Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
sì, non ho detto che dev'essere un sosia, solo che c'è una possibilità visto e considerato chi muove le pedine...
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Spero gli faccino la prova del dna...
Marek- Staff misteri
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Se sei di buon umore, non ti preoccupare Ti passera'.
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Marek ha scritto:Spero gli faccino la prova del dna...
e no...! neanche l'autopsia gli possono fare, l'unica ed ultima cosa che farà Gheddafi (se è Gheddafi) sarà sparire ad imitazione di Osama (presunta sparizione di un presunto Osama)
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Arma sismica americana colpisce la Turchia
Una segnalazione 'flash' ricevuta al Cremlino dalla flotta del Mar Nero dice che gli Stati Uniti hanno attaccato la Turchia con la sua temuta "Arma del Terremoto" come ritorsione per l'invasione massiccia del nord dell'Iraq la settimana scorsa.
Secondo questo rapporto, stazioni di monitoraggio in Russia e in tutto il Mar Nero hanno evidenziato un "rapido" riscaldamento della ionosfera che è culminato con un massiccio terremoto di magnitudo 7,3, che ha colpito la Turchia orientale.
Importante da notare è che il riscaldamento della ionosfera è un "marchio di fabbrica" dell’ "Arma del Terremoto" impiegato dagli Stati Uniti dai loro impianti HAARP situati in tutto il mondo e controllati dalla loro base principale in Alaska. Il riscaldamento della ionosfera è stato rilevato anche a marzo contro il Giappone, causando un enorme terremoto di magnitudo 9,0 che ha portato alla morte di oltre 36.000 persone.
Anche se praticamente sconosciuto al popolo americano, l'uso e il perfezionamento della tecnologia dell’arma del terremoto ha una storia lunga che iniziò quando l’Unione Sovietica fece esplodere una bomba nucleare da 10 megatoni nel settembre del 1978 per poi 'reindirizzare' la sua onda d'urto verso Iran, dove si tradusse in un catastrofico terremoto di magnitudo 7,4, un evento che accelerò la caduta del regime appoggiato dagli Stati Uniti e guidato dallo Scià.
Questo attacco all'Iran da parte dei sovietici venne contrastato dagli americani nell'aprile del 1979 quando scatenarono una delle loro armi di nuova concezione contro la nazione ex comunista della Jugoslavia che provocò un terremoto di magnitudo 7,2.
Dalla fine degli anni 1970, gli Stati Uniti hanno portato lo stato dell’arma del terremoto ad un livello molto avanzato e, secondo questi rapporti, ora i dispositivi utilizzano una tecnologia Tesla elettromagnetica a impulsi, al plasma e la tecnologia Sonic, insieme con 'bombe d'urto' con cui precedentemente accusarono la Russia di impiegare nella loro guerra contro i popoli afgani, quando uno di questi 'apparecchi' esplose in Afghanistan nel marzo 2002 provocando un devastante terremoto di magnitudo 7,2.
Le armi Tesla in fase di sviluppo da parte degli Stati Uniti si basano sulla ricerca di Nikola Tesla, un inventore e un ingegnere meccanico ed elettrico. E' stato uno dei collaboratori più importanti per la nascita di elettricità commerciale ed è meglio conosciuto per i suoi molti sviluppi rivoluzionari nel campo dell'elettromagnetismo nel 19° secolo e all'inizio del ventesimo.
Brevetti di Tesla e il lavoro teorico formano la base della moderna corrente alternata (AC) sistemi di alimentazione elettrica, compreso il sistema polifase di distribuzione elettrica e il motore a corrente alternata, con il quale ha contribuito ad inaugurare la seconda rivoluzione industriale. Tesla è anche accreditato come l'inventore della radio moderna dalla Corte Suprema degli Stati Uniti.
Lo scopo di questo attacco, dicono i funzionari russi della Naval Intelligence, era quello di "disturbare gravemente" la massiccia invasione di terra della Turchia nel nord Iraq la scorsa settimana, in risposta all’uccisione di 26 soldati turchi 4 giorni fa da parte dei ribelli curdi iracheni.
La "paura più grande" degli Stati Uniti, continua la presente relazione, è che l'invasione turca dell'Iraq porterà la Turchia a scontrarsi con il crescente potere dei curdi appoggiati da Israele.
Praticamente sconosciuto al popolo americano è che poco dopo l'invasione guidata dagli Usa in Iraq di centinaia, se non migliaia, di soldati delle forze speciali israeliane si sono riversati nelle aree curde del nord dell'Iraq al fine di costruire una "base di potere" per contrastare la Turchia, la Siria e l'Iran. Lo scorso agosto inoltre l'Iran ha riferito che Israele aveva, inoltre, iniziato lo schieramento di droni nel nord dell'Iraq.
Analisti dei servizi segreti russi hanno da tempo avvertito che il piano principale degli americani per tutto il Medio Oriente (alcuni dicono il mondo intero) è stato di partizionare l'intera regione nuovamente dentro i suoi confini tribali originali rispetto a quelli attualmente esistenti tratti dall’ex impero britannico all'indomani della prima guerra mondiale, che vide la sconfitta dell'Impero Ottomano.
Il successo di questo piano americano non può essere messo in dubbio, ossevando come negli ultimi 25 anni, da soli, sono riusciti a disintegrare l'Unione Sovietica, Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e ora la Libia, con i piani attualmente in vigore per dividere la Turchia, la Siria, l'Iran e successivamente l'Arabia Saudita.
La Turchia è venuta a conoscenza del complotto statunitense per distruggerli nel 2006, quando durante un discorso al Centro di Formazione della difesa della NATO a Roma, un ufficiale dell'esercito americano usò una mappa che mostra 18 città in Turchia chiaramente all'interno di un'area etichettata come "Kurdistan". Sebbene l'allora Segretario alla Difesa americano Donald Rumsfeld "chiese scusa" per questa mappa, funzionari militari turchi sono stati messi "alla nota" per i piani veri che gli americani hanno contro la loro nazione, e che questo ultimo attacco non è che uno dei tanti esempi.
Anche se le ramificazioni complete di questo colpo degli Stati Uniti contro la Turchia devono ancora essere valutati, autorità navali russe hanno "avvertito" il Cremlino in questo rapporto che l’attacco, se non di vera e propria guerra, dovrebbe essere considerato come "imminente".
traduzione ed adattamento a cura di: AltraNews
fonte originale: whatdoesitmean.com
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Gheddafi: il piano per eliminarlo è stato deciso da Washington, Londra e Parigi. Doveva morire
Il «Telegraph»: così la Nato ha spinto il raìs nelle mani dei miliziani islamici di Misurata
Le immagini di Gheddafi linciato e ucciso da una folla inferocita di miliziani sono state diffuse su scala mondiale, per dimostrare che quella libica è stata una ribellione popolare conclusasi col rovesciamento dell'odiato dittatore. Versione semplicistica, facente parte delle potenti «armi di distrazione di massa» usate nell'operazione Protettore Unificato. Ben diversa la realtà che sta venendo a galla, come dimostra la documentata ricostruzione degli avvenimenti fatta ieri dal quotidiano britannico The Telegraph.
Dopo aver svolto un ruolo chiave nella conquista di Tripoli, gli agenti della Cia e del servizio segreto britannico MI6, che operano sul terreno in Libia, si sono concentrati nella caccia a Gheddafi, sfuggito ai massicci bombardamenti Nato. Mentre i droni e altri aerei spia, dotati delle più sofisticate apparecchiature, volteggiavano giorno e notte sulla Libia, forze speciali statunitensi e britanniche setacciavano la zona di Sirte, probabile rifugio di Gheddafi. Questi, nelle ultime settimane, è stato costretto a interrompere il silenzio telefonico, usando un cellulare forse di tipo satellitare. La conunicazione è stata intercettata, confermando la sua presenza nella zona.
Quando un convoglio di alcune decine di veicoli è uscito dalla città, è stato subito avvistato dagli aerei spia: un Rivet Joint statunitense (che può individuare l'obiettivo a 250 km di distanza), un C160 Gabriel francese e un Tornado Gr4 britannico. A questo punto un drone Predator statunitense, decollato dalla Sicilia e telecomandato via satellite da una base presso Las Vegas, ha attaccato il convoglio con numerosi missili Hellfire. Anche se non viene specificato, si tratta di uno dei Predator MQ-9 Reaper dislocati a Sigonella, dove si trova il personale addetto al rifornimento e alla manutenzione, e guidati da un pilota e un addetto ai sensori seduti a una consolle negli Stati uniti, a oltre 10mila km di distanza. Il Reaper, in grado di trasportare un carico bellico di una tonnellata e mezza, è armato di 14 missili Hellfire («fuoco dell'inferno») a testata anticarro, esplosiva a frammentazione o termobarica. Subito dopo, il convoglio è stato colpito anche da caccia francesi Mirage-2000 con bombe Paveway da 500 libbre e munizioni di precisione Aasm, anch'esse a guida laser. Questo attacco è stato decisivo per la cattura di Gheddafi.
Tali fatti dimostrano che, in realtà, è stata la Nato a catturare Gheddafi, spingendolo nelle mani di miliziani islamici di Misurata, animati da particolare odio nei suoi confronti. E che è stata la Nato a vincere la guerra, non solo sganciando sulla Libia 40-50mila bombe in oltre 10mila missioni di attacco, così da spianare la strada ai «ribelli», ma infiltrando in territorio libico servizi segreti e forze speciali per attuare e dirigere le operazioni belliche.
Il piano - deciso a Washington, Londra e Parigi - era quello di eliminare Gheddafi, che in un pubblico processo avrebbe potuto rivelare verità scomode per i governi occidentali. Non è quindi escluso che tra la folla di miliziani urlanti, dietro al «ragazzo con la pistola d'oro» cui viene attribuita l'uccisione di Gheddafi, vi fossero ben più esperti killer di professione.
Autore: Manlio Dinucci / Fonte: ilmanifesto.it
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Le immagini di Gheddafi linciato e ucciso da una folla inferocita di miliziani sono state diffuse su scala mondiale, per dimostrare che quella libica è stata una ribellione popolare conclusasi col rovesciamento dell'odiato dittatore. Versione semplicistica, facente parte delle potenti «armi di distrazione di massa» usate nell'operazione Protettore Unificato. Ben diversa la realtà che sta venendo a galla, come dimostra la documentata ricostruzione degli avvenimenti fatta ieri dal quotidiano britannico The Telegraph.
Dopo aver svolto un ruolo chiave nella conquista di Tripoli, gli agenti della Cia e del servizio segreto britannico MI6, che operano sul terreno in Libia, si sono concentrati nella caccia a Gheddafi, sfuggito ai massicci bombardamenti Nato. Mentre i droni e altri aerei spia, dotati delle più sofisticate apparecchiature, volteggiavano giorno e notte sulla Libia, forze speciali statunitensi e britanniche setacciavano la zona di Sirte, probabile rifugio di Gheddafi. Questi, nelle ultime settimane, è stato costretto a interrompere il silenzio telefonico, usando un cellulare forse di tipo satellitare. La conunicazione è stata intercettata, confermando la sua presenza nella zona.
Quando un convoglio di alcune decine di veicoli è uscito dalla città, è stato subito avvistato dagli aerei spia: un Rivet Joint statunitense (che può individuare l'obiettivo a 250 km di distanza), un C160 Gabriel francese e un Tornado Gr4 britannico. A questo punto un drone Predator statunitense, decollato dalla Sicilia e telecomandato via satellite da una base presso Las Vegas, ha attaccato il convoglio con numerosi missili Hellfire. Anche se non viene specificato, si tratta di uno dei Predator MQ-9 Reaper dislocati a Sigonella, dove si trova il personale addetto al rifornimento e alla manutenzione, e guidati da un pilota e un addetto ai sensori seduti a una consolle negli Stati uniti, a oltre 10mila km di distanza. Il Reaper, in grado di trasportare un carico bellico di una tonnellata e mezza, è armato di 14 missili Hellfire («fuoco dell'inferno») a testata anticarro, esplosiva a frammentazione o termobarica. Subito dopo, il convoglio è stato colpito anche da caccia francesi Mirage-2000 con bombe Paveway da 500 libbre e munizioni di precisione Aasm, anch'esse a guida laser. Questo attacco è stato decisivo per la cattura di Gheddafi.
Tali fatti dimostrano che, in realtà, è stata la Nato a catturare Gheddafi, spingendolo nelle mani di miliziani islamici di Misurata, animati da particolare odio nei suoi confronti. E che è stata la Nato a vincere la guerra, non solo sganciando sulla Libia 40-50mila bombe in oltre 10mila missioni di attacco, così da spianare la strada ai «ribelli», ma infiltrando in territorio libico servizi segreti e forze speciali per attuare e dirigere le operazioni belliche.
Il piano - deciso a Washington, Londra e Parigi - era quello di eliminare Gheddafi, che in un pubblico processo avrebbe potuto rivelare verità scomode per i governi occidentali. Non è quindi escluso che tra la folla di miliziani urlanti, dietro al «ragazzo con la pistola d'oro» cui viene attribuita l'uccisione di Gheddafi, vi fossero ben più esperti killer di professione.
Autore: Manlio Dinucci / Fonte: ilmanifesto.it
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Gheddafi e la nuova moneta africana
In questo breve servizio, Russia Today si interroga sui motivi che hanno portato al rovesciamento di Gheddafi da parte della NATO, e suggerisce che il vero pericolo da lui rappresentato fosse il suo progetto di introdurre un “gold-standard” africano, legando nel contempo la nuova moneta al prezzo del petrolio.
TESTO IN ITALIANO:
ANNUNCIATORE: Circolano nuove domande sui motivi dell’intervento NATO in Libia. Come ci dice la corrispondente di RT, Laura Emmet, l’organizzazione potrebbe aver cercato di impedire a Gheddafi di seppellire il dollaro americano.
LAURA EMMETT: Alcuni credono che l’attacco della NATO alla Libia sia stato fatto per proteggere i civili.
DAVID CAMERON: Non dobbiamo tollerare che questo regime usi l’esercito contro la propria gente.
LAURA EMMETT: Altri dicono che il motivo è il petrolio.
RICHARD CELENTE: L’unico motivo per cui sono interessati alla Libia è il petrolio. Pensate che oggi saremmo in Iraq se la loro esportazione principale fossero i broccoli?
LAURA EMMETT: Ma c’è anche chi è convinto che l’intervento in Libia sia dovuto a questioni di valuta, ed in particolare al progetto di Gheddafi di introdurre il dinaro d’oro, una moneta unica per tutta l’Africa, fatta in oro, il vero parametro della ricchezza.
JAMES THRING: E’ una di quelle cose che devi pianificare quasi in segreto, perchè nel momento in cui annunci che vuoi passare dal dollaro a qualcos’altro entri subito nel mirino. Ci sono state due conferenze su questo argomento, nel 1996 e nel 2000, chiamate World Mathaba Conference, organizzate da Gheddafi. Erano tutti interessati, e penso che la maggioranza dei paesi africani fosse favorevole.
LAURA EMMETT: Gheddafi non ha mai rinunciato all’idea. Nei mesi che hanno preceduto l’intervento militare ha invitato gli stati africani e musulmani ad unirsi per creare questa nuova moneta, in competizione con il dollaro e con l’euro. Avrebbero venduto il petrolio e le altre risorse a tutto il mondo, solamente in cambio di dinari d’oro.
Una tale idea farebbe cambiare gli equilibri economici mondiali. La ricchezza di un paese dipenderebbe dalle quantità d’oro che possiede, e non dai dollari che scambia. E la Libia possiede 144 tonnellate di oro. Il Regno Unito ne ha il doppio, ma ha una popolazione dieci volte maggiore.
ANTHONY WILE: Se Gheddafi aveva l’intenzione di cambiare il prezzo del petrolio, e di qualunque altra cosa il paese vendesse sui mercati globali, accettando qualcosa di diverso come moneta, oppure introducendo il dinaro d’oro, una mossa di quel tipo non sarebbe stata certo gradita alle attuali elite di potere, che sono incaricate di gestire le banche centrali nel mondo. Quindi è chiaro che una cosa del genere avrebbe causato la sua eliminazione immediata, insieme alla necessità di creare altre motivazioni per rimuoverlo dal potere.
LAURA EMMETT: È già accaduto altre volte. Nel 2000, Saddam Hussein aveva annunciato che il petrolio iracheno sarebbe stato venduto in euro, non in dollari. C’è chi dice che le sanzioni e la susseguente invasione siano nate dal fatto che gli americani volessero impedire ad ogni costo che l’OPEC adottasse l’euro nel mercato del petrolio per tutti i suoi paesi membri.
L’oro inglese è depositato in un caveau di sicurezza da qualche parte sotto la Banca d’Inghilterra. Come nella maggioranza dei paesi moderni, non ce n’è abbastanza da metterlo in circolazione per tutti. La cosa è diversa nei paesi come la Libia e molti stati del Golfo. Il dinaro d’oro metterebbe le nazioni africane e mediorientali ricche di petrolio in grado di dire ai loro clienti assetati di energia: “Spiacenti, ma il prezzo è salito, e vogliamo essere pagati in oro”.
C’è chi dice che gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO non avrebbero letteralmente potuto permettere una cosa del genere.
Traduzione di Massimo Mazzucco per luogocomune.net
link
TESTO IN ITALIANO:
ANNUNCIATORE: Circolano nuove domande sui motivi dell’intervento NATO in Libia. Come ci dice la corrispondente di RT, Laura Emmet, l’organizzazione potrebbe aver cercato di impedire a Gheddafi di seppellire il dollaro americano.
LAURA EMMETT: Alcuni credono che l’attacco della NATO alla Libia sia stato fatto per proteggere i civili.
DAVID CAMERON: Non dobbiamo tollerare che questo regime usi l’esercito contro la propria gente.
LAURA EMMETT: Altri dicono che il motivo è il petrolio.
RICHARD CELENTE: L’unico motivo per cui sono interessati alla Libia è il petrolio. Pensate che oggi saremmo in Iraq se la loro esportazione principale fossero i broccoli?
LAURA EMMETT: Ma c’è anche chi è convinto che l’intervento in Libia sia dovuto a questioni di valuta, ed in particolare al progetto di Gheddafi di introdurre il dinaro d’oro, una moneta unica per tutta l’Africa, fatta in oro, il vero parametro della ricchezza.
JAMES THRING: E’ una di quelle cose che devi pianificare quasi in segreto, perchè nel momento in cui annunci che vuoi passare dal dollaro a qualcos’altro entri subito nel mirino. Ci sono state due conferenze su questo argomento, nel 1996 e nel 2000, chiamate World Mathaba Conference, organizzate da Gheddafi. Erano tutti interessati, e penso che la maggioranza dei paesi africani fosse favorevole.
LAURA EMMETT: Gheddafi non ha mai rinunciato all’idea. Nei mesi che hanno preceduto l’intervento militare ha invitato gli stati africani e musulmani ad unirsi per creare questa nuova moneta, in competizione con il dollaro e con l’euro. Avrebbero venduto il petrolio e le altre risorse a tutto il mondo, solamente in cambio di dinari d’oro.
Una tale idea farebbe cambiare gli equilibri economici mondiali. La ricchezza di un paese dipenderebbe dalle quantità d’oro che possiede, e non dai dollari che scambia. E la Libia possiede 144 tonnellate di oro. Il Regno Unito ne ha il doppio, ma ha una popolazione dieci volte maggiore.
ANTHONY WILE: Se Gheddafi aveva l’intenzione di cambiare il prezzo del petrolio, e di qualunque altra cosa il paese vendesse sui mercati globali, accettando qualcosa di diverso come moneta, oppure introducendo il dinaro d’oro, una mossa di quel tipo non sarebbe stata certo gradita alle attuali elite di potere, che sono incaricate di gestire le banche centrali nel mondo. Quindi è chiaro che una cosa del genere avrebbe causato la sua eliminazione immediata, insieme alla necessità di creare altre motivazioni per rimuoverlo dal potere.
LAURA EMMETT: È già accaduto altre volte. Nel 2000, Saddam Hussein aveva annunciato che il petrolio iracheno sarebbe stato venduto in euro, non in dollari. C’è chi dice che le sanzioni e la susseguente invasione siano nate dal fatto che gli americani volessero impedire ad ogni costo che l’OPEC adottasse l’euro nel mercato del petrolio per tutti i suoi paesi membri.
L’oro inglese è depositato in un caveau di sicurezza da qualche parte sotto la Banca d’Inghilterra. Come nella maggioranza dei paesi moderni, non ce n’è abbastanza da metterlo in circolazione per tutti. La cosa è diversa nei paesi come la Libia e molti stati del Golfo. Il dinaro d’oro metterebbe le nazioni africane e mediorientali ricche di petrolio in grado di dire ai loro clienti assetati di energia: “Spiacenti, ma il prezzo è salito, e vogliamo essere pagati in oro”.
C’è chi dice che gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO non avrebbero letteralmente potuto permettere una cosa del genere.
Traduzione di Massimo Mazzucco per luogocomune.net
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
11 11 11 Appello agli Indignados
Ci si aspetterebbe che i banchieri e i potenti iniziassero a tremare di fronte a mobilitazioni mondiali di questo tipo, giusto? Anche se non proprio a tremare almeno a provare una sorta di imbarazzo.
…Ma se non fosse così? Se i banchieri e i potenti appoggiassero questo nuovo movimento partito dal basso? Come dovremmo reagire, come dovrebbero reagire gli indignati? Si dovrebbe far finta di nulla e tirare avanti? Io mi fermerei un attimo a riflettere…
Mario Draghi governatore di Bankitalia e prossimo presidente della Banca Centrale Europea (retribuzione annuale 1.041.008 € [unmilionequarantunomilaotto euro] più, dal 2005, 14843 € di pensione mensile) la mattina del 15 ottobre, giorno della prima manifestazione globale contro le banche, era di buon umore e addirittura ha BENEDETTO la protesta, come riportato ad esempio da “Repubblica“.
George Soros, membro del CFR, della Commissione Trilaterale, miliardario di Wall Street (ha guadagnato più di UN MILIARDO di dollari in una sola notte, il 16 settembre 1992! Nel 1993 diventa proprietario del 10% di una delle più grandi miniere d’oro degli Stati Uniti), considerato il “simbolo vivente della globalizzazione”, inizia improvvisamente a preoccuparsi del “popolo” e si unisce agli Indignados, come possiamo ascoltare nel servizio di Euronews:
Mikhail Gorbaciov, forse uno dei mondialisti contemporanei più importanti, con vari contatti con uomini e fondazioni dell’Alta Finanza, in un discorso del 20 ottobre ha affermato di vedere nel movimento degli Indignados un opportunità per giungere ad un cambiamento. Già, ma un cambiamento verso dove?
Come già analizzato in questo articolo, il dominio del sito http://15october.net/ risultava registrato ad un indirizzo in cui vi è anche la sede del Lucis Trust. Non dovrebbe stupire, allora, sapere che Gorbaciov sia un membro dello stesso Lucis Trust (come riportato dall’agenzia EIR, Executive Intelligence Review di Washington) in cui viene considerato come un “Maestro che sorge”.
Ma c’è di più: allo stesso indirizzo, all’866 dell’United Nations Plaza, risulta esserci anche il “Millennium Forum” di… indovinate un po’? Esatto, Mikhail Gorbaciov! [Fonte] Strana coincidenza che uno dei siti più importanti del movimento gradito da Gorbaciov sia stato registrato nello stesso palazzo in cui vi è la sede del “Millennium Forum” dello stesso Gorbaciov e del “Lucis Trust” di cui l’ex-presidente è un membro importante…
Lasciamo le coincidenze ai teorici delle coincidenze e andiamo avanti: eravamo arrivati a parlare di un cambiamento. Per conoscerne la direzione vi cito tre frasi dei tre signoroni elencati qui sopra:
“È chiaro che forme di governo globale sono oggi indispensabili, ma è anche chiaro che esse richiedono il sacrificio di parti di sovranità nazionale” Mario Draghi [Fonte]
“Occorre un governo mondiale” George Soros [il Sole-24 Ore, 20 settembre 1995]
“…ora la gente vuole il cambiamento. Affrontando queste sfide, cioè i problemi sollevati da questi movimenti di protesta, giungeremo gradualmente ad un nuovo ordine mondiale” Mikhail Gorbaciov, riferendosi agli Indignados. [Fonte e Traduzione]
Qualcuno penserà che queste sono solo insignificanti coincidenze un po’ paranoiche.
Io, se fossi un Indignados, farei un passo indietro.
Non intendo assolutamente rimanere a casa a braccia conserte ma se c’è il rischio che il movimento sia “pilotato dall’alto”, beh, esistono manifestazioni alternative in cui tutto viene svolto alla luce del sole e di cui, però (forse proprio per questo?), non ne parlano le televisioni…
Fonte: http://lalternativaitalia.blogspot.com/2011/10/11-11-11-appello-agli-indignados.html
Tratto da: 11 11 11 Appello agli Indignados | Informare per Resistere http://informarexresistere.fr/2011/10/25/11-11-11-appello-agli-indignados/#ixzz1bv71sKur
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
Ci si aspetterebbe che i banchieri e i potenti iniziassero a tremare di fronte a mobilitazioni mondiali di questo tipo, giusto? Anche se non proprio a tremare almeno a provare una sorta di imbarazzo.
…Ma se non fosse così? Se i banchieri e i potenti appoggiassero questo nuovo movimento partito dal basso? Come dovremmo reagire, come dovrebbero reagire gli indignati? Si dovrebbe far finta di nulla e tirare avanti? Io mi fermerei un attimo a riflettere…
Mario Draghi governatore di Bankitalia e prossimo presidente della Banca Centrale Europea (retribuzione annuale 1.041.008 € [unmilionequarantunomilaotto euro] più, dal 2005, 14843 € di pensione mensile) la mattina del 15 ottobre, giorno della prima manifestazione globale contro le banche, era di buon umore e addirittura ha BENEDETTO la protesta, come riportato ad esempio da “Repubblica“.
George Soros, membro del CFR, della Commissione Trilaterale, miliardario di Wall Street (ha guadagnato più di UN MILIARDO di dollari in una sola notte, il 16 settembre 1992! Nel 1993 diventa proprietario del 10% di una delle più grandi miniere d’oro degli Stati Uniti), considerato il “simbolo vivente della globalizzazione”, inizia improvvisamente a preoccuparsi del “popolo” e si unisce agli Indignados, come possiamo ascoltare nel servizio di Euronews:
Mikhail Gorbaciov, forse uno dei mondialisti contemporanei più importanti, con vari contatti con uomini e fondazioni dell’Alta Finanza, in un discorso del 20 ottobre ha affermato di vedere nel movimento degli Indignados un opportunità per giungere ad un cambiamento. Già, ma un cambiamento verso dove?
Come già analizzato in questo articolo, il dominio del sito http://15october.net/ risultava registrato ad un indirizzo in cui vi è anche la sede del Lucis Trust. Non dovrebbe stupire, allora, sapere che Gorbaciov sia un membro dello stesso Lucis Trust (come riportato dall’agenzia EIR, Executive Intelligence Review di Washington) in cui viene considerato come un “Maestro che sorge”.
Ma c’è di più: allo stesso indirizzo, all’866 dell’United Nations Plaza, risulta esserci anche il “Millennium Forum” di… indovinate un po’? Esatto, Mikhail Gorbaciov! [Fonte] Strana coincidenza che uno dei siti più importanti del movimento gradito da Gorbaciov sia stato registrato nello stesso palazzo in cui vi è la sede del “Millennium Forum” dello stesso Gorbaciov e del “Lucis Trust” di cui l’ex-presidente è un membro importante…
Lasciamo le coincidenze ai teorici delle coincidenze e andiamo avanti: eravamo arrivati a parlare di un cambiamento. Per conoscerne la direzione vi cito tre frasi dei tre signoroni elencati qui sopra:
“È chiaro che forme di governo globale sono oggi indispensabili, ma è anche chiaro che esse richiedono il sacrificio di parti di sovranità nazionale” Mario Draghi [Fonte]
“Occorre un governo mondiale” George Soros [il Sole-24 Ore, 20 settembre 1995]
“…ora la gente vuole il cambiamento. Affrontando queste sfide, cioè i problemi sollevati da questi movimenti di protesta, giungeremo gradualmente ad un nuovo ordine mondiale” Mikhail Gorbaciov, riferendosi agli Indignados. [Fonte e Traduzione]
Qualcuno penserà che queste sono solo insignificanti coincidenze un po’ paranoiche.
Io, se fossi un Indignados, farei un passo indietro.
Non intendo assolutamente rimanere a casa a braccia conserte ma se c’è il rischio che il movimento sia “pilotato dall’alto”, beh, esistono manifestazioni alternative in cui tutto viene svolto alla luce del sole e di cui, però (forse proprio per questo?), non ne parlano le televisioni…
Fonte: http://lalternativaitalia.blogspot.com/2011/10/11-11-11-appello-agli-indignados.html
Tratto da: 11 11 11 Appello agli Indignados | Informare per Resistere http://informarexresistere.fr/2011/10/25/11-11-11-appello-agli-indignados/#ixzz1bv71sKur
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
l'11.11.11 ormai è vicino..e non solo per gli indignados
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
11 11 11 = 33...
Se non era l'inizio il 15 ott....
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Marek ha scritto:11 11 11 = 33...
Se non era l'inizio il 15 ott....
11 11 11 = 33...: 3+3=6
"Se non era l'inizio il 15 ott...."
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
33 e il numero dei massoni...
Se non era il 15 potrebbe esserlo l'undici ,inizio dei disordini mondiali ,la nuova era....nwo
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Truppe Usa in Uganda. Evidentemente si tratta di una delle tante missioni umanitarie di pace
“Il 14 ottobre 2011 il Presidente Barack Obama ha annunciato l'invio in UGANDA di truppe delle forze speciali USA perché là si uniscano alla guerra civile. Nei prossimi mesi, le truppe USA di combattimento saranno mandate nel Sudan Meridionale, nel Congo e nella Repubblica Centrale Africana. Saranno "impiegate" solo per "autodifesa", dice Obama ironicamente.
Dopo essersi assicurato la Libia, una invasione americana del continente africano è in corso...
La stampa definisce la decisione di Obama come "altamente insolita" e "sorprendente", persino "bizzarra". Nulla di tutto ciò. È la logica della politica estera americana dal 1945. Si pensi al Vietnam. La priorità fu di fermare l'influenza della Cina, come rivale per l'impero, e "proteggere" l'Indonesia, che il Presidente Nixon definì "la scorta della regione, più ricca di risorse naturali... il premio più grande".
Il Vietnam semplicemente era tra i piedi; e il massacro di più di 3 milioni di vietnamiti e la devastazione e avvelenamento della loro terra fu il prezzo americano per raggiungere il suo obiettivo. Come tutte le invasioni americane che sono seguite, una traccia di sangue che va dall'America Latina all'Afghanistan e Iraq, la giustificazione è stata abitualmente "autodifesa" o "umanitarismo", parole da tempo svuotate del loro significato.
In Africa, dice Obama, la "missione umanitaria" è assistere il governo dell'Uganda nello sconfiggere l'Esercito della Resistenza (Lord’s Resistance Army LRA), che "ha ucciso", violentato e rapito decine di migliaia di uomini, donne e bambini nell'Africa Centrale".
Questa è una descrizione accurata dell'LRA, che evoca le molteplici atrocità amministrate dagli USA, come il bagno di sangue negli anni '60 a seguito dell'omicidio, organizzato dalla CIA, di Patrice Lumumba, il leader congolese per la indipendenza ed il primo Primo Ministro legalmente eletto. Il colpo di stato della CIA insediò Mobutu Sese Seko, considerato il tiranno più venale dell'Africa.
C'è un'altra giustificazione di Obama che invita alla satira: la "sicurezza nazionale degli Stati Uniti". La LRA ha fatto cose orribili per 24 anni, attirando il minimo interesse degli USA. Oggi ha meno di 400 caccia e non è mai stata più debole di ora.
Tuttavia, la "sicurezza nazionale" americana di solito significa comprare un regime corrotto che ha qualcosa che Washington vuole. Il Presidente ugandese, "president-for-life", Yoweri Museveni già riceve la più parte dei 45 milioni di dollari dell'aiuto militare USA: inclusi i droni favoriti di Obama. Questa è la tangente per combattere una guerra per procura contro l'ultimo fantasma dell'America: il nemico islamico, il gruppo plebaglia al Shabaab che ha base in Somalia. La RTA giocherà un ruolo di relazioni pubbliche, distraendo i giornalisti occidentali con le sue perenni storie di orrore.
Tuttavia, la ragione principale della invasione USA dell'Africa non è diversa da quella che attizzò la guerra in Vietnam. È la Cina. In un mondo di paranoia istituzionalizzata, che giustifica ciò che intende il Generale David Petraeus, l'ex comandante ed ora direttore della CIA, è uno stato perpetuo di guerra. La Cina sta sostituendo al-Qaeda come minaccia "ufficiale" per l'America.
Quando l'anno scorso intervistai Bryan Whitman, un segretario assistente alla difesa del Pentagono, gli chiesi di descrivermi il pericolo attuale per l'America. Visibilmente combattuto, ripete: "minacce asimmetriche...minacce asimmetriche". Queste giustificano i conglomerati di armi sponsorizzati dallo stato, denaro riciclato e il più grande budget militare e di guerra della storia. Con Osama bin Laden aerografato, la cappa passa alla Cina.
L'Africa è la storia di successo della Cina. Dove gli Americani portano droni e destabilizzazione, i Cinesi portano strade, ponti, dighe. Quel che vogliono sono le risorse, specialmente combustibili fossili. Con l'Africa detentrice delle più grandi riserve di petrolio, la Libia sotto Gheddafi era una delle fonti di carburante più grandi della Cina.
Quando scoppiò la guerra civile e la NATO spalleggiò i "ribelli" con una storia inventata sul fatto che Gheddafi avesse pianificato il "genocidio" a Bengasi, la Cina evacuò i suoi 30.000 operai dalla Libia. La risoluzione successiva del consiglio di sicurezza dell'ONU che consentì all'Occidente di "intervenire per ragioni umanitarie" fu succintamente spiegato come una proposta al governo francese fatta dal "ribelle" National Transitional Council (Consiglio di Transizione Nazionale), che è stato rivelato il mese scorso sul quotidiano Liberation, in cui alla Francia venne offerto il 35 percento della produzione petrolifera lorda e nazionale della Libia, in "cambio" di supporto francese "totale e permanente" per l'NTC.
Issando stelle e strisce nella Tripoli "liberata", lo scorso mese l'ambasciatore americano Gene Cretz si è lasciato sfuggire: "Sappiamo che il petrolio è il gioiello sulla corona delle risorse naturali della Libia!"
La conquista de facto della Libia da parte degli USA e i suoi partners imperiali proclama una versione moderna dell' "arrampicata per l'Africa" della fine del 19° secolo. Come per la vittoria in Iraq, i giornalisti hanno svolto un ruolo cruciale nel dividere i Libici in vittime degne e indegne.
Una recente prima pagina del Guardian ha mostrato una foto di un terrificato combattente pro Gheddafi e dei suoi catturatori dagli occhi assetati che, dice la didascalia, "celebrano". Secondo il Generale Petraeus, c'è ora una guerra di "percezione... condotta continuamente attraverso le notizie dei media".
Per più di un decennio, gli USA hanno cercato di avere il comando sul continente africano: l'AFRICOM, cosa però che è stata snobbata dai governi, timorosi di ciò che le tensioni regionali avrebbero potuto creare. La Libia e ora l’Uganda, il Sudan Meridionale e il Congo, forniscono l’opportunità maggiore.
Come hanno rivelato le cablature di WikiLeaks e il National Strategy for Counter-terrorism Americano (Strategia Nazionale per il contro terrorismo), i piani americani per l’Africa sono parte di un disegno globale in cui 60.000 forze speciali, inclusi gli squadroni della morte, operano già in 75 paesi che presto saranno 120. Come fece rilevare Dick Cheney negli anni ‘90 , col piano di "strategia di difesa", l’America semplicemente vuole governare il mondo.
Che questo sia ora il dono di Barack Obama, il “figlio d’Africa” è massimamente ironico. O no? Come spiegò Frantz Fanon Black Skin, White Masks (pelle nera, maschere bianche) ciò che conta non è tanto il colore della tua pelle, quanto il potere che servi e i milioni che tradisci”.
Autore: John Pilger / Fonte originale: globalresearch.ca / Traduzione a cura di: Cristina Bassi / Fonte: cafedehumanite.blogspot.com
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quello che le tv non dicono sulla Libia
questo video verrà rimosso sicuramente, condividetelo!
Tutto ciò che volevate sapere, ma che non vi diranno mai le televisioni riguardo... ai conflitti e le guerre generate nei paesi arabi, Tunisia, Egitto, Libia. Questo è frutto di ciò che viene deciso a tavolino da diversi (e sono tanti) leaders mondiali e capi di stato facenti parte al NWO (Nuovo Ordine Mondiale). Questo documentario spiega in modo molto preciso i meccanismi che hanno portato all'assassinio di Gheddafi da parte del Nuovo Ordine Mondiale (Illuminati - NB) con lo scopo di creare stati dissestati intorno ad Israele sostituendo le attuali dittature con governi fantoccio. Come dai loro piani, si arriverà ad una terza guerra mondiale da parte di questi stati con Israele come già profetizzato nel famoso Armageddon.
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=wRY4ZP78dkg#!
Tutto ciò che volevate sapere, ma che non vi diranno mai le televisioni riguardo... ai conflitti e le guerre generate nei paesi arabi, Tunisia, Egitto, Libia. Questo è frutto di ciò che viene deciso a tavolino da diversi (e sono tanti) leaders mondiali e capi di stato facenti parte al NWO (Nuovo Ordine Mondiale). Questo documentario spiega in modo molto preciso i meccanismi che hanno portato all'assassinio di Gheddafi da parte del Nuovo Ordine Mondiale (Illuminati - NB) con lo scopo di creare stati dissestati intorno ad Israele sostituendo le attuali dittature con governi fantoccio. Come dai loro piani, si arriverà ad una terza guerra mondiale da parte di questi stati con Israele come già profetizzato nel famoso Armageddon.
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la bufala delle atomiche di Gheddafi
La notizia è di quelle da lasciare sgomenti, se non terrorizzati: “Trovate le bombe atomiche di Gheddafi“.
È strano quindi, anzi è stranissimo che i giornali, dopo averla sparata come notizia d’apertura nelle edizioni online, l’abbiano poco dopo fatta precipitare tra le notiziole in basso per poi trattarla senza molta convinzione nelle edizioni cartacee relegandola tra le pagine interne.
Il problema è che a dare notizia di tale asserito ritrovamento di ordigni atomici è stato lo stesso vertice del Consiglio Nazionale Transitorio, che nei mesi scorsi ha già rifilato altre notizie clamorose rivelatesi fasulle, e che a lanciarla nel mondo sia stata la tv Al Arabiya, che nei mesi scorsi a quelle stesse notizie fasulle s’è prestata a far da megafono planetario.
Il primo ministro dimissionario del CNT, Mahmoud Jibril, ha addirittura assicurato che la “scoperta” delle bombe atomiche sarà confermata a breve dall’AIEA, l’agenzia internazionale creata apposta per controllare se gli Stati che, come la Libia, hanno firmato a suo tempo il trattato di non proliferazione nucleare lo rispettano o no.
È evidente che un’eventuale conferma dell’AIEA sarebbe un fatto clamoroso e proccupante. L’AIEA infatti è sempre molto prudente, per esempio si guarda bene dall’avvalorare gli allarmismi “nucleari” contro l’Iran e s’è guardata bene a suo tempo dall’avvalorare le accuse “atomiche” contro l’Iraq di Saddam Hussein, accuse come è noto rivelatesi, ma solo dopo l’invasione dell’Iraq, completamente e scientemente inventate a tavolino.
Per fortuna Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della Nato, cioè dell’alleanza militare che ha condotto la guerra contro Gheddafi, ha smentito quanto strombazzato nel mondo dal tandem Jibril-Al Arabija.
Però vale la pena fare qualche considerazione aggiuntiva, perché questa storia delle “atomiche libiche” se anch’essa falsa può essere una operazione abilmente montata per allarmare talmente l’opinione pubblica da convincerla che bisogna colpire finalmente l’Iran onde evitare che si doti anche lui di bombe atomiche.
Che la Libia possa avere costruito bombe atomiche è semplicemente impossibile, così come è impossibile che le stia costruendo l’Iran. Le bombe atomiche infatti si possono costruire solo in due modi: utilizzando l’uranio 235 oppure utilizzando il plutonio. In natura l’uranio 235 si trova solo in tracce minime mescolate all’uranio 238, dal quale deve essere estratto fino a ottenere un prodotto composto da almeno il 90% di uranio 235, molto più instabile dell’isotopo 238 e quindi più adatto per innescare una reazione a catena esplosiva.
Per ottenerlo, bisogna trasformare l’uranio in gas (esafluoruro d’uranio) e farlo filtrare man mano attraverso varie decine di migliaia di ultracentrifughe, non meno di 30-40 mila, che devono lavorare in linea, cioè simultaneamente: il prodotto gassoso deve passare per tutte le centrifughe e man mano che le attraversa si arricchisce sempre più dell’isotopo 235, che essendo più leggero del 238 ne “schizza via” più facilmente. Queste speciali ultracentrifughe è impossibile vengano costruite in tali quantità da chi non possiede né la tecnologia né i materiali necessari e se li deve quindi procurare all’estero, con acquisti che NON possono certo passare inosservati.
Per quanto riguarda invece il plutonio, la trafila è più semplice: lo si ottiene esponendo l’uranio 238 a un lungo bombardamento di neutroni ottenibile solo dalla reazione a catena di una centrale nucleare, anche di uso civile. La Libia però NON possiede nessuna centrale nucleare. Inoltre il bombardamento deve durare almeno una settimana, durante la quale però la centrale non può funzionare e quindi le città e le industrie alimentate dalla sua corrente elettrica resterebbero al buio. Evento anche questo impossibile da nascondere.
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È strano quindi, anzi è stranissimo che i giornali, dopo averla sparata come notizia d’apertura nelle edizioni online, l’abbiano poco dopo fatta precipitare tra le notiziole in basso per poi trattarla senza molta convinzione nelle edizioni cartacee relegandola tra le pagine interne.
Il problema è che a dare notizia di tale asserito ritrovamento di ordigni atomici è stato lo stesso vertice del Consiglio Nazionale Transitorio, che nei mesi scorsi ha già rifilato altre notizie clamorose rivelatesi fasulle, e che a lanciarla nel mondo sia stata la tv Al Arabiya, che nei mesi scorsi a quelle stesse notizie fasulle s’è prestata a far da megafono planetario.
Il primo ministro dimissionario del CNT, Mahmoud Jibril, ha addirittura assicurato che la “scoperta” delle bombe atomiche sarà confermata a breve dall’AIEA, l’agenzia internazionale creata apposta per controllare se gli Stati che, come la Libia, hanno firmato a suo tempo il trattato di non proliferazione nucleare lo rispettano o no.
È evidente che un’eventuale conferma dell’AIEA sarebbe un fatto clamoroso e proccupante. L’AIEA infatti è sempre molto prudente, per esempio si guarda bene dall’avvalorare gli allarmismi “nucleari” contro l’Iran e s’è guardata bene a suo tempo dall’avvalorare le accuse “atomiche” contro l’Iraq di Saddam Hussein, accuse come è noto rivelatesi, ma solo dopo l’invasione dell’Iraq, completamente e scientemente inventate a tavolino.
Per fortuna Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della Nato, cioè dell’alleanza militare che ha condotto la guerra contro Gheddafi, ha smentito quanto strombazzato nel mondo dal tandem Jibril-Al Arabija.
Però vale la pena fare qualche considerazione aggiuntiva, perché questa storia delle “atomiche libiche” se anch’essa falsa può essere una operazione abilmente montata per allarmare talmente l’opinione pubblica da convincerla che bisogna colpire finalmente l’Iran onde evitare che si doti anche lui di bombe atomiche.
Che la Libia possa avere costruito bombe atomiche è semplicemente impossibile, così come è impossibile che le stia costruendo l’Iran. Le bombe atomiche infatti si possono costruire solo in due modi: utilizzando l’uranio 235 oppure utilizzando il plutonio. In natura l’uranio 235 si trova solo in tracce minime mescolate all’uranio 238, dal quale deve essere estratto fino a ottenere un prodotto composto da almeno il 90% di uranio 235, molto più instabile dell’isotopo 238 e quindi più adatto per innescare una reazione a catena esplosiva.
Per ottenerlo, bisogna trasformare l’uranio in gas (esafluoruro d’uranio) e farlo filtrare man mano attraverso varie decine di migliaia di ultracentrifughe, non meno di 30-40 mila, che devono lavorare in linea, cioè simultaneamente: il prodotto gassoso deve passare per tutte le centrifughe e man mano che le attraversa si arricchisce sempre più dell’isotopo 235, che essendo più leggero del 238 ne “schizza via” più facilmente. Queste speciali ultracentrifughe è impossibile vengano costruite in tali quantità da chi non possiede né la tecnologia né i materiali necessari e se li deve quindi procurare all’estero, con acquisti che NON possono certo passare inosservati.
Per quanto riguarda invece il plutonio, la trafila è più semplice: lo si ottiene esponendo l’uranio 238 a un lungo bombardamento di neutroni ottenibile solo dalla reazione a catena di una centrale nucleare, anche di uso civile. La Libia però NON possiede nessuna centrale nucleare. Inoltre il bombardamento deve durare almeno una settimana, durante la quale però la centrale non può funzionare e quindi le città e le industrie alimentate dalla sua corrente elettrica resterebbero al buio. Evento anche questo impossibile da nascondere.
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Confermo accaduto
Le notizie riportate sulla famiglia Gheddafi sono vere, ragazzi io che vivo in Svizzera confermo tutto, qui c'è stato tanto disprezzo nei confronti di Gheddafi junior e consorte, i, servizi regionali hanno seguito la vicenda con molto interesse, confermo il fermo in questura dei due accusati,ma la cosa più incredibile é che "forse lo sapete già ma il caro fù paparino per vendicarsi dell'accaduto ha sequestrato due imprenditori Elvetici con la scusa di spionaggio trasferendoli di continuo per prevenire una loro liberazione da parte di chissa quale corpo speciale, i due poveretti hanno passato le pene dell'inferno e per fortuna sono tornati sani esalvi a casa, non immaginate quali implicazioni politiche ha avuto questa storia qui da noi, e pensare che a quei bast.... in tanti anni abbiamo dato aiuti, supporti e formazione tecnica per le loro attivita. La fine che hanno fatto se la sono proprio meritata.
giovanni- Partecipante Novizio
- Ciao!
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Nucleare: Iran, Gb-Usa piani raid Se Washington andra' avanti ricevera' appoggio alleato Nato
(ANSA) - LONDRA, 2 NOV - Le forze armate britanniche stanno accelerando i piani per una potenziale azione militare mirata in Iran, mentre crescono i timori per il programma di arricchimento dell'uranio di Teheran. Lo scrive il Guardian online. Il ruolo britannico sarebbe in appoggio a un attacco missilistico Usa contro installazioni chiave del programma iraniano. La posizione di Londra è che "se Washington andrà avanti, cercherà e riceverà l'appoggio dell'alleato Nato nonostante alcune riserve nella coalizione".
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Jet Israeliani nei cieli italiani. prove di guerra
2 Novembre 2011
Poco dopo aver annunciato il successo del lancio di prova dalla base Palmachim di un nuovo missile balistico intercontinentale in grado di trasportare una testata nucleare, Israele ha divulgato nel dettaglio una inusuale esercitazione aerea israelo-italiano terminata venerdì 29 Novembre, in Sardegna.
Fonti estere hanno identificato l'ICBM come un Gerico 3 aggiornato in grado di trasportare una testata nucleare da 750chili ad una distanza di 7.000 chilometri, anche più se dotato di una testata minore. Esperti di intelligence occidentali stimano che i 42 missili con testate convenzionali sono sufficienti per disabilitare seriamente i principali impianti nucleari dell'Iran a Natanz, Isfahan e Arak.
Per quanto riguarda la nuovissima struttura sotterranea iraniana Fordo nei pressi di Qom, gli Stati Uniti hanno già fornito Israele di bombe anti-bunker GBU-28.
Sei squadroni IAF hanno preso parte alla esercitazione comune di una settimana con l'Italia che consiste di quattordici F-16 dalla base aerea di Ramat David, uniti da Boeing per il rifornimento in volo degli aerei da guerra, il Eitam (G550) aereo spia e Hercules per il trasporto tattico militare decollati dalla base aerea di Nevatim nel Negev.
La forza aerea italiana ha volato con l'avanzato Eurofighter Typhoon, AMX, Panavia Tornado e gli F-16.
Dopo le due uscite, l'esercito israeliano aveva annunciato che una grande esercitazione era appena iniziata per preparare Israele all'attacco missilistico.
Questo afflusso di attività militare sono coincisi con rapporti speculativi schizzati attraverso i media israeliani negli ultimi quindici giorni, secondo cui i leader israeliani sono a metà del dibattito sull'opportunità o meno di lanciare un attacco preventivo sui siti nucleari dell'Iran.
Tali relazioni sono infondate, secondo fonti militari. Il Gabinetto israeliano ristretto di Benjamin Netanyahu sta cercando di determinare l'utilità di abbandonare la sua politica di lunga data di ambiguità nucleare in questo momento. Un attacco non è all'ordine del giorno corrente.
Novembre promette di essere un mese particolarmente critico.
Nel rapporto sull'Iran che l'Agenzia internazionale per l'atomica di Vienna pubblicherà il prossimo 8 novembre ci si aspetta rivelazioni nel dettaglio circa i progressi che la Repubblica islamica ha fatto verso la produzione di un'arma nucleare. La maggior parte di questi dettagli non saranno una novità per le parti che seguono i progressi dell'Iran. Tuttavia, l'esposizione formale della scala di questo programma e accusa l'Iran da parte del cane da guardia nucleare ha lo scopo di scioccare l'opinione pubblica mondiale, aiutando così il presidente americano Barack Obama di andare fino in fondo con sanzioni realmente dure, come il boicottaggio internazionale del carburante iraniano e la Banca di Stato iraniana.
Teheran ha avvertito che queste sanzioni sarebbero considerate un atto di guerra.
Esperti di intelligence occidentali, ritengono che la leadership iraniana non si accontenterà di confutare le affermazioni del rapporto dell'Aiea, ma opterà per una risposta più attiva. Essi suggeriscono che Teheran potrebbe sollevare il velo su una sezione dei suoi successi nucleari, come per dire: Basta con il nucleare a nascondino, stiamo per essere una potenza nucleare, proprio come come Israele, India, Pakistan e Corea del Nord.
Teheran può anche effettuare un test completo o parziale nucleare, oppure mostrare un nuovo missile balistico in grado di lanciare una testata nucleare.
Allo stesso tempo, Teheran ha fatto i preparativi necessari per contrastare l'impatto delle sanzioni con l'aiuto della Russia, Cina e in misura minore l'India. Quasi tutte le offerte di petrolio iraniano sono ora incanalate attraverso uno sbocco russo-iraniano che opera nel meccanismo delle vendite di Mosca e fuori della portata americana e occidentale. Banche russe stanno gestendo transazioni finanziarie internazionali dell'Iran in valute diverse dal dollaro statunitense - per lo più il rublo russo e yuan cinese.
Tuttavia, i leader iraniani stanno ancora soppesando la loro risposta al rapporto dell'AIEA e non hanno ancora deciso definitivamente il modo di trattare le nuove sanzioni che il presidente Obama può avere nella manica. I dibattiti in corso a Washington ed a Gerusalemme sono tesi su come gestire lo scenario futuro.
La Siria è un altro fattore difficile che complica e pone il dilemma.
Questo perché la continua repressione della protesta di Bashar Assad con decine di morti causate ogni giorno su entrambi i lati del conflitto potrebbe in qualsiasi momento galvanizzare Tehran in azioni radicali sulla scia della controversia nucleare. Contro-risposte da parte dell'Occidente e di Israele potrebbero accendere la miccia di una guerra regionale.
In queste circostanze, un rapporto dannoso dell'AIEA all’Iran potrebbe esporre la sua cattiva condotta nucleare, ma potrebbe portare il Medio Oriente pericolosamente vicino ad un conflitto regionale.
Nelle ultime due settimane, dunque, i governi occidentali guidati dagli Stati Uniti e Israele stanno vagliando le loro opzioni per le decisioni urgenti su come reagire a potenziali aggressioni iraniane.
L'azione militare contro l'Iran, da soli o con l'appoggio degli Stati Uniti, sembrerebbe quindi non nell’agenda israeliana, anche se sempre presente come opzione. L’argomento in discussione è cosa fare se il cane da guardia nucleare dimostra il prossimo martedì che la ricerca di Teheran di un'arma nucleare è troppo avanzata per essere fermata e un Iran dotato di nucleare è quindi vicino alla realtà.
Di conseguenza, si sta cercando di decidere se è giunto il momento per Israele di chiarire la sua presunta capacità nucleare, o restare in silenzio e ritornare a Washington imponendo sanzioni, sapendo che il loro valore deterrente è sceso a zero.
Una risposta indiretta a questa domanda è stata fornita dal lancio di prova del missile balistico Gerico 3. La censura militare israeliana ha permesso ai media locali di annunciare che il missile è con capacità nucleare, indicando che il governo Netanyahu potrebbe avvicinarsi ad una decisione in merito all'esposizione nucleare.
traduzione ed adattamento Daniele L – AltraNews
fonte: debka.com
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Iran:Peres,opzione militare si avvicina
Nel tempo che resta esigere azione da paesi del mondo
04 novembre, 20:40
(ANSA) - TEL AVIV, 04 NOV - L'opzione militare nei confronti dell'Iran, da parte di Israele e di altri Paesi, sembra avvicinarsi: lo ha affermato stasera il capo dello stato israeliano Shimon Peres, alla televisione commerciale Canale 2.''I servizi di sicurezza di tutti i Paesi comprendono che il tempo stringe e di conseguenza avvertono i rispettivi dirigenti'' ha aggiunto. ''A quanto pare - ha detto Peres - l'Iran si avvicina alle armi nucleari. Nel tempo che resta dobbiamo esigere dai Paesi al mondo di agire''
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/11/04/visualizza_new.html_643761853.html
11-11-11 ?
hmmmm
Nel tempo che resta esigere azione da paesi del mondo
04 novembre, 20:40
(ANSA) - TEL AVIV, 04 NOV - L'opzione militare nei confronti dell'Iran, da parte di Israele e di altri Paesi, sembra avvicinarsi: lo ha affermato stasera il capo dello stato israeliano Shimon Peres, alla televisione commerciale Canale 2.''I servizi di sicurezza di tutti i Paesi comprendono che il tempo stringe e di conseguenza avvertono i rispettivi dirigenti'' ha aggiunto. ''A quanto pare - ha detto Peres - l'Iran si avvicina alle armi nucleari. Nel tempo che resta dobbiamo esigere dai Paesi al mondo di agire''
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/11/04/visualizza_new.html_643761853.html
11-11-11 ?
hmmmm
Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Marius ha scritto:Iran:Peres,opzione militare si avvicina
Nel tempo che resta esigere azione da paesi del mondo
04 novembre, 20:40
(ANSA) - TEL AVIV, 04 NOV - L'opzione militare nei confronti dell'Iran, da parte di Israele e di altri Paesi, sembra avvicinarsi: lo ha affermato stasera il capo dello stato israeliano Shimon Peres, alla televisione commerciale Canale 2.''I servizi di sicurezza di tutti i Paesi comprendono che il tempo stringe e di conseguenza avvertono i rispettivi dirigenti'' ha aggiunto. ''A quanto pare - ha detto Peres - l'Iran si avvicina alle armi nucleari. Nel tempo che resta dobbiamo esigere dai Paesi al mondo di agire''
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/11/04/visualizza_new.html_643761853.html
11-11-11 ?
hmmmm
11.11.11 ! data perfetta, non vi pare?
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Decisamente una situazione inquietante, non sto ad aggiungere altre notizie a quelle già inserite in questo forum, vi dico che con una figlia di poco pù di 2 anni, la stristezza nel pensare come sarà il suo futuro mi stringe il cuore.
Ovviamente sono preparatissimo a qualunque possibile catastrofre, militare, naturale o altro, non so se lo sapete ma qui in svizzera quasi ogni famiglia possiede un rifugio antiatomico, e chi non ne ha ci sono bunker collettivi, io personalmente ne ho 2 uno a 800msm e uno a 2800msm in una baita un pò isolata, entranbi attrezzati e forniti di tutto il necessario per una permanenza di max 2 anni, e anche se a malinquore spero che tutti quei paesi che hanno portato il mondo al collasso affoghino nella stessa merda che hanno creato.
Prepararsi al peggio per affrontare il meglio é ciò che spero, e non mi farò mai prendere per il cu.. da tutti i politici che cercano di lasciarci allo scuro di tutto e ci abbandonano a chissa quale futuro.
Complimenti per il lavoro che state facendo, davvero imponente, spero che i vostri sforzi serviranno a far aprire gli occhi se non a tutti, almeno a molti.
Bravi ragazzi
Ovviamente sono preparatissimo a qualunque possibile catastrofre, militare, naturale o altro, non so se lo sapete ma qui in svizzera quasi ogni famiglia possiede un rifugio antiatomico, e chi non ne ha ci sono bunker collettivi, io personalmente ne ho 2 uno a 800msm e uno a 2800msm in una baita un pò isolata, entranbi attrezzati e forniti di tutto il necessario per una permanenza di max 2 anni, e anche se a malinquore spero che tutti quei paesi che hanno portato il mondo al collasso affoghino nella stessa merda che hanno creato.
Prepararsi al peggio per affrontare il meglio é ciò che spero, e non mi farò mai prendere per il cu.. da tutti i politici che cercano di lasciarci allo scuro di tutto e ci abbandonano a chissa quale futuro.
Complimenti per il lavoro che state facendo, davvero imponente, spero che i vostri sforzi serviranno a far aprire gli occhi se non a tutti, almeno a molti.
Bravi ragazzi
giovanni- Partecipante Novizio
- Ciao!
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
"spero che i vostri sforzi serviranno a far aprire gli occhi se non a tutti, almeno a molti.
Bravi ragazzi "
la tua speranza è anche la mia ma..dubito che questo avvenga a parte il ristretto numero di web-nauti che s'interessano del loro futuro prossimo invece di occuparsi di ricerche più banali, per usare un eufemismo...
Bravi ragazzi "
la tua speranza è anche la mia ma..dubito che questo avvenga a parte il ristretto numero di web-nauti che s'interessano del loro futuro prossimo invece di occuparsi di ricerche più banali, per usare un eufemismo...
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Già... Veramente pochi messi in confronto con l'ormai popolazione anche soltanto italiana...
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Se non credi neanche nelle piccole cose, come puoi credere a tutte le altre?
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Guerra Globale: Mirare all’Iran: prepararsi per la Terza Guerra Mondiale
Tratto da: Guerra Globale: Mirare all’Iran: prepararsi per la Terza Guerra Mondiale
Informare per Resistere
http://informarexresistere.fr/2011/11/05/guerra-globale-mirare-alliran-
- di Michel Chossudovsky -
Global Research
Il dispiegamento militare delle forze USA-NATO si sta verificando in diverse regioni del mondo contemporaneamente.
La militarizzazione a livello globale è organizzata attraverso la struttura di comando unificata dei militari americani: l’intero pianeta è diviso in Comandi Combattenti geografici sotto il controllo del Pentagono. Secondo l’ex Comandante generale della NATO Wesley Clark, la road-map militare del Pentagono consiste in una sequenza di teatri di guerra: “Il piano per la campagna quinquennale[include] … un totale di sette paesi, a partire dall’Iraq, poi Siria , Libano, Libia, Iran, Somalia e Sudan.”
Il progetto militare globale del Pentagono è la conquista del mondo.
Una guerra contro l’Iran è nei piani del Pentagono dal 2004.
Il presunto programma di armi nucleari dell’Iran è il pretesto e la giustificazione. Teheran viene anche identificato come “Stato sponsor del terrorismo”, con l’accusa di sostenere la rete di Al Qaeda.
Dopo i recenti sviluppi, ciò che si sta svolgendo è un piano integrato di attacco contro l’Iran guidato dagli Stati Uniti, con la partecipazione del Regno Unito e di Israele.
Mentre i media hanno presentato la pianificazione militare israeliana e britannica riguardante l’Iran come iniziative distinte, ciò che stiamo affrontando è uno sforzo militare integrato e coordinato guidato dagli Stati Uniti.
Ai primi di novembre, Israele ha confermato che si sta preparando a lanciare attacchi aerei contro gli impianti nucleari iraniani, senza tuttavia riconoscere che questo avverrebbe come parte di un’iniziativa guidata dagli Stati Uniti:
Secondo quanto riferito, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha recentemente cercato di ottenere il sostegno del governo per un attacco militare contro i siti nucleari della Repubblica islamica dell’Iran. In uno sforzo comune con il ministro della difesa Ehud Barak, Netanyahu è riuscito a strappare il supporto per un atto così sconsiderato agli scettici che si erano già opposti a lanciare un attacco contro l’Iran. Tra coloro che egli è riuscito a convincere c’è il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman.
Nel governo israeliano ci sono ancora alcuni che sono contrari a una tale mossa, inclusi il ministro dell’Interno Eli Yishai del partito ultra-ortodosso Shas, il ministro dell’Intelligence Dan Meridor, il ministro per gli Affari Strategici e confidente di Netanyahu Moshe Yaalon, il ministro delle Finanze, Yuval Steinitz, il capo dell’esercito Benny Gantz , il capo dell’agenzia di intelligence israeliana Tamir Pardo, il capo dell’intelligence militare Aviv Kochavi e il capo dell’Agenzia di Intelligence Nazionale di Israele Yoram Cohen.
Comunque, il sostegno espresso dal ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman è considerato un asso nella manica di Netanyahu, che gode anche del sostegno incondizionato di Washington.
In uno sfoggio di abilità militare e di evidente politica del rischio calcolato, Israele ha testato il lancio di un missile nucleare, Mercoledì, cosa che non può essere considerata una coincidenza vista la minaccia fatta da Netanyahu (Ismail Salami. Un Attacco di Israele contro l’Iran: suicidio militare , Global Research, 3 Novembre 2011)
Nel frattempo, anche il governo britannico ha dichiarato che parteciperà a un attacco guidato dagli Stati Uniti contro l’Iran:
Il Ministero della Difesa ritiene che gli Stati Uniti potrebbero decidere di mandare avanti i piani per attacchi missilistici mirati ad alcune strutture chiave iraniane. I funzionari britannici dicono che se Washington persisterà nella richiesta, riceverà l’aiuto militare del Regno Unito per qualsiasi missione, nonostante alcune profonde riserve all’interno della coalizione di governo.
In previsione di un potenziale attacco, gli strateghi militari britannici stanno esaminando dove sia meglio dispiegare le navi della Marina Reale e i sottomarini dotati di missili da crociera Tomahawk nei prossimi mesi, come parte di quella che sarebbe una campagna aerea e via mare.
Credono anche che gli Stati Uniti chiederebbero il permesso di lanciare attacchi da Diego Garcia, territorio britannico nell’Oceano Indiano, che gli americani hanno usato in precedenza per i conflitti in Medio Oriente. (The Guardian, 2 nov 2011 http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=27439 )
La guerra contro la Siria
C’è una tabella di marcia militare caratterizzata da una sequenza di teatri di guerra USA-NATO.
Sulla scia della guerra in Libia, ci sono anche piani di guerra contro la Siria sotto la Responsabilità di Proteggere(R2P) della NATO. Questi piani sono integrati con quelli relativi all’Iran. La strada per Teheran passa per Damasco. Una guerra contro l’Iran promossa dagli USA e dalla NATO comporterebbe, come primo passo, una campagna di destabilizzazione (“cambio di regime”), comprese le operazioni segrete di intelligence a sostegno delle forze ribelli contro il governo siriano
Il mondo è ad un bivio pericoloso.
Se un’operazione militare USA-NATO fosse lanciata contro la Siria o l’Iran, la più ampia regione del Medio Oriente dell’Asia centrale, che si estende dal Nord Africa e dal Mediterraneo orientale fino al confine Afghano-Pakistano con la Cina, verrebbe risucchiato nel turbine di un’estesa guerra regionale .
Ci sono attualmente quattro distinti teatri di guerra: Afghanistan-Pakistan, Iraq, Palestina e Libia.
Un attacco alla Siria porterebbe all’integrazione di questi teatri di guerra, e alla fine ad una più ampia guerra in Medio Oriente-Asia Centrale.
A sua volta, una guerra contro la Siria evolverebbe verso una campagna militare USA-NATO diretta contro l’Iran, in cui la Turchia e Israele sarebbero direttamente coinvolti. Contribuirebbe anche alla destabilizzazione in corso nel Libano.
Centrale per l’accordo sulla guerra, è la campagna mediatica che assicura la sua legittimazione agli occhi dell’opinione pubblica. Prevale una dicotomia bene contro male. Gli autori della guerra sono presentati come vittime. L’opinione pubblica è fuorviata: “Dobbiamo lottare contro il male in tutte le sue forme per preservare lo stile di vita occidentale.” Interrompere la “grande bugia”, che sostiene la guerra come impegno umanitario, significa interrompere un progetto criminale di distruzione globale, in cui la ricerca del profitto è la forza principale. Quest’agenda militare spinta dal profitto distrugge i valori umani e trasforma le persone in zombie inconsapevoli.
Lo svolgimento di manifestazioni e proteste di massa contro la guerra non è sufficiente. Ciò che serve è lo sviluppo di una rete di base contro la guerra ampia e ben organizzata, in tutto il paese, a livello nazionale e internazionale, che sfidi le strutture del potere e dell’autorità. La gente deve mobilitarsi non solo contro l’agenda militare, ma anche l’autorità dello stato e dei suoi funzionari deve essere messa in discussione. Questa guerra può essere evitata se la gente affronterà i governi con forza, farà pressione sui suoi rappresentanti eletti, organizzando un passa parola a livello locale, in città, villaggi e comuni, informando i loro concittadini per discutere le implicazioni di una guerra nucleare, avviando un dibattito e una discussione all’interno delle forze armate.
L’obiettivo è quello di invertire con forza le sorti della guerra, sfidare i criminali di guerra con alte cariche e i potenti gruppi di lobby corporative che li sostengono.
Rompere l’inquisizione americana.
Minare la crociata militare USA-NATO-Israele .
Chiudere le fabbriche di armi e le basi militari.
I membri delle forze armate dovrebbero disobbedire agli ordini e rifiutarsi di partecipare ad una guerra criminale.
Portare a casa le truppe.
Fonte: Global Research 3 Novembre 2011
Traduzione: Anna Moffa per ilupidieinstein.blogspot.com
Tratto da: Guerra Globale: Mirare all’Iran: prepararsi per la Terza Guerra Mondiale | Informare per Resistere http://informarexresistere.fr/2011/11/05/guerra-globale-mirare-alliran-prepararsi-per-la-terza-guerra-mondiale/#ixzz1crp5Wc00
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
Informare per Resistere
http://informarexresistere.fr/2011/11/05/guerra-globale-mirare-alliran-
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Il dispiegamento militare delle forze USA-NATO si sta verificando in diverse regioni del mondo contemporaneamente.
La militarizzazione a livello globale è organizzata attraverso la struttura di comando unificata dei militari americani: l’intero pianeta è diviso in Comandi Combattenti geografici sotto il controllo del Pentagono. Secondo l’ex Comandante generale della NATO Wesley Clark, la road-map militare del Pentagono consiste in una sequenza di teatri di guerra: “Il piano per la campagna quinquennale[include] … un totale di sette paesi, a partire dall’Iraq, poi Siria , Libano, Libia, Iran, Somalia e Sudan.”
Il progetto militare globale del Pentagono è la conquista del mondo.
Una guerra contro l’Iran è nei piani del Pentagono dal 2004.
Il presunto programma di armi nucleari dell’Iran è il pretesto e la giustificazione. Teheran viene anche identificato come “Stato sponsor del terrorismo”, con l’accusa di sostenere la rete di Al Qaeda.
Dopo i recenti sviluppi, ciò che si sta svolgendo è un piano integrato di attacco contro l’Iran guidato dagli Stati Uniti, con la partecipazione del Regno Unito e di Israele.
Mentre i media hanno presentato la pianificazione militare israeliana e britannica riguardante l’Iran come iniziative distinte, ciò che stiamo affrontando è uno sforzo militare integrato e coordinato guidato dagli Stati Uniti.
Ai primi di novembre, Israele ha confermato che si sta preparando a lanciare attacchi aerei contro gli impianti nucleari iraniani, senza tuttavia riconoscere che questo avverrebbe come parte di un’iniziativa guidata dagli Stati Uniti:
Secondo quanto riferito, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha recentemente cercato di ottenere il sostegno del governo per un attacco militare contro i siti nucleari della Repubblica islamica dell’Iran. In uno sforzo comune con il ministro della difesa Ehud Barak, Netanyahu è riuscito a strappare il supporto per un atto così sconsiderato agli scettici che si erano già opposti a lanciare un attacco contro l’Iran. Tra coloro che egli è riuscito a convincere c’è il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman.
Nel governo israeliano ci sono ancora alcuni che sono contrari a una tale mossa, inclusi il ministro dell’Interno Eli Yishai del partito ultra-ortodosso Shas, il ministro dell’Intelligence Dan Meridor, il ministro per gli Affari Strategici e confidente di Netanyahu Moshe Yaalon, il ministro delle Finanze, Yuval Steinitz, il capo dell’esercito Benny Gantz , il capo dell’agenzia di intelligence israeliana Tamir Pardo, il capo dell’intelligence militare Aviv Kochavi e il capo dell’Agenzia di Intelligence Nazionale di Israele Yoram Cohen.
Comunque, il sostegno espresso dal ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman è considerato un asso nella manica di Netanyahu, che gode anche del sostegno incondizionato di Washington.
In uno sfoggio di abilità militare e di evidente politica del rischio calcolato, Israele ha testato il lancio di un missile nucleare, Mercoledì, cosa che non può essere considerata una coincidenza vista la minaccia fatta da Netanyahu (Ismail Salami. Un Attacco di Israele contro l’Iran: suicidio militare , Global Research, 3 Novembre 2011)
Nel frattempo, anche il governo britannico ha dichiarato che parteciperà a un attacco guidato dagli Stati Uniti contro l’Iran:
Il Ministero della Difesa ritiene che gli Stati Uniti potrebbero decidere di mandare avanti i piani per attacchi missilistici mirati ad alcune strutture chiave iraniane. I funzionari britannici dicono che se Washington persisterà nella richiesta, riceverà l’aiuto militare del Regno Unito per qualsiasi missione, nonostante alcune profonde riserve all’interno della coalizione di governo.
In previsione di un potenziale attacco, gli strateghi militari britannici stanno esaminando dove sia meglio dispiegare le navi della Marina Reale e i sottomarini dotati di missili da crociera Tomahawk nei prossimi mesi, come parte di quella che sarebbe una campagna aerea e via mare.
Credono anche che gli Stati Uniti chiederebbero il permesso di lanciare attacchi da Diego Garcia, territorio britannico nell’Oceano Indiano, che gli americani hanno usato in precedenza per i conflitti in Medio Oriente. (The Guardian, 2 nov 2011 http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=27439 )
La guerra contro la Siria
C’è una tabella di marcia militare caratterizzata da una sequenza di teatri di guerra USA-NATO.
Sulla scia della guerra in Libia, ci sono anche piani di guerra contro la Siria sotto la Responsabilità di Proteggere(R2P) della NATO. Questi piani sono integrati con quelli relativi all’Iran. La strada per Teheran passa per Damasco. Una guerra contro l’Iran promossa dagli USA e dalla NATO comporterebbe, come primo passo, una campagna di destabilizzazione (“cambio di regime”), comprese le operazioni segrete di intelligence a sostegno delle forze ribelli contro il governo siriano
Il mondo è ad un bivio pericoloso.
Se un’operazione militare USA-NATO fosse lanciata contro la Siria o l’Iran, la più ampia regione del Medio Oriente dell’Asia centrale, che si estende dal Nord Africa e dal Mediterraneo orientale fino al confine Afghano-Pakistano con la Cina, verrebbe risucchiato nel turbine di un’estesa guerra regionale .
Ci sono attualmente quattro distinti teatri di guerra: Afghanistan-Pakistan, Iraq, Palestina e Libia.
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A sua volta, una guerra contro la Siria evolverebbe verso una campagna militare USA-NATO diretta contro l’Iran, in cui la Turchia e Israele sarebbero direttamente coinvolti. Contribuirebbe anche alla destabilizzazione in corso nel Libano.
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Ecco quà il modo in cui diminuiscano la popolazione mondiale! Fanno na 3° guerra mondiale... Stavolta con il nucleare, sicuramente! So tutti introitiiiiiii! Mafiateeeee! Tutti inciuci quelli del terrorismo!
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
mi sembra che abbiano dimenticato lo zio russo....se questo colosso non fosse d'accordo, allora sì che ne vedremmo delle belle altro che quinquennio
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