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Uno spiraglio di cambiamento da realizzare con urgenza
Vi invito a firmare con consapevolezza e senso del dovere, per il nostro bene , per i nostri figli, per il nostro Paese.
Grazie ...
Per favore falla girare!!!!!!!!!!!!
Grazie!!!!!!!!!!!!
Oggetto: Uno spiraglio di cambiamento da realizzare con urgenza
Uno spiraglio di cambiamento da realizzare con urgenza
Ai sensi degli articoli 7 e 48 della legge 25 maggio 1970 n. 352 la cancelleria della Corte Suprema di Cassazione ha annunciato, con pubblicazione sulla GU n. 227 del 29-9-2011, la promozione della proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo:
«Adeguamento alla media europea degli stipendi,emolumenti,indennità degli eletti negli organi di rappresentanza nazionale e locale».
L'iniziativa, nata in modo trasversale ai partiti e promossa dal gruppo facebook "Nun Te Regghe Più", dal titolo della famosa canzone di Rino Gaetano,
ha come obiettivo la promulgazione di una legge di iniziativa popolare formata da un solo articolo:
"i parlamentari italiani eletti al senato della repubblica, alla camera dei deputati, il presidente del consiglio, i ministri, i consiglieri e gli assessori regionali,
provinciali e comunali, i governatori delle regioni, i presidenti delle province, i sindaci eletti dai cittadini, i funzionari nominati nelle aziende a
partecipazione pubblica, ed equiparati non debbono percepire, a titolo di emolumenti, stipendi, indennità, tenuto conto del costo della vita
e del potere reale di acquisto nell'unione europea, più della media aritmetica europea degli eletti negli altri paesi dell'unione per incarichi equivalenti"
La raccolta firme viene effettuata tramite appositi moduli vidimati depositati negli uffici elettorali dei comuni italiani, qui l'elenco aggiornato in tempo reale dei comuni nei quali è già possibile andare a firmare:
http://nunteregghepiu.altervista.org/comuni.htm
L'iniziativa è completamente autofinanziata dai promotori e dagli aderenti quindi la diffusione dei moduli potrà essere non omogenea, eventuali segnalazioni
di Comuni sprovvisti di moduli potranno essere effettuate direttamente nel gruppo facebookhttps://www.facebook.com/groups/nunteregghepiu/ o all'indirizzo
di posta elettronica legge.ntrp@gmail.com
50.000 firme sono il minimo richiesto dalla legge per la presentazione della proposta, 80.000 sono il numero necessario per sopperire ad eventuali errori e anomalie di raccolta ma il vero obiettivo è quello di poter raccogliere le firme di tutti gli italiani stanchi di mantenere i privilegi di una classe politica capace solo di badare ai propri interessi personali. Una firma non costa molto, continuare a restare indifferenti costa molto di più.
Andate a firmare nel vostro comune e non fatelo da soli.
http://nunteregghepiu.altervista.org/comuni.htm
elenco dei comuni nei quali è possibile andare a firmare
fonte: email
Grazie ...
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Oggetto: Uno spiraglio di cambiamento da realizzare con urgenza
Uno spiraglio di cambiamento da realizzare con urgenza
Ai sensi degli articoli 7 e 48 della legge 25 maggio 1970 n. 352 la cancelleria della Corte Suprema di Cassazione ha annunciato, con pubblicazione sulla GU n. 227 del 29-9-2011, la promozione della proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo:
«Adeguamento alla media europea degli stipendi,emolumenti,indennità degli eletti negli organi di rappresentanza nazionale e locale».
L'iniziativa, nata in modo trasversale ai partiti e promossa dal gruppo facebook "Nun Te Regghe Più", dal titolo della famosa canzone di Rino Gaetano,
ha come obiettivo la promulgazione di una legge di iniziativa popolare formata da un solo articolo:
"i parlamentari italiani eletti al senato della repubblica, alla camera dei deputati, il presidente del consiglio, i ministri, i consiglieri e gli assessori regionali,
provinciali e comunali, i governatori delle regioni, i presidenti delle province, i sindaci eletti dai cittadini, i funzionari nominati nelle aziende a
partecipazione pubblica, ed equiparati non debbono percepire, a titolo di emolumenti, stipendi, indennità, tenuto conto del costo della vita
e del potere reale di acquisto nell'unione europea, più della media aritmetica europea degli eletti negli altri paesi dell'unione per incarichi equivalenti"
La raccolta firme viene effettuata tramite appositi moduli vidimati depositati negli uffici elettorali dei comuni italiani, qui l'elenco aggiornato in tempo reale dei comuni nei quali è già possibile andare a firmare:
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di Comuni sprovvisti di moduli potranno essere effettuate direttamente nel gruppo facebookhttps://www.facebook.com/groups/nunteregghepiu/ o all'indirizzo
di posta elettronica legge.ntrp@gmail.com
50.000 firme sono il minimo richiesto dalla legge per la presentazione della proposta, 80.000 sono il numero necessario per sopperire ad eventuali errori e anomalie di raccolta ma il vero obiettivo è quello di poter raccogliere le firme di tutti gli italiani stanchi di mantenere i privilegi di una classe politica capace solo di badare ai propri interessi personali. Una firma non costa molto, continuare a restare indifferenti costa molto di più.
Andate a firmare nel vostro comune e non fatelo da soli.
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Casta: La lista di tutte le balle degli onorevoli "Lo stipendio serve a non vendersi alle lobby"
Casta, le scuse: Non tagliateci il compenso, è essenziale per la vita, serve a non venderci e a fare in modo che non ci taglino la testa
La faccia come il coccige. È con un’immagine di fiammeggiante spudoratezza, che si può descrivere la rivolta dei parlamentari contro Monti che vuole decurtar loro l’indennità (stipendio, benefit, rimborsi, portaborse, diarie) di 5000 mila euro, causa adeguamento alla media europea. Ecco il tracciato neurologico delle dichiarazioni della Casta sul tema.
Lo scivolone di Rosy - «La sforbiciata? Scivolone del governo. Molti (deputati), finito il mandato si troveranno in condizioni non molto diverse da quella dei lavoratori messi oggi in mobilità che non possono arrivare alla pensione. Persone che han fatto politica da sempre e non hanno una professione, altri che hanno dovuto trascurare il loro lavoro, politici che una volta tornati a casa dovranno vivere con lo stipendio della moglie. Non posso fare nomi e cognomi, ma per molti di loro non stiamo parlando del superfluo, ma dell’essenziale della vita» (Rosy Bindi a La Stampa. La presidente del Pd, cattolica, Giovanna d’Arco della Casta, è visibilmente costernata dal destino di povertà in cui verseranno i colleghi, laceri, afflitti, ridotti a mendicanza agli angoli bui di Montecitorio...).
Aiuto i colleghi poveri - «I soldi non mi servono, ma capisco il disprezzo. Io quando posso aiuto i colleghi in difficoltà se si ricordano del prestito bene, altrimenti amen. A volte ricordano ma non sono in condizioni di saldare il debito» (Guido Crosetto a Repubblica. L’ex sottosegretario Pdl, ricco di famiglia, è un passo avanti rispetto al Rosy Bindi. Dalla fase della misericordia è passato direttamente a quelle della carità).
Amato mio - «Quando nella trasmissione Otto e mezzo, mi venne chiesto come rispondevo a chi mi chiedeva di ridurmi la pensione, risposi che non capivo la domanda, non per tracotanza, ma per la semplice ragione che ormai sono un privato cittadino e non ho alcun potere sulla mia né su altre pensioni». (Giuliano Amato, a La Stampa. Il presidente della Treccani assomma 22.048 euro al mese dall’Inpdap coi 9.363 del Parlamento. Amor che a nullo Amato senza limiti. Di cumulo)
Giro di vite - «Suggerisco ai gazzettieri dell’antipolitica di tagliare ai parlamentari, oltre agli stipendi, anche la testa» (all’Ansa, Francesco Giro ex sottosegretario. Con una buona idea di cui tenere conto)
La Coop sei tu - «Io faccio una vita normale, faccio la spesa alla Coop, quelli che mi conoscono lo possono testimoniare. L’indennità serve perché chi non è ricco possa fare politica senza farsi finanziare dalle lobby»(Marina Sereni, vicepresidente Pd al Corriere della sera, mentre guarda un film di Woody Allen. Immaginatela, tra gli scaffali della Coop, avvicinata da lobbisti di Goldman Sachs, banchieri ebrei, massoni con cappuccio)
Nudi e suicidi - «Toglierci il vitalizio? É come mandarci in giro nudi per strada. Poi è ovvio che uno si ammala, prende l’influenza, si aggrava, arriva la polmonite. Questa riforma è un’istigazione al suicidio» (Alessandra Mussolini, che in gioventù posò nuda sulle riviste patinate, al settimanale A)
Nudi e gratuiti - «I parlamentari dovrebbero svolgere il ruolo in forma gratuita. Già nei termini risultiamo diversi dagli altri cittadini, quindi basta. Io sarei per eliminare l’indennità» (sempre la Mussolini a Panorama.it. Smentisce la dichiarazione di cinque giorni prima obbiettando che era «all’estero». Misteri del jetlag)
Perdindirin Dini - «Le retribuzioni dei politici italiani sono ampiamente sotto la media Ue» (Lamberto Dini, mal informato, dichiara all’Ansa tutto lo sdegno suo, rincasando nel suo palazzo di piazza Borghese, un elegante Borsalino in testa e un pacco in mano frutto di uno shopping oltranzista in centro)
Lo sciattone - «La nobile arte della politica, cui parecchi quotidiani che oggi starnazzano si sono attaccati per far arrivare contributi pubblici, la si vuole uccidere? Si sa che a queste potenze massoniche europee interessa avere propri omologhi al vertice decisionale dei paesi. Se vogliono una classe politica di sciattoni, è una scelta che si può fare, ma mi sembra che un certo decoro ci debba essere». (Il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni a La Zanzara, in onda su Radio 24. Stiffoni è quello che, a proposito di eleganza dichiarò sugli extra-comunitari: «Peccato che il forno crematorio di Santa Bona, a Treviso, per loro non sia ancora pronto». Dà sempre delle grandi soddisfazioni)
Non sono un ladro - «So di essere un privilegiato, ma non sono un ladro» (Il Pd Emanuele Fiano a Panorama.it. Un cincinino di coda di paglia?)
di Francesco Specchia
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La faccia come il coccige. È con un’immagine di fiammeggiante spudoratezza, che si può descrivere la rivolta dei parlamentari contro Monti che vuole decurtar loro l’indennità (stipendio, benefit, rimborsi, portaborse, diarie) di 5000 mila euro, causa adeguamento alla media europea. Ecco il tracciato neurologico delle dichiarazioni della Casta sul tema.
Lo scivolone di Rosy - «La sforbiciata? Scivolone del governo. Molti (deputati), finito il mandato si troveranno in condizioni non molto diverse da quella dei lavoratori messi oggi in mobilità che non possono arrivare alla pensione. Persone che han fatto politica da sempre e non hanno una professione, altri che hanno dovuto trascurare il loro lavoro, politici che una volta tornati a casa dovranno vivere con lo stipendio della moglie. Non posso fare nomi e cognomi, ma per molti di loro non stiamo parlando del superfluo, ma dell’essenziale della vita» (Rosy Bindi a La Stampa. La presidente del Pd, cattolica, Giovanna d’Arco della Casta, è visibilmente costernata dal destino di povertà in cui verseranno i colleghi, laceri, afflitti, ridotti a mendicanza agli angoli bui di Montecitorio...).
Aiuto i colleghi poveri - «I soldi non mi servono, ma capisco il disprezzo. Io quando posso aiuto i colleghi in difficoltà se si ricordano del prestito bene, altrimenti amen. A volte ricordano ma non sono in condizioni di saldare il debito» (Guido Crosetto a Repubblica. L’ex sottosegretario Pdl, ricco di famiglia, è un passo avanti rispetto al Rosy Bindi. Dalla fase della misericordia è passato direttamente a quelle della carità).
Amato mio - «Quando nella trasmissione Otto e mezzo, mi venne chiesto come rispondevo a chi mi chiedeva di ridurmi la pensione, risposi che non capivo la domanda, non per tracotanza, ma per la semplice ragione che ormai sono un privato cittadino e non ho alcun potere sulla mia né su altre pensioni». (Giuliano Amato, a La Stampa. Il presidente della Treccani assomma 22.048 euro al mese dall’Inpdap coi 9.363 del Parlamento. Amor che a nullo Amato senza limiti. Di cumulo)
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Perdindirin Dini - «Le retribuzioni dei politici italiani sono ampiamente sotto la media Ue» (Lamberto Dini, mal informato, dichiara all’Ansa tutto lo sdegno suo, rincasando nel suo palazzo di piazza Borghese, un elegante Borsalino in testa e un pacco in mano frutto di uno shopping oltranzista in centro)
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Le pensioni della Casta? Resteranno invariate
Un'inchiesta del settimanale L'Espresso, firmata da Stefano Livadiotti, spiega quali saranno le classi di lavoratori più colpite dai tagli alle pensioni imposti dalla manovra di Monti: ad essere colpiti, tuttavia, non saranno i membri della Casta. Livadiotti riprende i dati raccolti e pubblicati da Mario Giordano nel suo libro-inchiesta Sanguisughe, edito da Mondadori e uscito nell'aprile 2011.
Si parla sopratutto di pensioni e si scoprono le carte: il pensionato d'oro d'Italia è Mauro Sentinelli, ex manager di Telecom, che percepisce una pensione mensile lorda pari a 90.247 euro. Seguono Alberto De Petris e Mauro Gambaro rispettivamente ex manager di Infostrada ed ex presidente di Volare Group, le cui pensioni lorde superano i 50.000 euro mensili.
Tra i baby pensionati ci sono sopratutto politici ed ex parlamentari: Pier Carmelo Russo, ex assessore della Regone Sicilia andato in pensione a 47 anni, percepisce un assegno mensile di 10.980 euro. Nel gruppo figurano anche Vittorio Sgarbi - pensionato a 54 anni a 8.455 euro al mese - e Manuela Bossi, moglie di Umberto Bossi, ex insegnante e baby pensionata a 39 anni, che percepisce 766 euro mensili.
E ancora: per aver lavorato un solo giorno come deputato, nel 1982, l'esponente dei Radicali Luca Boneschi percepisce ad oggi una pensione lorda di oltre 3.000 euro mensili.
Non mancano poi gli assegni d'oro, per i quali primeggia l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, che percepisce ben tre pensioni: 4.246 euro dall'Inpdap, 4.725 euro dal Parlamento e 5.283 dal'Unione Europea, per un totale di oltre 14.000 euro lordi mensili.
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Re: pranzetto alla Camera
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Tassano anche la taccagneria
Chi possiede un gatto o un cane potrebbe ricevere una telefonata di accertamento. Per le piante d’appartamento ci sarà il condono tombale. Un ficus per la durata della locazione d’affitto solo 25,20 euro. Il resto mancia.
Monti e Passera resteranno nella Storia economica di questo Paese. La loro capacità di creare tasse dal nulla è disumana, inarrivabile anche da parte di autentici vampiri come Visco e Tremorti. L'italiano ora sa che tutto è tassabile. Hai una casa all'estero che viene già tassata in quel Paese? Arriva la tassazione doppia, estera e tricolore. Compri del tabacco da fumo trinciato da rollarti per risparmiare? Una nuova tassa per la tua taccagneria è in arrivo, così in futuro comprerai un pacchetto di sigarette dei Monopoli di Stato. Per l'estratto annuale del conto corrente dovrai pagare un'imposta di 34,20 euro. Perché? Non si sa. Moltiplicato per qualche milione di pensionati costretti ad aprire un conto in banca fa però una bella cifra. Chi possiede un gatto o un cane potrebbe ricevere una telefonata di accertamento. Si tasseranno anche i canidi e i felidi. Per le piante d'appartamento ci sarà il condono tombale. Un ficus per la durata della locazione d'affitto solo 25,20 euro. Il resto mancia.
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Monti e Passera resteranno nella Storia economica di questo Paese. La loro capacità di creare tasse dal nulla è disumana, inarrivabile anche da parte di autentici vampiri come Visco e Tremorti. L'italiano ora sa che tutto è tassabile. Hai una casa all'estero che viene già tassata in quel Paese? Arriva la tassazione doppia, estera e tricolore. Compri del tabacco da fumo trinciato da rollarti per risparmiare? Una nuova tassa per la tua taccagneria è in arrivo, così in futuro comprerai un pacchetto di sigarette dei Monopoli di Stato. Per l'estratto annuale del conto corrente dovrai pagare un'imposta di 34,20 euro. Perché? Non si sa. Moltiplicato per qualche milione di pensionati costretti ad aprire un conto in banca fa però una bella cifra. Chi possiede un gatto o un cane potrebbe ricevere una telefonata di accertamento. Si tasseranno anche i canidi e i felidi. Per le piante d'appartamento ci sarà il condono tombale. Un ficus per la durata della locazione d'affitto solo 25,20 euro. Il resto mancia.
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Parlamento tutto d'oro
ECCO I SACRI-FICHI DEL PARLAMENTO - PERCHÉ I BEN PASCIUTI DIPENDENTI DELLE CAMERE SONO STATI GRAZIATI DALLA MANOVRA LACRIME E SANGUE DELL’UOMO DEL MONTI? - A PALAZZO MADAMA, SI VIVE CON LE CHIAPPE AL CALDO: GLI STENOGRAFI GUADAGNANO PIU’ DI NAPOLITANO, LE SEGRETARIE PIU’ DI UN PRIMARIO DI CHIRURGIA - A MONTECITORIO UN BARBIERE ARRIVA A INTASCARSI 9 MILA € AL MESE E UN CONSIGLIERE 24 MILA - REGALO DI NATALE: GRAZIE A FINI E SCHIFANI MANTERRANNO EMOLUMENTI, RICCHE INDENNITÀ E CORPOSE DIARIE…
Le ricche prebende dei parlamentari per ora sono al riparo. Spinto dalla crisi e per fare cassa, il presidente del Consiglio Mario Monti ha provato a tagliarle per decreto, il famoso salva-Italia. Grazie all'intervento dei presidenti di Camera e Senato, deputati e senatori sono però riusciti a mantenere i loro emolumenti, le ricche indennità, le corpose diarie, i vitalizi da nababbi e gli altri privilegiatissimi compensi che hanno sinora accompagnato la loro elezione.
Ma solo per il momento. Entro la fine del prossimo gennaio, stando all'impegno solennemente preso da Gianfranco Fini e Renato Schifani, sui trattamenti degli eletti dovrà calare comunque la mannaia imposta dai vincoli di bilancio per allinearli ai più magri livelli in vigore nel resto d'Europa. Un passo storico, certamente. Ma anche la fine di tutti i privilegi che allignano in Parlamento?
Neanche per sogno. All'ombra di Montecitorio e Palazzo Madama, nonostante gli annunci di riforma e tagli degli uffici di presidenza, continuano infatti a prosperare i ricchissimi trattamenti di cui gode il piccolo esercito di dipendenti che, tra una voce e l'altra della busta paga e i connessi sistemi previdenziali porta a casa retribuzioni e pensioni in grado di suscitare l'invidia persino del presidente della Repubblica. Un'esagerazione?
Dati alla mano, Giorgio Napolitano incasserà quest'anno un appannaggio complessivo di circa 239 mila euro. Un bello stipendio, senza dubbio, soprattutto se confrontato con le ristrettezze e le ambasce dei comuni cittadini ai quali Monti sta chiedendo sacrifici e imponendo tagli dolorosi persino ai trattamenti pensionistici più bassi.
Solo che il compenso di Napolitano impallidisce di fronte ai 259 mila euro lordi che può arrivare ad incassare ogni anno un semplice stenografo parlamentare, uno di quelli che si vedono alla tv mentre trascrivono i lavori delle assemblee o degli altri organi; e miseramente si inchina al confronto dei 370 mila euro percepiti da un consigliere parlamentare all'apice della carriera.
E non si tratta dell'unico paradosso che spunta dalle tabelle retributive di Montecitorio e Palazzo Madama. Scorrendole, si scopre pure che i commessi possono portare a casa più dei magistrati e le segretarie (8 mila netti mensili) quasi il doppio (4.500 netti) del primario di un reparto di neurochirurgia del Sistema sanitario nazionale. Naturale che grazie a questi munifici compensi i livelli di spesa riportati nei bilanci di Camera e Senato per il personale abbiano raggiunto livelli da allarme rosso. Ed è altrettanto naturale che grazie ad essi i trattamenti pensionistici dei lavoratori parlamentari, anche a causa dei bizantinismi del regolamento e delle sorprendenti regalìe collezionate negli anni, abbiano toccato poi livelli di privilegio che pochissimo hanno da invidiare ai famigerati vitalizi riscossi da deputati e senatori.
Qualche cifra: a Palazzo Madama, per il personale di ruolo e quello in quiescenza si spendono complessivamente (dati 2011) 236 milioni di euro l'anno. Di questi, 136 se ne vanno per pagare gli stipendi dei dipendenti in servizio (in carico ne risultano 940, 120 in meno del 2006 grazie al blocco del turn-over) e più di 97 milioni per fare fronte alle pensioni degli ex. Cifre sorprendenti se confrontate con quelle relative ad altri capitoli di spesa del bilancio di Palazzo Madama.
Passando al setaccio tabelle e allegati si scopre infatti che, rispetto ai dipendenti, per i senatori e le loro attività si spende molto meno: 196 milioni in totale, di cui 96 elargiti per le indennità, le diarie e gli altri compensi di quelli in carica; 61 milioni per i vitalizi e ulteriori 38 per i gruppi parlamentari. Ancora più costoso si rivela il personale della Camera (1.642 persone) che, nello scorso anno, ha assorbito 256 milioni per le retribuzioni e oltre 204 per le pensioni. Ma attraverso quali meccanismi questi dipendenti arrivano a guadagnare così tanto? Come sono organizzati?
Cominciamo da Montecitorio e dalle sue varie fasce retributive (vedere tabella). Chiarito che gli stipendi sono onnicomprensivi (sommano straordinari e lavoro notturno) e pagati per 15 mensilità, e ricordato che nei ranghi parlamentari si accede solo per concorso, si parte dalla categoria più bassa degli operatori tecnici (operai, barbieri, autisti) che iniziano con uno stipendio di 2 mila 300 euro lordi per arrivare a 9.461 euro all'apice della carriera con 35 anni di anzianità.
Un gradino sopra ci sono gli assistenti (commessi e addetti alla vigilanza) che, pur iniziando con una paga mensile di 2.600 euro, finiscono poi con la stessa retribuzione degli operatori (e vai a capire perché). Seguono i collaboratori tecnici (2.319 euro il primo stipendio, quasi 11 mila al top della carriera), quindi i consiglieri, che entrano nei ruoli con 5 mila euro e finiscono con la bellezza di 23.825 euro lordi al mese.
Al top, ovviamente, il segretario generale con i suoi 28.152 euro mensili. Tutto qui? Macché: accanto allo stipendio, a chi svolge ruoli dirigenti viene riconosciuta un'indennità di funzione che si traduce in altri 410 euro netti mensili per l'assistente superiore, 1.198 per il consigliere caposervizio,1.450 per il vicesegretario e ben 2.207 euro per il segretario generale.
Una pacchia, insomma, moltiplicata dalle indennità integrative speciali, dagli assegni di anzianità e da tutti gli altri strani automatismi (a cominciare dall'astrusa "indennità pensionabile pari al 2,5 per cento delle competenze lorde annue dell'anno precedente") che garantiscono agli stipendi una spinta propulsiva sconosciuta in ogni altro comparto del pubblico impiego.
Questo a Montecitorio. E a Palazzo Madama? Al Senato, per funzioni pressoché identiche, i dipendenti guadagnano ancora di più. Gli assistenti parlamentari (compiti manuali e di vigilanza) arrivano a riscuotere quasi 10 mila euro lordi al mese; i coadiutori (segreteria e archivistica) circa 12 mila; i segretari (ricerca e progettazione) più di15 mila; gli stenografi oltre 17 mila, i consiglieri ben 24.672 che, in un anno, fanno 13 mila in più rispetto ai colleghi della Camera.
Se gli stipendi sono da favola, i trattamenti pensionistici dei dipendenti di Montecitorio e Palazzo Madama risultano altrettanto allettanti. In Parlamento, infatti, i trattamenti di anzianità, prima della riforma voluta dagli uffici di presidenza delle due Camere (contributivo pro-rata per tutti; età minima di 66 anni e 67 su richiesta), sono stati elargiti con sconcertante generosità. E con criteri altrettanto favorevoli. Prendiamo la Camera dei deputati. Fino a pochi giorni fa regnava questa situazione.
Gli assunti a partire dal 2009, i più "penalizzati", avevano un sistema contributivo (trovava applicazione per soli 35 dipendenti) che consentiva di riscuotere la pensione di vecchiaia a 65 anni (uno in meno rispetto ai 66 pretesi dal ministro del Lavoro Elsa Fornero per i comuni lavoratori) e quella di anzianità pure a "quota 97" che, con 36 anni di versamenti, voleva dire incassarla anche a 61 anni (l'età media di pensionamento per il 2010 è stata di 58 anni e di 59,9 nel 2011).
Gli assunti in epoca precedente, invece, potevano eludere ancora più facilmente i rigidi criteri già in vigore per il resto dei lavoratori: a costoro bastava avere 35 anni di contributi e 57 anni di età (invece di 60-61) per andare in pensione. E non basta: utilizzando tutte le scappatoie del regolamento, potevano anticipare ancor più l'agognato riposo. Bastava avere 20 anni di servizio effettivo a Montecitorio (il cosidetto "calpestìo") e pagare una penalizzazione del 2 per cento per ogni anno mancante ai 57.
Mentre aggiungendo i riscatti universitari, quelli per il servizio militare e soprattutto i bienni contributivi concessi in occasione di particolari ricorrenze (la presa di Porta Pia, per esempio) era addirittura possibile sfiorare il limite dei 50 anni. E con criteri di conteggio dell'assegno rigorosamente retributivo e in grado di far raggiungere alla pensione quasi il 100 per cento dell'ultimo stipendio riscosso (gli altri lavoratori pubblici si sono sempre fermati all'80 per cento). Adesso la mannaia potrebbe calare anche su questi trattamenti. Ma chissà fino a che punto. E in ogni caso varrà solo per chi sarà assunto da oggi in poi.
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Le ricche prebende dei parlamentari per ora sono al riparo. Spinto dalla crisi e per fare cassa, il presidente del Consiglio Mario Monti ha provato a tagliarle per decreto, il famoso salva-Italia. Grazie all'intervento dei presidenti di Camera e Senato, deputati e senatori sono però riusciti a mantenere i loro emolumenti, le ricche indennità, le corpose diarie, i vitalizi da nababbi e gli altri privilegiatissimi compensi che hanno sinora accompagnato la loro elezione.
Ma solo per il momento. Entro la fine del prossimo gennaio, stando all'impegno solennemente preso da Gianfranco Fini e Renato Schifani, sui trattamenti degli eletti dovrà calare comunque la mannaia imposta dai vincoli di bilancio per allinearli ai più magri livelli in vigore nel resto d'Europa. Un passo storico, certamente. Ma anche la fine di tutti i privilegi che allignano in Parlamento?
Neanche per sogno. All'ombra di Montecitorio e Palazzo Madama, nonostante gli annunci di riforma e tagli degli uffici di presidenza, continuano infatti a prosperare i ricchissimi trattamenti di cui gode il piccolo esercito di dipendenti che, tra una voce e l'altra della busta paga e i connessi sistemi previdenziali porta a casa retribuzioni e pensioni in grado di suscitare l'invidia persino del presidente della Repubblica. Un'esagerazione?
Dati alla mano, Giorgio Napolitano incasserà quest'anno un appannaggio complessivo di circa 239 mila euro. Un bello stipendio, senza dubbio, soprattutto se confrontato con le ristrettezze e le ambasce dei comuni cittadini ai quali Monti sta chiedendo sacrifici e imponendo tagli dolorosi persino ai trattamenti pensionistici più bassi.
Solo che il compenso di Napolitano impallidisce di fronte ai 259 mila euro lordi che può arrivare ad incassare ogni anno un semplice stenografo parlamentare, uno di quelli che si vedono alla tv mentre trascrivono i lavori delle assemblee o degli altri organi; e miseramente si inchina al confronto dei 370 mila euro percepiti da un consigliere parlamentare all'apice della carriera.
E non si tratta dell'unico paradosso che spunta dalle tabelle retributive di Montecitorio e Palazzo Madama. Scorrendole, si scopre pure che i commessi possono portare a casa più dei magistrati e le segretarie (8 mila netti mensili) quasi il doppio (4.500 netti) del primario di un reparto di neurochirurgia del Sistema sanitario nazionale. Naturale che grazie a questi munifici compensi i livelli di spesa riportati nei bilanci di Camera e Senato per il personale abbiano raggiunto livelli da allarme rosso. Ed è altrettanto naturale che grazie ad essi i trattamenti pensionistici dei lavoratori parlamentari, anche a causa dei bizantinismi del regolamento e delle sorprendenti regalìe collezionate negli anni, abbiano toccato poi livelli di privilegio che pochissimo hanno da invidiare ai famigerati vitalizi riscossi da deputati e senatori.
Qualche cifra: a Palazzo Madama, per il personale di ruolo e quello in quiescenza si spendono complessivamente (dati 2011) 236 milioni di euro l'anno. Di questi, 136 se ne vanno per pagare gli stipendi dei dipendenti in servizio (in carico ne risultano 940, 120 in meno del 2006 grazie al blocco del turn-over) e più di 97 milioni per fare fronte alle pensioni degli ex. Cifre sorprendenti se confrontate con quelle relative ad altri capitoli di spesa del bilancio di Palazzo Madama.
Passando al setaccio tabelle e allegati si scopre infatti che, rispetto ai dipendenti, per i senatori e le loro attività si spende molto meno: 196 milioni in totale, di cui 96 elargiti per le indennità, le diarie e gli altri compensi di quelli in carica; 61 milioni per i vitalizi e ulteriori 38 per i gruppi parlamentari. Ancora più costoso si rivela il personale della Camera (1.642 persone) che, nello scorso anno, ha assorbito 256 milioni per le retribuzioni e oltre 204 per le pensioni. Ma attraverso quali meccanismi questi dipendenti arrivano a guadagnare così tanto? Come sono organizzati?
Cominciamo da Montecitorio e dalle sue varie fasce retributive (vedere tabella). Chiarito che gli stipendi sono onnicomprensivi (sommano straordinari e lavoro notturno) e pagati per 15 mensilità, e ricordato che nei ranghi parlamentari si accede solo per concorso, si parte dalla categoria più bassa degli operatori tecnici (operai, barbieri, autisti) che iniziano con uno stipendio di 2 mila 300 euro lordi per arrivare a 9.461 euro all'apice della carriera con 35 anni di anzianità.
Un gradino sopra ci sono gli assistenti (commessi e addetti alla vigilanza) che, pur iniziando con una paga mensile di 2.600 euro, finiscono poi con la stessa retribuzione degli operatori (e vai a capire perché). Seguono i collaboratori tecnici (2.319 euro il primo stipendio, quasi 11 mila al top della carriera), quindi i consiglieri, che entrano nei ruoli con 5 mila euro e finiscono con la bellezza di 23.825 euro lordi al mese.
Al top, ovviamente, il segretario generale con i suoi 28.152 euro mensili. Tutto qui? Macché: accanto allo stipendio, a chi svolge ruoli dirigenti viene riconosciuta un'indennità di funzione che si traduce in altri 410 euro netti mensili per l'assistente superiore, 1.198 per il consigliere caposervizio,1.450 per il vicesegretario e ben 2.207 euro per il segretario generale.
Una pacchia, insomma, moltiplicata dalle indennità integrative speciali, dagli assegni di anzianità e da tutti gli altri strani automatismi (a cominciare dall'astrusa "indennità pensionabile pari al 2,5 per cento delle competenze lorde annue dell'anno precedente") che garantiscono agli stipendi una spinta propulsiva sconosciuta in ogni altro comparto del pubblico impiego.
Questo a Montecitorio. E a Palazzo Madama? Al Senato, per funzioni pressoché identiche, i dipendenti guadagnano ancora di più. Gli assistenti parlamentari (compiti manuali e di vigilanza) arrivano a riscuotere quasi 10 mila euro lordi al mese; i coadiutori (segreteria e archivistica) circa 12 mila; i segretari (ricerca e progettazione) più di15 mila; gli stenografi oltre 17 mila, i consiglieri ben 24.672 che, in un anno, fanno 13 mila in più rispetto ai colleghi della Camera.
Se gli stipendi sono da favola, i trattamenti pensionistici dei dipendenti di Montecitorio e Palazzo Madama risultano altrettanto allettanti. In Parlamento, infatti, i trattamenti di anzianità, prima della riforma voluta dagli uffici di presidenza delle due Camere (contributivo pro-rata per tutti; età minima di 66 anni e 67 su richiesta), sono stati elargiti con sconcertante generosità. E con criteri altrettanto favorevoli. Prendiamo la Camera dei deputati. Fino a pochi giorni fa regnava questa situazione.
Gli assunti a partire dal 2009, i più "penalizzati", avevano un sistema contributivo (trovava applicazione per soli 35 dipendenti) che consentiva di riscuotere la pensione di vecchiaia a 65 anni (uno in meno rispetto ai 66 pretesi dal ministro del Lavoro Elsa Fornero per i comuni lavoratori) e quella di anzianità pure a "quota 97" che, con 36 anni di versamenti, voleva dire incassarla anche a 61 anni (l'età media di pensionamento per il 2010 è stata di 58 anni e di 59,9 nel 2011).
Gli assunti in epoca precedente, invece, potevano eludere ancora più facilmente i rigidi criteri già in vigore per il resto dei lavoratori: a costoro bastava avere 35 anni di contributi e 57 anni di età (invece di 60-61) per andare in pensione. E non basta: utilizzando tutte le scappatoie del regolamento, potevano anticipare ancor più l'agognato riposo. Bastava avere 20 anni di servizio effettivo a Montecitorio (il cosidetto "calpestìo") e pagare una penalizzazione del 2 per cento per ogni anno mancante ai 57.
Mentre aggiungendo i riscatti universitari, quelli per il servizio militare e soprattutto i bienni contributivi concessi in occasione di particolari ricorrenze (la presa di Porta Pia, per esempio) era addirittura possibile sfiorare il limite dei 50 anni. E con criteri di conteggio dell'assegno rigorosamente retributivo e in grado di far raggiungere alla pensione quasi il 100 per cento dell'ultimo stipendio riscosso (gli altri lavoratori pubblici si sono sempre fermati all'80 per cento). Adesso la mannaia potrebbe calare anche su questi trattamenti. Ma chissà fino a che punto. E in ogni caso varrà solo per chi sarà assunto da oggi in poi.
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Re: pranzetto alla Camera
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Mi giro nuovamente e me ne vado
Peccato che questo sia possibile farlo soltanto in un GDR... Per ora si può dire soltanto: Che schifo!
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aboliamo il canone RAI: refereundum di Belpietro
ROMA – ”Togliamo i soldi alla Rai”: questa la proposta di Maurizio Belpietro, direttore di Libero, nell’editoriale del 27 dicembre. L’idea è quella di abolire il canone Rai con un referendum. Appare ovvio che usare il referendum per abolire una tassa non sarà possibile, ma l’escamotage esiste e Belpietro se ne fa portavoce. L’obiettivo è abrogare la legge che assegna alla Rai di viale Mazzini il titolo di “servizio pubblico”, come spiega Belpietro: “Del resto sulle reti pubbliche oltre a balletti e reality trash c’è poco da vedere che giustifichi il versamento di un’imposta a favore del servizio pubblico”. Il risparmio per lo Stato italiano, secondo il direttore di Libero, sarebbe di ben 1,6 miliardi di euro. Soldi che vengono intascati “dall’azienda televisiva più sprecona d’Europa”.
Nonostante il canone Rai sia la tassa più odiata e più evasa dagli italiani, il suo importo negli ultimi 16 anni è aumentato di 19 euro. Evaderla poi costituisce un reato da quando nel 1990 fu approvata la legge Mammì, che eliminò il canone Rai introducendo al suo posto una tassa sul possesso della televisione e che nel tempo è divenuta un’imposta anche per il possesso di computer e tablet, cioè per qualunque dispositivo che riceva immagini. E se l’abolizione della tassa di possesso di tv è impossibile per il cittadino, abrogare la legge del 1975 che definisce la Rai una società per azioni che svolge servizio pubblico è una decisione che spetta al popolo elettore. Le parole di Belpietro offrono poi una seducente proposta per un nuovo e felice 2012, con il minimo dell’impegno: “Basterebbe una crocetta su una scheda elettorale e sessant’anni di sculettamenti a destra e sinistra sarebbero finiti”.
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Nonostante il canone Rai sia la tassa più odiata e più evasa dagli italiani, il suo importo negli ultimi 16 anni è aumentato di 19 euro. Evaderla poi costituisce un reato da quando nel 1990 fu approvata la legge Mammì, che eliminò il canone Rai introducendo al suo posto una tassa sul possesso della televisione e che nel tempo è divenuta un’imposta anche per il possesso di computer e tablet, cioè per qualunque dispositivo che riceva immagini. E se l’abolizione della tassa di possesso di tv è impossibile per il cittadino, abrogare la legge del 1975 che definisce la Rai una società per azioni che svolge servizio pubblico è una decisione che spetta al popolo elettore. Le parole di Belpietro offrono poi una seducente proposta per un nuovo e felice 2012, con il minimo dell’impegno: “Basterebbe una crocetta su una scheda elettorale e sessant’anni di sculettamenti a destra e sinistra sarebbero finiti”.
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Caro-tazzina alla buvette di Montecitorio. Dal 10/01 il caffè a 80 cent
ROMA – Dal 10 gennaio riapre la Buvette di Montecitorio e anche per i deputati sarà tempo di fare i conti con il caro-prezzi. Il nuovo listino prevede, infatti, un aumento di 20 centesimi per la classica accoppiata del buongiorno: cappuccino e cornetto passeranno rispettivametne da 1 euro a 1 euro e 10 centesimi e da 80 a 90 centesimi.
Costerà di più anche il caffè: 80 anziché 70 centesimi. Ma va ricordato che fuori dai bar dedicati agli onorevoli è raro trovare una tazzina a 80 centesimi: in molti esercizi ha addirittura superato la soglia di un euro. Più cospicui gli aumenti per gli onorevoli amanti del decaffeinato e simili: +20 centesimi per l’orzo e il decaffeinato, il cappuccino decaffeinato aumenterà di 30 cent.
Anche a pranzo previsti aumenti: un panino con prosciutto e mozzarella costerà 3 euro anziché 2,50, un tramezzino 2,50 anziché 2 euro. Prezzi più alti anche sui fritti: supplì, arancini e crocchette passeranno da 1 euro a 1,30.
2 gennaio 2012 | 11:23
Corriere della Sera
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Costerà di più anche il caffè: 80 anziché 70 centesimi. Ma va ricordato che fuori dai bar dedicati agli onorevoli è raro trovare una tazzina a 80 centesimi: in molti esercizi ha addirittura superato la soglia di un euro. Più cospicui gli aumenti per gli onorevoli amanti del decaffeinato e simili: +20 centesimi per l’orzo e il decaffeinato, il cappuccino decaffeinato aumenterà di 30 cent.
Anche a pranzo previsti aumenti: un panino con prosciutto e mozzarella costerà 3 euro anziché 2,50, un tramezzino 2,50 anziché 2 euro. Prezzi più alti anche sui fritti: supplì, arancini e crocchette passeranno da 1 euro a 1,30.
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Alessandra Mussolini: “Il governo Monti tragedia dell’Italia, sfiduciamolo”
Politica Italia
Alessandra Mussolini: “Il governo Monti tragedia dell’Italia, sfiduciamolo”
ROMA – Alessandra Mussolini del Pdl dichiara guerra al governo Monti: ''Altro che ''salva Italia'', il Governo Monti e' la vera ''tragedia Italia. Ho visto oggi alla pompa benzina verde a 1,734 euro e diesel a 1,728 euro. Poi aumenti di luce e gas, pensionati che rischieranno di non ricevere la pensione e suicidi per la disperazione. Per non parlare dei mercati che continuano a bocciare l'Italia. Mi domando cos'altro dobbiamo aspettare per sfiduciare un Governo che ci sta accompagnando alla recessione e alla disperazione''.
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Alessandra Mussolini: “Il governo Monti tragedia dell’Italia, sfiduciamolo”
ROMA – Alessandra Mussolini del Pdl dichiara guerra al governo Monti: ''Altro che ''salva Italia'', il Governo Monti e' la vera ''tragedia Italia. Ho visto oggi alla pompa benzina verde a 1,734 euro e diesel a 1,728 euro. Poi aumenti di luce e gas, pensionati che rischieranno di non ricevere la pensione e suicidi per la disperazione. Per non parlare dei mercati che continuano a bocciare l'Italia. Mi domando cos'altro dobbiamo aspettare per sfiduciare un Governo che ci sta accompagnando alla recessione e alla disperazione''.
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L’Italia ordina 131 caccia F35, polemiche: “Costano quanto una manovra”
L’Italia ordina 131 caccia F35, polemiche: “Costano quanto una manovra”
f35ROMA – L’Italia ha ordinato 131 caccia F35, per una spesa di almeno quindici miliardi spalmata in dodici anni (2015-2026): praticamente quanto una manovra. Non si era detto “basta sprechi”? Eppure adesso in agenda c’è l’acquisto degli F35, nome in codice Joint Strike Fighter, i cacciabombardieri da Guerra Fredda più costosi della storia. Li aveva voluti Silvio Berlusconi, Monti non li cancella dalla lista delle compere.
Così in Parlamento monta la protesta nel Belpaese in crisi, guidato dal governo che ha da poco varato la manovra “Salva-Italia”.
Per Enzo Raisi, di Futuro e Libertà ”è giunto il momento di rompere un tabu’, o almeno di rimetterlo in discussione: quello degli sperperi in spese militari legate ancora al vecchio schema degli anni della guerra fredda. Ad esempio, il recente acquisto dei 131 caccia F35, per un valore analogo a quello di una manovra finanziaria”.
”Il governo Monti – scrive Raisi sul sito di Fli – dovrebbe riflettere e riaprire anche il capitolo della dismissione dell’enorme patrimonio di ex caserme e strutture abbandonati dalla Difesa: si individuino procedure-lampo per immetterli sul mercato visto che quelle esistenti sono lunghissime e inefficaci”.
Il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro rivendica la paternità della battaglia e sottolinea: “Meglio tardi che mai. Alla fine anche la grande stampa e qualcun altro si sono accorti che scandalo insopportabile siano i miliardi di euro che buttiamo in spese militari. Soprattutto se si pensa che per il Servizio civile nazionale, invece, i fondi sono precipitati dai circa 170 milioni del 2010 ai 68 del 2012. Quando il ministro della Difesa ammiraglio De Paola ha detto che a tagliare le spese militari non ci pensava proprio, nessuno tranne noi aveva fiatato”.
Massimo Donadi dell’Idv sul suo blog aveva scritto qualche giorno fa che gli F35 non sarebbero nemmeno affidabili, facendo riferimento a una nota del Pentagono come sua fonte: “La spesa di una cifra che va dai 15 ai 18 miliardi di euro spalmati in un arco di tempo che va sino al 2026 avrebbe potuto essere destinata ad altro”.
f35ROMA – L’Italia ha ordinato 131 caccia F35, per una spesa di almeno quindici miliardi spalmata in dodici anni (2015-2026): praticamente quanto una manovra. Non si era detto “basta sprechi”? Eppure adesso in agenda c’è l’acquisto degli F35, nome in codice Joint Strike Fighter, i cacciabombardieri da Guerra Fredda più costosi della storia. Li aveva voluti Silvio Berlusconi, Monti non li cancella dalla lista delle compere.
Così in Parlamento monta la protesta nel Belpaese in crisi, guidato dal governo che ha da poco varato la manovra “Salva-Italia”.
Per Enzo Raisi, di Futuro e Libertà ”è giunto il momento di rompere un tabu’, o almeno di rimetterlo in discussione: quello degli sperperi in spese militari legate ancora al vecchio schema degli anni della guerra fredda. Ad esempio, il recente acquisto dei 131 caccia F35, per un valore analogo a quello di una manovra finanziaria”.
”Il governo Monti – scrive Raisi sul sito di Fli – dovrebbe riflettere e riaprire anche il capitolo della dismissione dell’enorme patrimonio di ex caserme e strutture abbandonati dalla Difesa: si individuino procedure-lampo per immetterli sul mercato visto che quelle esistenti sono lunghissime e inefficaci”.
Il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro rivendica la paternità della battaglia e sottolinea: “Meglio tardi che mai. Alla fine anche la grande stampa e qualcun altro si sono accorti che scandalo insopportabile siano i miliardi di euro che buttiamo in spese militari. Soprattutto se si pensa che per il Servizio civile nazionale, invece, i fondi sono precipitati dai circa 170 milioni del 2010 ai 68 del 2012. Quando il ministro della Difesa ammiraglio De Paola ha detto che a tagliare le spese militari non ci pensava proprio, nessuno tranne noi aveva fiatato”.
Massimo Donadi dell’Idv sul suo blog aveva scritto qualche giorno fa che gli F35 non sarebbero nemmeno affidabili, facendo riferimento a una nota del Pentagono come sua fonte: “La spesa di una cifra che va dai 15 ai 18 miliardi di euro spalmati in un arco di tempo che va sino al 2026 avrebbe potuto essere destinata ad altro”.
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Re: pranzetto alla Camera
è uno schiaffo a tutte quelle persone che in Italia hanno person il posto di lavoro o sono in una grisi così profonda da portarli al suicidio.
Questa è vera ipocrisia.
Poniamo fine alla costruzione di armi, poniamo fine agli eserciti. La pace non si raggiunge con la sicurezza di un uomo che porta con se un'arma, quella è solo l'anticamenra della violenza.
Questa è vera ipocrisia.
Poniamo fine alla costruzione di armi, poniamo fine agli eserciti. La pace non si raggiunge con la sicurezza di un uomo che porta con se un'arma, quella è solo l'anticamenra della violenza.
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Re: pranzetto alla Camera
argomento già esistente in questo topic a pag.5, spostato qui
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lo Stato amico delle Saras
La raffineria sarda dei Moratti è nata e continua a prosperare grazie a una quantità inimmaginabile di aiuti di Stato. Oltre ai sussidi Cip6, che fruttano ogni anno 130 milioni di euro, in anni recenti la Saras ha firmato ben tre contratti di programma. Un impegno che costa allo Stato 577 milioni
C'è un'altra grande impresa privata che campa alle spalle dei sussidi pubblici. Se ne parla poco: è la Saras. Sono i Moratti. La raffineria sarda della famiglia imprenditoriale (?) è nata, si è sviluppata e continua a prosperare grazie a una quantità di sussidi pubblici e aiuti di Stato inimmaginabile. La storia dei rapporti tra la Saras e le casse pubbliche, che in "Mani bucate" racconto per filo e per segno, è, sinteticamente, questa.Angelo Moratti sbarca in Sardegna e costruisce il suo impero grazie al cosiddetto Piano di rinascita della Regione, finanziato con la legge numero 588/1962 che fa piovere sulla Sardegna 400 miliardi di lire, una cifra enorme per l'epoca. Alla Saras ne arrivano 40. Oggi l'azienda incassa i sussidi Cip6, erogati a partire dal 1992 a chi produce energia elettrica con fonti rinnovabili e "assimilate". La Saras brucia gli scarti della raffinazione del petrolio e rivende l'energia elettrica al gestore pubblico a un prezzo superiore a quello di mercato, incassando una quantità di soldi stimabile in più di 130 milioni di euro l'anno: soldi prelevati dalle bollette degli italiani.
E fin qui tutto chiaro, tutto (più o meno) noto. Ma c'è una parte meno nota, anzi, del tutto sconosciuta, che riguarda i contratti di programma. In anni recenti la Saras ne ha firmati addirittura tre in Sardegna: si chiamano Saras 1, Saras 2 e Saras 3. Il totale degli investimenti previsti dall'inizio degli anni Novanta fino ai primi anni Duemila è pari a 577 milioni di euro, il 46 per cento dei quali è a carico dello Stato attraverso diversi tipi di strumenti agevolativi.
Il primo contratto di programma risale al 26 giugno 1997. Le casse pubbliche si impegnano per un importo superiore rispetto a quello messo a disposizione dai Moratti - 268 miliardi di lire contro 232 - per ammodernare la raffineria di Sarroch e per la "realizzazione di una cittadella tecnologica nella provincia di Cagliari" in cambio della creazione di 274 nuovi posti di lavoro.
Il secondo è del 2001. Questa volta si tratta di un contratto di programma di 51,8 milioni di euro per i quali i Moratti devono ringraziare la Piaggio che a quei soldi ha rinunciato rimettendoli a disposizione di altre imprese bisognose di sussidi pubblici. Il terzo (Saras 3) riguarda un progetto nel settore dell'ecommerce al quale l'azienda ha poi rinunciato.
Finito di firmare contratti di programma, la famiglia decide di portare in borsa la Saras. E scoppia il putiferio. Quella quotazione è stata oggetto di indagini dalla procura di Milano che sospettava un "rigonfiamento" illecito del valore della società con lo scopo di spillare più soldi ai risparmiatori. L'inchiesta venne archiviata con questa motivazione (che, francamente, lascia a bocca aperta): "La frantumazione delle competenze non consente di identificare un autore del fatto o un nucleo di soggetti che in concorso abbiano perseguito l'effetto di quotare Saras a un prezzo sovrastimato". Poi non se ne è più parlato.
fonte: cadoinpiedi.it/2012/01/07/la_saras_campa_alle_spalle_dello_stato
Pubblicato da Daniele L. a 18:28
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C'è un'altra grande impresa privata che campa alle spalle dei sussidi pubblici. Se ne parla poco: è la Saras. Sono i Moratti. La raffineria sarda della famiglia imprenditoriale (?) è nata, si è sviluppata e continua a prosperare grazie a una quantità di sussidi pubblici e aiuti di Stato inimmaginabile. La storia dei rapporti tra la Saras e le casse pubbliche, che in "Mani bucate" racconto per filo e per segno, è, sinteticamente, questa.Angelo Moratti sbarca in Sardegna e costruisce il suo impero grazie al cosiddetto Piano di rinascita della Regione, finanziato con la legge numero 588/1962 che fa piovere sulla Sardegna 400 miliardi di lire, una cifra enorme per l'epoca. Alla Saras ne arrivano 40. Oggi l'azienda incassa i sussidi Cip6, erogati a partire dal 1992 a chi produce energia elettrica con fonti rinnovabili e "assimilate". La Saras brucia gli scarti della raffinazione del petrolio e rivende l'energia elettrica al gestore pubblico a un prezzo superiore a quello di mercato, incassando una quantità di soldi stimabile in più di 130 milioni di euro l'anno: soldi prelevati dalle bollette degli italiani.
E fin qui tutto chiaro, tutto (più o meno) noto. Ma c'è una parte meno nota, anzi, del tutto sconosciuta, che riguarda i contratti di programma. In anni recenti la Saras ne ha firmati addirittura tre in Sardegna: si chiamano Saras 1, Saras 2 e Saras 3. Il totale degli investimenti previsti dall'inizio degli anni Novanta fino ai primi anni Duemila è pari a 577 milioni di euro, il 46 per cento dei quali è a carico dello Stato attraverso diversi tipi di strumenti agevolativi.
Il primo contratto di programma risale al 26 giugno 1997. Le casse pubbliche si impegnano per un importo superiore rispetto a quello messo a disposizione dai Moratti - 268 miliardi di lire contro 232 - per ammodernare la raffineria di Sarroch e per la "realizzazione di una cittadella tecnologica nella provincia di Cagliari" in cambio della creazione di 274 nuovi posti di lavoro.
Il secondo è del 2001. Questa volta si tratta di un contratto di programma di 51,8 milioni di euro per i quali i Moratti devono ringraziare la Piaggio che a quei soldi ha rinunciato rimettendoli a disposizione di altre imprese bisognose di sussidi pubblici. Il terzo (Saras 3) riguarda un progetto nel settore dell'ecommerce al quale l'azienda ha poi rinunciato.
Finito di firmare contratti di programma, la famiglia decide di portare in borsa la Saras. E scoppia il putiferio. Quella quotazione è stata oggetto di indagini dalla procura di Milano che sospettava un "rigonfiamento" illecito del valore della società con lo scopo di spillare più soldi ai risparmiatori. L'inchiesta venne archiviata con questa motivazione (che, francamente, lascia a bocca aperta): "La frantumazione delle competenze non consente di identificare un autore del fatto o un nucleo di soggetti che in concorso abbiano perseguito l'effetto di quotare Saras a un prezzo sovrastimato". Poi non se ne è più parlato.
fonte: cadoinpiedi.it/2012/01/07/la_saras_campa_alle_spalle_dello_stato
Pubblicato da Daniele L. a 18:28
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Difesa: spendere 15 miliardi per 131 caccia F35 non è un affare
Il Caccia F35 Joint Strike Fighter
Si chiama F35 Joint Strike Fighter, è un cacciabombardiere per missioni d’attacco che può essere armato con bombe atomiche B61. Data l’attuale politica delle forze armate italiane, difficile capire a cosa possa servire un giocattolino del genere. Un costoso giocattolino. L’Italia spenderà 15 miliardi di euro fino al 2023 per comprarsene 131, di caccia F35, prodotti dalla Lockheed Martin di Dallas, un nome che ci riporta a scandali politico-militari sull’asse Italia-Usa della fine degli anni 70. Noi siamo uno degli otto paesi che partecipano al megaprogetto dei 3.200 caccia (2.443 solo per gli Usa). Un mega progetto dal quale molti di questi Paesi stanno pensando di sfilarsi.
Il progetto è partito 16 anni fa, ma ora L’Italia, con il debito pubblico che si ritrova, è pronta a tirare fuori una cifra pari a metà della sanguinosa ultima manovra di Mario Monti? Anche perché, secondo quanto scrive il Fatto Quotidiano, gli stessi Usa hanno qualche dubbio sul funzionamento dell’F35:
Soprattutto dopo che sono diventate di dominio pubblico le conclusioni del Quick Look Review, il rapporto sull’F35 di cui Il Fatto ha svelato l’esistenza mercoledì 28 dicembre. Quello studio commissionato dal Pentagono dimostra che il più sofisticato aereo della storia non funziona ancora come dovrebbe e che per eliminare tutti i difetti riscontrati ci vorranno altro tempo e altri soldi. Quattrini che faranno lievitare il prezzo finale di ogni aereo già salito nel giro di pochi anni da 80 milioni di dollari a 130 considerata la media delle tre versioni proposte (A, B e C).
Saremmo ancora in tempo per rinunciare all’aeroplanino atomico e a risparmiare quei 15 miliardi. Ma il problema è che l’ammiraglio Giampaolo Di Paola è uno dei più convinti sostenitori del progetto F35. Racconta il Fatto:
Nel 2002 (governo Berlusconi) fu proprio Di Paola, allora segretario generale della Difesa, a firmare a Washington il primo accordo per la partecipazione italiana alla fase di sviluppo del cacciabombardiere e per questo fu indicato dal direttore americano del progetto come il “formidabile sostenitore del Joint Strike Fighter in Italia”.
Allora, secondo il Fatto, potremmo uscirne risparmiando una decina abbondante di miliardi di euro:
Nella peggiore delle ipotesi l’Italia potrebbe essere costretta a sborsare un contributo una tantum di circa 900 milioni di euro. Che si aggiungerebbero ai 2,7 miliardi già spesi per lo sviluppo dell’F35, compresi gli 800 milioni per l’impianto di Cameri (Novara) dove l’Alenia (Finmeccanica) dovrebbe produrre l’ala sinistra e assemblare alcuni velivoli destinati al mercato europeo. Al di là dei costi, però, molti si chiedono se l’F35 sia adeguato alle esigenze del sistema difensivo italiano. Il cacciabombardiere è un concentrato di tecnologia pensato soprattutto per missioni d’attacco, comprese quelle nucleari. Può essere armato con le bombe atomiche B61 custodite in vari siti europei. In Italia ce ne sono un’ottantina a Ghedi e Aviano, anche se nessun governo ne ha mai ammesso ufficialmente l’esistenza.
http://www.webalice.it/imc2004/files_fighters/F-35_JSF.htm
http://www.infonodo.org/node/30923
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E se l'euro sparisse? Di' la tua
00:03 - "E' improbabile che l'euro sparirà nel 2012". Lo ha detto il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) Christine Lagarde durante una conferenza stampa nel corso della sua visita in Sudafrica. E' bastato che non abbia usato la parola "impossibile" per scatenare un putiferio su giornali e blog. Monti ha parlato di Understatement linguistico della signora Lagarde, cercando di sdrammatizzare un po'.
Ma cosa succederebbe se davvero si tornasse alla lira? Su questo gli esperti si dividono. Qualche tempo fa uscì la notizia che le banche inglesi si stanno preparando al crollo della divisa unica europea. Pragmatismo anglosassone o c'è qualcosa di più? Purtroppo è impossibile a dirsi. Ma se si tornasse alla vecchia, cara e svalutatissima Lira saresti contento? Conviene davvero all'Italia? Che ne pensi? Di' la tua.
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Ma cosa succederebbe se davvero si tornasse alla lira? Su questo gli esperti si dividono. Qualche tempo fa uscì la notizia che le banche inglesi si stanno preparando al crollo della divisa unica europea. Pragmatismo anglosassone o c'è qualcosa di più? Purtroppo è impossibile a dirsi. Ma se si tornasse alla vecchia, cara e svalutatissima Lira saresti contento? Conviene davvero all'Italia? Che ne pensi? Di' la tua.
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Re: pranzetto alla Camera
senza contare le manfrine fatte in borsa vendendo il titolo(mi sembra fosse prorpio della saras o di qualche azienda facente sempre parte dei moratti)ad un prezzo altissimo,la consob fece le indagini all'epoca ma ancora non sene sa niente che vergogna,italia paese da rifondare dalla testa ai piedi.Alaudae ha scritto:La raffineria sarda dei Moratti è nata e continua a prosperare grazie a una quantità inimmaginabile di aiuti di Stato. Oltre ai sussidi Cip6, che fruttano ogni anno 130 milioni di euro, in anni recenti la Saras ha firmato ben tre contratti di programma. Un impegno che costa allo Stato 577 milioni
C'è un'altra grande impresa privata che campa alle spalle dei sussidi pubblici. Se ne parla poco: è la Saras. Sono i Moratti. La raffineria sarda della famiglia imprenditoriale (?) è nata, si è sviluppata e continua a prosperare grazie a una quantità di sussidi pubblici e aiuti di Stato inimmaginabile. La storia dei rapporti tra la Saras e le casse pubbliche, che in "Mani bucate" racconto per filo e per segno, è, sinteticamente, questa.Angelo Moratti sbarca in Sardegna e costruisce il suo impero grazie al cosiddetto Piano di rinascita della Regione, finanziato con la legge numero 588/1962 che fa piovere sulla Sardegna 400 miliardi di lire, una cifra enorme per l'epoca. Alla Saras ne arrivano 40. Oggi l'azienda incassa i sussidi Cip6, erogati a partire dal 1992 a chi produce energia elettrica con fonti rinnovabili e "assimilate". La Saras brucia gli scarti della raffinazione del petrolio e rivende l'energia elettrica al gestore pubblico a un prezzo superiore a quello di mercato, incassando una quantità di soldi stimabile in più di 130 milioni di euro l'anno: soldi prelevati dalle bollette degli italiani.
E fin qui tutto chiaro, tutto (più o meno) noto. Ma c'è una parte meno nota, anzi, del tutto sconosciuta, che riguarda i contratti di programma. In anni recenti la Saras ne ha firmati addirittura tre in Sardegna: si chiamano Saras 1, Saras 2 e Saras 3. Il totale degli investimenti previsti dall'inizio degli anni Novanta fino ai primi anni Duemila è pari a 577 milioni di euro, il 46 per cento dei quali è a carico dello Stato attraverso diversi tipi di strumenti agevolativi.
Il primo contratto di programma risale al 26 giugno 1997. Le casse pubbliche si impegnano per un importo superiore rispetto a quello messo a disposizione dai Moratti - 268 miliardi di lire contro 232 - per ammodernare la raffineria di Sarroch e per la "realizzazione di una cittadella tecnologica nella provincia di Cagliari" in cambio della creazione di 274 nuovi posti di lavoro.
Il secondo è del 2001. Questa volta si tratta di un contratto di programma di 51,8 milioni di euro per i quali i Moratti devono ringraziare la Piaggio che a quei soldi ha rinunciato rimettendoli a disposizione di altre imprese bisognose di sussidi pubblici. Il terzo (Saras 3) riguarda un progetto nel settore dell'ecommerce al quale l'azienda ha poi rinunciato.
Finito di firmare contratti di programma, la famiglia decide di portare in borsa la Saras. E scoppia il putiferio. Quella quotazione è stata oggetto di indagini dalla procura di Milano che sospettava un "rigonfiamento" illecito del valore della società con lo scopo di spillare più soldi ai risparmiatori. L'inchiesta venne archiviata con questa motivazione (che, francamente, lascia a bocca aperta): "La frantumazione delle competenze non consente di identificare un autore del fatto o un nucleo di soggetti che in concorso abbiano perseguito l'effetto di quotare Saras a un prezzo sovrastimato". Poi non se ne è più parlato.
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oh Italiani...
...tralasciamo "i toscani", ascoltate il resto
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Padania? No,Tanzania !
"Cosa può fare un partito come la Lega con milioni di euro finanziamenti pubblici? Investirli in Btp per "aiutare il Paese a risollevarsi" dal debito pubblico di cui è diretta responsabile o piuttosto in fondi esteri? La risposta la saprebbe dare anche Trota Bossi, il consigliere regionale a 12.000 euro al mese: "la seconda che hai detto!". Giusto! In dicembre la Lega ha investito in 7,7 milioni in corone norvegesi (dell'euro non si fida...), in 1,2 milioni di euro nel fondo Krispa Enterprise Ltd di Cipro e ha collocato 4,5 milioni di euro in Tanzania. Chissà perché proprio la Tanzania? I leghisti gli immigrati non li vogliono, ma fanno emigrare i soldi dei rimborsi elettorali bocciati da un referendum. Articolo di Beppe Grillo del 9 Gennaio 2012
Padania ladrona, la Tanzania non perdona."
Bossi e moglie investono soldi pubblici dappertutto tranne che in "Padania".
Il partito del Trota ( l'incapace gestito da una falsa psicologa indagata e da noi pagato 12.000 € al mese ) fa emigrare all'estero i soldi dei rimborsi elettorali ( bocciati da un referendum ).
E' così che ci si comporta per risollevare il debito pubblico e l'economia del Nord ?
Soprattutto tenendo conto che la Lega è CORRESPONSABILE dell'attuale situazione in cui il nostro Paese si trova.....Buona Visione!!!
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Padania ladrona, la Tanzania non perdona."
Bossi e moglie investono soldi pubblici dappertutto tranne che in "Padania".
Il partito del Trota ( l'incapace gestito da una falsa psicologa indagata e da noi pagato 12.000 € al mese ) fa emigrare all'estero i soldi dei rimborsi elettorali ( bocciati da un referendum ).
E' così che ci si comporta per risollevare il debito pubblico e l'economia del Nord ?
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Schifani, Rutelli e Casini alle Maldive. Ecco le foto
Gli scatti dei brindisi e dei bagni al mare del Capodanno che ha suscitato un fiume di polemiche
E' stata una delle polemiche più accese di inizio anno: Schifani, Rutelli e Casini alle Maldive, alla faccia dell'austerity e del Capodanno all'insegna della crisi. Il settimanale "Oggi" pubblica le foto del grande brindisi e della vacanza esotica. Immagini destinate a far discutere:
Libro consigliato su questo argomento: Ad perdonam
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E' stata una delle polemiche più accese di inizio anno: Schifani, Rutelli e Casini alle Maldive, alla faccia dell'austerity e del Capodanno all'insegna della crisi. Il settimanale "Oggi" pubblica le foto del grande brindisi e della vacanza esotica. Immagini destinate a far discutere:
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MONTI , ALFANO & BERSANI , CASINI pranzano assieme
questi 4 maiali oggi hanno pranzato assieme, ovvaimente alla faccia nostra e per pararsi il culo loro e vedere cone abbufarsi sempre più loro e la loro cricca.
NON RIESCO NEMMENO AD ARGOMENTARE sulla situazione attuale , SI PUO' SOLO INSULTARE e non solo i porci sopra citati ma anche gentaglia come la CAMUSSO , ANGELETTI & BONANNI ...la CGIL si è arresa senza spare un colpo , la manfrina sullì'art . 18 era fumo negli occhi le aziende chiudono ugualmente e i diritti dei lavoratori sono inesistenti e gli stipendi da fame, su tutto questo non una parola dalla craxiana Camusso, anzi offre la sua collaborazione al governo Monti, il tutto sotto la sapiente regia degli IPERLIBERISTI del PD, i peggio maiali sono quelli del PD..
si si può solo insultare che sta macellando questo paese, come si può e si deve insultare tutti quelli che più o meno palesemente collaborano con il governo dell benche -Monti.
I vermi dei media mainstream che non ci dicono che il fallimento è inevitabile, per fallimento intendo impoverimento di centiania di migliaia di famiglie e miseria per milioni di persone.
Aumentare la benzina è stato uno dei proccedimenti porcata che và ad impattare su tutti ...chi abita in provincia spesso E' OBBLIGATO a recarsi al lavoro in auto anche se guadagna uno stipendio da fame..
entro un paio di mesi aumenteranno tutti i prezzi in maniera vertiginosa visto che le merci si spostano su gomma...L'altro Sabato sera alle 23 percorrevo al statale 11 tra BS e VR , assenza di traffico su una delle statali più trafficate d'Italia...ci voglio rimbecilliti davanti alla tv.
Poi tutti a fare i referendari...I REFERENDUM NON SERVONO AD UN CAZZO ! l'acqua non è e non sarà mai totalmente pubblica, il referendum promosso da IDV e SEL oltre che impostato male non cambiava di molto il PORCELLUM..IL SISTEMA E' MARCIO E NESSUN MIGLIORAMENTO SERIO POTRA' AVVENIRE DA CHI E' SISTEMA.
Altra presa per il CULO è la campagna anti-privilegi...NON MI FREGA UN EMERITO CAZZO se tolgono i vitalizi ai parlamentari...con quello che si risparmia non si fà nenache due scuole materne dentro Roma..
Voglio che facciano il loro lavoro bene ed onestamente , che vadano in parlamento al 100% delle sedute , che si rechino nei colleggi dove sono stati eletti e acsltino la gente...che non svolgano altre attività lavorative durante il mandato, che non cambino casacca..che facciano due legislature e poi fuori dalle palle , che vengano arrestati e perseguiti penalmente come ogni cittadino...la polemica contro la casta politica è alimentata dai media mainstream che non chiedono riforme strutturali ma specchietti per le allodole...togli 5000 euro al mese ai politici ? no proble quelli più furbi li faranno slatare fuori in un altro modo.
NON VALE LA PENA PERDERE NENACHE UN MINUTO APPRESSO A PARTITI O SINDACATI ISTITUZIONALI SONO TUTTI UNITI ALLO SCOPO DI FOTTERCI MEGLIO !
questo blog seguirà solo lotte ESTREME che non prevedono la partecipazione di nessuna forza politica parlamentare o di finti movimenti antagonisti a loro collegati, sconfitto PROBABILE ma MAI complice dei macellai dei diritti, MAI !
17:20 Scritto da: paolopapillo
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Libertà di stampa, l'Italia scende al 61° posto
Il nostro Paese continua a scendere nella classifica della libertà di stampa, a sostenerlo l'organizzazione Reporters Without Borders nel suo riepilogo annuale. Nel 2007 l'Italia era 35esima, e la deriva l'ha portata a piazzarsi 44esima l'anno successivo, 49esima nel 2009 e nel 2010 ed a piombare al 61esimo posto quest'anno, subito dietro la Guyana e davanti a due Paesi certamente non famosi per la libertà della quale godono i giornalisti come la Repubblica Centro Africana e il Lesotho.
Come riporta il sito del Festival del Giornalismo di Perugia, tra le motivazioni addotte da Reporters Without Borders ci sono i tentativi del governo Berlusconi di introdurre leggi bavaglio e filtri ad internet:
"L'Italia (61esima), in cui una dozzina circa di giornalisti è ancora sotto protezione della polizia, ha voltato pagina dopo diversi anni di conflitto d'interesse con le dimissioni di Silvio Berlusconi. Ma il posizionamento di quest'anno reca ancora il suo marchio, in particolar modo tramite un tentativo di introdurre una legge bavaglio e uno di introdurre filtri a Internet senza consultare la giustizia, entrambi bocciati per un soffio"
L'Italia, spiega ancora il sito del Festival di Perugia
"è inoltre citata nel rapporto insieme a Bulgaria (80esima) e Grecia (70esima) tra i «Paesi che non riescono ad affrontare il problema delle violazioni della loro libertà di stampa a causa di una mancanza di volontà politica".
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Re: pranzetto alla Camera
io devo essere sincero,pensandoci bene e senza ragionare d'istinto sono arrivato alla conclusione che voglio capire meglio questa cosa della liberta' di stampa, non la capisco bene,non vedo tutta questa censura,alla fine bene o male le notizie o grazie al web(sopratutto) o in qualche tg e giornale (non appecoronati e sono pochi)le veniamo a sapere,non tutto? ovviamente,ma in quale altro paese al mondo vengono a sapere tutto?in quale altro paese la maggior parte dei tg dice quello che si dovrebbe dire per informare i cittadini??pochi ,molto pochi,quindi mi chiedo ; in base a cosa la fanno questa classifica??? in certi paesi uccidono,in italia a memoria (recente)non mi viene in mente un uccisione di questo genere,che mi dite? voglio capire cosa si intende davvero per liberta di stampa.
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Re: pranzetto alla Camera
Credo che si intenda andare a dire che hai visto quello e quell'altro, hai video, foto e tutto il resto... Naturalmente, se c'è la censura, non solo censurano l'accaduto se sanno che è successo veramente, ma hanno anche la "gentilezza" di censurare pure te!
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Se non credi neanche nelle piccole cose, come puoi credere a tutte le altre?
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