Il risveglio dei vulcani
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Terremoti: scossa al largo isola Ustica
(ANSA) - ROMA, 16 GEN - Una scossa di terremoto di magnitudo 3.2 e' stata registrata all'1:13 al largo dell'isola di Ustica, in Sicilia. Secondo i rilievi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), l'epicentro del sisma e' stato individuato molto lontano dalla costa, almeno oltre i 20 km. Non risultano al momento danni a persone o cose.
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Erutta il vulcano Shinmoedake del complesso vulcanico di Kirishima
Il vulcano Shinmoedake, una delle caldere che compongono il complesso vulcanico del Kirishima, ha iniziato ad eruttare violentemente. L'eruzione ha avuto inizio mercoledì scorso, ricoprendo i villaggi vicini al vulcano con una coltre di cenere, e costringendo all'evacuazione nel raggio di 2 chilometri dal vulcano.
Il vulcano Shinmoedake fa parte del complesso vulcanico di Kirishima, che comprende circa 20 vulcani attivi fin dal Pleistocene. E' uno dei gruppi vulcanici più attivi del Giappone, e si trova nell'isola di Kyushu.
Guarda l'eruzione del vulcano Shinmoedake: http://altrogiornale.org/news.php
Il complesso vulcanico raggiunge l'altezza di 1.700 metri, e fin dall'anno 742 ha fatto registrare numerosissime eruzioni. Le tre eruzioni più potenti si sono verificate nel 788, nel 1716 e nel 1717.
Il complesso di Kirishima copre un'area di 20 x 30 chilometri, e comprende alcuni dei vulcani più attivi dell'intero Giappone: Takachihonomine, Nakadake, Ohatayama, Karakunidake, Tairoike, Ohachi, e Shinmoedake, il vulcano che ha iniziato ad eruttare lo scorso 26 gennaio.
Questa eruzione sembra essere la più potente degli ultimi 50 anni, e di certo è un evento spettacolare, soprattutto per le immagini dei fulmini vulcanici probabilmente frutto dell'interazione tra il magma e l'atmosfera.
Una densa nube di cenere si è sprigionata dal picco di Shinmoedake, sollevandosi fino ad oltre 3 chilometri di altezza.
L'eruzione in corso non sembra essere il preludio a qualche evento di più grossa entità. "Non si può mai dire con un vulcano" dice Sei Iijima, vulcanologo della Japan Meteorological Agency. "Ma l'assenza di movimenti del magma sotto la superficie ci induce a pensare che questa attività non porterà ad un'eruzione su larga scala".
L'eruzione esplosiva del Kirishima ha scagliato bolidi di lava a distanza di oltre 2 chilometri, e pietre laviche ad oltre 8 chilometri dal picco di Shinmoedake.
http://altrogiornale.org/news.php?extend.6675
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Hawaii, l’eruzione del vulcano Kilauea:
Dal 6 marzo scorso, il vulcano Kilauea nelle Hawaii ha ripreso la sua attività.
Le immagini dell’eruzione mostrano la lava e i lapilli che volano sino a 20 metri di altezza. Si tratta di uno dei vulcani più attivi del mondo, in costante eruzione dal 1983. I vulcanologi dell’Osservatorio dell’arcipelago hanno registrato 150 piccole scosse di terremoto collegate nelle ultime 24 ore e lanciano l’allarme: le aree vicine alla bocca del vulcano potrebbero scoppiare e mettere a rischio visitatori ed escursionisti, gli unici che potrebbero rischiare qualcosa dato che nella zona non ci sono abitazioni:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/eruzione-vulcano-kilauea-hawaii-775468/
Le immagini dell’eruzione mostrano la lava e i lapilli che volano sino a 20 metri di altezza. Si tratta di uno dei vulcani più attivi del mondo, in costante eruzione dal 1983. I vulcanologi dell’Osservatorio dell’arcipelago hanno registrato 150 piccole scosse di terremoto collegate nelle ultime 24 ore e lanciano l’allarme: le aree vicine alla bocca del vulcano potrebbero scoppiare e mettere a rischio visitatori ed escursionisti, gli unici che potrebbero rischiare qualcosa dato che nella zona non ci sono abitazioni:
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/eruzione-vulcano-kilauea-hawaii-775468/
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Sotto gli oceani grandi quantità di vulcani ancora attivi
2 Maggio 2011 - Lo scorso mese, l'Istituto Filippino di Vulcanologia e Sismologia (the Philippine Institute of Volcanology and Seismology -Phivolcs) ha annunciato che la temperatura dell'acqua nel cratere principale del vulcano Taal nelle Filippine è salita da 86.9 gradi Fahrenheit a 88.7 gradi Fahrenheit (da 30.5C a 31.5C), un segno che il vulcano potrebbe eruttare a breve. Ma non è solo il lago che si sta riscaldando.
Nel marzo di questo anno, la temperatura dell'acqua del lago vulcanico del monte Ruapehu in Nuova Zelanda ha raggiunto una temperatura sorpendente di 105.8 gradi Fahrenheit (41C): la temperatura più alta mai raggiunta da quando il lago è stato ristabilito nel 2002, hanno detto i vulcanologi dell'Istituto di Scienze Nucleari e Geologiche (GNS) della Nuova Zelanda
"La tenmperatura più alta registrata è stata di 42.5°C (108.5F) nel maggio 2003", ha detto Agnes Mazot, la vulcanologa del GeoNet.
"La temperatura del lago del cratere è la misura della quantità di calore vulcanico che viene da Ruapehu," ha aggiunto la Mazot.
(...) il lago del cratere del Monte Ruapehu's è largo circa 1/4 di miglioe lungo 1/3 di miglio. Non solo è lunga di notevole misura, ma è circondato completamente da neve e ghiaccio.
Con tutti i diritti questo lago di alta montagna dovrebbe essere ghiacciato. Invece, è più caldo dell'acqua calda del rubinetto.
(...) Abbiamo detto solo di 2 vulcani e 2 laghi...Ora moltiplicate questo per migliaia. Immaginate se ce ne fossero migliaia che eruttano fuoco tutti allo stesso tempo. Ed immaginate che questi vulcani si trovino nelle profondità dell'oceano.
(...) il mese scorso un articolo sul Science Daily (Mar. 28, 2011) asseriva che "tra il 75 e l' 80 percento di tutta l'attività vulcanica sulla Terra ha luogo nelle profondità del mare".
20 anni fa, quando cominciai la mia ricerca per Not by Fire but by Ice, gli scienziati pensavo che ci potrebbero essere 10.000 vulcani sottomarini in tutto il mondo. Credevano anche che l' 80 percento dell'attività vulcanica accadesse sott'acqua.
Poi nel 1993, dei geofisici marini a bordo del Melville scoprirono 1.133 vulcani sottomarini, precedentemente non mappati, al largo delle coste dell'isola di Pasqua.
(...) Tutto questo in un'area relativamente piccola di soli 55.000 miglia quadrate, circa la misura dello stato di New York.
(...) Questo era il 1993: oggidì gli scienziati stimano che ci siano più di 3milioni di vulcani sottomarini!
(...) Secondo l'indagine Batiza, la placca centrale del Pacifico contiene da sola dai 22.000 ai 55.000 vulcani sottomarini, con almeno 2000 di loro considerati attivi!
(...) Passare dai 10000 vulcani sottomarini a più di 3milioni in meno di 20 anni, indica quanto poco sapevamo - e quanto ancora ora sappiamo - di questa incredibile forza della natura. Ne sappiamo di più sulla luna.
Lo stesso potrebbe essere detto sulla conoscenza dell'Artico.
Durante l'ultima era glaciale, quando gran parte del Canada era coperto da uno spesso strato di ghiaccio di 1-2 miglia di spessore, solo uno strato sottile di ghiaccio galleggiante copriva l'Oceano Artico (più o meno come oggi).
Questa mancanza di ghiaccio da lungo pone un enigma per gli scienziati. Come hanno potuto così tante parti del Canada essere sepolte sotto cosi tanto ghiaccio, mentre l'Oceano Artico è rimasto più o meno lo stesso di oggi?
Aggiungete al mix i vulcani sottomarini.. e il mistero è risolto. L'attività vulcanica nell'Oceano Artico è intensamente maggiore di quanto ci si fosse aspettato.
L'Oceano Artico contiene molti più vulcani sottomarini e mette a disposizione più attività idrotermica, di quanto gli scienziati avessero sospettato.
Guardate ad esempio il Gakkel ridge (spatiacque): una catena montuosa vulcanica gigantesca e sottomarina, che si estende per 1800 km al di sotto dell'Oceano Artico dal nord della Groenlandia alla Siberia. Con le sue vette di 3 miglia, il Gakkel ridge, è più possente delle Alpi.
Nel 2006, 2 rompighiaccio per la ricerca, l' "USCGC Healy" dagli USA e il tedesco "PFS Polarstern", riunirono le forze nella spedizione internazionale AMORE (Arctic Mid-Ocean Ridge Expedition). A bordo c'erano scienziati del Max Planck Institute di Chimica ed altre istituzioni internazionali.
Gli scienziati si aspettavano di trovare che il Gakkel ridge mostrasse una attività vulcanica "anemica". Invece, trovarono "attività magmatica sorprendentemente forte nell'Ovest ed Est del ridge ed una delle più forti attività idrotermiche mai viste negli spartiacque medio oceanici". Anzi, il magma era "intensamente più elevato" di quanto atteso.
Le sorgenti idrotermiche calde sul letto dell'oceano erano molto più abbondanti del previsto.
(...) Dunque... se un singolo vulcano può riscaldare un lago di alta montagna fino a 108°F, immaginatevi cosa potrebbe fare all'Oceano Artico, una catena di vulcani sottomarini, lunga 1100 miglia.
Ed immaginate anche cosa potrebbero fare migliaia di vulcani sottomarini al resto degli oceani del mondo.
(...) Oppur guardate la lava incandescente (2,350gardi) che si riversa quasi costantemente nell'oceano intorno alle Hawaii.
Abbiamo ancora molto da imparare sui vulcani sottomarini, ma mentre stiamo aspettando.. PER FAVORE SMETTETE DI CONDANNARE GLI UMANI PER SURRISCALDARE LE ACQUE DEL MARE. NON ABBIAMO NULLA A CHE FARE CON QUESTO.
Fonte originale: iceagenow.com / Traduzione a cura di: Cristina Bassi / Fonte: cafedehumanite.blogspot.com
http://www.ecplanet.com/node/2468
Nel marzo di questo anno, la temperatura dell'acqua del lago vulcanico del monte Ruapehu in Nuova Zelanda ha raggiunto una temperatura sorpendente di 105.8 gradi Fahrenheit (41C): la temperatura più alta mai raggiunta da quando il lago è stato ristabilito nel 2002, hanno detto i vulcanologi dell'Istituto di Scienze Nucleari e Geologiche (GNS) della Nuova Zelanda
"La tenmperatura più alta registrata è stata di 42.5°C (108.5F) nel maggio 2003", ha detto Agnes Mazot, la vulcanologa del GeoNet.
"La temperatura del lago del cratere è la misura della quantità di calore vulcanico che viene da Ruapehu," ha aggiunto la Mazot.
(...) il lago del cratere del Monte Ruapehu's è largo circa 1/4 di miglioe lungo 1/3 di miglio. Non solo è lunga di notevole misura, ma è circondato completamente da neve e ghiaccio.
Con tutti i diritti questo lago di alta montagna dovrebbe essere ghiacciato. Invece, è più caldo dell'acqua calda del rubinetto.
(...) Abbiamo detto solo di 2 vulcani e 2 laghi...Ora moltiplicate questo per migliaia. Immaginate se ce ne fossero migliaia che eruttano fuoco tutti allo stesso tempo. Ed immaginate che questi vulcani si trovino nelle profondità dell'oceano.
(...) il mese scorso un articolo sul Science Daily (Mar. 28, 2011) asseriva che "tra il 75 e l' 80 percento di tutta l'attività vulcanica sulla Terra ha luogo nelle profondità del mare".
20 anni fa, quando cominciai la mia ricerca per Not by Fire but by Ice, gli scienziati pensavo che ci potrebbero essere 10.000 vulcani sottomarini in tutto il mondo. Credevano anche che l' 80 percento dell'attività vulcanica accadesse sott'acqua.
Poi nel 1993, dei geofisici marini a bordo del Melville scoprirono 1.133 vulcani sottomarini, precedentemente non mappati, al largo delle coste dell'isola di Pasqua.
(...) Tutto questo in un'area relativamente piccola di soli 55.000 miglia quadrate, circa la misura dello stato di New York.
(...) Questo era il 1993: oggidì gli scienziati stimano che ci siano più di 3milioni di vulcani sottomarini!
(...) Secondo l'indagine Batiza, la placca centrale del Pacifico contiene da sola dai 22.000 ai 55.000 vulcani sottomarini, con almeno 2000 di loro considerati attivi!
(...) Passare dai 10000 vulcani sottomarini a più di 3milioni in meno di 20 anni, indica quanto poco sapevamo - e quanto ancora ora sappiamo - di questa incredibile forza della natura. Ne sappiamo di più sulla luna.
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Durante l'ultima era glaciale, quando gran parte del Canada era coperto da uno spesso strato di ghiaccio di 1-2 miglia di spessore, solo uno strato sottile di ghiaccio galleggiante copriva l'Oceano Artico (più o meno come oggi).
Questa mancanza di ghiaccio da lungo pone un enigma per gli scienziati. Come hanno potuto così tante parti del Canada essere sepolte sotto cosi tanto ghiaccio, mentre l'Oceano Artico è rimasto più o meno lo stesso di oggi?
Aggiungete al mix i vulcani sottomarini.. e il mistero è risolto. L'attività vulcanica nell'Oceano Artico è intensamente maggiore di quanto ci si fosse aspettato.
L'Oceano Artico contiene molti più vulcani sottomarini e mette a disposizione più attività idrotermica, di quanto gli scienziati avessero sospettato.
Guardate ad esempio il Gakkel ridge (spatiacque): una catena montuosa vulcanica gigantesca e sottomarina, che si estende per 1800 km al di sotto dell'Oceano Artico dal nord della Groenlandia alla Siberia. Con le sue vette di 3 miglia, il Gakkel ridge, è più possente delle Alpi.
Nel 2006, 2 rompighiaccio per la ricerca, l' "USCGC Healy" dagli USA e il tedesco "PFS Polarstern", riunirono le forze nella spedizione internazionale AMORE (Arctic Mid-Ocean Ridge Expedition). A bordo c'erano scienziati del Max Planck Institute di Chimica ed altre istituzioni internazionali.
Gli scienziati si aspettavano di trovare che il Gakkel ridge mostrasse una attività vulcanica "anemica". Invece, trovarono "attività magmatica sorprendentemente forte nell'Ovest ed Est del ridge ed una delle più forti attività idrotermiche mai viste negli spartiacque medio oceanici". Anzi, il magma era "intensamente più elevato" di quanto atteso.
Le sorgenti idrotermiche calde sul letto dell'oceano erano molto più abbondanti del previsto.
(...) Dunque... se un singolo vulcano può riscaldare un lago di alta montagna fino a 108°F, immaginatevi cosa potrebbe fare all'Oceano Artico, una catena di vulcani sottomarini, lunga 1100 miglia.
Ed immaginate anche cosa potrebbero fare migliaia di vulcani sottomarini al resto degli oceani del mondo.
(...) Oppur guardate la lava incandescente (2,350gardi) che si riversa quasi costantemente nell'oceano intorno alle Hawaii.
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Fonte originale: iceagenow.com / Traduzione a cura di: Cristina Bassi / Fonte: cafedehumanite.blogspot.com
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Maggio Vulcanico
Ho riunito tutti i topic sotto uno solo, è strano vedere a maggio tutti questi vulcani
che si attivano tutti insieme a pochissimi giorni di distanza l'uno dall'altro...il prossimo chi sarà il Marsili ?
che si attivano tutti insieme a pochissimi giorni di distanza l'uno dall'altro...il prossimo chi sarà il Marsili ?
Re: Il risveglio dei vulcani
sta accadendo tutto con grande puntualità secondo predizione. penso che entro la fine del 2011 ne vedremo e sentiremo delle belle.
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Re: Il risveglio dei vulcani
la mia convinzione che siano stati i vulcani a estinguere i dinosauri si rafforza!! immaginate tutti o i piu grandi vulcani al mondo che si vegliano tutti insieme(ogni tot anni per fare il loro corso)!!! siamo fottuti completamente ,non si respira piu',si copre il sole per chissa quanto tempo,niente piantaggioni,niente cibo,niente acqua o meglio acqua inquinata,magari serve a rafforzare l'atmosfera(altra mia teoria)naturalmente , cmq io ne aprroffitto ora che vado in campagna per farmi un sotteraneo dove ci metto scorte! non si sa mai.
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Re: Il risveglio dei vulcani
Islanda: in eruzione vulcano Grimsvotn
(ANSA) - REYKJAVIK, 21 MAG - Il vulcano Grimsvotn, situato sul piu' grande ghiacciaio dell'Islanda, ha cominciato oggi ad eruttare scagliando verso il cielo una colonna di fumo bianco alta circa 15 km. Il Grimsvotn e' situato nel sud-est dell'isola, sul ghiacciaio Vatnajokull, regione disabitata. Per i geologi l'eruzione non dovrebbe causare problemi al traffico aereo, contrariamente a quanto accadde l'anno scorso quando si risveglio' il vulcano Eyjafjallajokul. L'ultima eruzione del Grimsvotn e' del 2004.
Fonte: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/05/21/visualizza_new.html_846941428.html
(ANSA) - REYKJAVIK, 21 MAG - Il vulcano Grimsvotn, situato sul piu' grande ghiacciaio dell'Islanda, ha cominciato oggi ad eruttare scagliando verso il cielo una colonna di fumo bianco alta circa 15 km. Il Grimsvotn e' situato nel sud-est dell'isola, sul ghiacciaio Vatnajokull, regione disabitata. Per i geologi l'eruzione non dovrebbe causare problemi al traffico aereo, contrariamente a quanto accadde l'anno scorso quando si risveglio' il vulcano Eyjafjallajokul. L'ultima eruzione del Grimsvotn e' del 2004.
Fonte: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/05/21/visualizza_new.html_846941428.html
Re: Il risveglio dei vulcani
Nube vulcano islandese venerdi'su Europa
Dicono previsioni meteo per 5 giorni pervenute a compagnie aeree
22 maggio, 17:34
(ANSA) - BRUXELLES, 22 MAG - La nube del vulcano islandese Grimsvotn potrebbe raggiungere la Scozia e altre parti della Gran Bretagna, Francia e Spagna tra martedì e venerdì, se l'eruzione continuasse con la stessa intensità. Questo l'allarme ricevuto dalle compagnie aeree europee sulla base delle previsioni meteo dei prossimi cinque giorni.
Dicono previsioni meteo per 5 giorni pervenute a compagnie aeree
22 maggio, 17:34
(ANSA) - BRUXELLES, 22 MAG - La nube del vulcano islandese Grimsvotn potrebbe raggiungere la Scozia e altre parti della Gran Bretagna, Francia e Spagna tra martedì e venerdì, se l'eruzione continuasse con la stessa intensità. Questo l'allarme ricevuto dalle compagnie aeree europee sulla base delle previsioni meteo dei prossimi cinque giorni.
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Re: Il risveglio dei vulcani
Forte scossa di terremoto in Turchia
Sisma di magnitudo 5.9 a nord-ovest. Tre morti e oltre cento feriti. Crollata l'Università Kütahya
MILANO - Un sisma di magnitudo 5.9 ha colpito la Turchia nord-occidentale. Ne ha dato notizia l'agenzia di stampa ufficiale Anatolia. Sono stati segnalati oltre 100 feriti e tre vittime intorno alle 8 del mattino ora italiana.
LA PRIMA FORTE SCOSSA - L'epicentro è stato registrato dai sismografi dell'istituto di Kandilli-Istambul nei pressi della cittadina di Simav, una località della provincia di Kütahya a 310 km a ovest della capitare Ankara. La prima scossa è avvenuta attorno alle 21.15 italiane ed è stata poi seguita da altre di assestamento di entità minore.
GENTE PER LE STRADE - Il terremoto ha causato panico nella zona di Kütahya e le televisioni hanno parlato di persone che si sono riversate per le strade. Le linee telefoniche nella zona colpita dall'evento si sono rapidamente saturate, impedendo la raccolta di informazioni precise dalle aree interessate. Un sisma di questa entità, ricorda però l'Associated Press, in Turchia provoca di solito danni seri perché le abitazioni non sono costruite con criteri antisismici.
CROLLATA L'UNIVERSITA' - Secondo NTV i danni hanno riguardato edifici e la rete di elettricità. L'edificio dell'Università Dumlupinar a Kutahya è crollato, senza causare vittime. La scossa è stata avvertita anche a Edirne, in prossimità dei confini con Grecia e Bulgaria, ma anche a Istanbul e a Izmir, nella regione occidentale del Paese.
I PRECEDENTI - Nel 1970 sempre nella provincia di Kütahya un altro terremoto aveva provocato un migliaio di vittime. Non era stato l'evento peggiore della storia recente della Turchia, un territorio attraversato da diverse faglie. Nel 1999 un evento sismico di maggiori proporzioni e che aveva colpito le regioni del nord e dell'ovest del paese aveva causato circa 20 mila morti.
Redazione Online
19 maggio 2011
http://www.corriere.it/esteri/11_maggio_19/terremoto-scossa-simav-turchia_8af458a0-825f-11e0-817d-481efd73d610.shtml
Sisma di magnitudo 5.9 a nord-ovest. Tre morti e oltre cento feriti. Crollata l'Università Kütahya
MILANO - Un sisma di magnitudo 5.9 ha colpito la Turchia nord-occidentale. Ne ha dato notizia l'agenzia di stampa ufficiale Anatolia. Sono stati segnalati oltre 100 feriti e tre vittime intorno alle 8 del mattino ora italiana.
LA PRIMA FORTE SCOSSA - L'epicentro è stato registrato dai sismografi dell'istituto di Kandilli-Istambul nei pressi della cittadina di Simav, una località della provincia di Kütahya a 310 km a ovest della capitare Ankara. La prima scossa è avvenuta attorno alle 21.15 italiane ed è stata poi seguita da altre di assestamento di entità minore.
GENTE PER LE STRADE - Il terremoto ha causato panico nella zona di Kütahya e le televisioni hanno parlato di persone che si sono riversate per le strade. Le linee telefoniche nella zona colpita dall'evento si sono rapidamente saturate, impedendo la raccolta di informazioni precise dalle aree interessate. Un sisma di questa entità, ricorda però l'Associated Press, in Turchia provoca di solito danni seri perché le abitazioni non sono costruite con criteri antisismici.
CROLLATA L'UNIVERSITA' - Secondo NTV i danni hanno riguardato edifici e la rete di elettricità. L'edificio dell'Università Dumlupinar a Kutahya è crollato, senza causare vittime. La scossa è stata avvertita anche a Edirne, in prossimità dei confini con Grecia e Bulgaria, ma anche a Istanbul e a Izmir, nella regione occidentale del Paese.
I PRECEDENTI - Nel 1970 sempre nella provincia di Kütahya un altro terremoto aveva provocato un migliaio di vittime. Non era stato l'evento peggiore della storia recente della Turchia, un territorio attraversato da diverse faglie. Nel 1999 un evento sismico di maggiori proporzioni e che aveva colpito le regioni del nord e dell'ovest del paese aveva causato circa 20 mila morti.
Redazione Online
19 maggio 2011
http://www.corriere.it/esteri/11_maggio_19/terremoto-scossa-simav-turchia_8af458a0-825f-11e0-817d-481efd73d610.shtml
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Lava dal Kliuchevskaia
Spettacolare eruzione del vulcano più alto
Lava dal Kliuchevskaia, Russia occidentale, il più alto dell'Eurasia
30 maggio, 09:19
MOSCA - Il più alto vulcano dell'Eurasia, il Kliuchevskaia Sopka (4750 metri) in Kamciatka, estremo oriente russo, è in una spettacolare fase di eruzione e ha diffuso le sue ceneri 5 km sopra il livello del mare. Ieri sera erano state viste dal villaggio di Kliuci, a 332 km dal vulcano. Al momento non esistono pericoli per gli scarsi insediamenti abitativi della zona, secondo fonti del gruppo di risposta rapida per l'eruzione dei vulcani della Kamciatka citate da Itar-Tass, ma si teme che le ceneri e le emissioni gassose possano costituire un pericolo per i motori degli aerei. Il Kliuchevskaia Sopka è uno dei più attivi al mondo ed erutta una volta ogni 5-6 anni, ma l'ultima eruzione risale al novembre 2010.
© Copyright ANSA
Lava dal Kliuchevskaia, Russia occidentale, il più alto dell'Eurasia
30 maggio, 09:19
MOSCA - Il più alto vulcano dell'Eurasia, il Kliuchevskaia Sopka (4750 metri) in Kamciatka, estremo oriente russo, è in una spettacolare fase di eruzione e ha diffuso le sue ceneri 5 km sopra il livello del mare. Ieri sera erano state viste dal villaggio di Kliuci, a 332 km dal vulcano. Al momento non esistono pericoli per gli scarsi insediamenti abitativi della zona, secondo fonti del gruppo di risposta rapida per l'eruzione dei vulcani della Kamciatka citate da Itar-Tass, ma si teme che le ceneri e le emissioni gassose possano costituire un pericolo per i motori degli aerei. Il Kliuchevskaia Sopka è uno dei più attivi al mondo ed erutta una volta ogni 5-6 anni, ma l'ultima eruzione risale al novembre 2010.
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Eruzione vulcano cileno, 3500 evacuati
(ANSA) - SANTIAGO DEL CILE, 4 GIU - Entra in attivita' il vulcano Puyehue-Cordo Caulle, nel sud del Cile, e le autorita' locali dispongono l'evacuazione di 3.500 persone. L'attivita' eruttiva e' stata anticipata da una ventina di lievi scosse sismiche. Nelle aree limitrofe dell'Argentina, nella regione attorno a Bariloche, la piu' nota citta' turistica della Patagonia, si e' verificata un'intensa precipitazione di ceneri.
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Re: Il risveglio dei vulcani
Cronaca Italia
Terremoti: sciame sismico a Forlì
ROMA – Altre due scosse di terremoto sono state registrate stanotte nella provincia di Forlì-Cesena, dove è in atto un secondo sciame sismico dopo quello avvenuto tra il 24 ed il 26 maggio scorsi.
Secondo i rilievi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), le ultime due scosse sono state a 00:18 e all'1:00, con magnitudo rispettivamente 3.3 e 2.2 ed epicentro in prossimità dei comuni di Bagno di Romagna, Santa Sofia e Verghereto. Non si hanno segnalazioni di danni a persone o cose.
Diciannove le scosse registrate ieri dall'Ingv nella stessa zona, il distretto sismico di Montefeltro, con magnitudo comprese tra 2 e 3.3; due l'altro ieri.
Un altro sciame sismico era stato registrato sempre nella stessa zona già tra il 24 ed il 26 maggio, con 43 scosse complessive, la più forte delle quali di magnitudo 3.7.
5 giugno 2011 | 08:57 Link
Terremoti: sciame sismico a Forlì
ROMA – Altre due scosse di terremoto sono state registrate stanotte nella provincia di Forlì-Cesena, dove è in atto un secondo sciame sismico dopo quello avvenuto tra il 24 ed il 26 maggio scorsi.
Secondo i rilievi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), le ultime due scosse sono state a 00:18 e all'1:00, con magnitudo rispettivamente 3.3 e 2.2 ed epicentro in prossimità dei comuni di Bagno di Romagna, Santa Sofia e Verghereto. Non si hanno segnalazioni di danni a persone o cose.
Diciannove le scosse registrate ieri dall'Ingv nella stessa zona, il distretto sismico di Montefeltro, con magnitudo comprese tra 2 e 3.3; due l'altro ieri.
Un altro sciame sismico era stato registrato sempre nella stessa zona già tra il 24 ed il 26 maggio, con 43 scosse complessive, la più forte delle quali di magnitudo 3.7.
5 giugno 2011 | 08:57 Link
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640 terremoti in 15 giorni: ecco cosa succede in Emilia Romagna
Seicentoquaranta scosse di terremoto in due sole settimane, tutte concentrate nella zona di Montefeltro (Forlì- Cesena). Terremoti tutti di piccola entità, il più forte risale al 25 maggio ed ha avuto magnitudo 3,7) che l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, classifica come sciame sismico. L’Ingv, nel comunicato che segue, precisa che uno sciame sismico non è contraddistinto da una scossa principale ed altre successive di minore entità, ma una serie di scosse casuali nel tempo.
Ecco il comunicato dell’Ingv.
Dal 24 maggio la zona adiacente al Montefeltro, in provincia di Forlì-Cesena, è interessata da un’intensa attività sismica che presenta le caratteristiche di sciame: ossia non c’è una scossa principale con successive repliche, ma le scosse si distribuiscono in maniera casuale nel tempo.
Ad oggi la Rete Sismica Nazionale dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha localizzato nella zona circa 640 terremoti, concentrati principalmente in due periodi (24-28 maggio e 3-7 giugno 2011) durante i quali si è verificato oltre il 90% dei terremoti dello sciame. Il terremoto più forte (magnitudo 3.7) è avvenuto alle 00:03 ora italiana del 25 maggio; in totale ci sono stati 13 eventi di magnitudo superiore o uguale a 3, 70 eventi di magnitudo tra 2 e 3, tutti gli altri di magnitudo minore di 2.
Tutti i terremoti registrati hanno l’ipocentro abbastanza superficiale, localizzato tra 5 e 10 chilometri di profondità, e per questa ragione molti sono stati avvertiti dalla popolazione dei comuni di Bagno di Romagna, Verghereto, Santa Sofia e limitrofi.
“L’Appennino tosco-emiliano-romagnolo, scrive ancora l’Ingv, è interessato spesso da sequenze sismiche delle quali è impossibile prevedere l’evoluzione. Sappiamo dalla storia che in quest’area possono verificarsi anche forti terremoti. Tra i più forti ricordiamo quello che avvenne nel 1584, molto prossimo all’area colpita in questi giorni. In quel caso furono riportati danni valutati fino al IX grado della scala Mercalli (MCS) a San Piero in Bagno, Baroncioni, Ca’ di Bianchi. Un altro evento significativo della regione è avvenuto il 10 novembre 1918 con Intensità MCS fino all’VIII grado (a Corniolo, Galeata, Isola, Mortano, Santa Sofia) e magnitudo stimata in 5.8, mentre diversi terremoti più piccoli sono riportati dai cataloghi negli ultimi 130 anni”.
Secondo la mappa di pericolosità sismica compilata dall’INGV e divenuta riferimento ufficiale dello Stato (Ordinanza PCM 3519 del 2006, pubblicata nella G.U. n.108 del 11/05/2006), la zona interessata dalla sequenza sismica di questi giorni è da considerarsi a pericolosità sismica medio-alta e, di conseguenza, è stata confermata in zona sismica 2. La mappa di pericolosità sismica fornisce una descrizione delle caratteristiche sismiche del territorio italiano ed è utile sia come strumento di conoscenza che a fini ingegneristici e di pianificazione. In sostanza la mappa ci informa sui possibili livelli di scuotimento attesi nelle diverse zone e non fornisce informazioni su quando tali scuotimenti possano verificarsi. Pertanto Il livello di pericolosità descritto dalla mappa è quello rispetto al quale è opportuno essere preparati in ogni momento, indipendentemente dal verificarsi o meno di sciami o sequenze. La mappa di pericolosità è a tutt’oggi lo strumento più efficace che la comunità scientifica mette a disposizione per le politiche di prevenzione che rappresentano la migliore difesa dai terremoti.Link
Ecco il comunicato dell’Ingv.
Dal 24 maggio la zona adiacente al Montefeltro, in provincia di Forlì-Cesena, è interessata da un’intensa attività sismica che presenta le caratteristiche di sciame: ossia non c’è una scossa principale con successive repliche, ma le scosse si distribuiscono in maniera casuale nel tempo.
Ad oggi la Rete Sismica Nazionale dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha localizzato nella zona circa 640 terremoti, concentrati principalmente in due periodi (24-28 maggio e 3-7 giugno 2011) durante i quali si è verificato oltre il 90% dei terremoti dello sciame. Il terremoto più forte (magnitudo 3.7) è avvenuto alle 00:03 ora italiana del 25 maggio; in totale ci sono stati 13 eventi di magnitudo superiore o uguale a 3, 70 eventi di magnitudo tra 2 e 3, tutti gli altri di magnitudo minore di 2.
Tutti i terremoti registrati hanno l’ipocentro abbastanza superficiale, localizzato tra 5 e 10 chilometri di profondità, e per questa ragione molti sono stati avvertiti dalla popolazione dei comuni di Bagno di Romagna, Verghereto, Santa Sofia e limitrofi.
“L’Appennino tosco-emiliano-romagnolo, scrive ancora l’Ingv, è interessato spesso da sequenze sismiche delle quali è impossibile prevedere l’evoluzione. Sappiamo dalla storia che in quest’area possono verificarsi anche forti terremoti. Tra i più forti ricordiamo quello che avvenne nel 1584, molto prossimo all’area colpita in questi giorni. In quel caso furono riportati danni valutati fino al IX grado della scala Mercalli (MCS) a San Piero in Bagno, Baroncioni, Ca’ di Bianchi. Un altro evento significativo della regione è avvenuto il 10 novembre 1918 con Intensità MCS fino all’VIII grado (a Corniolo, Galeata, Isola, Mortano, Santa Sofia) e magnitudo stimata in 5.8, mentre diversi terremoti più piccoli sono riportati dai cataloghi negli ultimi 130 anni”.
Secondo la mappa di pericolosità sismica compilata dall’INGV e divenuta riferimento ufficiale dello Stato (Ordinanza PCM 3519 del 2006, pubblicata nella G.U. n.108 del 11/05/2006), la zona interessata dalla sequenza sismica di questi giorni è da considerarsi a pericolosità sismica medio-alta e, di conseguenza, è stata confermata in zona sismica 2. La mappa di pericolosità sismica fornisce una descrizione delle caratteristiche sismiche del territorio italiano ed è utile sia come strumento di conoscenza che a fini ingegneristici e di pianificazione. In sostanza la mappa ci informa sui possibili livelli di scuotimento attesi nelle diverse zone e non fornisce informazioni su quando tali scuotimenti possano verificarsi. Pertanto Il livello di pericolosità descritto dalla mappa è quello rispetto al quale è opportuno essere preparati in ogni momento, indipendentemente dal verificarsi o meno di sciami o sequenze. La mappa di pericolosità è a tutt’oggi lo strumento più efficace che la comunità scientifica mette a disposizione per le politiche di prevenzione che rappresentano la migliore difesa dai terremoti.Link
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serie di terremoti in Eritrea
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Magnitude mb 5.0
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Date time 2011-06-12 19:21:50.0 UTC
Location 13.21 N ; 41.83 E
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81 km S Edd (pop 11,259 ; local time 22:21:50.9 2011-06-12)
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Magnitude mb 5.3
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48 km S Edd (pop 11,259 ; local time 00:03:25.0 2011-06-13)
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Re: Il risveglio dei vulcani
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DA YELLOWSTONE UN ALLARME?
Gexplorer.net
28 gennaio 2011
I geofisici americani sono preoccupati per l'aumento delle attività sotterranee del supervulcano nel parco di Yellowstone, in grado - secondo gli esperti - di provocare una fortissima esplosione che distruggerebbe la vita su una superficie di centinaia di chilometri quadrati e metterebbe a rischio la rimanente.
Gli strumenti montati a bordo del satellite europeo Ers-2 hanno analizzato l'area del più antico parco nazionale del mondo che si estende per circa 9.000 Km2; uno dei più grandi ecosistemi della Terra. Una gigantesca depressione causata da un'esplosione vulcanica, verificatesi 640 milioni di anni fa. È stato scoperto che il bordo settentrionale del cratere si è sollevato di tredici centimetri, mentre la parte centrale si è abbassata. La causa è un rimescolamento del magma risalente dalle profondità della terra che ha cambiato strada, accumulandosi verso il Nimph Lake e il Norris Basin, nel margine settentrionale del cratere, causando il rigonfiamento osservato dall'orbita.
Si stanno aprendo nuove fumarole da cui escono vapori sulfurei; i getti dei geyser si sollevano più in alto, i fluidi sono diventati più caldi.
Potrebbe essere il preludio di una futura ripresa dell'attività eruttiva, con lave che si riversano all'esterno o, peggio, con esplosioni improvvise?
I geologi dell'Usgs escludono, per ora, un pericolo a breve scadenza.
Però alcuni itinerari turistici sono stati chiusi e il monitoraggio strumentale rafforzato.
È questo l'evento del famigerato 21 dicembre 2012?
a cura di Mauro Paoletti
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28 gennaio 2011
I geofisici americani sono preoccupati per l'aumento delle attività sotterranee del supervulcano nel parco di Yellowstone, in grado - secondo gli esperti - di provocare una fortissima esplosione che distruggerebbe la vita su una superficie di centinaia di chilometri quadrati e metterebbe a rischio la rimanente.
Gli strumenti montati a bordo del satellite europeo Ers-2 hanno analizzato l'area del più antico parco nazionale del mondo che si estende per circa 9.000 Km2; uno dei più grandi ecosistemi della Terra. Una gigantesca depressione causata da un'esplosione vulcanica, verificatesi 640 milioni di anni fa. È stato scoperto che il bordo settentrionale del cratere si è sollevato di tredici centimetri, mentre la parte centrale si è abbassata. La causa è un rimescolamento del magma risalente dalle profondità della terra che ha cambiato strada, accumulandosi verso il Nimph Lake e il Norris Basin, nel margine settentrionale del cratere, causando il rigonfiamento osservato dall'orbita.
Si stanno aprendo nuove fumarole da cui escono vapori sulfurei; i getti dei geyser si sollevano più in alto, i fluidi sono diventati più caldi.
Potrebbe essere il preludio di una futura ripresa dell'attività eruttiva, con lave che si riversano all'esterno o, peggio, con esplosioni improvvise?
I geologi dell'Usgs escludono, per ora, un pericolo a breve scadenza.
Però alcuni itinerari turistici sono stati chiusi e il monitoraggio strumentale rafforzato.
È questo l'evento del famigerato 21 dicembre 2012?
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Scossa di terremoto di magnitudo 3.4 a Lipari
Una scossa di terremoto di magnitudo 3.4 è stata registrata alle ore 8.56 di questa mattina a largo delle Isole Lipari. La scossa, che è stata localizzata a 16.5 km di profondità, è stata avvertita dalla popolazione che si è riversata nelle strade: in ricordo è andato subito alla forte scossa registrata lo scorso agosto che provocò panico e frane.
Ieri sera alle 22.38 era stata registrata un'altra scossa, più lieve, di magnitudo 2.0. ma con epicentro molto più ad est. In alto a sinistra la mappa dell'INGV con l'epicentro del sisma.
Al momento non si segnala alcun danno e nessun ferito. A metà maggio, la capitaneria di porto di Lipari aveva vietato ai turisti tratti della spiaggia bianca di pomice e di quelle di Valle Muria, Praia Vinci, dei Gabbiani e Pietra Liscia per rischio crolli di rocce. Il provvedimento è stato adottato proprio dopo il sisma dell’agosto scorso.
Nell'immagine sotto i crolli avvenuti durante la scossa dell'agosto scorso (Fonte: youreporter.it).
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Petrolio nelle acque di Yoghi e Bubu
Nel parco di Yoghi e Bubu, da ormai 48 ore, sono al la lavoro decine di tecnici per cercare di ripulire il fiume Yellowstone, in Montana, dove sabato si sono riversate decine di migliaia di galloni di petrolio. A causare l'incidente la rottura dell'oleodotto della compagnia Exxon Mobil, avvenuta vicino alla citta di Laurel.
la chiazza di greggio
Nel parco di Yoghi e Bubu, da ormai 48 ore, sono al la lavoro decine di tecnici per cercare di ripulire il fiume Yellowstone, in Montana, dove sabato si sono riversate decine di migliaia di galloni di petrolio. A causare l'incidente la rottura dell'oleodotto della compagnia Exxon Mobil, avvenuta vicino alla citta di Laurel.
La perdita ha già sporcato diversi chilometri di rive. Secondo Sonya Pennock, portavoce dell'Agenzia per la protezione ambientale, il petrolio è stato individuato a 64 chilometri dalla perdita, ma ci sono altri report secondo cui il greggio sarebbe gia arrivato a oltre 160 chilometri, vicino alla citta di Hysham.
La Exxon corre ai ripari: mobilitati esperti e tecnici per raccogliere il greggio in tre diversi siti lungo il corso d'acqua, anche se non è ancora chiaro di quale entità sarà il danno per il fiume, celebre per la pesca e vitale per i contadini che dipendono dalle sue acque. E dopo che il presidente della Exxon Mobil Pipeline, Gary Pruessing, ha dichiarato che le ricognizioni hanno mostrato danni limitati a 16 chilometri lungo il fiume, il governatore dello stato del Montana, Brian Schweitzer, ha liquidato il report come prematuro.
Della Exxon, insomma, si fidano in pochi: il democratico Schweitzer ritiene che la compagnia debba dispiegare più personale per ispezionare la situazione da vicino, e smentisce la convinzione di Pruessing, secondo cui non si sarebbero registrati danni alla natura. "Il fiume Yellowstone - ha dichiarato il governatore - è importante per noi. Dobbiamo effettuare ispezioni fisiche nel fiume con piccole barche, al più presto". Secondo la Exxon sarebbero mille i barili di petrolio (quasi 160mila litri) fuoriusciti sabato dall'oleodotto, prima che venisse chiuso. Ma secondo l'Agenzia per la protezione ambientale sono una piccola frazione del greggio disperso potra essere recuperato e gli ambientalisti temono che la quantità sia maggiore
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la chiazza di greggio
Nel parco di Yoghi e Bubu, da ormai 48 ore, sono al la lavoro decine di tecnici per cercare di ripulire il fiume Yellowstone, in Montana, dove sabato si sono riversate decine di migliaia di galloni di petrolio. A causare l'incidente la rottura dell'oleodotto della compagnia Exxon Mobil, avvenuta vicino alla citta di Laurel.
La perdita ha già sporcato diversi chilometri di rive. Secondo Sonya Pennock, portavoce dell'Agenzia per la protezione ambientale, il petrolio è stato individuato a 64 chilometri dalla perdita, ma ci sono altri report secondo cui il greggio sarebbe gia arrivato a oltre 160 chilometri, vicino alla citta di Hysham.
La Exxon corre ai ripari: mobilitati esperti e tecnici per raccogliere il greggio in tre diversi siti lungo il corso d'acqua, anche se non è ancora chiaro di quale entità sarà il danno per il fiume, celebre per la pesca e vitale per i contadini che dipendono dalle sue acque. E dopo che il presidente della Exxon Mobil Pipeline, Gary Pruessing, ha dichiarato che le ricognizioni hanno mostrato danni limitati a 16 chilometri lungo il fiume, il governatore dello stato del Montana, Brian Schweitzer, ha liquidato il report come prematuro.
Della Exxon, insomma, si fidano in pochi: il democratico Schweitzer ritiene che la compagnia debba dispiegare più personale per ispezionare la situazione da vicino, e smentisce la convinzione di Pruessing, secondo cui non si sarebbero registrati danni alla natura. "Il fiume Yellowstone - ha dichiarato il governatore - è importante per noi. Dobbiamo effettuare ispezioni fisiche nel fiume con piccole barche, al più presto". Secondo la Exxon sarebbero mille i barili di petrolio (quasi 160mila litri) fuoriusciti sabato dall'oleodotto, prima che venisse chiuso. Ma secondo l'Agenzia per la protezione ambientale sono una piccola frazione del greggio disperso potra essere recuperato e gli ambientalisti temono che la quantità sia maggiore
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Montana, la nuova marea nera che spaventa gli Stati Uniti
Mille barili di petrolio si sono riversati nel fiume Yellowston per una rottura in un oleodotto della ExxonMobil. L'azienda minimizza, ma tra gli ambientalisti c'è il terrore di una crisi come quella nel golfo del Messico o come in Alaska nel 1989
NEW YORK - L'incubo di una nuova macchia di petrolio fa ripiombare l'America nei giorni bui della crisi del Golfo. L'incidente che sta cambiando il colore dello Yellowstone River lassù nel Montana ricorda paurosamente anche nei primi numeri il più grande disastro naturale nella storia degli Usa. Fortunatamante la perdita è stata colmata. Ma in un giorno aveva raggiunto mille barili di petrolio: proprio la cifra che si pensava perdesse il pozzo maledetto del Golfo del Messico.
Le stime nella tragedia di un anno fa dovettero poi essere paurosamente riviste. Ma proprio per questo gli ambientalisti guardano con preoccupazione a quanto sta succedendo nel Montana. Nessuno ancora riesce a quantificare i danni. E per tutta la giornata di domenica le squadre di pulizia hanno cercato disperatamente di contenere gli effetti della macchia che si è allargata pericolosamente. La perdita ha rischiato di trasformarsi in tragedia per le 6000 anime di Laurel. Più di 150 persone sono state fatte evacuare nella notte di sabato temendo la possibilità di un'esplosione.
L'incidente è stato provocato dalla rottura di un oleodotto della ExxonMobil che porta il petrolio dal Wyoming e dal Canada fino all'area di Billing dove viene lavorato da tre raffinerie. Le cause sono ancora sconosciute ma il sospetto è che la rottura sia stata provocata dalle abbondanti piogge dei giorni scorsi. E già si parla di allarme inascoltato.
La condotta proprio per le precipitazioni abbondanti era già stata bloccata nello scorso maggio. Poi un test aveva ridato il via libera: “Non ci sono pericoli: la struttura reggerebbe comunque”. La struttura invece non ha retto. È vecchia di vent'anni ed era stata completamente ispezionata nel 2009. A dicembre per la verità un'altra ispezione aveva evidenziato che avrebbe potuto creare qualche problema. E le forti piogge che hanno rimescolato il letto del fiume hanno adesso provocato quel vortice di detriti che ha danneggiato l'oleodotto.
La macchia si estende già per un'area di una decina di migliaia di miglia intorno a Billings: ma si teme che possa presto raggiungere il fiume Missouri in cui lo Yellowstone River si tuffa. Gary Pruessing, il presidente del gigante petrolifero texano, assicura che finora non ci sono “danni indicativi”. Ma l'ambientalista Bobby McEnaney invita a diffidare delle versioni delle compagnie petrolifere. “Hanno giurato che resteranno finché tutto sarà pulito: ma la loro concezione di pulito non è quella che abbiamo noi altri. Ricordatevi di Prince William Sound”. E' il disastro ambientale d'Alaska del 1989: il più grande d'America prima della tragedia del Golfo. E firmato proprio Exxon.
(04 luglio 2011) Link
NEW YORK - L'incubo di una nuova macchia di petrolio fa ripiombare l'America nei giorni bui della crisi del Golfo. L'incidente che sta cambiando il colore dello Yellowstone River lassù nel Montana ricorda paurosamente anche nei primi numeri il più grande disastro naturale nella storia degli Usa. Fortunatamante la perdita è stata colmata. Ma in un giorno aveva raggiunto mille barili di petrolio: proprio la cifra che si pensava perdesse il pozzo maledetto del Golfo del Messico.
Le stime nella tragedia di un anno fa dovettero poi essere paurosamente riviste. Ma proprio per questo gli ambientalisti guardano con preoccupazione a quanto sta succedendo nel Montana. Nessuno ancora riesce a quantificare i danni. E per tutta la giornata di domenica le squadre di pulizia hanno cercato disperatamente di contenere gli effetti della macchia che si è allargata pericolosamente. La perdita ha rischiato di trasformarsi in tragedia per le 6000 anime di Laurel. Più di 150 persone sono state fatte evacuare nella notte di sabato temendo la possibilità di un'esplosione.
L'incidente è stato provocato dalla rottura di un oleodotto della ExxonMobil che porta il petrolio dal Wyoming e dal Canada fino all'area di Billing dove viene lavorato da tre raffinerie. Le cause sono ancora sconosciute ma il sospetto è che la rottura sia stata provocata dalle abbondanti piogge dei giorni scorsi. E già si parla di allarme inascoltato.
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La macchia si estende già per un'area di una decina di migliaia di miglia intorno a Billings: ma si teme che possa presto raggiungere il fiume Missouri in cui lo Yellowstone River si tuffa. Gary Pruessing, il presidente del gigante petrolifero texano, assicura che finora non ci sono “danni indicativi”. Ma l'ambientalista Bobby McEnaney invita a diffidare delle versioni delle compagnie petrolifere. “Hanno giurato che resteranno finché tutto sarà pulito: ma la loro concezione di pulito non è quella che abbiamo noi altri. Ricordatevi di Prince William Sound”. E' il disastro ambientale d'Alaska del 1989: il più grande d'America prima della tragedia del Golfo. E firmato proprio Exxon.
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Hawaii, il vulcano Kilauea dà spettacolo. Fiumi di lava a zampilli da togliere il fiato
La natura torna a dare spettacolo e le immagini che lo immortalano non possono che lasciare tutti senza fiato. Il vulcano Kilauea, nelle Hawaii, ne è un esempio straordinario. Da mercoledì 3 agosto fontane di lava escono ininterrottamente dal cratere, situato nell’arcipelago delle Big Island. La frattura si è creata lo scorso marzo, dopo un violento scoppio. Kilauea è uno dei vulcani più attivi del mondo.
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