Vaticano Oscuro
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Alaudae
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Re: Vaticano Oscuro
Alaudae ha scritto:ho riunito qui gli argomenti riguardanti il vaticano per avere tutto sotto controllo in un unico topic, che ne dite?
Ben fatto!!!
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And the earth was without form, and void;
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Gea, in Vaticano i fondi segreti
Fondi neri della Gea World e conti bancari segreti in Vaticano. Milioni di euro provenienti da operazioni di calciomercato, spariti poi dai bilanci della società di collocamento calciatori presieduta da Alessandro Moggi e amministrata da Franco Zavaglia. I pm romani Luca Palamara e Maria Cristina Palaia stanno concentrando la loro inchiesta sul denaro che da vicolo Barberini, sede della Gea a Roma, porterebbe allo Ior, l’Istituto per le opere religiose, banca del Vaticano dal 1941. Secondo gli inquirenti molti capitali sarebbero stati depositati proprio nella banca vaticana. [...]
Il testo integrale dell’articolo di Marino Bisso e Corrado Zunino è stato pubblicato sul sito di Repubblica
Notizia scontata, dopo l’intercettazione del colloquio tra Moggi e monsignor Danzi, di cui abbiamo dato notizia ieri. Il vescovo Danzi è infatti un pesce non piccolo della struttura vaticana, ed è stato segretario dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica: e in quanto tale in strettissimi rapporti con lo IOR.
Sui rapporti Danzi-IOR, si veda questo articolo di Sandro Magister del giugno 2004 pubblicato su www.chiesa
http://www.uaar.it/news/2006/05/19/gea-vaticano-fondi-segreti/
link
Il testo integrale dell’articolo di Marino Bisso e Corrado Zunino è stato pubblicato sul sito di Repubblica
Notizia scontata, dopo l’intercettazione del colloquio tra Moggi e monsignor Danzi, di cui abbiamo dato notizia ieri. Il vescovo Danzi è infatti un pesce non piccolo della struttura vaticana, ed è stato segretario dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica: e in quanto tale in strettissimi rapporti con lo IOR.
Sui rapporti Danzi-IOR, si veda questo articolo di Sandro Magister del giugno 2004 pubblicato su www.chiesa
http://www.uaar.it/news/2006/05/19/gea-vaticano-fondi-segreti/
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il Cardinal Bertone e i sacrifici degli altri
Quel commento sprezzante e imbarazzante contrasta anche con il solidarismo della chiesa cattolica.
Difficile, anche a distanza di un giorno, mitigare quel misto di fastidio e irritazione provato di fronte al commento del cardinal Tarcisio Bertone sulla manovra. Quella frase «i sacrifici fanno parte della vita», buttata lì con laconica indifferenza, colpisce per crudezza e distacco. Come se le condizioni di vita di milioni di cittadini, che dai recenti provvedimenti del governo Monti vengono ulteriormente gravate, non lo riguardassero.
LA CASTA DEL CARDINALE. In barba alla maggiore equità chiesta al governo dai vescovi, e al fatto che la Chiesa ha sempre fatto del senso di giustizia sociale un punto fermo della sua dottrina.
Così dicendo, Bertone si iscrive di diritto a quella Casta da cui evidentemente non soltanto la politica è affetta. È un commento imbarazzante, fuori luogo, frettolosamente liquidatorio di una questione che certo avrebbe meritato ben altra sensibilità.
È anche la spia di un supremo disinteresse, nemmeno più dissimulato dalle parole di circostanza solitamente pronunciate per trasmettere un senso di finta partecipazione. Quelle dichiarazioni generiche, ammantate dall' ovvio, che però sorreggono il gioco delle parti e tacitano la coscienza. Là dove la Chiesa, per statuto e missione, deve comunque stare dalla parte dei più deboli e indifesi.
ZITTI E MOSCA. No, Bertone non finge nemmeno. Il suo «i sacrifici fanno parte della vita» è un invito a subirli senza fare storie, ad abbassare la testa di fronte alla loro ineluttabilità. E a non protestare.
Il tono ricorda quello della frase di Maria Antonietta (anche se sappiamo che l'attribuzione è un falso) che di fronte alla richiesta di pane proveniente dal popolo invitava i suoi servitori a distribuire brioches.
Come si permettono i pensionati di protestare, i giovani a non voler pagare il prezzo di questa recessione, le massaie a lamentarsi del prezzo della spesa. Zitti e mosca, che i sacrifici fanno parte della vita. Al segretario di Stato non importa se pesano sempre sugli stessi.
NEMMENO LA SOLIDARIETA’. Sarebbe bastato poco, una parola in più, un accenno di comprensione, una raccomandazione al governo affinché mitigasse la mano pesante sulle fasce meno protette.
Invece niente. In questa, come in altre occasioni, quanti si aspettavano un pronunciamento della Chiesa ispirato al suo magistero sono rimasti delusi.
Così come Bertone non disse una parola sulla deriva morale del berlusconismo, ora il cardinale non offre nemmeno la sua solidarietà ai più deboli.
Una scelta che fa rumore, ed evoca patti scellerati: forse che l'esenzione dall'Ici per i beni ecclesiastici e i copiosi finanziamenti alle scuole cattoliche valgono il prezzo di questo silenzio?
http://www.lettera43.it/economia/finanza/33404/il-cardinal-bertone-e-i-sacrifici-degli-altri.htm
link
Difficile, anche a distanza di un giorno, mitigare quel misto di fastidio e irritazione provato di fronte al commento del cardinal Tarcisio Bertone sulla manovra. Quella frase «i sacrifici fanno parte della vita», buttata lì con laconica indifferenza, colpisce per crudezza e distacco. Come se le condizioni di vita di milioni di cittadini, che dai recenti provvedimenti del governo Monti vengono ulteriormente gravate, non lo riguardassero.
LA CASTA DEL CARDINALE. In barba alla maggiore equità chiesta al governo dai vescovi, e al fatto che la Chiesa ha sempre fatto del senso di giustizia sociale un punto fermo della sua dottrina.
Così dicendo, Bertone si iscrive di diritto a quella Casta da cui evidentemente non soltanto la politica è affetta. È un commento imbarazzante, fuori luogo, frettolosamente liquidatorio di una questione che certo avrebbe meritato ben altra sensibilità.
È anche la spia di un supremo disinteresse, nemmeno più dissimulato dalle parole di circostanza solitamente pronunciate per trasmettere un senso di finta partecipazione. Quelle dichiarazioni generiche, ammantate dall' ovvio, che però sorreggono il gioco delle parti e tacitano la coscienza. Là dove la Chiesa, per statuto e missione, deve comunque stare dalla parte dei più deboli e indifesi.
ZITTI E MOSCA. No, Bertone non finge nemmeno. Il suo «i sacrifici fanno parte della vita» è un invito a subirli senza fare storie, ad abbassare la testa di fronte alla loro ineluttabilità. E a non protestare.
Il tono ricorda quello della frase di Maria Antonietta (anche se sappiamo che l'attribuzione è un falso) che di fronte alla richiesta di pane proveniente dal popolo invitava i suoi servitori a distribuire brioches.
Come si permettono i pensionati di protestare, i giovani a non voler pagare il prezzo di questa recessione, le massaie a lamentarsi del prezzo della spesa. Zitti e mosca, che i sacrifici fanno parte della vita. Al segretario di Stato non importa se pesano sempre sugli stessi.
NEMMENO LA SOLIDARIETA’. Sarebbe bastato poco, una parola in più, un accenno di comprensione, una raccomandazione al governo affinché mitigasse la mano pesante sulle fasce meno protette.
Invece niente. In questa, come in altre occasioni, quanti si aspettavano un pronunciamento della Chiesa ispirato al suo magistero sono rimasti delusi.
Così come Bertone non disse una parola sulla deriva morale del berlusconismo, ora il cardinale non offre nemmeno la sua solidarietà ai più deboli.
Una scelta che fa rumore, ed evoca patti scellerati: forse che l'esenzione dall'Ici per i beni ecclesiastici e i copiosi finanziamenti alle scuole cattoliche valgono il prezzo di questo silenzio?
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scorribande sessuali
IL PRETE CHE VOLEVA LE RAGAZZINE
Don Verzè si è spinto fino in Brasile, e precisamente a Salvator de Bahia, per allestire un suo “quartier generale”. Report raccoglie le testimonianze di chi in Brasile smentisce la natura filantropia dell’ ospedale di Salvador de Bahia. Andrea Garziera, per sei anni direttore generale della struttura, conferma: «Hanno sempre evitato di pagare le tasse (com’ è consentito in Brasile agli enti filantropici, ndr ) senza averne i meriti». Il padre di Andrea Garziera, Luigi, ex distributore di alcolici del Veneto, è socio d’ affari di don Verzé. È con lui che – come mostra il tour tra le fazendas del gruppo – il prete manager si lancia nei business alternativi delle coltivazioni dell’uva. Uno dei soci occulti è Pierino Zammarchi,
il costruttore per eccellenza delle opere edilizie del San Raffaele, indagato a Milano con don Verzé e altri per bancarotta. Dove ci sono investimenti in ospedali spesso vengono costruite anche maestose ville. Ce n’ è una, frequentata dal fondatore del San Raffaele e dai fedelissimi, sulle sponde del fiume San Francisco in Brasile. Luigi Garziera, tra le varie rivelazioni, racconta ai microfoni di Report le sue “scorribande” sessuali assieme a Mario Cal (il manager suicida il 18 luglio) con ragazzine di 13-14 anni.
Fonte e video http://www.giornalettismo.com/archives/177905/il-prete-che-voleva-le-ragazzine/ link
Don Verzè si è spinto fino in Brasile, e precisamente a Salvator de Bahia, per allestire un suo “quartier generale”. Report raccoglie le testimonianze di chi in Brasile smentisce la natura filantropia dell’ ospedale di Salvador de Bahia. Andrea Garziera, per sei anni direttore generale della struttura, conferma: «Hanno sempre evitato di pagare le tasse (com’ è consentito in Brasile agli enti filantropici, ndr ) senza averne i meriti». Il padre di Andrea Garziera, Luigi, ex distributore di alcolici del Veneto, è socio d’ affari di don Verzé. È con lui che – come mostra il tour tra le fazendas del gruppo – il prete manager si lancia nei business alternativi delle coltivazioni dell’uva. Uno dei soci occulti è Pierino Zammarchi,
il costruttore per eccellenza delle opere edilizie del San Raffaele, indagato a Milano con don Verzé e altri per bancarotta. Dove ci sono investimenti in ospedali spesso vengono costruite anche maestose ville. Ce n’ è una, frequentata dal fondatore del San Raffaele e dai fedelissimi, sulle sponde del fiume San Francisco in Brasile. Luigi Garziera, tra le varie rivelazioni, racconta ai microfoni di Report le sue “scorribande” sessuali assieme a Mario Cal (il manager suicida il 18 luglio) con ragazzine di 13-14 anni.
Fonte e video http://www.giornalettismo.com/archives/177905/il-prete-che-voleva-le-ragazzine/ link
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Anonymous – #Operation Vatican.va# Attacco al sito del Vaticano
19 marzo 2012
“Buongiorno, Vatican.va
Perdonateci se oggi non siamo troppo cordiali né gioviali con voi, ma siamo letteralmente disgustati dall’omertà della Chiesa Cattolica nel non denunciare casi di pedofilia, talvolta veramente riprovevoli…
Citate a memoria i vostri comandamenti, i vostri catechismi, i vostri vangeli, ma forse ne avete scordato una parte, ve la vogliamo ricordare!
Matteo 18, 4-6: “Chi sarà come questo piccolo fanciullo, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chiunque riceve un piccolo fanciullo come questo in nome mio, riceve me. Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata una macina d’asino al collo e che fosse sommerso nel fondo del mare.”
Per anni avete “lavato” i panni sporchi in chiesa, omettendo di tenere in conto che il terreno in cui svolgevate la vostra funzione non vi appartiene. I luoghi in cui i vostri preti hanno praticato l’azione pastorale hanno precise leggi, e nel caso in cui vi fosse giunta notizia di reati da parte di detti preti sarebbe stato vostro obbligo denunciarli alle autorità competenti dello stato in questione, anziché adottare comportamenti omertosi. Per questa ragione il silenzio che le gerarchie della chiesa hanno mantenuto per decine di anni circa orribili fatti consumati all’interno di istituti religiosi in tutto il mondo, come l’abuso su bambini sordomuti non in grado di riferie le violenze, equivale
ad un assunzione di complicità.
Ma questo comunicato vuole ANCHE denunciare un caso di abuso successo nel 1996, ad una cara amica di un membro del collettivo.
Venne violentata, appena 13enne, da un sacerdote, lo stesso che l’aveva battezzata, questi la minacciò, ma coraggiosa andò dalla madre (suo unico genitore) a parlarne … la madre si precipitò alla curia, che la minacciò di toglierle il solo sostentamento che avevano, dato per l’appunto dalla caritas (UNA ONLUS), barattando così il silenzio in cambio della sopravvivenza.
Sappiamo che questo non è l’operato di un singolo ma che il Vaticano tende a mascherare gli abusi più riprovevoli senza denunciarli alle forze dell’ordine, poiché ha molto cari i suoi membri, ma un po meno cari i suoi fedeli.
JUST FOR REVENGE, JUST FOR LULZ!!
We do what we must, because we can.
We are Anonymous
We are Legion
We don’t forgive
We don’t forget
Expect Us! “
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tuttigliscandalidelvaticano.com
...e questa è la conclusione: Service Unavailable
Error 503
come volevasi dimostrare
Error 503
come volevasi dimostrare
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Re: Vaticano Oscuro
e già, il signorino è in Messico, potrebbe essere terra di possibili attentati, hai visto mai..
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la visita del Papa a Lamezia è costata due milioni di €
DUE MILIONI DI EURO CIRCA IL COSTO DELLA VISITA PAPALE: 1,3 MILIONI STANZIATI DAL COMUNE DI LAMEZIA E 700.000 EURO DALLA PROVINCIA DI CATANZARO E DALLA REGIONE CALABRIA.
La visita del papa vale «molto di più delle somme che saranno spese»: «Un evento del genere e la storia stessa della Chiesa non si possono ridurre certo ad una mera valutazione economica». Con queste parole, nel luglio scorso,mons. Luigi Cantafora, vescovo di Lamezia Terme, cercava di placare sul nascere le possibili polemiche circa i fondi stanziati dalle amministrazioni locali per la visita di Benedetto XVI in Calabria il 9 ottobre.
E non aveva tutti i torti il monsignore,visto il tam tam mediatico che ha accompagnato l'ennesima visita del pastore tedesco, con le relative polemiche riguardo ai costi.I costi,le spese,chiamateli come vi pare,ma resteranno sempre fondi pubblici stanziati da uno stato laico per la visita di un'autorità religiosa.E che fondi!Il saluto pontificio sarebbe costato finora qualcosa come due milioni di euro: un milione e 340 forniti dal Comune (col placet del sindaco Speranza, Sel), quasi 700 mila quelli stanziati da Provincia di Catanzaro e Regione Calabria.Gli enti locali, denuncia Usb, “già in profonda difficoltà per i tagli previsti” hanno preferito “ridurre ulteriormente i propri fondi, destinandoli alla visita del papa, anziché ai cittadini”.Il Comune ha inoltre garantito la concessione gratuita alla curiadi un'area atta alla costruzione di una nuova cattedrale e di diverse "scuole cattoliche". Più, ovviamente, la "riabilitazione" dell'ex area Sir - che verrà poi intitolata a Benedetto - per soli 500 mila euro, con lavori aggiudicati con un ribasso del 40% - di cui Speranza, peraltro, va fiero.“Tutto ciò ci sembra davvero eccessivo e assai fuori luogo”, lamenta l’Unione Sindacale di Base, considerando anche le esenzioni e i finanziamenti di cui gode la Chiesa.
Tutto qua?Ma neanche per sogno!Per la visita è stato messo a disposizione della cittadinanza un numero verde dedicato, la copertuta WiFi dell'area interessata e il potenziamento delle celle dei trasmettitori telefonici, che permetterà una ricezione migliore per le decine di migliaia di persone previste.
Molto bello - infine - il sito web, non male il cappellino e la maglietta ufficiale, encomiabili i soli 150 mila euro stanziati dalla curia, ineccepibile la sincera dichiarazione del vescovo di Lamezia Luigi Cantafora: "Il gesto della visita del Santo Padre è eloquente. Viene a visitare la nostra povertà".
link
quasi quasi questo Topic lo potremmo chiamare "Pranzetto al Vaticano", che ne dite?
La visita del papa vale «molto di più delle somme che saranno spese»: «Un evento del genere e la storia stessa della Chiesa non si possono ridurre certo ad una mera valutazione economica». Con queste parole, nel luglio scorso,mons. Luigi Cantafora, vescovo di Lamezia Terme, cercava di placare sul nascere le possibili polemiche circa i fondi stanziati dalle amministrazioni locali per la visita di Benedetto XVI in Calabria il 9 ottobre.
E non aveva tutti i torti il monsignore,visto il tam tam mediatico che ha accompagnato l'ennesima visita del pastore tedesco, con le relative polemiche riguardo ai costi.I costi,le spese,chiamateli come vi pare,ma resteranno sempre fondi pubblici stanziati da uno stato laico per la visita di un'autorità religiosa.E che fondi!Il saluto pontificio sarebbe costato finora qualcosa come due milioni di euro: un milione e 340 forniti dal Comune (col placet del sindaco Speranza, Sel), quasi 700 mila quelli stanziati da Provincia di Catanzaro e Regione Calabria.Gli enti locali, denuncia Usb, “già in profonda difficoltà per i tagli previsti” hanno preferito “ridurre ulteriormente i propri fondi, destinandoli alla visita del papa, anziché ai cittadini”.Il Comune ha inoltre garantito la concessione gratuita alla curiadi un'area atta alla costruzione di una nuova cattedrale e di diverse "scuole cattoliche". Più, ovviamente, la "riabilitazione" dell'ex area Sir - che verrà poi intitolata a Benedetto - per soli 500 mila euro, con lavori aggiudicati con un ribasso del 40% - di cui Speranza, peraltro, va fiero.“Tutto ciò ci sembra davvero eccessivo e assai fuori luogo”, lamenta l’Unione Sindacale di Base, considerando anche le esenzioni e i finanziamenti di cui gode la Chiesa.
Tutto qua?Ma neanche per sogno!Per la visita è stato messo a disposizione della cittadinanza un numero verde dedicato, la copertuta WiFi dell'area interessata e il potenziamento delle celle dei trasmettitori telefonici, che permetterà una ricezione migliore per le decine di migliaia di persone previste.
Molto bello - infine - il sito web, non male il cappellino e la maglietta ufficiale, encomiabili i soli 150 mila euro stanziati dalla curia, ineccepibile la sincera dichiarazione del vescovo di Lamezia Luigi Cantafora: "Il gesto della visita del Santo Padre è eloquente. Viene a visitare la nostra povertà".
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quasi quasi questo Topic lo potremmo chiamare "Pranzetto al Vaticano", che ne dite?
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Lo sfruttamento finanziario della benedizione papale
"La benedizione del sovrano pontefice è gratuitamente accessibile a tutti in Piazza San Pietro e per televisione al momento dell'Angelus domenicale.Ma c'è chi desiderla averla personalizzata per un matrimonio o altre occasioni e allora basta rivolgersi all'Elemosiniera Apostolica,dove l'elemosiniere è delegato a concedere la benedizione papale,che pertanto non arriva direttamente dal sovrano pontefice.
Viene rilasciata con un apposito diploma che riporta,oltre al testo,la fotografia del pontefice,la firma dell'elemosiniere (e non del papa) e il timbro a secco dell'Ufficio dell' Elemosiniera Apostolica".
Il costo della pergamena oscilla dai circa 8 euro della pergamena più piccola ai 25 di quella più grande.
E' possibile riceverla anche facendone richiesta alle librerie cattoliche,che si trovano nei dintorni del Vaticano.
In sostanza,nulla fa pensare a una benedizione,anzi ha tutto l'aspetto di un'operazione finanziaria,atta ad alimentare le già ricche casse vaticane.
fonti
Viene rilasciata con un apposito diploma che riporta,oltre al testo,la fotografia del pontefice,la firma dell'elemosiniere (e non del papa) e il timbro a secco dell'Ufficio dell' Elemosiniera Apostolica".
Il costo della pergamena oscilla dai circa 8 euro della pergamena più piccola ai 25 di quella più grande.
E' possibile riceverla anche facendone richiesta alle librerie cattoliche,che si trovano nei dintorni del Vaticano.
In sostanza,nulla fa pensare a una benedizione,anzi ha tutto l'aspetto di un'operazione finanziaria,atta ad alimentare le già ricche casse vaticane.
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Chi era Giovanni Paolo II?Ecco quello che non si sa sul papa polacco..
Al di là della tanta propaganda istituzionale operata da tv e giornali, quanti sanno chi era in realtà tale papa Giovanni Paolo II?
La gente che crede di amarlo è perché non conosce la verità.
Karol Wojtyła, in arte Giovanni Paolo II (Wadowice, Cracovia 1920 – Città del Vaticano 2005), papa (1978-2005),
appena divenuto papa nel 1978 diede la prelatura personale alla congrega occulta dell’Opus Dei, ufficialmente una prelatura personale, in pratica un’autonomia giuridica dentro la Chiesa, la stessa considerata pericolosa dalla chiesa stessa. L’Opus Dei, anche detta Octopus Dei, “la piovra di Dio”, in riferimento alla struttura mafiosa dell’istituzione quanto mai segreta, detiene il controllo di circa una cospicua catena di banche ed un’infinità di aziende nel mondo. La stessa Opus Dei che tutt’oggi aliena i beni materiali dei nuovi adepti e, come è stato ampiamente dimostrato in seguito a testimonianze dirette dei fuoriusciti, li depersonalizza fino a renderli psicolabili, spesso causandone il suicidio; la stessa Opus Dei che al pari della mafia si è resa responsabile di misteriosi suicidi-omicidi noti e meno noti. Vogliamo credere che il papa non sia mai stato a conoscenza dell’identità sociale e politica dell’Opus Dei da lui stesso autorizzata, da lui stesso sostenuto per ben 27 anni?
Il fondatore dell'Opus Dei, José María Escrivá de Balaguer (Barbastro 1902 – Roma 1975), fu amico e consigliere del dittatore fascista - stragista Francisco Franco. José María Escrivá de Balaguer, fascista, amico e consigliere del dittatore fascista - stragista Francisco Franco fu proclamato beato nel 1992, e canonizzato nell’ottobre del 2002 da Giovanni Paolo II.
All’inizio degli anni ’80 Giovanni Paolo II difende la strategia nucleare e ne accetta il principio. L’11 Giugno 1982 dichiara: <
Tra 1976 e il 1983 durante la dittatura cilena di Augusto Pinochet poté portare fino in fondo il suo piano di terrore grazie all’acquiescenza delle diplomazie internazionali. Tra persone bruciate nei forni, gettate in fosse comuni oppure in mare aperto con i cosiddetti “voli della morte”, gestiti con macabra efficienza dall’Aeronautica militare, il quale le stime ufficiali hanno calcolato che morirono un milione di persone. La “sparizione forzata” è oggi considerata dal Tribunale penale internazionale e dalle Nazioni Unite un crimine contro l’umanità. Dopo il crollo delle dittature, in America latina furono istituite molte commissioni per indagare sulle sparizioni avvenute nei decenni precedenti e molti personaggi politici e militari (tra cui gli ex dittatori del Cile e dell’Argentina, Augusto Pinochet e Jorge Videla) furono inquisiti e in alcuni casi condannati. La dittatura argentina (che causò anche più di un milione di fuoriusciti) anche indifferenti alle denunce di alcune organizzazioni umanitarie e soprattutto a quelle delle Madres de Plaza de Mayo (Madri di piazza di Maggio), un’organizzazione formata da alcune madri di scomparsi già agli inizi del 1977. Ebbene, non solo Wojtyla andò a trovare personalmente in Cile Augusto Pinochet, autore di genocidi inauditi, uno dei peggiori trucidatori della storia, ma ne diventò persino suo amico.
Il papa polacco scioccò tutto il mondo quando 1987 in Cile strinse la mano del boia Augusto Pinochet affacciandosi con lui dalle finestre del palazzo presidenziale. In quella circostanza si guadagnò la lettera di “Giuda” da parte delle madri dei Desaparecidos. Oltre alle foto esistenti dei loro incontri, ci sono le prove che i due intrattennero un rapporto continuativo anche dopo quell’occasione, fino a si scambiarsi reciprocamente gli auguri ad ogni ricorrenza festiva.
Come se ciò non bastasse, durante la sua visita in Croazia nell’ottobre 1998, Papa Woityla ha beatificato il dr. Aloysius Stepinac, vescovo cattolico, che si rese complice dei misfatti perpetrati in Croazia da Ante Pavelic. Wojtyla lo ha premiato, beatificando questo criminale.
Lo stesso Karol Woityla che nel 2000 ha avuto l’insolenza di “beatificare” Papa Pio IX. Per chi ancora non lo sapesse, Pio IX affermava nelle sue Instruzioni del 20.6.1866 che: “la schiavitù in quanto tale, considerata nella sua natura fondamentale, non è del tutto contraria alla legge naturale e divina; Possono esserci molti giusti diritti alla schiavitù e sia i teologi che i commentatori dei canoni sacri vi hanno fatto riferimento. Non è contrario alla legge naturale e divina che uno schiavo possa essere venduto, acquistato, scambiato o regalato." Pio IX si è reso anche autore del famigerato Sillabo, dei crimini di razzismo contro gli ebrei, degli assassini di patrioti italiani che lottarono per l'unità d'Italia e della decapitazione del cappellaio romano Antonio De Felici (quest’ultimo condannato a morte perché sorpreso con uno scalpello da intagliatore su un pianerottolo delle scale del Palazzo Vaticano). I cattolici sul conto degli ebrei hanno diffuso le più assurde ed infami credenze ed accuse, tra cui quelle che il giudaismo prescriveva sacrifici rituali di cristiani e che gli ebrei impastassero la matzah, il pane azimo pasquale, col sangue dei cristiani: in questo modo hanno provocato ed istigato stragi di ebrei che sono state perpetrate sino alla fine del diciannovesimo secolo, anche “grazie” alle istigazioni all’odio razziale diffuse da Civiltà Cattolica, il giornale politico ed antisemita voluto e fondato da Pio IX nel 1850. A tale proposito ricordiamo che uno degli ultimi rapimenti, avvenuto a Bologna il 23.6.1858, fu quello di Edgardo Mortara. Il mandante di questo crimine fu Pio IX. Ebbene, Karol Woityla nel 2000 beatificò Pio IX. Ovverosia, Karol Woityla è stato capace di beatificare anche questo criminale.
Il papa polacco, divenuto l’imbonitore delle folle, propagandato come personaggio carismatico,mise a capo della banca vaticana Paul Marcinkus, attraverso il quale la Chiesa Cattolica comprò azioni false e rubate per un miliardo di dollari, ed arrivò a gestire una mole impressionante di loschi affari che fruttarono alle proprie casse centinaia di milioni di dollari. Lo IOR, ufficialmente l’Istituto per le opere religiose, è in realtà la banca di proprietà del Papa che sin dagli inizi, è stata più volte coinvolta nei peggiori scandali, corruzione e intrighi. Per decenni vi hanno transitato i capitali di Cosa Nostra, grazie a personaggi mossi dal Vaticano come Michele Sindona, Roberto Calvi. L’allora vescovo Paul Marcinkus, tra i tanti affari poco puliti, acquistava banche e società da Calvi e poi le rivendeva allo stesso Calvi a prezzi superiori. Tutto venne documentato da registrazioni ed intercettazioni dell’FBI, prima di diventare il Crack finanziario che tutti ricordano. Quando nel 1983 Paul Marcinkus venne riconosciuto colpevole di bancarotta fraudolenta, falsa emissione di assegni, e venne anche condannato per istigazione all’omicidio per il caso dell’Ambrosiano Veneto, papa Giovanni Paolo II consentì a Marcinkus di rifugiarsi negli Usa fino al 1992: anno in cui Marcinkus morì.
Come mai Giovanni Paolo II non chiese un regolare processo per il delinquente Paul Marcinkus, ma al contrario, oltre a consentirgli un incarico che lo rese ricco, lo estradò negli Usa garantendogli la protezione fino alla fine dei suoi giorni?
E’ Lo stesso papa polacco che suscitò lo sdegno dell’opinione pubblica quando rifiutò di ricevere Rigoberta Menchù, giovane guatemalca premio Nobel per la pace nel 1992.Rigoberta Menchù nel 1981, per sfuggire agli “squadroni della morte” (le milizie di estrema destra al soldo dei latifondisti e del governo), si recò in esilio in Messico, dove consacrò la sua vita alla lotta non violenta per i diritti delle popolazioni indigene centroamericane. Collaborò in seguito con la Commissione per i diritti umani dell'ONU a Ginevra e dal 1986 fu membro del Consiglio dell'ONU per i diritti degli indios. Per il suo impegno ottenne nel 1990 il premio dell'UNESCO e nel 1992, a soli trentatré anni, fu insignita del premio Nobel per la Pace. Karol Woityla rifiutò di riceverla. Pertanto non c’è da stupirsi che il cristianesimo ufficiale si schieri sia a favore della deterrenza nucleare per la guerra post-moderna, sia a favore della pena di morte.
Tra Aprile e Giugno 1994 Wojtila ha consentito quasi un milione di morti in tre mesi in Rhuanda, rimanendo in omertoso silenzio: tacendo durante i massacri. Il genocidio dei Tutsi da parte degli Hutu nel Ruanda fu sostenuto, difeso, e coperto dalla chiesa cattolica e dall’istituzione in loco, con il silenzio-assenso del pontefice Giovanni Paolo II. Costui è stato capace di esporsi per i religiosi che dovevano sfuggire alle insidie della guerra, ma non è stato pronto a farlo per la comunità dei Tutsi. Per quest’ultimi non solo non ha mai fatto nulla, né ha mai mostrato alcuna compassione, ma, al contrario, si è reso corresponsabile della discriminazione razziale prima della guerra in Rhuanda: la discriminazione per l’entrata in seminario, per la formazione, per l’ordinazione, fino a quella per la direzione di scuole cattoliche e l’avanzamento nella gerarchia ecclesiastica. Alcuni membri del clero hanno acquistato e distribuito molti machete, e, dopo aver localizzato le vittime, hanno preso parte agli orribili massacri. Questi cattolici hanno rinchiuso le vittime nelle chiese, le hanno incendiate, e poi hanno cancellato ogni traccia della carneficina con i Bulldozer. Ebbene, dopo lo sterminio, tra l’altro compiuto con il bene placido dell’allora ministro francese Francois Mitterand, la chiesa utilizza alcuni conventi per sottrarre i massacratori cattolici alla giustizia, attivando una cavillare e segreta rete di protezione per la fuga in Europa. La chiesa cattolica fornisce biglietti aerei grazie all’associazione Caritas International, proteggendo i criminali ed impedendo loro di essere processati e, come se ciò non bastasse, alcuni di questi vescovi vengono reinseriti nelle parrocchie. Dopo che la scoperta del genocidio diviene di pubblico dominio, Wojtyla corre ai ripari con una lettera salva facciata al presidente della Repubblica del Ruanda. Un comunicato formale senza neanche un’ombra di accusa nei confronti degli assassini, né una parola di rammarico per l’accaduto. Nessun atto di deplorazione né di pentimento da parte della chiesa. Papa Giovanni Paolo II chiede di sospendere la pena di morte per gli autori della carneficina, e non pronuncia, né pronuncerà mai, una sola parola di dolore per le vittime.
Inoltre Wojtila ha coperto una quantità considerevole di abusi sessuali commessi da preti cattolici. Il cardinale Stanislao Dziwisz, per quarant’anni segretario di Karol Wojtyla (ventisette dei quali in Vaticano), ed arcivescovo di Cracovia, ha coperto numerosi casi di abusi e molestie perpetrati da prelati polacchi e alte personalità ecclesiastiche. Nel mirino, il mancato intervento del braccio destro di Giovanni Paolo II in alcune vicende particolarmente scabrose, nonostante le circostanziate denunce coinvolgessero influenti personalità della gerarchia ecclesiastica. Tra questi, un arcivescovo connazionale e amico di don Stanislao e il fondatore dell’ordine religioso in maggior crescita oggi al mondo: i Legionari di Cristo. Fin dal 2000 l’«angelo custode» del Pontefice sarebbe stato informato di gravi casi di molestie che vedevano coinvolti prelati celebri, ma avrebbe «insabbiato» il dossier che proveniva dal clero polacco e da un tribunale ecclesiastico sudamericano. L’accusa è pesante, simile a quella che ha costretto alle dimissioni il cardinale Bernard Law, l’ex arcivescovo di Boston nominato arciprete di Santa Maria Maggiore a Roma. In primo luogo risulterebbe che il cardinale Dziwisz avrebbe ignorato le rivelazioni di esponenti della Chiesa polacca che avevano per oggetto un suo sodale. Invece di attivarsi per verificare le gravissime accuse contenute nelle informative, don Stanislao avrebbe tenuto prudentemente in un cassetto gli allarmanti documenti che gli aveva inviato, sette anni fa, un gruppo di sacerdoti per avvertirlo degli abusi di monsignor Juliusz Paetz, allora arcivescovo di Poznan, a danno di seminaristi. Nel 1999 erano ormai diffuse le voci di illecite avances compiute verso seminaristi dall’arcivescovo Paetz, stretto collaboratore del pontefice. Era accusato di recarsi da loro nottetempo, di abbracciare giovani religiosi in pubblico e di servirsi di una galleria sotterranea per andare dalle sue vittime. Il rettore del seminario prese seriamente le accuse e vietò all’arcivescovo l’ingresso al collegio. I preti che avevano indirizzato l’informativa riservata a don Stanislao si aspettavano una pronta reazione da parte del segretario del Papa e avrebbero scoperto, invece, con grande stupore, che Karol Wojtyla era stato completamente lasciato all’oscuro della vicenda. Lo scandalo dell’arcivescovo Paetz venne poi alla luce indipendentemente dalla denuncia fatta giungere a monsignor Dziwisz e portò alle clamorose dimissioni del presule polacco nel 2002. (da “Il libro nero del Vaticano”, ediz. Libreria Croce)
Lo stesso Karol Wojtila il cui potere gli ha garantito la sopravvivenza del Cattolicesimo più retrivo, cosi’ come gli ha consentito di affermare il proprio inespresso lato artistico, con tanto di concerti papali insieme a nomi di fama mondiale e Rock Stars considerati “peccatori Doc”, ma redenti per la ghiotta occasione e per la giusta causa del Dio denaro. Il Giubileo ha anche ufficializzato il lato artistico del Santo Padre con l’uscita del compact disc Abba Pater, un cd poco suonato nelle radio e nelle discoteche, ma in compenso molto apprezzato nei conventi, nelle chiese, e nelle cerimonie funebri.
In tutto il mondo abbiamo assistito all’evento del Giubileo, durante il quale l’anno “Santo” è stato gestito come una sorta di Woodstock per aristocratici, con tanto di merchandising ed introiti da Film Hollywoodiani, in seguito utilizzati per ristrutturare una parte degli appartamenti di proprietà del Vaticano, e rivenderli a più del doppio del loro valore. […]
Lo stesso Wojtila tanto risoluto nell’escludere le donne dal sacerdozio quanto nello scagliarsi contro la contraccezione e l’uso del profilattico; quest’ultima sua crociata mediatica ha coinciso con l’aumento esponenziale di migliaia di morti per Aids nel mondo.In pratica è stata un’istigazione al suicidio ed omicidio di cui nessuno nella Chiesa ha mai pagato. Infatti a causa della chiesa a pagare sono sempre e comunque le vittime innocenti. (Ibidem)
Grazie a Wojtila, il Vaticano nel Catechismo difende e giustifica la pena di morte (articolo 2267). Pertanto non c’è da stupirsi se nell’indice non è presente nessuna voce dedicata alla pena capitale.
Mentre l’ingegnosa messa in scena mediatica ci mostrava un Giovanni Paolo II predicatore del bene e nemico del male, alcuni dei peggiori delinquenti frequentavano il Vaticano, venendo regolarmente ricevuti dal Papa in persona.
E’ lo stesso Wojtila che intratteneva rapporti d’affari con personalità ambigue, frequentando personaggi quali Cesare Geronzi, Giovanni Bazoli, Calisto Tanzi, Fazio e Fiorani. Quasi trent’anni vissuti tra la città del Vaticano ed il resto del mondo: è possibile che il papa frequentasse gente così senza sapere chi fossero? Che cosa avevano da condividere questi delinquenti con il papa? Vogliamo ancora continuare a credere che il papa non fosse a conoscenza dell’identità sociale e politica dei suoi amici?
Karol Wojtila che ha vissuto nel lusso più sfrenato, nelle sontuose stanze regali del Vaticano circondato da imponenti servitù e preziosi tappeti rossi; lo stesso papa che mangiava con le posate d’oro, che andava in giro per il mondo con jet privati ed un esercito di persone per la sua scorta. Il tutto mantenuto a spese dei cittadini tramite la truffa istituzionalizzata dell’otto per mille, ottenuta dallo stesso Wojtila grazie alla legge del 1985 del suo amico Bettino Craxi.
LOGICA CONCLUSIONE
Questa cospicua ed indegna parte della nostra storia è avvenuta sotto i nostri occhi, mentre i Mass Media mostravano al mondo un papa Wojtila che predicava a favore dei poveri e contro la ricchezza: la medesima ricchezza imperialista che Giovanni Paolo II ha sostenuto a spada tratta dietro le quinte. La gente che ritiene di amarlo lo crede perché non conosce la verità. Il Giovanni Paolo II che i Mass Media ci hanno mostrato per 27 anni - e che ancora ci mostrano - è la facciata ripulita, costruita ad Hoc per le masse, mentre il pontefice e la chiesa operavano indisturbati nei loro loschi affari. Le informazioni che il cittadino riceve dai media sono talmente ben manipolate che anche l’occhio più esercitato è facilmente tratto in inganno. Le forze teocratiche vogliono incessantemente proporre una maschera, una parvenza di potenti illusioni; perciò fanno leva sull’illusione della legalità, la quale fa parte della messa in scena voluta dai detentori del monopolio politico. Il popolo italiano viene ridotto al punto che da lui si pretendono le pezze d’appoggio destinate a mandarlo in rovina. L’attuale regime teocratico che rappresenta la nostra società ne è la piena conferma. Il resto è storia, ovverosia l’indegno dietro le quinte oculatamente nascosto: la vera faccia del polacco Wojtila. Segno evidente che la chiesa cattolica non è mai stata, non è, e non potrà mai essere amica dei popoli oppressi. Al contrario, come la storia c’insegna, la chiesa cattolica è il simbolo dell’oppressione di tutti i diritti civili nel quadro della soppressione degli essenziali diritti umani.
Tony Braschi©opy®ight 2009. Tutti i diritti riservati.
ARTICOLO 17. Diritto di proprietà - 2. La proprietà intellettuale è protetta.
CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA (7 dicembre 2000)
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il Vaticano non paga neanche il gas!
COME SI LEGGE DAL SITO DELL'ENI IL VATICANO RICEVE GRATUITAMENTE IL GAS DALLO STATO ITALIANO,DI CONSEGUENZA TU CITTADINO LO STAI PAGANDO!
Agevolazioni fiscali per il gas naturale
ESENZIONE IMPOSTA DI CONSUMO E ADDIZIONALI REGIONALI
Chi ne ha diritto?
E' sottoposto, ad esenzione dall'aliquota di accisa il gas naturale destinato a particolari impieghi, come da elenco di cui alla Tabella A del D.Lgs. 26/10/1995 n. 504 – "Testo Unico delle Accise".
Inoltre, in base all'art.17 del medesimo "Testo Unico delle Accise", hanno altresì diritto all'esenzione dal pagamento dell'accisa e della relativa imposta sostitutiva dell'addizionale regionale:
•Sedi e rappresentanti diplomatici e consolari,accreditati in Italia, compreso il personale tecnico-amministrativo, appartenenti a Stati esteri che in via di reciprocità riconoscono analoghi benefici alle sedi ed ai rappresentanti diplomatici e consolari italiani;
•Organizzazioni Internazionali, Intendendo con ciò:- le Comunita' europee nell'esercizio delle proprie funzioni istituzionali, anche se effettuate ad imprese o enti per l'esecuzione di contratti di ricerca e di associazione conclusi con le dette Comunità, nei limiti per questi ultimi della partecipazione della Comunità stessa;- l'Organizzazione delle Nazioni Unite e sue Istituzioni Specializzate, nell'esercizio delle proprie funzioni istituzionali;-l'Istituto Universitario Europeo e Scuola Europea di Varese, nell'esercizio delle proprie funzioni istituzionali.
•Forze Armate di stati aderenti al trattato del Nord-Atlantico (N.A.T.O.) Intendendo con ciò:- i comandi militari degli Stati membri, i quartieri generali militari internazionali e gli organismi sussidiari, installati in esecuzione del trattato del nord Atlantico, nell'esercizio delle proprie funzioni istituzionali,- l'Amministrazione della Difesa (Forze Armate Nazionali), qualora agisca per conto dell'organizzazione istituita con il suddetto trattato (Organizzazione N.A.T.O.).
•Forniture dello Stato della Citta' del Vaticano, comprese le aree in cui hanno sede le istituzioni e gli uffici richiamati nella convenzione doganale Italo - Vaticana del 30 giugno 1930.
FONTE
http://www.famiglia.eni.it/
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Chi ne ha diritto?
E' sottoposto, ad esenzione dall'aliquota di accisa il gas naturale destinato a particolari impieghi, come da elenco di cui alla Tabella A del D.Lgs. 26/10/1995 n. 504 – "Testo Unico delle Accise".
Inoltre, in base all'art.17 del medesimo "Testo Unico delle Accise", hanno altresì diritto all'esenzione dal pagamento dell'accisa e della relativa imposta sostitutiva dell'addizionale regionale:
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Chiesa, c'è un 8 per mille segreto:ecco dove finisce un miliardo di euro
Nove milioni per la campagna pubblicitaria sullo tsunami ma alle vittime va solo un terzo
E alla fine l' ottanta per cento dei contributi assegnati rimane alla Chiesa cattolica
La maggior parte dei finanziamenti ai vescovi viene dal fondo che raccoglie i soldi di chi non ha fatto nessuna scelta
ROMA,25 ottobre 2007 - Le campagne dell' "otto per mille" della Chiesa cattolica, che ogni primavera invadono l' etere, Rai, Mediaset e radio nazionali, sono considerate nel mondo pubblicitario un modello di comunicazione. Ben girate, splendida fotografia, musiche di Morricone, storie efficaci, a volte indimenticabili. Chi non ricorda quella del 2005, imperniata sulla tragedia dello tsunami? Lo spot apre su un fragile villaggio di capanne, dalla spiaggia i pescatori scalzi scrutano l' orizzonte cupo. Voce fuori campo: "Quel giorno dal mare è arrivata la fine, l' onda ha trasformato tutto in nulla". Stacco sul logo dell' otto per mille: "Poi dal niente, siete arrivati voi. Le vostre firme si sono trasformate in barche e reti". Zoom su barche e reti. "Barche e reti capaci di crescere figli e pescare sorrisi". Slogan: "Con l' otto per mille alla Chiesa cattolica, avete fatto tanto per molti". Un capolavoro. La campagna 2005, affidata come le precedenti alla multinazionale Saatchi & Saatchi, secondo Il Sole 24 Ore è costata alla Chiesa nove milioni di euro. Il triplo di quanto la Chiesa ha poi donato alle vittime dello tsunami, tre milioni (fonte Cei), lo 0,3 per cento della raccolta. Nello stesso anno, l'Ucei, l' unione delle comunità ebraiche italiane, versò per lo Sri Lanka e l' Indonesia 200 mila euro, il 6 per cento dell' "otto per mille". Un' offerta in proporzione venti volte superiore, in un' area dove non esistono comunità ebraiche.
Gli spot della Chiesa cattolica sono per la maggioranza degli italiani l'unica fonte d'informazione sull' otto per mille. Consegue una serie di pregiudizi assai diffusi. Credenti e non credenti sono convinti che la Chiesa cattolica usi i fondi dell' otto per mille soprattutto per la carità in Italia e nel terzo mondo. Le due voci occupano la totalità dei messaggi, ma costituiscono nella realtà il 20 per cento della spesa reale, come conferma Avvenire, che pubblica per la prima volta il resoconto sul numero del 29 settembre. L' 80 per cento del miliardo di euro rimane alla Chiesa cattolica.
continua
il Presidente della CEI, Angelo Bagnasco
E alla fine l' ottanta per cento dei contributi assegnati rimane alla Chiesa cattolica
La maggior parte dei finanziamenti ai vescovi viene dal fondo che raccoglie i soldi di chi non ha fatto nessuna scelta
ROMA,25 ottobre 2007 - Le campagne dell' "otto per mille" della Chiesa cattolica, che ogni primavera invadono l' etere, Rai, Mediaset e radio nazionali, sono considerate nel mondo pubblicitario un modello di comunicazione. Ben girate, splendida fotografia, musiche di Morricone, storie efficaci, a volte indimenticabili. Chi non ricorda quella del 2005, imperniata sulla tragedia dello tsunami? Lo spot apre su un fragile villaggio di capanne, dalla spiaggia i pescatori scalzi scrutano l' orizzonte cupo. Voce fuori campo: "Quel giorno dal mare è arrivata la fine, l' onda ha trasformato tutto in nulla". Stacco sul logo dell' otto per mille: "Poi dal niente, siete arrivati voi. Le vostre firme si sono trasformate in barche e reti". Zoom su barche e reti. "Barche e reti capaci di crescere figli e pescare sorrisi". Slogan: "Con l' otto per mille alla Chiesa cattolica, avete fatto tanto per molti". Un capolavoro. La campagna 2005, affidata come le precedenti alla multinazionale Saatchi & Saatchi, secondo Il Sole 24 Ore è costata alla Chiesa nove milioni di euro. Il triplo di quanto la Chiesa ha poi donato alle vittime dello tsunami, tre milioni (fonte Cei), lo 0,3 per cento della raccolta. Nello stesso anno, l'Ucei, l' unione delle comunità ebraiche italiane, versò per lo Sri Lanka e l' Indonesia 200 mila euro, il 6 per cento dell' "otto per mille". Un' offerta in proporzione venti volte superiore, in un' area dove non esistono comunità ebraiche.
Gli spot della Chiesa cattolica sono per la maggioranza degli italiani l'unica fonte d'informazione sull' otto per mille. Consegue una serie di pregiudizi assai diffusi. Credenti e non credenti sono convinti che la Chiesa cattolica usi i fondi dell' otto per mille soprattutto per la carità in Italia e nel terzo mondo. Le due voci occupano la totalità dei messaggi, ma costituiscono nella realtà il 20 per cento della spesa reale, come conferma Avvenire, che pubblica per la prima volta il resoconto sul numero del 29 settembre. L' 80 per cento del miliardo di euro rimane alla Chiesa cattolica.
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Che Dio e i suoi santi mi assistano
leggere l'intero articolo, sopratutto la parte finale http://www.ansa.it/web/notizie/photostory/primopiano/2012/05/06/Giurano-Guardie-Svizzere-mancano-reclute_6825100.html?idPhoto=17
Re: Vaticano Oscuro
Marius ha scritto:leggere l'intero articolo, sopratutto la parte finale http://www.ansa.it/web/notizie/photostory/primopiano/2012/05/06/Giurano-Guardie-Svizzere-mancano-reclute_6825100.html?idPhoto=17
lo vogliamo infilare nel topic del "Vaticano (sempre più) Oscuro"?
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il Totalitarismo Cristiano
da leggere, con pazienza, ma da leggere
Un punto sul quale ho visto che l’amico Steno Lamonica insiste molto nei suoi scritti, è la filiazione del comunismo dal cristianesimo. E’ un concetto su cui non si può che convenire: tutta la modernità coi suoi fenomeni degenerativi deriva dal cristianesimo. E’ un punto su cui, pur condividendolo, io non ho insistito particolarmente a sottolineare per un motivo preciso: il crollo dell’Unione Sovietica e dei sistemi comunisti nell’Europa orientale (non però in Cina, a Cuba, in Corea del nord) potrebbe produrre in qualcuno l’errata impressione che il problema sia ormai sostanzialmente risolto, mentre in realtà non è stato risolto nulla e in questi venti anni le cose non hanno fatto che peggiorare.
La situazione di conflitto fra comunismo e americanismo ha fatto sì che le due branche della modernità anti-tradizionale e anti-europea in qualche misura si neutralizzassero a vicenda. E’ solo dopo il crollo dell’Unione Sovietica che hanno preso avvio la globalizzazione, il PNAC (“Project for a New American Century”, il piano americano di dominio planetario) e il riversarsi – chiaramente manovrato – delle masse umane di migranti dal Terzo Mondo allo scopo di stravolgere la sostanza etnica dell’Europa. Tutte cose che non potevano essere attuate finché esisteva l’Unione Sovietica, perché avrebbero fatalmente spinto per reazione gli Europei occidentali in braccio a quest’ultima.
Il comunismo, palesemente, era destinato a essere la punta di diamante e il beneficiario definitivo di un piano di assoggettamento planetario, tuttavia qualcosa non deve essere andato come inizialmente previsto. Probabilmente “lo scostamento” si è verificato con l’ascesa al Kremlino di Stalin che ha spazzato via la nomenklatura della prima ora, folta di elementi ebraici da Stalin tenuti in sospetto perché correligionari del suo nemico Lev Trockij. Di sicuro c’è il fatto che alla conclusione del secondo conflitto mondiale emerse con chiarezza la spaccatura fra i vincitori che portò a quel mezzo secolo di stallo che conosciamo come Guerra Fredda.
Oggi a portare avanti il progetto totalitario di domino mondiale è una potenza dichiaratamente cristiana, gli Stati Uniti d’America, e questo se non altro ha il pregio di dissipare tutta una serie di equivoci. Quel che rimane oggi del comunismo è strettamente funzionale agli interessi del grande capitale internazionale ma soprattutto USA, come ben dimostra l’esempio della Cina oggi grande “mercato del lavoro” di braccia a bassissimo prezzo per l’industria americana. Sembra proprio che l’alleanza che strangolò l’Europa nel 1945 si sia oggi riformata.
Nel prosieguo di questo articolo vedremo di capire cosa sia l'americanismo, il cristianesimo made in USA e perché lo si debba ritenere una forma di totalitarismo, ma prima ancora sarà bene capire quanto sia totalitario il cristianesimo in genere e innanzi tutto avere chiaro cosa significhi totalitarismo.
Noi tendiamo a confondere totalitarismo e dittatura, al punto che spesso i due termini sono usati come sinonimi; invece si tratta di due cose affatto differenti. Per dittatura si può intendere qualsiasi forma di regime non democratico, mentre il totalitarismo è qualcosa di più e di diverso, un potere autocratico che tende a rimodellare per i propri fini il corpo sociale ed entrare pesantemente nella vita delle persone, su cui intende esercitare uno stringente condizionamento.
Il fascismo, ad esempio, era una dittatura ma non era un regime totalitario. Gli storici che oggi studiano in maniera imparziale l’era fascista, regolarmente si stupiscono di quanto poco il fascismo interferisse nella vita privata delle persone, di quanta libertà fosse accordata a chiunque non fosse un oppositore dichiarato del regime (compresa quella di metterne in caricatura gli aspetti deteriori, che ci sono dappertutto, si pensi a Petrolini, che il regime non osteggiò mai, mentre il “democratico” De Gasperi doveva “democraticamente” mandare in galera Guareschi per una vignetta, e in anni più recenti un altro campione di democrazia, Massimo Dalema cercò di fare altrettanto con Forattini).
Si ha l’impressione che il fascismo sia stato anche troppo tollerante verso forze estranee ad esso che lasciò sussistere: la monarchia, il grande capitale, la Chiesa cattolica, le stesse che al momento della prova decisiva gli si rivoltarono contro, pugnalando alla schiena anche l’Italia.
Altre volte mi è capitato di esprimere il concetto che il cristianesimo cattolico e protestante sono due mali, due versioni dello stesso male, fra cui è molto difficile o impossibile scegliere il minore. Se infatti il protestantesimo non ha, come il cattolicesimo nella Chiesa, un’istituzione rigida, gerarchica e dogmatica in grado di esercitare un pesante potere d’interferenza nella vita civile degli stati “cattolici”, nel protestantesimo è presente un’ossessione biblica che generalmente nei Paesi “cattolici” non si riscontra.
Si ha l’impressione che nei Paesi cosiddetti cattolici la religione, mentre per la parte meno acculturata della società significa l’adesione a una serie di pratiche superstiziose (padre Pio, le madonne, il sangue di San Gennaro), per lo strato dei fedeli di cultura medio – alta essa sia semplicemente l’ossequio a un’istituzione di potere che non provoca un grosso coinvolgimento emotivo, tuttavia non dobbiamo sottovalutare il potere del cristianesimo di costituire una vera e propria gabbia mentale che rende letteralmente incapaci di concepire altre forme di pensiero, in materia di religione ma anche altrove.
Sarebbe umoristico se non fosse tragico ascoltare un cristiano quando parla delle altre religioni. A sentirli parlare, non solo l’universalità del fenomeno religioso sarebbe una dimostrazione dell’esistenza di Dio – del loro Dio – ma quello che sembra variare da una cultura e da una religione all’altra, non è in sostanza che il nome della divinità: Gli islamici adorano Allah, i taoisti cinesi il Tao, i buddisti Buddha, eccetera; danno l’impressione di pensare che basterebbe qualche piccolo aggiustamento in perfetti cristiani.
Basta osservare le cose un po’ più da vicino per capire che le cose stanno in maniera del tutto differente: continuando per assurdo a usare termini abramitici per riferirsi a culture molto distanti dall’eredità di Abramo, dovremmo concludere che induisti e scintoisti sono idolatri, e buddisti, confuciani e taoisti atei; né più né meno.
In realtà, qui viene fatto una specie di gioco delle tre carte; quello che è universale è l’anelito umano alla trascendenza e al sacro, non la forma particolare delle religioni abramitiche (presunte discendenti da Abramo), che in effetti non sono condivise da più di un terzo dell’umanità, e si è disinvoltamente scambiata una cosa per l’altra.
La stessa incomprensione che i cristiani manifestano per le culture extraoccidentali e le religioni non abramitiche, la mostrano per l’antichità pre-cristiana. E’ una cosa che risulta sorprendente per coloro che non hanno esperienza di questo ambiente, ma nella scuola italiana esiste una vera e propria lottizzazione delle competenze, per la quale mentre l’insegnamento e la stesura dei manuali per lo studio della storia sono un appannaggio marxista, la filosofia è invece di competenza cattolica. La stessa incomprensione, dicevo, che i cristiani manifestano nei confronti delle culture non occidentali e delle religioni non abramitiche, la ritroviamo tale e quale riguardo al pensiero antico pre-cristiano, e anche qui la cosa sarebbe umoristica se non fosse tragica.
Leggendo come questi manualisti cattolici spiegano la filosofia antica, apprendiamo che Senofane, Platone, Aristotele erano giunti al monoteismo, ma non avevano potuto arrivare al concetto di un Dio personale. In realtà, quello che viene presentato come l’ulteriore e definitivo progresso dello spirito umano conseguente alla rivelazione cristiana, non è che un rozzo antropomorfismo che testimonia l’arretramento speculativo avvenuto con la cristianizzazione, il “divino artigiano”, il Dio che avrebbe plasmato il mondo come gli uomini fabbricano i loro oggetti. Prima ancora dei tre filosofi “monoteisti” summenzionati, l’idea del Fato o del Brahman come forza trascendente impersonale sottesa all’ordine delle cose, rivela nel paganesimo antico e nell’induismo una profondità speculativa del tutto estranea agli antichi Ebrei progenitori delle religioni abramitiche.
Esattamente come accade ai totalitarismi politici, la presunzione e l’arroganza dottrinali finiscono per comportare un sistema totalmente oppressivo e liberticida sul piano pratico.
Non varrebbe nemmeno la pena di ripeterlo per l’ennesima volta: la storia della cristianizzazione dell’Europa è una storia di violenza quasi inenarrabile, da far scomparire i totalitarismo del XX secolo: le persecuzioni con cui Costantino e Teodosio, poi gli imperatori bizantini fino a Giustiniano, cristianizzarono l’impero romano facendo diventare un delitto passibile di morte continuare a seguire la religione dei padri, le campagne carolinge contro i Sassoni e quelle dell’Ordine Teutonico contro gli Slavi, sempre basate sul principio della conversione a fil di spada, la crociata contro gli Albigesi nel XIII secolo che distrusse la Provenza medievale, poi i roghi dei cosiddetti eretici e delle cosiddette streghe. La Chiesa cattolica ha conquistato l’Europa come un esercito invasore e l’ha tenuta sotto controllo come un esercito occupante. Quando non ha potuto più farlo, è iniziata, lenta ma progressiva e con ogni probabilità irreversibile, la laicizzazione o, per chiamare le cose con il loro nome, la scristianizzazione: l’Europa rigetta via da sé il cristianesimo come quel corpo estraneo che effettivamente è.
Lo studioso tedesco Karl Heinz Dreschner è da anni impegnato nella stesura di una Storia criminale del cristianesimo di cui sono già usciti alcuni volumi. La cosa notevole è che quello che in origine doveva essere un libro, sotto le mani dell’autore si è presto allargato alle dimensioni di un’enciclopedia.
In definitiva non esiste nessuna invenzione del totalitarismo moderno che il cristianesimo non abbia cristianamente anticipato, comprese le più atroci come i campi di concentramento. Nel libro La distruzione dei templi, lo scrittore greco Vlasis Rasias ci racconta la brutale violenza con cui gli imperatori cristiani estirparono la religione antica, e ci fa conoscere una realtà che gli storici di solito preferiscono ignorare: i lager cristiani:
“Anno 359 - In Skytopolis, Siria, i cristiani organizzano il primo campo di concentramento per la tortura e l"esecuzione dei pagani arrestati in qualsiasi parte dell'Impero (...).
Anno 370 - L'imperatore Valente ordina una tremenda persecuzione contro i pagani in tutta la parte orientale dell'Impero. Ad Antiochia si giustizia, in mezzo a molti altri pagani, l"ex governatore Fidustius e i sacerdoti Hilarius e Patricius. Si bruciano numerosi libri nelle piazze delle città dell'Impero dell'est. Si perseguitano tutti gli amici di Giuliano (Orebasius, Sallustius, Pegasius, ecc.). Viene bruciato vivo il filosofo Simonides e decapitato il filosofo Maximus.
Anno 372 - L'imperatore Valente ordina al governatore dell'Asia Minore di sterminare tutti gli ellenici e tutti i documenti relativi al loro sapere (..).
Anno 385 fino al 388 (...). Migliaia di innocenti pagani in tutto l'Impero vengono martirizzati nel terrificante e orribile campo di concentramento di Skythopolis” (1).
Tuttavia a mio avviso il punto che conta davvero non è tanto tutto ciò, quanto il fatto che questa lunga storia invereconda di inganni, soprusi e violenza, e questo è un fatto che dobbiamo capire una volta per tutte, non è una deviazione rispetto al “messaggio cristiano” alla “buona novella” annunciata dal vangelo, ma niente altro che la sua concreta applicazione.
Oggi i cristiani hanno adottato perlopiù un “profilo basso”, mostrandosi come la quintessenza della mitezza della mansuetudine, della disponibilità al dialogo, e questo può far passare inosservato il nucleo centrale totalitario della loro dottrina, che però basta grattare un po' sotto la superficie per riscoprire.
Prendiamo una frase di uso comune, il cui uso ricorrente ha creato un'apparenza d'innocenza e di innocuità, “i cristiani e le bestie”. I sottintesi, che trovano perfetta rispondenza sul piano storico, sono terribili, essa significa alla lettera che solo il cristiano, battezzato e fedele alla Chiesa cattolica, può essere considerato uomo.
Vorrei citare un episodio in cui parecchi anni fa mi sono imbattuto per caso: mi trovavo in biblioteca alla ricerca di un libro. Mentre ero intento a questo lavoro, mi capitò casualmente fra le mani un testo che non aveva nulla a che fare con quel che cercavo, era l'autobiografia di una scrittrice italiana, e mi misi a sfogliarne per curiosità le prime pagine. Purtroppo non ricordo di chi si trattasse, sono passati diversi anni da allora, e non ho pensato di prendere appunti né che avrei potuto utilizzare la cosa in uno scritto come il presente.
Questa signora era nata negli anni '30 dello scorso secolo. I suoi genitori erano entrambi di idee laiche, e avevano deciso di non battezzarla, ma la dovettero battezzare di corsa. Era successo che la madre non aveva latte, e fu quindi necessario ricorrere a una balia. Ne trovarono una di famiglia contadina, che subito chiese:
“Dov'è il certificato di battesimo della bambina?”
Alle reazioni sorprese dei genitori, rispose:
“Non vorrete che mi attacchi al seno una bestiolina?”
Così i genitori, volenti o nolenti, dovettero farla battezzare in tutta fretta.
Dobbiamo considerare che la Chiesa cattolica si riteneva a tutti gli effetti la rappresentante esclusiva di Dio in Terra, ed in quanto tale rivendicava il diritto di amministrare, spiritualmente e materialmente, ogni cosa esistente sulla Terra, che solo con il battesimo ed alla precisa condizione di mantenersi devoto seguace della Chiesa stessa, l’uomo riceveva personalità giuridica, e che per conseguenza, ciò che appartiene a un pagano è una res nullius di cui la Chiesa può liberamente disporre, e che perciò può dare in concessione (sempre revocabile) al momento del battesimo a chi l’ha fin allora sempre posseduta. Noi vediamo un’eco di questa concezione nell’atteggiamento degli storici che si occupano dell’alto Medio Evo: capita che quello che prima era un “capotribù” viene promosso a “re” al momento del battesimo, diventa addirittura il primo sovrano ed il fondatore della propria dinastia anche se era salito su un trono che i suoi antenati detenevano già da secoli. È successo con Clodoveo re dei Franchi, è successo anche, ad esempio, con Stefano I d’Ungheria, divenuto, dopo essersi convertito, “primo re” di una nazione che i suoi antenati governavano da secoli.
Poiché solo il cristiano era considerato “uomo”, poiché ciò che apparteneva a dei non cristiani era res nullius, la Chiesa si riteneva libera di farne dono a chi volesse, così ad esempio fu “fatto” re di Sicilia il normanno Roberto il Guiscardo molto prima che questi togliesse l’isola ai saraceni, e la successiva conquista non fu affatto una conquista, un’usurpazione, una rapina: un uomo sarà pure libero di sbarazzarsi delle “bestie” che infestano la sua proprietà. È da notare che nello stesso modo furono “date” ai Normanni le terre dell’Italia meridionale che appartenevano agli “eretici” bizantini, dal che si arguisce che la condizione per essere ritenuto “cristiano” e quindi realmente “uomo” non è credere in Cristo, ma ubbidire al papa.
Ciò non rappresenta comunque un'acquisizione definitiva perché assieme alla “grazia del battesimo” la Chiesa si riserva sempre il diritto di revocare la proprietà di un uomo su ciò che possiede, od almeno di sospenderla, ed è questo il motivo per il quale la scomunica (letteralmente “esclusione dalla comunità” dei credenti) o anatema (termine che ha lo stesso significato e viene dal greco ana – temno, “tagliare via”) era un’arma così potente nelle mani della Chiesa medievale, temuta in particolare dai sovrani, perché faceva venire meno il giuramento di fedeltà dei feudatari, che di solito non aspettavano di avere altro che il pretesto per ribellarsi, in modo da conseguire maggiore autonomia e potere.
Appunto in ragione delle scomuniche inflitte all’imperatore Federico II ed a suo figlio Manfredi, la Chiesa si ritenne in diritto di trasferire nel 1266 il regno di Sicilia dalla casa di Svevia a quella d’Angiò, ed è da notare il particolare, che merita di essere ricordato ad imperitura vergogna di questi sedicenti rappresentanti terreni della divinità, che il corpo di Manfredi, caduto alla testa dei suoi uomini nella battaglia di Benevento, e sepolto dai suoi soldati, fu fatto disseppellire e buttare fra i rifiuti dalle autorità ecclesiastiche: uno scomunicato, “una bestia” non aveva il diritto alla sepoltura.
Stiamo parlando di una delle vicende più gravi, delle pagine più nere della nostra storia plurimillenaria, dove meglio si vede che la Chiesa ha agito sull'Italia come un tumore o un parassita. Dobbiamo essere consapevoli di che cosa significò questo evento per l'Italia, di quale prezzo pagammo e continuiamo ancora oggi a pagare per la bassezza ecclesiastica, l'ambizione dei papi, la mancanza di scrupoli dei “pastori” del “gregge cristiano”.
Fino ad allora, il nostro meridione era la parte più avanzata della Penisola, favorito dagli scambi commerciali e culturali con Bisanzio e con il mondo islamico che allora era più progredito dell'Europa. I Normanni e poi gli Svevi vi avevano creato un moderno stato accentrato. Come lo stato solido ed accentrato creato in Inghilterra dal normanno Guglielmo il Conquistatore sarebbe divenuto una delle maggiori potenze d'Europa, il regno normanno-svevo dell'Italia meridionale che presentava con quest'ultimo delle forti analogie, era incamminato sulla strada di un'analoga importanza politica e floridezza. Le Tavole Melfitane promulgate dall'imperatore Federico II ne furono il coronamento giuridico; con esse s'introdiceva, se non proprio una costituzione moderna, una legislazione uniforme che era di quanto più avanzato esistesse allora in Europa.
La fioritura artistica testimoniata ancora oggi dal duomo di Palermo e da quello di Monreale è una prova di questa stagione eccezionale del nostro meridione, così come lo è il fatto che fu alla corte palermitana che cominciò, con Cielo d'Alcamo e Jacopo da Lentini a nascere la letteratura in lingua italiana, od anche il fatto che la più antica scuola europea considerata di livello universitario sia stata la scuola di medicina di Salerno, istituita sempre da Federico II, grande sovrano illuminato, se mai ve ne furono prima del XVIII secolo.
L'invasione angioina chiamata dalla Chiesa precipitò il nostro meridione in un baratro da cui non è più uscito Al seguito di Carlo d'Angiò arrivò una masnada di avventurieri francesi pronti a trasformarsi in un ceto baronale avido e distruttivo come uno sciame di cavallette, che trapiantò di colpo nel nostro meridione che fino ad allora ne era stato praticamente esente, gli aspetti più retrivi ed ormai anacronistici del feudalesimo.
Ecco cosa scrive al riguardo lo storico Scipione Guarracino:
“Se il feudalesimo aveva avuto capacità ricostruttive nell'Europa delle grandi pianure cerealicole, trapiantato nel difficile ambiente mediterraneo ebbe solo effetti disgregatori e la nobiltà feudale venuta al seguito di Carlo d'Angiò, dopo la prima ondata dei baroni normanni duecento anni prima, spezzò definitivamente le possibilità dell'urbanesimo meridionale, che potevano essere solo quelle dell'iniziativa commerciale forte e dinamica. Sotto Carlo d'Angiò il surplus delle ristrette pianure fertili fu avviato verso i consumi delle città del centro-nord, mentre i privilegi e i monopoli mercantili concessi ai toscani trasformarono rapidamente l'intero regno in una "economia dominata". Nel XIII secolo e in un ambiente inadatto il feudalesimo era ormai solo causa di decadenza, mentre la sua funzione era già terminata da un pezzo nell'Europa settentrionale. La nobiltà del Mezzogiorno italiano, di un paese cioè costretto a essere povero, sarebbe stata in futuro la più parassitaria, la più passiva che si possa immaginare” (3).
Le conseguenze a lungo termine le paghiamo ancora oggi, e tutte le volte che si parla dell'arretratezza del meridione, ricordiamoci a chi la dobbiamo.
Già in epoca rinascimentale il grande Niccolò Machiavelli (un grande pensatore ed una grande anima di italiano, che non a caso continua ad essere ingiustamente calunniato dalla cultura clericale) aveva individuato in modo assolutamente corretto nella Chiesa la causa prima delle sventure italiane: la Chiesa cattolica non era mai stata abbastanza forte da unificare l'Italia sotto di sé, ma abbastanza forte da impedire che qualcun altro lo facesse e dotata di abbastanza prestigio da richiamare come suo “campione” un invasore straniero sul nostro suolo, da Carlo Magno a Napoleone III passando per Carlo d'Angiò. Si comprende che è solo l'ignoranza della nostra storia antica e recente a impedire alla maggior parte dei nostri connazionali di vedere che esiste una contraddizione, un conflitto totale fra l'essere italiani e l'essere cattolici.
Tuttavia oggi non è su questa sponda dell'Atlantico che il cristianesimo mostra oggi il suo aspetto più violento e virulento.
A uno sguardo superficiale sembrerebbe che non possa esistere un mondo con maggiore pluralismo religioso degli Stati Uniti, dove una miriade di chiese, sette, conventicole si contendono “il gregge dei credenti”. In realtà questa situazione scarsamente comprensibile in termini europei, non testimonia altro che la mancanza di carisma in ciò che gli yankee intendono per religione, là chiunque può aprire una Chiesa come un negozio o un'impresa economica. Tuttavia questo pluralismo apparente ha lo stesso valore del pluralismo politico in un ambiente in cui l'unica discriminante fra “la destra” e “la sinistra” sembra essere la questione se concedere o meno alle coppie omosessuali il diritto di sposarsi e di adottare.
Tutte queste diverse “religioni” sono infatti subordinate a quella che potremmo chiamare la “religione americana”, un mix anch'esso scarsamente traducibile in termini europei di “religiosità” e “patriottismo” che mescola il saluto alla bandiera con la preghiera nelle scuole, il Giorno del Ringraziamento e il Columbus Day, Gesù Cristo e lo Zio Sam.
Per gente assolutamente priva sia di capacità speculative sia di senso della trascendenza, anche “la religione” non avrebbe significato se non avesse conseguenze immediatamente pratiche, che in questo caso consistono nel confermare il senso di superiorità che il superuomo yankee prova nei confronti dei subumani che popolano il resto del pianeta.
La religione americana è nettamente veterotestamentaria, al punto che dovremmo chiederci se la si possa realmente considerare una forma di cristianesimo, visto che ignora quasi del tutto il vangelo, o se è piuttosto di un neo-giudaismo che si dovrebbe parlare, ma dopotutto, questo è un problema dei cristiani (o dei giudeo-cristiani, o dei giudeo-americani, fate voi) non nostro, anche se la mia impressione è che gli yankee abbiano ancor meno titolo a essere considerati cristiani degli islamici, che dopotutto dedicano molto spazio alla figura del “profeta Issa”.
Nel XVII secolo uno scrittore inglese (mi scuso di non ricordarne il nome) inventò la favola che gli anglosassoni sarebbero i discendenti delle dieci tribù perdute di Israele. Questa favola che non ha nessun fondamento né storico, né antropologico, né linguistico né di altro genere, diventò il mito fondante della pseudo-nazione americana. Quando gli yankee sostengono di essere il “Nuovo Israele”, state sicuri che con ciò non intendono assolutamente nulla di metaforico.
Miguel Martinez, detto Kelebek, che, essendo di origine messicana, gli yankee li conosce bene, ha scritto in un articolo pubblicato sul suo sito www.kelebekler.com , L'anticristo circasso:
“Gli USA hanno avuto molto a che fare con la Bibbia, ma poco con Platone, Tommaso d'Aquino, al-Ghazali o Voltaire. (…).
In altri paesi, è un luogo comune dire che gli Stati Uniti sono un "paese nuovo privo di storia." In realtà la storia c'è, solo che è largamente biblica. Se altrove si guarda indietro verso i Celti e gli Etruschi, gli statunitensi guardano indietro verso gli antichi Israeliti; le guerre di Davide sono anche le loro guerre” (3).
La bibbia, lo sappiamo, è un testo che è stato scritto soprattutto per gratificare il feroce egocentrismo tribale degli antichi Ebrei che, convinti di avere un rapporto speciale con la loro inverosimile divinità, si erano persuasi che questa avesse dato loro “in pasto” i popoli che avevano distrutto insediandosi nella Palestina: Filistei, Cananei, Aramei e via dicendo. Allo stesso modo dell'antico Israele, ritenendosi per speciale concessione di Dio, dispensato dalle norme dell'umanità e della pietà (c'è proprio una corrente cristiano-sionista che si denomina dispensazionismo) il Nuovo Israele americano ritiene di poter giustificare quanto meno ai propri occhi il massacro di qualcosa come 5 – 7 milioni di Nativi Americani (“Pellirosse”), un genocidio che non ha nulla da invidiare a quello che il processo di Norimberga ha addossato alla parte perdente la seconda guerra mondiale.
Questo spirito brutale, di una carica di violenza che noi stentiamo a immaginare, è stato ben reso da Richard Dawkins che nel suo testo L'illusione di Dio ha riportato alcuni stralci della violenza sottintesa al cristianesimo yankee, violenza che è la stessa degli uccisori di Ipazia, degli aguzzini di Skytopolis, dei crociati che distrussero la Provenza catara, degli inquisitori che mandavano al rogo “eretici” e “streghe”, il volto più autentico del cristianesimo. Si tratta di passi di alcune lettere ricevute da lui o da altri liberi pensatori da lettori statunitensi:
“Avete una bella faccia tosta. Vorrei prendere un coltello, sbudellare voi idioti e urlare di gioia mentre i visceri vi escono dalla pancia. State fomentando una guerra santa in cui un bel giorno io e altri come me avremo il piacere di passare all'azione”.
“Mi conforta sapere che la punizione che Dio vi assegnerà sarà mille volte più grande di qualunque punizione possa infliggervi io. Il bello è che soffrirete in eterno per peccati di cui non vi rendete nemmeno conto. La collera di Dio sarà senza pietà. Spero per il vostro bene che la verità vi sia rivelata prima che il coltello vi penetri nella carne. Voi atei non avete idea del castigo che c'è in serbo per voi. Ringrazio Dio di non essere voi”.
“Feccia adoratrice di Satana. Facci il favore di crepare e andare all'inferno. Spero che ti becchi una malattia dolorosa come il cancro al retto e muori di una morte lenta e atroce, così incontri il tuo Dio, Satana” (4).
E' il cristianesimo una religione basata sull'amore? Da questi passi, proprio non si direbbe, si direbbe piuttosto una religione basata sull'odio, e ci sono due millenni di storia a testimoniare che questo è il suo volto autentico, non la maschera buonista ostentata dal cattolicesimo odierno.
I cattolici, soprattutto della specie tradizionalista, professano oggi una grande simpatia per gli Stati Uniti. Di fronte all'incalzare del neo-paganesimo, del laicismo, delle religioni extraeuropee portate dagli immigrati, islam in testa, sono convinti di aver trovato un alleato, una sponda, ma è proprio da lì che con ogni probabilità arriverà loro il colpo più duro. Ciò che costoro si ostinano a non capire, è che un sistema totalitario non può tollerare centri di potere autonomi.
Gli Stati Uniti hanno acquisito sul mondo cosiddetto occidentale l'egemonia politica, economica e militare, e mirano chiaramente ad acquisire anche quella religiosa esautorando da questo ruolo la Chiesa cattolica. Un primo attacco è venuto sollevando la questione dei preti pedofili. Non è che il problema non sia reale, ma quello che importa, è capire perché sia stato sollevato con tanta enfasi proprio negli Stati Uniti e in tempi recenti.
Il problema è sempre esistito, sempre e dovunque, è il portato inevitabile di una Chiesa che impone a coloro che formano i suoi ranghi un atteggiamento innaturale verso la sessualità e/o recluta i propri adepti fra coloro che hanno una sessualità deviata.
In genere non sono mai state comminate ai preti pedofili sanzioni più pesanti dello spostamento in altra sede; in compenso il diritto canonico prevede il crimen sollicitationis, ossia il “delitto” commesso da coloro che denunciano gli abusi commessi dagli ecclesiastici: le vittime sono trasformate in rei. E' sempre accaduto e lo si è sempre saputo, e allora perché si è deciso proprio ora di sollevare il velo su ciò?
Un altro attacco più sottile è stato portato con la pubblicazione e la diffusione a livello planetario con grande impiego della grancassa mediatica, di un romanzo assolutamente mediocre, ma che contiene non solo un deciso (e meritato) attacco alla Chiesa cattolica e ad alcune fra le sue istituzioni più ambigue come l'Opus Dei, ma prospetta un nuovo (per noi Europei) modello di cristianesimo o cristiano-americanismo, con un Gesù sposato che forse non è morto sulla croce, con Maria Maddalena personaggio molto più importante di quanto finora ci abbiano raccontato (per la gioia delle femministe) che forse era nientemeno che la moglie di Gesù, con i re merovingi che forse erano i discendenti di Cristo, traditi dalla Chiesa a vantaggio degli usurpatori carolingi, il disegno insomma di un cristianesimo alternativo venato di new age e femminismo, americaneggiante e rispetto al quale la Chiesa cattolica appare spiazzata e screditata. Questi certamente non sono che dei ballon d'essai, il più deve ancora venire.
Dovevamo essere nel 1987 o nel 1988. Il presidente sovietico Michail Gorbacev si era recato nella cattedrale di San Basilio a Mosca per annunciare il pieno ripristino della libertà religiosa in Russia. Il patriarca moscovita Alessio II nel suo discorso “di ringraziamento” gli tolse (e ci tolse) qualsiasi illusione che l'arroganza ecclesiastica sia limitata al mondo cattolico.
“Fra mille anni”, disse, “Quando voi non ci sarete più, noi ci saremo ancora”.
Io ho sempre odiato il comunismo, ma in quel momento mi sentii solidale con il povero Gorbacev.
“Ma come?”, mi venne da pensare, “Quest'uomo viene spontaneamente, senza esservi obbligato, a portarvi quella libertà che avete agognato per settant'anni, e tu lo umili con la tua presunzione di superiorità che non ti deriva da niente altro che dall'indossare una tonaca?”
Il patriarca moscovita aveva colto un punto essenziale: la storia di una religione si misura in millenni, quella di un'istituzione politica in decenni o al massimo in secoli, e il confronto era quindi squilibrato in partenza.
Tuttavia non credo che la profezia di Alessio II si realizzerà.
Il cristianesimo cattolico e forse anche quello ortodosso sono agli sgoccioli.
Sarà il giudeo-cristianesimo “made in USA”, la diffusione dell'islam e delle altre religioni esotiche portate dall'immigrazione, sarà la laicizzazione e l'indifferentismo religioso conseguenza di una religione imposta con la forza quando non ha più potuto essere inculcata con metodi violenti, sarà la rinascita neopagana che si profila sempre più chiara fra gli europei autentici, sarà la combinazione di tutte queste cose, ma se non noi, i nostri figli avranno la soddisfazione di vedere la scomparsa degli eredi di coloro che hanno voluto estirpare dall'Europa la sua spiritualità nativa.
NOTE
1. Vlasis Rasias: La distruzione dei templi (estratto), sito della Congregazione degli Ellenici, 13.4.2006
2. Scipione Guarracino, Storia dell'età medievale, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 1992.
3. Miguel Martinez, L'anticristo circasso, sito Kelebek, www.kelebekler.com
Richard Dawkins, L'illusione di Dio, Mondadori, Milano 2006, pag. 210-211.
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Un punto sul quale ho visto che l’amico Steno Lamonica insiste molto nei suoi scritti, è la filiazione del comunismo dal cristianesimo. E’ un concetto su cui non si può che convenire: tutta la modernità coi suoi fenomeni degenerativi deriva dal cristianesimo. E’ un punto su cui, pur condividendolo, io non ho insistito particolarmente a sottolineare per un motivo preciso: il crollo dell’Unione Sovietica e dei sistemi comunisti nell’Europa orientale (non però in Cina, a Cuba, in Corea del nord) potrebbe produrre in qualcuno l’errata impressione che il problema sia ormai sostanzialmente risolto, mentre in realtà non è stato risolto nulla e in questi venti anni le cose non hanno fatto che peggiorare.
La situazione di conflitto fra comunismo e americanismo ha fatto sì che le due branche della modernità anti-tradizionale e anti-europea in qualche misura si neutralizzassero a vicenda. E’ solo dopo il crollo dell’Unione Sovietica che hanno preso avvio la globalizzazione, il PNAC (“Project for a New American Century”, il piano americano di dominio planetario) e il riversarsi – chiaramente manovrato – delle masse umane di migranti dal Terzo Mondo allo scopo di stravolgere la sostanza etnica dell’Europa. Tutte cose che non potevano essere attuate finché esisteva l’Unione Sovietica, perché avrebbero fatalmente spinto per reazione gli Europei occidentali in braccio a quest’ultima.
Il comunismo, palesemente, era destinato a essere la punta di diamante e il beneficiario definitivo di un piano di assoggettamento planetario, tuttavia qualcosa non deve essere andato come inizialmente previsto. Probabilmente “lo scostamento” si è verificato con l’ascesa al Kremlino di Stalin che ha spazzato via la nomenklatura della prima ora, folta di elementi ebraici da Stalin tenuti in sospetto perché correligionari del suo nemico Lev Trockij. Di sicuro c’è il fatto che alla conclusione del secondo conflitto mondiale emerse con chiarezza la spaccatura fra i vincitori che portò a quel mezzo secolo di stallo che conosciamo come Guerra Fredda.
Oggi a portare avanti il progetto totalitario di domino mondiale è una potenza dichiaratamente cristiana, gli Stati Uniti d’America, e questo se non altro ha il pregio di dissipare tutta una serie di equivoci. Quel che rimane oggi del comunismo è strettamente funzionale agli interessi del grande capitale internazionale ma soprattutto USA, come ben dimostra l’esempio della Cina oggi grande “mercato del lavoro” di braccia a bassissimo prezzo per l’industria americana. Sembra proprio che l’alleanza che strangolò l’Europa nel 1945 si sia oggi riformata.
Nel prosieguo di questo articolo vedremo di capire cosa sia l'americanismo, il cristianesimo made in USA e perché lo si debba ritenere una forma di totalitarismo, ma prima ancora sarà bene capire quanto sia totalitario il cristianesimo in genere e innanzi tutto avere chiaro cosa significhi totalitarismo.
Noi tendiamo a confondere totalitarismo e dittatura, al punto che spesso i due termini sono usati come sinonimi; invece si tratta di due cose affatto differenti. Per dittatura si può intendere qualsiasi forma di regime non democratico, mentre il totalitarismo è qualcosa di più e di diverso, un potere autocratico che tende a rimodellare per i propri fini il corpo sociale ed entrare pesantemente nella vita delle persone, su cui intende esercitare uno stringente condizionamento.
Il fascismo, ad esempio, era una dittatura ma non era un regime totalitario. Gli storici che oggi studiano in maniera imparziale l’era fascista, regolarmente si stupiscono di quanto poco il fascismo interferisse nella vita privata delle persone, di quanta libertà fosse accordata a chiunque non fosse un oppositore dichiarato del regime (compresa quella di metterne in caricatura gli aspetti deteriori, che ci sono dappertutto, si pensi a Petrolini, che il regime non osteggiò mai, mentre il “democratico” De Gasperi doveva “democraticamente” mandare in galera Guareschi per una vignetta, e in anni più recenti un altro campione di democrazia, Massimo Dalema cercò di fare altrettanto con Forattini).
Si ha l’impressione che il fascismo sia stato anche troppo tollerante verso forze estranee ad esso che lasciò sussistere: la monarchia, il grande capitale, la Chiesa cattolica, le stesse che al momento della prova decisiva gli si rivoltarono contro, pugnalando alla schiena anche l’Italia.
Altre volte mi è capitato di esprimere il concetto che il cristianesimo cattolico e protestante sono due mali, due versioni dello stesso male, fra cui è molto difficile o impossibile scegliere il minore. Se infatti il protestantesimo non ha, come il cattolicesimo nella Chiesa, un’istituzione rigida, gerarchica e dogmatica in grado di esercitare un pesante potere d’interferenza nella vita civile degli stati “cattolici”, nel protestantesimo è presente un’ossessione biblica che generalmente nei Paesi “cattolici” non si riscontra.
Si ha l’impressione che nei Paesi cosiddetti cattolici la religione, mentre per la parte meno acculturata della società significa l’adesione a una serie di pratiche superstiziose (padre Pio, le madonne, il sangue di San Gennaro), per lo strato dei fedeli di cultura medio – alta essa sia semplicemente l’ossequio a un’istituzione di potere che non provoca un grosso coinvolgimento emotivo, tuttavia non dobbiamo sottovalutare il potere del cristianesimo di costituire una vera e propria gabbia mentale che rende letteralmente incapaci di concepire altre forme di pensiero, in materia di religione ma anche altrove.
Sarebbe umoristico se non fosse tragico ascoltare un cristiano quando parla delle altre religioni. A sentirli parlare, non solo l’universalità del fenomeno religioso sarebbe una dimostrazione dell’esistenza di Dio – del loro Dio – ma quello che sembra variare da una cultura e da una religione all’altra, non è in sostanza che il nome della divinità: Gli islamici adorano Allah, i taoisti cinesi il Tao, i buddisti Buddha, eccetera; danno l’impressione di pensare che basterebbe qualche piccolo aggiustamento in perfetti cristiani.
Basta osservare le cose un po’ più da vicino per capire che le cose stanno in maniera del tutto differente: continuando per assurdo a usare termini abramitici per riferirsi a culture molto distanti dall’eredità di Abramo, dovremmo concludere che induisti e scintoisti sono idolatri, e buddisti, confuciani e taoisti atei; né più né meno.
In realtà, qui viene fatto una specie di gioco delle tre carte; quello che è universale è l’anelito umano alla trascendenza e al sacro, non la forma particolare delle religioni abramitiche (presunte discendenti da Abramo), che in effetti non sono condivise da più di un terzo dell’umanità, e si è disinvoltamente scambiata una cosa per l’altra.
La stessa incomprensione che i cristiani manifestano per le culture extraoccidentali e le religioni non abramitiche, la mostrano per l’antichità pre-cristiana. E’ una cosa che risulta sorprendente per coloro che non hanno esperienza di questo ambiente, ma nella scuola italiana esiste una vera e propria lottizzazione delle competenze, per la quale mentre l’insegnamento e la stesura dei manuali per lo studio della storia sono un appannaggio marxista, la filosofia è invece di competenza cattolica. La stessa incomprensione, dicevo, che i cristiani manifestano nei confronti delle culture non occidentali e delle religioni non abramitiche, la ritroviamo tale e quale riguardo al pensiero antico pre-cristiano, e anche qui la cosa sarebbe umoristica se non fosse tragica.
Leggendo come questi manualisti cattolici spiegano la filosofia antica, apprendiamo che Senofane, Platone, Aristotele erano giunti al monoteismo, ma non avevano potuto arrivare al concetto di un Dio personale. In realtà, quello che viene presentato come l’ulteriore e definitivo progresso dello spirito umano conseguente alla rivelazione cristiana, non è che un rozzo antropomorfismo che testimonia l’arretramento speculativo avvenuto con la cristianizzazione, il “divino artigiano”, il Dio che avrebbe plasmato il mondo come gli uomini fabbricano i loro oggetti. Prima ancora dei tre filosofi “monoteisti” summenzionati, l’idea del Fato o del Brahman come forza trascendente impersonale sottesa all’ordine delle cose, rivela nel paganesimo antico e nell’induismo una profondità speculativa del tutto estranea agli antichi Ebrei progenitori delle religioni abramitiche.
Esattamente come accade ai totalitarismi politici, la presunzione e l’arroganza dottrinali finiscono per comportare un sistema totalmente oppressivo e liberticida sul piano pratico.
Non varrebbe nemmeno la pena di ripeterlo per l’ennesima volta: la storia della cristianizzazione dell’Europa è una storia di violenza quasi inenarrabile, da far scomparire i totalitarismo del XX secolo: le persecuzioni con cui Costantino e Teodosio, poi gli imperatori bizantini fino a Giustiniano, cristianizzarono l’impero romano facendo diventare un delitto passibile di morte continuare a seguire la religione dei padri, le campagne carolinge contro i Sassoni e quelle dell’Ordine Teutonico contro gli Slavi, sempre basate sul principio della conversione a fil di spada, la crociata contro gli Albigesi nel XIII secolo che distrusse la Provenza medievale, poi i roghi dei cosiddetti eretici e delle cosiddette streghe. La Chiesa cattolica ha conquistato l’Europa come un esercito invasore e l’ha tenuta sotto controllo come un esercito occupante. Quando non ha potuto più farlo, è iniziata, lenta ma progressiva e con ogni probabilità irreversibile, la laicizzazione o, per chiamare le cose con il loro nome, la scristianizzazione: l’Europa rigetta via da sé il cristianesimo come quel corpo estraneo che effettivamente è.
Lo studioso tedesco Karl Heinz Dreschner è da anni impegnato nella stesura di una Storia criminale del cristianesimo di cui sono già usciti alcuni volumi. La cosa notevole è che quello che in origine doveva essere un libro, sotto le mani dell’autore si è presto allargato alle dimensioni di un’enciclopedia.
In definitiva non esiste nessuna invenzione del totalitarismo moderno che il cristianesimo non abbia cristianamente anticipato, comprese le più atroci come i campi di concentramento. Nel libro La distruzione dei templi, lo scrittore greco Vlasis Rasias ci racconta la brutale violenza con cui gli imperatori cristiani estirparono la religione antica, e ci fa conoscere una realtà che gli storici di solito preferiscono ignorare: i lager cristiani:
“Anno 359 - In Skytopolis, Siria, i cristiani organizzano il primo campo di concentramento per la tortura e l"esecuzione dei pagani arrestati in qualsiasi parte dell'Impero (...).
Anno 370 - L'imperatore Valente ordina una tremenda persecuzione contro i pagani in tutta la parte orientale dell'Impero. Ad Antiochia si giustizia, in mezzo a molti altri pagani, l"ex governatore Fidustius e i sacerdoti Hilarius e Patricius. Si bruciano numerosi libri nelle piazze delle città dell'Impero dell'est. Si perseguitano tutti gli amici di Giuliano (Orebasius, Sallustius, Pegasius, ecc.). Viene bruciato vivo il filosofo Simonides e decapitato il filosofo Maximus.
Anno 372 - L'imperatore Valente ordina al governatore dell'Asia Minore di sterminare tutti gli ellenici e tutti i documenti relativi al loro sapere (..).
Anno 385 fino al 388 (...). Migliaia di innocenti pagani in tutto l'Impero vengono martirizzati nel terrificante e orribile campo di concentramento di Skythopolis” (1).
Tuttavia a mio avviso il punto che conta davvero non è tanto tutto ciò, quanto il fatto che questa lunga storia invereconda di inganni, soprusi e violenza, e questo è un fatto che dobbiamo capire una volta per tutte, non è una deviazione rispetto al “messaggio cristiano” alla “buona novella” annunciata dal vangelo, ma niente altro che la sua concreta applicazione.
Oggi i cristiani hanno adottato perlopiù un “profilo basso”, mostrandosi come la quintessenza della mitezza della mansuetudine, della disponibilità al dialogo, e questo può far passare inosservato il nucleo centrale totalitario della loro dottrina, che però basta grattare un po' sotto la superficie per riscoprire.
Prendiamo una frase di uso comune, il cui uso ricorrente ha creato un'apparenza d'innocenza e di innocuità, “i cristiani e le bestie”. I sottintesi, che trovano perfetta rispondenza sul piano storico, sono terribili, essa significa alla lettera che solo il cristiano, battezzato e fedele alla Chiesa cattolica, può essere considerato uomo.
Vorrei citare un episodio in cui parecchi anni fa mi sono imbattuto per caso: mi trovavo in biblioteca alla ricerca di un libro. Mentre ero intento a questo lavoro, mi capitò casualmente fra le mani un testo che non aveva nulla a che fare con quel che cercavo, era l'autobiografia di una scrittrice italiana, e mi misi a sfogliarne per curiosità le prime pagine. Purtroppo non ricordo di chi si trattasse, sono passati diversi anni da allora, e non ho pensato di prendere appunti né che avrei potuto utilizzare la cosa in uno scritto come il presente.
Questa signora era nata negli anni '30 dello scorso secolo. I suoi genitori erano entrambi di idee laiche, e avevano deciso di non battezzarla, ma la dovettero battezzare di corsa. Era successo che la madre non aveva latte, e fu quindi necessario ricorrere a una balia. Ne trovarono una di famiglia contadina, che subito chiese:
“Dov'è il certificato di battesimo della bambina?”
Alle reazioni sorprese dei genitori, rispose:
“Non vorrete che mi attacchi al seno una bestiolina?”
Così i genitori, volenti o nolenti, dovettero farla battezzare in tutta fretta.
Dobbiamo considerare che la Chiesa cattolica si riteneva a tutti gli effetti la rappresentante esclusiva di Dio in Terra, ed in quanto tale rivendicava il diritto di amministrare, spiritualmente e materialmente, ogni cosa esistente sulla Terra, che solo con il battesimo ed alla precisa condizione di mantenersi devoto seguace della Chiesa stessa, l’uomo riceveva personalità giuridica, e che per conseguenza, ciò che appartiene a un pagano è una res nullius di cui la Chiesa può liberamente disporre, e che perciò può dare in concessione (sempre revocabile) al momento del battesimo a chi l’ha fin allora sempre posseduta. Noi vediamo un’eco di questa concezione nell’atteggiamento degli storici che si occupano dell’alto Medio Evo: capita che quello che prima era un “capotribù” viene promosso a “re” al momento del battesimo, diventa addirittura il primo sovrano ed il fondatore della propria dinastia anche se era salito su un trono che i suoi antenati detenevano già da secoli. È successo con Clodoveo re dei Franchi, è successo anche, ad esempio, con Stefano I d’Ungheria, divenuto, dopo essersi convertito, “primo re” di una nazione che i suoi antenati governavano da secoli.
Poiché solo il cristiano era considerato “uomo”, poiché ciò che apparteneva a dei non cristiani era res nullius, la Chiesa si riteneva libera di farne dono a chi volesse, così ad esempio fu “fatto” re di Sicilia il normanno Roberto il Guiscardo molto prima che questi togliesse l’isola ai saraceni, e la successiva conquista non fu affatto una conquista, un’usurpazione, una rapina: un uomo sarà pure libero di sbarazzarsi delle “bestie” che infestano la sua proprietà. È da notare che nello stesso modo furono “date” ai Normanni le terre dell’Italia meridionale che appartenevano agli “eretici” bizantini, dal che si arguisce che la condizione per essere ritenuto “cristiano” e quindi realmente “uomo” non è credere in Cristo, ma ubbidire al papa.
Ciò non rappresenta comunque un'acquisizione definitiva perché assieme alla “grazia del battesimo” la Chiesa si riserva sempre il diritto di revocare la proprietà di un uomo su ciò che possiede, od almeno di sospenderla, ed è questo il motivo per il quale la scomunica (letteralmente “esclusione dalla comunità” dei credenti) o anatema (termine che ha lo stesso significato e viene dal greco ana – temno, “tagliare via”) era un’arma così potente nelle mani della Chiesa medievale, temuta in particolare dai sovrani, perché faceva venire meno il giuramento di fedeltà dei feudatari, che di solito non aspettavano di avere altro che il pretesto per ribellarsi, in modo da conseguire maggiore autonomia e potere.
Appunto in ragione delle scomuniche inflitte all’imperatore Federico II ed a suo figlio Manfredi, la Chiesa si ritenne in diritto di trasferire nel 1266 il regno di Sicilia dalla casa di Svevia a quella d’Angiò, ed è da notare il particolare, che merita di essere ricordato ad imperitura vergogna di questi sedicenti rappresentanti terreni della divinità, che il corpo di Manfredi, caduto alla testa dei suoi uomini nella battaglia di Benevento, e sepolto dai suoi soldati, fu fatto disseppellire e buttare fra i rifiuti dalle autorità ecclesiastiche: uno scomunicato, “una bestia” non aveva il diritto alla sepoltura.
Stiamo parlando di una delle vicende più gravi, delle pagine più nere della nostra storia plurimillenaria, dove meglio si vede che la Chiesa ha agito sull'Italia come un tumore o un parassita. Dobbiamo essere consapevoli di che cosa significò questo evento per l'Italia, di quale prezzo pagammo e continuiamo ancora oggi a pagare per la bassezza ecclesiastica, l'ambizione dei papi, la mancanza di scrupoli dei “pastori” del “gregge cristiano”.
Fino ad allora, il nostro meridione era la parte più avanzata della Penisola, favorito dagli scambi commerciali e culturali con Bisanzio e con il mondo islamico che allora era più progredito dell'Europa. I Normanni e poi gli Svevi vi avevano creato un moderno stato accentrato. Come lo stato solido ed accentrato creato in Inghilterra dal normanno Guglielmo il Conquistatore sarebbe divenuto una delle maggiori potenze d'Europa, il regno normanno-svevo dell'Italia meridionale che presentava con quest'ultimo delle forti analogie, era incamminato sulla strada di un'analoga importanza politica e floridezza. Le Tavole Melfitane promulgate dall'imperatore Federico II ne furono il coronamento giuridico; con esse s'introdiceva, se non proprio una costituzione moderna, una legislazione uniforme che era di quanto più avanzato esistesse allora in Europa.
La fioritura artistica testimoniata ancora oggi dal duomo di Palermo e da quello di Monreale è una prova di questa stagione eccezionale del nostro meridione, così come lo è il fatto che fu alla corte palermitana che cominciò, con Cielo d'Alcamo e Jacopo da Lentini a nascere la letteratura in lingua italiana, od anche il fatto che la più antica scuola europea considerata di livello universitario sia stata la scuola di medicina di Salerno, istituita sempre da Federico II, grande sovrano illuminato, se mai ve ne furono prima del XVIII secolo.
L'invasione angioina chiamata dalla Chiesa precipitò il nostro meridione in un baratro da cui non è più uscito Al seguito di Carlo d'Angiò arrivò una masnada di avventurieri francesi pronti a trasformarsi in un ceto baronale avido e distruttivo come uno sciame di cavallette, che trapiantò di colpo nel nostro meridione che fino ad allora ne era stato praticamente esente, gli aspetti più retrivi ed ormai anacronistici del feudalesimo.
Ecco cosa scrive al riguardo lo storico Scipione Guarracino:
“Se il feudalesimo aveva avuto capacità ricostruttive nell'Europa delle grandi pianure cerealicole, trapiantato nel difficile ambiente mediterraneo ebbe solo effetti disgregatori e la nobiltà feudale venuta al seguito di Carlo d'Angiò, dopo la prima ondata dei baroni normanni duecento anni prima, spezzò definitivamente le possibilità dell'urbanesimo meridionale, che potevano essere solo quelle dell'iniziativa commerciale forte e dinamica. Sotto Carlo d'Angiò il surplus delle ristrette pianure fertili fu avviato verso i consumi delle città del centro-nord, mentre i privilegi e i monopoli mercantili concessi ai toscani trasformarono rapidamente l'intero regno in una "economia dominata". Nel XIII secolo e in un ambiente inadatto il feudalesimo era ormai solo causa di decadenza, mentre la sua funzione era già terminata da un pezzo nell'Europa settentrionale. La nobiltà del Mezzogiorno italiano, di un paese cioè costretto a essere povero, sarebbe stata in futuro la più parassitaria, la più passiva che si possa immaginare” (3).
Le conseguenze a lungo termine le paghiamo ancora oggi, e tutte le volte che si parla dell'arretratezza del meridione, ricordiamoci a chi la dobbiamo.
Già in epoca rinascimentale il grande Niccolò Machiavelli (un grande pensatore ed una grande anima di italiano, che non a caso continua ad essere ingiustamente calunniato dalla cultura clericale) aveva individuato in modo assolutamente corretto nella Chiesa la causa prima delle sventure italiane: la Chiesa cattolica non era mai stata abbastanza forte da unificare l'Italia sotto di sé, ma abbastanza forte da impedire che qualcun altro lo facesse e dotata di abbastanza prestigio da richiamare come suo “campione” un invasore straniero sul nostro suolo, da Carlo Magno a Napoleone III passando per Carlo d'Angiò. Si comprende che è solo l'ignoranza della nostra storia antica e recente a impedire alla maggior parte dei nostri connazionali di vedere che esiste una contraddizione, un conflitto totale fra l'essere italiani e l'essere cattolici.
Tuttavia oggi non è su questa sponda dell'Atlantico che il cristianesimo mostra oggi il suo aspetto più violento e virulento.
A uno sguardo superficiale sembrerebbe che non possa esistere un mondo con maggiore pluralismo religioso degli Stati Uniti, dove una miriade di chiese, sette, conventicole si contendono “il gregge dei credenti”. In realtà questa situazione scarsamente comprensibile in termini europei, non testimonia altro che la mancanza di carisma in ciò che gli yankee intendono per religione, là chiunque può aprire una Chiesa come un negozio o un'impresa economica. Tuttavia questo pluralismo apparente ha lo stesso valore del pluralismo politico in un ambiente in cui l'unica discriminante fra “la destra” e “la sinistra” sembra essere la questione se concedere o meno alle coppie omosessuali il diritto di sposarsi e di adottare.
Tutte queste diverse “religioni” sono infatti subordinate a quella che potremmo chiamare la “religione americana”, un mix anch'esso scarsamente traducibile in termini europei di “religiosità” e “patriottismo” che mescola il saluto alla bandiera con la preghiera nelle scuole, il Giorno del Ringraziamento e il Columbus Day, Gesù Cristo e lo Zio Sam.
Per gente assolutamente priva sia di capacità speculative sia di senso della trascendenza, anche “la religione” non avrebbe significato se non avesse conseguenze immediatamente pratiche, che in questo caso consistono nel confermare il senso di superiorità che il superuomo yankee prova nei confronti dei subumani che popolano il resto del pianeta.
La religione americana è nettamente veterotestamentaria, al punto che dovremmo chiederci se la si possa realmente considerare una forma di cristianesimo, visto che ignora quasi del tutto il vangelo, o se è piuttosto di un neo-giudaismo che si dovrebbe parlare, ma dopotutto, questo è un problema dei cristiani (o dei giudeo-cristiani, o dei giudeo-americani, fate voi) non nostro, anche se la mia impressione è che gli yankee abbiano ancor meno titolo a essere considerati cristiani degli islamici, che dopotutto dedicano molto spazio alla figura del “profeta Issa”.
Nel XVII secolo uno scrittore inglese (mi scuso di non ricordarne il nome) inventò la favola che gli anglosassoni sarebbero i discendenti delle dieci tribù perdute di Israele. Questa favola che non ha nessun fondamento né storico, né antropologico, né linguistico né di altro genere, diventò il mito fondante della pseudo-nazione americana. Quando gli yankee sostengono di essere il “Nuovo Israele”, state sicuri che con ciò non intendono assolutamente nulla di metaforico.
Miguel Martinez, detto Kelebek, che, essendo di origine messicana, gli yankee li conosce bene, ha scritto in un articolo pubblicato sul suo sito www.kelebekler.com , L'anticristo circasso:
“Gli USA hanno avuto molto a che fare con la Bibbia, ma poco con Platone, Tommaso d'Aquino, al-Ghazali o Voltaire. (…).
In altri paesi, è un luogo comune dire che gli Stati Uniti sono un "paese nuovo privo di storia." In realtà la storia c'è, solo che è largamente biblica. Se altrove si guarda indietro verso i Celti e gli Etruschi, gli statunitensi guardano indietro verso gli antichi Israeliti; le guerre di Davide sono anche le loro guerre” (3).
La bibbia, lo sappiamo, è un testo che è stato scritto soprattutto per gratificare il feroce egocentrismo tribale degli antichi Ebrei che, convinti di avere un rapporto speciale con la loro inverosimile divinità, si erano persuasi che questa avesse dato loro “in pasto” i popoli che avevano distrutto insediandosi nella Palestina: Filistei, Cananei, Aramei e via dicendo. Allo stesso modo dell'antico Israele, ritenendosi per speciale concessione di Dio, dispensato dalle norme dell'umanità e della pietà (c'è proprio una corrente cristiano-sionista che si denomina dispensazionismo) il Nuovo Israele americano ritiene di poter giustificare quanto meno ai propri occhi il massacro di qualcosa come 5 – 7 milioni di Nativi Americani (“Pellirosse”), un genocidio che non ha nulla da invidiare a quello che il processo di Norimberga ha addossato alla parte perdente la seconda guerra mondiale.
Questo spirito brutale, di una carica di violenza che noi stentiamo a immaginare, è stato ben reso da Richard Dawkins che nel suo testo L'illusione di Dio ha riportato alcuni stralci della violenza sottintesa al cristianesimo yankee, violenza che è la stessa degli uccisori di Ipazia, degli aguzzini di Skytopolis, dei crociati che distrussero la Provenza catara, degli inquisitori che mandavano al rogo “eretici” e “streghe”, il volto più autentico del cristianesimo. Si tratta di passi di alcune lettere ricevute da lui o da altri liberi pensatori da lettori statunitensi:
“Avete una bella faccia tosta. Vorrei prendere un coltello, sbudellare voi idioti e urlare di gioia mentre i visceri vi escono dalla pancia. State fomentando una guerra santa in cui un bel giorno io e altri come me avremo il piacere di passare all'azione”.
“Mi conforta sapere che la punizione che Dio vi assegnerà sarà mille volte più grande di qualunque punizione possa infliggervi io. Il bello è che soffrirete in eterno per peccati di cui non vi rendete nemmeno conto. La collera di Dio sarà senza pietà. Spero per il vostro bene che la verità vi sia rivelata prima che il coltello vi penetri nella carne. Voi atei non avete idea del castigo che c'è in serbo per voi. Ringrazio Dio di non essere voi”.
“Feccia adoratrice di Satana. Facci il favore di crepare e andare all'inferno. Spero che ti becchi una malattia dolorosa come il cancro al retto e muori di una morte lenta e atroce, così incontri il tuo Dio, Satana” (4).
E' il cristianesimo una religione basata sull'amore? Da questi passi, proprio non si direbbe, si direbbe piuttosto una religione basata sull'odio, e ci sono due millenni di storia a testimoniare che questo è il suo volto autentico, non la maschera buonista ostentata dal cattolicesimo odierno.
I cattolici, soprattutto della specie tradizionalista, professano oggi una grande simpatia per gli Stati Uniti. Di fronte all'incalzare del neo-paganesimo, del laicismo, delle religioni extraeuropee portate dagli immigrati, islam in testa, sono convinti di aver trovato un alleato, una sponda, ma è proprio da lì che con ogni probabilità arriverà loro il colpo più duro. Ciò che costoro si ostinano a non capire, è che un sistema totalitario non può tollerare centri di potere autonomi.
Gli Stati Uniti hanno acquisito sul mondo cosiddetto occidentale l'egemonia politica, economica e militare, e mirano chiaramente ad acquisire anche quella religiosa esautorando da questo ruolo la Chiesa cattolica. Un primo attacco è venuto sollevando la questione dei preti pedofili. Non è che il problema non sia reale, ma quello che importa, è capire perché sia stato sollevato con tanta enfasi proprio negli Stati Uniti e in tempi recenti.
Il problema è sempre esistito, sempre e dovunque, è il portato inevitabile di una Chiesa che impone a coloro che formano i suoi ranghi un atteggiamento innaturale verso la sessualità e/o recluta i propri adepti fra coloro che hanno una sessualità deviata.
In genere non sono mai state comminate ai preti pedofili sanzioni più pesanti dello spostamento in altra sede; in compenso il diritto canonico prevede il crimen sollicitationis, ossia il “delitto” commesso da coloro che denunciano gli abusi commessi dagli ecclesiastici: le vittime sono trasformate in rei. E' sempre accaduto e lo si è sempre saputo, e allora perché si è deciso proprio ora di sollevare il velo su ciò?
Un altro attacco più sottile è stato portato con la pubblicazione e la diffusione a livello planetario con grande impiego della grancassa mediatica, di un romanzo assolutamente mediocre, ma che contiene non solo un deciso (e meritato) attacco alla Chiesa cattolica e ad alcune fra le sue istituzioni più ambigue come l'Opus Dei, ma prospetta un nuovo (per noi Europei) modello di cristianesimo o cristiano-americanismo, con un Gesù sposato che forse non è morto sulla croce, con Maria Maddalena personaggio molto più importante di quanto finora ci abbiano raccontato (per la gioia delle femministe) che forse era nientemeno che la moglie di Gesù, con i re merovingi che forse erano i discendenti di Cristo, traditi dalla Chiesa a vantaggio degli usurpatori carolingi, il disegno insomma di un cristianesimo alternativo venato di new age e femminismo, americaneggiante e rispetto al quale la Chiesa cattolica appare spiazzata e screditata. Questi certamente non sono che dei ballon d'essai, il più deve ancora venire.
Dovevamo essere nel 1987 o nel 1988. Il presidente sovietico Michail Gorbacev si era recato nella cattedrale di San Basilio a Mosca per annunciare il pieno ripristino della libertà religiosa in Russia. Il patriarca moscovita Alessio II nel suo discorso “di ringraziamento” gli tolse (e ci tolse) qualsiasi illusione che l'arroganza ecclesiastica sia limitata al mondo cattolico.
“Fra mille anni”, disse, “Quando voi non ci sarete più, noi ci saremo ancora”.
Io ho sempre odiato il comunismo, ma in quel momento mi sentii solidale con il povero Gorbacev.
“Ma come?”, mi venne da pensare, “Quest'uomo viene spontaneamente, senza esservi obbligato, a portarvi quella libertà che avete agognato per settant'anni, e tu lo umili con la tua presunzione di superiorità che non ti deriva da niente altro che dall'indossare una tonaca?”
Il patriarca moscovita aveva colto un punto essenziale: la storia di una religione si misura in millenni, quella di un'istituzione politica in decenni o al massimo in secoli, e il confronto era quindi squilibrato in partenza.
Tuttavia non credo che la profezia di Alessio II si realizzerà.
Il cristianesimo cattolico e forse anche quello ortodosso sono agli sgoccioli.
Sarà il giudeo-cristianesimo “made in USA”, la diffusione dell'islam e delle altre religioni esotiche portate dall'immigrazione, sarà la laicizzazione e l'indifferentismo religioso conseguenza di una religione imposta con la forza quando non ha più potuto essere inculcata con metodi violenti, sarà la rinascita neopagana che si profila sempre più chiara fra gli europei autentici, sarà la combinazione di tutte queste cose, ma se non noi, i nostri figli avranno la soddisfazione di vedere la scomparsa degli eredi di coloro che hanno voluto estirpare dall'Europa la sua spiritualità nativa.
NOTE
1. Vlasis Rasias: La distruzione dei templi (estratto), sito della Congregazione degli Ellenici, 13.4.2006
2. Scipione Guarracino, Storia dell'età medievale, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 1992.
3. Miguel Martinez, L'anticristo circasso, sito Kelebek, www.kelebekler.com
Richard Dawkins, L'illusione di Dio, Mondadori, Milano 2006, pag. 210-211.
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«Vaticano, cardinali e monsignori Ecco chi sono i veri corvi...»
Il corvo in Vaticano, anzi “i corvi” stanno agendo a favore del Papa. E il loro “piano” è di colpire il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Parola di uno di loro, di uno di quelli che si sono messi all'opera nella Santa Sede, che sarebbero soprattutto porporati. Ma non si può dire. E allora si arresta la manovalanza, come il maggiordomo, appunto.
«Chi lo fa agisce in favore del Papa. Perché lo scopo dei corvi - spiegano a Repubblica gli autori della fuoriuscita di documenti segreti dalla Santa Sede - è quello di far emergere il marcio che c'è dentro la Chiesa in questi ultimi anni».
Lo dice, in un'intervista al quotidiano, uno dei delatori, che spiega come «le vere menti» del Vatileaks «sono porporati. Poi ci sono monsignori, segretari e pesci piccoli» come il maggiordomo del Pontefice, secondo lui solo un postino che qualcuno ha voluto incastrare.
Tra i corvi, «ci sono quelli che si oppongono al segretario di Stato Tarcisio Bertone. Quelli che pensano che Benedetto XVI sia troppo debole per guidare la Chiesa. Quelli che ritengono che sia il momento giusto per farsi avanti.
«C'è una fazione che ha messo nel mirino perfino padre Georg», dice l'uomo, che chiede di restare anonimo. La fuga dei documenti, che «escono a mano perché i cardinali sono abituati a scrivere i loro messaggi a penna e a dettarli», «nasce soprattutto dal timore che il potere accumulato da Bertone possa non essere conciliabile con altre persone in Vaticano», racconta l'anonimo.
I SOLDI
Ma accanto a questo «c'è una pista dei soldi. Nel 2009-2010 alcuni cardinali hanno cominciato a percepire una perdita di controllo centrale: un po' dai tentativi di limitare la libertà delle indagini che monsignor Carlo Maria Viganò stava svolgendo contro episodi di corruzione, un po' per il progressivo distacco del Pontefice dalle questioni interne». «Viganò scrive al Papa denunciando episodi di corruzione. Chiede aiuto, ma il Papa non può far nulla, non può opporsi - afferma il delatore - perché questo significherebbe creare una frattura pubblica con il suo braccio destro», prosegue il racconto dell'uomo. «Pur di tenere unita la Chiesa sacrifica Viganò. Così i cardinali capiscono che il Papa è debole e vanno a cercare protezione da Bertone».
AGENTI SEGRETI
Che nell'indagine sui corvi si facesse sul serio lo si era capito già il mese scorso, quando Benedetto XVI istituì la commissione cardinalizia con pieni poteri presieduta dal porporato dell'Opus Dei Julián Herranz e con il prefetto emerito di Propaganda Fide Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi, già arcivescovo di Palermo. In apparenza poteva sembrare pletorica, da settimane erano già in corso l'indagine penale del Tribunale vaticano e quella amministrativa della Segreteria di Stato. Ma una commissione simile ha due caratteristiche fondamentali: risponde direttamente al Papa e, con piena autorità, può indagare su chiunque. È questa la contromossa di Benedetto XVI, perché «capisce che deve proteggersi e convoca cinque persone di sua fiducia, gli agenti segreti del Pontefice», il cui ruolo è quello di «informare il Papa su chi erano gli amici e i nemici».
IL CASO GOTTI TEDESCHI
Come si spiega la cacciata del presidente dello Io, Ettore Gotti Tedeschi? «È accaduta la stessa cosa. Eppure era vicinissimo al Papa: hanno steso insieme l'enciclica “Caritas in veritate”. Gotti non rispondeva a nessuno, ma lo faceva direttamente al Papa, a cui mandava anche dei memorandum per descrivere la situazione interna allo Ior. E così anche le operazioni che fallivano, come la legge antiriciclaggio o la scalata per il San Raffaele. Bertone si ingelosisce, accusa Gotti e decide di tagliargli la testa. Quando il Papa ha saputo del licenziamento di Gotti, si è messo a piangere per “il mio amico Ettore”». In pratica, continua la fonte segreta, non poteva opporsi perché si sarebbe rivelata una frattura clamorosa con Bertone. Poi, l'arresto di Paolo Gabriele, un altro colpo al Santo Padre. «Gotti è una persona onesta - riprende la fonte -, che tace, come ha fatto anche nel mezzo dell'indagine della magistratura sullo Ior. Non è lui il corvo».
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Ego te absolvo a peccatis tuis
Cambiano i tempi ma non il peccato e il mezzo per ottenere l’agognata assoluzione. Se oggi, almeno teoricamente, le indulgenze non sono più concesse dietro pagamento di vil denaro, altra merce e altro riscatto viene posto sul piatto.
E così il papa annuncia l’indulgenza plenaria, ossia la remissione di tutti i peccati, a tutti i cattolici che parteciperanno alle funzioni del VII Incontro Mondiale della Famiglia che si tiene a Milano fino al 3 giugno.
Nel 2010, in occasione dell’ostensione della Sindone a Torino, il cardinal Poletto emanò un decreto per revocare la scomunica automatica (latae sentientiae) a tutte le donne cattoliche che avessero abortito a patto che queste si confessassero proprio a Torino e proprio durante l’ostensione.
Da allora la Chiesa ha fatto passi da gigante: se il decreto di Poletto discriminava in modo insindacabile tutte le donne impossibilitate per qualsiasi motivo ad accorrere a Torino, l’indulgenza papale è molto più politically correct: verranno assolti con formula piena tutti i cattolici che, non potendo partecipare, si uniranno «spiritualmente» al meeting, in particolare «quando le parole del Pontefice verranno trasmesse per televisione e per radio».
Siamo ai saldi, signori, approfittatene.
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La Chiesa “punisce” gli abusi…. con buonuscite ai preti pedofili
“Buonuscite” da 20 mila dollari, una pensione da 1.250 dollari al mese e l’assicurazione sanitaria fino a quando non avranno trovato un altro lavoro. Secondo il New York Times, è quanto avrebbe pagato la Chiesa cattolica negli Stati Uniti per compensare i preti accusati di pedofilia e favorire il loro ritorno alla vita laica e privata. Si è avuto un gioco a carte invertite in cui il risarcimento è andato a chi ha commesso il reato, non alla sua vittima.
Ad aver autorizzato i pagamenti sarebbe stato il cardinale Timothy Dolan, dal 2002 al 2009 arcivescovo di Milwaukee e oggi a capo della Conferenza episcopale statunitense, personaggio assai conosciuto negli States e inserito dal Time tra le 100 persone più influenti del mondo. All’epoca dei fatti, Dolan aveva negato tutto affermando che l’accusa fosse falsa, pretestuosa e ingiusta.
Ma, oggi, un documento reso pubblico dagli avvocati delle vittime e riferito a una riunione del Consiglio finanziario dell’Arcidiocesi di Milwaukee del 7 marzo 2003 ha confermato la sua firma sulle autorizzazioni alle transazioni. Allora, la situazione degli abusi era così grave e indifendibile che persino la compagnia assicurativa dell’Arcidiocesi si rifiutò di coprire i costi: “La Chiesa è stata negligente”, disse il suo responsabile.
Il primo caso analogo a Milwaukee risale al 1983. Il prete in questione, Franklyn Becker, era stato accusato di aver molestato e abusato di almeno 10 minori, sia maschi che femmine. Per lui, ci fu anche una vera e propria diagnosi di pedofilia. Rimosso dall’incarico solo nel 2004, si vide versare 10 mila dollari a titolo di aiuto. “Fu un atto di carità”, commentò allora il cardinale Dolan.
Il fatto che la “buonuscita” concessa ai preti pedofili sia una procedura formale all’interno della Chiesa, nota come “laicizzazione”, certo non rasserena. Anzi, scandalizza ancora di più. Soprattutto dopo la posizione assunta qualche giorno fa dalla Cei in merito ai casi di pedofilia: i vescovi non hanno l’obbligo di denunciare alle autorità i casi di abusi di cui vengano a conoscenza. La giustificazione data da alcuni esperti in materia, secondo cui “quando un uomo diventa prete, la Chiesa è chiamata a soddisfare i suoi bisogni per tutta la vita”, è sin troppo debole e,a mio avviso,alquanto infondata e ridicola.
Solo da noi, negli ultimi 11 anni, i casi accertati di pedofilia all’interno del clero sono stati 135. In America, la Chiesa ha già pagato oltre 16 milioni di dollari per sostenere i processi dei religiosi accusati di violenze su minori. Nel 2011, l’Arcidiocesi di Milwaukee è stata persino costretta a presentare istanza di fallimento.
Nella lettera inviata pochi giorni fa all’attuale Arcivescovo di Milwaukee dall’associazione delle vittime Survivors Network of those Abused by Priests si legge: “In quale altra occupazione, soprattutto che opera con le famiglie, le scuole e i giovani, viene dato un bonus in denaro a un dipendente che abbia molestato e abusato sessualmente su dei bambini?”
Questa domanda retorica dovrebbe innescare le nostre riflessioni ….
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Il Vaticano muove un patrimonio che sfiora i 6 miliardi
La Chiesa possiede il 20-22% di tutto il patrimonio immobiliare italiano: un quarto di Roma è del Vaticano
Negli ultimi due anni la Chiesa ha venduto beni per quasi 50 milioni. Il patrimonio gestito dallo Ior sfiora i 6 miliardi. In Italia si stimano 200mila posti letto gestiti da religiosi
Come rivela un’inchiesta di Dagospia (1) negli ultimi due anni la Chiesa ha venduto beni per quasi 50 milioni di euro. L'ultimo a essere venduto è stato un immenso complesso monastico sulla Camilluccia, alle spalle di Monte Mario. Nella stessa arteria a nord ovest della Capitale, zona Trionfale, l'immobiliarista casertano Giuseppe Statuto ha acquistato un ex convento del XVIII secolo di importante valenza storica, con una superficie di quasi 5 mila metri quadri, ed inserito in un'area naturale tre volte più grande.
Ma chi è Giuseppe Statuto? È l’enfant prodige dei nuovi palazzinari romani, l'unico ad non essere sfiorato dalle disavventure giudiziarie dei «furbetti del quartierino», in arte Stefano Ricucci e Danilo Coppola. Ma soprattutto è uno dei rari operatori del settore ad avere accesso agli affari immobiliari della Chiesa. Grazie ai suoi rapporti privilegiati con la Santa Sede,attraverso la sua Michela Amari, capogruppo italiana di Giuseppe Statuto, e le altre controllate attive nella Capitale (Bixio 15, Diemme Immobiliare, Derilca, Egis),ha acquistato in questi anni numerosi immobili di pregio dismessi da congregazioni religiose,ordini e confraternite.
Gli affari della Chiesa non si limitano certo ai pur fruttuosi rapporti con Statuto. Non potrebbe essere diversamente data l’incredibile mole di immobili che si ritrova a gestire.
«Il 20-22% del patrimonio immobiliare nazionale è della Chiesa»,stima Franco Alemani del gruppo Re, che da sempre assiste suore e frati nel business del mattone. Senza contare le proprietà all’estero.
Per avere un'idea del patrimonio immobiliare della Chiesa universale, si può prendere come riferimento l'osservazione fatta da un membro della Conferenza cattolica di New York, che ha testualmente affermato: “Probabilmente la nostra chiesa è seconda solo al governo degli Stati Uniti, per quanto riguarda il volume annuo di acquisizioni”.
Un'altra dichiarazione di un sacerdote cattolico e ripresa dalla stampa statunitense, è forse ancora più eloquente: ”La Chiesa cattolica –ha affermato- dovrebbe essere considerata la maggiore azienda negli Stati Uniti. Abbiamo una filiale in ogni luogo. I nostri capitali ed il patrimonio immobiliare dovrebbero essere più cospicui di quelli di Standard Oil, A.T.& T. e di U.S. Steel messi assieme. Il nostro ruolo di contribuenti dovrebbe essere secondo solo a quello degli uffici delle entrate del governo degli Stati Uniti d'America”.(2)
La Chiesa cattolica è il maggiore potere finanziario e detentore di beni oggi esistente. È il maggior possessore di ricchezze materiali, più di qualsiasi altra singola istituzione, azienda, banca, fiduciaria, governo o stato dell'intero pianeta. Il papa, in qualità di amministratore ufficiale di questo immenso Eldorado, è di conseguenza il più facoltoso individuo del pianeta. Nessuno può realisticamente stimare quanto valga il suo patrimonio in termini di milioni di dollari.(2)
Costo della benzina in Vaticano Un patrimonio sfuggito a ogni censimento, nei quasi ottant'anni seguiti al Concordato che dal 1929 regola i rapporti tra Stato e Vaticano. Come aveva sottolineato anche Francesco Rutelli, all'indomani della revisione dei Patti lateranensi. In un acceso dibattito parlamentare dell'aprile 1985 sulla legge che istituiva il Fondo edifici di culto, l'allora deputato radicale aveva fatto mettere agli atti l'interminabile elenco dei palazzi posseduti dagli enti ecclesiastici nella sola città di Roma per dare la consistenza reale dei beni della Curia.(1)
Lo stesso Rutelli che,una volta diventato sindaco, non si oppose alla pioggia di finanziamenti pubblici arrivata con il Giubileo del 2000: ben 3.500 miliardi di lire per parcheggi e sottopassi, restauri di cappelle e palazzi, ristrutturazioni edilizie e nuovi alloggi per pellegrini.(1)
Ma non finisce qui. Nel 1977 Palo Ojetti pubblicò sulla rivista l'Europeo(7.1.1977) alcuni dati incredibili sulla città di Roma,arrivando a calcolare che ¼ della città è di proprietà della Chiesa. Pagina su pagina registrò migliaia di palazzi che in parte appartengono alle 325 congregazioni delle monache cattoliche e degli ordini monastici.(5)
Nel 1998 Max Parisi, giornalista della Padania,fece un'indagine approfondita sulle proprietà immobiliari del Vaticano a Roma.
Nel suo articolo concluse che 1/3 di tutti gli immobili della capitale è di proprietà della Chiesa Cattolica. 6)
Nel 2007 Luca Iezzi,giornalista di Repubblica, diede alcuni dati davvero interessanti sulle proprietà della Chiesa a Roma: la Santa Sede possiede 550 tra istituti e conventi, 500 chiese, 250 scuole, 200 case generalizie 65 case di cura, 50 missioni, 43 collegi, 30 monasteri, 25 case di riposo e ospizi, 18 ospedali. Sono quasi 2 mila gli enti religiosi residenti e risultano proprietari di circa 20 mila terreni e fabbricati. Aggiungendo come le proprietà del Vaticano in Italia fossero stimate in 100.000 fabbricati,per un valore di 8-9 miliardi di euro.(7)
Un patrimonio continuamente aggiornato e incrementato dal trading immobiliare e da sempre crescenti lasciti e donazioni dei fedeli (su Roma, nel 2008, se ne registrarono la bellezza di 8mila).(8) Calcolando per difetto gli esperti contano in oltre 115mila proprietà il vero tesoro vaticano in tutta Italia.(8)
Il 30 maggio 2010 il Giornale riporta l’elenco delle case e dei terreni di proprietà della Chiesa,situati tra la Roma e provincia.(9) Tra gli immobili troviamo un palazzo di sei piani, di proprietà delle Orsoline, da oltre 50 mila metri quadri di superficie, situato alla fine della Nomentana all’altezza dell’Aniene.(1) Le suore di Maria Ripatrarice si accontentano possiedono un convento di tre piani. Dalle centralissime via Sistina e via dei Condotti, fino al Pantheon e a piazza Navona, edifici barocchi e isolati di proprietà di confraternite e congregazioni si alternano a istituzioni come la Pontificia università della Santa Croce.(1)
E ancora, continuando giù per il lungotevere e l'isola Tiberina, che appartiene interamente all'ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio. E poi su di nuovo per il Gianicolo, costeggiando il Vaticano fino sull'Aurelia Antica dove si innalza l'imponente Villa Aurelia, un residence con 160 posti letto, con tanto di cappella privata e terrazza con vista su San Pietro, che fa capo alla casa generalizia del Sacro Cuore.(1)
È tutto di enti religiosi. Un tesoro immenso che però non si ferma alla sola capitale. La Curia vanta possedimenti cospicui anche nelle roccaforti bianche del Triveneto e della Lombardia: a Verona, Padova,Trento. Oppure a Bergamo e Brescia, dove gli stessi nipoti di Paolo VI, i Montini, di mestiere fanno gli immobiliaristi.(1) «A metà degli anni ‘90 i beni delle missioni si aggiravano intorno ai 800-900 miliardi di vecchie lire, oggi dovrebbero valere dieci volte di più», osserva l’immobiliarista Vittorio Casale, massone conclamato che all’epoca era stato chiamato dal cardinale Jozef Tomko a partecipare ad un progetto di ristrutturazione del patrimonio di Propaganda Fide, il ministero degli Esteri del Vaticano.
Secondo un’approfondita inchiesta del Mondo del 2007 la vera svolta sul business del mattone in Vaticano arriva alla fine del 2002 con la nomina del cardinale Attilio Nicora alla presidenza dell'Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica).
Attilio Nicora viene scelto da Giovanni Paolo II in persona. È una figura centrale nel panorama della Santa Sede. Arrivato al vertice dell’Apsa cerca di far ordine nel portafoglio immobiliare della Santa Sede, con le stesse logiche dei banchieri da lui frequentati. Legatissimo ad Angelo Caloia, il banchiere del Mediocredito centrale che si è fatto interprete del rinnovamento dello Ior dopo il crack dell'Ambrosiano, Nicora è stato per tutti gli anni '90 «assistente spirituale e stimolatore» di un ristretto cenacolo milanese, il gruppo Cultura Etica e Finanza, nato per «porre a confronto il cattolicesimo col travolgente imporsi del primato economico-finanziario»(3)
Nicora diventa presidente dell’Aspa il 1°ottobre del 2002 a quasi due anni del Grande Giubileo del 2000,in un momento cruciale per l’Orp, l’Opera romana pellegrinaggi. Con il Giubileo,infatti, c’è il boom del turismo religioso,un fenomeno che acquista l’attenzione crescente delle alte sfere della Chiesa. Intorno a questo nuovo business si è sviluppata l’Opera romana pellegrinaggi di monsignor Liberio Andreatta, cui fa capo l’agenzia viaggi Quo Vadis. Insieme al gruppo Cit la Santa Sede aveva anche messo a punto un progetto molto ambizioso per creare a Pietrelcina, il luogo natio di Padre Pio, un polo turistico religioso, con 76 milioni di investimenti: poi la crisi dell’operatore viaggi ha fermato tutto.
In tutto il paese si contano circa 3.300 case per ferie gestite da enti religiosi, con un giro d'affari annuo stimato in 4,5 miliardi, e 200 mila posti letto.(1) Solo a Roma e nel Lazio,come rivela Repubblica(4),vi sono un centinaio "case per ferie", "case vacanze", "rifugi per pellegrini" per un totale di quasi 10 mila posti letto. Si tratta di strutture ecclesiastiche riconvertite in veri e propri hotel che hanno invaso la città.
Tra queste c'è l'ex convento delle suore oblate di Santa Maria dei sette dolori di via Garibaldi 27, che oggi si chiama Donna Camilla Savelli Hotel ed è gestito da una società privata: il palazzo, progettato dal Borromini,offre 78 camere di cui 9 suite che costano da 200 a 650 euro a notte e pacchetti che comprendono il biglietto per i Musei Vaticani. O la Domus Carmelitana Sant'Alberto Patriarca di Gerusalemme, con tanto di rifugio per la preghiera e vista sul Castel Sant'Angelo, intorno ai 100 euro a notte.(4)
Un business di tutto rispetto: il turismo a Roma e provincia, lo spiega il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, "porta un indotto di 6 miliardi e 900 mila euro all'anno". E "il 10 per cento almeno lo realizzano le strutture legate alla Chiesa".
Note
(1) Dagospia,10 Maggio 2007
(2) Anticatechismo di K. Deschner e H. Hermann
(3) Giancarlo Galli,”Finanza bianca”, 2004
(4) Repubblica, 7/7/2010
(5) Ojetti Paolo,“L´Europeo” N° 1/1977
(6) Max Parisi ,“La Padania”, 21.6.1998
(7) Luca Iezzi,”La Repubbica”, 16.09.2007
(8) Il Giornale, 31/5/2010
(9) Il Giornale, 30/5/2010
Fonte: tuttigliscandalidelvaticano.com
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Padre Pio. Santo o impostore? Santo e impostore? Santo impostore!
“Padre Pio, il giallo delle stigmate Un farmacista: ’Nel 1919 fece acquistare dell'acido fenico, sostanza adatta per procurarsi piaghe alle mani’” (Corriere della Sera, 24 ottobre 2007)
La Madonna era la divinità più popolare, la visitatrice più assidua ed emotiva, con le crisi di pianto delle statue che la raffiguravano, finché non è arrivato padre Pio. Ai mariologi si sono aggiunti i piologi. Proprio in questi giorni una perplessa curiosità mediatica si è risvegliata intorno al frate di Pietrelcina all’annuncio della prossima uscita di un'opera dello storico Sergio Luzzatto, Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia nel ‘900, rispolverando una novità vecchia di quasi dieci anni, il dilemma delle stimmate, genuine o bugiarde, di padre Pio. Mario Guarino ci aveva già pensato da un pezzo, esattamente nel 2002, pubblicando il libro-inchiesta Santo impostore, controstoria di Padre Pio, dopo che il frate divenne San Pio, ma si trattava dello stesso lavoro di Guarino uscito nel 1999 con un titolo appena diverso, Beato impostore…. Entrambi i libti sono circolati quasi clandestini, senza luci della ribalta, attraverso il tam-tam dei lettori, una biografua “non autorizzata” come era tenuto a spiegare l’editore in copertina.
Non è un segreto che San Pio, al secolo Francesco Forgione, fin dagli anni Trenta del Novecento capeggiasse, in una Puglia ignorata, un business formidabile impiantato su se stesso: stimmate, miracoli, scia profumata al gelsomino. I frati, insaccati in massicce tonache inverno-estate — dove non passa il freddo non passa il caldo, ma le varie fragranze corporali SÌ — non olezzano come eleganti borghesi; se mai emanano odori stagnanti delle cose nascoste nel buio di cassapanche, delle persone rinchiuse in fitte penombre di celle crepate da feritoie e corridoi fra muri compatti senza finestre.
Per il Vaticano padre Pio era un busillis: trascinava le folle, ma cadeva in estasi angeliche e in possessioni demoniache, aveva malori incomprensibili, mondane inclinazioni militariste e fasciste. Al tempo della Grande Guerra si schierò con gli interventisti. Richiamato alle armi, fra malattie presunte e raccomandazioni certe, alla guerra si affacciò fugacemente: pochi giorni e poi il congedo. Nel 1920 San Giovanni Rotondo fu il campo di una strage in cui si contarono quindici morti e un centinaio di feriti; la eseguirono gli “Arditi di Cristo”, clerico-fascisti con cui era allineato il frate, i quali insorsero dopo la vittoria del partito socialista alle elezioni comunali.
Ancora nel 1920 padre Agostino Gemelli, medico, fondatore della psicologia sperimentale e consulente del Sant’Uffizio, venne da questa sede incaricato di visitare padre Pio ed eseguire “un esame clinico delle ferite”, cioè delle stimmate. Il frate rifiutò: mancava l’autorizzazione scritta del Sant’Uffizio. Vane le proteste di padre Gemelli: «Ma io sono del Sant'Uffizio! E sono stato mandato qui dal cardinale Merry Del Val in persona! Che cosa dovrei fare? Scrivere un permesso per me stesso?». Padre Gemelli stilò ugualmente una diagnosi: “È un bluff… Padre Pio ha tutte le caratteristiche somatiche dell'isterico e dello psicopatico… Quindi, le ferite che ha sul corpo... Fasulle… Frutto di un’azione patologica morbosa… Un ammalato si procura le lesioni da sé… Si tratta di piaghe, con carattere distruttivo dei tessuti… tipico della patologia isterica”.
Le piaghe potevano essere smascherate anche da altri medici, ma nessun dottore fu mai ammesso a visitare il frate, tranne due. Riuscirono nell’impervia impresa il dottor Vincenzo Tangaro e il professor Amico Bignami. Quest’ultimo doveva esaminare le stimmate per conto del Sant’Uffizio. Mario Guarino riporta che “il medico napoletano Vincenzo Tangaro” durante l’incontro con padre Pio “ebbe cura di osservarne le mani”; poi, sul quotidiano Il Mattino, scrisse: “Le stigmate sono superficiali e presentano un alone dal colore caratteristico della tintura di iodio”. Il professor Amico Bignami, come ancora racconta Mario Guarino, nella relazione precisò che le stimmate “rappresentano un prodotto patologico, sulla cui genesi sono possibili le seguenti ipotesi: a) …determinate artificialmente o volontariamente; b) …manifestazione di uno stato morboso; c) …in parte il prodotto di uno stato morboso e in parte artificiale” L’ipotesi più probabile del professore era fossero state “mantenute artificialmente con un mezzo chimico, per esempio la tintura di iodio. Egli aveva infatti osservato “una pigmentazione bruna dovuta alla tintura di iodio. È noto che la tintura di iodio vecchia… diventa fortemente irritante e caustica”.
Dopo che l'arcivescovo di Manfredonia affibbiò a padre Pio il marchio d’indemoniato e liquidò i suoi confratelli come una banda di truffatori, intervenne il Sant’Uffizio, ordinando al frate d’infilarsi i mezzi guanti per nascondere le stimmate e ai fedeli di evitarlo, poi gli tolse ogni prerogativa, salvo la messa da celebrare in privato.
Neppure papa Giovanni sentì puzzare di santità padre Pio. Un'indagine della Santa Sede a San Giovanni Rotondo scoprì frati in possesso di auto e di grosse somme di denaro, donne che pernottavano al convento; il beato scopava un paio di volte la settimana (come si legge nella relazione a seguito dell’indagine vaticana, “bis hebdomada copulabat cum muliebre”). Il commercio di pezzuole macchiate dalle stimmate (e sangue di gallina), viaggiava a velocità supersonica. Padre Pio fu di nuovo segregato e i molti frati che avevano mandato al diavolo il voto di povertà vennero spediti altrove.
Il frate fece erigere la “Casa Sollievo della Sofferenza”, un grande ospedale, ma non commosse il Vaticano. Lo rimise in pista Paolo VI, con un prezzo di scambio: accertato il giro d’affari che ballava intorno a padre Pio, il Vaticano ottenne la nomina a erede universale nel testamento del frate e fiancheggiò il fenomeno padre Pio.
A San Giovanni Rotondo sono state rilasciate novanta concessioni edilizie per alberghi, finite in mano a esponenti politici. La “Casa Sollievo della Sofferenza” percepisce ogni anno milioni di euro da stato e Regione, in parte girati al Vaticano.
Morendo, il 23 settembre 1968, padre Pio fece un altro miracolo: le stimmate sparirono, ma il più bel miracolo glielo confezionò un suo illustre devoto, papa Wojtyla. Padre Pio, con la condanna d’impostore, mai revocata dal Sant’Uffizio, non aveva alcuna chance di santità. Giovanni Paolo II, “de imperio”, l’ha messo sugli altari a tempo di record. Nessuno è rientrato nella squadra dei santi a così breve distanza dal trapasso.
Le star alimentano il flusso di 5-7 milioni di pellegrini l’anno alla Mecca del frate, e Guarino informa: “Voluti da padre Pio e sorti negli anni Cinquanta, i Gruppi di preghiera… Il Centro di San Giovanni Rotondo coordina i Gruppi, raccoglie le offerte e i lasciti… gestisce un fiorente merchandising di libri, videocassette, calendari, agende, foto, cartoline, opuscoli, dedicati al frate… Un apposito minimarket e molti negozi di San Giovanni Rotondo vendono mozzarelle scamorzoni, manteche, provoloni, olio, tutti "marchiati Pio" e prodotti da tre fattorie di proprietà dell'Opera padre Pio”.
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"non fate offerte al Papa"
Lo aveva annunciato e oggi, in occasione della "Giornata per la carità del Papa" lo ha ribadito dall'altare ai fedeli di Mercogliano (Avellino): "I soldi che raccogliamo - ha detto don Vitaliano - dovrebbero essere destinati a opere di carità del Santo Padre, ma andrebbero ad alimentare le casse dello Ior, che è una banca al centro di strane vicende. Non è certo la sua figura di guida ad essere in discussione, ma cosa c'entra una banca con il Vaticano e con la missione della Chiesta cattolica?".
Dopo un lungo silenzio, durato quattro anni, lontano dai cortei e dalle manifestazioni 'No Global', ritorna sui temi d'attualità don Vitaliano della Sala, il prete avellinese. "Da quattro anni - raccolta don Vitaliano - guido i mille fedeli della mia parrocchia, affidatami dopo un periodo di sospensione deciso allora dall'Abate di Montevergine durante il quale mi fu concesso di celebrare la Messa ma senza la presenza dei fedeli in Chiesa". Don Vitaliano parla delle sue vicende bevendo un caffé in un bar del Paese: "Non mi hanno neanche ridato ufficialmente l'incarico di parroco, ma solo quello di amministratore parrocchiale normalmente utilizzato per brevi periodi. Ciò non mi impedisce di dire quello che penso e, soprattutto quello che sento essere il sentimento dei miei fedeli".
Don Vitaliano preparandosi per la Messa nella sua Chiesa di San Pietro e Paolo tiene a sottolineare la sua devozione per il Papa: "E' un teologo eccelso, un saggio e soprattutto un uomo onesto, ma ciò che lo circonda è opaco". Gli fa eco uno dei suoi fedeli che lo assiste in sagrestia: "Noi lo vediamo come un marinaio in mezzo a una tempesta". "Ho letto che ieri - prosegue Don Vitaliano della Sala - il Papa ha incontrato cinque cardinali. Se è la chiarezza quella che cerca, avrebbe fatto meglio a incontrare cinque parroci, magari di piccoli paesi o di quartieri a rischio come Scampia a Napoli o lo Zen di Palermo. Loro, come me, sono il vero termometro di quale sia la considerazione dei fedeli, amplificata anche da questo particolare momento di crisi, verso i vertici della Chiesa".
Una volta sull'altare, al momento dell'omelia, iniziata con il racconto della nascita di San Giovanni Battista, don Vitaliano si è rivolto ai fedeli, una sessantina di persone in tutto, mostrando loro la locandina che promuove la "Giornata della Pietà del Papa" e poi ha detto: "Invece di dare i soldi al Vaticano devolveremo quanto raccolto oggi a persone in difficoltà della nostra comunità, magari a Giovanni". Un nome che tutti a Mercogliano conoscono: fu lui, Giovanni Barbieri, imprenditore della zona disperato per la sua azienda in crisi, a presentarsi in Banca lo scorso 25 maggio, con due bottiglie incendiarie in mano, intenzionato a dare fuoco ai locali del'istituto. Poco prima di compiere l'insano gesto aveva inviato un sms proprio a don Vitaliano: "non voglio fare male a nessuno", c'era scritto.
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