nuove scoperte
2 partecipanti
Pagina 1 di 1
L1448-MM, una protostella con 'fontane' d'acqua
Illustrazione artistica di una protostella. Credit: NASA/ Caltech
di Corrado Ruscica
Situata a circa 750 anni-luce nella costellazione di Perseo, a destra delle Pleiadi visibili nella costellazione del Toro, un gruppo di astronomi guidati da Lars E. Kristensen della Leiden University hanno identificato una protostella, denominata L1448-MM, di "piccola taglia", cioè all'inizio della sua fase di evoluzione stellare, che "spara" flussi giganteschi di acqua ad impulsi dalle regioni polari.
In questo processo, che non ha precedenti, ogni getto d'acqua è l'equivalente del flusso che si riversa ogni secondo nel fiume dell'Amazzonia moltiplicato cento milioni di volte. Inoltre, questo processo produce enormi onde d'urto attorno alla stella "cospargendo" l'Universo di una grandissima quantità di acqua.
Link
Alaudae- Moderatore Globale
- Utente SuperAttivo :
La verità si sottrae all'evidenza
attraverso la sua inverosimilità.
Eraclito, 500 aC
Mio stato d'animo :
Animale Preferito :
Il mio Sesso :
Segno Zodiacale :
La mia forza :
Messaggi : 14966
Età : 76
Netiquette :
Località : Roma
Nazione :
Data d'iscrizione : 26.06.09
Punti : 27767
ecco un Buco Nero: individuato grazie alle emissioni radio
Un buco nero 'smascherato' dalla forte emissione radio: per la prima volta gli astrofisici hanno potuto puntare a colpo sicuro i telescopi su un oggetto cosi' misterioso. Il risultato e' pubblicato su Nature dal gruppo di ricerca della Graduate University for Advanced Studies di Tokyo, coordinato da Kazuhiro Hada.
Le osservazioni hanno permesso di scoprire che la sorgente dei getti responsabili delle emissioni radio e' piu' vicina del previsto al buco nero. Si pensa che i getti che provengono dai nuclei galattici attivi siano alimentati dal materiale di accrescimento del buco nero supermassiccio, ovvero il materiale che viene attratto dal buco nero e che precipita al suo interno.
In pratica questi oggetti, che funzionano come mostruose aspirapolveri cosmiche che attirano a loro gas e polveri grazie ad una potentissima forza gravitazionale, non ingoiano tutta la materia che aspirano: qualche 'briciola' riesce a sfuggire e forma i potenti getti ad alta energia che fuoriescono dal centro delle galassie che ospitano i buchi neri.
Osservazioni radio dei getti emessi nella galassia M87, condotte con il Long Baseline Array (Vlba) situato tra le Isole Vergini e le Hawaii, hanno permesso al gruppo di ricerca di determinare per la prima volta con grande precisione la posizione del buco nero rispetto alla regione che emette onde radio.
Finora, infatti, la posizione del buco nero rispetto al getto era restata sfuggente.
Lo studio ha scoperto che questa regione nella galassia osservata e' situata a una distanza di un centesimo di anno luce del buco nero. La tecnica, secondo i ricercatori, potrebbe aprire la strada a metodi per ottenere immagini dirette e ad alta risoluzione del flusso di accrescimento del buco nero e della regione dove e' prodotto il getto. Tali osservazioni consentiranno di comprendere l'origine dei getti e i meccanismi con cui i buchi neri rilasciano le briciole di materiale che alimenta i getti.
fonte ANSA
Link
"qualche 'briciola' riesce a sfuggire e forma i potenti getti ad alta energia che fuoriescono dal centro delle galassie che ospitano i buchi neri" oppure viene rifiutata??
Alaudae- Moderatore Globale
- Utente SuperAttivo :
La verità si sottrae all'evidenza
attraverso la sua inverosimilità.
Eraclito, 500 aC
Mio stato d'animo :
Animale Preferito :
Il mio Sesso :
Segno Zodiacale :
La mia forza :
Messaggi : 14966
Età : 76
Netiquette :
Località : Roma
Nazione :
Data d'iscrizione : 26.06.09
Punti : 27767
nuove scoperte
Un satellite della MGU ha fatto nuove scoperte nello spazio cosmico
| 13.10.2011, 18:25 |
Il satellite “Tatiana-2” dell’Università Statale di Mosca (MGU) ha individuato nello spazio cosmico degli esclusivi fenomeni fisici. Il riferimento è a manifestazioni luminose atmosferiche di breve durata che si osservano nelle zone del globo terrestre dove non avvengono temporali, fulmini e nuvolosità.Il programma scientifico di “Tatiana-2” rappresenta una prosecuzione degli studi avviati nel 2005. Allora negli strati superiori dell’atmosfera terrestre erano state registrate delle manifestazioni luminose atmosferiche di breve durata che si chiamano sprite, elfi e flussi azzurri. Secondo gli scienziati, sono legati ai fenomeni temporaleschi. Ora il satellite ha individuato delle protuberanze atmosferiche anche laddove non devono esserci. Fonte: La Voce della Russia. |
Alaudae- Moderatore Globale
- Utente SuperAttivo :
La verità si sottrae all'evidenza
attraverso la sua inverosimilità.
Eraclito, 500 aC
Mio stato d'animo :
Animale Preferito :
Il mio Sesso :
Segno Zodiacale :
La mia forza :
Messaggi : 14966
Età : 76
Netiquette :
Località : Roma
Nazione :
Data d'iscrizione : 26.06.09
Punti : 27767
Scoperti i tre esopianeti più piccoli
Utilizzando i dati resi pubblici dalla missione Kepler, un team condotto da astronomi del CalTech ha scoperto tre esopianeti rocciosi più piccoli della Terra, in orbita stretta attorno a una stella nana rossa. Il minore ha dimensioni simili a Marte.
I due esopianeti Kepler-20e e Kepler-20f hanno mantenuto per neanche un mese il primato di più piccoli mai scoperti. Arriva infatti la notizia che tra i pianeti rintracciati dal satellite Kepler ve ne sono tre ancora più piccoli: due hanno un raggio che è circa tre quarti quello della Terra, mentre il minore ha dimensioni paragonabili a quelle di Marte. Si trovano molto vicini alla loro stella, approssimativamente 100 volte più vicini della distanza Terra-Sole, impiegando meno di due giorni per completare un’orbita. Si ritiene che siano rocciosi, come la Terra, ma la loro temperatura superficiale – stimata tra i 200 e i 500 gradi – rende impossibile l’eventuale presenza di acqua allo stato liquido. La stella madre è una nana rossa catalogata come KOI-961, di diametro pari a un sesto di quello del nostro Sole e localizzata nella Costellazione del Cigno a 120 anni luce dalla Terra.
La scoperta, annunciata ieri al 219° meeting della American Astronomical Society, è stata realizzata da un gruppo di ricerca condotto da astronomi del California Institute of Technology, che ha utilizzato i dati resi pubblici dalla missione Kepler assieme a successive osservazioni di controllo dall’Osservatorio Palomar, vicino San Diego, e dal telescopio Keck in cima al Mauna Kea alle Hawaii.
“Questo è il più piccolo sistema solare trovato finora, ed è piccolo in ogni singolo aspetto”, commenta John Johnson, responsabile delle ricerche all’ Exoplanet Science Institute della NASA. “In realtà, come scala è più simile a Giove e alle sue lune che a ogni altro sistema planetario. La scoperta è un’ulteriore prova della varietà dei sistemi planetari nella nostra galassia.”
Kepler ricerca gli esopianeti tenendo continuamente sotto controllo più di 150.000 stelle, registrando le flebili variazioni di luminosità causate dal transito di un corpo davanti all’astro luminoso. Almeno tre transiti sono necessari per verificare che tale variazione sia causata proprio da un pianeta, così come sono necessarie ulteriori osservazioni di controllo mediante telescopi da Terra. A tutt’oggi, Kepler ha trovato circa 35 pianeti alieni, ma sono stati segnalati ulteriori 2.300 possibili esopianeti, candidati che ora attendono la conferma dagli studi di controllo.
E proprio le osservazioni da Terra hanno rivelato per i tre nuovi pianeti (chiamati KOI-961.01, KOI-961.02 e KOI-961.03) misure decisamente inferiori rispetto a quelle originariamente stimate con i dati di Kepler. Per determinare accuratamente le dimensioni di un pianeta orbitante attorno a una stella occorre conoscere con elevata precisione la grandezza della stella stessa. In questo caso, il gruppo di ricerca ha potuto beneficiare dell’aiuto di un astronomo dilettante, Kevin Apps, che ha suggerito come una fra le stelle più studiate, conosciuta come stella di Barnard, fosse virtualmente identica a KOI-961. Attraverso tecniche di modellizzazione, il gruppo di ricerca è riuscito quindi a determinare quanto dovessero essere grandi i pianeti che avevano provocato, con il loro transito, una diminuzione della luminosità stellare.
Le nane rosse, come KOI-961, sono il tipo di stelle più comune nella Via Lattea. La scoperta di tre pianeti rocciosi attorno ad una di loro suggerisce che la nostra galassia possa addirittura brulicare di simili corpi e che questo tipo di sistemi siano ubiquitari nell’Universo. Una prospettiva esaltante per i cacciatori di esopianeti.
tratto dal sito: Media.inaf.it
I due esopianeti Kepler-20e e Kepler-20f hanno mantenuto per neanche un mese il primato di più piccoli mai scoperti. Arriva infatti la notizia che tra i pianeti rintracciati dal satellite Kepler ve ne sono tre ancora più piccoli: due hanno un raggio che è circa tre quarti quello della Terra, mentre il minore ha dimensioni paragonabili a quelle di Marte. Si trovano molto vicini alla loro stella, approssimativamente 100 volte più vicini della distanza Terra-Sole, impiegando meno di due giorni per completare un’orbita. Si ritiene che siano rocciosi, come la Terra, ma la loro temperatura superficiale – stimata tra i 200 e i 500 gradi – rende impossibile l’eventuale presenza di acqua allo stato liquido. La stella madre è una nana rossa catalogata come KOI-961, di diametro pari a un sesto di quello del nostro Sole e localizzata nella Costellazione del Cigno a 120 anni luce dalla Terra.
La scoperta, annunciata ieri al 219° meeting della American Astronomical Society, è stata realizzata da un gruppo di ricerca condotto da astronomi del California Institute of Technology, che ha utilizzato i dati resi pubblici dalla missione Kepler assieme a successive osservazioni di controllo dall’Osservatorio Palomar, vicino San Diego, e dal telescopio Keck in cima al Mauna Kea alle Hawaii.
“Questo è il più piccolo sistema solare trovato finora, ed è piccolo in ogni singolo aspetto”, commenta John Johnson, responsabile delle ricerche all’ Exoplanet Science Institute della NASA. “In realtà, come scala è più simile a Giove e alle sue lune che a ogni altro sistema planetario. La scoperta è un’ulteriore prova della varietà dei sistemi planetari nella nostra galassia.”
Kepler ricerca gli esopianeti tenendo continuamente sotto controllo più di 150.000 stelle, registrando le flebili variazioni di luminosità causate dal transito di un corpo davanti all’astro luminoso. Almeno tre transiti sono necessari per verificare che tale variazione sia causata proprio da un pianeta, così come sono necessarie ulteriori osservazioni di controllo mediante telescopi da Terra. A tutt’oggi, Kepler ha trovato circa 35 pianeti alieni, ma sono stati segnalati ulteriori 2.300 possibili esopianeti, candidati che ora attendono la conferma dagli studi di controllo.
E proprio le osservazioni da Terra hanno rivelato per i tre nuovi pianeti (chiamati KOI-961.01, KOI-961.02 e KOI-961.03) misure decisamente inferiori rispetto a quelle originariamente stimate con i dati di Kepler. Per determinare accuratamente le dimensioni di un pianeta orbitante attorno a una stella occorre conoscere con elevata precisione la grandezza della stella stessa. In questo caso, il gruppo di ricerca ha potuto beneficiare dell’aiuto di un astronomo dilettante, Kevin Apps, che ha suggerito come una fra le stelle più studiate, conosciuta come stella di Barnard, fosse virtualmente identica a KOI-961. Attraverso tecniche di modellizzazione, il gruppo di ricerca è riuscito quindi a determinare quanto dovessero essere grandi i pianeti che avevano provocato, con il loro transito, una diminuzione della luminosità stellare.
Le nane rosse, come KOI-961, sono il tipo di stelle più comune nella Via Lattea. La scoperta di tre pianeti rocciosi attorno ad una di loro suggerisce che la nostra galassia possa addirittura brulicare di simili corpi e che questo tipo di sistemi siano ubiquitari nell’Universo. Una prospettiva esaltante per i cacciatori di esopianeti.
tratto dal sito: Media.inaf.it
Arconte Segugio- Staff misteri
- Utente SuperAttivo :
sarà così... PERCHE' QUESTO E' IL MIO VOLERE!
Mio stato d'animo :
Animale Preferito :
Il mio Sesso :
La mia forza :
Messaggi : 1310
Netiquette :
Nazione :
Data d'iscrizione : 18.11.11
Punti : 6272
Arconte Segugio- Staff misteri
- Utente SuperAttivo :
sarà così... PERCHE' QUESTO E' IL MIO VOLERE!
Mio stato d'animo :
Animale Preferito :
Il mio Sesso :
La mia forza :
Messaggi : 1310
Netiquette :
Nazione :
Data d'iscrizione : 18.11.11
Punti : 6272
Re: nuove scoperte
da un certo punto di vista..sì: impossibile trovare nell'universo altri esseri tragici come i cosiddetti umani (ed il loro demiurgo)
Alaudae- Moderatore Globale
- Utente SuperAttivo :
La verità si sottrae all'evidenza
attraverso la sua inverosimilità.
Eraclito, 500 aC
Mio stato d'animo :
Animale Preferito :
Il mio Sesso :
Segno Zodiacale :
La mia forza :
Messaggi : 14966
Età : 76
Netiquette :
Località : Roma
Nazione :
Data d'iscrizione : 26.06.09
Punti : 27767
Re: nuove scoperte
spostato nel topic software astronomia
Alaudae- Moderatore Globale
- Utente SuperAttivo :
La verità si sottrae all'evidenza
attraverso la sua inverosimilità.
Eraclito, 500 aC
Mio stato d'animo :
Animale Preferito :
Il mio Sesso :
Segno Zodiacale :
La mia forza :
Messaggi : 14966
Età : 76
Netiquette :
Località : Roma
Nazione :
Data d'iscrizione : 26.06.09
Punti : 27767
Una nana bruna ed il suo pianeta a 170 anni luce dalla Terra
credit ESA
Gli astronomi hanno utilizzato l’Osservatorio Spaziale Herschel dell’ESA per osservare 2M1207, una nana bruna con il suo disco circumstellare e un compagno planetario cinque volte più massiccio di Giove. Questi nuovi dati forniscono la prima immagine di questo sistema preso a lunghezze d’onda sub-millimetriche. La presenza di un disco di massa intorno a questa nana bruna di dieci milioni di anni suggerisce che la sua compagna planetaria si sia formata direttamente dalla frammentazione del disco. Questo riapre il dibattito su come i pianeti giganti si formano attorno oggetti stellari e sub-stellari. Le nane brune sono una classe sconcertante di oggetti a metà tra lo stato di stella e di pianeta. Non sono abbastanza massicce per innescare la fusione dell’idrogeno nei loro nuclei, come fanno le stelle, ma sono più massicce dei pianeti e quindi in grado – a differenza dei pianeti – di bruciare deuterio per un breve periodo al loro interno. La prima nana bruna fu scoperta nel 1995, e gli astronomi da quel momento ne hanno scoperte centinaia nella nostra Galassia, la Via Lattea, e hanno speculato circa l’origine di questi corpi celesti curiosi. Come le stelle, un certo numero di nane brune sono circondate da dischi di gas e polveri, molto simili a dischi circumstellari visti attorno a stelle giovani. Una manciata di loro sono anche note per possedere compagni planetari con le proprietà dei giganti gassosi e delle masse simili o superiori a Giove. Dal momento che la separazione tra questi oggetti di massa planetaria e dei loro organi madri è superiore ai valori tipici osservati per la maggior parte degli esopianeti gassosi giganti, questi compagni delle nane brune planetarie sono utili quando si studiano come i pianeti giganti si siano potuti formare a distanze piuttosto grandi dalle rispettive stelle. Due principali meccanismi fisici sono noti per causare la formazione di pianeti giganti gassosi attorno alle stelle: lo scenario ‘standard’ di accrescimento del nucleo e l’alternativa con la frammentazione del disco. La teoria suggerisce che la frammentazione del disco è più efficiente a formare pianeti giganti a grandi distanze: le nane brune con compagni planetari sono quindi un banco di prova cruciale per sondare la validità di questo modello alternativo per la formazione dei pianeti giganti. A questo scopo, un gruppo di astronomi guidati da Basmah Riaz presso l’Università di Hertfordshire, nel Regno Unito, hanno sfruttato l’Osservatorio Spaziale Herschel dell’ESA per studiare una nana bruna peculiare che è nota per possedere sia un disco che un compagno planetario.
Nominata 2MASSW J1207334-393254, o 2M1207 in breve, questa nana bruna è piuttosto evoluta, con un’età di circa 10 milioni di anni, e una massa che equivale a 25 volte quella di Giove. Si trova ad una distanza di circa 170 anni luce da noi e appartiene al gruppo stella a bassa densità. Il compagno planetario della nana bruna, un gigante gassoso cinque volte più massiccio di Giove, è stato il primo pianeta extrasolare ad essere stato direttamente ripreso e si trova ad una distanza molto grande da 2M1207 – la distanza prevista tra i due corpi di 55 unità astronomiche (UA) . Dal momento che 2M1207 è la più antica nota nana bruna in possesso di un disco, gli astronomi hanno indagato su una possibile correlazione che suggerisce che i processi di dissipazione di dischi in giro per le nane brune possono avvenire su scale temporali molto più lente rispetto ai dischi che circondano le vere e proprie stelle, dove viene registrato un trend decrescente di masse per gli oggetti sempre più grandi. Conoscendo la massa e le dimensioni del disco intorno a questa nana bruna, gli astronomi hanno anche acquisito conoscenze decisive verso l’origine del suo compagno planetario. Il sistema costituito da 2M1207 e la sua compagna rappresenta la prima prova che dimostra che i corpi planetari di massa possono provenire dalla frammentazione del disco, sfidando così lo scenario attualmente più importante per la formazione dei pianeti giganti. Tuttavia, vi sono anche altri possibili scenari che possano spiegare la formazione di questo sistema. Ad esempio, supponiamo che sia la nana bruna che il suo compagno si fossero formati contemporaneamente come un sistema binario! In questo caso il problema rimarrebbe aperto. I risultati si basano su osservazioni della nana bruna 2MASSW J1207334-393254, o 2M1207 in breve, che sono stati eseguiti con lo strumento SPIRE su Herschel a lunghezze d’onda di 250 micron, 350 e 500. Gli altri astronomi coinvolti in questo studio sono G. Lodato (Dipartimento di Fisica, Università degli Studi di Milano, Italia), D. Stamatellos (Scuola di Fisica e Astronomia, Università di Cardiff, UK) e JE Gizis (Dipartimento di Fisica e Astronomia, University of Delaware, USA).
link
Alaudae- Moderatore Globale
- Utente SuperAttivo :
La verità si sottrae all'evidenza
attraverso la sua inverosimilità.
Eraclito, 500 aC
Mio stato d'animo :
Animale Preferito :
Il mio Sesso :
Segno Zodiacale :
La mia forza :
Messaggi : 14966
Età : 76
Netiquette :
Località : Roma
Nazione :
Data d'iscrizione : 26.06.09
Punti : 27767
COS’E’ QUELLA STRANA SPIRALE LUMINOSA A 400 ANNI LUCE DALLA TERRA?
QUESTA STRANA SPIRALE LUMINOSA
Si trova a quattrocento anni luce dalla Terra, nella costellazione del Lupo. Si potrebbe pensare che si tratti di una galassia a spirale, come la nostra Via Lattera, ma non è così. E’ la stella più strana mai trovata, un nuovo tipo di stella.E’ una stella a spirale che si chiama SAO 206462 ed è stata appena scoperta. Stando a Carol Grady, l’astronomo del Goddard Sapce Flight Center della Nasa, gli astrofisici sapevano che stelle del genere potevano esistere, ma nessuno ne aveva mai trovato le prove fino ad ora: “Dettagliate simulazioni al computer avevano mostrato che la forza gravitazionale di un pianeta dentro un disco circumstellare può creare una perturbazione di gas e polvere, creando spirali. Ora, per la prima volta, vediamo questo fenomeno dal vivo“.La stella è stata scoperta grazie al telescopio Subaru da 8,2 metri posto sulla cima del vulcano Mauna Kea, alle Hawaii. E’ bello sapere che c’è ancora molto da scoprire la fuori.
VIDEO:
Fonte: Gizmodo USA
Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio
link
Alaudae- Moderatore Globale
- Utente SuperAttivo :
La verità si sottrae all'evidenza
attraverso la sua inverosimilità.
Eraclito, 500 aC
Mio stato d'animo :
Animale Preferito :
Il mio Sesso :
Segno Zodiacale :
La mia forza :
Messaggi : 14966
Età : 76
Netiquette :
Località : Roma
Nazione :
Data d'iscrizione : 26.06.09
Punti : 27767
Scoperta una galassia di forma rettangolare
Credit: dr. Lee Spitler (Swinburne University of Technology, Australia)
Un team internazionale di astronomi, provenienti dall’Australia, dalla Germania, dalla Svizzera e dalla Finlandia, ha scoperto una rara forma rettangolare di una galassia (LEDA 074.886) che ha una sorprendente somiglianza con uno smeraldo. La galassia è stata scoperta mentre si utilizzava la messa a fuoco della Subaru Prime Camera (Suprime-Cam) per cercare gli ammassi globulari di stelle che si accalcano intorno a NGC 1407, una luminosa galassia gigante nella costellazione di Eridano a 700 milioni di anni luce dalla Terra. Il professor Alister Graham, della Swinburne University of Technology, Australia, autore principale dello studio che descrive la ricerca, ha dichiarato: “E’ una di quelle cose che fa sorridere perché non dovrebbe esistere, o meglio, non ce lo aspettavamo che esistesse.” La sua scoperta permette agli astronomi di ottenere informazioni utili per la modellazione di altre galassie. La maggior parte delle galassie nell’universo intorno a noi hanno forma ellissoidale, di un disco appiattito circolare che ospita un percorso a spirale di stelle, o irregolare. Le galassie nane, probabilmente le galassie più comuni nell’Universo, sono piccole e hanno una bassa luminosità intrinseca. La galassia scoperta dispone di 50 volte in meno la quantità di stelle della nostra galassia, la Via Lattea, e la sua distanza dalla Terra è equivalente a quello attraversata da 700 galassie. Ulteriori informazioni ricavate dall’utilizzo del verde, del rosso attraverso filtri infrarossi, e insieme alla buona qualità dell’immagine, ha permesso ai ricercatori di vedere e misurare un disco stellare incorporato all’interno della galassia di forma rettangolare. Il colore blu del disco interno ha suggerito una più giovane età media di questa popolazione stellare. Il co-autore dello studio, il professor Duncan Forbes, della Swinburne University of Technology, Australia, ha spiegato: “Una possibilità è che la galassia potrebbe essersi formata dalla collisione di due galassie a spirale”. Nonostante la sua apparente unicità, in parte dovuto al suo orientamento a caso, la squadra ha raccolto informazioni utili per la modellazione di altre galassie. Mentre la forma esterna rettangolare è un po come le simulazioni di galassie che non comportano la produzione di nuove stelle, la struttura è confrontabile con simulazioni che coinvolgono la formazione stellare. “Questo sottolinea l’importanza di combinare le lezioni apprese da entrambi i tipi di simulazioni in passato, per una migliore comprensione dell’evoluzione delle galassie“, spiega il professor Graham. Tra circa tre miliardi di anni, la nostra galassia si scontrerà con la Galassia di Andromeda, e noi potremo divenire gli abitanto di una galassia rettangolare.
link
Alaudae- Moderatore Globale
- Utente SuperAttivo :
La verità si sottrae all'evidenza
attraverso la sua inverosimilità.
Eraclito, 500 aC
Mio stato d'animo :
Animale Preferito :
Il mio Sesso :
Segno Zodiacale :
La mia forza :
Messaggi : 14966
Età : 76
Netiquette :
Località : Roma
Nazione :
Data d'iscrizione : 26.06.09
Punti : 27767
Le meraviglie dell’universo invisibile
Credit: NASA's Goddard Space Flight Center
L’occhio umano è fondamentale per l’astronomia. Senza la capacità di vedere l’universo luminoso, stelle, pianeti e galassie sarebbero sconosciute. Tuttavia, i nostri occhi non ci consentono di osservare molti oggetti a noi invisibili. Al di fuori del regno della visione umana c’è un intero spettro elettromagnetico delle meraviglie. Dalle onde radio ai raggi gamma, l’universo presenta mondi sconosciuti e un fascino notevole. Alcune lunghezze d’onda sono ideali per studiare i buchi neri, altre rivelano i segreti delle stelle e dei pianeti neonati, altre ancora illuminano i primi anni della storia cosmica. Uno tra i telescopi della NASA, il Gamma-ray Large Area Space Telescope (GLAST) che orbita intorno alla Terra, ha appena attraversato una nuova frontiera elettromagnetica. Il telescopio è capace di rilevare raggi gamma che non possono essere osservati attraverso la luce visibile che forniscono i telescopi ordinari. Fermi utilizza un sensore che è più simile a un contatore Geiger che ad un telescopio. In tre anni di attività sono state scoperte oltre 500 fonti celesti di fotoni in questo intervallo di energia, che risultano ancora un mistero per gli astronomi. “Circa un terzo delle nuove sorgenti non può essere chiaramente collegato ad un qualsiasi oggetto noto che produce raggi gamma. Non abbiamo idea di quello che possano essere“, sostengono i ricercatori. Certamente qualcosa in comune esiste: l‘energia. In questo spazio elettromagnetico ci sono massicci buchi neri chiamati blazar, resti di ribollenti esplosioni di supernove, e stelle di neutroni in rapida rotazione che prendono il nome di Pulsar. Alcuni dei raggi gamma sembrano provenire da super bolle, strutture giganti provenienti dal centro della Via Lattea e che coprono circa 20.000 anni luce sopra e sotto il piano galattico. Come queste bolle si formino resta un mistero. Il telescopio sta attualmente lavorando ad un’indagine più sensibile e dettagliata e nel futuro proverà a scoprire molti di questi misteri della scienza.
link
Alaudae- Moderatore Globale
- Utente SuperAttivo :
La verità si sottrae all'evidenza
attraverso la sua inverosimilità.
Eraclito, 500 aC
Mio stato d'animo :
Animale Preferito :
Il mio Sesso :
Segno Zodiacale :
La mia forza :
Messaggi : 14966
Età : 76
Netiquette :
Località : Roma
Nazione :
Data d'iscrizione : 26.06.09
Punti : 27767
La Via lattea ospita 10 miliardi di pianeti abitabili
Intorno al 40% di stelle nane rosse orbiterebbe almeno un pianeta simile alla Terra. Ora gli astronomi devono solo decidere dove puntare i telescopi
di Lorenzo Mannella
Sulla vita extraterrestre si è detto di tutto e di più ma, a modo suo, anche la scienza sta cercando di capire se la vita sia nata anche su altri pianeti. Il primo passo da fare è senz'altro quello di scrutare il cielo alla ricerca di mondi simili alla Terra. Finora le scoperte si sono susseguite una dopo l'altra, ma finalmente gli astronomi hanno anche ipotizzato il numero di esopianeti che potremmo trovare nella nostra galassia: almeno 10 miliardi. A dirlo è uno studio pubblicato su Astronomy and Astrophysics La stima sui pianeti abitabili è stata ottenuta analizzando le immagini ottenute attraverso il telescopio High Accuracy Radial velocity Planet Searcher (Harps) dell'European Southern Observatory. Il team di astronomi coordinato da Xavier Bonfils ha studiato per 6 anni i pianeti che orbitano intorno a 102 nane rosse. Dopo aver scartato i corpi celesti inadatti alla vita, gli scienziati hanno così individuato nove esopianeti che potrebbero avere una temperatura simile a quella terrestre. Ma non è che l’inizio. Come spiega Space.com , le nane rosse sono caratterizzate da una temperatura minore rispetto a quella del Sole, tanto da rivelarsi le stelle ideali intorno a cui potremmo imbatterci in pianeti rocciosi che assomigliano alla Terra.
Considerando che le nane rosse rappresentano l'80% delle stelle della nostra galassia – se ne contano almeno 160 miliardi – è probabile che i 2/5 di esse possano ospitare nelle loro vicinanze almeno un pianeta simile alla Terra. A conti fatti, il numero di esopianeti di questo tipo ammonterebbe a circa 10 miliardi, ma è ancora troppo presto per fare delle stime accurate. Il punto è che le nane rosse hanno un massa ridotta rispetto a quella del Sole, e gli esopianeti considerati abitabili potrebbero trovarsi a distanze molto più brevi di quelle a cui siamo abituati nel nostro sistema solare. Ma le orbite ravvicinate descritte intorno a queste stelle potrebbero anche esporre i pianeti alle frequenti e devastanti tempeste di raggi X che scaturiscono dalla superficie stellare.
http://daily.wired.it/news/scienza/2012/03/29/esopianeti-via-lattea-13462.html
link
Alaudae- Moderatore Globale
- Utente SuperAttivo :
La verità si sottrae all'evidenza
attraverso la sua inverosimilità.
Eraclito, 500 aC
Mio stato d'animo :
Animale Preferito :
Il mio Sesso :
Segno Zodiacale :
La mia forza :
Messaggi : 14966
Età : 76
Netiquette :
Località : Roma
Nazione :
Data d'iscrizione : 26.06.09
Punti : 27767
Pianeta invisibile grande come Saturno
Svelata la presenza grazie alla sua forza di gravita'
(ANSA) - SAN ANTONIO (TEXAS), 10 MAG - E' grande come Saturno ed è invisibile. In un articolo pubblicato sulla rivista Science, un gruppo di ricercatori guidato da David Nesvorny del Southwest Research Institute ha svelato l'esistenza di un pianeta invisibile in orbita attorno ad una stella simile al Sole, un primo successo per questo tipo di osservazione al di fuori del sistema solare. Determinante la teoria delle perturbazioni gravitazionali, un complesso metodo di calcolo per valutare gli effetti della gravità.
Alaudae- Moderatore Globale
- Utente SuperAttivo :
La verità si sottrae all'evidenza
attraverso la sua inverosimilità.
Eraclito, 500 aC
Mio stato d'animo :
Animale Preferito :
Il mio Sesso :
Segno Zodiacale :
La mia forza :
Messaggi : 14966
Età : 76
Netiquette :
Località : Roma
Nazione :
Data d'iscrizione : 26.06.09
Punti : 27767
Argomenti simili
» Scoperte 350 nuove specie in Himalaya
» Sole e Tempeste solari 2012
» Scoperte con Google 2 nuove piramidi in Egitto
» Scoperte 177 nuove specie di vespe in Sud America
» Pianeta Marte
» Sole e Tempeste solari 2012
» Scoperte con Google 2 nuove piramidi in Egitto
» Scoperte 177 nuove specie di vespe in Sud America
» Pianeta Marte
Pagina 1 di 1
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.