Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Alaudae ha scritto:Marek ha scritto:Cosa ne pensate delle proteste in tutte le piazze oggi?? Che sia inizio ???
non ci sperare, certe cose vanno avanti perlomeno dal famoso '68. hanno voluto la democrazia e questa è una delle sue manifestazioni
e' vero che e' sempre successo casino,pero' a mia memoria una cosa come ieri negli ultimi anni non mela ricordo ,cmq io non generalizerei,su 100mila persone quelli che hanno rotto tutto ,i famosi blak blok erano 2500,e' evidente che questi non c'entrano niente con le manifestazioni,sono dei protetti che ad ogni occasione si infiltrano per spaccare tutto,centri sociali e compagni che possono fare tutto e non essere puniti perche alle spalle hanno i papa' pronti a pagare fior di avvoccati (amici oltretutto),sanno chi sono (piu o meno quasi tutti )ma ogni volta fanno e disfano e non pagano mai,evidentemente fa comodo a molti se non a tutti che questi facciano queste cose.
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
cristian ha scritto:Alaudae ha scritto:Marek ha scritto:Cosa ne pensate delle proteste in tutte le piazze oggi?? Che sia inizio ???
non ci sperare, certe cose vanno avanti perlomeno dal famoso '68. hanno voluto la democrazia e questa è una delle sue manifestazioni
e' vero che e' sempre successo casino,pero' a mia memoria una cosa come ieri negli ultimi anni non mela ricordo ,cmq io non generalizerei,su 100mila persone quelli che hanno rotto tutto ,i famosi blak blok erano 2500,e' evidente che questi non c'entrano niente con le manifestazioni,sono dei protetti che ad ogni occasione si infiltrano per spaccare tutto,centri sociali e compagni che possono fare tutto e non essere puniti perche alle spalle hanno i papa' pronti a pagare fior di avvoccati (amici oltretutto),sanno chi sono (piu o meno quasi tutti )ma ogni volta fanno e disfano e non pagano mai,evidentemente fa comodo a molti se non a tutti che questi facciano queste cose.
anche questo è vero
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Spero che non vanno verso il colossero, penso che se lo toccano di un po succederà un vero casino.
Vudkos- Staff misteri
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Il mondo è diverso da come lo vediamo, molto è ancora nascosto.
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Vudkos ha scritto:Spero che non vanno verso il colossero, penso che se lo toccano di un po succederà un vero casino.
« Quamdiu stabit Colyseus stabit et Roma;
cum cadet Colyseus cadet et Roma;
cum cadet Roma cadet et mundus. »
e cioè:
« Finché esisterà il Colosseo, esisterà anche Roma;
quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma;
quando cadrà Roma, cadrà anche il mondo. »
(Profezia del venerabile Beda, VIII secolo)
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Vespasiano non lo permetterà
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
http://it.notizie.yahoo.com/foto-gheddafi-morto--finisce-il-regno-del-rais-.htmlGheddafi è morto, finisce il regno del Rais
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"Libia liberata": adesso le multinazionali possono comiciare a "ricostruire" facendo entrare miliardi di $ nelle loro casse, poco importa se migliaia di civili inermi sono morti nel frattempo. adesso l'Iran...
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Alaudae ha scritto:adesso l'Iran...[/color]
questo mi fa leggermente piu paura rispetto alla libia
cristian- Staff misteri
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
sapevo che non l'avrebbero catturato vivo! troppe cose sarebbero potute uscire da quella bocca.....meglio chiuderla........non si sa mai....bastardi!
morokan- Partecipante Novizio
- Ciao!
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Cosa c'è dopo una vittoria del genere? Con la scalata del Grande Occidente per afferrare le riserve petrolifere della Libia nel mezzo di caos politico e violenza interni, qualcuno dubita che le truppe di terra della NATO non siano già preparate per un'altra occupazione?
I neo-conservatori continuano a dominare la nostra politica estera, indipendentemente da quale amministrazione è al governo. A loro non importa che siamo in bancarotta, poiché sono troppo accecati dal loro desiderio imperialistico e dalla loro affezione per alleanze intrappolanti che ci hanno giustamente consigliato di evitare.
Hanno puntato gli occhi poi successivamente sulla Siria, dove gli USA si stanno muovendo costantemente verso un intervento in un altro conflitto interno che non ha nulla a che fare con gli USA. Il presidente USA ha già richiesto un “regime change” in Siria, aggiungendo nuove sanzioni contro il regime siriano. I bombardieri USA sono già pronti?
dal post: "la rivoluzione di Ron Paul: senza peli sulla lingua sull'intervento in Libia e il resto" in questo topic a pag.14
e ora godiamoci le frescacce dei media....
I neo-conservatori continuano a dominare la nostra politica estera, indipendentemente da quale amministrazione è al governo. A loro non importa che siamo in bancarotta, poiché sono troppo accecati dal loro desiderio imperialistico e dalla loro affezione per alleanze intrappolanti che ci hanno giustamente consigliato di evitare.
Hanno puntato gli occhi poi successivamente sulla Siria, dove gli USA si stanno muovendo costantemente verso un intervento in un altro conflitto interno che non ha nulla a che fare con gli USA. Il presidente USA ha già richiesto un “regime change” in Siria, aggiungendo nuove sanzioni contro il regime siriano. I bombardieri USA sono già pronti?
dal post: "la rivoluzione di Ron Paul: senza peli sulla lingua sull'intervento in Libia e il resto" in questo topic a pag.14
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
La Libia di Gheddafi:
Indennità di disoccupazione: 730$ mensili
(in Libia la vita costa 1/3 rispetto a qui)
Pil pro-capite: 14.192$ – DEBITO/PIL: 33%
(secondo il sito della CIA al 2010 è il paese meno indebitato al mondo)
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/rankorder/2186ran…
Ogni membro di una famiglia riceve dallo Stato 1000$ annuali
Per ogni nuovo nato lo Stato dona alla famiglia 7000$
Gli sposi ricevono 64.000$ per l’acquisto di una casa
Istruzione ed università all’estero a carico dello Stato
Prezzi simbolici dei prodotti alimentari base per le famiglie numerose
Erogazione gratuita di prodotti medicinali e farmaceutici
1 litro di benzina costa 0,14$ dunque è più economica dell’acqua
Energia elettrica gratuita
All’apertura di un’attività personale si riceve un finanziamento statale di 20.000$
Per l’acquisto di una vettura il 50% è versato dallo Stato
Prestiti per l’acquisto di un auto o di una casa senza alcun interesse
Imposte e tasse extra PROBITE
http://tipggita32.wordpress.com/2011/04/22/eloquent-facts-of-the-socialist-li…
come già scritto nel post "terrorismo, 10° anniversario 11/9" pag.14
se questi dati sono reali, non è stato un bell'uccidere. puzza lontano un miglio di Pentagono
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Ankara lancia l'operazione di terra in Iraq
L'attesa operazione di terra delle forze armate turche contro il Pkk nel nord dell'Iraq è cominciata: lo riferisce l'emittente di notizie turca Ntv citando un comunicato dell'esercito.
Le truppe, ha precisato Ntv, sono entrate in territorio iracheno in cinque punti, mobilitando 22 unità. L'operazione di terra, preannunciata da settimane, era finora stata rinviata da Ankara nella dichiarata speranza che Baghdad intervenisse con propri mezzi per impedire che i terroristi curdi del Pkk colpiscano la Turchia partendo dal suo territorio. Gli attacchi di Hakkari che ieri hanno causato la morte di 24 soldati turchi hanno evidentemente contribuito a rompere gli indugi.
OPERAZIONE IRAQ PIU' MASSICCIA DI QUELLA 2008 - L'operazione di terra lanciata dalla Turchia nel nord dell'Iraq contro le basi degli indipendentisti curdi del Pkk sembra aver mobilitato un numero di uomini superiore rispetto all'ultima di queste azioni oltrefrontiera, quella di quattro anni fa, in cui furono impiegati circa 10 mila soldati. L'operazione, ha reso noto lo Stato maggiore turco, viene condotta da 22 battaglioni: dato che in Turchia per battaglione si intende un'unità tra i 600 e i mille uomini, dovrebbero essere almeno da 13 mila uomini a 22 mila. Circolano già stime di analisti che ipotizzano 10-15 mila. Negli ultimi 25 anni, la Turchia ha lanciato 25 operazioni oltreconfine: la più recente è quella del febbraio 2008, che durò otto giorni. Secondo un rapporto dell'opposizione socialdemocratica turca, nelle tre o quattro operazioni in Iraq morirono 6.000 persone e 2.500 rimasero ferite.
Il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che l'operazione militare di terra lanciata oggi nel nord dell'Iraq è "un primo passo" nella lotta ai terroristi del Pkk. Lo riferisce l'agenzia turca Anadolu.
RAID AEREI TURCHI IN OTTO AREE - Le forze armate turche hanno annunciato che aerei da guerra hanno compiuto raid contro miliziani curdi in otto aree. L'operazione di terra contro le basi dei ribelli è appoggiata dall'aviazione e viene condotta anche in Turchia.
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Le truppe, ha precisato Ntv, sono entrate in territorio iracheno in cinque punti, mobilitando 22 unità. L'operazione di terra, preannunciata da settimane, era finora stata rinviata da Ankara nella dichiarata speranza che Baghdad intervenisse con propri mezzi per impedire che i terroristi curdi del Pkk colpiscano la Turchia partendo dal suo territorio. Gli attacchi di Hakkari che ieri hanno causato la morte di 24 soldati turchi hanno evidentemente contribuito a rompere gli indugi.
OPERAZIONE IRAQ PIU' MASSICCIA DI QUELLA 2008 - L'operazione di terra lanciata dalla Turchia nel nord dell'Iraq contro le basi degli indipendentisti curdi del Pkk sembra aver mobilitato un numero di uomini superiore rispetto all'ultima di queste azioni oltrefrontiera, quella di quattro anni fa, in cui furono impiegati circa 10 mila soldati. L'operazione, ha reso noto lo Stato maggiore turco, viene condotta da 22 battaglioni: dato che in Turchia per battaglione si intende un'unità tra i 600 e i mille uomini, dovrebbero essere almeno da 13 mila uomini a 22 mila. Circolano già stime di analisti che ipotizzano 10-15 mila. Negli ultimi 25 anni, la Turchia ha lanciato 25 operazioni oltreconfine: la più recente è quella del febbraio 2008, che durò otto giorni. Secondo un rapporto dell'opposizione socialdemocratica turca, nelle tre o quattro operazioni in Iraq morirono 6.000 persone e 2.500 rimasero ferite.
Il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato che l'operazione militare di terra lanciata oggi nel nord dell'Iraq è "un primo passo" nella lotta ai terroristi del Pkk. Lo riferisce l'agenzia turca Anadolu.
RAID AEREI TURCHI IN OTTO AREE - Le forze armate turche hanno annunciato che aerei da guerra hanno compiuto raid contro miliziani curdi in otto aree. L'operazione di terra contro le basi dei ribelli è appoggiata dall'aviazione e viene condotta anche in Turchia.
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Alaudae ha scritto:La Libia di Gheddafi:
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se questi dati sono reali, non è stato un bell'uccidere. puzza lontano un miglio di Pentagono
Raga ,quasi quasi vado in libia.....e un paradiso contro ,sta me..da in italia
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Marek ha scritto:Alaudae ha scritto:
se questi dati sono reali, non è stato un bell'uccidere. puzza lontano un miglio di Pentagono
Raga ,quasi quasi vado in libia.....e un paradiso contro ,sta me..da in italia
ci ho pensato subito anche io ,magari non subito ma fra un po di mesi.
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Io c'ero nella vecchia Cecoslovacchia nel 90 e ho visto cosa succede dopo una caduta di un regime.....Si facevano soldi dal nulla...E in Libia sicuramente avranno bisogno mano d'opera....Ho un paio di amici di Tripoli
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Gheddafi: ucciso dai famelici portatori di democrazia. La sua scielta una lezione per tutti
innanzitutto i miei complimenti per la "scielta" che spero ardentemente sia stato un errore di stampa altrimenti addio italia..
Il leone del deserto colpito a morte dalla belve “democratiche”. Il suo coraggio una lezione per tutti noi
Ero personalmente presente a Roma, la sera del 30 agosto 2010, alla celebre festa data da Berlusconi alla caserma di Tor di Quinto, in onore di Muhammar Gheddafi, nell’occasione dell’anniversario della firma del trattato di amicizia italo-libica. Ascoltai con viva attenzione il discorso pronunziato dal leader libico dinanzi ad un parterre di tutto riguardo, nel quale si segnalavano alti gerarchi militari, banchieri e capitani d’industria di casa nostra, vistosamente imbarazzati dall’obbligo di sottostare ad un cerimoniale così pomposo allestito per un ospite tanto pittoresco ed ingombrante.
Il giorno successivo alla festa, i nostri mezzi di stampa, con i soliti toni prevenuti verso Gheddafi, dettero conto agli italiani di un “discorso di sfida” lanciato dal colonnello all’indirizzo dell’Italia e dell’Europa, raccontando però soltanto una parte del discorso del leader libico, cioè quella più consona a prestarsi alle campagne conformistiche del nostro giornalismo, tutto intento a gettare discredito sul significato dell’alleanza italo-libica: mi riferisco alla controversa questione del controllo sui flussi immigratori, che effettivamente occupò una parte importante dell’intervento del leader. Gheddafi sul punto usò un linguaggio alquanto duro e franco: “Se ci tenete a conservare il più a lungo possibile la vostra identità etnico-culturale di popoli europei – disse il colonnello – allora dovete fidarvi del mio ruolo di repressore della tratta illegale degli africani; in caso contrario – aggiunse – un’emigrazione incontrollata dei popoli dell’Africa (il continente giovane e prolifico per antonomasia) verso il vecchio continente, unitamente al vostro calo delle nascite, vi farà oggetto di una vera e propria conquista demografica”.
Questa parte del discorso poteva – e può ancora oggi – prestarsi ad interpretazioni controverse, ma quello che i mass-media di destra e di sinistra omisero totalmente di raccontare all’opinione pubblica riguardò due parti ben diverse del discorso di Gheddafi: e fu ascoltando quelle parti del discorso che mi resi conto che era stato davvero un miracolo, per il capo di una nazione del Terzo Mondo come lui, l’essere riuscito a sopravvivere per più di 40 anni ai vertici della sua nazione senza essere fatto fuori dalle potenze che governano il globo (anche se ormai sappiamo bene come andò l’incidente di Ustica nel 1980 e sospettiamo a buona ragione che Bettino Craxi potrebbe avere pagato a caro prezzo la impavida idea di avvisare il colonnello nell’imminenza del bombardamento reaganiano della sua residenza, nel 1986).
Il colonnello si rivolse agli astanti mettendo due volte il coltello nella piaga: in primo luogo, alluse al periodo fascista, alla brutale repressione delle tribù libiche messa in atto dal maresciallo Graziani (il quale, com’è noto, fece uso di gas tossici per sterminare i libici), parlò dei campi di concentramento creati da noi italiani negli anni ’30 del novecento, esaltò la figura dell’eroe Omar al-Mukhtar, il celebre “Leone del deserto” immortalato nel pluri-censurato film del 1981 con la grande interpretazione di Anthony Quinn.
Senza mezzi termini, il colonnello Gheddafi quella sera, dinanzi a fior di militari nostrani con tanto di stellette, ferì l’orgoglio di noi italiani, esortandoci a chiedere loro “scusa” per quello che i nostri padri-nonni avevano compiuto nella loro terra. Ricordo perfettamente le sue parole: “Dovete fare conoscere ai vostri figli – infierì nelle nostre coscienze sporche – i crimini commessi da voi italiani nel periodo del colonialismo in Libia, così come io quest’oggi ho mostrato al vostro Presidente Berlusconi, che ringrazio per l’attenzione dimostratami, le foto dei campi di concentramento da voi stessi costruiti nel mio Paese”.
A chiusura dell'intervento, il colonnello fece una riflessione prettamente geopolitica che a mio avviso costituì il punto più importante del suo discorso, senz’altro quello che fece andare in bestia gli osservatori britannici e statunitensi presenti in giacca e cravatta, sempre “vigili” e pronti ad intervenire ogniqualvolta in Italia qualcuno mostra di far sul serio in politica estera, distaccandosi dal loro padronato.
“Mi rivolgo a voi italiani ed a tutti i popoli che si affacciano sulle coste del Mediterraneo – esclamò il colonnello – E’ giunta l’ora che il Mediterraneo torni ad essere mare nostrum, nel senso che deve appartenere unicamente a quelle nazioni posizionate sulle sue rive. Non possiamo più consentire che potenze lontane geograficamente debbano conservare la loro supremazia militare e marittima sul nostro mare. Dobbiamo, prima o poi, iniziare a liberarcene perché ormai i tempi sono maturi per una svolta strategica”.
Ma guarda un po’ – pensai tra me e me – un leader di un Paese in via di sviluppo trova la forza e l’ardimento di venire in un Paese ex potenza coloniale non soltanto per rivendicare, al cospetto delle sue massime cariche, l’esigenza sacrosanta di una richiesta di scuse per le note responsabilità storiche ma perfino per esortare la medesima ex potenza coloniale (cioè la misera Italietta di questi anni) a trovare il coraggio di affrancarsi finalmente dal giogo soverchiante delle nazioni vincitrici del secondo conflitto mondiale, in primis Gran Bretagna e U.S.A.
A ripensarci adesso, dopo un anno e 2 mesi in cui è successo proprio di tutto, il discorso di quella sera di fine estate fu davvero una lezione di dignità per noi italiani, anche se probabilmente nemmeno Gheddafi era consapevole del livello di appiattimento valoriale se non di inebetimento collettivo della nostra comunità nazionale, ormai incapace anche soltanto di pensarsi libera e autonoma da quei centri di potere che, in nome dell’esportazione della democrazia, seminano guerre, crisi economiche e depressioni sociali da un capo all’altro del pianeta. Forse ci aveva sopravvalutato – il colonnello Gheddafi – quando aveva pensato che, dopo l’infamia del colonialismo novecentesco, non saremmo stati capaci di violare ancora una volta il suolo e il diritto all’autodeterminazione del popolo libico.
Noialtri, poi, cosa abbiamo davvero capito della guerra di Libia del 2011? Noi cittadini ingannati da una classe politica di così infimo livello degna davvero di una Repubblica delle banane; noi impoveriti nelle tasche e surclassati nell’animo da un ceto dirigente che, tranne pochissime eccezioni, è totalmente vassallo di quegli stessi centri di potere finanziario di matrice anglosassone che, proprio in questi ultimi tempi, stanno portando a termine il noto programma del New World Order, che passa inevitabilmente per un azzeramento della sovranità nazionali, sia in politica che in economia; noi telebeoti, umiliati e gabbati da un ceto giornalistico che in quest’epoca di menzogne ha conservato un livello di dignità e deontologia professionale inferiore al mestiere di prostituta (senza offesa per le prostitute)!
Ebbene, mentre noi dormivamo, e ancora dormiamo su 7 cuscini, il colonnello Gheddafi aveva ben compreso i disegni dei gruppi oligarchici che dominano l’Europa e – forse ancora per poco – il mondo. Aveva sfidato i piani di dominio coloniale dell’Africa, in cui si distingue una Francia mai tanto famelica dai tempi di Napoleone, lavorando per progetti di integrazione continentale (mutuati dal modello latino-americano): Fondo Monetario Africano, una nuova moneta-dinaro sganciata dal dollaro, un satellite pan-africano. Aveva individuato proprio nella anacronistica NATO (sorta nel 1949 per contrastare, si immagini, il fantasma comunista!) e nella sua pesante presenza nel Mediterraneo, la chiave del dominio anglo-americano sul continente europeo e sui Paesi del nord-Africa. E infatti, i più informati sanno bene che alla NATO, dopo la devastazione della ex Jugoslavia e l’annientamento del popolo serbo, mancavano ancora due soli tasselli nazionali per poter dire completato il mosaico dell’alleanza atlantica nel Mediterraneo: guarda caso, proprio la Libia dell’indomito Gheddafi e la Siria del filo-russo e filo-iraniano Assad.
In tanti per fortuna hanno cominciato ad aprire gli occhi su questa ennesima carneficina "umanitaria" congegnata dall’Alleanza Atlantica, che lascerà pesanti macerie nel già traballante sistema di diritto internazionale; altri – forse – capiranno a distanza di qualche tempo cosa è davvero successo a poche centinaia di chilometri in linea d’aria da noi.
Ma al momento della sua (presunta) morte, occorre rendere onore alle doti di intrepido coraggio e di non comune fierezza del colonnello Gheddafi: ha combattuto fino alla fine, senza alcuna paura degli aggressori, incarnando il desiderio di autodeterminazione e di lotta al colonialismo per il quale sarà ricordato per generazioni da milioni di africani e, assieme a loro, da tutti i popoli sottomessi ai padroni del mondo.
Dalla relativa conoscenza che posso avere io della situazione sul campo, credo davvero difficile che i libici, ancorchè privati della loro guida, possano essere totalmente sottomessi dall'imperialismo: continueranno a combattere e, alla fine, i colonialisti dovranno tornarsene ancora una volta a casa.
Autore: Giuseppe Angiuli / Fonte: facebook.com
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Il leone del deserto colpito a morte dalla belve “democratiche”. Il suo coraggio una lezione per tutti noi
Ero personalmente presente a Roma, la sera del 30 agosto 2010, alla celebre festa data da Berlusconi alla caserma di Tor di Quinto, in onore di Muhammar Gheddafi, nell’occasione dell’anniversario della firma del trattato di amicizia italo-libica. Ascoltai con viva attenzione il discorso pronunziato dal leader libico dinanzi ad un parterre di tutto riguardo, nel quale si segnalavano alti gerarchi militari, banchieri e capitani d’industria di casa nostra, vistosamente imbarazzati dall’obbligo di sottostare ad un cerimoniale così pomposo allestito per un ospite tanto pittoresco ed ingombrante.
Il giorno successivo alla festa, i nostri mezzi di stampa, con i soliti toni prevenuti verso Gheddafi, dettero conto agli italiani di un “discorso di sfida” lanciato dal colonnello all’indirizzo dell’Italia e dell’Europa, raccontando però soltanto una parte del discorso del leader libico, cioè quella più consona a prestarsi alle campagne conformistiche del nostro giornalismo, tutto intento a gettare discredito sul significato dell’alleanza italo-libica: mi riferisco alla controversa questione del controllo sui flussi immigratori, che effettivamente occupò una parte importante dell’intervento del leader. Gheddafi sul punto usò un linguaggio alquanto duro e franco: “Se ci tenete a conservare il più a lungo possibile la vostra identità etnico-culturale di popoli europei – disse il colonnello – allora dovete fidarvi del mio ruolo di repressore della tratta illegale degli africani; in caso contrario – aggiunse – un’emigrazione incontrollata dei popoli dell’Africa (il continente giovane e prolifico per antonomasia) verso il vecchio continente, unitamente al vostro calo delle nascite, vi farà oggetto di una vera e propria conquista demografica”.
Questa parte del discorso poteva – e può ancora oggi – prestarsi ad interpretazioni controverse, ma quello che i mass-media di destra e di sinistra omisero totalmente di raccontare all’opinione pubblica riguardò due parti ben diverse del discorso di Gheddafi: e fu ascoltando quelle parti del discorso che mi resi conto che era stato davvero un miracolo, per il capo di una nazione del Terzo Mondo come lui, l’essere riuscito a sopravvivere per più di 40 anni ai vertici della sua nazione senza essere fatto fuori dalle potenze che governano il globo (anche se ormai sappiamo bene come andò l’incidente di Ustica nel 1980 e sospettiamo a buona ragione che Bettino Craxi potrebbe avere pagato a caro prezzo la impavida idea di avvisare il colonnello nell’imminenza del bombardamento reaganiano della sua residenza, nel 1986).
Il colonnello si rivolse agli astanti mettendo due volte il coltello nella piaga: in primo luogo, alluse al periodo fascista, alla brutale repressione delle tribù libiche messa in atto dal maresciallo Graziani (il quale, com’è noto, fece uso di gas tossici per sterminare i libici), parlò dei campi di concentramento creati da noi italiani negli anni ’30 del novecento, esaltò la figura dell’eroe Omar al-Mukhtar, il celebre “Leone del deserto” immortalato nel pluri-censurato film del 1981 con la grande interpretazione di Anthony Quinn.
Senza mezzi termini, il colonnello Gheddafi quella sera, dinanzi a fior di militari nostrani con tanto di stellette, ferì l’orgoglio di noi italiani, esortandoci a chiedere loro “scusa” per quello che i nostri padri-nonni avevano compiuto nella loro terra. Ricordo perfettamente le sue parole: “Dovete fare conoscere ai vostri figli – infierì nelle nostre coscienze sporche – i crimini commessi da voi italiani nel periodo del colonialismo in Libia, così come io quest’oggi ho mostrato al vostro Presidente Berlusconi, che ringrazio per l’attenzione dimostratami, le foto dei campi di concentramento da voi stessi costruiti nel mio Paese”.
A chiusura dell'intervento, il colonnello fece una riflessione prettamente geopolitica che a mio avviso costituì il punto più importante del suo discorso, senz’altro quello che fece andare in bestia gli osservatori britannici e statunitensi presenti in giacca e cravatta, sempre “vigili” e pronti ad intervenire ogniqualvolta in Italia qualcuno mostra di far sul serio in politica estera, distaccandosi dal loro padronato.
“Mi rivolgo a voi italiani ed a tutti i popoli che si affacciano sulle coste del Mediterraneo – esclamò il colonnello – E’ giunta l’ora che il Mediterraneo torni ad essere mare nostrum, nel senso che deve appartenere unicamente a quelle nazioni posizionate sulle sue rive. Non possiamo più consentire che potenze lontane geograficamente debbano conservare la loro supremazia militare e marittima sul nostro mare. Dobbiamo, prima o poi, iniziare a liberarcene perché ormai i tempi sono maturi per una svolta strategica”.
Ma guarda un po’ – pensai tra me e me – un leader di un Paese in via di sviluppo trova la forza e l’ardimento di venire in un Paese ex potenza coloniale non soltanto per rivendicare, al cospetto delle sue massime cariche, l’esigenza sacrosanta di una richiesta di scuse per le note responsabilità storiche ma perfino per esortare la medesima ex potenza coloniale (cioè la misera Italietta di questi anni) a trovare il coraggio di affrancarsi finalmente dal giogo soverchiante delle nazioni vincitrici del secondo conflitto mondiale, in primis Gran Bretagna e U.S.A.
A ripensarci adesso, dopo un anno e 2 mesi in cui è successo proprio di tutto, il discorso di quella sera di fine estate fu davvero una lezione di dignità per noi italiani, anche se probabilmente nemmeno Gheddafi era consapevole del livello di appiattimento valoriale se non di inebetimento collettivo della nostra comunità nazionale, ormai incapace anche soltanto di pensarsi libera e autonoma da quei centri di potere che, in nome dell’esportazione della democrazia, seminano guerre, crisi economiche e depressioni sociali da un capo all’altro del pianeta. Forse ci aveva sopravvalutato – il colonnello Gheddafi – quando aveva pensato che, dopo l’infamia del colonialismo novecentesco, non saremmo stati capaci di violare ancora una volta il suolo e il diritto all’autodeterminazione del popolo libico.
Noialtri, poi, cosa abbiamo davvero capito della guerra di Libia del 2011? Noi cittadini ingannati da una classe politica di così infimo livello degna davvero di una Repubblica delle banane; noi impoveriti nelle tasche e surclassati nell’animo da un ceto dirigente che, tranne pochissime eccezioni, è totalmente vassallo di quegli stessi centri di potere finanziario di matrice anglosassone che, proprio in questi ultimi tempi, stanno portando a termine il noto programma del New World Order, che passa inevitabilmente per un azzeramento della sovranità nazionali, sia in politica che in economia; noi telebeoti, umiliati e gabbati da un ceto giornalistico che in quest’epoca di menzogne ha conservato un livello di dignità e deontologia professionale inferiore al mestiere di prostituta (senza offesa per le prostitute)!
Ebbene, mentre noi dormivamo, e ancora dormiamo su 7 cuscini, il colonnello Gheddafi aveva ben compreso i disegni dei gruppi oligarchici che dominano l’Europa e – forse ancora per poco – il mondo. Aveva sfidato i piani di dominio coloniale dell’Africa, in cui si distingue una Francia mai tanto famelica dai tempi di Napoleone, lavorando per progetti di integrazione continentale (mutuati dal modello latino-americano): Fondo Monetario Africano, una nuova moneta-dinaro sganciata dal dollaro, un satellite pan-africano. Aveva individuato proprio nella anacronistica NATO (sorta nel 1949 per contrastare, si immagini, il fantasma comunista!) e nella sua pesante presenza nel Mediterraneo, la chiave del dominio anglo-americano sul continente europeo e sui Paesi del nord-Africa. E infatti, i più informati sanno bene che alla NATO, dopo la devastazione della ex Jugoslavia e l’annientamento del popolo serbo, mancavano ancora due soli tasselli nazionali per poter dire completato il mosaico dell’alleanza atlantica nel Mediterraneo: guarda caso, proprio la Libia dell’indomito Gheddafi e la Siria del filo-russo e filo-iraniano Assad.
In tanti per fortuna hanno cominciato ad aprire gli occhi su questa ennesima carneficina "umanitaria" congegnata dall’Alleanza Atlantica, che lascerà pesanti macerie nel già traballante sistema di diritto internazionale; altri – forse – capiranno a distanza di qualche tempo cosa è davvero successo a poche centinaia di chilometri in linea d’aria da noi.
Ma al momento della sua (presunta) morte, occorre rendere onore alle doti di intrepido coraggio e di non comune fierezza del colonnello Gheddafi: ha combattuto fino alla fine, senza alcuna paura degli aggressori, incarnando il desiderio di autodeterminazione e di lotta al colonialismo per il quale sarà ricordato per generazioni da milioni di africani e, assieme a loro, da tutti i popoli sottomessi ai padroni del mondo.
Dalla relativa conoscenza che posso avere io della situazione sul campo, credo davvero difficile che i libici, ancorchè privati della loro guida, possano essere totalmente sottomessi dall'imperialismo: continueranno a combattere e, alla fine, i colonialisti dovranno tornarsene ancora una volta a casa.
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Marek ha scritto:Io c'ero nella vecchia Cecoslovacchia nel 90 e ho visto cosa succede dopo una caduta di un regime.....Si facevano soldi dal nulla...E in Libia sicuramente avranno bisogno mano d'opera....Ho un paio di amici di Tripoli
chissa' ,mai dire mai.
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Gheddafi: esecuzione, carnefici (NATO-CNT), plaudenti (BAN KI MOON, NAPOLITANO, UE…) e astenuti
1. Ecco la nuova Libia di Napolitano, di Ban Ki Moon, di Barroso e di tutti gli altri che hanno espresso oggi soddisfazione. Eccola in questo video atroce: fra tante altre immagini che invece erano montaggi (vedi il video) riprende un essere umano gravemente ferito, strattonato, circondato dalle blasfeme urla “allah u akbar” che accompagnano le esecuzioni di Al Qaeda, in Iraq come in Libia (da mesi ormai), come altrove. Le urla di soddisfazione degli esecutori si levano come gli onnipresenti colpi di fucile. Macellazione: il termine è appropriato, perché il sangue scorre e l’indifferenza per le sofferenze dei viventi scannati è la stessa che c’è nei macelli per animali. Del resto, ricordate che in Iraq, i militari americani dicevano ridacchiando di aver fatto il tiro al piccione con i soldati iracheni? In Libia, Nato e i suoi alleati del Cnt hanno fatto tabula rasa di molti civili e di moltissimi lealisti; e dire che avrebbero dovuto limitarsi a far rispettare la no-fly zone e a proteggere i civili se minacciati. Chi minacciava in civili in genere (e tanto più nel caso delle città assediate da fine agosto)? Le truppe armate del Cnt. Alleate e protette dalla Nato come se fossero civili.
2. Allucinante, un assassinio ordinato o compiuto direttamente dalla Nato dai paesi “democratici”. Dai paesi consumisti e militaristi, anche durante la crisi. Allucinante ma non per Ban Ki Moon, per il quale questa giornata è “storica” per la Libia. Ban Ki Moon è il segretario generale delle Nazioni Unite!! Lo stesso che non ha speso un parola su questa guerra, nemmeno sui civili di Sirte assediati e uccisi (e immaginarsi se può provare pietà per i soldati libici sui quali la nato ha fatto il tiro al tacchino. E Napolitano? Anche lui contento. Napolitano è il presidente della Repubblica italiana: ci rappresenta davvero questo guerrafondaio capo (il più accanito di tutti, a parlare di “iniziativa umanitaria”)? E i capi dell’Unione Europea che si compiacciono della nuova era? Ci rappresentano? Forse sì. Questo è l’”orrore su cui si fonda il consumismo” (frase di un’amica); sì, anche in tempi di crisi.
3. Oggi 20 ottobre vicino a Bani Walid è stato assassinato anche Sheik Ali, ottant’anni, capo tribale della tribù Warfalla. Uomo di pace, non aveva in casa nemmeno un fucile da caccia.
4. Non si è risparmiato nulla ai perdenti, per ridicolizzarli meglio. Un pro-Cnt (di quelli che senza la Nato non avrebbero fatto un passo) mostra la “pistola d’oro” che avrebbero trovato nelle tasche di Gheddafi! E poi naturalmente, dove l’hanno trovato ferito (è poi “morto in custodia”)? Saddam lo pescarono, barbone, in una buca, per avviarlo subito alla forca. Gheddafi, dicono, si era rifugiato ferito in un tubo di cemento sporgente dalla sabbia. Così hanno cercato di annullare il fatto che sia rimasto fino all’ultimo nel luogo della Libia più pericoloso, Sirte.
5. È stata la Nato a colpirlo? Ecco cosa dice il colonnello Lavoie in una di quelle dichiarazioni che a leggerle rivelerebbero altrettanti crimini di guerra o violazioni della risoluzione 1973 (alla quale la Nato ha continuato ad aggrapparsi): “aerei della Nato hanno colpito due veicoli militari pro-Gheddafi che facevano parte di un gruppo di veicoli militari che manovravano vicino a Sirte”. Allora ho chiesto all’ufficio stampa della Nato (cjtfuppress@jfcnp.nato.int): come mai avete colpito quei veicoli?”. Loro, coda di paglia, si lanciano in una excusatio non petita: “La Nato li ha colpiti perché erano una minaccia per i civili. La Nato non prende di mira individui specifici”. Allora ho risposto: “Non vi ho chiesto quale obiettivo specifico fosse quello. Ma in che modo minacciavano i civili? Dov’erano i civili minacciati?”. Allora hanno fatto rispondere a Lavoie: “given the nature of their conduct these armed vehicles continued to represent a threat towards civilians”. “Data la natura del loro comportamento, erano una minaccia. I combattimenti sono continuati fino alla caduta di Sirte”. Il tirapiedi di Lavoie aggiunge che non può aggiungere altro. Ma è chiarissimo: visto che Lavoie si riferisce ai combattimenti, significa che gli unici civili che la Nato ha voluto proteggere sin dall’inizio del resto, erano gli armati del Cnt. Ma ciò è illegale.
6. Dunque quando si farà un processo alla Nato sarà sempre troppo tardi.
7. E qui, gli occidentali – anche i “movimenti” - che sanno tutto (ma anche là, gli arabi addormentati da Al Jazeera), che hanno fatto? Non ha indignato quasi nessuno, nemmeno gli indignati, il macello che dura dall’inizio delle bombe (già: prima, i famosi 10mila o seimila morti erano stati un’invenzione. Lo hanno dichiarato gli stessi che l’avevano denunciato all’Onu…). Forse perché qui è dal 1945 che il cielo non ammazza di bombe e molti difettano di immaginazione. Adesso diranno: “Eh però era meglio processarlo…”. Siamo democratici e civili, noi gli altri li processiamo gli altri (noi stessi mai). Ammazziamo solo con le bombe e la rapina economica ed ecologica. Di cui le guerre come questa sono conseguenza e causa. Ma come mai non se ne rendono conto?
Autrice: Marinella Correggia / Fonte: comedonchisciotte.org
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2. Allucinante, un assassinio ordinato o compiuto direttamente dalla Nato dai paesi “democratici”. Dai paesi consumisti e militaristi, anche durante la crisi. Allucinante ma non per Ban Ki Moon, per il quale questa giornata è “storica” per la Libia. Ban Ki Moon è il segretario generale delle Nazioni Unite!! Lo stesso che non ha speso un parola su questa guerra, nemmeno sui civili di Sirte assediati e uccisi (e immaginarsi se può provare pietà per i soldati libici sui quali la nato ha fatto il tiro al tacchino. E Napolitano? Anche lui contento. Napolitano è il presidente della Repubblica italiana: ci rappresenta davvero questo guerrafondaio capo (il più accanito di tutti, a parlare di “iniziativa umanitaria”)? E i capi dell’Unione Europea che si compiacciono della nuova era? Ci rappresentano? Forse sì. Questo è l’”orrore su cui si fonda il consumismo” (frase di un’amica); sì, anche in tempi di crisi.
3. Oggi 20 ottobre vicino a Bani Walid è stato assassinato anche Sheik Ali, ottant’anni, capo tribale della tribù Warfalla. Uomo di pace, non aveva in casa nemmeno un fucile da caccia.
4. Non si è risparmiato nulla ai perdenti, per ridicolizzarli meglio. Un pro-Cnt (di quelli che senza la Nato non avrebbero fatto un passo) mostra la “pistola d’oro” che avrebbero trovato nelle tasche di Gheddafi! E poi naturalmente, dove l’hanno trovato ferito (è poi “morto in custodia”)? Saddam lo pescarono, barbone, in una buca, per avviarlo subito alla forca. Gheddafi, dicono, si era rifugiato ferito in un tubo di cemento sporgente dalla sabbia. Così hanno cercato di annullare il fatto che sia rimasto fino all’ultimo nel luogo della Libia più pericoloso, Sirte.
5. È stata la Nato a colpirlo? Ecco cosa dice il colonnello Lavoie in una di quelle dichiarazioni che a leggerle rivelerebbero altrettanti crimini di guerra o violazioni della risoluzione 1973 (alla quale la Nato ha continuato ad aggrapparsi): “aerei della Nato hanno colpito due veicoli militari pro-Gheddafi che facevano parte di un gruppo di veicoli militari che manovravano vicino a Sirte”. Allora ho chiesto all’ufficio stampa della Nato (cjtfuppress@jfcnp.nato.int): come mai avete colpito quei veicoli?”. Loro, coda di paglia, si lanciano in una excusatio non petita: “La Nato li ha colpiti perché erano una minaccia per i civili. La Nato non prende di mira individui specifici”. Allora ho risposto: “Non vi ho chiesto quale obiettivo specifico fosse quello. Ma in che modo minacciavano i civili? Dov’erano i civili minacciati?”. Allora hanno fatto rispondere a Lavoie: “given the nature of their conduct these armed vehicles continued to represent a threat towards civilians”. “Data la natura del loro comportamento, erano una minaccia. I combattimenti sono continuati fino alla caduta di Sirte”. Il tirapiedi di Lavoie aggiunge che non può aggiungere altro. Ma è chiarissimo: visto che Lavoie si riferisce ai combattimenti, significa che gli unici civili che la Nato ha voluto proteggere sin dall’inizio del resto, erano gli armati del Cnt. Ma ciò è illegale.
6. Dunque quando si farà un processo alla Nato sarà sempre troppo tardi.
7. E qui, gli occidentali – anche i “movimenti” - che sanno tutto (ma anche là, gli arabi addormentati da Al Jazeera), che hanno fatto? Non ha indignato quasi nessuno, nemmeno gli indignati, il macello che dura dall’inizio delle bombe (già: prima, i famosi 10mila o seimila morti erano stati un’invenzione. Lo hanno dichiarato gli stessi che l’avevano denunciato all’Onu…). Forse perché qui è dal 1945 che il cielo non ammazza di bombe e molti difettano di immaginazione. Adesso diranno: “Eh però era meglio processarlo…”. Siamo democratici e civili, noi gli altri li processiamo gli altri (noi stessi mai). Ammazziamo solo con le bombe e la rapina economica ed ecologica. Di cui le guerre come questa sono conseguenza e causa. Ma come mai non se ne rendono conto?
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Sembra proprio lui....anzi ce il popolo Libico a Misurata che fa la fila per andare a verificare se e proprio morto...e ci credo ,con quel che ha combinato in 40anni
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Marek ha scritto:Sembra proprio lui....anzi ce il popolo Libico a Misurata che fa la fila per andare a verificare se e proprio morto...e ci credo ,con quel che ha combinato in 40anni
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Marek ha scritto:Sembra proprio lui....anzi ce il popolo Libico a Misurata che fa la fila per andare a verificare se e proprio morto...e ci credo ,con quel che ha combinato in 40anni
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Di sosia ne aveva a decine....ma tv algiazira (in arabo) ,dice che lo hanno fatto fuori i suoi missionari (pagati 4000dollari al giorno da lui stesso) e il ragazzo lo aveva solo ferito...e pare che non si un sosiaAlaudae ha scritto:Marek ha scritto:Sembra proprio lui....anzi ce il popolo Libico a Misurata che fa la fila per andare a verificare se e proprio morto...e ci credo ,con quel che ha combinato in 40anni
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