LA MORTE DELLE API
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LA MORTE DELLE API
LIVORNO. «Se l´ape scomparisse dalla faccia della terra – diceva Albert Einstein - all´uomo non resterebbero che quattro anni di vita», una profezia che si tinge di inquietudine, visto che la moria delle api è diventata un problema mondiale, che riguarda da vicino l’agricoltura e la biodiversità, per l’indispensabile opera di impollinazione svolta da questi insetti. Il fenomeno è presente anche in Italia, uno dei maggiori produttori di miele di qualità del Pianeta, dove lo scorso anno sarebbero morte tra il 30 e il 50% delle popolazioni degli alveari, una cifra da estendere anche al resto dell’apicoltura europea. Negli Usa la situazione è ancora più drammatica ed è stato coniato un acronimo apposta per definirla:Ccd (Colony Collapse Disorder), in alcuni territori dell’America gli alveari sono stati devastati, con mortalità del 60 70%.
Per discutere di questa emergenza planetaria pressoché sconosciuta al grande pubblico che consuma miele a colazione (magari quello adulterato cinese, che di api non ne ha bisogno), l’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (Apat) ha organizzato oggi a Roma il workshop “Sindrome dello spopolamento degli alveari in Italia: approccio multidisciplinare alla individuazione delle cause e delle strategie di contenimento”, al quale sono intervenuti i massimi esperti italiani di apicoltura. L’Apat spiega che l’incontro «è servito soprattutto alla promozione della ricerca sul fenomeno e le sue cause, visto che sul tema esistono ancora pochi studi attendibili; l’Apat ha proposto anche la realizzazione di un Focal Point, per raccogliere e condividere i dati, oltre che promuovere e coordinare le attività volte alla conoscenza e al contenimento del problema. Si è parlato in particolare della situazione italiana, con un confronto tra ricercatori e rappresentanti delle associazioni di categoria e della pubblica amministrazione, alla ricerca di soluzioni condivise: tra le azioni prioritarie che si vogliono intraprendere, il monitoraggio del territorio per avere una stima attendibile della perdita di api in termini quali-quantitativi, la promozione della ricerca sulle malattie e i fattori ambientali che causano la perdita delle colonie, nonché la definizione di criteri affidabili per prevenire ulteriori morie».
Tra le ipotesi fatte, oltre alle virosi e alle parassitosi tipiche delle api, come la varroa, spesso frutto di introduzioni di specie alloctone e cattiva gestione degli alveari, ci sono ciil probabile disturbo causato dagli impulsi elettromagnetici sempre più onnipresenti e alcuni studi hanno fatto rilevare un forte impatto delle colture Ogm su questi insetti impollinatori. Ma l’Apat lancia l’allarme sulla presenza di un nuovo nemico delle api da non sottovalutare: «il ruolo del clima, perché un suo andamento irregolare può interrompere il flusso normale di nutrienti che sono necessari alle api per la loro crescita e sviluppo, indebolendo le difese dell’alveare; occorre quindi essere pronti ad intervenire con idonee integrazioni alimentari che sostituiscano il nettare e il polline raccolti dalle api».
Comunque e qualunque siano le cause, l’Apat spiega che «Le conseguenze non si limitano alla strage di insetti, con grave perdita di quella biodiversità la cui conservazione è sempre più fondamentale, ma possono ripercuotersi pesantemente su tutta l’agricoltura italiana, per l’insufficiente impollinazione delle piante, che può portare a una forte riduzione del raccolto. In Italia è stato calcolato che l’apporto economico dell’attività delle api al comparto agricolo è di circa 1600 milioni di euro l’anno (pari a 1240 euro per alveare). Considerato che nel 2007 sono stati perduti circa 200mila alveari, si evince che la perdita economica per mancata impollinazione si è aggirata sui 250 milioni di euro. Il problema è maggiormente sentito nel Nord del Paese, dove si sono persi fino alla metà degli alveari; danni pesanti anche al Centro, mentre le cose sembrano andare meglio nel Mezzogiorno».
In relazione alle dichiarazioni di APAT relative al nesso tra l’utilizzo di agrofarmaci e la moria delle api, Agrofarma – Associazione nazionale imprese agrofarmaci, che fa parte di Federchimica – desidera precisare che «le cause della moria delle api sono molteplici, tra le quali rientrano ad esempio la recrudescenza degli attacchi di Varroa, alcuni patogeni quali virus e Nosema, i cambiamenti climatici, l’inquinamento elettromagnetico. Tra queste concause l’impiego di agrofarmaci è solo un’ipotesi tra le altre».
Per discutere di questa emergenza planetaria pressoché sconosciuta al grande pubblico che consuma miele a colazione (magari quello adulterato cinese, che di api non ne ha bisogno), l’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (Apat) ha organizzato oggi a Roma il workshop “Sindrome dello spopolamento degli alveari in Italia: approccio multidisciplinare alla individuazione delle cause e delle strategie di contenimento”, al quale sono intervenuti i massimi esperti italiani di apicoltura. L’Apat spiega che l’incontro «è servito soprattutto alla promozione della ricerca sul fenomeno e le sue cause, visto che sul tema esistono ancora pochi studi attendibili; l’Apat ha proposto anche la realizzazione di un Focal Point, per raccogliere e condividere i dati, oltre che promuovere e coordinare le attività volte alla conoscenza e al contenimento del problema. Si è parlato in particolare della situazione italiana, con un confronto tra ricercatori e rappresentanti delle associazioni di categoria e della pubblica amministrazione, alla ricerca di soluzioni condivise: tra le azioni prioritarie che si vogliono intraprendere, il monitoraggio del territorio per avere una stima attendibile della perdita di api in termini quali-quantitativi, la promozione della ricerca sulle malattie e i fattori ambientali che causano la perdita delle colonie, nonché la definizione di criteri affidabili per prevenire ulteriori morie».
Tra le ipotesi fatte, oltre alle virosi e alle parassitosi tipiche delle api, come la varroa, spesso frutto di introduzioni di specie alloctone e cattiva gestione degli alveari, ci sono ciil probabile disturbo causato dagli impulsi elettromagnetici sempre più onnipresenti e alcuni studi hanno fatto rilevare un forte impatto delle colture Ogm su questi insetti impollinatori. Ma l’Apat lancia l’allarme sulla presenza di un nuovo nemico delle api da non sottovalutare: «il ruolo del clima, perché un suo andamento irregolare può interrompere il flusso normale di nutrienti che sono necessari alle api per la loro crescita e sviluppo, indebolendo le difese dell’alveare; occorre quindi essere pronti ad intervenire con idonee integrazioni alimentari che sostituiscano il nettare e il polline raccolti dalle api».
Comunque e qualunque siano le cause, l’Apat spiega che «Le conseguenze non si limitano alla strage di insetti, con grave perdita di quella biodiversità la cui conservazione è sempre più fondamentale, ma possono ripercuotersi pesantemente su tutta l’agricoltura italiana, per l’insufficiente impollinazione delle piante, che può portare a una forte riduzione del raccolto. In Italia è stato calcolato che l’apporto economico dell’attività delle api al comparto agricolo è di circa 1600 milioni di euro l’anno (pari a 1240 euro per alveare). Considerato che nel 2007 sono stati perduti circa 200mila alveari, si evince che la perdita economica per mancata impollinazione si è aggirata sui 250 milioni di euro. Il problema è maggiormente sentito nel Nord del Paese, dove si sono persi fino alla metà degli alveari; danni pesanti anche al Centro, mentre le cose sembrano andare meglio nel Mezzogiorno».
In relazione alle dichiarazioni di APAT relative al nesso tra l’utilizzo di agrofarmaci e la moria delle api, Agrofarma – Associazione nazionale imprese agrofarmaci, che fa parte di Federchimica – desidera precisare che «le cause della moria delle api sono molteplici, tra le quali rientrano ad esempio la recrudescenza degli attacchi di Varroa, alcuni patogeni quali virus e Nosema, i cambiamenti climatici, l’inquinamento elettromagnetico. Tra queste concause l’impiego di agrofarmaci è solo un’ipotesi tra le altre».
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Re: LA MORTE DELLE API
Marius ha scritto:old news
verissimo, ma non se ne parla mai eppure questo è un altro dei problemi che continuano ad affliggere il pianeta ed i suoi abitanti: niente api, come diceva einstein, significa -4 anni, la qual cosa ci porterebbe ancora una volta precisi alla data......
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Re: LA MORTE DELLE API
dicevo vecchia news in quanto non più veritiera.Alaudae ha scritto:Marius ha scritto:old news
verissimo, ma non se ne parla mai eppure questo è un altro dei problemi che continuano ad affliggere il pianeta ed i suoi abitanti: niente api, come diceva einstein, significa -4 anni, la qual cosa ci porterebbe ancora una volta precisi alla data......
le api sono ricomparse dapertutto.
Tornano le Api, il Mondo Continua
Gli Insetti Ripopolano la California: Sollievo di Ambientalisti e Climatologi
NEW YORK
Coraggio, l’uomo ha ancora davanti a sè almeno altri quattro anni di vita. Le api sono ricomparse, questa primavera, proprio là dove avevano iniziato a scomparire tre anni fa: la California del sud, con le sue sterminate piantagioni di mandorli che di questa stagione si riempiono di miliardi di fiori pronti a dare e ricevere polline.
Nel 2006 fu lanciato il primo grido angosciato perchè gli insetti si erano presentati all’appuntamento a ranghi molto ridotti: dal 30 al 50 percento in meno. Fiori che si seccavano e cadevano dagli alberi restando signorini, agricoltori disperati, una catastrofe. Ci fu chi, immancabilmente, citò la presunta frase di Einstein: «Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita». Fatti i conti, fino al 2010. Ora, a tempo quasi scaduto, il miracolo. Questa primavera, di fronte ai miliardi di fiori in trepidante attesa di essere deflorati, si sono inaspettatamente schierate intere divisioni di operaie pronte a fare il loro dovere fino in fondo e a salvare, così, il mondo, l’umanità, ma soprattutto il ricchissimo mercato delle madorle californiane. L’80 percento delle mandorle di tutto il mondo, mica poco.
Re: LA MORTE DELLE API
Tornano le Api, il Mondo Continua.: così come va adesso, api o non api, il mondo non ha futuro, vuoi per il clima, vuoi per l'imbecillità umana dilagante, vuoi per problemi astronomici infinitamente più grandi di questo piccolo pianeta e della sua fauna&flora, non è forse vero? questo fatto delle api che tornano, poi, cosa significa? forse una proroga? strano, comunque.
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Re: LA MORTE DELLE API
Da un altro forum:
"Ma scherzi? Ti sei informato bene?
Le api sono tornate! E in numero maggiore di prima, si dice che sia successo perchè l'ambiente ora è più pulito di un tempo, grazie alla riduzione dell'uso dei pesticidi nei campi e alla buona volontà delle persone che finalmente hanno capito l'importanza di preservare l'ecosistema, vivendo in armonia con esso. Alcuni insetti sono stati addirittura visti cantare e ballare felici mentre con segnali evidenti, invitavano i loro simili a ripopolare la zona! A breve ritorneranno anche i pipistrelli e il miglioramento globale convincerà le balene a smetterla di suicidarsi sulle più belle spiagge del mondo infastidendo i turisti occasionali."
"Ma scherzi? Ti sei informato bene?
Le api sono tornate! E in numero maggiore di prima, si dice che sia successo perchè l'ambiente ora è più pulito di un tempo, grazie alla riduzione dell'uso dei pesticidi nei campi e alla buona volontà delle persone che finalmente hanno capito l'importanza di preservare l'ecosistema, vivendo in armonia con esso. Alcuni insetti sono stati addirittura visti cantare e ballare felici mentre con segnali evidenti, invitavano i loro simili a ripopolare la zona! A breve ritorneranno anche i pipistrelli e il miglioramento globale convincerà le balene a smetterla di suicidarsi sulle più belle spiagge del mondo infastidendo i turisti occasionali."
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Re: LA MORTE DELLE API
Botolino ha scritto:Da un altro forum:
"Ma scherzi? Ti sei informato bene?
Le api sono tornate! E in numero maggiore di prima, si dice che sia successo perchè l'ambiente ora è più pulito di un tempo, grazie alla riduzione dell'uso dei pesticidi nei campi e alla buona volontà delle persone che finalmente hanno capito l'importanza di preservare l'ecosistema, vivendo in armonia con esso. Alcuni insetti sono stati addirittura visti cantare e ballare felici mentre con segnali evidenti, invitavano i loro simili a ripopolare la zona! A breve ritorneranno anche i pipistrelli e il miglioramento globale convincerà le balene a smetterla di suicidarsi sulle più belle spiagge del mondo infastidendo i turisti occasionali."
punto divista da non sottovalutare...
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moria api e articoli pseudoscientifici
Marius ha scritto:http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2010/02/05/visualizza_new.html_1681271636.html
un altra notizia..
Ogni tanto leggo nel web degli articoli a dir poco scandalosi.
Vorrei mettere il link o riportarli, ma poi penso che dopo tutto, sarebbe una forma di pubblicità che sicuramente non meritano; certe cose vanno semplicemente ignorate. Purtroppo però, l'opinione pubblica in generale, non è molto informata su gli organismi GM e quindi potrebbe prendere per vere, delle menzogne scritte ad arte da chi ha grossi interessi alle spalle. Certo, oggi ho letto un articolo da un sito che si vanta di fare informazione pubblica; in questo caso bisognerebbe intraprendere una qualche lezione legale, perchè un conto sono i pensieri sballati di qualche persona privata che scrive nel proprio blog, un altra cosa è un articolo giornalistico che dovrebbe diffondere notizie veritiere e super partes....Si è vero...pura follia. Ma veniamo al dunque. L'articolo, che più mi ha dato fastidio e stato quello in cui si diceva che le api stanno morendo a causa degli insetticidi dati alle colture non OGM e che quindi se si adottassero esclusivamente colture GM, si fermerebbe la moria di api. Allora, le cose sono due: O chi l'ha scritto è un emerito ignorante in materia e farebbe meglio facesse delle distensive passeggiate all'aria aperta, invece che scrivere cazzate di questo genere, o l'articolo è stato scritto da chi ha grossi interessi in gioco, o da una multinazionale direttamente con l'avvallo di chi ha firmato questa roba ( roba perchè non si può chiamare articolo)
La maggior parte delle colture OGM, non sono state create per evitare l'irrorazione di insetticidi, ma esattamente l'opposto, e cioè per resistere a insetticidi specifici e più potenti!
Inoltre, è stato appurato, da numerosi studi seri e scientifici, che le api muoiono a CAUSA del polline OGM. Questo polline che contiene in se fattori estranei al mondo vegetale, induce una modificazione della flora intestinale delle api, che muoiono di dissenteria.
Per ultimo, i costosissimi semi OGM, vengono conciati con potenti insetticidi, proprio per evitare che possano essere divorati da larve terricole o ammuffire, ebbene anche in questo caso, si è dimostrato scientificamente, che addirittura questo insetticida è così potente, che causa moria di api, non solo al momento della semina, ma anche, quando l'ape va a succhiare le goccioline di guttazione delle gemme, per produrre propoli.
Chi scrive (io) è un agrotecnico, vorrei sapere la qualifica degli "scienziati" che scrivono certi articoli!! E poi diciamo una volta per tutte che A. Einstein, non ha mai detto che quando moriranno le api si estinguerà l'uomo; è una bufala! Ma questo sarà eventualmente un altro post.
Informatevi prima di scrivere ignoranti!!!
Pubblicato da Attentialweb a 20.48
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Re: LA MORTE DELLE API
Oltre a fornirci da sempre il nettare degli Dei, le api rappresentano un indicatore ambientale straordinariamente sensibile.
Le api non apprezzano ad esempio i campi Ogm, li evitano accuratamente e a quanto pare trasmettono messaggi di allarme anche alle loro compagne che non hanno ancora sorvolato coltivazioni transgeniche. Ma che fossero gravemente minacciate anche dalle onde elettromagnetiche dei nostri cellulari è una spiacevole novità, annunciata da alcuni studiosi tedeschi dell’Università di Landau: gli insetti, secondo le loro ricerche, rifiutano di rientrare negli alveari se nei paraggi vengono piazzati ripetitori o congegni elettromagnetici.
Il loro sistema di «navigazione» ne verrebbe sconvolto, al punto che non riuscirebbero più a ritrovare la strada per le arnie.
Quel che preoccupa ancor di più è la moria di api che negli ultimi anni, dati alla mano, sarebbe aumentata in maniera esponenziale…. I telefonini provocherebbero quello che in termini scientifici viene definito «Colony collapse disorder», ovvero la morte degli insetti lontano da casa. Il fenomeno, registrato dallo scorso autunno negli Usa, è stato segnalato anche in Europa, dapprima in Spagna, ora anche in Germania e Inghilterra. La misteriosa malattia sta decimando le api americane, mettendo a repentaglio l’impollinazione di molte colture e provocando danni per centinaia di migliaia di dollari. Negli ultimi tempi gli apicoltori di una ventina di Stati americani hanno registrato perdite fino all’80 per cento della popolazione di api. Un fenomeno inconsueto per diffusione e gravità.
Le api sono una risorsa economica enorme della natura. Un alveare contiene fino a 50.000 insetti, in Europa ci sono miliardi di api e ogni volta che una esce dall’alveare impollina un centinaio di fiori, «lavoro» che produce, solo nell’Unione Europea, miliardi di euro. L’importanza dell’impollinazione è incommensurabile per l’ecosistema: senza api centinaia di piante scomparirebbero. Eppure i miracolosi insetti scompaiono dai campi a ritmo serrato. Gli apicoltori ne trovano sempre di più morte sotto gli alveari e la produzione di miele cala in tutto il mondo. Colpa della chimica in agricoltura, certamente, e anche dei cambiamenti climatici. Secondo un rapporto del World Watch Institute un terzo degli alveari di ape domestica è già scomparso e la stessa sorte tocca alle specie selvatiche. Al danno naturale si aggiunge quello economico perché il valore dell’ impollinazione delle piante è stimabile intorno ai 10 miliardi di euro l’anno nel mondo.
Ulteriori dubbi, dunque, si addensano su ripetitori e cellulari: che siano dannosi lo si sospetta da tempo, e molte ricerche, anche se contrastate da studi di segno opposto, lo affermano. Un’indagine finlandese di qualche anno, per esempio, affermava che l’uso eccessivo e decennale del telefono cellulare può aumentare del 40 per cento il rischio di sviluppare un tumore al cervello. Una ricerca svedese dice invece che le onde elettromagnetiche sono in grado di distruggere le cellule cerebrali.
In ogni caso qualunque sia la spiegazione della moria di api, Einstein ci aveva avvisato: <<Se le api scompariranno all’uomo resteranno solo quattro anni di vita».
P.S. Qualcuno dice che in realtà non ci sono prove che sia stato Einstein a pronunciare quella frase, ma qualunque sia la provenienza di questa profezia la mia coscienza mi dice di preoccuparmi …
http://www.alessandrocaruso.it/blog/?p=44
cercando di avere un'idea la più vicina possibile alla realtà dei fatti..
Le api non apprezzano ad esempio i campi Ogm, li evitano accuratamente e a quanto pare trasmettono messaggi di allarme anche alle loro compagne che non hanno ancora sorvolato coltivazioni transgeniche. Ma che fossero gravemente minacciate anche dalle onde elettromagnetiche dei nostri cellulari è una spiacevole novità, annunciata da alcuni studiosi tedeschi dell’Università di Landau: gli insetti, secondo le loro ricerche, rifiutano di rientrare negli alveari se nei paraggi vengono piazzati ripetitori o congegni elettromagnetici.
Il loro sistema di «navigazione» ne verrebbe sconvolto, al punto che non riuscirebbero più a ritrovare la strada per le arnie.
Quel che preoccupa ancor di più è la moria di api che negli ultimi anni, dati alla mano, sarebbe aumentata in maniera esponenziale…. I telefonini provocherebbero quello che in termini scientifici viene definito «Colony collapse disorder», ovvero la morte degli insetti lontano da casa. Il fenomeno, registrato dallo scorso autunno negli Usa, è stato segnalato anche in Europa, dapprima in Spagna, ora anche in Germania e Inghilterra. La misteriosa malattia sta decimando le api americane, mettendo a repentaglio l’impollinazione di molte colture e provocando danni per centinaia di migliaia di dollari. Negli ultimi tempi gli apicoltori di una ventina di Stati americani hanno registrato perdite fino all’80 per cento della popolazione di api. Un fenomeno inconsueto per diffusione e gravità.
Le api sono una risorsa economica enorme della natura. Un alveare contiene fino a 50.000 insetti, in Europa ci sono miliardi di api e ogni volta che una esce dall’alveare impollina un centinaio di fiori, «lavoro» che produce, solo nell’Unione Europea, miliardi di euro. L’importanza dell’impollinazione è incommensurabile per l’ecosistema: senza api centinaia di piante scomparirebbero. Eppure i miracolosi insetti scompaiono dai campi a ritmo serrato. Gli apicoltori ne trovano sempre di più morte sotto gli alveari e la produzione di miele cala in tutto il mondo. Colpa della chimica in agricoltura, certamente, e anche dei cambiamenti climatici. Secondo un rapporto del World Watch Institute un terzo degli alveari di ape domestica è già scomparso e la stessa sorte tocca alle specie selvatiche. Al danno naturale si aggiunge quello economico perché il valore dell’ impollinazione delle piante è stimabile intorno ai 10 miliardi di euro l’anno nel mondo.
Ulteriori dubbi, dunque, si addensano su ripetitori e cellulari: che siano dannosi lo si sospetta da tempo, e molte ricerche, anche se contrastate da studi di segno opposto, lo affermano. Un’indagine finlandese di qualche anno, per esempio, affermava che l’uso eccessivo e decennale del telefono cellulare può aumentare del 40 per cento il rischio di sviluppare un tumore al cervello. Una ricerca svedese dice invece che le onde elettromagnetiche sono in grado di distruggere le cellule cerebrali.
In ogni caso qualunque sia la spiegazione della moria di api, Einstein ci aveva avvisato: <<Se le api scompariranno all’uomo resteranno solo quattro anni di vita».
P.S. Qualcuno dice che in realtà non ci sono prove che sia stato Einstein a pronunciare quella frase, ma qualunque sia la provenienza di questa profezia la mia coscienza mi dice di preoccuparmi …
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moria delle api
Pubblichiamo un breve articolo sulla moria delle api negli Stati Uniti, dove, come in Europa ed altrove, il problema si sta acuendo. Era dunque probabilmente un'invenzione giornalistica la recente notizia, secondo la quale gli imenotteri erano tornati in gran numero in California.
Giova ricordare che le cause principali della moria sono i campi elettromagnetici, le colture geneticamente modificate, i neonicotinoidi e le scie chimico-biologiche contenenti, oltre al gel di silicio, anche virus. Di fronte a tale quadro appare per lo meno grottesco che si tenti di arginare il problema con vaccini prodotti da una società specializzata in biotecnologia... E' come affidare un paziente alle amorevoli cure del dottor Mengele.
Il Dipartimento statunitense dell’agricoltura ha confermato i dati di Pettis et al. usciti su PloS-One a proposito del calo del numero delle api: 31% nel 2007, 37% nel 2008. Non si è notato alcun miglioramento, nonostante i principali apicoltori siano seguiti dai centri di ricerca, applichino i trattamenti anti-varroa, rinnovino le famiglie con nuove regine, senza mischiarle con quelle precedenti, curino questi imenotteri con fungicidi per la Nosema ceranae, un parassita diffuso negli Sati Uniti come nei paesi affacciati al Mediterraneo…
Stamattina mi ha chiamato un amico israeliano che produce vini spesso pregiati (non gliene rimane quasi più, solo poche bottiglie tenute da parte per i vecchi clienti). Abbiamo discusso della mortalità delle api che in Israele è dovuta anche alla siccità; abbiamo accennato anche alle promesse (sic) del vaccino “orale” Remebee. E’ stato messo a punto dal genetista Ilan Sela che aveva isolato il virus della paralisi acuta (I.A.P.V.), i cui sintomi corrispondono in parte a quelli della sindrome da spopolamento degli alveari o C.C.D.
Il vaccino è finanziato e prodotto dalla Beeologics, una nuova azienda biotecnologica di Miami e l’anno scorso è stato usato nell'ambito di un test clinico da Jamie Ellis dell’Università della Florida. Altri tests dovrebbe essere esefuiti, ma - a quanto sento dire - non ha dimostrato una grande efficacia.
http://www.tankerenemy.com/2009/04/moria-delle-api-il-problema-si-aggrava.html
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Re: LA MORTE DELLE API
le api sono fondamentali per tutta una serie di cose speriamo prendano provedimenti subito
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Re: LA MORTE DELLE API
cristian ha scritto:le api sono fondamentali per tutta una serie di cose speriamo prendano provedimenti subito
"Giova ricordare che le cause principali della moria sono i campi elettromagnetici, le colture geneticamente modificate, i neonicotinoidi e le scie chimico-biologiche contenenti, oltre al gel di silicio, anche virus. Di fronte a tale quadro appare per lo meno grottesco che si tenti di arginare il problema con vaccini prodotti da una società specializzata in biotecnologia.."
...infatti, Cristian, ci stanno pensando, eccome!
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Re: LA MORTE DELLE API
prendiamo solo i campi magnetici: chi di noi sarebbe disposto, per salvare la situazione, a disfarsi del cellulare, computer, radio, TV ecc. ecc.?Alaudae ha scritto:cristian ha scritto:le api sono fondamentali per tutta una serie di cose speriamo prendano provedimenti subito
"Giova ricordare che le cause principali della moria sono i campi elettromagnetici, le colture geneticamente modificate, i neonicotinoidi e le scie chimico-biologiche contenenti, oltre al gel di silicio, anche virus. Di fronte a tale quadro appare per lo meno grottesco che si tenti di arginare il problema con vaccini prodotti da una società specializzata in biotecnologia.."
...infatti, Cristian, ci stanno pensando, eccome!
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Re: LA MORTE DELLE API
se lo chiedi a me subito anche adesso vivrei senz'altro meglio avvisandomi in tempo ovviamente in modo da salvarmi nella mia agendina personale tutti gli indirizzi cap etc di chi mi interessaAlaudae ha scritto:prendiamo solo i campi magnetici: chi di noi sarebbe disposto, per salvare la situazione, a disfarsi del cellulare, computer, radio, TV ecc. ecc.?Alaudae ha scritto:cristian ha scritto:le api sono fondamentali per tutta una serie di cose speriamo prendano provedimenti subito
"Giova ricordare che le cause principali della moria sono i campi elettromagnetici, le colture geneticamente modificate, i neonicotinoidi e le scie chimico-biologiche contenenti, oltre al gel di silicio, anche virus. Di fronte a tale quadro appare per lo meno grottesco che si tenti di arginare il problema con vaccini prodotti da una società specializzata in biotecnologia.."
...infatti, Cristian, ci stanno pensando, eccome!
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Re: LA MORTE DELLE API
Lo credo che se fosse per te ne potremmo fare tutti a meno, ma come te ce ne sarà qualche migliaio mentre su questo pianeta saremo occhio e croce sui settemiliardi..e comunque anche se noi cessassimo le trasmissioni saremmo comunque intasati di campi magnetici. uno si crede di stare al mare o in montagna a respirare aria buona lontano da inquinamenti vari..ma da quelle onde non hai scampo in un mondo che va via radio
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Re: LA MORTE DELLE API
speriamo allora in una bella tempesta solare da far saltare tutto il banco spero che in questi anni abbiamo salvato (banche stato e tutti) i dati scritti da qualche parte senno' poi sono cavoli amari per tuttiAlaudae ha scritto:Lo credo che se fosse per te ne potremmo fare tutti a meno, ma come te ce ne sarà qualche migliaio mentre su questo pianeta saremo occhio e croce sui settemiliardi..e comunque anche se noi cessassimo le trasmissioni saremmo comunque intasati di campi magnetici. uno si crede di stare al mare o in montagna a respirare aria buona lontano da inquinamenti vari..ma da quelle onde non hai scampo in un mondo che va via radio
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Re: LA MORTE DELLE API
cristian ha scritto:speriamo allora in una bella tempesta solare da far saltare tutto il banco spero che in questi anni abbiamo salvato (banche stato e tutti) i dati scritti da qualche parte senno' poi sono cavoli amari per tuttiAlaudae ha scritto:Lo credo che se fosse per te ne potremmo fare tutti a meno, ma come te ce ne sarà qualche migliaio mentre su questo pianeta saremo occhio e croce sui settemiliardi..e comunque anche se noi cessassimo le trasmissioni saremmo comunque intasati di campi magnetici. uno si crede di stare al mare o in montagna a respirare aria buona lontano da inquinamenti vari..ma da quelle onde non hai scampo in un mondo che va via radio
ben arguito, Cristian. ma se le cose vanno in una certa maniera...il salvataggio dei dati sarà l'ultimo dei nostri problemi, non so se mi spiego. staremo a vedere
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STRAGE DELLE API? ARRIVA L’ESERCITO
Da anni gli scienziati si chiedono che cosa stia succedendo alle api. Negli Usa in particolare: dal 2006, secondo i ricercatori, si è dissolto tra il 20 e il 40% delle colonie di api. Percentuali simili a quelle di altri Paesi, ma negli Usa, dove il giro d’affari dell’apicoltura vale 15 miliardi di dollari l’anno e (dicono gli esperti) le api hanno a che fare con un terzo del cibo che viene consumato, la questione è presa molto sul serio. Tanto da aver generato una vera guerra tra esperti o presunti tali.
Il “collasso degli alveari” (questo il termine tecnico) è difficile da studiare perché le api, al momento di morire, lasciano l’alveare e si disperdono. Muoiono sole, insomma, e lontano dall’habitat abituale, quindi è più complicato capire che cosa le abbia uccise. Quando il fenomeno si è manifestato, ambientalisti e agricoltori hanno puntato l’indice Apicontro i pesticidi, in particolare i “neonicotinoidi” che, negli Usa, sono uno dei prodotti di punta della Bayer Crop Science, filiale del gigante farmaceutico tedesco Bayer. Le accuse, ovviamente sempre respinte dall’azienda, non ha prodotto granché di concreto, a parte una class action di 13 apicultori del Nord Dakota avviata nel 2003.
In quella causa, gli agricoltori si avvalevano della consulenza di un gruppo di esperti tra i quali c’era anche il professor Jerry Bromenshenk dell’Università del Montana, fondatore del Bee Alert Technology (un’azienda appunto specializzata nei sistemi di cura e difesa degli alveari) e considerato uno dei massimi specialisti del famoso “collasso”.
Qualche giorno fa Bromenshenk è tornato alla ribalta per due ragioni. La prima è che il suo Bee Alert è riuscito a siglare un accordo di collaborazione nientemeno che con l’Edgewood Chemical Biological Center, cioè con il laboratorio di punta dell’esercito Usa in fatto di armi chimiche e batteriologiche. La seconda è che il professore, in accordo con gli scienziati militari, ha annunciato di aver forse individuato la causa della moria delle api: la micidiale combinazione di un virus e di un fungo. Bromenshenk ha poi precisato, in una serie di interventi, che i virus sono molteplici, che la combinazione virus-fungo è ancora tutta da studiare e, insomma, ha cercato di ridimensionare gli entusiasmi. Ma intanto…
La mappa degli Stati Usa colpiti dal "collasso delle api", tracciata dallo stesso professor Bromenshenk.
Le polemiche sono scoppiate proprio a causa della biografia di Bromenshenk che qualche anno fa ha abbandonato gli apicultori al loro destino, si è ritirato dal gruppo dei consulenti nella causa collettiva contro i pesticidi e ha accettato un finanziamento proprio dalla Bayer. La sua ultima tesi non ha convinto tutti. Anzi: ci sono molti che lo accusano di aver trovato il modo perfetto per allontanare tutti i sospetti dai pesticidi e, quindi, per evitare alla Bayer che lo finanzia ogni rischio di indennizzi miliardari. Quello che non si capisce, e che nessuno per ora ha indagato, è che cosa pensino di “guadagnarci” dall’affare delle api gli scienziati militari esperti di armi chimiche. Chissà?
http://www.fulvioscaglione.com/index.php/usa/strage-delle-api-arriva-lesercito/
Il “collasso degli alveari” (questo il termine tecnico) è difficile da studiare perché le api, al momento di morire, lasciano l’alveare e si disperdono. Muoiono sole, insomma, e lontano dall’habitat abituale, quindi è più complicato capire che cosa le abbia uccise. Quando il fenomeno si è manifestato, ambientalisti e agricoltori hanno puntato l’indice Apicontro i pesticidi, in particolare i “neonicotinoidi” che, negli Usa, sono uno dei prodotti di punta della Bayer Crop Science, filiale del gigante farmaceutico tedesco Bayer. Le accuse, ovviamente sempre respinte dall’azienda, non ha prodotto granché di concreto, a parte una class action di 13 apicultori del Nord Dakota avviata nel 2003.
In quella causa, gli agricoltori si avvalevano della consulenza di un gruppo di esperti tra i quali c’era anche il professor Jerry Bromenshenk dell’Università del Montana, fondatore del Bee Alert Technology (un’azienda appunto specializzata nei sistemi di cura e difesa degli alveari) e considerato uno dei massimi specialisti del famoso “collasso”.
Qualche giorno fa Bromenshenk è tornato alla ribalta per due ragioni. La prima è che il suo Bee Alert è riuscito a siglare un accordo di collaborazione nientemeno che con l’Edgewood Chemical Biological Center, cioè con il laboratorio di punta dell’esercito Usa in fatto di armi chimiche e batteriologiche. La seconda è che il professore, in accordo con gli scienziati militari, ha annunciato di aver forse individuato la causa della moria delle api: la micidiale combinazione di un virus e di un fungo. Bromenshenk ha poi precisato, in una serie di interventi, che i virus sono molteplici, che la combinazione virus-fungo è ancora tutta da studiare e, insomma, ha cercato di ridimensionare gli entusiasmi. Ma intanto…
La mappa degli Stati Usa colpiti dal "collasso delle api", tracciata dallo stesso professor Bromenshenk.
Le polemiche sono scoppiate proprio a causa della biografia di Bromenshenk che qualche anno fa ha abbandonato gli apicultori al loro destino, si è ritirato dal gruppo dei consulenti nella causa collettiva contro i pesticidi e ha accettato un finanziamento proprio dalla Bayer. La sua ultima tesi non ha convinto tutti. Anzi: ci sono molti che lo accusano di aver trovato il modo perfetto per allontanare tutti i sospetti dai pesticidi e, quindi, per evitare alla Bayer che lo finanzia ogni rischio di indennizzi miliardari. Quello che non si capisce, e che nessuno per ora ha indagato, è che cosa pensino di “guadagnarci” dall’affare delle api gli scienziati militari esperti di armi chimiche. Chissà?
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Re: LA MORTE DELLE API
Ma e vero ,che se scompaiano tutte le api avremo solo 4 anni di vita??
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Re: LA MORTE DELLE API
Marek ha scritto:Ma e vero ,che se scompaiano tutte le api avremo solo 4 anni di vita??
se non sono quattro poco ci manca data l'utilità fondamentale del lavoro delle api
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Re: LA MORTE DELLE API
sapevo che se sparissero tutte le api del mondo si creerebbe un disatro totale ma non sapevo questa cosa dei 3 /6 annimir2012 ha scritto:da un mnimo di 3 anni ad un massimo di 6
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Re: LA MORTE DELLE API
cristian ha scritto:sapevo che se sparissero tutte le api del mondo si creerebbe un disatro totale ma non sapevo questa cosa dei 3 /6 annimir2012 ha scritto:da un mnimo di 3 anni ad un massimo di 6
temo che sia vero...
Ultima modifica di Alaudae il Gio 28 Ott - 19:52:37 - modificato 1 volta.
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Re: LA MORTE DELLE API
Ma non credo che il problema sia 3/6 oppure anche 10 anni.Il problema che,con loro, e segnata anche la nortra fine. E se non cetrcheremo tutti insime di fare del nostro meglio,sarà lunico destino possibile.
Ache se, personalmente la penso come Ala,gli stolti ,assieme al dio denaro hanno fatto l'irrimediabile.
Non ci rimane che attendere e guardare.....
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