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La NATO sta preparando una grande operazione di disinformazione
tratto da: http://www.stampalibera.com
http://aurorasito.wordpress.com/
Thierry Meyssan Réseau Voltaire Damasco (Siria) 10 giugno 2012
Gli Stati membri della NATO e del GCC stanno preparando un colpo di stato e un genocidio settario in Siria. Se volete opporvi a questi crimini, agite subito: mettete questo articolo in rete e segnalatelo ai vostri eletti.
Tra pochi giorni, forse già venerdì 15 giugno, a mezzogiorno, i siriani che vorranno guardare i canali nazionali li vedranno sostituiti sui loro schermi dalle televisivi create dalla CIA. Immagini realizzate in studio mostreranno massacri attribuiti al governo, manifestazioni pubbliche, ministri e generali che danno le loro dimissioni, il presidente al-Assad che fugge, i ribelli che si radunano nel cuore delle principali città, e un nuovo governo che s’installa nel palazzo presidenziale.
Questa operazione, direttamente guidata da Washington da Ben Rhodes, viceconsigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, è destinata a demoralizzare i siriani e a consentire un colpo di stato. La NATO, che si scontra con il doppio veto di Russia e Cina, giungerà a conquistare la Siria senza doverla attaccare illegalmente. Qualunque sia il giudizio sugli eventi attuali in Siria, un colpo di stato metterebbe fine ad ogni speranza di democratizzazione.
Molto ufficialmente, la Lega Araba ha chiesto agli operatori satellitari Arabsat e Nilesat d’interrompere la ritrasmissione dei media siriani, pubblici e privati (Syria TV, al-Ekbariya, ad-Dunya, Cham TV, ecc.). C’è un precedente, dal quando la Lega aveva già lavorato alla censura televisiva libica, per evitare che i leader libici comunicassero con il loro popolo. Non c’è nessuna rete radio in Siria, per cui le televisioni sono ricevute esclusivamente via satellite. Ma questo taglio non lascerà gli schermi neri.
Infatti, questa decisione pubblica è solo la punta dell’iceberg. Secondo informazioni, parecchi incontri internazionali si sarebbero tenuti in questa settimana, per coordinare l’operazione di disinformazione. I primi due, di ordine tecnico, tenutisi a Doha (Qatar), il terzo politico, tenutosi a Riyadh (Arabia Saudita).
Alla prima riunione hanno partecipato gli ufficiali della guerra psicologica “embedded” in alcuni canali satellitari, tra cui al-Arabiya, al-Jazeera, BBC, CNN, Fox, France 24, Future TV, MTV. Sappiamo che dal 1998 gli ufficiali dell’Unità Operazioni di Guerra Psicologica (PSYOP) dell‘US Army sono stati inseriti nella redazione di CNN; dopo, questa pratica è stata estesa dalla NATO ad altre stazioni TV strategiche. Hanno preparato in anticipo delle false informazioni, secondo un “racconto” sviluppato dal team di Ben Rhodes alla Casa Bianca. Una procedura di convalida incrociata è stata messa a punto, ogni media riporterà le menzogne degli altri, per renderle credibili presso i telespettatori. I partecipanti hanno inoltre deciso non solo di requisire le reti TV della CIA in Siria e Libano (Barada, Future TV, MTV, Orient News, Syria Shaab, Syria Alghad), ma anche una quarantina di canali TV wahhabito che invocano il massacro settario al grido di “I cristiani a Beirut, gli alawiti nella tomba!“
Il secondo incontro ha riunito ingegneri e sviluppatori per programmare la produzione di immagini di fiction, miscelando una parte realizzata negli studi a cielo aperto e una parte realizzata con la computer grafica. Degli studi sono stati costruiti nelle ultime settimane, in Arabia Saudita, per riprodurre i due palazzi presidenziali siriani e le piazze principali di Damasco, Aleppo e Homs. Vi sono già studi di tale tipo a Doha, ma sono insufficienti.
Alla terza riunione vi hanno partecipato il generale James B. Smith, ambasciatore degli Stati Uniti, un rappresentante del Regno Unito, e il principe Bandar Bin Sultan (che il presidente George Bush padre ha designato come figlio adottivo, al punto che la stampa statunitense l’ha definito “Bandar Bush”). Si tratta di coordinare i media e “l’esercito libero siriano”, di cui i mercenari del principe Bandar formano il grosso degli effettivi.
L’operazione che è in gestazione da mesi, è stata accelerata dal Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, dopo che il presidente Putin ha comunicato alla Casa Bianca che la Russia si opporrà con forza a qualsiasi intervento militare illegale della NATO in Siria.
Questa operazione consiste in due flussi simultanei: da una parte diffondere false informazioni e dall’altra impedire ogni possibilità di rispondervi.
Il fatto di oscurare le TV satellitari per condurre una guerra, non è nuovo. Così, sotto la pressione di Israele, Stati Uniti e Unione europea hanno oscurato in successione le reti TV libanesi, palestinesi, irachene, libiche e iraniane. Nessuna censura è stata condotta verso i canali satellitari di altre parti del mondo.
La diffusione di notizie false, non è una novità. Tuttavia, quattro passi importanti sono stati adottati nell’arte della propaganda, durante l’ultimo decennio.
• Nel 1994, una stazione di musica pop, Radio Libera delle Mille Colline (RTLM) ha dato il segnale del genocidio ruandese, invocando “l’uccisione degli scarafaggi!“.
• Nel 2001, la NATO ha usato i media per imporre una interpretazione degli attentati dell’11 settembre e giustificare gli attacchi in Afghanistan e in Iraq. Anche allora, fu Ben Rhodes ad esser stato incaricato dall’amministrazione Bush a scrivere la relazione della Commissione Kean/Hamilton sugli attentati.
• Nel 2002, la CIA ha usato cinque canali, Televen, Globovision, Meridiano, ValeTV e CMT, per far credere che delle enormi manifestazioni avevano costretto il presidente del Venezuela Hugo Chavez a dimettersi, mentre era stato vittima di un colpo di stato militare.
• Nel 2011, France 24 funse da Ministero dell’Informazione de facto del Consiglio Nazionale della Libia, con il quale era legata da un contratto. Nella battaglia di Tripoli, la NATO ha fatto realizzare in studio e diffondere da al-Jazeera e al-Arabiya le immagini dei ribelli libici che entravano nella piazza centrale della capitale, mentre erano ancora lontani dalla città, in modo che i residenti, convinti che la guerra fosse persa, cessassero ogni resistenza.
Ora i media non si accontentano più di sostenere la guerra, la fanno.
Questa disposizione viola i principi fondamentali del diritto internazionale, a cominciare dall’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo relativa al fatto “di ricevere e diffondere senza riguardo per le frontiere, le informazioni e le idee attraverso ogni mezzo di espressione che sia“. Soprattutto, viola le risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, adottate dopo la seconda guerra mondiale per impedire le guerre. Le risoluzioni 110, 381 e 819 proibiscono “le barriere al libero scambio di informazioni e idee” (in questo caso l’oscuramento delle reti siriane) e “la propaganda che rischia di provocare o incoraggiare ogni minaccia alla pace, violazione della pace, o atto di aggressione“. Nel diritto, la propaganda di guerra è un crimine contro la pace, il crimine più grave, dal momento che rende possibili crimini di guerra e genocidi.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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Il conflitto siriano potrebbe degenerare in una guerra mondiale
La crisi siriana ha cambiato natura. Il processo di destabilizzazione che avrebbe dovuto spianare la strada ad una legittima azione militare dell’Alleanza Atlantica è fallito. Togliendosi la maschera, gli Stati Uniti hanno pubblicamente indicato la possibilità di attaccare la Siria senza l’approvazione del Consiglio di Sicurezza, come hanno fatto in Kosovo, facendo finta d’ignorare che la Russia di Vladimir Putin non è quella di Boris Eltsin. Dopo essersi assicurato il sostegno cinese, Mosca ha sparato due colpi di avvertimento in direzione di Washington. La continuazione delle violazioni del diritto internazionale da parte della NATO e del GCC, può ora aprire un conflitto mondiale.
Durante la celebrazione della vittoria contro il nazismo, il 9 maggio, il presidente Vladimir Putin ha sottolineato la necessità per la Russia di essere pronta a un nuovo sacrificio. Il presidente Vladimir Putin ha messo il suo terzo mandato sotto il segno della sovranità del suo paese contro le minacce lanciate direttamente contro la Federazione Russa dagli Stati Uniti e dalla NATO. Mosca ha ripetutamente condannato l’espansione della NATO, le basi militari sulle sue frontiere e lo schieramento della difesa antimissile, la distruzione della Libia e la destabilizzazione della Siria.
Nei giorni successivi alla sua investitura, Putin ha passato in rivista l’industria militare russa, le sue forze armate e il suo sistema di alleanze [1]. Ha continuato questa mobilitazione con la scelta di fare della Siria la linea rossa da non oltrepassare. Per lui, l’invasione della Libia da parte della NATO è paragonabile a quella della Cecoslovacchia da parte del Terzo Reich, e quello della Siria, se ciò dovesse accadere, sarebbe paragonabile a quella della Polonia che scatenò la seconda guerra mondiale.
Qualsiasi interpretazione di quanto sta accadendo nel Levante, in termini di rivoluzione/repressione interna siriana, non è solo falsa, ma impallidisce di fronte ai problemi reali e svela una mera comunicazione politica. La crisi siriana è soprattutto un palcoscenico del “rimodellamento del grande Medio Oriente”, un altro tentativo di distruggere l’”Asse della Resistenza”, e la prima guerra della “geopolitica del gas” [2]. La posta in gioco oggi in Siria, non è se Bashar al-Assad riesca a democratizzare le istituzioni da lui ereditate o se le monarchie del Golfo wahhabite riescano a distruggere l’ultimo regime laico nella regione e a imporre il loro bigottismo; ma quali frontiere separeranno i nuovi blocchi, la NATO (Organizzazione del Trattato Nord Atlantico) e la SCO (Shanghai Cooperation Organization) [3].
Alcuni dei nostri lettori probabilmente hanno sussultato alla lettura della frase precedente. Infatti, da mesi, i media occidentali e del Golfo martellano tutti i giorni sul fatto che il presidente Assad rappresenta una dittatura settaria a favore della minoranza alawita, mentre la sua opposizione armata incarna la democrazia pluralista. Uno sguardo sugli eventi è sufficiente per screditare questo travisamento. Bachar al-Assad ha indetto in successione le elezioni comunali, un referendum e le elezioni parlamentari. Tutti gli osservatori concordano sul fatto che le elezioni si sono svolte in modo sincero.
La partecipazione popolare ha raggiunto oltre il 60%, anche se gli occidentali l’hanno descritta come una “farsa”, e l’opposizione armata che sostengono ha impedito ai cittadini di andare alle urne nei quattro distretti sotto il loro controllo. Nel frattempo, l’opposizione armata ha aumentato le sue azioni non solo contro le forze di sicurezza, ma contro i civili e tutti i simboli multi-culturali e multi-confessionali. Hanno ucciso sunniti progressisti, poi hanno ucciso a caso alawiti e cristiani per forzare le loro famiglie a fuggire. Hanno bruciato più di 1500 scuole e chiese. Hanno proclamato l’effimero Emirato islamico indipendente di Bab Amr, dove hanno stabilito un tribunale rivoluzionario che ha condannato a morte più di 150 miscredenti, macellati uno per uno dal loro boia. E questo non è lo spettacolo pietoso di alcuni politici disonesti riunitisi nel Consiglio nazionale siriano in esilio, mostrando un progetto democratico di facciata estraneo alla realtà sul terreno dei crimini dell’esercito libero “siriano”, che da molto tempo nascondeva la verità. Inoltre, chi può credere che il regime laico siriano, di cui l’esemplarità era celebre non molto tempo fa, sarebbe diventato una dittatura religiosa, mentre l’esercito libero “siriano”, supportato dalle dittature wahhabite del Golfo e prono alle ingiunzioni dei predicatori takfiriti, sarebbe divenuto un esempio di pluralismo democratico?
L’evocazione da parte dei funzionari degli Stati Uniti di un possibile intervento internazionale al di fuori del mandato delle Nazioni Unite, il modo con cui la NATO aveva smembrato la Jugoslavia, ha provocato rabbia e preoccupazione a Mosca. La Federazione Russa, che finora era in una posizione difensiva, ha deciso di prendere l’iniziativa. Questo cambiamento strategico è causato dall’urgenza della prospettiva russa, e dall’evoluzione favorevole sul terreno in Siria [4].
Mosca ha proposto di istituire un Gruppo di contatto sulla Siria per riunire tutti gli Stati interessati, vale a dire gli Stati vicini, le potenze regionali e internazionali. Si tratta di sostituire con un forum per il dialogo l’attuale dispositivo belligerante creato dagli occidentali con il termine orwelliano di “Conferenza degli Amici della Siria”.
La Russia continua a sostenere il Piano Annan, che in realtà è solo il recupero appena modificato del piano presentato da Sergej Lavrov alla Lega Araba. Si rammarica del fatto che questo piano non sia applicato, ma respinge la colpa sulle fazioni dell’opposizione che hanno preso le armi. Secondo A. K. Lukashevich, portavoce del ministero degli esteri, l’esercito libero “siriano” è un’organizzazione illegale secondo il diritto internazionale. Anche se assassina ogni giorno dai 20 ai 30 soldati siriani, è pubblicamente sostenuto dagli Stati della NATO e del GCC, in violazione del Piano Annan [5].
Posando come fautore della pace di fronte a una NATO guerrafondaia, Vladimir Putin ha chiesto alla CSTO di preparare lo schieramento dei “colbacchi blu” in Siria, sia per separare i belligeranti siriani che per combattere le forze straniere. Nikolaj Bordjuzha, segretario generale della CSTO, ha confermato che dispone di 20.000 uomini addestrati per questo tipo di missione e sono immediatamente disponibili. [6]
Questa sarebbe la prima volta che il CSTO dispiegherebbe una forza di pace al di fuori dello spazio ex sovietico. Punto sul vivo, il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha cercato di sabotare questa iniziativa offrendosi improvvisamente di organizzare lui stesso un gruppo di contatto.
Alla riunione a Washington del gruppo di lavoro sulle sanzioni della Conferenza degli Amici della Siria, la segretaria di stato degli USA Hillary Clinton ha ignorato la proposta russa e ha inasprito il sostegno al cambiamento di regime [7].
In Turchia, i parlamentari dell’opposizione hanno visitato i campi dei profughi siriani. Non hanno trovato più di mille rifugiati registrati dalle Nazioni Unite nel campo principale, ma al contrario, la presenza di un arsenale nel campo. Hanno poi interrogato all’Assemblea il primo ministro Recep Tayyip Erdogan chiedendogli di rivelare la quantità di aiuti umanitari accordati ai fantomatici rifugiati. I deputati ritengono che il campo profughi sia una copertura per una operazione militare segreta. Ospita in realtà dei combattenti, per lo più libici, che lo usano come base arretrata. I deputati hanno suggerito che questi combattenti sono coloro che hanno fatto irruzione nella zona, quando il massacro di Hula ha avuto luogo.
Queste informazioni confermano le accuse dell’ambasciatore russo al Consiglio di Sicurezza, Vitalij Churkin, secondo cui il rappresentante speciale di Ban Ki-moon in Libia, Ian Martin, ha utilizzato i mezzi delle Nazioni Unite destinati ai rifugiati, per inviare in Turchia i combattenti di al-Qaida [8].
In Arabia Saudita, la frattura tra re Abdullah e il clan Sudeiri si è di nuovo manifestata. Su invito di Abdullah I, il Consiglio degli Ulema ha emesso una fatwa dichiarando che la Siria non è terra di jihad. Ma al tempo stesso, il principe Faisal, ministro degli esteri, ha chiesto di armare l’opposizione contro l’”usurpatore alawita”.
Mentre Ban Ki-moon e Navi Pillay, rispettivamente segretario generale e alto commissario per i diritti umani, indirizzavano la loro requisitoria contro la Siria davanti l’Assemblea generale dell’ONU, Mosca ha lanciato due missili balistici intercontinentali.
Il colonnello Vadim Koval, portavoce della RSVN, ha ammesso il test di lancio di un Topol, lanciato da un silo nei pressi del Mar Caspio, ma non ha confermato quello del Bulava lanciato da un sottomarino nel Mediterraneo. Tuttavia, il lancio è stato osservato in tutto il Medio Oriente, da Israele all’Armenia, e non ci sono altre armi note che potrebbe lasciare simili tracce nel cielo [9].
Il messaggio è chiaro: Mosca è pronta alla guerra mondiale se la NATO e il GCC non ottempereranno agli obblighi internazionali, come definito dal Piano Annan, e continuano ad alimentare il terrorismo.
Secondo quanto riferito, questo colpo di avvertimento è stato coordinato con le autorità siriane. Mosca sollecitava Damasco a liquidare l’Emirato islamico di Bab Amr, subito dopo che la leadership del presidente al-Assad era stata confermata dal referendum costituzionale, e incoraggiato il Presidente a liquidare i gruppi dei mercenari nel paese non appena il nuovo Parlamento e il nuovo Primo ministro saranno insediati. È stato dato l’ordine di passare da un atteggiamento difensivo ad un’azione offensiva per proteggere il popolo dal terrorismo. L’esercito nazionale ha pertanto avviato l’attacco contro i bastioni dell’esercito libero “siriano”. La lotta nei prossimi giorni sarà difficile, soprattutto perché i mercenari hanno mortai, missili anticarro e ora missili terra-aria.
Per abbassare la tensione, la Francia ha immediatamente accettato la proposta russa per la partecipazione ad un gruppo di contatto ad hoc. Washington ha inviato d’urgenza Frederic C. Hof a Mosca. Contraddicendo le dichiarazioni fatte ieri dalla segretaria di stato Hillary Clinton, il signor Hof ha a sua volta accettato l’invito russo.
Non c’è tempo per lamentarsi dell’estensione dei combattimenti in Libano, né di sproloquiare su una possibile regionalizzazione del conflitto. Dopo che per 16 mesi hanno destabilizzato la Siria, la NATO e il GCC hanno creato una situazione di stallo che ora può degenerare in una guerra mondiale.
Note
[1] Agenda del Presidente Putin:
7 maggio: investitura del presidente Vladimir Putin
8 maggio: nomina di Dmitrij Medvedev a primo ministro
9 maggio: celebrazione della vittoria contro la Germania nazista
10 maggio: visita al complesso militare-industriale russo
11 maggio: ricevimento del Presidente abkhazo
12 maggio: ricevimento del Presidente dell’Ossezia del Sud
14-15 maggio: riunione informale con i capi di stato della CSTO.
18 maggio: visita all’istituto di ricerca della difesa Cyclone
25 maggio: rivista dei sottomarini nucleari
30 maggio: riunione con i principali funzionari della difesa
31 maggio: riunione del Consiglio di sicurezza russo
4-7 giugno: visita in Cina, vertice della SCO
7 giugno: visita in Kazakistan durante il lancio del missile Topol
[2] “La Siria, al centro della guerra del gas in Medio Oriente“, Imad Fawzi Shueibi, Réseau Voltaire, 8 maggio 2012.
[3] “Moscou et la formation du Nouveau Système Mondial”, Imad Fawzi Shueibi, traduzione Marie-Ange Patrizio, Réseau Voltaire, 13 marzo 2012.
[4] “Il caso di Houla illustra il ritardo dell’intelligence occidentale in Siria”, Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 2 giugno 2012.
[5] “Comment of Official Representative of the Ministry of Foreign Affairs of Russia AK Lukashevich on the Question of Interfax related to the statement made by Representative of so-called Free Syrian Army S.Al-Kurdi”, Ministero degli Affari Esteri della Russia, 5 giugno 2012.
[6] “Siria: Vladimir Putin propone una forza di peacekeeping della CSTO“, Réseau Voltaire, 3 giugno 2012.
[7] “Friends of the Syrian People Sanctions Working Group”, comunicato stampa di Hillary Clinton, Dipartimento di Stato, 6 giugno 2012.
[8] “La Libye, les bandits-révolutionnaires et l’ONU”, Alexander Mezyaev, traduzione Julia, Strategic Culture Foundation (Russia), Réseau Voltaire, 17 aprile 2012.
[9] “7 juin 2012: la Russie manifeste sa supériorité balistique nucléaire intercontinentale”, Réseau Voltaire, 8 giugno 2012.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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Durante la celebrazione della vittoria contro il nazismo, il 9 maggio, il presidente Vladimir Putin ha sottolineato la necessità per la Russia di essere pronta a un nuovo sacrificio. Il presidente Vladimir Putin ha messo il suo terzo mandato sotto il segno della sovranità del suo paese contro le minacce lanciate direttamente contro la Federazione Russa dagli Stati Uniti e dalla NATO. Mosca ha ripetutamente condannato l’espansione della NATO, le basi militari sulle sue frontiere e lo schieramento della difesa antimissile, la distruzione della Libia e la destabilizzazione della Siria.
Nei giorni successivi alla sua investitura, Putin ha passato in rivista l’industria militare russa, le sue forze armate e il suo sistema di alleanze [1]. Ha continuato questa mobilitazione con la scelta di fare della Siria la linea rossa da non oltrepassare. Per lui, l’invasione della Libia da parte della NATO è paragonabile a quella della Cecoslovacchia da parte del Terzo Reich, e quello della Siria, se ciò dovesse accadere, sarebbe paragonabile a quella della Polonia che scatenò la seconda guerra mondiale.
Qualsiasi interpretazione di quanto sta accadendo nel Levante, in termini di rivoluzione/repressione interna siriana, non è solo falsa, ma impallidisce di fronte ai problemi reali e svela una mera comunicazione politica. La crisi siriana è soprattutto un palcoscenico del “rimodellamento del grande Medio Oriente”, un altro tentativo di distruggere l’”Asse della Resistenza”, e la prima guerra della “geopolitica del gas” [2]. La posta in gioco oggi in Siria, non è se Bashar al-Assad riesca a democratizzare le istituzioni da lui ereditate o se le monarchie del Golfo wahhabite riescano a distruggere l’ultimo regime laico nella regione e a imporre il loro bigottismo; ma quali frontiere separeranno i nuovi blocchi, la NATO (Organizzazione del Trattato Nord Atlantico) e la SCO (Shanghai Cooperation Organization) [3].
Alcuni dei nostri lettori probabilmente hanno sussultato alla lettura della frase precedente. Infatti, da mesi, i media occidentali e del Golfo martellano tutti i giorni sul fatto che il presidente Assad rappresenta una dittatura settaria a favore della minoranza alawita, mentre la sua opposizione armata incarna la democrazia pluralista. Uno sguardo sugli eventi è sufficiente per screditare questo travisamento. Bachar al-Assad ha indetto in successione le elezioni comunali, un referendum e le elezioni parlamentari. Tutti gli osservatori concordano sul fatto che le elezioni si sono svolte in modo sincero.
La partecipazione popolare ha raggiunto oltre il 60%, anche se gli occidentali l’hanno descritta come una “farsa”, e l’opposizione armata che sostengono ha impedito ai cittadini di andare alle urne nei quattro distretti sotto il loro controllo. Nel frattempo, l’opposizione armata ha aumentato le sue azioni non solo contro le forze di sicurezza, ma contro i civili e tutti i simboli multi-culturali e multi-confessionali. Hanno ucciso sunniti progressisti, poi hanno ucciso a caso alawiti e cristiani per forzare le loro famiglie a fuggire. Hanno bruciato più di 1500 scuole e chiese. Hanno proclamato l’effimero Emirato islamico indipendente di Bab Amr, dove hanno stabilito un tribunale rivoluzionario che ha condannato a morte più di 150 miscredenti, macellati uno per uno dal loro boia. E questo non è lo spettacolo pietoso di alcuni politici disonesti riunitisi nel Consiglio nazionale siriano in esilio, mostrando un progetto democratico di facciata estraneo alla realtà sul terreno dei crimini dell’esercito libero “siriano”, che da molto tempo nascondeva la verità. Inoltre, chi può credere che il regime laico siriano, di cui l’esemplarità era celebre non molto tempo fa, sarebbe diventato una dittatura religiosa, mentre l’esercito libero “siriano”, supportato dalle dittature wahhabite del Golfo e prono alle ingiunzioni dei predicatori takfiriti, sarebbe divenuto un esempio di pluralismo democratico?
L’evocazione da parte dei funzionari degli Stati Uniti di un possibile intervento internazionale al di fuori del mandato delle Nazioni Unite, il modo con cui la NATO aveva smembrato la Jugoslavia, ha provocato rabbia e preoccupazione a Mosca. La Federazione Russa, che finora era in una posizione difensiva, ha deciso di prendere l’iniziativa. Questo cambiamento strategico è causato dall’urgenza della prospettiva russa, e dall’evoluzione favorevole sul terreno in Siria [4].
Mosca ha proposto di istituire un Gruppo di contatto sulla Siria per riunire tutti gli Stati interessati, vale a dire gli Stati vicini, le potenze regionali e internazionali. Si tratta di sostituire con un forum per il dialogo l’attuale dispositivo belligerante creato dagli occidentali con il termine orwelliano di “Conferenza degli Amici della Siria”.
La Russia continua a sostenere il Piano Annan, che in realtà è solo il recupero appena modificato del piano presentato da Sergej Lavrov alla Lega Araba. Si rammarica del fatto che questo piano non sia applicato, ma respinge la colpa sulle fazioni dell’opposizione che hanno preso le armi. Secondo A. K. Lukashevich, portavoce del ministero degli esteri, l’esercito libero “siriano” è un’organizzazione illegale secondo il diritto internazionale. Anche se assassina ogni giorno dai 20 ai 30 soldati siriani, è pubblicamente sostenuto dagli Stati della NATO e del GCC, in violazione del Piano Annan [5].
Posando come fautore della pace di fronte a una NATO guerrafondaia, Vladimir Putin ha chiesto alla CSTO di preparare lo schieramento dei “colbacchi blu” in Siria, sia per separare i belligeranti siriani che per combattere le forze straniere. Nikolaj Bordjuzha, segretario generale della CSTO, ha confermato che dispone di 20.000 uomini addestrati per questo tipo di missione e sono immediatamente disponibili. [6]
Questa sarebbe la prima volta che il CSTO dispiegherebbe una forza di pace al di fuori dello spazio ex sovietico. Punto sul vivo, il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha cercato di sabotare questa iniziativa offrendosi improvvisamente di organizzare lui stesso un gruppo di contatto.
Alla riunione a Washington del gruppo di lavoro sulle sanzioni della Conferenza degli Amici della Siria, la segretaria di stato degli USA Hillary Clinton ha ignorato la proposta russa e ha inasprito il sostegno al cambiamento di regime [7].
In Turchia, i parlamentari dell’opposizione hanno visitato i campi dei profughi siriani. Non hanno trovato più di mille rifugiati registrati dalle Nazioni Unite nel campo principale, ma al contrario, la presenza di un arsenale nel campo. Hanno poi interrogato all’Assemblea il primo ministro Recep Tayyip Erdogan chiedendogli di rivelare la quantità di aiuti umanitari accordati ai fantomatici rifugiati. I deputati ritengono che il campo profughi sia una copertura per una operazione militare segreta. Ospita in realtà dei combattenti, per lo più libici, che lo usano come base arretrata. I deputati hanno suggerito che questi combattenti sono coloro che hanno fatto irruzione nella zona, quando il massacro di Hula ha avuto luogo.
Queste informazioni confermano le accuse dell’ambasciatore russo al Consiglio di Sicurezza, Vitalij Churkin, secondo cui il rappresentante speciale di Ban Ki-moon in Libia, Ian Martin, ha utilizzato i mezzi delle Nazioni Unite destinati ai rifugiati, per inviare in Turchia i combattenti di al-Qaida [8].
In Arabia Saudita, la frattura tra re Abdullah e il clan Sudeiri si è di nuovo manifestata. Su invito di Abdullah I, il Consiglio degli Ulema ha emesso una fatwa dichiarando che la Siria non è terra di jihad. Ma al tempo stesso, il principe Faisal, ministro degli esteri, ha chiesto di armare l’opposizione contro l’”usurpatore alawita”.
Mentre Ban Ki-moon e Navi Pillay, rispettivamente segretario generale e alto commissario per i diritti umani, indirizzavano la loro requisitoria contro la Siria davanti l’Assemblea generale dell’ONU, Mosca ha lanciato due missili balistici intercontinentali.
Il colonnello Vadim Koval, portavoce della RSVN, ha ammesso il test di lancio di un Topol, lanciato da un silo nei pressi del Mar Caspio, ma non ha confermato quello del Bulava lanciato da un sottomarino nel Mediterraneo. Tuttavia, il lancio è stato osservato in tutto il Medio Oriente, da Israele all’Armenia, e non ci sono altre armi note che potrebbe lasciare simili tracce nel cielo [9].
Il messaggio è chiaro: Mosca è pronta alla guerra mondiale se la NATO e il GCC non ottempereranno agli obblighi internazionali, come definito dal Piano Annan, e continuano ad alimentare il terrorismo.
Secondo quanto riferito, questo colpo di avvertimento è stato coordinato con le autorità siriane. Mosca sollecitava Damasco a liquidare l’Emirato islamico di Bab Amr, subito dopo che la leadership del presidente al-Assad era stata confermata dal referendum costituzionale, e incoraggiato il Presidente a liquidare i gruppi dei mercenari nel paese non appena il nuovo Parlamento e il nuovo Primo ministro saranno insediati. È stato dato l’ordine di passare da un atteggiamento difensivo ad un’azione offensiva per proteggere il popolo dal terrorismo. L’esercito nazionale ha pertanto avviato l’attacco contro i bastioni dell’esercito libero “siriano”. La lotta nei prossimi giorni sarà difficile, soprattutto perché i mercenari hanno mortai, missili anticarro e ora missili terra-aria.
Per abbassare la tensione, la Francia ha immediatamente accettato la proposta russa per la partecipazione ad un gruppo di contatto ad hoc. Washington ha inviato d’urgenza Frederic C. Hof a Mosca. Contraddicendo le dichiarazioni fatte ieri dalla segretaria di stato Hillary Clinton, il signor Hof ha a sua volta accettato l’invito russo.
Non c’è tempo per lamentarsi dell’estensione dei combattimenti in Libano, né di sproloquiare su una possibile regionalizzazione del conflitto. Dopo che per 16 mesi hanno destabilizzato la Siria, la NATO e il GCC hanno creato una situazione di stallo che ora può degenerare in una guerra mondiale.
Note
[1] Agenda del Presidente Putin:
7 maggio: investitura del presidente Vladimir Putin
8 maggio: nomina di Dmitrij Medvedev a primo ministro
9 maggio: celebrazione della vittoria contro la Germania nazista
10 maggio: visita al complesso militare-industriale russo
11 maggio: ricevimento del Presidente abkhazo
12 maggio: ricevimento del Presidente dell’Ossezia del Sud
14-15 maggio: riunione informale con i capi di stato della CSTO.
18 maggio: visita all’istituto di ricerca della difesa Cyclone
25 maggio: rivista dei sottomarini nucleari
30 maggio: riunione con i principali funzionari della difesa
31 maggio: riunione del Consiglio di sicurezza russo
4-7 giugno: visita in Cina, vertice della SCO
7 giugno: visita in Kazakistan durante il lancio del missile Topol
[2] “La Siria, al centro della guerra del gas in Medio Oriente“, Imad Fawzi Shueibi, Réseau Voltaire, 8 maggio 2012.
[3] “Moscou et la formation du Nouveau Système Mondial”, Imad Fawzi Shueibi, traduzione Marie-Ange Patrizio, Réseau Voltaire, 13 marzo 2012.
[4] “Il caso di Houla illustra il ritardo dell’intelligence occidentale in Siria”, Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 2 giugno 2012.
[5] “Comment of Official Representative of the Ministry of Foreign Affairs of Russia AK Lukashevich on the Question of Interfax related to the statement made by Representative of so-called Free Syrian Army S.Al-Kurdi”, Ministero degli Affari Esteri della Russia, 5 giugno 2012.
[6] “Siria: Vladimir Putin propone una forza di peacekeeping della CSTO“, Réseau Voltaire, 3 giugno 2012.
[7] “Friends of the Syrian People Sanctions Working Group”, comunicato stampa di Hillary Clinton, Dipartimento di Stato, 6 giugno 2012.
[8] “La Libye, les bandits-révolutionnaires et l’ONU”, Alexander Mezyaev, traduzione Julia, Strategic Culture Foundation (Russia), Réseau Voltaire, 17 aprile 2012.
[9] “7 juin 2012: la Russie manifeste sa supériorité balistique nucléaire intercontinentale”, Réseau Voltaire, 8 giugno 2012.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Ciao Alaudae,pensa che la maggior parte delle persone non sa nulla di tutta questa situazione.
Ai tg parlano continuamente e incessantemente di crisi finanziaria,debito pubblico,misure per la crescita,BOT CCT , e poi ancora SPREAD che mi sembra il nome di una scurreggia..... e tante altre stron...e!!!!
Non riesco più a guardare un telegiornale.
Ora mi chiedo quando la gente deciderà di non seguire più chi ci governa,forse è ancora troppo presto perchè quasi tutti pensano ancora ai propri interessi e cercano di tirare l'acqua nel proprio mulino,senza rendersi conto che prima o poi l'acqua finirà.
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lucasab- Partecipante Novizio
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
La paura instilata dalla crisi ha occupato tutti i pensieri della gente, un'operazione effettuata ad hoc per spingere i governi alla guerra. Un branco di iene affamate viene spinto da un animale senza scrupoli che vuol nuovamente spolpare d'identità e umanità, la nostra società assopita. E' tutto un grande cerchio, presto tornerà il tempo del risveglio, ma solo dopo grandi dolori che il tempo ci ha fatto dimenticare. Biaogna essere forti e pieni di volontà per andare avanti.
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
@ Arconte e Lucasab: anche a me sembra così, del resto si può trovare ampia conferma a quanto da voi detto nei post precedenti
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Ho appurato che nella vita il male serve a farti crescere nel bene. Sembra un gioco spietato, ma è parte dell'equilibrio come viene professato nel Taoismo. Quindi se non volete che ci sia troppo male gente, crescete, cercate il risveglio, tutti possono raggiungerlo, dopo la vita sarà molto più serena e riuscirete a capire i non risvegliati e a volerli bene fino a quando anche loro troveranno le risposte.
La nostra mente è il nucleo del nostro potere, state attenti a quello che desiderate, perchè sono le menti a plasmare la "realtà" che ci circonda. Se siete tutti arrabbiati e propensi alla negatività, la "realtà" rifletterà tutto ciò. Siate calmi e riflettete, c'è bisogno di voler bene a tutti.
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Arconte Segugio- Staff misteri
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MASSACRO DI HOULA IN SIRIA: IL FRANKFURTER ALLGEMEINE ZEITUNG, LA PENSA UN PO' DIVERSAMENTE
Uno dei più importanti quotidiani tedeschi il Frankfurter AllgemeineZeitung pubblica un nuovo report che attribuisce la strage di Houla ai ribelli sunniti anti Assad.
Nelle parole dell' inviato speciale delle Nazioni Unite Kofi Annan, è stato il "punto critico" nel conflitto in Siria: un massacro selvaggio di oltre 90 persone, prevalentemente donne e bambini, per i quali il regime siriano di Bashar al-Assad è stato immediatamente accusato da praticamente la totalità dei media occidentali. Pochi giorni dopo le prime notizie della strage di Houla, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Germania, e diversi altri paesi occidentali hanno annunciato che stavano espellendo gli ambasciatori della Siria in segno di protesta.
Ma secondo un nuovo rapporto condotto dal quotidiano tedesco, la Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ), il massacro di Houla è stato in realtà commesso da militanti sunniti anti-Assad, e la maggior parte delle vittime erano membri alawiti e di minoranze sciite, che in gran parte sostengono Assad. Per il racconto della strage, il rapporto cita oppositori di Assad, che, tuttavia, hanno rifiutato di dare le loro generalità per paura di rappresaglie da parte di gruppi armati dell' opposizione.
Secondo le fonti dell'articolo, il massacro si è verificato dopo che le forze ribelli hanno attaccato tre posti di blocco controllate dall'esercito al di fuori di Houla. I posti di blocco erano stati istituiti per proteggere i vicini villaggi a maggioranza alauita da attacchi da parte delle milizie sunnite. L’attacco dei ribelli ha provocato una richiesta di rinforzi da parte delle unità dell'esercito assediati. Le forze armate siriane e ribelli, viene riportato, si sono impegnate nella battaglia per circa 90 minuti, durante i quali "dozzine di soldati e ribelli" sono stati uccisi.
"Secondo testimoni oculari," la relazione FAZ continua
il massacro è avvenuto in questo frangente. Quelli uccisi erano quasi esclusivamente di famiglie alawita di Houla e minoranze sciite. Oltre il 90% della popolazione di Houla sono sunniti. Diverse decine di membri di una famiglia sono stati massacrati, che si erano convertiti da sunnita a sciita. I membri del Shomaliya, una famiglia alawita , sono stati uccisi, così come la famiglia di un membro sunnita del parlamento siriano, considerato un collaboratore. Subito dopo il massacro, gli autori si suppone abbiano filmato i corpi per poi presentarli come vittime sunnite nei video pubblicati su internet.
Il rapporto del Frankfurter Allgemeine Zeitung conta testimonianze oculari raccolte dai rifugiati provenienti dalla regione Houla dai membri del Monastero di San Giacomo a Qara, in Siria. Secondo queste fonti citate dal monastero secondo l’esperto tedesco di Medio Oriente Martin Janssen, ribelli armati hanno ucciso "intere famiglie alauiti" nel villaggio di Taldo nella regione Houla.
Già all'inizio di aprile, Madre Agnès-Mariam della Croce del Monastero di San Giacomo ha messo in guardia sulle atrocità commesse di ribelli 'resoconti riconfezionati dai media sia arabi e occidentali come atrocità di regime. Ha citato il caso di un massacro nel quartiere Khalidiya a Homs.
Secondo un resoconto pubblicato in francese sul sito del monastero, i ribelli riuniti gli ostaggi cristiani ealawiti in un edificio a Khalidiya l'hanno fatto saltare in aria con la dinamite. Hanno poi attribuito questo massacro all’'esercito regolare siriano. "Anche se questa azione è stata attribuita alle forze dell'esercito regolare.. le prove e le testimonianze sono inconfutabili:
E 'stata un'operazione intrapresa da parte di gruppi armati affiliati con l'opposizione," ha scritto Madre Agnès-Mariam.
Fonte: www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article31538.htm
Traduzione a cura di Comedoncisciotte.org
link
Nelle parole dell' inviato speciale delle Nazioni Unite Kofi Annan, è stato il "punto critico" nel conflitto in Siria: un massacro selvaggio di oltre 90 persone, prevalentemente donne e bambini, per i quali il regime siriano di Bashar al-Assad è stato immediatamente accusato da praticamente la totalità dei media occidentali. Pochi giorni dopo le prime notizie della strage di Houla, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Germania, e diversi altri paesi occidentali hanno annunciato che stavano espellendo gli ambasciatori della Siria in segno di protesta.
Ma secondo un nuovo rapporto condotto dal quotidiano tedesco, la Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ), il massacro di Houla è stato in realtà commesso da militanti sunniti anti-Assad, e la maggior parte delle vittime erano membri alawiti e di minoranze sciite, che in gran parte sostengono Assad. Per il racconto della strage, il rapporto cita oppositori di Assad, che, tuttavia, hanno rifiutato di dare le loro generalità per paura di rappresaglie da parte di gruppi armati dell' opposizione.
Secondo le fonti dell'articolo, il massacro si è verificato dopo che le forze ribelli hanno attaccato tre posti di blocco controllate dall'esercito al di fuori di Houla. I posti di blocco erano stati istituiti per proteggere i vicini villaggi a maggioranza alauita da attacchi da parte delle milizie sunnite. L’attacco dei ribelli ha provocato una richiesta di rinforzi da parte delle unità dell'esercito assediati. Le forze armate siriane e ribelli, viene riportato, si sono impegnate nella battaglia per circa 90 minuti, durante i quali "dozzine di soldati e ribelli" sono stati uccisi.
"Secondo testimoni oculari," la relazione FAZ continua
il massacro è avvenuto in questo frangente. Quelli uccisi erano quasi esclusivamente di famiglie alawita di Houla e minoranze sciite. Oltre il 90% della popolazione di Houla sono sunniti. Diverse decine di membri di una famiglia sono stati massacrati, che si erano convertiti da sunnita a sciita. I membri del Shomaliya, una famiglia alawita , sono stati uccisi, così come la famiglia di un membro sunnita del parlamento siriano, considerato un collaboratore. Subito dopo il massacro, gli autori si suppone abbiano filmato i corpi per poi presentarli come vittime sunnite nei video pubblicati su internet.
Il rapporto del Frankfurter Allgemeine Zeitung conta testimonianze oculari raccolte dai rifugiati provenienti dalla regione Houla dai membri del Monastero di San Giacomo a Qara, in Siria. Secondo queste fonti citate dal monastero secondo l’esperto tedesco di Medio Oriente Martin Janssen, ribelli armati hanno ucciso "intere famiglie alauiti" nel villaggio di Taldo nella regione Houla.
Già all'inizio di aprile, Madre Agnès-Mariam della Croce del Monastero di San Giacomo ha messo in guardia sulle atrocità commesse di ribelli 'resoconti riconfezionati dai media sia arabi e occidentali come atrocità di regime. Ha citato il caso di un massacro nel quartiere Khalidiya a Homs.
Secondo un resoconto pubblicato in francese sul sito del monastero, i ribelli riuniti gli ostaggi cristiani ealawiti in un edificio a Khalidiya l'hanno fatto saltare in aria con la dinamite. Hanno poi attribuito questo massacro all’'esercito regolare siriano. "Anche se questa azione è stata attribuita alle forze dell'esercito regolare.. le prove e le testimonianze sono inconfutabili:
E 'stata un'operazione intrapresa da parte di gruppi armati affiliati con l'opposizione," ha scritto Madre Agnès-Mariam.
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AL QAEDA NON C'È PIÙ. IL TERRORE CAMBIA NOME
Fonte: www.luogocomune.net
Secondo la CNN, da oggi Al-Qaeda è soltanto un gruppuscolo di guerriglieri allo sbando, che non rappresentano più un reale pericolo per l'Occidente.
"In Afghanistan rimarranno sì e no una novantina di elementi" ha detto ieri Wolf Blitzer nel suo programma quotidiano - ormai quelli validi si sono trasferiti tutti nello Yemen, dove contano più di 1000 unità all'attivo".
Questa nuova organizzazione terroristica si chiama AQAP, che significa "Al-Qaeda in the Arabian Peninsula", visto che agli afghani si sarebbero uniti anche guerriglieri della Somalia e dell'Arabia Saudita. Hanno cioè tenuto il marchio, ormai irrinunciabile, e hanno fatto una vera e propria operazione di "franchising" del terrore a livello internazionale. (Chissà se un giorno il marchio sarà liberamente acquistabile sul mercato? Pensate, si potrebbe avere una bella AQCT - Al-Qaeda del Canton Ticino, oppure una AQBL - Al-Qaeda della Bassa Lomellina, con filiali magari in Lussemburgo, alle Bahamas, alle Cayman Islands...).
Non importa il nome. Quello che importa è dove ti interessa andare in quel momento a combattere: infatti Wolf Blitzer, durante il suo penoso teatrino, si è lasciato scappare la "destinatio non petita" ...
... quando ha detto: "Certo, nemmeno 100 guerriglieri in Afghanistan, e lì abbiamo ancora più di 90.000 soldati, mentre nello Yemen ci sono più di 1000 membri attivi di AQAP, e lì non abbiamo nemmeno un soldato per combatterli. Per ora stiamo cercando di colpirli con i droni, ma quelli non sempre funzionano."
Per chi non l'avesse capito, se si vuole invadere un paese si "mandano" prima dei guerriglieri a creare un "pericolo" per l'Occidente, poi si prova a beccarli con i droni, è se proprio non ci si riesce tocca di nuovo infilare gli stivali e andare a stanarli con il mitra sottobraccio.
Che il Pentagono abbia "voglia di Yemen" non è certo una novità: è già da un paio d'anni che sentiamo parlare di questi "pericolosi insediamenti terroristici" nel piccolo stato nella penisola arabica. Quello che non è chiaro è il motivo reale per cui si voglia tenere calda anche questa opzione militare, mentre già si sta facendo di tutto per creare le condizioni per un intervento armato in Siria.
Ma non è detto che le motivazioni, in casi come questi, siano tutte sempre e soltanto di natura geostrategica.
Massimo Mazzucco
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Secondo la CNN, da oggi Al-Qaeda è soltanto un gruppuscolo di guerriglieri allo sbando, che non rappresentano più un reale pericolo per l'Occidente.
"In Afghanistan rimarranno sì e no una novantina di elementi" ha detto ieri Wolf Blitzer nel suo programma quotidiano - ormai quelli validi si sono trasferiti tutti nello Yemen, dove contano più di 1000 unità all'attivo".
Questa nuova organizzazione terroristica si chiama AQAP, che significa "Al-Qaeda in the Arabian Peninsula", visto che agli afghani si sarebbero uniti anche guerriglieri della Somalia e dell'Arabia Saudita. Hanno cioè tenuto il marchio, ormai irrinunciabile, e hanno fatto una vera e propria operazione di "franchising" del terrore a livello internazionale. (Chissà se un giorno il marchio sarà liberamente acquistabile sul mercato? Pensate, si potrebbe avere una bella AQCT - Al-Qaeda del Canton Ticino, oppure una AQBL - Al-Qaeda della Bassa Lomellina, con filiali magari in Lussemburgo, alle Bahamas, alle Cayman Islands...).
Non importa il nome. Quello che importa è dove ti interessa andare in quel momento a combattere: infatti Wolf Blitzer, durante il suo penoso teatrino, si è lasciato scappare la "destinatio non petita" ...
... quando ha detto: "Certo, nemmeno 100 guerriglieri in Afghanistan, e lì abbiamo ancora più di 90.000 soldati, mentre nello Yemen ci sono più di 1000 membri attivi di AQAP, e lì non abbiamo nemmeno un soldato per combatterli. Per ora stiamo cercando di colpirli con i droni, ma quelli non sempre funzionano."
Per chi non l'avesse capito, se si vuole invadere un paese si "mandano" prima dei guerriglieri a creare un "pericolo" per l'Occidente, poi si prova a beccarli con i droni, è se proprio non ci si riesce tocca di nuovo infilare gli stivali e andare a stanarli con il mitra sottobraccio.
Che il Pentagono abbia "voglia di Yemen" non è certo una novità: è già da un paio d'anni che sentiamo parlare di questi "pericolosi insediamenti terroristici" nel piccolo stato nella penisola arabica. Quello che non è chiaro è il motivo reale per cui si voglia tenere calda anche questa opzione militare, mentre già si sta facendo di tutto per creare le condizioni per un intervento armato in Siria.
Ma non è detto che le motivazioni, in casi come questi, siano tutte sempre e soltanto di natura geostrategica.
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Siria, Russia, Cina e Iran: imponenti manovre militari lungo le coste siriane
20 giu – Le forze armate di Russia, Cina, Iran e Siria faranno «esercitazioni anfibie congiunte lungo le coste siriane nelle prossime settimane». Lo scrive l’agenzia semi-ufficiale iraniana Fars citando «fonti informate».
Nel corso delle esercitazioni la Siria programma di testare missili superficie-mare e sistemi di difesa contraerea, informa l’agenzia.
Alle esercitazioni di terra, aria e mare parteciperanno anche 400 aerei da guerra e 1000 carri armati, con 90’000 uomini assieme ad unità di contraerea e missilistiche. Pare che l’Egitto abbia anche accelerato le procedure per l’autorizzazione al passaggio di 12 navi da guerra cinesi attraverso lo Stretto di Suez e il convoglio attraccherà nei porti siriani entro le prossime 2 settimane.
Arriveranno in Siria anche sottomarini atomici, navi da guerra, portaerei e dragamine russi, assieme ad altre navi da guerra e sottomarini iraniani. Già 2 settimane fa, ricorda la Fars, fonti ufficiose siriane avevano preannunciato le manovre definendole la “più grande esercitazione militare mai compiuta in Medio Oriente”.
Iran e Cina, negli ultimi anni, avevano intensificato le visite di proprie navi da guerra nel Mediterraneo, ma queste esercitazioni rappresenterebbero una esibizione di forza militare tra le potenze senza precedenti, che dimostrerebbe come l’asse Mosca-Pechino non intenda cedere alle pressioni dell’occidente e del mondo arabo tese a far cadere il regime di Bashar Assad, che nel contempo chiede aiuto proprio all’Europa affermando che “in Siria sono oramai in azione al Qaeda e gruppi estremisti salafiti”. ““qui non c’é più solo governo e opposizione, ma un terzo attore, qui ci sono al Qaida e i salafiti: l’Europa ci aiuti”.
Durante il vertice Obama-Putin di oggi, pare che si siano trovati alcuni punti in comune, come la «necessità di continuare a privilegiare un approccio politico» nella situazione siriana. Ma «i disaccordi sulla Siria restano». Lo ha riferito uno dei consiglieri del presidente americano.
http://www.imolaoggi.it/?p=19835
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Siria: la Russia prepara l’evacuazione
Giovedì, servizi sui media hanno rivelato che l’esercito russo si sta preparando ad evacuare dalla Siria i propri cittadini, tra cui militari della base navale di Tartus nel paese.
Due informatori dei servizi di sicurezza hanno detto al quotidiano Vedomosti che, sebbene le autorità non abbiano ancora emanato un ordine effettivo, sono previsti piani nell’eventualità di un inasprimento delle tensioni o di un intervento di potenze straniere.
Le fonti hanno affermato che dei piani si occupano il Ministero della Difesa, ilMinistero per le Situazioni di Emergenza e altre agenzie governative.
Ad aprile il Ministro degli Esteri Sergey Lavrov aveva già parlato della necessità di aiutare i titolari di passaporto russo all’estero, dicendo che la Russia avrebbe dovuto essere pronta a soccorrere i circa 100.000 cittadini russi che vivono in Siria con le loro famiglie.
L’articolo di giovedì scorso giunge dopo che martedì sera il Ministero della Difesa aveva smentito le affermazioni della CNN, secondo le quali la Marina russa avrebbe presto inviato navi nel porto mediterraneo di Tartus, dove sono di stanza circa 100 soldati russi insieme ad altro personale di supporto.
Gli esperti hanno avvertito che la Siria è sull’orlo della guerra civile. I tentativi di negoziare un cessate il fuoco tra le forze antigovernative e il presidente Bashar Assad sono falliti.
Fonte: The Moscow Times 21.06.2012
Traduzione di Gabriele Picelli per http://www.times.altervista.org/
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Siria: aereo turco, in campo la Nato
(ANSA) - BRUXELLES, 24 GIU - Sale alle stelle la tensione tra Turchia e Siria per via del caccia turco abbattuto dalla contraerea siriana mentre si trovava - secondo Ankara - nello spazio aereo internazionale. Mentre le relazioni tra i due paesi si complicano e cominciano a spirare venti di guerra, la diplomazia affila le armi: domani la questione terra' banco al Consiglio dei ministri degli esteri a Lussemburgo, mentre martedi' a discuterne sara' la Nato, come sollecitato da Ankara.
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Siria. Hillary Clinton, regime Assad rischia ”attacco catastrofico”
TOKYO,GIAPPONE – L’opposizione siriana si rafforza e diventa più efficace: prima finiscono le violenze e più alte sono le possibilità di risparmiare al governo siriano un “attacco catastrofico”. Con queste parole il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha commentato il fallimento del piano di sei punti ammesso dall’inviato speciale Onu, Kofi Annan.
”L’insuccesso di Annan – ha aggiunto la Clinton – e’ un monito per tutti. Quanto prima si pone fine alle violenze, quanto prima puo’ esserci l’inizio di un processo di transizione politica”. Questo, ”non solo fara’ risparmiare il sacrificio di vite umane, ma dara’ la possibilita’ di salvare lo stato siriano da un attacco catastrofico, molto pericoloso non solo per la Siria, ma per l’intera regione”.
Il segretario di stato Usa ha parlato nel corso della conferenza stampa tenuta, nell’ambito della conferenza di Tokyo sull’Afghanistan con la controparte nipponica, Koichiro Gemba. In Siria il mese di giugno e’ stato il piu’ sanguinoso in termini di vite umane. Non c’e’ dubbio che l’opposizione – ha osservato ancora il capo della diplomazia americana – sia sempre piu’ efficace nella propria difesa e nell’ attacco contro l’esercito e le milizie del governo siriano. Quindi, il futuro dovrebbe essere chiaro a coloro che sostengono il regime del presidente Assad”. La Clinton ha concluso lanciando un monito finale: ”La sabbia nella clessidra si sta esaurendo”.
Frattanto l’Osservatorio siriano per i diritti umani (OSDH) ha aggiornato il bilancio di sangue da quando 17 mesi fa è cominciata la rivolta contro Assad. I nuovi dati registrano 17.012 morti di cui 11.815 civili, 4.316 membri dell’esercito e dei servizi di sicurezza e 881 disertori, ha riferito Rami Abdel Rahman, presidente della Ong con sede in Gran Bretagna ed una rete di attivisti in Siria.
Solo dall’entrata in vigore del cessate il fuoco del 12 aprile scorso – previsto dal piano di pace dell’inviato speciale dell’Onu e della Lega Araba, Kofi Annan, ma che non è mai stato rispettato – si registrano 5.898 vittime, ha proseguito Abdel Rahman, ricordando che solo oggi sono morte 60 persone, tra cui 31 civili, tra gli attentati nella provincia di Aleppo e Deir Ezzor.
Reuters
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
E a proposito di questo, hai proprio ragione!!!!! Ti lascio un'articolo da vedere nel caso fossi interessato..... ciaoo http://www.linchiesta.net/index.php?option=com_content&view=article&id=512:la-guerra-nel-mediterraneo-e-vicina&catid=33:politica&Itemid=54
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la guerra nel Mediterraneo è vicina?
Una scuola americana e' in fiamme a Tunisi. Diverse unita' dei marines sono state dispiegate nello Yemen a Sanaa. In Sudan un gruppo di manifestanti e' riuscito a fare breccia nel muro di cinta dell'ambasciata Usa a Khartoum. Una colonna di fumo nero esce dall'ambasciata americana a Tunisi. La protesta contro il film basfemo della figura di Maometto e' esplosa anche a Gaza.
Migliaia hanno sfilato lungo le strade della citta' e a Rafah, nonostante Hamas avesse ieri invitato i cittadini a non aderire alle manifestazioni attese per il dopo preghiera del venerdi'. Impugnando le bandiere di hamas e dei movimenti della Jihad migliaia di persone hanno urlato "Morte all'America, morte a Israele". In Sudan migliaia di manifestanti si stanno dirigendo verso l'ambasciata Usa a Khartoum, precedentemente oltre 5 mila persone si erano riunite davanti alle ambasciate di Germania e Gran Bretagna e gruppi di facinorosi avevano dato l'assalto alla sede diplomatica tedesca e dopo averla presa d'assalto la polizia ha fronteggiato la folla con il lancio di candelotti lacrimogeni. Dopo l'uccisione dell'Ambasciatore americano Stevens i venti di guerra tuonano fortissimi, il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha confermato l'attacco alla sede diplomatica e che il personale si trova in salvo. Westerwelle ha riunito il gabinetto di crisi e ha immediatamente convocato l'ambasciatore sudanese per chiedere spiegazioni dell'assalto e per sollecitare il governo di Khartoum a proteggere con fermezza le sedi diplomatiche estere. "Esiste, senza dubbio, una maledizione in internet - ha commentato Westerwelle - vale a dire che gente matta o fanatica puo' mettere in rete le proprie sciocchezze senza tener conto che cosi' facendo si possono ferire i sentimenti di tantissime persone", anche perche', ha aggiunto il ministro degli esteri tedesco, c'e' gente nel mondo arabo che non sa che queste opinioni non sono rappresentative del pensiero del mondo occidentale ne' che "in alcun modo hanno l'approvazione dei governi" dei paesi dell'occidente. Anche gli Imam in Afghanistan si stanno ribellando e in Libano il bilancio delle proteste è di 1 morto e 25 feriti a Tripoli. Cosa sta avvenendo? Probabilmente il film su Maometto è solo la miccia per accendere le vecchie rivalità e sopratutto l'odio nei confronti degli USA che nei paese mediorientali vengono considerati dei conquistatori. unque è lecito chiedersi se queste rivolte non siano di stile partigiano. In ogni caso questi avvenimenti accadono a pochi mesi dalla fatidica data profetizata del 21 dicembre 2012 e dunque è altresì lecito chiedersi se si tratta di una profezia che si autoadempie oppure di un maledetto Circolo temporale che non ha soluzioni. Queste proteste sembrano dare il via auna nuova e forse ancor più terribile Guerra, la Terza. Da più parti l'odio verso Zio Sam è abbinato all'odio verso Israele e decantando la distruzione di quest'ultima si incita all'uso massiccio di armi pesanti. Israele ha l'arma atomica e più volte si è detta "disponibile" ad attaccare per "difendersi" con ogni mezzo. Vuol dire che potremo avere un'esplosione nucleare nel centro del Mediterraneo? E se così fosse che fine farebbe l'Unione Europea? Non è comunque un caso che questi avvenimenti stiano accadendo in un momento così delicato come la crisi economica mondiale e, come la storia insegna, dopo una crisi c'è sempre una guerra. Così fu per il 1929, la grande Depressione, 10 anni dopo scoppiava la Seconda Guerra Mondiale. Sono passat 11 anni dall'11 Settembre e questa data continua ad essere ricorrente, c'è forse una regia occulta dietro la coincidenza di date e accadimenti o è solo pura casualità? Che ruolo hanno i Media nell'incentivare la profetizzazione di catastrofi mondiali? Tempo fa sul nostro sito pubblicammo l'articolo in 2 parti dal titolo
"La Terza Guerra Mondiale" consigliamo di leggerlo perchè forse siamo stati profetici ..al punto giusto....
http://www.linchiesta.net/index.php?option=com_content&view=article&id=512:la-guerra-nel-mediterraneo-e-vicina&catid=33:politica&Itemid=54
lasciamolo al forum...
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
c'è un post in questo Topic, se non mi sbaglio, dove avevam parlato di un incitamento occulto alla parte mussulmana per aggredire i popoli occidentali ed avere una scusante per far partire una sorta di nuova "guerra santa".
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Vigilia?
di Giulietto Chiesa.
Arrivano, da più parti, forti segnali d’inquietudine. Il cui centro non è la Siria, ma direttamente l’Iran. L’ultimo in ordine di tempo viene da un ex importante personaggio, che sembra avere fonti d’informazione personali e fuori dal mainstream. Si tratta di Steve Pieczenik, che è stato vice segretario di Stato in tre diverse Amministrazioni americane e fa parte del Council on Foreign Relations.
Ebbene – e lo scrivo con un brivido misto a incredulità – Pieczenik ci informa che Israele attaccherà l’Iran il 26 settembre 2012, cioè dopodomani (visto che sto scrivendo queste righe il giorno 24), in coincidenza della festa ebraica dello Yom Kippur . Il giorno dell’espiazione, uno dei “giorni terribili” della religione ebraica.
Dirò subito che non ho mai creduto a queste cose, sebbene di fanatici che fanno cose orribili in speciali ricorrenze sia pieno il mondo in tutte le epoche. Dubito e spero che questa previsione non si riveli vera. Ma, al tempo stesso, è impossibile non vedere segnali dell'acutizzarsi della tensione. Pieczenik stesso sembra escludere che Israele possa muoversi da solo. Dunque prevede che Netanyahu (o chi per lui) organizzi qualche gravissima provocazione che costringa Barack Obama e venire in soccorso subito dopo l’eventuale offensiva israeliana. Per non perdere le elezioni.
Una provocazione del genere, per altro, c’è già stata e ha coinciso con lo stranissimo attacco al Consolato USA di Bengasi, dove ha trovato la morte l’ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens. Per la verità molto di più che un ambasciatore: quasi un vicerè del Nord Africa.
(continua)
un articolo pubblicato sul sito: MEGACHIP
Arrivano, da più parti, forti segnali d’inquietudine. Il cui centro non è la Siria, ma direttamente l’Iran. L’ultimo in ordine di tempo viene da un ex importante personaggio, che sembra avere fonti d’informazione personali e fuori dal mainstream. Si tratta di Steve Pieczenik, che è stato vice segretario di Stato in tre diverse Amministrazioni americane e fa parte del Council on Foreign Relations.
Ebbene – e lo scrivo con un brivido misto a incredulità – Pieczenik ci informa che Israele attaccherà l’Iran il 26 settembre 2012, cioè dopodomani (visto che sto scrivendo queste righe il giorno 24), in coincidenza della festa ebraica dello Yom Kippur . Il giorno dell’espiazione, uno dei “giorni terribili” della religione ebraica.
Dirò subito che non ho mai creduto a queste cose, sebbene di fanatici che fanno cose orribili in speciali ricorrenze sia pieno il mondo in tutte le epoche. Dubito e spero che questa previsione non si riveli vera. Ma, al tempo stesso, è impossibile non vedere segnali dell'acutizzarsi della tensione. Pieczenik stesso sembra escludere che Israele possa muoversi da solo. Dunque prevede che Netanyahu (o chi per lui) organizzi qualche gravissima provocazione che costringa Barack Obama e venire in soccorso subito dopo l’eventuale offensiva israeliana. Per non perdere le elezioni.
Una provocazione del genere, per altro, c’è già stata e ha coinciso con lo stranissimo attacco al Consolato USA di Bengasi, dove ha trovato la morte l’ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens. Per la verità molto di più che un ambasciatore: quasi un vicerè del Nord Africa.
(continua)
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
poche ore ancora per sapere...il bello del 2012 se non altro è che gli esiti delle profezie non li dobbiamo aspettare per anni ma per ore o minuti..
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Vediamo se oggi israele attaccherà veramente l'iran.
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Arconte Segugio ha scritto:Vediamo se oggi israele attaccherà veramente l'iran.
per ora niente che ci sia dato sapere, forse dopo il tè delle cinque...
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Fallisce in Iran la «rivoluzione colorata»
La « rivoluzione verde » di Teheran è l’ultimo avatar delle « rivoluzioni colorate » che hanno permesso agli Stati Uniti d’imporre in parecchi paesi dei governi al loro soldo senza dover ricorrere alla forza. Thierry Meyssan, che ha consigliato due governi di fronte a queste crisi, analizza questo metodo e le ragioni del suo fallimento in Iran.
Le « rivoluzioni colorate » stanno alle rivoluzioni come il Canada Dry sta alla birra. Vi assomigliano ma non ne hanno il sapore. Sono dei cambi di regime che hanno l’apparenza di una rivoluzione, in quanto mobilitano vasti settori del Popolo, ma rientrano nel colpo di Stato in quanto non mirano a cambiare le strutture sociali, ma a sostituire un’élite ad un’altra per condurre una politica economica ed estera filo-USA. La « rivoluzione verde » di Teheran ne è l’ultimo esempio.
Origine del concetto
Questo concetto compare negli anni 90, ma trova le sue origini nei dibattiti USA degli anni 70-80. Dopo le rivelazioni a catena sui colpi di Stato fomentati dalla CIA nel mondo e dopo che le commissioni parlamentari Church e Rockefeller [1] hanno ampiamente vuotato il sacco, l’ammiraglio Stansfield Turner viene incaricato dal presidente Carter di ripulire l’agenzia e di far cessare ogni sostegno alle « dittature fatte in casa ». Furenti, i social-democratici statunitensi (SD/USA) lasciano il Partito democratico e raggiungono Ronald Reagan. Si tratta di brillanti intellettuali trotzkisti [2], spesso legati alla rivista Commentary. Quando Reagan viene eletto, affida loro il compito di continuare l’ingerenza USA, ma con altri metodi. È così che essi creano, nel 1982, la National Endowment for Democracy (NED) [3] e, nel 1984, l’United States Institute for Peace (USIP). Le due strutture sono organicamente collegate: alcuni amministratori della NED siedono nel consiglio di amministrazione dell’USIP e viceversa.
La rivoluzione verde
L’operazione condotta nel 2009 in Iran s’inscrive in questa lunga lista di pseudo rivoluzioni. In primo luogo, il Congresso vota nel 2007 uno stanziamento di 400 milioni di dollari per « cambiare il regime » in Iran. Questo si aggiunge ai budget ad hoc della NED, dell’USAID, della CIA e tutti quanti. Si ignora come sia utilizzato questo denaro, ma ne sono destinatari tre gruppi principali : la famiglia Rafsanjani, la famiglia Pahlevi e i Mujahidin del popolo.
L’amministrazione Bush prende la decisione di sponsorizzare una « rivoluzione colorata » in Iran dopo aver confermato la decisione dello stato maggiore di non attaccare militarmente il paese. Questa scelta è convalidata dall’amministrazione Obama. Per difetto, si riapre dunque il dossier di « rivoluzione colorata », preparato nel 2002 con Israele all’interno dell’American Enterprise Institute. All’epoca, avevo pubblicato un articolo su questo dispositivo [14]. Basta rileggerlo per identificare gli attuali protagonisti : è stato poco modificato. Era stata aggiunta una parte libanese che prevede una sommossa a Beyruth in caso di vittoria della coalizione patriottica (Hezbollah, Aun) alle elezioni legislative, ma è stata annullata.
Lo scenario prevede un massiccio sostegno al candidato scelto dall’ayatollah Rafsanjani, la contestazione dei risultati dell’elezione presidenziale, attentati a 360 gradi, la deposizione del presidente Ahmadinejad e della guida suprema l’ayatollah Khamenei, l’instaurazione di un governo di transizione diretto da Musavi, poi la restaurazione della monarchia e l’installazione di un governo diretto da Sohrab Sobhani.
La destabilizzazione dell’Iran è fallita perché la molla principale delle «rivoluzioni colorate» non è stata attivata correttamente. MirHussein Musavi non è arrivato a cristallizzare i malcontenti sulla persona di Mahmud Ahmadinejad. Il Popolo iraniano non si è ingannato. Non ha reso il presidente uscente responsabile delle conseguenze delle sanzioni economiche statunitensi sul paese. Per questo, la contestazione si è limitata alla borghesia dei quartieri nord di Teheran. Il potere si è astenuto dall’opporre dei manifestanti gli uni contro gli altri e ha lasciato che i complottasti si scoprissero. .
Tuttavia, bisogna ammettere che l’intossicazione dei media occidentali ha funzionato. L’opinione pubblica estera ha creduto realmente che due milioni di Iraniani fossero scesi in piazza, quando il numero reale è inferiore di almeno dieci volte. Il fatto che i corrispondenti della stampa rimanessero nelle loro sedi ha facilitato tali esagerazioni dispensandoli dal fornire le prove delle loro accuse.
Avendo rinunciato alla guerra e fallito nel rovesciare il regime, quale carta resta nelle mani di Barack Obama ?
estratto di un articolo pubblicato sul sito: DISINFORMAZIONE
Le « rivoluzioni colorate » stanno alle rivoluzioni come il Canada Dry sta alla birra. Vi assomigliano ma non ne hanno il sapore. Sono dei cambi di regime che hanno l’apparenza di una rivoluzione, in quanto mobilitano vasti settori del Popolo, ma rientrano nel colpo di Stato in quanto non mirano a cambiare le strutture sociali, ma a sostituire un’élite ad un’altra per condurre una politica economica ed estera filo-USA. La « rivoluzione verde » di Teheran ne è l’ultimo esempio.
Origine del concetto
Questo concetto compare negli anni 90, ma trova le sue origini nei dibattiti USA degli anni 70-80. Dopo le rivelazioni a catena sui colpi di Stato fomentati dalla CIA nel mondo e dopo che le commissioni parlamentari Church e Rockefeller [1] hanno ampiamente vuotato il sacco, l’ammiraglio Stansfield Turner viene incaricato dal presidente Carter di ripulire l’agenzia e di far cessare ogni sostegno alle « dittature fatte in casa ». Furenti, i social-democratici statunitensi (SD/USA) lasciano il Partito democratico e raggiungono Ronald Reagan. Si tratta di brillanti intellettuali trotzkisti [2], spesso legati alla rivista Commentary. Quando Reagan viene eletto, affida loro il compito di continuare l’ingerenza USA, ma con altri metodi. È così che essi creano, nel 1982, la National Endowment for Democracy (NED) [3] e, nel 1984, l’United States Institute for Peace (USIP). Le due strutture sono organicamente collegate: alcuni amministratori della NED siedono nel consiglio di amministrazione dell’USIP e viceversa.
La rivoluzione verde
L’operazione condotta nel 2009 in Iran s’inscrive in questa lunga lista di pseudo rivoluzioni. In primo luogo, il Congresso vota nel 2007 uno stanziamento di 400 milioni di dollari per « cambiare il regime » in Iran. Questo si aggiunge ai budget ad hoc della NED, dell’USAID, della CIA e tutti quanti. Si ignora come sia utilizzato questo denaro, ma ne sono destinatari tre gruppi principali : la famiglia Rafsanjani, la famiglia Pahlevi e i Mujahidin del popolo.
L’amministrazione Bush prende la decisione di sponsorizzare una « rivoluzione colorata » in Iran dopo aver confermato la decisione dello stato maggiore di non attaccare militarmente il paese. Questa scelta è convalidata dall’amministrazione Obama. Per difetto, si riapre dunque il dossier di « rivoluzione colorata », preparato nel 2002 con Israele all’interno dell’American Enterprise Institute. All’epoca, avevo pubblicato un articolo su questo dispositivo [14]. Basta rileggerlo per identificare gli attuali protagonisti : è stato poco modificato. Era stata aggiunta una parte libanese che prevede una sommossa a Beyruth in caso di vittoria della coalizione patriottica (Hezbollah, Aun) alle elezioni legislative, ma è stata annullata.
Lo scenario prevede un massiccio sostegno al candidato scelto dall’ayatollah Rafsanjani, la contestazione dei risultati dell’elezione presidenziale, attentati a 360 gradi, la deposizione del presidente Ahmadinejad e della guida suprema l’ayatollah Khamenei, l’instaurazione di un governo di transizione diretto da Musavi, poi la restaurazione della monarchia e l’installazione di un governo diretto da Sohrab Sobhani.
La destabilizzazione dell’Iran è fallita perché la molla principale delle «rivoluzioni colorate» non è stata attivata correttamente. MirHussein Musavi non è arrivato a cristallizzare i malcontenti sulla persona di Mahmud Ahmadinejad. Il Popolo iraniano non si è ingannato. Non ha reso il presidente uscente responsabile delle conseguenze delle sanzioni economiche statunitensi sul paese. Per questo, la contestazione si è limitata alla borghesia dei quartieri nord di Teheran. Il potere si è astenuto dall’opporre dei manifestanti gli uni contro gli altri e ha lasciato che i complottasti si scoprissero. .
Tuttavia, bisogna ammettere che l’intossicazione dei media occidentali ha funzionato. L’opinione pubblica estera ha creduto realmente che due milioni di Iraniani fossero scesi in piazza, quando il numero reale è inferiore di almeno dieci volte. Il fatto che i corrispondenti della stampa rimanessero nelle loro sedi ha facilitato tali esagerazioni dispensandoli dal fornire le prove delle loro accuse.
Avendo rinunciato alla guerra e fallito nel rovesciare il regime, quale carta resta nelle mani di Barack Obama ?
estratto di un articolo pubblicato sul sito: DISINFORMAZIONE
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La NATO fa le valige, la Turchia sull'orlo di una crisi di nervi
di Thierry Meyssan
L'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC) ha iniziato in Kazakhstan, l’8 ottobre, le manovre denominate «Fratellanza inviolabile» («Нерушимое братство»). Lo scenario consiste nel dispiegamento di una forza di pace in un paese immaginario in cui operano jihadisti internazionali e organizzazioni terroristiche sullo sfondo di divisioni etno-confessionali.
Il corpo diplomatico accreditato, che è stato invitato a partecipare all’esercitazione, ha ascoltato con attenzione il discorso di apertura del Segretario Generale aggiunto dell'Organizzazione. Questi ha chiaramente indicato che l'OTSC si prepara a intervenire, se necessario, nel Grande Medio Oriente. E per quelli che fanno orecchie da mercante, Nikolai Bordyuzha ha precisato che il suo vice non stava parlando di Afghanistan.
La Dichiarazione di Ginevra, negoziata da Kofi Annan il 30 giugno, prevede il dispiegamento di una forza di pace qualora il governo siriano e l’opposizione lo richiedano entrambi. L’Esercito siriano libero ha respinto questo accordo. Il termine «opposizione» designa quindi solo quei partiti politici che si sono a un certo punto riuniti, a Damasco, sotto l’egida degli ambasciatori di Russia e Cina. Poiché l’accordo di Ginevra è stato approvato dal Consiglio di Sicurezza, il dispiegamento dei «chapka blu» può essere attuato senza una risoluzione ad hoc. Valery Semerikov ha precisato che quattromila uomini sono ormai già assegnati alla forza di pace, mentre altri 46mila sono formati e possono essere mobilitati rapidamente come rinforzo.
In questo contesto, i segni del ritiro occidentale dalla Siria si moltiplicano. Il flusso di armi e combattenti occidentali si è interrotto, mentre continuano unicamente i trasferimenti finanziati dall’Arabia Saudita e dal Qatar. (continua)
estratto di un articolo pubblicato su: MEGACHIP
L'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC) ha iniziato in Kazakhstan, l’8 ottobre, le manovre denominate «Fratellanza inviolabile» («Нерушимое братство»). Lo scenario consiste nel dispiegamento di una forza di pace in un paese immaginario in cui operano jihadisti internazionali e organizzazioni terroristiche sullo sfondo di divisioni etno-confessionali.
Il corpo diplomatico accreditato, che è stato invitato a partecipare all’esercitazione, ha ascoltato con attenzione il discorso di apertura del Segretario Generale aggiunto dell'Organizzazione. Questi ha chiaramente indicato che l'OTSC si prepara a intervenire, se necessario, nel Grande Medio Oriente. E per quelli che fanno orecchie da mercante, Nikolai Bordyuzha ha precisato che il suo vice non stava parlando di Afghanistan.
La Dichiarazione di Ginevra, negoziata da Kofi Annan il 30 giugno, prevede il dispiegamento di una forza di pace qualora il governo siriano e l’opposizione lo richiedano entrambi. L’Esercito siriano libero ha respinto questo accordo. Il termine «opposizione» designa quindi solo quei partiti politici che si sono a un certo punto riuniti, a Damasco, sotto l’egida degli ambasciatori di Russia e Cina. Poiché l’accordo di Ginevra è stato approvato dal Consiglio di Sicurezza, il dispiegamento dei «chapka blu» può essere attuato senza una risoluzione ad hoc. Valery Semerikov ha precisato che quattromila uomini sono ormai già assegnati alla forza di pace, mentre altri 46mila sono formati e possono essere mobilitati rapidamente come rinforzo.
In questo contesto, i segni del ritiro occidentale dalla Siria si moltiplicano. Il flusso di armi e combattenti occidentali si è interrotto, mentre continuano unicamente i trasferimenti finanziati dall’Arabia Saudita e dal Qatar. (continua)
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Eutelsat spegne i media iraniani. Censura senza precedenti
di Pino Cabras - Megachip.
Lunedì 15 ottobre 2012, con un tratto di penna, l’Europa delle comunicazioni ha deciso di cancellare la voce di un paese di oltre settanta milioni di abitanti, l’Iran. È il primo atto di guerra deciso nel cuore dell’Unione europea, dopo il suo brindisi per il Nobel per la pace. Se non vi bastava il senso di soffocamento delle dittature finanziarie in veste di governi tecnici, eccovi anche il bavaglio della censura più estrema. Il giustiziere delle tv e radio iraniane nel mondo ha il volto di Eutelsat, uno dei tre maggiori operatori satellitari del pianeta, nato come consorzio intergovernativo, ora “privatizzato”, con sede a Parigi. È bastato un rigo decretato dai padroni della comunicazione, e sulla piattaforma HOTBIRD i canali in lingue straniere realizzati dall'Iran sono stati tutti bannati (QUI la notizia su IRIB - Islamic Republic of Iran Broadcasting). (CONTINUA)
estratto da un articolo pubblicato su: MEGA CHIP
Lunedì 15 ottobre 2012, con un tratto di penna, l’Europa delle comunicazioni ha deciso di cancellare la voce di un paese di oltre settanta milioni di abitanti, l’Iran. È il primo atto di guerra deciso nel cuore dell’Unione europea, dopo il suo brindisi per il Nobel per la pace. Se non vi bastava il senso di soffocamento delle dittature finanziarie in veste di governi tecnici, eccovi anche il bavaglio della censura più estrema. Il giustiziere delle tv e radio iraniane nel mondo ha il volto di Eutelsat, uno dei tre maggiori operatori satellitari del pianeta, nato come consorzio intergovernativo, ora “privatizzato”, con sede a Parigi. È bastato un rigo decretato dai padroni della comunicazione, e sulla piattaforma HOTBIRD i canali in lingue straniere realizzati dall'Iran sono stati tutti bannati (QUI la notizia su IRIB - Islamic Republic of Iran Broadcasting). (CONTINUA)
estratto da un articolo pubblicato su: MEGA CHIP
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La pacifica Svizzera ammassa l’esercito alle frontiere
articolo pubblicato sul sito: ARTICOLO TRE
-Pintus- 18 ottobre 2012- Sembra che la neutrale Svizzera sappia di già cosa succederà nei prossimi mesi in Europa. In un articolo comparso sul "Schweizer Zeitung", il governo Svizzero ha mobilitato l'esercito e i riservisti che dovranno prendere parte al delle manovre militari nella quale prenderanno parte anche i diversi corpi di Polizia disclocati nei diversi Cantoni della Confederazione.
Lo stesso giornale si basa pure sulle parole dette dal premier greco Antonis Samaras che non smentisce la sua preoccupazione di una escalation della violenza in Grecia a causa delle austerità che il governo e la costituzione di una organizzazione paramilitare stile nazista che approfitterà della situazione per prendere il comando del Paese come lo fu in Germania con la caduta della repubblica di Weimar, in tutto al momento sono stati mobilitati 100.000 soldati, 2000 Ufficiali e 1600 uomini della Polizia Militare per prendere parte alle manovre denominate "Stabilo Due" che avranno il compito di assicurare i confini dei 23 Cantoni da un eventuale immigrazione di massa o attacchi da parte qualche stato confinante in cui il governo non sarà capace di ripristinare l'ordine.
Un altro questo articolo apparso sul Der Informationsdienst Kopp della primavera 2010 nella pubblicazione 11/20 commentò le affermazioni di Andrè Blattmann, capo di stato maggiore dell’esercito: “Nella tranquilla svizzera attualmente c’è disordine politico interno. La commissione per la sicurezza politica (SiK) del Consiglio Nazionale Svizzero con sede a Berna, è stata edotta dalla leadership dell’esercito svizzero sul fatto che ci si possa attendere sommosse interne e flussi di migrazione dalla EU . Il futuro della EU appare dunque completamente diverso da quello che sostengono i politici. Anche in Europa possono sorgere situazioni, inimmaginabili per noi oggi. Lo ha detto il capo dell’esercito svizzero, André Blattmann, in una descrizione confidenziale della situazione della Unione Europea cosi come si presenta, durante la Commissione di Sicurezza (SiK) del Consiglio Nazionale Svizzero a Berna.
Inoltre oltre che in Grecia, anche in Spagna, Francia, Italia e Portogallo potrebbero scoppiare nuovi pesanti disordini interni. La conseguenza? Gli eserciti degli altri Stati Europei devono prepararsi ad interventi militari. Anche nella Svizzera. Questo perchè potrebbe rendersi necessario, per difesa, anche un impiego militare da parte della Svizzera in relazione ai flussi migratori in formazione. I cittadini provenienti da Paesi con una situazione finanziaria difficle, potrebbero riversarsi in massa nella Svizzera. Il capo dell’esercito Blattmann ha detto testualmente: Anche grandi ondate migratorie potrebbero rendere necessario un intervento. Pensate solo alla situazione economica in Grecia: improvvisamente uno stato della EU che si trova in bancarotta.”
Nessuno allora prese seriamente quelle frasi, liquidandole al massimo come “politicamente scorrette” oppure “curiose”.
Ora però anche il Ministro della Difesa svizzero Ueli Maurer non esclude piu’ che l’esercito elvetico nei prossimi anni possa venire impiegato. Ed anche il dipartimento della Difesa svizzero VBS, condivide le idee di Maurer e si sono fatti i conti: 200 mila uomini e 5 miliardi di franchi da investire nella sicurezza. Le affermazioni sostanziali sono: la crisi dell’euro inasprisce il potenziale della violenza. In Paesi come la Spagna, la Greci e l’Italia, sempre maggiori masse di disoccupazione ed ulteriore radicalizzazione minacciano la popolazione.
La portavoce Sonja Margelist del Dipartimento della Difesa elvetico ha puntualizzato che le dichiarazioni del ministro Maurer vogliono sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che la crisi fiscale e politica dell’Europa potrebbe diventare molto sgradevole e potrebbe aggravare il potenziale di violenza. Gli svizzeri non vogliono che i problemi dell’UE si riversino nel loro piccolo e tranquillo Paese.
Non mancano anche dei timori circa tale entità armata in divisa, è di questi giorni la denuncia attraverso un’inchiesta giornalistica del quotidiano domenicale di Zurigo Sonntags Zeitung circa l’infiltrazione sempre più numerosa di neonazisti nelle file dell’esercito regolare elvetico, un problema conosciuto da tempo ma mai veramente arginato
Nell’esercito svizzero prestano servizio decine di estremisti neonazisti, i quali avanzano indisturbati nella gerarchia militare.
-Pintus- 18 ottobre 2012- Sembra che la neutrale Svizzera sappia di già cosa succederà nei prossimi mesi in Europa. In un articolo comparso sul "Schweizer Zeitung", il governo Svizzero ha mobilitato l'esercito e i riservisti che dovranno prendere parte al delle manovre militari nella quale prenderanno parte anche i diversi corpi di Polizia disclocati nei diversi Cantoni della Confederazione.
Lo stesso giornale si basa pure sulle parole dette dal premier greco Antonis Samaras che non smentisce la sua preoccupazione di una escalation della violenza in Grecia a causa delle austerità che il governo e la costituzione di una organizzazione paramilitare stile nazista che approfitterà della situazione per prendere il comando del Paese come lo fu in Germania con la caduta della repubblica di Weimar, in tutto al momento sono stati mobilitati 100.000 soldati, 2000 Ufficiali e 1600 uomini della Polizia Militare per prendere parte alle manovre denominate "Stabilo Due" che avranno il compito di assicurare i confini dei 23 Cantoni da un eventuale immigrazione di massa o attacchi da parte qualche stato confinante in cui il governo non sarà capace di ripristinare l'ordine.
Un altro questo articolo apparso sul Der Informationsdienst Kopp della primavera 2010 nella pubblicazione 11/20 commentò le affermazioni di Andrè Blattmann, capo di stato maggiore dell’esercito: “Nella tranquilla svizzera attualmente c’è disordine politico interno. La commissione per la sicurezza politica (SiK) del Consiglio Nazionale Svizzero con sede a Berna, è stata edotta dalla leadership dell’esercito svizzero sul fatto che ci si possa attendere sommosse interne e flussi di migrazione dalla EU . Il futuro della EU appare dunque completamente diverso da quello che sostengono i politici. Anche in Europa possono sorgere situazioni, inimmaginabili per noi oggi. Lo ha detto il capo dell’esercito svizzero, André Blattmann, in una descrizione confidenziale della situazione della Unione Europea cosi come si presenta, durante la Commissione di Sicurezza (SiK) del Consiglio Nazionale Svizzero a Berna.
Inoltre oltre che in Grecia, anche in Spagna, Francia, Italia e Portogallo potrebbero scoppiare nuovi pesanti disordini interni. La conseguenza? Gli eserciti degli altri Stati Europei devono prepararsi ad interventi militari. Anche nella Svizzera. Questo perchè potrebbe rendersi necessario, per difesa, anche un impiego militare da parte della Svizzera in relazione ai flussi migratori in formazione. I cittadini provenienti da Paesi con una situazione finanziaria difficle, potrebbero riversarsi in massa nella Svizzera. Il capo dell’esercito Blattmann ha detto testualmente: Anche grandi ondate migratorie potrebbero rendere necessario un intervento. Pensate solo alla situazione economica in Grecia: improvvisamente uno stato della EU che si trova in bancarotta.”
Nessuno allora prese seriamente quelle frasi, liquidandole al massimo come “politicamente scorrette” oppure “curiose”.
Ora però anche il Ministro della Difesa svizzero Ueli Maurer non esclude piu’ che l’esercito elvetico nei prossimi anni possa venire impiegato. Ed anche il dipartimento della Difesa svizzero VBS, condivide le idee di Maurer e si sono fatti i conti: 200 mila uomini e 5 miliardi di franchi da investire nella sicurezza. Le affermazioni sostanziali sono: la crisi dell’euro inasprisce il potenziale della violenza. In Paesi come la Spagna, la Greci e l’Italia, sempre maggiori masse di disoccupazione ed ulteriore radicalizzazione minacciano la popolazione.
La portavoce Sonja Margelist del Dipartimento della Difesa elvetico ha puntualizzato che le dichiarazioni del ministro Maurer vogliono sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che la crisi fiscale e politica dell’Europa potrebbe diventare molto sgradevole e potrebbe aggravare il potenziale di violenza. Gli svizzeri non vogliono che i problemi dell’UE si riversino nel loro piccolo e tranquillo Paese.
Non mancano anche dei timori circa tale entità armata in divisa, è di questi giorni la denuncia attraverso un’inchiesta giornalistica del quotidiano domenicale di Zurigo Sonntags Zeitung circa l’infiltrazione sempre più numerosa di neonazisti nelle file dell’esercito regolare elvetico, un problema conosciuto da tempo ma mai veramente arginato
Nell’esercito svizzero prestano servizio decine di estremisti neonazisti, i quali avanzano indisturbati nella gerarchia militare.
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