Vaticano Oscuro
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Re: Vaticano Oscuro
MONIK ha scritto:NO NO A ME INTERESSA MOLTO LA NOTIZIA, SOLO CHE NN MI PARE UNA NOVITà DA PARTE DEL VATICANO. SE NN SBAGLIO IL PORTAVOCE PADRE FUNES, NE PARLò L ANNO SCORSO......
sempre aggiornata supermonik
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Re: Vaticano Oscuro
l'hanno fatta scorrere, non potevano "parlarne"! vedete quale scarsa considerazione hanno di noi! oppure la considerano una notizia di serie b immaginando che noi, telespettatori babbei, siamo tutti presi dal grande-fratellocristian m. ha scritto:vedo che non vi ha atratto molto questa notizia invece a me tantissimo che mi dite??
interessante vedere come la prendono alla "larga" questa storia. in conclusione, non aspettiamoci niente dai media, a meno che non trasmettano a notte fonda. e stasera "mistero" a mediaset (rete4?) che occhio, cristian!
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Chiesa Cattolica
Vita intelligente al di fuori del nostro pianeta? Per la Chiesa non è più un tabù
domenica, novembre 8, 2009
Specola di Castel Gandolfo
Interno specola di Castel Gandolfo
Parla ad ‘Avvenire’ José Gabriel Funes, padre gesuita, direttore della Specola Vaticana: ”L’astrobiologia è un tema appassionante. Non abbiamo prove ma non possiamo escludere che da qualche parte si sia sviluppata una vita in un modo più o meno simile a quello che è successo sulla Terra”
Sono ben lontani i secoli di una visione geocentrica dell’esistenza, in cui chi solo anche lontanamente ipotizzava o scientificamente provava scenari diversi veniva messo all’indice e sotto inchiesta dal Sant’Uffizio.
Oggi l’ignoto non fa più paura e l’esplorazione di ciò che non si conosce trova favorevole anche la Chiesa, storicamente arroccata su posizioni molto caute e prudenti.
E tra i temi che, forse più di altri, affascinano e animano il dibattito degli studiosi c’è quello della possibilità della vita, e della vita intelligente, al di fuori del nostro pianeta.
Un dibattito acceso al quale anche il Vaticano, ai suoi massimi livelli, sta dando il suo contributo, grazie alla Specola Vaticana, guidata dal direttore, José Gabriel Funes, padre gesuita. In un’intervista ad ’Avvenire’, padre Funes spiega il motivo che ha spinto la Chiesa ad affrontare un tema così particolare, come è appunto, l’astrobiologia, riunendo i massimi esperti del campo.
”L’iniziativa nasce all’interno dell’Anno dell’astronomia – dice il gesuita – E il tema dell’astrobiologia ci è sembrato particolarmente adatto per la Pontificia accademia, perché richiede la partecipazione di diverse discipline scientifiche: astronomia, biologia, geologia, fisica. Senza contare poi che il tema della ricerca di forme di vita nell’universo è appassionante”.
Al convegno, spiega Funes, per ora ‘’sono stati invitati solo scienziati”, ma in futuro se ne potrebbe pensare ”a un altro invitando invece filosofi e teologi”. Quanto a una vita intelligente al di fuori del nostro pianeta, finora ”non abbiamo prove dell’esistenza di forme di vita nell’universo. Vedremo da questo convegno se verranno fuori dati interessanti sull’argomento”. ”Per prima cosa – dice – bisogna vedere appunto se c’è vita fuori della Terra. Poi bisogna verificare se, e qui il ’se’ è molto grande, esistono forme di vita intelligente”.
D’altra parte, sottolinea il padre gesuita, ‘’sappiamo che nell’Universo esistono miliardi di galassie, ciascuna di esse può avere cento miliardi di stelle, e queste stelle possono avere dei pianeti simili al nostro. Ci può essere quindi una probabilità che da qualche parte si sia sviluppata una vita in un modo più o meno simile a quello che è successo sulla Terra. Questa ipotesi non si può escludere”.
"questo per quanto riguarda la specola. per quanto riguarda le strutture in nevada ed in alaska...ce lo diranno?"
Ultima modifica di Alaudae il Mar 4 Ott - 17:13:55 - modificato 2 volte.
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Re: Vaticano Oscuro
mi era sfuggita quella dell'anno scorsoMONIK ha scritto:NO NO A ME INTERESSA MOLTO LA NOTIZIA, SOLO CHE NN MI PARE UNA NOVITà DA PARTE DEL VATICANO. SE NN SBAGLIO IL PORTAVOCE PADRE FUNES, NE PARLò L ANNO SCORSO......
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arrestate il papa!
LONDRA - Ad attendere Papa Benedetto XVI, quando si recherà in visita in Gran Bretagna tra il 16 e 19 settembre, potrebbe esserci un mandato di arresto per «crimini contro l'umanità». Richard Dawkins e Christopher Hitchens, intellettuali e militanti del movimento ateo britannico, hanno infatti chiesto ad alcuni esperti di diritti umani di preparare un'accusa formale e richiedere l'incriminazione del Pontefice sulla base del presunto «insabbiamento» architettato per coprire le responsabilità della Chiesa Cattolica nello scandalo degli abusi sessuali ai danni di minori. Mossa che, per quanto improbabile, è contemplata dall'ordinamento giuridico britannico.
ABUSI INSABBIATI - «Stiamo parlando di una persona - ha tuonato Dawkins al Sunday Times - il cui primo impulso, quando i suoi preti vengono pizzicati con le braghe calate, è quello di coprire lo scandalo e condannare la giovane vittima al silenzio». «Quest'uomo - gli ha fatto eco Hitchens - non è nè al di sopra nè al di fuori della legge. L'insabbiamento istituzionalizzato di abusi ai danni di minori è un crimine contemplato in ogni ordinamento e non prevede cerimonie private di penitenza o risarcimenti pagati dalla Chiesa ma giustizia e sentenze».
COME CON PINOCHET - La coppia di provocatori crede di poter sfruttare il medesimo principio usato per arrestare il dittatore cileno Augusto Pinochet durante la sua visita del 1998. Inoltre, dicono, Benedetto XVI non sarà in grado di avvalersi dell'immunità diplomatica poichè, nonostante la sua visita sia catalogata come visita di Stato, il Pontefice guida un Paese non riconosciuto dalle Nazioni Unite. Geoffrey Robertson e Mark Stephens, i legali incaricati di preparare il caso, credono dal canto loro di poter chiedere alla Procura di sua Maestà di procedere penalmente contro il Papa, lanciare un'azione civile o deferire il suo caso al tribunale Internazionale. «Gli estremi per un'azione legale contro il Papa ci sono tutti», ha spiegato Stephens. «Il modo in cui si è comportata la Chiesa Cattolica si configura come un crimine contro l'umanità». «Sia io che Geoffrey - ha proseguito - siamo giunti alla conclusione che il Vaticano non può essere considerato uno Stato dal punto di vista del diritto internazionale. Non è infatti riconosciuto dall'Onu, non ha frontiere controllate da autorità di polizia e le sue relazioni esterne non sono di natura interamente diplomatica». Per quanto le dichiarazioni di Richard Dawkins e Christopher Hitchens possano suonare come una «sparata», in Gran Bretagna esistono precedenti illustri di questo tipo. L'anno passato, infatti, attivisti pro-palestinesi erano riusciti a ottenere l'emissione di un mandato di arresto ai danni dell'israeliana Tzipi Livni sulla base di sospetti crimini commessi durante il conflitto a Gaza del 2008-2009.
Mattia Bernardo Bagnoli / Ansa
ABUSI INSABBIATI - «Stiamo parlando di una persona - ha tuonato Dawkins al Sunday Times - il cui primo impulso, quando i suoi preti vengono pizzicati con le braghe calate, è quello di coprire lo scandalo e condannare la giovane vittima al silenzio». «Quest'uomo - gli ha fatto eco Hitchens - non è nè al di sopra nè al di fuori della legge. L'insabbiamento istituzionalizzato di abusi ai danni di minori è un crimine contemplato in ogni ordinamento e non prevede cerimonie private di penitenza o risarcimenti pagati dalla Chiesa ma giustizia e sentenze».
COME CON PINOCHET - La coppia di provocatori crede di poter sfruttare il medesimo principio usato per arrestare il dittatore cileno Augusto Pinochet durante la sua visita del 1998. Inoltre, dicono, Benedetto XVI non sarà in grado di avvalersi dell'immunità diplomatica poichè, nonostante la sua visita sia catalogata come visita di Stato, il Pontefice guida un Paese non riconosciuto dalle Nazioni Unite. Geoffrey Robertson e Mark Stephens, i legali incaricati di preparare il caso, credono dal canto loro di poter chiedere alla Procura di sua Maestà di procedere penalmente contro il Papa, lanciare un'azione civile o deferire il suo caso al tribunale Internazionale. «Gli estremi per un'azione legale contro il Papa ci sono tutti», ha spiegato Stephens. «Il modo in cui si è comportata la Chiesa Cattolica si configura come un crimine contro l'umanità». «Sia io che Geoffrey - ha proseguito - siamo giunti alla conclusione che il Vaticano non può essere considerato uno Stato dal punto di vista del diritto internazionale. Non è infatti riconosciuto dall'Onu, non ha frontiere controllate da autorità di polizia e le sue relazioni esterne non sono di natura interamente diplomatica». Per quanto le dichiarazioni di Richard Dawkins e Christopher Hitchens possano suonare come una «sparata», in Gran Bretagna esistono precedenti illustri di questo tipo. L'anno passato, infatti, attivisti pro-palestinesi erano riusciti a ottenere l'emissione di un mandato di arresto ai danni dell'israeliana Tzipi Livni sulla base di sospetti crimini commessi durante il conflitto a Gaza del 2008-2009.
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Lucifer,il nuovo telescopio del vaticano
http://tuttouno.blogspot.com/2010/04/il-vaticano-e-i-gesuiti-battezzano-il.html
in pratica hanno costruito un telescopio su un monte dell'arizona che fa parte di un terreno sacro per gli indiani....
da notare anche il nome Lucifer(che in latino significa portatore di luce)
in pratica hanno costruito un telescopio su un monte dell'arizona che fa parte di un terreno sacro per gli indiani....
da notare anche il nome Lucifer(che in latino significa portatore di luce)
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Re: Vaticano Oscuro
se ci aggiungi una o a lucifer cambia il significato??
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Re: Vaticano Oscuro
quindi e solo un nome dato dall'uomo(stolto piu che mai) al diavolo lucifero ma in realta il vero significato e "portatore di luce" allora perche si associa qualcosa di brutto e kattivo?mir2012 ha scritto:sarebbe lucifero,ma alla fine il significato non cambia ^_^
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Re: Vaticano Oscuro
in teoria se vedi la vecchia chiesa(medioevo ecc) qualsiasi cosa non era d'accordo con il loro modo di agire,di pensare ecc o che poteva recare danno ai loro averi ecc e poteri temporali la giudicava blasfema,figlia di satana ecc,secondo una leggenda lucifero era l'angelo del signore che aveva in dono la conoscenza pari a quella di dio,solo che non aveva il permesso di darla agli uomini normali,egli non ritenendo giusta questa limitazione decise di disubbidire e da qui la cacciata agli inferi,un pò come la storia di prometeo e del fuoco che fece adirare zeus ecc
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Re: Vaticano Oscuro
Lucifero significa letteralmente "Portatore di luce", in quanto tale denominazione deriva dall'equivalente latino lucifer, composto di lux (luce) e ferre (portare), sul modello del corrispondente greco phosphoros (phos=luce, pherein=portare), e in ambito sia pagano che astrologico esso indica la cosiddetta stella del mattino, cioè il pianeta Venere che, mostrandosi al crepuscolo, è anche identificato con questo nome. In specie nella corrispondenza tra divinità greche e romane il pianeta Venere era impersonificato nella figura mitologica del dio greco Phosphoros e del dio latino Lucifer. Nella tradizione popolare con questo termine generalmente s'intende un ipotetico essere incorporeo e luminoso di natura eminentemente maligna e come tale potenzialmente pericolosissimo. Secondo i principali filoni teologici del giudaismo e del Cristianesimo questa entità sarebbe perfettamente assimilabile alla figura di Satana, sebbene altri studiosi contestino vivacemente siffatta identificazione.
Una scultura rappresentante Lucifero conservata nella cattedrale di Saint-Paul de Liège (Belgio) Wiki
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il nuovo strumento si chiama Lucifer
E' davvero curioso. Non che il Vaticano compia ricerche astronomiche, visto che la Specola è stato uno degli organi astronomici più importanti degli ultimi secoli; ma per il fatto che il nuovo strumento di uno dei telescopi del VATT (Vatican Advanced Technology Telescope) si chiama LUCIFER. Ma non dimentichiamoci che Lucifero significa "portatore di luce", ed è proprio quello che fa lo strumento: ci fa osservare l'universo come non lo abbiamo mai visto prima.
LUCIFER è stato installato sul telescopio ottico più grande del mondo, il Large Binocular Telescope sul Monte Graham, e contribuirà all'osservazione di lontanissimi oggetti astronomici, come galassie e corpi celesti di debole intensità.
Il Large Binocular Telescope ha visto coinvolti nella sua realizzazione Italia, Stati Uniti e Germania, ed il 21 aprile è stato annunciato che il nuovo sistema di imaging LUCIFER 1 sarà disponibile a tutti gli astronomi del mondo che avessero intenzione di servirsi dello strumento per le proprie ricerche.
Dopo più i 10 anni di design e test, il nuovo strumento, LUCIFER 1, fornirà immagini ancora più spettacolari dell'universo. E quando accoppiato con LUCIFER 2, la cui installazione è prevista all'inizio del 2011, darà un nuovo impulso all'astronomia attraverso uno strumento unico nel suo genere.
La prima immagine di LUCIFER 1, una sorta di "generatore di stelle" a circa 8.000 anni-luce da noi, nella Via Lattea. Queste nubi sono generalmente invisibili all'occhio nudo e coprono la luminosità degli oggetti dietro di loro, ma LUCIFER può penetrare le nubi interstellari e mostrarci cosa si nasconde dietro.
"Con il Large Binocular Telescope ed il suo enorme potere risolutivo, gli astronomi saranno in grado di collezionare le impronte spettrografiche degli oggetti più deboli e distanti nell'universo" afferma Richard Green, direttore dell' LBT.
Ma in cosa consiste LUCIFER 1? Si tratta di una telecamera che registra immagini nelle frequenze vicino all'infrarosso, che consentono di riprendere oggetti distanti invisibili ai telescopi tradizionali, e di svelare alcuni dei misteri dello spazio "oscuro" ai nostri occhi.
Ha un livello di dettaglio incredibile, che permetterà di osservare ad alta definizione nebulosità poco dense e polveri interstellari. E' dotato della possibilità di utilizzare un ampio campo visivo ad altissima risoluzione, e di uno "slot" per telecamere intercambiabili a seconda dello scopo dell'osservazione: spettro ottico o infrarosso, spettroscopia o fotografia ad alta risoluzione.
Tutto questo sistema, per lavorare senza problemi, viene raffreddato a -213°C, altrimenti potrebbe subire delle alterazioni nel rilevamento delle frequenze infrarosse.
LUCIFER 1 è stato realizzato da un consorzio di università e centri astronomici tedeschi, ma vede anche la collaborazione italiana con l' Istituto Nazionale di astrofisica per l'installazione sul Large Binocular Telescope.
Il Large Binocular Telescope è un telescopio doppio, in cui ogni unità sfrutta uno specchio parabolico del diametro di 8,4 metri per ottenere immagini dello spazio profondo. Attualmente è il telescopio più potente del mondo, ed è gestito da una divisione dello Stewart Observatory della University of California. L'Osservatorio Vaticano è un partner di lunga data dello Steward Observatory, fin dal 1990, dato che gli uffici del Gruppo di Ricerca dell'Osservatorio Vaticano si trovavano alla Steward. Da allora la collaborazione con la University of California si è sempre più consolidata, dando luogo a progetti condivisi come il Large Binocular Telescope.
www.ditadifulmine.com/2010/04/lucifer-il-nuovo-strumento-astronom...
...consentono di riprendere oggetti distanti invisibili agli altri telescopi....potrebbe anche far venire in mente qualcosa, se poi ci mettiamo che è stato costruito su un terreno sacro agli indiani, la qual cosa non è avvenuta per caso, insomma la cosa è perlomeno curiosa!
LUCIFER è stato installato sul telescopio ottico più grande del mondo, il Large Binocular Telescope sul Monte Graham, e contribuirà all'osservazione di lontanissimi oggetti astronomici, come galassie e corpi celesti di debole intensità.
Il Large Binocular Telescope ha visto coinvolti nella sua realizzazione Italia, Stati Uniti e Germania, ed il 21 aprile è stato annunciato che il nuovo sistema di imaging LUCIFER 1 sarà disponibile a tutti gli astronomi del mondo che avessero intenzione di servirsi dello strumento per le proprie ricerche.
Dopo più i 10 anni di design e test, il nuovo strumento, LUCIFER 1, fornirà immagini ancora più spettacolari dell'universo. E quando accoppiato con LUCIFER 2, la cui installazione è prevista all'inizio del 2011, darà un nuovo impulso all'astronomia attraverso uno strumento unico nel suo genere.
La prima immagine di LUCIFER 1, una sorta di "generatore di stelle" a circa 8.000 anni-luce da noi, nella Via Lattea. Queste nubi sono generalmente invisibili all'occhio nudo e coprono la luminosità degli oggetti dietro di loro, ma LUCIFER può penetrare le nubi interstellari e mostrarci cosa si nasconde dietro.
"Con il Large Binocular Telescope ed il suo enorme potere risolutivo, gli astronomi saranno in grado di collezionare le impronte spettrografiche degli oggetti più deboli e distanti nell'universo" afferma Richard Green, direttore dell' LBT.
Ma in cosa consiste LUCIFER 1? Si tratta di una telecamera che registra immagini nelle frequenze vicino all'infrarosso, che consentono di riprendere oggetti distanti invisibili ai telescopi tradizionali, e di svelare alcuni dei misteri dello spazio "oscuro" ai nostri occhi.
Ha un livello di dettaglio incredibile, che permetterà di osservare ad alta definizione nebulosità poco dense e polveri interstellari. E' dotato della possibilità di utilizzare un ampio campo visivo ad altissima risoluzione, e di uno "slot" per telecamere intercambiabili a seconda dello scopo dell'osservazione: spettro ottico o infrarosso, spettroscopia o fotografia ad alta risoluzione.
Tutto questo sistema, per lavorare senza problemi, viene raffreddato a -213°C, altrimenti potrebbe subire delle alterazioni nel rilevamento delle frequenze infrarosse.
LUCIFER 1 è stato realizzato da un consorzio di università e centri astronomici tedeschi, ma vede anche la collaborazione italiana con l' Istituto Nazionale di astrofisica per l'installazione sul Large Binocular Telescope.
Il Large Binocular Telescope è un telescopio doppio, in cui ogni unità sfrutta uno specchio parabolico del diametro di 8,4 metri per ottenere immagini dello spazio profondo. Attualmente è il telescopio più potente del mondo, ed è gestito da una divisione dello Stewart Observatory della University of California. L'Osservatorio Vaticano è un partner di lunga data dello Steward Observatory, fin dal 1990, dato che gli uffici del Gruppo di Ricerca dell'Osservatorio Vaticano si trovavano alla Steward. Da allora la collaborazione con la University of California si è sempre più consolidata, dando luogo a progetti condivisi come il Large Binocular Telescope.
www.ditadifulmine.com/2010/04/lucifer-il-nuovo-strumento-astronom...
...consentono di riprendere oggetti distanti invisibili agli altri telescopi....potrebbe anche far venire in mente qualcosa, se poi ci mettiamo che è stato costruito su un terreno sacro agli indiani, la qual cosa non è avvenuta per caso, insomma la cosa è perlomeno curiosa!
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Re: Vaticano Oscuro
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Re: Vaticano Oscuro
cristian ha scritto:cosa sanno piu di noi
potrebbe essere difficile anche immaginarselo
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Vaticano Oscuro
AFFARI VATICANI
Nelle segrete stanze della finanza vaticana più "oscura" non c´è solo il caso di Angelo Balducci, figura chiave del sistema Anemone e degli affari sporchi con la politica: se si scava più a fondo si scopre che il club più esclusivo del mondo, quello dei Gentiluomini di sua Santità, nasconde altre inquietanti verità, che portano a chiedersi come mai Ratzinger, a distanza ormai di cinque anni dall´inizio del suo pontificato, non abbia fatto pulizia negli oscuri meandri della finanza off-shore che prospera all´ombra dello Ior, dell´Apsa (Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica), di Propaganda Fide e di molte società partecipate dal Vaticano.
Raztinger, infatti, ha portato alla guida dello Ior un banchiere dell´Opus Dei, Ettore Gotti Tedeschi, inquisito (e poi prosciolto) per il caso Parmalat e molto legato a Gianmario Roveraro, centrale nella quotazione di Parmalat e ucciso poi da strani killer, e il Vaticano sta coprendo una serie di situazioni ancora più strane, che hanno radici lontane ma che presentano analogie col caso Balducci. Per parlarne bisogna illuminare una figura molto legata con San Pietro, il «re» della finanza off-shore in Liechtenstein, Herbert Batliner, un anziano professionista, classe 1928, a sua a volta figlio d´arte. Batliner è il massimo esperto di fiduciarie off-shore, ma anche l´uomo nell´ombra della finanza vaticana. Per avere una fotografia nitida da cui partire per raccontare questa strana storia bisogna fissare una data, il 9 settembre 2006.
Una giornata importante, per papa Ratzinger e per Herbert Batliner, presidente di una fondazione con sede in Liechtenstein, la Peter Kaiser Gedächtnisstiftung, che ha come scopo statutario la difesa dei valori cristiani in Europa. Quel giorno lo «gnomo degli gnomi» avrebbe incontrato papa Ratzinger, a Ratisbona, in Baviera, per regalargli un prezioso organo a canne del valore di 730mila euro destinato proprio alla chiesa di Ratisbona.
Era una giornata di gloria che l´avvocato di Vaduz attendeva da tempo, dopo gli anni difficili e le intricate vicende che ne avevano infangato il nome. Per decenni Herbert Batliner, nominato gentiluomo di Sua Santità già da Giovanni Paolo II, aveva operato dietro le quinte, silenziosamente, per il bene dell´Europa cristiana.
Il club più esclusivo del mondo, quello dei Gentiluomini di Sua Santità, nasconde molti misteri sui rapporti tra conti off-shore e Vaticano. Non c´è solo il caso di Angelo Balducci. Spunta spesso anche il nome di un discusso banchiere di Vaduz, Herbert Batliner, riciclatore per conto di un boss della droga e coinvolto nello scandalo dei fondi neri della Cdu. Papa Wojtyla e Benedetto XVI lo hanno ricoperto di onori.
Quei due preziosi organi a canne donati alla Chiesa dallo "gnomo" del Liechtenstein e il salvacondotto per vedere il pontefice.
L´uomo di fiducia del Vaticano da oltre 30 anni è stato definito dal servizio segreto tedesco come l´ "amico di evasori e gangster"
Figura chiave in una piccola banca italiana: la Rasini, l´istituto di credito che finanziò gli inizi di Berlusconi.
Ma poi era stato qualificato da un rapporto del Servizio segreto tedesco Bnd e da Der Spiegel come il «re dei fiduciari», la «centrale del lavaggio di denaro sporco», «l´amico di evasori e gangster». Eppure Herbert Batliner - pochi lo sanno - era e resta un autentico uomo di fiducia del Vaticano da oltre 30 anni. E per questo, quel 9 settembre 2006, era venuto a Ratisbona, per donare quel prezioso organo a Benedetto XVI. Mentre Batliner compiva questa buona azione, tuttavia, qualcuno si stava interessando a lui. Era il Dipartimento 35 della Procura di Bochum, fiore all´occhiello dello stato tedesco nella lotta all´evasione fiscale. Lì, a Bochum, il nome di Batliner era scritto a caratteri cubitali su più di 400 fascicoli aperti a partire dal 2000, ovvero l´anno in cui un dipendente «infedele» del noto avvocato aveva consegnato al fisco tedesco un cd-rom pieno di dati segreti dello studio Batliner.
In quel momento si aprì un mondo fino a quel momento completamente sconosciuto, per gli 007 del fisco tedesco. Gli 007 arrivarono a definire il «sistema Batliner» come un meccanismo perfetto che per anni aveva sottratto al fisco tedesco almeno 250 milioni di euro di imponibile. Ed era certo una stima per difetto. Il ruolo di Batliner risultò subito centrale: creava di persona le società paravento, le Anstalt, le Stiftung; e poi le gestiva a nome di clienti di tutto il mondo che cercavano l´anonimato assoluto in Liechtenstein. Il 9 settembre 2006, chi osservò Batliner muoversi nella «Piccola Cappella» di Ratisbona potè notare in lui un certo nervosismo. Ogni tanto il notissimo professionista girava la testa, come per accertarsi se qualcuno lo aspettasse fuori, per capire se la polizia in divisa e gli agenti in borghese si trovavano lì per proteggere il Papa, e non per occuparsi di lui. Le sue paure non erano infondate. Era infatti un vero miracolo che Herbert Batliner potesse incontrare papa Ratzinger: in quel momento, pur risiedendo in Lichtenstein, era formalmente ricercato in Germania.
Com´era riuscito Batliner a ottenere di incontrare personalmente Papa Ratzinger? Dopo mesi di serrate trattative e grazie alla «moral suasion» degli ambienti vaticani, la Procura di Bochum aveva ceduto a forti pressioni, garantendo al gentiluomo del Papa un «salvacondotto» per quell´incontro e consentendogli un percorso dal confine austriaco-tedesco fino a Ratisbona e ritorno. La motivazione ufficiale, che poi si è rivelata risibile, era che Batliner era gravemente malato. Solo grazie a questo artificio fu evitato lo scandalo dell´arresto in chiesa di un gentiluomo del Papa: appena un anno dopo, nell´estate del 2007, Batliner ammetteva le sue colpe e scendeva a patti con lo Stato tedesco, accettando il pagamento di una sanzione di due milioni di euro.
Il salvacondotto concesso a Batliner per l´incontro con Benedetto XVI destò un vero scandalo in Germania. E ci fu chi ironizzò sulla vicenda accostandola alla storia del predicatore medioevale Tetzel che, durante il papato di Giulio II, vendeva lettere di indulgenza papale per la remissione dei peccati in cambio di denaro che serviva a finanziare la costruzione della basilica di San Pietro: una protesta che aveva segnato nel 1517 l´inizio della Riforma, guidata da Martin Lutero. La cattiva fama di Batliner superò in seguito i confini della Germania e del Liechtenstein. E nel 1999 il Presidente della repubblica austriaca Thomas Klestil rifiutò un assegno di beneficenza di 56 mila franchi perché proveniente proprio da Batliner. Tre anni dopo, la Suprema Corte del Liechtenstein confermò, in una sentenza, che Batliner già nel 1990 era il fiduciario dell´ecuadoriano Hugo Reyes Torres, indicato come boss della droga, nel frattempo condannato. Per conto del barone della droga, segnala The Independent, Batliner avrebbe riciclato 15 milioni di euro.
Il gentiluomo di sua santità, il «più noto e discusso fiduciario del Liechtenstein», come lo definisce il settimanale svizzero Weltwoche, sponsor dell´Hockey Club di Davos, forte di un patrimonio stimato in 200 milioni di euro, era diventato noto per la prima volta in Germania all´inizio degli anni Novanta nell´ambito dello scandalo delle casse nere della Democrazia Cristiana tedesca, la Cdu. Un ammanco di oltre 8 milioni di euro. «Appropriazione indebita personale», si giustificò il capo della Cdu dell´Assia Roland Koch, pesantemente coinvolto nella vicenda. Una vicenda che vide Batliner in un ruolo senz´altro centrale, ma di cui le reali implicazioni restano ancora nebulose dato che il Lichtenstein non collabora con le amministrazioni giudiziarie degli altri Paesi, tranne nei casi di omicidio o traffico di droga. Batliner era l´uomo giusto per queste operazioni. Chi cercava un rifugio sicuro per il proprio denaro si rivolgeva a lui, il decano dei fiduciari. Il commento che una volta l´avvocato rilasciò in merito alle pesanti accuse rivoltegli resta lapidario: «Non sono un padre confessore, che deve interrogare i suoi clienti per scoprire se questi rispettano o meno le leggi dei loro rispettivi Paesi d´origine».
L´incontro a Ratisbona fu per Herbert Batliner senz´altro uno dei momenti più alti della sua vita. Le cronache dell´incontro ci restituiscono l´atmosfera. L´organo comincia a suonare. L´organista intona un brano di Bach. Herbert Batliner è raggiante e sembra abbia esclamato: «Se gli angeli suonano per Dio, scelgono Bach. Se suonano per se stessi, scelgono Mozart». Ma quell´organo non era il primo che il benefattore del Liechtenstein avrebbe regalato alla Chiesa cattolica: il 14 dicembre 2002 il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato e Vice Decano del Collegio Cardinalizio, presiedeva il rito di benedizione del nuovo organo della Cappella Sistina, regalato anche in questo caso dallo stesso Batliner. Il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, monsignor Piero Marini, si rivolgeva direttamente al benefattore affermando solennemente: «Il nostro ringraziamento va al Prof. Dott. Herbert Batliner, Presidente della Fondazione Gedächnisstiftung Peter Kaiser e Gentiluomo di Sua Santità». L´avvocato di Vaduz, questo è certo, godeva della massima fiducia dei Papi: già nel 1998 Giovanni Paolo II lo aveva nominato Gentiluomo di Sua Santità, il più alto rango che un laico può raggiungere in Vaticano. La prima onorificenza papale, la croce «Komturkreuz des Päpstlichen Silberordens mit Stern», gli però era stata conferita già nel lontano 1970. Nel 1993 seguì il «segno d´oro» della diocesi di Innsbruck, per meriti speciali. Alla nomina di Gentiluomo di Sua Santità si aggiungeva, nel 2001, anche la Gran Croce dell´Ordine Papale di San Gregorio: Herbert Batliner era ed è uno dei laici più decorati in Vaticano.
Dal 1994, inoltre, Batliner è Presidente del Consiglio della Fondazione della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. È curioso ciò che scriveva l´1 gennaio 1994 papa Giovanni Paolo II nel documento di nomina: «I membri dell´Accademia sono scelti dal Pontefice in base alla loro competenza e alla loro integrità morale». A questo punto s´impongono alcune domande: in base a quale competenza «morale» è stato scelto il re dei fiduciari vaticani nel Lichtenstein? Dal 1990 era noto il coinvolgimento di Batliner nello scandalo delle casse nere dei democristiani tedeschi; dal 2000 in poi il suo nome era associato al più grande scandalo di evasione fiscale in Germania. È difficile decifrare i motivi di un comportamento «ad alto rischio di vergogna» come il rapporto strettissimo e inspiegabile del Vaticano con Herbert Batliner, di vago sapore nibelunghiano.
Tra l´altro, i suoi guai legali sono proseguiti anche in seguito. Nel gennaio 2009 il tribunale del Liechtenstein si è dovuto occupare del vecchio «tesoro» dei democristiani tedeschi dell´Assia nella fondazione Alma Mater, gestita da Batliner. Oltre ai sei milioni di marchi spariti dai conti, restano ancora aperte alcune domande degli inquirenti: quanti soldi neri giacevano ancora sui conti dell´Alma Mater e chi esattamente aveva versato i soldi? Ufficialmente, come intestataria della società, figurava una vedova di nome Christa Buwert. Ma nel processo davanti alla Corte del Lichtenstein si sono scoperti fatti sorprendenti: per esempio che Batliner, fiduciario della fondazione, nel 1998 avrebbe effettuato un versamento di 10 milioni di franchi svizzeri da questi fondi ai propri conti personali. Un anno dopo quel versamento Batliner riceveva dalla vedova (nel frattempo ammalatasi di demenza senile) 1,2 milioni di franchi per comperare un quadro. La Corte del Liechtenstein, su istanza dell´avvocato d´ufficio della vedova, ha però costretto Batliner a restituire quei soldi. Batliner si è lamentato di questa sentenza, perché il «quadro aveva un alto valore emozionale, fatto di ricordi».
Batliner è l´uomo chiave anche in una strana, piccola banca italiana: la Banca Rasini, l´istituto di credito che finanziò gli inizi di Silvio Berlusconi e che era diretto dal padre Luigi. Batliner era infatti l´uomo che gestiva e rappresentava tre misteriose società che erano azioniste forti della Rasini: si tratta della Wootz Anstalt di Eschen, della Brittener Anstalt di Mauren e della Manlands Financiere S.A. di Schaan, tutte situate del Liechtenstein. Batliner ne era rappresentante legale insieme a un altro "gnomo" della finanza vaticana, Alex Wiederkehr. Wiederkehr è anch´egli membro dell´inner circle della finanza vaticana e fa parte di una nota famiglia di gnomi svizzeri. Insieme a Wiederkehr, Batliner era una figura chiave nella Banca Rasini, coinvolta nel blitz di San Valentino del 14 febbraio 1983 che portò all´arresto di molti mafiosi di stanza a Milano; una banca indicata dallo stesso Sindona come la banca della mafia a Milano. La riprova che Batliner fosse l´uomo della finanza vaticana nella Rasini viene anche dal fatto che altri importanti azionisti della Rasini, gli Azzaretto, erano fiduciari della finanza vaticana sin dai tempi di Papa Pacelli, come recentemente ammesso da Dario Azzaretto in una intervista a chi scrive.
Un «dettaglio» altrettanto interessante e inquietante è che Batliner, gentiluomo del Papa e longa manus del Vaticano nella Banca Rasini, è anche coinvolto nella vicenda del tesoro nascosto della Fiat. Batliner è infatti il fondatore della Prokuration Anstalt, che a sua volta controlla il First Advisory Group, il quale ha materialmente costituito il Trust Alkyone, la principale cassaforte offshore destinata a raccogliere il patrimonio estero dell´avvocato Agnelli. E nel consiglio di amministrazione di Alkyone compaiono la moglie dell´avvocato Batliner, Angelica Moosleithner, Ivan Ackermann e Norbert Maxer della Prokuration Anstalt. Nel 2001 venivano inoltre nominati, accanto ai consiglieri di amministrazione, i protettori del Trust: Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e, naturalmente, Gianni Agnelli.
Oggi Herbert Batliner si divide tra la sua clientela «top» e i campi da hockey di Davos. Nonostante sia stato accusato di essere l´uomo del riciclaggio dei fondi neri della politica ed abbia riconosciuto di essere uno dei maggiori esperti di evasione fiscale, Ratzinger non fa nulla per rimuoverlo. Dopo l´esplosione del caso Balducci-Anemone, il Vaticano ha dichiarato formalmente che i gentiluomini di sua santità sono «professionisti di indubbia moralità e qualora si dimostri il contrario le dimissioni dall´incarico sono doverose». Eppure, se si entra nella fornitissima libreria del Vaticano situata accanto a piazza San Pietro e si acquista il gigantesco Annuario Pontificio, si scopre, a pagina 1822, che Herbert Batliner è sempre lì, nel cuore dell’organigramma del potere vaticano, come presidente del Consiglio della Fondazione per la Promozione delle Scienze Sociali. I vecchi amici non si abbandonano mai.
di Ferruccio Pinotti e Udo Gümpel
LA REPUBBLICA 10 GIUGNO 2010
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Pedofilia: prima causa a Vaticano dopo il via libera della Corte Suprema
(di Alessandra Baldini)
NEW YORK - L'avvocato Jeff Anderson torna all'attacco: dopo avere incassato il "luogo a procedere" della Corte Suprema di Washington sul processo al Vaticano in un caso di pedofilia dell'Oregon, oggi sporge denuncia contro la Santa Sede in California: l'azione legale a nome di un uomo che fu molestato da un prete salesiano di nome Titian Miani, è la prima dopo che i giudici di Washington hanno rifiutato di ascoltare la richiesta della Santa Sede di applicare al Vaticano e ai suoi più alti rappresentanti l'immunità prerogativa degli stati sovrani in base alla legge degli Stati Uniti. L'azione legale accusa i vertici del Vaticano, i superiori dell'ordine dei salesiani e i vescovi responsabili di una scuola di Bellflower in California di aver insabbiato le molestie sessuali di Miani, "padre Jim" per i suoi allievi. Miani ha 83 anni e nel 2003 è stato arrestato per un caso di pedofilia poi caduto in prescrizione. Miani aveva altre accuse alle spalle: negli anni Quaranta, quando era seminarista, su un ragazzino di 13 anni a un ritiro parrocchiale in Italia, poi in un collegio salesiano a Edmonton in Canada e successivamente nella diocesi di Stockton in California, di cui è stato vescovo il cardinale Roger Mahoney, arcivescovo uscente di Los Angeles. Secondo Anderson "il Vaticano era stato avvertito ma il Papa e la Congregazione per la Dottrina della Fede non avevano rimosso il prete pedofilo". Nell'azione legale si afferma anche che l'ordine dei Salesiani era a conoscenza delle tendenze di Miani: ciò nonostante, quando il prete fu trasferito a Bellflower fu incaricato dei rapporti con gli studenti senza che né gli studenti né le famiglie fossero avvertiti. Anderson e i suoi associati hanno convocato una conferenza stampa a Los Angeles dopo la ufficializzazione delle accuse: "Per molti anni gli ordini religiosi con base a Roma hanno trasferito con impunità all'estero i sacerdoti pedofili per evitare di fare i conti con la giustizia", ha detto l'avvocato. "L'ordine dei Salesiani, il terzo per importanza nella galassia cattolica (vi appartiene fra gli altri il segretario di Stato vaticano, card.Tarcisio Bertone, ndr), era stato informato che Miani era un pedofilo fin dagli anni Quaranta e tuttavia lo aveva trasferito dall'Italia in Brasile, in California, in Canada e di nuovo in California. Questo prete ha fatto almeno 13 vittime, e malgrado ciò ha continuato a svolgere il suo servizio". Nel 2008 la Società Salesiana di Los Angeles ha accettato di pagare 19,5 milioni di dollari per chiudere 17 casi di molestie sessuali nell'arcidiocesi. L'accordo era arrivato mentre una giuria si apprestava ad ascoltare accuse secondo le quali i Salesiani sapevano che padre Miani aveva molestato ragazzini quando lo avevano assegnato alla St. John Bosco High School di Bellflower. Qui, Miani avrebbe commesso abusi su almeno quattro minori, tra cui un ragazzo quindicenne e le sue due sorelline. Miani ha lasciato l'ordine nel 1974 ma ha continuato a fare il prete fino a quando è andato in pensione, nel 1993.
NEW YORK - L'avvocato Jeff Anderson torna all'attacco: dopo avere incassato il "luogo a procedere" della Corte Suprema di Washington sul processo al Vaticano in un caso di pedofilia dell'Oregon, oggi sporge denuncia contro la Santa Sede in California: l'azione legale a nome di un uomo che fu molestato da un prete salesiano di nome Titian Miani, è la prima dopo che i giudici di Washington hanno rifiutato di ascoltare la richiesta della Santa Sede di applicare al Vaticano e ai suoi più alti rappresentanti l'immunità prerogativa degli stati sovrani in base alla legge degli Stati Uniti. L'azione legale accusa i vertici del Vaticano, i superiori dell'ordine dei salesiani e i vescovi responsabili di una scuola di Bellflower in California di aver insabbiato le molestie sessuali di Miani, "padre Jim" per i suoi allievi. Miani ha 83 anni e nel 2003 è stato arrestato per un caso di pedofilia poi caduto in prescrizione. Miani aveva altre accuse alle spalle: negli anni Quaranta, quando era seminarista, su un ragazzino di 13 anni a un ritiro parrocchiale in Italia, poi in un collegio salesiano a Edmonton in Canada e successivamente nella diocesi di Stockton in California, di cui è stato vescovo il cardinale Roger Mahoney, arcivescovo uscente di Los Angeles. Secondo Anderson "il Vaticano era stato avvertito ma il Papa e la Congregazione per la Dottrina della Fede non avevano rimosso il prete pedofilo". Nell'azione legale si afferma anche che l'ordine dei Salesiani era a conoscenza delle tendenze di Miani: ciò nonostante, quando il prete fu trasferito a Bellflower fu incaricato dei rapporti con gli studenti senza che né gli studenti né le famiglie fossero avvertiti. Anderson e i suoi associati hanno convocato una conferenza stampa a Los Angeles dopo la ufficializzazione delle accuse: "Per molti anni gli ordini religiosi con base a Roma hanno trasferito con impunità all'estero i sacerdoti pedofili per evitare di fare i conti con la giustizia", ha detto l'avvocato. "L'ordine dei Salesiani, il terzo per importanza nella galassia cattolica (vi appartiene fra gli altri il segretario di Stato vaticano, card.Tarcisio Bertone, ndr), era stato informato che Miani era un pedofilo fin dagli anni Quaranta e tuttavia lo aveva trasferito dall'Italia in Brasile, in California, in Canada e di nuovo in California. Questo prete ha fatto almeno 13 vittime, e malgrado ciò ha continuato a svolgere il suo servizio". Nel 2008 la Società Salesiana di Los Angeles ha accettato di pagare 19,5 milioni di dollari per chiudere 17 casi di molestie sessuali nell'arcidiocesi. L'accordo era arrivato mentre una giuria si apprestava ad ascoltare accuse secondo le quali i Salesiani sapevano che padre Miani aveva molestato ragazzini quando lo avevano assegnato alla St. John Bosco High School di Bellflower. Qui, Miani avrebbe commesso abusi su almeno quattro minori, tra cui un ragazzo quindicenne e le sue due sorelline. Miani ha lasciato l'ordine nel 1974 ma ha continuato a fare il prete fino a quando è andato in pensione, nel 1993.
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Re: Vaticano Oscuro
ma, a parte il resto, la Società Salesiana di L.A. dove ha trovato 19,5 milionididollari per chiudere i 17 casi di molestie sessuali dell'arcidiocesi???
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Satana in Vaticano
Il dramma dello scontro interetnico tra Tutsi e Hutu che ha insanguinato per anni il Ruanda non cessa di far parlare di sé e, al contrario, mette in risalto l’arresto in Uganda di uno dei più feroci assassini coinvolti nella vicenda. Si tratta di Jean-Bosco Uwinkindi, pastore pentecostale ruandese, sul cui capo ora pendono le accuse di genocidio e di crimini contro l’umanità.
Uganda, arrestato pastore pentecostale: è accusato di genocidio
Il pastore dovrà ora rispondere di un’accusa ben precisa: aver rivolto appelli per il massacro e guidato decine di assalti contro i Tutsi, nell’ormai lontano aprile del 1994. Il bilancio di quell’escalation di barbarie che fece emergere gli istinti più primordiali fu di circa 500mila persone di etnia Tutsi massacrate.
Le violenze interetniche in Ruanda, né più, né meno che una guerra civile condita di un antropocentrismo estremo che, in nome della propria presunta superiorità, ha permesso lo sterminio di altre vite umane, sono state di una ferocia impressionante.
Basti pensare, infatti, che numerose persone furono condotte nella chiesa del pastore Jean-Bosco Uwinkindi, per poi essere ammazzate. Queste, almeno, sono le accuse formulate dal Tribunale penale internazionale per il Ruanda, costituito dall’Onu ad Arusha, in Tanzania. Ad avvalorare questa tesi, basti considerare il ritrovamento di circa 2mila cadaveri nei pressi della suddetta chiesa nel luglio del 1994.
Sul capo del pastore ruandese pendeva una taglia di 5 milioni di dollari e la sua cattura, secondo quanto ha riferito Judith Nabakooba, portavoce della polizia, è stata resa possibile grazie a una segnalazione dell’intelligence.http://www.barimia.info/modules/article/view.article.php?31471
-----------------------------------------------------------------------------------
Si chiama John Sidney Denham il sacerdote cattolico di 67 anni condannato a 20 anni di carcere per aver abusato di almeno 25 bambini fra i 5 e i 16 anni. Gli abusi sessuali sono stati commessi fra il 1968 e il 1986 in alcune scuole del New South Wales, in Australia. Il sacerdote ha chiesto perdono alle vittime e alle loro famiglie.
«Le azioni del sacerdote - ha detto il giudice Helen Syme - hanno contribuito a formare una cultura di paura e depravazione, specialmente nelle scuole che hanno permesso che queste offese si verificassero e rimanessero impunite per anni».
I parenti delle vittime esprimono soddisfazione per la sentenza, ma si aspettano che anche altre gerarchie della Chiesa cattolica vengano riconoscoiute in qualche modo responsabili. Durante una visita in Australia nel 2008 papa Benedetto XVI aveva incontrato alcune delle vittime di preti pedofili e aveva chiesto pubblicamente perdono per gli abusi.http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-07-02/australia-condanna-venti-anni-155450.shtml?uuid=AYKvXI4B
Uganda, arrestato pastore pentecostale: è accusato di genocidio
Il pastore dovrà ora rispondere di un’accusa ben precisa: aver rivolto appelli per il massacro e guidato decine di assalti contro i Tutsi, nell’ormai lontano aprile del 1994. Il bilancio di quell’escalation di barbarie che fece emergere gli istinti più primordiali fu di circa 500mila persone di etnia Tutsi massacrate.
Le violenze interetniche in Ruanda, né più, né meno che una guerra civile condita di un antropocentrismo estremo che, in nome della propria presunta superiorità, ha permesso lo sterminio di altre vite umane, sono state di una ferocia impressionante.
Basti pensare, infatti, che numerose persone furono condotte nella chiesa del pastore Jean-Bosco Uwinkindi, per poi essere ammazzate. Queste, almeno, sono le accuse formulate dal Tribunale penale internazionale per il Ruanda, costituito dall’Onu ad Arusha, in Tanzania. Ad avvalorare questa tesi, basti considerare il ritrovamento di circa 2mila cadaveri nei pressi della suddetta chiesa nel luglio del 1994.
Sul capo del pastore ruandese pendeva una taglia di 5 milioni di dollari e la sua cattura, secondo quanto ha riferito Judith Nabakooba, portavoce della polizia, è stata resa possibile grazie a una segnalazione dell’intelligence.http://www.barimia.info/modules/article/view.article.php?31471
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Si chiama John Sidney Denham il sacerdote cattolico di 67 anni condannato a 20 anni di carcere per aver abusato di almeno 25 bambini fra i 5 e i 16 anni. Gli abusi sessuali sono stati commessi fra il 1968 e il 1986 in alcune scuole del New South Wales, in Australia. Il sacerdote ha chiesto perdono alle vittime e alle loro famiglie.
«Le azioni del sacerdote - ha detto il giudice Helen Syme - hanno contribuito a formare una cultura di paura e depravazione, specialmente nelle scuole che hanno permesso che queste offese si verificassero e rimanessero impunite per anni».
I parenti delle vittime esprimono soddisfazione per la sentenza, ma si aspettano che anche altre gerarchie della Chiesa cattolica vengano riconoscoiute in qualche modo responsabili. Durante una visita in Australia nel 2008 papa Benedetto XVI aveva incontrato alcune delle vittime di preti pedofili e aveva chiesto pubblicamente perdono per gli abusi.http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-07-02/australia-condanna-venti-anni-155450.shtml?uuid=AYKvXI4B
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Sì ai processi civili contro i sacerdoti
Pedofilia, la Corte Suprema Usa:
"Niente immunità per il Vaticano"
NEW YORK
La Corte Suprema mette in scacco il Papa: nonostante siano in maggioranza cattolici, i giudici costituzionali degli Stati Uniti hanno aperto la strada a una azione legale che teoricamente potrebbe portare sul banco dei testimoni Benedetto XVI e i vertici della Santa Sede e costringere il Vaticano a risarcimenti milionari.
Decidendo di non prendere in esame la richiesta del Vaticano sul caso “Anonimo contro Santa Sede” i giudici hanno rinviato a un tribunale dell’Oregon la decisione se il Vaticano deve essere considerato civilmente responsabile delle azioni dei preti pedofili. Gli abusi al centro del caso risalgono al 1965. Il prete in questione, Andrew Ronan, è morto nel 1992.
Il Vaticano aveva chiesto alla Corte di esimere la Santa Sede dal giudizio invocando l’immunità riconosciuta agli stati stranieri sovrani in base al Foreign Sovereign Immunities Act del 1976, una prerogativa su cui si era espressa favorevolmente l’amministrazione Obama.
Questa legge prevede eccezioni: una di queste riguarda i dipendenti di uno stato straniero. La Corte d’Appello, nel caso “Anonimo contro Santa Sede”, aveva accolto l’eccezione riconoscendo che padre Ronan, trasferito più volte negli anni Cinquanta e Sessanta dall’Irlanda a Chicago e poi a Portland, poteva per questo essere considerato un impiegato del Vaticano.
«L’azione della Corte Suprema è una coraggiosa risposta alle preghiere di migliaia di vittime delle molestie sessuali dei preti che finalmente hanno una chance di giustizia», ha commentato Jeff Anderson, l’avvocato che accusa la Santa Sede per conto di un uomo che ha chiesto l’anonimato e che afferma di essere stato molestato da Ronan quando aveva 15 anni.
Deluso Jeffrey Lena, il legale della Santa Sede, che avrebbe preferito veder riconosciuta l’immunità a livello di Corte Suprema. Secondo Lena tuttavia, la decisione di oggi «non significa che eravamo in errore nella interpretazione della legge. I giudici di Washington hanno valutato che il caso, per ora, non meritava di essere esaminato al loro livello. Non volevano scegliere questo caso come veicolo per chiarire la legge su questo punto».
“Anonimo contro Santa Sede” torna ora all’esame della Corte Distrettuale dell’Oregon e il dibattito si impernierà sulla teoria che Ronan era dipendente del Vaticano. Una tesi «insostenibile», secondo Lena: «La Santa Sede non paga lo stipendio del prete, nè la sua pensione, nè esercita controllo quotidiano sul suo operato. Ronan era un prete dell’Ordine del Frati Servi di Maria. La sua stessa esistenza era sconosciuta al Vaticano fino a dopo gli eventi in questione».
L’azione legale percorrerà un cammino parallelo con un’altra causa, “McBryan contro Santa Sede”, in cui gli avvocati che accusano il Vaticano hanno chiesto di portare il Papa alla sbarra. La scorsa settimana Lena si è opposto alla richiesta invocando la legge sull’immunità e argomentando che una testimonianza del Papa in un tribunale Usa «incoraggerebbe tribunali stranieri a ordinare le deposizioni del Presidente degli Stati Uniti in casi come quelli delle renditions della Cia», i trasferimenti segreti di sospetti terroristi dopo le stragi dell’11 settembre.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201006articoli/56261girata.asp
"Niente immunità per il Vaticano"
NEW YORK
La Corte Suprema mette in scacco il Papa: nonostante siano in maggioranza cattolici, i giudici costituzionali degli Stati Uniti hanno aperto la strada a una azione legale che teoricamente potrebbe portare sul banco dei testimoni Benedetto XVI e i vertici della Santa Sede e costringere il Vaticano a risarcimenti milionari.
Decidendo di non prendere in esame la richiesta del Vaticano sul caso “Anonimo contro Santa Sede” i giudici hanno rinviato a un tribunale dell’Oregon la decisione se il Vaticano deve essere considerato civilmente responsabile delle azioni dei preti pedofili. Gli abusi al centro del caso risalgono al 1965. Il prete in questione, Andrew Ronan, è morto nel 1992.
Il Vaticano aveva chiesto alla Corte di esimere la Santa Sede dal giudizio invocando l’immunità riconosciuta agli stati stranieri sovrani in base al Foreign Sovereign Immunities Act del 1976, una prerogativa su cui si era espressa favorevolmente l’amministrazione Obama.
Questa legge prevede eccezioni: una di queste riguarda i dipendenti di uno stato straniero. La Corte d’Appello, nel caso “Anonimo contro Santa Sede”, aveva accolto l’eccezione riconoscendo che padre Ronan, trasferito più volte negli anni Cinquanta e Sessanta dall’Irlanda a Chicago e poi a Portland, poteva per questo essere considerato un impiegato del Vaticano.
«L’azione della Corte Suprema è una coraggiosa risposta alle preghiere di migliaia di vittime delle molestie sessuali dei preti che finalmente hanno una chance di giustizia», ha commentato Jeff Anderson, l’avvocato che accusa la Santa Sede per conto di un uomo che ha chiesto l’anonimato e che afferma di essere stato molestato da Ronan quando aveva 15 anni.
Deluso Jeffrey Lena, il legale della Santa Sede, che avrebbe preferito veder riconosciuta l’immunità a livello di Corte Suprema. Secondo Lena tuttavia, la decisione di oggi «non significa che eravamo in errore nella interpretazione della legge. I giudici di Washington hanno valutato che il caso, per ora, non meritava di essere esaminato al loro livello. Non volevano scegliere questo caso come veicolo per chiarire la legge su questo punto».
“Anonimo contro Santa Sede” torna ora all’esame della Corte Distrettuale dell’Oregon e il dibattito si impernierà sulla teoria che Ronan era dipendente del Vaticano. Una tesi «insostenibile», secondo Lena: «La Santa Sede non paga lo stipendio del prete, nè la sua pensione, nè esercita controllo quotidiano sul suo operato. Ronan era un prete dell’Ordine del Frati Servi di Maria. La sua stessa esistenza era sconosciuta al Vaticano fino a dopo gli eventi in questione».
L’azione legale percorrerà un cammino parallelo con un’altra causa, “McBryan contro Santa Sede”, in cui gli avvocati che accusano il Vaticano hanno chiesto di portare il Papa alla sbarra. La scorsa settimana Lena si è opposto alla richiesta invocando la legge sull’immunità e argomentando che una testimonianza del Papa in un tribunale Usa «incoraggerebbe tribunali stranieri a ordinare le deposizioni del Presidente degli Stati Uniti in casi come quelli delle renditions della Cia», i trasferimenti segreti di sospetti terroristi dopo le stragi dell’11 settembre.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201006articoli/56261girata.asp
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Vaticano e pruriti pedofili
Fa specie sentire il portavoce del Vaticano, padre Federico Lombardi, parlare di tentativi accaniti di "coinvolgere personalmente il Santo Padre nella questione degli abusi" e dello scandalo della pedofilia. Non me ne voglia, padre Lombardi, ma non c'è bisogno di tentativi, i fatti parlano da soli, basta metterli in fila. A cominciare dal principio, sgomberando il campo dalle chiacchiere.
Il fatto che gli ecclesiastici abbiano pruriti pedofili fin dalla notte dei tempi non c'è bisogno di inventarselo, lo dice un papa, per la precisione Leone X, e lo dice in un atto ben conosciuto, la Taxa Camerae, un documento vergognoso che, ad onta del Vangelo che condanna la simonia come peccato imperdonabile, promette il perdono in cambio di denaro.
I primi due dei 35 articoli di cui si compone la Taxa Camarae riguardano proprio gli ecclesiastici e i loro "peccati", in particolare il secondo articolo:
"Se l’ecclesiastico, oltre al peccato di fornicazione chiedesse d’essere assolto dal peccato contro natura o di bestialità, dovrà pagare 219 libbre, 15 soldi. Ma se avesse commesso peccato contro natura con bambini o bestie e non con una donna, pagherà solamente 131 libbre, 15 soldi."
Correva l'anno 1517. Poco meno di cinquecento anni fa. E la Chiesa già sapeva. Solo che fa più comodo, adesso, contare sulla memoria fallace o sulla non conoscenza di chi ascolta le chiacchiere dei vari portavoce.
Ho cominciato da troppo lontano? Veniamo ai giorni nostri, allora.
Nel 1962 il cardinale Ottaviani redige un documento noto come Crimen Sollicitationis. Questo documento, prescrive ai vescovi come comportarsi …
… quando un sacerdote viene denunciato per pedofilia. Nel documento c'è scritto, in stampatello e ben evidente: "Servanda diligenter in archivio secreto curiae pro norma interna. Non publicanda nec ullis commentariis augenda", che vuol dire "Da conservare con cura negli archivi segreti della Curia come strettamente confidenziale. Da non pubblicare, né da integrare con alcun commento".
Il Crimen, in pratica, stabiliva una serie di norme da seguire nei casi di pedofilia clericale. Il processo canonico al sacerdote accusato era un processo diocesano, e a condurlo era il vescovo della diocesi cui il sacerdote apparteneva. Il Crimen va analizzato e "studiato" con cura, poichè è il vademecum che hanno seguito sempre i vescovi nei casi di pedofilia clericale. E fin dal principio risulta chiaro che la stessa esistenza del documento deve essere mantenuta segreta. Perchè?
Analizzando il testo nel dettaglio se ne comprende perfettamente il motivo. Intanto viene definito cosa intendere come peccato di provocazione: "Il crimine di provocazione avviene quando un prete tenta un penitente, chiunque esso sia, nell’atto della confessione, sia prima che immediatamente dopo, sia nello svolgersi della confessione che col solo pretesto della confessione, sia che avvenga al di fuori del momento della confessione nel confessionale, che in altro posto solitamente utilizzato per l’ascolto delle confessioni o in un posto usato per simulare l’intento di ascoltare una confessione." Insomma, praticamente sempre.
Un'altra prerogativa del Crimen è quella di accomunare l'abusatore all'abusato: entrambi peccatori per aver "fornicato", anche se l'abusato è stato circuito, plagiato, e, in molti casi, violentato. Nel testo, infatti, (art.73, pag.23 del documento in latino) parlando di "crimine pessimo", intendendo l'abuso di un bambino o gli atti sessuali con un animale (perchè la Chiesa continua a paragonare, accomunare ed equiparare i bambini agli animali, come ai tempi della Taxa Camerae, a meno che il bambino non sia ancora nato e lì allora la sua vita diventa sacra e inviolabile), si legge che tale peccato è commesso dal sacerdote "cum impuberibus", cioè "con" il bambino, non "contro". Perchè, prima di tutto, viene la condanna del sesso, anche quando è fatto contro la propria volontà; poi tutto il resto.
Nei 74 articoli di cui è composto il Crimen, si impartiscono direttive precise. Quella più pressante riguarda sicuramente la segretezza, di cui tutto il documento è imbevuto. Ma cosa prescrive il Crimen? Fondamentalmente questo: coprire, celare, trasferire. L'articolo 4 dice infatti che non c’è nulla che impedisca ai vescovi "se per caso capiti loro di scoprire uno dei loro sottoposti delinquere nell’amministrazione del sacramento della Penitenza, di poter e dover diligentemente monitorare questa persona, ammonirlo e correggerlo e, se il caso lo richiede, sollevarlo da alcune incombenze. Avranno anche la possibilità di trasferirlo, a meno che l’Ordinario del posto non lo abbia proibito perché ha già accettato la denuncia e ha cominciato l’indagine." Quindi, se si sa che il sacerdote è un pedofilo ma non è stato aperto un processo canonico a suo carico, non c'è nulla che impedisca al vescovo di trasferirlo.
E se invece c'è una denuncia al vescovo? Prima di tutto, la segretezza. Viene fatto giurare a tutti (esistono formule apposite, riportate nel Crimen) di mantenere il segreto, sotto pena di scomunica. Devono mantenere il segreto i membri del tribunale diocesano che "indagano" sulla denuncia, deve mantenere il segreto l'accusato e devono mantenere il segreto anche gli accusatori e i testimoni, pena la scomunica immediata, ipso facto e latae sententiae. Sì, certo, anche la vittima ed eventuali testimoni: "Il giuramento di segretezza deve essere in questi casi fatto fare anche all'accusatore o a quelli che hanno denunciato il prete o ai testimoni." (Crimen sollicitationis, art. 13, pag. 8 del testo in latino)
"Prometto, mi obbligo e giuro che manterrò inviolabilmente il segreto su ogni e qualsiasi notizia, di cui io sia messo al corrente nell'esercizio del mio incarico, escluse solo quelle legittimamente pubblicate al termine e durante il procedimento" recita la formula A del Crimen. Tuttavia, all'articolo 11 viene specificato che tale silenzio deve essere perpetuo: "Nel trattare queste cause la cosa che deve essere maggiormente curata e rispettata è che esse devono avere corso segretissimo e che siano sotto il vincolo del silenzio perpetuo una volta che si siano chiuse e mandate in esecuzione. Tutti coloro che entrino a far parte a vario titolo del tribunale giudicante o che vengano a conoscenza dei fatti per la propria posizione devono osservare il rispetto più assoluto del segreto - che dev’essere considerato come segreto del Santo Uffizio - su tutti i fatti e le persone, pena la scomunica ‘lata sententiae’ ‘ipso facto’ e senza nessuna menzione sulla motivazione della scomunica che spetta al Supremo Pontefice, e sono obbligati a mantenere l’inviolabilità del segreto senza eccezione nemmeno per la Sacrae Poenitentiariae."
Tutto questo si è tradotto per decenni in una prassi vergognosa che includeva il trasferimento dei preti pedofili di parrocchia in parrocchia e la richiesta alle vittime di mantenere il segreto, magari tacitandole con piccole somme, sapendo che in molti casi le vittime venivano da ambienti già disagiati e mai avrebbero affrontato la vergogna e le spese di una denuncia alle autorità civili.
Una volta concluso il processo diocesano, se c'erano prove sufficienti a condannare il prete pedofilo (e, caso strano, pare non si siano quasi mai trovate), gli atti dovevano essere trasmessi, sempre in totale segretezza, all'allora Santo Uffizio, poi divenuto Congregazione per la Dottrina della Fede. In caso non ci fossero prove sufficienti, gli atti dovevano invece essere distrutti.
Ma come mai così poche condanne da parte dei tribunali diocesani? Anche qui, il Crimen detta prescrizioni precise. Innanzitutto, a decidere se la denuncia è fondata o meno è l'ordinario diocesano, cioè il vescovo. Inoltre il documento prescrive: "Se comunque ci sono indicazioni di un crimine abbastanza serie ma non ancora sufficenti a instituire un processo accusatorio, specialmente quando solo una o due denunce sono state fatte, o quando invece il processo è stato tenuto con diligenza, ma non sono state portate prove, o queste non erano sufficienti, o addirittura si sono trovate molte prove ma con procedure incerte o con procedure carenti, l'accusato dovrebbe essere ammonito paternamente, seriamente, o ancora più seriamente secondo i diversi casi, secondo le norme del Canone 2307 [...] gli atti, come sopra, dovrebbero essere tenuti negli archivi e nel frattempo dovrebbe essere fatto un controllo morale sull'accusato."
Chi decide se le prove sono consistenti e sufficienti? Sempre l'ordinario diocesano.
Il Crimen prescrive anche cosa fare nel caso in cui il sacerdote sia stato ammonito ma il vescovo riceve nuove denunce contro di lui: "Se, dopo la prima ammonizione, arrivano contro lo stesso soggetto altre accuse riguardanti crimini di provocazione precedenti l’ammonizione, l’Ordinario dovrebbe vedere, secondo la propria coscienza e giudizio, se la prima ammonizione può essere considerata sufficiente o se procedere a una nuova ammonizione oppure ad eventuali misure successive."
Con queste premesse, è ovvio che siano in pochissimi i sacerdoti condannati dai tribunali diocesani: i vescovi si limitavano ad ammonire e trasferire, molto spesso solo a trasferire. E la tutela dei bambini? Mai presa in considerazione.
A fare un bilancio della situazione a posteriori, il Crimen non è servito in alcun modo ad arginare il problema della pedofilia clericale, è stato invece utile alla Chiesa a "lavare i panni sporchi in famiglia". Solo che, con l'andare del tempo, i panni sporchi sono aumentati in maniera sproporzionata. La politica dello struzzo non paga mai, e in questo caso si è dimostrata letale. Negli anni, infatti, gli abusi non sono diminuiti, anzi, il problema si è incancrenito e le vittime sono diventate migliaia.
Non è neppure lontanamente credibile la professione di ignoranza fatta da vescovi e prelati chiamati a rispondere nei tribunali penali, e non diocesani, del loro operato. E sono sempre i fatti a smentirli. Primo fra tutti l'esistenza di una congregazione religiosa dedicata esclusivamente alla cura dei sacerdoti: i Servi del Paraclito. Poco nota, se non agli "addetti ai lavori", la congregazione dei Servi del Paraclito viene fondata nel 1942 dal sacerdote statunitense Gerald Fitzgerald, a Jemez Springs (Nuovo Messico), con lo scopo di dedicarsi all'assistenza ai sacerdoti in particolare condizioni giuridiche e morali.
Inizialmente, arrivavano a Jemez Springs soprattutto sacerdoti con problemi di alcolismo, ma dal 1965 i Servi del Paraclito cominciarono a trattare anche i sacerdoti pedofili. Con scarsissimi, se non nulli, risultati. Lo stesso fondatore, che dal principio si era opposto alla possibilità di accogliere preti con tali problematiche, fin dagli anni cinquanta inviò numerose lettere a vescovi, arcivescovi ed esponenti della Curia Romana in cui faceva presente la necessità di allontanare dal sacerdozio i preti coinvolti in casi di pedofilia. In una di queste lettere, indirizzata al cofondatore della congregazione, scriveva:
"Reverendissimo e Carissimo Arcivescovo, Carissimo cofondatore
Spero che Sua Eccellenza sia d'accordo e approvi quello che io considero una decisione vitale, da parte nostra: per prevenire uno scandalo che potrebbe danneggiare il buon nome di Via Coeli, non offriremo ospitalità ad uomini che abbiano sedotto o tentato di sedurre, bambini o bambine. Eccellenza, questi uomini sono diavoli e l'ira di Dio ricade su di essi e, se io fossi un vescovo, tremerei se non facessi rapporto a Roma per chiedere la loro forzata riduzione allo stato laicale. E' blasfemo lasciare che celebrino il Santo Sacrificio. Se i singoli vescovi fanno pressione su di lei, Eccellenza, può dire loro che l'esperienza ci ha insegnato che questi uomini sono troppo pericolosi per i bambini della parrocchia e per il vicinato, sicchè siamo giustificati nel nostro rifiuto di accoglierli qui. Sua Eccellenza può inoltre dire, se lo desidera, che non intende interferire con la regola che l'esperienza ha dettato.
Proprio per queste serpi ho sempre auspicato il ritiro su un'isola, ma anche un'isola è troppo per queste vipere di cui il Gentile Maestro ha detto che sarebbe stato meglio se non fossero mai nati; il che è un modo indiretto di maledirli, non crede?
Quando vedrò il santo padre, dirò a Sua Santità che devono essere ridotti ipso facto allo stato laicale, immediatamente."
Inutile dire come andò a finire: la politica dello struzzo prevalse e la congregazione accolse i preti pedofili per quello che, caritatevolmente, può essere definito un tentativo di cura. Un caso fra tutti può essere esemplificativo: padre James Porter arrivò a Jemez Springs nel 1967, dopo essere stato destituito da tre incarichi, ogni volta per problemi di pedofilia. Eppure, padre John B. Feit, superiore dei Servi del Paraclito, scrisse per lui accorate lettere di raccomandazione che gli fecero ottenere, alla fine del "trattamento" una diocesi nel Minnesota, dove, appena arrivato, ricominciò gli abusi.
In realtà, Jemez Springs divenne nota come "il carcere dei preti" e funzionò come un "parcheggio" per i sacerdoti su cui pendevano denunce di abusi. Nel 1994, la congregazione dovette chiudere l'esperimento di riabilitazione dei preti pedofili: 17 preti furono coinvolti nel '91, in 140 cause per abusi sessuali e la Curia pagò 50 milioni di dollari in accordi stragiudiziali.
Identica politica fu seguita dalla Chiesa ogni qualvolta fu messa di fronte alla problematica della pedofilia clericale. Nel maggio 1985 a tutti i vescovi statunitensi fu consegnato un documento noto come "Il manuale", redatto da due preti e un avvocato: padre Michael Peterson, psichiatra della clinica di S. Luke, il domenicano canonista padre Thomas Doyle e l’avvocato Ray Mouton. Il manuale analizza il problema della pedofilia clericale e le conseguenze, economiche e morali, per la chiesa cattolica. Fornisce direttive per affrontare il problema, ma viene totalmente ignorato. Il risultato anche in questo caso è evidente: milioni di dollari in risarcimenti, diocesi in fallimento o prossime alla bancarotta, un drastico calo di fedeli e soprattutto delle loro generose donazioni.
Lo scandalo, venuto a galla negli Stati Uniti, è solo l'inizio. Altrettanti scandali travolgono l'Australia, il Sudamerica, il Messico, il Canada, l'Alaska, la Polonia, l'Irlanda, la Spagna, l'Inghilterra, la Germania, l'Olanda e moltissimi paesi africani. Una vergogna dietro l'altra, si svelano i retroscena di sacerdoti che hanno molestato, abusato, violentato decine di bambini, alcuni piccolissimi.
Così, nel 2001, il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede dal 25 novembre 1981 fino alla sua nomina al soglio pontificio, promulgò un epistola nota come De Delictis Gravioribus o come Ad exsequandam. In essa richiamava il Crimen sollicitationis e avocava un diretto controllo, da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, sui "crimini più gravi", compresi gli abusi sui minori.
Per quella lettera, il cardinale Ratzinger fu citato in giudizio dall'avvocato Daniel Shea davanti al tribunale dalla Corte distrettuale della contea di Harris (Texas), dove fu accusato di "ostruzione alla giustizia". Secondo l'accusa, infatti, il documento della Congregazione avrebbe favorito la copertura di prelati coinvolti nei casi di molestie sessuali ai danni di minori negli Stati Uniti. Nel febbraio 2005 fu emanato dalla corte un ordine di comparizione per il cardinale Joseph Ratzinger. Il 19 aprile 2005, il cardinale Ratzinger fu eletto papa e i suoi legali negli Stati Uniti si rivolsero al Dipartimento di Stato chiedendo l'immunità diplomatica per il loro assistito. L'Amministrazione Bush acconsentì e Joseph Ratzinger fu esonerato dal processo.
Tuttavia, anche non tenendo conto di questo "incidente di percorso", sorgono naturali molti interrogativi sull'operato di Ratzinger come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. E, altrettanto naturali, sorgono molti dubbi sulla sua "presa di posizione" drastica e rigorosa nei confronti della pedofilia clericale.
Che fosse ben informato di quanto fosse grave e profonda la piaga degli abusi fra il clero lo afferma lo stesso Ratzinger, nella memorabile nona stazione della Via Crucis del 2005, quando sostituì Giovanni Paolo II ormai morente: "Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui!"
E tuttavia, pur consapevole della "sporcizia", il Prefetto non si armò mai di ramazza per far pulizia. Anzi, in molti casi "celebri" la Congregazione fu assurdamente lenta e le vittime dovettero ricorrere ai giornali per avere almeno una parvenza di giustizia.
Il caso più tristemente famoso è senza dubbio quello che riguarda il fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel Degollado. Il Vaticano era a conoscenza di molte ombre sull'operato del sacerdote, fin dal 1956, quando il cardinale Valeri lo trovò nella clinica romana Salvator Mundi molto malridotto per l'abuso di morfina. Tuttavia, i procedimenti a carico del fondatore dei Legionari di Cristo non ebbero mai alcun esito, neppure quando, nel 1978 l´ex presidente dei Legionari negli Stati Uniti, Juan Vaca, con un esposto a papa Giovanni Paolo II, accusò Maciel di comportamenti peccaminosi con lui quand´era ragazzo. Nel 1989 Vaca ripresenta a Roma le sue accuse. Senza risposta, sebbene Ratzinger fosse già dal 1981 a capo dell'ex Santo Uffizio. A febbraio del 1997 con una denuncia pubblica, otto importanti ex Legionari accusano Maciel di aver abusato di loro negli anni Cinquanta e Sessanta.
Nel 1998, il 17 ottobre, due degli otto accusanti, Arturo Jurado Guzman e José Barba Martin, accompagnati dall´avvocato Martha Wegan, incontrano in Vaticano il sottosegretario della Congregazione vaticana per la dottrina della fede, Gianfranco Girotti, e chiedono la formale apertura di un processo canonico contro Maciel. Il 31 luglio del 2000 Barba Martin, assieme all’avvocato Wegan, incontra di nuovo in Vaticano monsignor Girotti. Ma sempre senza alcun risultato.
Finchè, nel 2006, appena cinquant'anni dopo le prime denunce, finalmente la Congregazione per la Dottrina della Fede prende una risoluzione esemplare: invita padre Maciel a ritirarsi ad una vita di preghiera e meditazione. Oggi, a distanza di pochi anni, continuano a spuntare scandali che riguardano Maciel e i Legionari, come la presenza (accertata) di una figlia in Spagna, frutto di una violenza ad una minorenne, diversi presunti figli in Messico, dei quali, tra l'altro, non si sarebbe fatto scrupolo di abusare. Insomma, il Vaticano ha aperto un'inchiesta. Molto rassicurante.
Stessa sorte subita, più o meno, da procedimenti a carico di sacerdoti italiani. Celebre il caso di don Cantini in Toscana, per esempio. Stranamente, la Congregazione guidata da Ratzinger ha sempre impiegato decenni ad indagare sui sacerdoti pedofili, soprattutto quando si trattava di sacerdoti influenti, salvo poi scoprire che, a causa del tempo trascorso, il delitto era caduto in prescrizione. Ad onor del vero, c'è da dire che in alcuni casi sono anche state comminate condanne da far tremare i polsi: litanie alla Madonna, rosari, perfino divieto di celebrare messa in pubblico. Se non è "tolleranza zero" questa...
Poi viene fuori che il fratello del papa distribuiva scapaccioni ai membri del coro da lui diretto e che sapeva che il rettore dell'Internat, il convitto in cui i coristi vivevano, li picchiava sistematicamente, con durezza e spesso persino senza alcun motivo che potesse spingerlo a decidere una punizione. E tuttavia non aveva mai fatto nè detto nulla perchè, essendo il convitto un'istituzione indipendente, non aveva il potere di denunciarlo. Certo, perchè serve "essere autorizzati" per denunciare violenze e abusi. Non basta l'amore per il prossimo, quello per cui Cristo s'è fatto mettere in croce. Non basta il senso di giustizia, non basta il desiderio di tutelare i bambini. Salvo poi scusarsi, vent'anni, trent'anni dopo, e solo dopo che si è sollevato lo scandalo. Questo desiderio di scusarsi come mai non è mai stato avvertito prima che l'ex direttore del coro finisse nell'occhio del ciclone e sulle pagine dei giornali?
Senza parlare delle prese di posizione nettissime di papa Ratzinger. Un esempio? Il suo ultimo viaggio negli Stati Uniti, nel corso del quale, tra i festeggiamenti del suo compleanno con Bush alla Casa Bianca e la visita a Ground Zero, il Papa ha sostenuto l'inconciliabilità tra il sacerdozio e la pedofilia. Praticamente la scoperta dell'acqua calda.
Senza contare che in quella visita non era stato neppure previsto un incontro con le vittime. Ratzinger fu spinto dall'opinione pubblica e dai media americani ad un incontro estemporaneo con quello che i giornali italiani hanno caritatevolmente definito "un gruppo di vittime": cinque persone ricevute in piedi, meno di mezz'ora in tutto, nella cappella privata della nunziatura apostolica di Washington. Contemporaneamente, però, ospiti del papa durante quel viaggio sono stati tre vescovi celebri per aver coperto i preti pedofili: il cardinale Egan e il cardinale Mahony, che sono stati gli anfitrioni di Ratzinger durante i giorni trascorsi a New York, e il cardinale Francis George, che ha accolto il papa a Washington.
Dunque, fuori dalle chiacchiere e dai proclami, i fatti, nudi e crudi, parlano da soli.
E' questa la "tolleranza zero" di cui il Vaticano fa tanto parlare?
Vania Lucia Gaito
Fonte BISPENSIERO.IT
Il fatto che gli ecclesiastici abbiano pruriti pedofili fin dalla notte dei tempi non c'è bisogno di inventarselo, lo dice un papa, per la precisione Leone X, e lo dice in un atto ben conosciuto, la Taxa Camerae, un documento vergognoso che, ad onta del Vangelo che condanna la simonia come peccato imperdonabile, promette il perdono in cambio di denaro.
I primi due dei 35 articoli di cui si compone la Taxa Camarae riguardano proprio gli ecclesiastici e i loro "peccati", in particolare il secondo articolo:
"Se l’ecclesiastico, oltre al peccato di fornicazione chiedesse d’essere assolto dal peccato contro natura o di bestialità, dovrà pagare 219 libbre, 15 soldi. Ma se avesse commesso peccato contro natura con bambini o bestie e non con una donna, pagherà solamente 131 libbre, 15 soldi."
Correva l'anno 1517. Poco meno di cinquecento anni fa. E la Chiesa già sapeva. Solo che fa più comodo, adesso, contare sulla memoria fallace o sulla non conoscenza di chi ascolta le chiacchiere dei vari portavoce.
Ho cominciato da troppo lontano? Veniamo ai giorni nostri, allora.
Nel 1962 il cardinale Ottaviani redige un documento noto come Crimen Sollicitationis. Questo documento, prescrive ai vescovi come comportarsi …
… quando un sacerdote viene denunciato per pedofilia. Nel documento c'è scritto, in stampatello e ben evidente: "Servanda diligenter in archivio secreto curiae pro norma interna. Non publicanda nec ullis commentariis augenda", che vuol dire "Da conservare con cura negli archivi segreti della Curia come strettamente confidenziale. Da non pubblicare, né da integrare con alcun commento".
Il Crimen, in pratica, stabiliva una serie di norme da seguire nei casi di pedofilia clericale. Il processo canonico al sacerdote accusato era un processo diocesano, e a condurlo era il vescovo della diocesi cui il sacerdote apparteneva. Il Crimen va analizzato e "studiato" con cura, poichè è il vademecum che hanno seguito sempre i vescovi nei casi di pedofilia clericale. E fin dal principio risulta chiaro che la stessa esistenza del documento deve essere mantenuta segreta. Perchè?
Analizzando il testo nel dettaglio se ne comprende perfettamente il motivo. Intanto viene definito cosa intendere come peccato di provocazione: "Il crimine di provocazione avviene quando un prete tenta un penitente, chiunque esso sia, nell’atto della confessione, sia prima che immediatamente dopo, sia nello svolgersi della confessione che col solo pretesto della confessione, sia che avvenga al di fuori del momento della confessione nel confessionale, che in altro posto solitamente utilizzato per l’ascolto delle confessioni o in un posto usato per simulare l’intento di ascoltare una confessione." Insomma, praticamente sempre.
Un'altra prerogativa del Crimen è quella di accomunare l'abusatore all'abusato: entrambi peccatori per aver "fornicato", anche se l'abusato è stato circuito, plagiato, e, in molti casi, violentato. Nel testo, infatti, (art.73, pag.23 del documento in latino) parlando di "crimine pessimo", intendendo l'abuso di un bambino o gli atti sessuali con un animale (perchè la Chiesa continua a paragonare, accomunare ed equiparare i bambini agli animali, come ai tempi della Taxa Camerae, a meno che il bambino non sia ancora nato e lì allora la sua vita diventa sacra e inviolabile), si legge che tale peccato è commesso dal sacerdote "cum impuberibus", cioè "con" il bambino, non "contro". Perchè, prima di tutto, viene la condanna del sesso, anche quando è fatto contro la propria volontà; poi tutto il resto.
Nei 74 articoli di cui è composto il Crimen, si impartiscono direttive precise. Quella più pressante riguarda sicuramente la segretezza, di cui tutto il documento è imbevuto. Ma cosa prescrive il Crimen? Fondamentalmente questo: coprire, celare, trasferire. L'articolo 4 dice infatti che non c’è nulla che impedisca ai vescovi "se per caso capiti loro di scoprire uno dei loro sottoposti delinquere nell’amministrazione del sacramento della Penitenza, di poter e dover diligentemente monitorare questa persona, ammonirlo e correggerlo e, se il caso lo richiede, sollevarlo da alcune incombenze. Avranno anche la possibilità di trasferirlo, a meno che l’Ordinario del posto non lo abbia proibito perché ha già accettato la denuncia e ha cominciato l’indagine." Quindi, se si sa che il sacerdote è un pedofilo ma non è stato aperto un processo canonico a suo carico, non c'è nulla che impedisca al vescovo di trasferirlo.
E se invece c'è una denuncia al vescovo? Prima di tutto, la segretezza. Viene fatto giurare a tutti (esistono formule apposite, riportate nel Crimen) di mantenere il segreto, sotto pena di scomunica. Devono mantenere il segreto i membri del tribunale diocesano che "indagano" sulla denuncia, deve mantenere il segreto l'accusato e devono mantenere il segreto anche gli accusatori e i testimoni, pena la scomunica immediata, ipso facto e latae sententiae. Sì, certo, anche la vittima ed eventuali testimoni: "Il giuramento di segretezza deve essere in questi casi fatto fare anche all'accusatore o a quelli che hanno denunciato il prete o ai testimoni." (Crimen sollicitationis, art. 13, pag. 8 del testo in latino)
"Prometto, mi obbligo e giuro che manterrò inviolabilmente il segreto su ogni e qualsiasi notizia, di cui io sia messo al corrente nell'esercizio del mio incarico, escluse solo quelle legittimamente pubblicate al termine e durante il procedimento" recita la formula A del Crimen. Tuttavia, all'articolo 11 viene specificato che tale silenzio deve essere perpetuo: "Nel trattare queste cause la cosa che deve essere maggiormente curata e rispettata è che esse devono avere corso segretissimo e che siano sotto il vincolo del silenzio perpetuo una volta che si siano chiuse e mandate in esecuzione. Tutti coloro che entrino a far parte a vario titolo del tribunale giudicante o che vengano a conoscenza dei fatti per la propria posizione devono osservare il rispetto più assoluto del segreto - che dev’essere considerato come segreto del Santo Uffizio - su tutti i fatti e le persone, pena la scomunica ‘lata sententiae’ ‘ipso facto’ e senza nessuna menzione sulla motivazione della scomunica che spetta al Supremo Pontefice, e sono obbligati a mantenere l’inviolabilità del segreto senza eccezione nemmeno per la Sacrae Poenitentiariae."
Tutto questo si è tradotto per decenni in una prassi vergognosa che includeva il trasferimento dei preti pedofili di parrocchia in parrocchia e la richiesta alle vittime di mantenere il segreto, magari tacitandole con piccole somme, sapendo che in molti casi le vittime venivano da ambienti già disagiati e mai avrebbero affrontato la vergogna e le spese di una denuncia alle autorità civili.
Una volta concluso il processo diocesano, se c'erano prove sufficienti a condannare il prete pedofilo (e, caso strano, pare non si siano quasi mai trovate), gli atti dovevano essere trasmessi, sempre in totale segretezza, all'allora Santo Uffizio, poi divenuto Congregazione per la Dottrina della Fede. In caso non ci fossero prove sufficienti, gli atti dovevano invece essere distrutti.
Ma come mai così poche condanne da parte dei tribunali diocesani? Anche qui, il Crimen detta prescrizioni precise. Innanzitutto, a decidere se la denuncia è fondata o meno è l'ordinario diocesano, cioè il vescovo. Inoltre il documento prescrive: "Se comunque ci sono indicazioni di un crimine abbastanza serie ma non ancora sufficenti a instituire un processo accusatorio, specialmente quando solo una o due denunce sono state fatte, o quando invece il processo è stato tenuto con diligenza, ma non sono state portate prove, o queste non erano sufficienti, o addirittura si sono trovate molte prove ma con procedure incerte o con procedure carenti, l'accusato dovrebbe essere ammonito paternamente, seriamente, o ancora più seriamente secondo i diversi casi, secondo le norme del Canone 2307 [...] gli atti, come sopra, dovrebbero essere tenuti negli archivi e nel frattempo dovrebbe essere fatto un controllo morale sull'accusato."
Chi decide se le prove sono consistenti e sufficienti? Sempre l'ordinario diocesano.
Il Crimen prescrive anche cosa fare nel caso in cui il sacerdote sia stato ammonito ma il vescovo riceve nuove denunce contro di lui: "Se, dopo la prima ammonizione, arrivano contro lo stesso soggetto altre accuse riguardanti crimini di provocazione precedenti l’ammonizione, l’Ordinario dovrebbe vedere, secondo la propria coscienza e giudizio, se la prima ammonizione può essere considerata sufficiente o se procedere a una nuova ammonizione oppure ad eventuali misure successive."
Con queste premesse, è ovvio che siano in pochissimi i sacerdoti condannati dai tribunali diocesani: i vescovi si limitavano ad ammonire e trasferire, molto spesso solo a trasferire. E la tutela dei bambini? Mai presa in considerazione.
A fare un bilancio della situazione a posteriori, il Crimen non è servito in alcun modo ad arginare il problema della pedofilia clericale, è stato invece utile alla Chiesa a "lavare i panni sporchi in famiglia". Solo che, con l'andare del tempo, i panni sporchi sono aumentati in maniera sproporzionata. La politica dello struzzo non paga mai, e in questo caso si è dimostrata letale. Negli anni, infatti, gli abusi non sono diminuiti, anzi, il problema si è incancrenito e le vittime sono diventate migliaia.
Non è neppure lontanamente credibile la professione di ignoranza fatta da vescovi e prelati chiamati a rispondere nei tribunali penali, e non diocesani, del loro operato. E sono sempre i fatti a smentirli. Primo fra tutti l'esistenza di una congregazione religiosa dedicata esclusivamente alla cura dei sacerdoti: i Servi del Paraclito. Poco nota, se non agli "addetti ai lavori", la congregazione dei Servi del Paraclito viene fondata nel 1942 dal sacerdote statunitense Gerald Fitzgerald, a Jemez Springs (Nuovo Messico), con lo scopo di dedicarsi all'assistenza ai sacerdoti in particolare condizioni giuridiche e morali.
Inizialmente, arrivavano a Jemez Springs soprattutto sacerdoti con problemi di alcolismo, ma dal 1965 i Servi del Paraclito cominciarono a trattare anche i sacerdoti pedofili. Con scarsissimi, se non nulli, risultati. Lo stesso fondatore, che dal principio si era opposto alla possibilità di accogliere preti con tali problematiche, fin dagli anni cinquanta inviò numerose lettere a vescovi, arcivescovi ed esponenti della Curia Romana in cui faceva presente la necessità di allontanare dal sacerdozio i preti coinvolti in casi di pedofilia. In una di queste lettere, indirizzata al cofondatore della congregazione, scriveva:
"Reverendissimo e Carissimo Arcivescovo, Carissimo cofondatore
Spero che Sua Eccellenza sia d'accordo e approvi quello che io considero una decisione vitale, da parte nostra: per prevenire uno scandalo che potrebbe danneggiare il buon nome di Via Coeli, non offriremo ospitalità ad uomini che abbiano sedotto o tentato di sedurre, bambini o bambine. Eccellenza, questi uomini sono diavoli e l'ira di Dio ricade su di essi e, se io fossi un vescovo, tremerei se non facessi rapporto a Roma per chiedere la loro forzata riduzione allo stato laicale. E' blasfemo lasciare che celebrino il Santo Sacrificio. Se i singoli vescovi fanno pressione su di lei, Eccellenza, può dire loro che l'esperienza ci ha insegnato che questi uomini sono troppo pericolosi per i bambini della parrocchia e per il vicinato, sicchè siamo giustificati nel nostro rifiuto di accoglierli qui. Sua Eccellenza può inoltre dire, se lo desidera, che non intende interferire con la regola che l'esperienza ha dettato.
Proprio per queste serpi ho sempre auspicato il ritiro su un'isola, ma anche un'isola è troppo per queste vipere di cui il Gentile Maestro ha detto che sarebbe stato meglio se non fossero mai nati; il che è un modo indiretto di maledirli, non crede?
Quando vedrò il santo padre, dirò a Sua Santità che devono essere ridotti ipso facto allo stato laicale, immediatamente."
Inutile dire come andò a finire: la politica dello struzzo prevalse e la congregazione accolse i preti pedofili per quello che, caritatevolmente, può essere definito un tentativo di cura. Un caso fra tutti può essere esemplificativo: padre James Porter arrivò a Jemez Springs nel 1967, dopo essere stato destituito da tre incarichi, ogni volta per problemi di pedofilia. Eppure, padre John B. Feit, superiore dei Servi del Paraclito, scrisse per lui accorate lettere di raccomandazione che gli fecero ottenere, alla fine del "trattamento" una diocesi nel Minnesota, dove, appena arrivato, ricominciò gli abusi.
In realtà, Jemez Springs divenne nota come "il carcere dei preti" e funzionò come un "parcheggio" per i sacerdoti su cui pendevano denunce di abusi. Nel 1994, la congregazione dovette chiudere l'esperimento di riabilitazione dei preti pedofili: 17 preti furono coinvolti nel '91, in 140 cause per abusi sessuali e la Curia pagò 50 milioni di dollari in accordi stragiudiziali.
Identica politica fu seguita dalla Chiesa ogni qualvolta fu messa di fronte alla problematica della pedofilia clericale. Nel maggio 1985 a tutti i vescovi statunitensi fu consegnato un documento noto come "Il manuale", redatto da due preti e un avvocato: padre Michael Peterson, psichiatra della clinica di S. Luke, il domenicano canonista padre Thomas Doyle e l’avvocato Ray Mouton. Il manuale analizza il problema della pedofilia clericale e le conseguenze, economiche e morali, per la chiesa cattolica. Fornisce direttive per affrontare il problema, ma viene totalmente ignorato. Il risultato anche in questo caso è evidente: milioni di dollari in risarcimenti, diocesi in fallimento o prossime alla bancarotta, un drastico calo di fedeli e soprattutto delle loro generose donazioni.
Lo scandalo, venuto a galla negli Stati Uniti, è solo l'inizio. Altrettanti scandali travolgono l'Australia, il Sudamerica, il Messico, il Canada, l'Alaska, la Polonia, l'Irlanda, la Spagna, l'Inghilterra, la Germania, l'Olanda e moltissimi paesi africani. Una vergogna dietro l'altra, si svelano i retroscena di sacerdoti che hanno molestato, abusato, violentato decine di bambini, alcuni piccolissimi.
Così, nel 2001, il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede dal 25 novembre 1981 fino alla sua nomina al soglio pontificio, promulgò un epistola nota come De Delictis Gravioribus o come Ad exsequandam. In essa richiamava il Crimen sollicitationis e avocava un diretto controllo, da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, sui "crimini più gravi", compresi gli abusi sui minori.
Per quella lettera, il cardinale Ratzinger fu citato in giudizio dall'avvocato Daniel Shea davanti al tribunale dalla Corte distrettuale della contea di Harris (Texas), dove fu accusato di "ostruzione alla giustizia". Secondo l'accusa, infatti, il documento della Congregazione avrebbe favorito la copertura di prelati coinvolti nei casi di molestie sessuali ai danni di minori negli Stati Uniti. Nel febbraio 2005 fu emanato dalla corte un ordine di comparizione per il cardinale Joseph Ratzinger. Il 19 aprile 2005, il cardinale Ratzinger fu eletto papa e i suoi legali negli Stati Uniti si rivolsero al Dipartimento di Stato chiedendo l'immunità diplomatica per il loro assistito. L'Amministrazione Bush acconsentì e Joseph Ratzinger fu esonerato dal processo.
Tuttavia, anche non tenendo conto di questo "incidente di percorso", sorgono naturali molti interrogativi sull'operato di Ratzinger come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. E, altrettanto naturali, sorgono molti dubbi sulla sua "presa di posizione" drastica e rigorosa nei confronti della pedofilia clericale.
Che fosse ben informato di quanto fosse grave e profonda la piaga degli abusi fra il clero lo afferma lo stesso Ratzinger, nella memorabile nona stazione della Via Crucis del 2005, quando sostituì Giovanni Paolo II ormai morente: "Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui!"
E tuttavia, pur consapevole della "sporcizia", il Prefetto non si armò mai di ramazza per far pulizia. Anzi, in molti casi "celebri" la Congregazione fu assurdamente lenta e le vittime dovettero ricorrere ai giornali per avere almeno una parvenza di giustizia.
Il caso più tristemente famoso è senza dubbio quello che riguarda il fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel Degollado. Il Vaticano era a conoscenza di molte ombre sull'operato del sacerdote, fin dal 1956, quando il cardinale Valeri lo trovò nella clinica romana Salvator Mundi molto malridotto per l'abuso di morfina. Tuttavia, i procedimenti a carico del fondatore dei Legionari di Cristo non ebbero mai alcun esito, neppure quando, nel 1978 l´ex presidente dei Legionari negli Stati Uniti, Juan Vaca, con un esposto a papa Giovanni Paolo II, accusò Maciel di comportamenti peccaminosi con lui quand´era ragazzo. Nel 1989 Vaca ripresenta a Roma le sue accuse. Senza risposta, sebbene Ratzinger fosse già dal 1981 a capo dell'ex Santo Uffizio. A febbraio del 1997 con una denuncia pubblica, otto importanti ex Legionari accusano Maciel di aver abusato di loro negli anni Cinquanta e Sessanta.
Nel 1998, il 17 ottobre, due degli otto accusanti, Arturo Jurado Guzman e José Barba Martin, accompagnati dall´avvocato Martha Wegan, incontrano in Vaticano il sottosegretario della Congregazione vaticana per la dottrina della fede, Gianfranco Girotti, e chiedono la formale apertura di un processo canonico contro Maciel. Il 31 luglio del 2000 Barba Martin, assieme all’avvocato Wegan, incontra di nuovo in Vaticano monsignor Girotti. Ma sempre senza alcun risultato.
Finchè, nel 2006, appena cinquant'anni dopo le prime denunce, finalmente la Congregazione per la Dottrina della Fede prende una risoluzione esemplare: invita padre Maciel a ritirarsi ad una vita di preghiera e meditazione. Oggi, a distanza di pochi anni, continuano a spuntare scandali che riguardano Maciel e i Legionari, come la presenza (accertata) di una figlia in Spagna, frutto di una violenza ad una minorenne, diversi presunti figli in Messico, dei quali, tra l'altro, non si sarebbe fatto scrupolo di abusare. Insomma, il Vaticano ha aperto un'inchiesta. Molto rassicurante.
Stessa sorte subita, più o meno, da procedimenti a carico di sacerdoti italiani. Celebre il caso di don Cantini in Toscana, per esempio. Stranamente, la Congregazione guidata da Ratzinger ha sempre impiegato decenni ad indagare sui sacerdoti pedofili, soprattutto quando si trattava di sacerdoti influenti, salvo poi scoprire che, a causa del tempo trascorso, il delitto era caduto in prescrizione. Ad onor del vero, c'è da dire che in alcuni casi sono anche state comminate condanne da far tremare i polsi: litanie alla Madonna, rosari, perfino divieto di celebrare messa in pubblico. Se non è "tolleranza zero" questa...
Poi viene fuori che il fratello del papa distribuiva scapaccioni ai membri del coro da lui diretto e che sapeva che il rettore dell'Internat, il convitto in cui i coristi vivevano, li picchiava sistematicamente, con durezza e spesso persino senza alcun motivo che potesse spingerlo a decidere una punizione. E tuttavia non aveva mai fatto nè detto nulla perchè, essendo il convitto un'istituzione indipendente, non aveva il potere di denunciarlo. Certo, perchè serve "essere autorizzati" per denunciare violenze e abusi. Non basta l'amore per il prossimo, quello per cui Cristo s'è fatto mettere in croce. Non basta il senso di giustizia, non basta il desiderio di tutelare i bambini. Salvo poi scusarsi, vent'anni, trent'anni dopo, e solo dopo che si è sollevato lo scandalo. Questo desiderio di scusarsi come mai non è mai stato avvertito prima che l'ex direttore del coro finisse nell'occhio del ciclone e sulle pagine dei giornali?
Senza parlare delle prese di posizione nettissime di papa Ratzinger. Un esempio? Il suo ultimo viaggio negli Stati Uniti, nel corso del quale, tra i festeggiamenti del suo compleanno con Bush alla Casa Bianca e la visita a Ground Zero, il Papa ha sostenuto l'inconciliabilità tra il sacerdozio e la pedofilia. Praticamente la scoperta dell'acqua calda.
Senza contare che in quella visita non era stato neppure previsto un incontro con le vittime. Ratzinger fu spinto dall'opinione pubblica e dai media americani ad un incontro estemporaneo con quello che i giornali italiani hanno caritatevolmente definito "un gruppo di vittime": cinque persone ricevute in piedi, meno di mezz'ora in tutto, nella cappella privata della nunziatura apostolica di Washington. Contemporaneamente, però, ospiti del papa durante quel viaggio sono stati tre vescovi celebri per aver coperto i preti pedofili: il cardinale Egan e il cardinale Mahony, che sono stati gli anfitrioni di Ratzinger durante i giorni trascorsi a New York, e il cardinale Francis George, che ha accolto il papa a Washington.
Dunque, fuori dalle chiacchiere e dai proclami, i fatti, nudi e crudi, parlano da soli.
E' questa la "tolleranza zero" di cui il Vaticano fa tanto parlare?
Vania Lucia Gaito
Fonte BISPENSIERO.IT
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Re: Vaticano Oscuro
Belgio: commissione su abusi preti
Parlamento vuole porre fine alla 'legge del silenzio'
(ANSA) - BRUXELLES, 28 OTT - Il parlamento federale del Belgio ha votato a favore della creazione di una commissione ad hoc sugli abusi sessuali commessi dai preti pedofili. La commissione, secondo i parlamentari, dovrebbe rompere 'l'omerta'' che e' regnata in Belgio fino a quando non sono emersi i primi scandali sulla pedofilia nella chiesa la scorsa primavera. 'La legge del silenzio deve essere interrotta, vogliamo porre fine a questa omerta'', ha detto il deputato verde fiammingo Stefaan Van Hecke.
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(ANSA) - BRUXELLES, 28 OTT - Il parlamento federale del Belgio ha votato a favore della creazione di una commissione ad hoc sugli abusi sessuali commessi dai preti pedofili. La commissione, secondo i parlamentari, dovrebbe rompere 'l'omerta'' che e' regnata in Belgio fino a quando non sono emersi i primi scandali sulla pedofilia nella chiesa la scorsa primavera. 'La legge del silenzio deve essere interrotta, vogliamo porre fine a questa omerta'', ha detto il deputato verde fiammingo Stefaan Van Hecke.
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ricordate Agca?
Dopo 30 anni di galera ecco la sua verità: il Vaticano fu il vero mandante dell’attentato a Giovanni Paolo II. Mehmet Ali Agca, scarcerato il 18 gennaio, si presenta alla televisione turca in abito scuro, ben rasato e accusa le alte gerarchie vaticane per il gesto di quel 13 maggio 1981.
“Per conto di chi ha sparato al Papa?” chiede il giornalista.
“Fondamentalmente è stato un incidente, il tentativo di omicidio è stato un incidente” dice Agca.
“Ma non ha risposto alla mia domanda”.
“Lasci che le dica una cosa. In realtà dietro all’omicidio del Papa c‘è il Vaticano”.
“Ma chi? Faccia i nomi”.
“E’ il Vaticano che ha deciso l’omicidio del Papa, che l’ha organizzato e pianificato. L’ordine ‘uccidi il Papa’ lo ha dato il Segretario di Stato Vaticano, il Cardinal Agostino Casaroli”.
Delinquente di strada, Agca fece carriera nel mondo del crimine. Addestrato in un campo siriano militò nei Lupi Grigi, gruppo nazionalista turco per conto del quale uccise nel 1979 un noto giornalista di Ankara.
L’intervista alla tv turca arriva in occasione della prossima uscita di un libro di memorie che potrebbe rivelare il contenuto del dialogo avuto in carcere col Papa nel 1983.
Copyright © 2010 euronews
video: http://it.euronews.net/2010/11/10/agca-vaticano-decise-attentato-a-giovanni-paolo-ii/
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“Fondamentalmente è stato un incidente, il tentativo di omicidio è stato un incidente” dice Agca.
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“Ma chi? Faccia i nomi”.
“E’ il Vaticano che ha deciso l’omicidio del Papa, che l’ha organizzato e pianificato. L’ordine ‘uccidi il Papa’ lo ha dato il Segretario di Stato Vaticano, il Cardinal Agostino Casaroli”.
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Re: Vaticano Oscuro
da approffondire
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Re: Vaticano Oscuro
Spiegel: omissioni Vaticano su Padre H
Il coinvolgimento del papa sarebbe 'piu' forte di quanto emerso'
27 novembre, 16:25
(ANSA) - BERLINO, 27 NOV - Il settimanale tedesco Der Spiegel scrive che ci sono state 'omissioni' da parte del papa nella gestione del caso di Peter Hullermann (Padre H), il prete accusato di pedofilia la cui vicenda ha sfiorato anche Ratzinger nell'ambito dello scandalo sugli abusi sessuali su minori nella Chiesa. In un articolo che verra' pubblicato lunedi', lo Spiegel sostiene che il coinvolgimento del papa nel caso di Padre H e' 'piu' forte' di quanto sia emerso finora.
Il coinvolgimento del papa sarebbe 'piu' forte di quanto emerso'
27 novembre, 16:25
(ANSA) - BERLINO, 27 NOV - Il settimanale tedesco Der Spiegel scrive che ci sono state 'omissioni' da parte del papa nella gestione del caso di Peter Hullermann (Padre H), il prete accusato di pedofilia la cui vicenda ha sfiorato anche Ratzinger nell'ambito dello scandalo sugli abusi sessuali su minori nella Chiesa. In un articolo che verra' pubblicato lunedi', lo Spiegel sostiene che il coinvolgimento del papa nel caso di Padre H e' 'piu' forte' di quanto sia emerso finora.
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