Calamità Centro Sud America
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Messico: terremoto in attesa dell'uragano
T
Terremoto - Una forte scossa di terremoto questa mattina ha colpito il Messico meridionale. Il terremoto, che ha fatto fermare i sismografi a 6,5 gradi di intensità, ha fatto tremare gli edifici nella capitale, Città del Messico. L’epicentro è stato a 14 chilometri da Oaxaca. La Protezione Civile dai primi accertamenti ha riferito che non risultano danni né feriti. Ma i testimoni hanno riferito che il panico ha indotto molti, a riversarsi nelle strade. Subito dopo la scossa sismica, elicotteri hanno sorvolato la capitale per controllare la situazione: nel centro della città non è stato riscontrato alcun problema alla rete elettrica né alle connessioni telefoniche.
L'uragano Alex, il primo della stagione atlantica, si sta rafforzando nell'attraversare le acque del Golfo (è stato di recente alzato di livello da tempesta a uragano di Categoria 1, la più bassa) e dovrebbe investire le coste del Messico e una piccola porzione di quelle del Texas nella seconda parte della giornata o all'alba di domani. A dare la notizia è stato il Centro Nazionale Uragani di Miami. Le autorità hanno precisato che il movimento dell'uragano Alex è «irregolare, ma in generale verso occidente» e al di fuori dell'area delle piattaforme petrolifere messicane e statunitensi nel Golfo del Messico.
30/06/2010 http://libero-news.it/news/443962/Scossa_di_terremoto_in_Messico__Domani_pericolo_uragano_.html
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Re: Calamità Centro Sud America
(ANSA) - WASHINGTON, 30 GIU - Uragano sulla marea nera. Nel Golfo del Messico ha fatto la sua comparsa Alex, il primo uragano della stagione. E il suo passaggio con venti fino a 150 km/h ha sollevato sulla superficie del Golfo onde anche di 4 metri che hanno reso vani tutti gli sforzi fatti finora. Molte delle attivita' della Bp in corso sono state sospese, moltissime delle imbarcazioni da giorni in mare per pulirlo dal petrolio sono rientrate in porto. La Bp propone un fondo di assistenza.
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Sole pallido, Terra oscura
È proprio vero che la realtà supera le più sfrenate fantasie, come pure che sembra non esserci limite all'incompetenza, al cattivo gusto e al totale disinteresse dei personaggi, protagonisti e comprimari, direttamente o indirettamente coinvolti nella più grave catastrofe ambientale che la storia planetaria ricordi. Tony Hayward, l'amministratore delegato della BP da 1 milione di sterline l'anno, ha pensato bene di andarsi a riposare dalle faticose tribolazioni del Golfo del Messico partecipando sulla barca di 16 metri della quale è co-proprietario (e del valore di 470.000 sterline) ad una prestigiosa regata nelle azzurre acque di Solent, presso l'isola di Wight.
il resto dell'interessante articolo con immagini da non perdere su:http://www.nexusedizioni.it/apri/La-Campana-dello-zio-Tom/Ultimi-articoli/Sole-pallido-Terra-oscura---di-Tom-Bosco/
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Re: Calamità Centro Sud America
Marea nera:petrolio sepolto sotto sabbia
Le immagini girate da un giornalista di New Orleans
03 luglio, 20:11
(ANSA) - WASHINGTON, 3 LUG - Nuove accuse dall'America alla BP: in un video le immagini del petrolio che non sarebbe stato rimosso, ma sepolto sotto la sabbia. Il video, girato da un giornalista di New Orleans e, diffuso su Youtube, e' stato ripreso da siti di media Usa. Mostra le immagini di una spiaggia della Grande Isle: la consistenza della spiaggia non e' quella che dovrebbe essere, il fondo non e' sabbioso ma compatto. Il sospetto e' che il catrame anziche' essere portato via sia stato coperto.
Le immagini girate da un giornalista di New Orleans
03 luglio, 20:11
(ANSA) - WASHINGTON, 3 LUG - Nuove accuse dall'America alla BP: in un video le immagini del petrolio che non sarebbe stato rimosso, ma sepolto sotto la sabbia. Il video, girato da un giornalista di New Orleans e, diffuso su Youtube, e' stato ripreso da siti di media Usa. Mostra le immagini di una spiaggia della Grande Isle: la consistenza della spiaggia non e' quella che dovrebbe essere, il fondo non e' sabbioso ma compatto. Il sospetto e' che il catrame anziche' essere portato via sia stato coperto.
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Loop Current e insabbiamenti
WASHINGTON - La marea nera che da oltre un mese sta devastando il Golfo del Messico potrebbe arrivare, per effetto della corrente, anche lungo le coste della Florida. E lambire le spiagge di Miami. Uno studio della National Oceanic Atmospheric Administration (Noaa), l'agenzia federale Usa che si occupa dello "stato di salute" delle acque e dell'aria degli Stati Uniti, basandosi su proiezioni matematiche calcolate in base alla "verosimile" perdita di 33 mila barili di petrolio al giorno ha accertato che parte di quel greggio è destinato a essere "risucchiato" nell'Atlantico, per risalire lungo le coste americane. L'indagine ha calcolato che "quasi inevitabilmente" il petrolio presente all'interno del Golfo sarà spinto dalla Loop Current oltre la punta meridionale della penisola della Florida, per poi entrare nella Corrente del Golfo, quella che dai mari del Sud raggiunge l'Artico, e risalirà verso nord. Con il 60-80% di possibilità che il greggio tocchi le spiagge della costa atlantica, tra cui anche quelle di Miami.
articolo completo su: http://www.repubblica.it/esteri/2010/07/03/news/marea_nera_florida-5368415/
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Re: Calamità Centro Sud America
Marea nera: clima globale a rischio, dice geofisico italiano
La gigantesca marea nera causata da una prolungata fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico potrebbe causare danni irreparabili all'attività di regolazione termica della Corrente del Golfo, con conseguenze sul clima globale del pianeta
E' quanto afferma la sintesi di uno studio pubblicata sul sito dell'Associazione Geofisica italiana a cura dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima Cnr-Isac. La nota firmata da Gianluigi Zangari, fisico teorico, prende spunto dalle osservazioni sulla zona del disastro ambientale, effettuate via satellite in tempo reale dai Laboratori Nazionali di Frascati
L'importanza della Corrente del Golfo nei processi di termoregolazione del clima globale è notoriamente riconosciuta, ricorda la nota.
Le ultime rilevazioni satellitari in tempo reale (attraverso i satelliti Jason, Topex/Poseidon, Geosat Follow-On, ERS-2, Envisat) tra maggio e giugno, elaborati dal Ccar 1,2 (Colorado Center for Astrodynamics Research), esaminate nei Laboratori di Frascati con calcoli e confronti con dati precedenti, dimostrano per la prima volta una prova diretta del rapido deterioramento della Loop Current, una corrente oceanica calda che è parte cruciale della Corrente del Golfo.
Secondo la nota firmata dallo scienziato italiano, le mappe della velocità della superficie marina e della sua altezza hanno indicato che la Loop Current si è infranta per la prima volta il 18 maggio ed ha generato un mulinello in senso orario. La situazione odierna, prosegue la nota, si è deteriorata al punto che il mulinello si distaccato completamente dalla corrente principale, distruggendo completamente la Loop Current, che ha rivelato un'immagine dello scorso 12 giugno. Visto che i confronti con immagini satellite precedenti non indicano anomalie rilevanti, sarebbe allora plausibile collegare la rottura della Loop Current alle conseguenze biochimiche e fisiche causate dalla grande perdita di petrolio nel Golfo, dopo l'incidente che ha danneggiato una piattaforma off shore Bpl.
Secondo lo studio, è ragionevole prevedere che il danneggiamento di una corrente calda determinante come la Loop Current possa causare una reazione a catena di fenomeni imprevedibili e critici e di instabilità, che potrebbero avere serie conseguenze sulle dinamiche della termoregolazione della Corrente del Golfo sul clima globale.
La fuoriuscita di petrolio, iniziata il 20 aprile, ha causato un disastro economico e ambientale sulla costa americana del Golfo, minacciando la pesca, il turismo e l'intero ecosistema.
-- Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia
La gigantesca marea nera causata da una prolungata fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico potrebbe causare danni irreparabili all'attività di regolazione termica della Corrente del Golfo, con conseguenze sul clima globale del pianeta
E' quanto afferma la sintesi di uno studio pubblicata sul sito dell'Associazione Geofisica italiana a cura dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima Cnr-Isac. La nota firmata da Gianluigi Zangari, fisico teorico, prende spunto dalle osservazioni sulla zona del disastro ambientale, effettuate via satellite in tempo reale dai Laboratori Nazionali di Frascati
L'importanza della Corrente del Golfo nei processi di termoregolazione del clima globale è notoriamente riconosciuta, ricorda la nota.
Le ultime rilevazioni satellitari in tempo reale (attraverso i satelliti Jason, Topex/Poseidon, Geosat Follow-On, ERS-2, Envisat) tra maggio e giugno, elaborati dal Ccar 1,2 (Colorado Center for Astrodynamics Research), esaminate nei Laboratori di Frascati con calcoli e confronti con dati precedenti, dimostrano per la prima volta una prova diretta del rapido deterioramento della Loop Current, una corrente oceanica calda che è parte cruciale della Corrente del Golfo.
Secondo la nota firmata dallo scienziato italiano, le mappe della velocità della superficie marina e della sua altezza hanno indicato che la Loop Current si è infranta per la prima volta il 18 maggio ed ha generato un mulinello in senso orario. La situazione odierna, prosegue la nota, si è deteriorata al punto che il mulinello si distaccato completamente dalla corrente principale, distruggendo completamente la Loop Current, che ha rivelato un'immagine dello scorso 12 giugno. Visto che i confronti con immagini satellite precedenti non indicano anomalie rilevanti, sarebbe allora plausibile collegare la rottura della Loop Current alle conseguenze biochimiche e fisiche causate dalla grande perdita di petrolio nel Golfo, dopo l'incidente che ha danneggiato una piattaforma off shore Bpl.
Secondo lo studio, è ragionevole prevedere che il danneggiamento di una corrente calda determinante come la Loop Current possa causare una reazione a catena di fenomeni imprevedibili e critici e di instabilità, che potrebbero avere serie conseguenze sulle dinamiche della termoregolazione della Corrente del Golfo sul clima globale.
La fuoriuscita di petrolio, iniziata il 20 aprile, ha causato un disastro economico e ambientale sulla costa americana del Golfo, minacciando la pesca, il turismo e l'intero ecosistema.
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Re: Calamità Centro Sud America
come volevasi dimostrare.
questo è l'inizio della fine, da adesso in poi si fa sul serio.
questo è l'inizio della fine, da adesso in poi si fa sul serio.
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Golfo del Messico e Delta del Niger
I continui sversamenti in mare di petrolio e prodotti petroliferi potrebbero essere la concausa di modificazioni del clima e dei movimenti delle masse d'aria del globo terrestre; danni per i quali non bastano tutti i soldi del mondo
L'affermazione dell'incaricato, da parte del Presidente USA, di gestire il risarcimento dei danni derivanti dalla marea nera che sta uscendo nel Golfo del Messico per il quale per riscarcire i danneggiati “non basterebbe tutto il denaro del mondo” forse contribuirà a far capire quanto sia il disastro. In termini economici, perchè i potenti della Terra capiscono solo il linguaggio dei soldi.
Ma i danni sono sicuramente maggiori, molti – sulla base di un evento massiccio e misurabile – cominciano a chiedersi se non sia proprio il petrolio responsabile dei cambiamenti climatici e soprattutto del presentarsi di un maggior numero di “fenomeni climatici estremi”.
Ciò non solo per la combustione del fossile che genera Co2, ma per l'effetto che ha sulla temperatura delle acque dei mari che coprono la maggior parte del mondo.
Il “laboratorio” del Golfo messicano ha rivelato, infatti, che la presenza di una pellicola oleosa in superficie determina un grande innalzamento della temperatura delle acque a causa della impossibilità di un raffreddamento naturale attraverso l'evaporazione.
Mari caldi ed aria sopra[/b[b]]stante secca, quindi, in grado di sconvolgere anche la circolazione della masse d'aria.
Ma il petrolio non si riversa in mare solo nel Golfo con fenomeni di immediata e spettacolare percezione.
Bisognerebbe dare almeno la stessa importanza al disastro ambientale che da più di 50 anni affligge il Delta del Niger Dai 606 pozzi petroliferi attivi in Nigeria, in mezzo secolo - si legge nella documentazione resa nota da Amici della Terra - sono stati riversati nell'ambiente circa 1,5 milioni di tonnellate di petrolio, pari a 50 volte quello fuoriuscito dal disastro della Exxon Valdez nel 1989 di fronte all'Alaska, e più di 24 miliardi di metri cubi di gas naturale, provenienti dal sottosuolo come sottoprodotto del processo di estrazione del greggio, sono stati bruciati in torcia ogni anno.
Da quest'ultimo processo, noto come 'gas flaring', vengono rilasciate nell'atmosfera circa 50 milioni di tonnellate di Co2 (il total annuo mondiale è 280 milioni di tonnellate).
Conteggiando anche il metano liberato senza combustione, ha sottolineato, Rosa Filippini, presidente di Amici della terra Italia, la cifra aumenta «enormemente». «In Nigeria ogni anno si contano circa 300 sversamenti e più di 2.000 aree hanno necessità di bonifica.
Ma non solo: gli impatti sulla salute umana sono evidenti, tanto che le aspettative di vita sono crollate drasticamente negli ultimi anni,ora la media è scesa a 41 anni nel Delta contro una media nazionale di 48.
Tutto ciò dimostra che il disastro del Messico non è niente messo in paragone a ciò che accade da decenni nel Delta del Niger».
http://www.iltamtam.it/Generali/Ambiente-e-Territorio/Marea-Nera--responsabile-dei-fenomeni-estremi-metereologici.aspx
L'affermazione dell'incaricato, da parte del Presidente USA, di gestire il risarcimento dei danni derivanti dalla marea nera che sta uscendo nel Golfo del Messico per il quale per riscarcire i danneggiati “non basterebbe tutto il denaro del mondo” forse contribuirà a far capire quanto sia il disastro. In termini economici, perchè i potenti della Terra capiscono solo il linguaggio dei soldi.
Ma i danni sono sicuramente maggiori, molti – sulla base di un evento massiccio e misurabile – cominciano a chiedersi se non sia proprio il petrolio responsabile dei cambiamenti climatici e soprattutto del presentarsi di un maggior numero di “fenomeni climatici estremi”.
Ciò non solo per la combustione del fossile che genera Co2, ma per l'effetto che ha sulla temperatura delle acque dei mari che coprono la maggior parte del mondo.
Il “laboratorio” del Golfo messicano ha rivelato, infatti, che la presenza di una pellicola oleosa in superficie determina un grande innalzamento della temperatura delle acque a causa della impossibilità di un raffreddamento naturale attraverso l'evaporazione.
Mari caldi ed aria sopra[/b[b]]stante secca, quindi, in grado di sconvolgere anche la circolazione della masse d'aria.
Ma il petrolio non si riversa in mare solo nel Golfo con fenomeni di immediata e spettacolare percezione.
Bisognerebbe dare almeno la stessa importanza al disastro ambientale che da più di 50 anni affligge il Delta del Niger Dai 606 pozzi petroliferi attivi in Nigeria, in mezzo secolo - si legge nella documentazione resa nota da Amici della Terra - sono stati riversati nell'ambiente circa 1,5 milioni di tonnellate di petrolio, pari a 50 volte quello fuoriuscito dal disastro della Exxon Valdez nel 1989 di fronte all'Alaska, e più di 24 miliardi di metri cubi di gas naturale, provenienti dal sottosuolo come sottoprodotto del processo di estrazione del greggio, sono stati bruciati in torcia ogni anno.
Da quest'ultimo processo, noto come 'gas flaring', vengono rilasciate nell'atmosfera circa 50 milioni di tonnellate di Co2 (il total annuo mondiale è 280 milioni di tonnellate).
Conteggiando anche il metano liberato senza combustione, ha sottolineato, Rosa Filippini, presidente di Amici della terra Italia, la cifra aumenta «enormemente». «In Nigeria ogni anno si contano circa 300 sversamenti e più di 2.000 aree hanno necessità di bonifica.
Ma non solo: gli impatti sulla salute umana sono evidenti, tanto che le aspettative di vita sono crollate drasticamente negli ultimi anni,ora la media è scesa a 41 anni nel Delta contro una media nazionale di 48.
Tutto ciò dimostra che il disastro del Messico non è niente messo in paragone a ciò che accade da decenni nel Delta del Niger».
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Re: Calamità Centro Sud America
HO SENTITO CHE PARLANO DI 40 ANNI PER PULIRE IL GOLFO DEL MESSICO DA TUTTO IL PETROLIO CHE E ANDATO DIEPRSO
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Re: Calamità Centro Sud America
cristian ha scritto:HO SENTITO CHE PARLANO DI 40 ANNI PER PULIRE IL GOLFO DEL MESSICO DA TUTTO IL PETROLIO CHE E ANDATO DIEPRSO
"quarant'anni" sono un "lusso" che avremmo potuto prenderci fino a qualche decennio fa, non credo che, allo stato attuale, abbiamo ancora tutto quel tempo
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Re: Calamità Centro Sud America
Marea nera:rimosso tappo,sgorga petrolio
Bp, per installare nuovo cappuccio ci vorranno da 4 a 7 giorni
(ANSA) - ROMA, 11 LUG - La Bp ha rimosso il tappo che chiudeva parzialmente la falla sul pozzo petrolifero che continua a inquinare le acque del Golfo del Messico. In attesa di fissarne con i robot uno piu' grande, piu' pesante ed efficiente, il greggio ha ripreso a sgorgare: si calcola che fuoriescano fino a 60.000 barili giornalieri. Ne danno notizia i media online Usa.
Il nuovo tappo dovrebbe essere in grado di 'catturare' dalla falla 25.000 barili di greggio al giorno contro i 15.000 di quello appena rimosso.
Bp, per installare nuovo cappuccio ci vorranno da 4 a 7 giorni
(ANSA) - ROMA, 11 LUG - La Bp ha rimosso il tappo che chiudeva parzialmente la falla sul pozzo petrolifero che continua a inquinare le acque del Golfo del Messico. In attesa di fissarne con i robot uno piu' grande, piu' pesante ed efficiente, il greggio ha ripreso a sgorgare: si calcola che fuoriescano fino a 60.000 barili giornalieri. Ne danno notizia i media online Usa.
Il nuovo tappo dovrebbe essere in grado di 'catturare' dalla falla 25.000 barili di greggio al giorno contro i 15.000 di quello appena rimosso.
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Re: Calamità Centro Sud America
speriamo che si sbrighino a mettere il tappo se no i 60.000 barilialgiorno (dicono loro)...ogni barile che fuoriesce è un cappio al collo per il pianeta
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Re: Calamità Centro Sud America
WASHINGTON (USA) — Nella battaglia senza fine nel Golfo del Messico, la Bp ha lanciato una nuova operazione di controllo. Ma non è detto che funzioni: «Lo sapremo tra 4 o 7 giorni», è la previsione incerta dei tecnici, che tuttavia si sono detti «ottimisti». Un tentativo che ha comunque un prezzo: dal pozzo danneggiato uscirà l'equivalente di 60 mila barili al giorno. Con l'aiuto dei robot sottomarini, le squadre della compagnia inglese hanno rimosso il vecchio tappo ed hanno iniziato l'applicazione di un secondo apparato. Una manovra che dovrebbe permettere l'aspirazione di 80 mila barili quotidiani (13 milioni di litri) contro i 25 mila del dispositivo fin qui usato.
Calcoli fatti sulla carta e al computer. Tutto è in discussione. Infatti, l'ultimo «assalto» avviene sempre a profondità proibitive — circa 1.500 metri — e gli imprevisti sono in agguato. Tanto è vero che la società ha fatto sapere di avere un terzo «tappo» pronto. Quelli della Bp pregano e sperano, così come gli abitanti di Louisiana, Mississippi, Alabama, Texas e Florida, questi ultimi due Stati colpiti in modo devastante dagli effetti della marea nera. Su tutti c'è la disperazione dei pescatori, la cui attività è stata compromessa e temono di non avere più un futuro. Anche le compensazioni in denaro sono lunghe da ricevere. La nuova «cappa» — sempre che funzioni — resta una soluzione intermedia. I tecnici ritengono che la fuga di greggio sarà domata completamente solo in agosto, quando saranno pronti i due pozzi di emergenza. Intanto in superficie è cresciuto il numero delle navi «pulitrici», la difesa di prima linea in questa crisi. Nella zona dove sorgeva la piattaforma sono arrivate altre due unità che si sono schierate al fianco delle 46 già presenti. E potrebbe essere imminente l'impiego di una gigantesca petroliera modificata per «decontanimare» l'acqua. Prima di farla intervenire sono necessari alcuni test. L'armada è poi completata da decine di altre navi che operano vicino alla costa nella faticosa missione di contenere l'inquinamento. Solo nella giornata di sabato, le «pulitrici» hanno raccolto 25 mila barili di acqua e greggio. Un lavoro legato alle condizioni del mare e atmosferiche. Se il tempo regge — fanno sapere dalla Guardia costiera — è possibile limitare i danni. L'intervento della Bp è sorvegliato da vicino dall'ammiraglio Thad Wallen. Doveva andare in pensione e, invece, gli è toccata questa grana. È lui a coordinare l'intervento federale e a riferire alla Casa Bianca. Il consigliere del presidente Obama, David Axelrod, si è mostrato fiducioso: «Siamo di fronte a piccoli passi indietro per arrivare ad una soluzione molto più sicura e crediamo che funzionerà». Del resto non hanno molte alternative. E, comunque, il governo mantiene la pressione sulla compagnia britannica. Il segretario alla Giustizia, Eric Holder, ha precisato che l'inchiesta giudiziaria continua. Sotto l'occhio delle autorità e chiamata a fronteggiare le migliaia richieste di danni, la Bp sta trattando la cessione delle sue attività negli Stati Uniti. Prezzo stimato: 9,5 miliardi di euro. Nel pacchetto — secondo il Sunday Times — rientrano anche i pozzi di Prudhoe Bay, in Alaska, in grado di produrre 390 mila barili al giorno.
Guido Olimpio
12 luglio 2010 RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/esteri/10_luglio_12/olimpio_marea_nera_0a511d0e-8d79-11df-a602-00144f02aabe.shtml
insomma, a sentire loro il futuro è tinto di rosa
Calcoli fatti sulla carta e al computer. Tutto è in discussione. Infatti, l'ultimo «assalto» avviene sempre a profondità proibitive — circa 1.500 metri — e gli imprevisti sono in agguato. Tanto è vero che la società ha fatto sapere di avere un terzo «tappo» pronto. Quelli della Bp pregano e sperano, così come gli abitanti di Louisiana, Mississippi, Alabama, Texas e Florida, questi ultimi due Stati colpiti in modo devastante dagli effetti della marea nera. Su tutti c'è la disperazione dei pescatori, la cui attività è stata compromessa e temono di non avere più un futuro. Anche le compensazioni in denaro sono lunghe da ricevere. La nuova «cappa» — sempre che funzioni — resta una soluzione intermedia. I tecnici ritengono che la fuga di greggio sarà domata completamente solo in agosto, quando saranno pronti i due pozzi di emergenza. Intanto in superficie è cresciuto il numero delle navi «pulitrici», la difesa di prima linea in questa crisi. Nella zona dove sorgeva la piattaforma sono arrivate altre due unità che si sono schierate al fianco delle 46 già presenti. E potrebbe essere imminente l'impiego di una gigantesca petroliera modificata per «decontanimare» l'acqua. Prima di farla intervenire sono necessari alcuni test. L'armada è poi completata da decine di altre navi che operano vicino alla costa nella faticosa missione di contenere l'inquinamento. Solo nella giornata di sabato, le «pulitrici» hanno raccolto 25 mila barili di acqua e greggio. Un lavoro legato alle condizioni del mare e atmosferiche. Se il tempo regge — fanno sapere dalla Guardia costiera — è possibile limitare i danni. L'intervento della Bp è sorvegliato da vicino dall'ammiraglio Thad Wallen. Doveva andare in pensione e, invece, gli è toccata questa grana. È lui a coordinare l'intervento federale e a riferire alla Casa Bianca. Il consigliere del presidente Obama, David Axelrod, si è mostrato fiducioso: «Siamo di fronte a piccoli passi indietro per arrivare ad una soluzione molto più sicura e crediamo che funzionerà». Del resto non hanno molte alternative. E, comunque, il governo mantiene la pressione sulla compagnia britannica. Il segretario alla Giustizia, Eric Holder, ha precisato che l'inchiesta giudiziaria continua. Sotto l'occhio delle autorità e chiamata a fronteggiare le migliaia richieste di danni, la Bp sta trattando la cessione delle sue attività negli Stati Uniti. Prezzo stimato: 9,5 miliardi di euro. Nel pacchetto — secondo il Sunday Times — rientrano anche i pozzi di Prudhoe Bay, in Alaska, in grado di produrre 390 mila barili al giorno.
Guido Olimpio
12 luglio 2010 RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/esteri/10_luglio_12/olimpio_marea_nera_0a511d0e-8d79-11df-a602-00144f02aabe.shtml
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Cile sisma mag. 6,2
(ANSA) - WASHINGTON, 12 LUG - Un sisma di magnitudo 6,2 ha colpito ieri sera il nordest del Cile. Il suo epicentro e' stato localizzato a 80 km a nordest di Calama.Lo annuncia l'Istituto di geofisica Usa. Stando alle autorita' locali, il sisma non ha causato vittime o danni. 'E'stato un sisma di media intensita'. Ha causato spavento fra la popolazione, ma non ci sono notizie di danni', ha detto il capo del centro di primo allarme dell'Ufficio per le emergenze. Un sisma di magnitudo 8,8 a febbraio aveva fatto 500 morti.
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Recessione globale e pianificazione di una nuova era glaciale
Queste foto satellitari (Fonte immagine: Associazione Geofisica) mostrano l’interruzione della Loop Current: nel Golfo del Messico l’acqua oceanica si scalda per essere poi trasportata dalla corrente Nord-Atlantica fin nelle zone adiacenti la Groenlandia e sotto il Circolo Polare Artico, dove inabissandosi nei fondali oceanici cede quel calore che rende mite il clima di molte nazioni europee. L’interruzione della Corrente del Golfo fa sì che quest’enorme massa di acqua surriscaldata non venga più agganciata dal nastro trasportatore, a causa della fuoriuscita di petrolio dal pozzo della British Petroleum, spezzando un equilibrio biologico formatosi in milioni di anni.
Oltre che in superficie, le immagini satellitari hanno mostrato serpentoni di petrolio sotto i fondali oceanici, lunghi oltre 15 Km e larghi 5 Km, che hanno generato una pressione fisico-chimica sul flusso delle correnti con il conseguente generarsi di un gigantesco vortice, parte di una Loop Current ormai spezzata, oltre che alle catastrofiche conseguenza per la flora, la fauna e le popolazioni del Golfo del Messico danneggiate nella salute per il ricadere di tossici disperdenti chimici, come il Corexit 9527.
Quali saranno le conseguenze nel medio termine? Ricordando che l’ultima volta che si bloccò il nastro trasportatore si generò un’era glaciale con ghiacciai che arrivarono fino a New York e sulle alpi in Europa, è da stigmatizzare il fatto che a quel tempo la popolazione mondiale contava al massimo qualche milione di abitanti che migrarono verso sud in cerca di un clima più temperato, anche se sembra molto probabile la discesa di un enorme quantità di aria freddissima dal Polo Nord che congelò istantaneamente tutto ciò con cui venne a contatto, come i famosi Mammoth Siberiani trovati congelati con la proboscide alzata ed il cibo ancora in bocca e nello stomaco. Un’eventualità del genere quanti milioni o miliardi di morti e guerre tra poveri genererebbe oggi?
Leggi l'articolo intero su:http://www.altrogiornale.org/news.php
[img][/img]
Oltre che in superficie, le immagini satellitari hanno mostrato serpentoni di petrolio sotto i fondali oceanici, lunghi oltre 15 Km e larghi 5 Km, che hanno generato una pressione fisico-chimica sul flusso delle correnti con il conseguente generarsi di un gigantesco vortice, parte di una Loop Current ormai spezzata, oltre che alle catastrofiche conseguenza per la flora, la fauna e le popolazioni del Golfo del Messico danneggiate nella salute per il ricadere di tossici disperdenti chimici, come il Corexit 9527.
Quali saranno le conseguenze nel medio termine? Ricordando che l’ultima volta che si bloccò il nastro trasportatore si generò un’era glaciale con ghiacciai che arrivarono fino a New York e sulle alpi in Europa, è da stigmatizzare il fatto che a quel tempo la popolazione mondiale contava al massimo qualche milione di abitanti che migrarono verso sud in cerca di un clima più temperato, anche se sembra molto probabile la discesa di un enorme quantità di aria freddissima dal Polo Nord che congelò istantaneamente tutto ciò con cui venne a contatto, come i famosi Mammoth Siberiani trovati congelati con la proboscide alzata ed il cibo ancora in bocca e nello stomaco. Un’eventualità del genere quanti milioni o miliardi di morti e guerre tra poveri genererebbe oggi?
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America del sud -22 gradi
Perù, morti di freddo 42 bimbi
Maltempo in tutto il Sudamerica
Ondata di freddo polare nel cono sud dell'America meridionale. A causa delle basse temperature, negli ultimi giorni 42 bambini che avevano meno di 5 anni sono morti in Perù, mentre in Argentina le vittime sono state almeno 11 e in Uruguay due. Nella regione peruviana di Masocruz il termometro è arrivato a segnare anche -22 gradi. In quest'area non si sono mai registrate temperature così rigide.
Oltre a quella andina,l'ondata di gelo ha investito anche l'area amazzonica del Perù, dove le basse temperature sono una rarità. La regione amazzonica è stata raggiunta da un freddo intenso, in particolare nei centri di Iquitos, Pucallpa e Puerto Maldonado, dove il termometro è sceso fino ai 9 gradi, a fronte di una media in questo periodo dell'anno di 25-30 gradi.
In Argentina, i morti per il freddo sono invece almeno undici, hanno precisato fonti locali, rilevando che l'ondata di maltempo ha colpito il Paese dall'estremo nord, al confine con la Bolivia, fino alla Patagonia. In Uruguay ci sono stati due morti, affermano infine i media sudamericani, ricordando che l'ondata di freddo è provocata da un centro di alta pressione atmosferica che si trova in quest'ultimo paese e sulla provincia argentina di Buenos Aires.
Fonte http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo486647.shtml
Maltempo in tutto il Sudamerica
Ondata di freddo polare nel cono sud dell'America meridionale. A causa delle basse temperature, negli ultimi giorni 42 bambini che avevano meno di 5 anni sono morti in Perù, mentre in Argentina le vittime sono state almeno 11 e in Uruguay due. Nella regione peruviana di Masocruz il termometro è arrivato a segnare anche -22 gradi. In quest'area non si sono mai registrate temperature così rigide.
Oltre a quella andina,l'ondata di gelo ha investito anche l'area amazzonica del Perù, dove le basse temperature sono una rarità. La regione amazzonica è stata raggiunta da un freddo intenso, in particolare nei centri di Iquitos, Pucallpa e Puerto Maldonado, dove il termometro è sceso fino ai 9 gradi, a fronte di una media in questo periodo dell'anno di 25-30 gradi.
In Argentina, i morti per il freddo sono invece almeno undici, hanno precisato fonti locali, rilevando che l'ondata di maltempo ha colpito il Paese dall'estremo nord, al confine con la Bolivia, fino alla Patagonia. In Uruguay ci sono stati due morti, affermano infine i media sudamericani, ricordando che l'ondata di freddo è provocata da un centro di alta pressione atmosferica che si trova in quest'ultimo paese e sulla provincia argentina di Buenos Aires.
Fonte http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo486647.shtml
Re: Calamità Centro Sud America
mir2012 ha scritto:il mondo sottosopra
fino a che punto rientra nella norma per quei Paesi in questo periodo dell'anno?
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Re: Calamità Centro Sud America
diciamo che è una cosa inaspettata,bisognerà vedere più avanti
Ospite- Ospite
Re: Calamità Centro Sud America
postato 58 min fa da PEACE REPORTER
Sud America, ondata di freddo polare provoca centoquaranta vittime
L'ondata di freddo che sta mettendo in ginocchio diversi paesi del Sud America proseguirà per tutto il resto della settimana con precipitazioni e venti forti - Sono almeno 140 i morti causati dall'onda di freddo polare che stringe in una morsa gran parte dell'America del Sud. Diversi paesi riferiscono che i decessi sono dovuti soprattutto a polmoniti e a intossicazioni per l'utilizzo di stufe difettose. Il paese più in crisi è il Perù, che fino a questo martedi ha visto morire 112 persone per le basse temperature. Sono 67, riferisce la stampa peruviana, i morti nelle regione di Arequipa e 45 in quella di Puno. Si registrano inoltre più di 19 mila casi di infezioni respiratorie acute e 172 polmoniti dal fine settimana scorso.Le temperature sono oscillate tra i 9 e i 18 gradi, con ripercussioni pesanti sull'economia locale basata sull'agricoltura e l'allevamento. In Bolivia i morti sono stati 18. L'ondata di freddo è arrivata anche in Paraguay provocando la morte di almeno 9 persone, molte delle quali per i gas delle stufe e per la vulnerabilità delle zone rurali. La Direzione Meterologica del pease ha detto che il freddo continuerà per tutta la settimana e che sarà accompagnato da pioggie forti e vento. In Argentina il numero dei decessi per ipotermia è salito a 11. Le temperature hanno toccato i 7 gradi sotto zero a Uruprema, municipio dello stato di Santa Catarina. Due vittime in Uruguay. Il livello di allarme rimane alto in tutto il Cono Sur.
http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/peace_reporter/2010/07_luglio/20/sud_america_ondata_di_freddo_polare_provoca_centoquaranta_vittime,25284455.html
Sud America, ondata di freddo polare provoca centoquaranta vittime
L'ondata di freddo che sta mettendo in ginocchio diversi paesi del Sud America proseguirà per tutto il resto della settimana con precipitazioni e venti forti - Sono almeno 140 i morti causati dall'onda di freddo polare che stringe in una morsa gran parte dell'America del Sud. Diversi paesi riferiscono che i decessi sono dovuti soprattutto a polmoniti e a intossicazioni per l'utilizzo di stufe difettose. Il paese più in crisi è il Perù, che fino a questo martedi ha visto morire 112 persone per le basse temperature. Sono 67, riferisce la stampa peruviana, i morti nelle regione di Arequipa e 45 in quella di Puno. Si registrano inoltre più di 19 mila casi di infezioni respiratorie acute e 172 polmoniti dal fine settimana scorso.Le temperature sono oscillate tra i 9 e i 18 gradi, con ripercussioni pesanti sull'economia locale basata sull'agricoltura e l'allevamento. In Bolivia i morti sono stati 18. L'ondata di freddo è arrivata anche in Paraguay provocando la morte di almeno 9 persone, molte delle quali per i gas delle stufe e per la vulnerabilità delle zone rurali. La Direzione Meterologica del pease ha detto che il freddo continuerà per tutta la settimana e che sarà accompagnato da pioggie forti e vento. In Argentina il numero dei decessi per ipotermia è salito a 11. Le temperature hanno toccato i 7 gradi sotto zero a Uruprema, municipio dello stato di Santa Catarina. Due vittime in Uruguay. Il livello di allarme rimane alto in tutto il Cono Sur.
http://notizie.virgilio.it/notizie/esteri/peace_reporter/2010/07_luglio/20/sud_america_ondata_di_freddo_polare_provoca_centoquaranta_vittime,25284455.html
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Cina: onda nera verso il largo
(ANSA) - PECHINO, 21 LUG - Le autorita' cinesi hanno riaperto il porto di Dalian, inquinato dalla fuoriuscita di alcune tonnellate di petrolio da due oledotti. Adesso si sta cercando di contenere l'''onda nera'' prima che raggiunga le acque internazionali. L'incidente si e' verificato venerdi' scorso, quando due esplosioni (le cui cause non sono ancora state individuate) hanno squarciato gli oleodotti.
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golfo del messico: allarme mutamenti climatici
Mentre l'ISAC (Institute of Atmospheric Sciences and Climate), che fa parte del prestigioso Consiglio Nazionale delle Ricerche, lancia l'allarme per il rischio di un mutamento climatico globale a causa della fuoriuscita del petrolio nel Golfo del Messico (leggi qui il pdf), il canale televisivo statunitense 'News 5' ha svolto un'inchiesta sullo stato di contaminazione dei litorali in prossimità del Golfo del Messico. I promotori di questa indagine hanno raccolti campioni dalle spiagge del litorale in aree frequentate da bagnanti, dove i bambini giocano con la sabbia e nuotano.
I risultati sono stati assolutamente terrificanti. Il giornale telematico 'Intel Hub' ha documentato una nuova catastrofica situazione che è solo un'altra sorprendente rivelazione di una lunga serie di orrori scoperti nel Golfo del Messico. Quella della British Petroleum è stata, a dir poco, una negligenza di matrice criminale; una negligenza addirittura premeditata; uno stupro chimico. La maggior parte delle persone che hanno lavorato per la BP con lo scopo di contenere la fuoriuscita del petrolio erano totalmente ignare che, in realtà, i loro dirigenti hanno fatto tutto il contrario: non hanno certo attuato alcuna misura che preservasse la vita dei lavoratori coinvolti.
Il livello di tossicità tollerato è di 5 parti per milione. Dai test si evincono i seguenti dati: la spiaggia di 'Orange beach' contiene 25 parti per milione; La sabbia intorno alla spiaggia di 'Gulf Shores beach' contiene ben 211 parti per milione. È importante precisare che queste spiagge sono state lasciate aperte al pubblico da certi funzionari in quanto dichiarate “sicure” per la balneabilità. In prossimità della spiaggia di 'Orange beach', nell'area in cui molti bambini sono stati visti giocare con la sabbia in riva al mare, i test hanno dato dei risultati allarmanti, ovvero 221 parti per milione.
È concepibile che funzionari dell'EPA ed altri funzionari locali dicano alla gente che questi litorali sono puliti e sicuri quando in realtà sono altamente tossici?
Come se non bastasse, campioni di acqua marina proveniente da Dolphin Island nel momento in cui sono stati mescolato con un solvente organico per separare l'olio e l'acqua sono esplosi. Alla fine di questo filmato si può vedere l'evento delle esplosioni.
L’ovvia ragione per la quale le provette contenenti l'acqua sono esplose è la presenza di gas metano. È risaputo che il metano è altamente infiammabile e può esplodere al contatto con l’aria. L’altra probabile causa è l'agente 'Corexit9500', che ha continuato a essere apertamente spruzzato attraverso operazioni aeree nonché direttamente alla fonte.
Questo articolo dovrebbe fungere da monito per far riflettere tutti coloro che credono ancora che questo disastro non li riguardi.
Fonte: theintelhub.com / Traduzione e adattamento linguistico a cura di: Edoardo Capuano
http://www.ecplanet.com/node/1589
I risultati sono stati assolutamente terrificanti. Il giornale telematico 'Intel Hub' ha documentato una nuova catastrofica situazione che è solo un'altra sorprendente rivelazione di una lunga serie di orrori scoperti nel Golfo del Messico. Quella della British Petroleum è stata, a dir poco, una negligenza di matrice criminale; una negligenza addirittura premeditata; uno stupro chimico. La maggior parte delle persone che hanno lavorato per la BP con lo scopo di contenere la fuoriuscita del petrolio erano totalmente ignare che, in realtà, i loro dirigenti hanno fatto tutto il contrario: non hanno certo attuato alcuna misura che preservasse la vita dei lavoratori coinvolti.
Il livello di tossicità tollerato è di 5 parti per milione. Dai test si evincono i seguenti dati: la spiaggia di 'Orange beach' contiene 25 parti per milione; La sabbia intorno alla spiaggia di 'Gulf Shores beach' contiene ben 211 parti per milione. È importante precisare che queste spiagge sono state lasciate aperte al pubblico da certi funzionari in quanto dichiarate “sicure” per la balneabilità. In prossimità della spiaggia di 'Orange beach', nell'area in cui molti bambini sono stati visti giocare con la sabbia in riva al mare, i test hanno dato dei risultati allarmanti, ovvero 221 parti per milione.
È concepibile che funzionari dell'EPA ed altri funzionari locali dicano alla gente che questi litorali sono puliti e sicuri quando in realtà sono altamente tossici?
Come se non bastasse, campioni di acqua marina proveniente da Dolphin Island nel momento in cui sono stati mescolato con un solvente organico per separare l'olio e l'acqua sono esplosi. Alla fine di questo filmato si può vedere l'evento delle esplosioni.
L’ovvia ragione per la quale le provette contenenti l'acqua sono esplose è la presenza di gas metano. È risaputo che il metano è altamente infiammabile e può esplodere al contatto con l’aria. L’altra probabile causa è l'agente 'Corexit9500', che ha continuato a essere apertamente spruzzato attraverso operazioni aeree nonché direttamente alla fonte.
Questo articolo dovrebbe fungere da monito per far riflettere tutti coloro che credono ancora che questo disastro non li riguardi.
Fonte: theintelhub.com / Traduzione e adattamento linguistico a cura di: Edoardo Capuano
http://www.ecplanet.com/node/1589
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BP e le foto ritoccate
Marea nera: nuova foto ritoccata, Bp ammette
ROMA - Spunta dal web un'altra foto 'taroccata' da Bp delle operazioni per contenere la marea nera: l'ha scoperta un giovane blogger, scrive il Washington Post che ha avuto conferma da un portavoce della compagnia che l'immagine e' stata effettivamente alterata.
Nell'immagine pubblicata sul sito di Bp, due piloti di un elicottero in volo osservano le navi impegnate nei lavori per contenere l'emergenza. Ma un giovane blogger ha scoperto che in realta' si tratta di un vero e proprio fotomontaggio, e che l'elicottero era parcheggiato sul ponte di una nave. Il portavoce di Bp, Scott Dean, ha quindi fornito al Post la foto originale, spiegando che l'immagine e' stata alterata dal team di post-produzione fotografo per ragioni tecniche.
"Non succedera' piu'", ha assicurato Dean. Quella odierna e' la terza foto 'taroccata' scoperta in una settimana dai blogger: ieri il gigante petrolifero, fortemente imbarazzato, si era dovuto scusare imputando sempre al proprio team di fotografi le alterazioni di una immagine della sala di controllo di Houston e di una del quartier generale allestito per fronteggiare l'emergenza.
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Re: Calamità Centro Sud America
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Marea nera in Cina, pompieri sommersi
1 di 6
successiva
Pompieri nei guai
Stavano cercando di sistemare una pompa sottomarina durante un'operazione in seguito a una perdita di petrolio in Dalian, Cina. Ma i pompieri sono finiti nei gua. Uno di loro è stati soccorso dopo essere finito sotto la grossa chiazza di petrolio. La perdita era dovuta allo scoppio di una tubatura al porto di Dalian, che aveva determinato gravi danni alle acque costiere, all'ecosistema marino e ai pesci, con conseguenze anche sull'industria del pesce, sul turismo e sulle comunità locali. L'allarme è stato lanciato da Greenpeace. TGcom
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Pompieri nei guai
Stavano cercando di sistemare una pompa sottomarina durante un'operazione in seguito a una perdita di petrolio in Dalian, Cina. Ma i pompieri sono finiti nei gua. Uno di loro è stati soccorso dopo essere finito sotto la grossa chiazza di petrolio. La perdita era dovuta allo scoppio di una tubatura al porto di Dalian, che aveva determinato gravi danni alle acque costiere, all'ecosistema marino e ai pesci, con conseguenze anche sull'industria del pesce, sul turismo e sulle comunità locali. L'allarme è stato lanciato da Greenpeace. TGcom
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