggio evangelico che dir si voglia
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Per Mario Monti le fondazioni bancarie sono associazioni benefiche per cui non devono pagare l'Imu
Le fondazioni bancarie non pagheranno l’Imu, la tassa sugli immobili. Lo hanno deciso le Commissioni Bilancio e Finanze del Senato, che hanno bocciato un emendamento al dl fiscale.
Le Commissioni hanno votato in conformità alle indicazioni del governo. L’esecutivo, come ha riportato il senatore Lannutti, aveva espresso parere contrario all’emendamento con una motivazione che ha dell’incredibile:
“le fondazioni sono associazioni benefiche”
Eh sì. Per il governo Monti le fondazioni bancarie sono enti di beneficenza. Un po’ come le varie Onlus sparse nel Paese, da quelle che assistono i disabili a quelle che portano un pasto caldo agli anziani. Le fondazioni bancarie fanno beneficenza, quindi. E per loro niente Imu: esenzione totale.
Tanto poi l’Imu la paga chi ha un pollaio, un pagliaio, un allevamento di vacche, una casa ridotta in macerie, i vecchi ricoverati negli ospizi o più semplicemente chi ha investito i risparmi di una vita nella propria abitazione. Poveri fessi, mica fanno beneficenza loro.
Fonte: daw-blog.com
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Acqua: 27 milioni di italiani presi in giro dal governo
Vi ricordate che il 12 e il 13 giugno 2011, ci siamo recati alle urne in 27 milioni per affermare che l’acqua è un bene comune, e che il gestore del servizio idrico non può ottenere profitti sulle tariffe?
Quel voto ad oggi appare carta straccia: nonostante, per effetto del referendum, la nuova normativa sia in vigore dal 21 luglio 2011, praticamente nessun gestore l’ha applicata e quella percentuale di profitto che oscilla tra il 10 e il 20% continua ad essere applicata sulle bollette. Lo hanno ricordato di recente, nel programma di Sabina Guzzanti su la7 Stefano Rodotà e Ugo Mattei indignati per questa palese negazione della volontà popolare.
Il Forum italiano dei movimenti per l’acqua ha deciso di dar vita ad una campagna di “obbedienza civile” che sta attraversando centinaia di città in Italia: non invitano i cittadini a violare la legge bensì a rispettarla, andando a pagare le bollette ma decurtando dal totale quella percentuale che per effetto del referendum non dovrebbe nemmeno comparire.
Lo scorso 22 marzo (2012), si è festeggiata la giornata mondiale dell’acqua questa risorsa alla quale 800 milioni di persone non hanno accesso e le cui malattie ad essa collegate, come la diarrea, causano la morte di circa 1,4 milioni di bambini ogni anno.
Ci auguriamo che i principali telegiornali pubblici e privati lo ricordino e, se non è troppo disturbo, non fosse altro per riparare al boicottaggio quasi totale dell’informazione referendaria, diano voce alle iniziative di comitati e delle associazioni che rivendicano il semplice e sacrosanto rispetto del voto.
Autore: Stefano Corradino / Fonte: ilfattoquotidiano.it
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