Calamità Africa
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Una intensa attività vulcanica potrebbe strappare violentemente l'Africa in due
Milioni di anni fa apparvero le prime grosse fenditure, ma negli ultimi mesi nel nord Africa l'attività sismica ha subito un repentino incremento provocando una accelerazione delle spaccature del suolo con un'evoluzione dei movimenti tellurici. I geologi e i vulcanologi asseriscono che la lava nella regione è in linea con il magma presente normalmente sui fondali marini e che l'acqua coprirà definitivamente il deserto.
Il dottor Cynthia Ebinger, geologo presso l'Università Rochester di New York, è rimasto quasi incredulo quando un impiegato, presso una società di mineralogia, lo ha informato di quello che stava accadendo nel deserto etiope: il famoso vulcano Erta Ale , situato nell'area nord orientale dell'Etiopia, era in piena attività eruttiva. A quel punto il dottor Cynthia Ebinger, che ha studiato per anni il vulcano Erta Ale, è stato colto alla sprovvista. Il cratere del vulcano era sempre stato pieno di una 'zuppa' ribollente di lava argento-nero, ma dopo la sua ultima eruzione era sempre rimasto per decenni in uno stato di bassa attività.
Lo scorso mese di novembre (2010), dopo aver ricevuto la telefonata, il dottor Cynthia Ebinger ha preso l'aereo e si è recato in Etiopia con alcuni colleghi ricercatori. «Il vulcano era traboccante; lava fiammeggiante veniva lanciata verso il cielo", ha riferito il dottor Ebinger al corrispondente del periodico online 'Spiegel'. Nell'area situata a nord-est del continente africano la terra è in fermento e questo sta cagionando una mutazione della morfologia dell'intera zona. Il deserto si scuote di continuo provocando un allargamento della frattura, i vulcani sono in piena attività eruttiva e le acque stanno risucchiando la terra.
Gli studiosi sostengono che la frattura africana determina una scissione a un tasso che si manifesta molto raramente in geologia. Il Mar Rosso e il Golfo di Aden furono creati milioni di anni fa dalla prima frattura. Dall'Etiopia al Mozambico si estende la seconda frattura, fiancheggiata da molti vulcani, chiamata Great Rift Valley che, secondo le teorie scientifiche, rischia di essere sommersa dal mare.
Secondo gli studiosi le acque del mare potrebbero inondare le terre molto prima a causa della depressione della Dancalia, situata a settentrione della valle. Il luogo è profondo circa 25 metri e le acque del Mar Rosso sono trattenute solo dalle colline. La zona dietro le colline ha già subito uno sprofondamento di alcune decine di metri rispetto i livelli precedenti e la presenza di sale sul deserto testimonia inequivocabilmente che il mare abbia già in passato inondato la zona. La lava ha successivamente poi fatto ritirare il mare.
Momentaneamente nessuno può azzardare alcuna ipotesi su quando il mare coprirà nuovamente il deserto. In un recente convegno organizzato dall'American Geophysical Union (AGU) a San Francisco, Tim Wright, dell'Università di Leeds School, sostiene che quando questo evento accadrà si manifesterà molto velocemente: l'affondamento delle colline potrebbe avvenire anche in pochi giorni. Il mutamento geologico del nord Africa, nell'ultimo quinquennio, ha subito un forte incremento e il decorso si sta velocizzando in maniera inaspettata, conclude Tim Wright.
In pochi anni i geologi - spiega Loraine Field, ricercatore presso l'Università di Bristol, partecipante alla conferenza - hanno appurato che il movimento annuale è passato dai pochi millimetri a quasi un metro. L'attività tellurica scava profonde fenditure nella piana desertica cagionando al territorio un aspetto simile a un vetro fratturato. Il Golfo di Tagiura, che si estende nel Gibuti dal Golfo di Aden, è stato interessato da una imponente attività sismica. Il dottor Cynthia Ebinger sostiene che l'attività sismica si protende lungo la dorsale medio-oceanica.
Nei fondali marini la lava fuoriesce di continuo dai vulcani creando sempre nuova crosta terrestre, una volta che si è indurita. I terremoti si sviluppano con lo spostamento delle placche tettoniche nel momento in cui il magma si estende verso l'alto per poi diffondersi in entrambi i lati sul fondale marino. Questa attività ha dato vita, negli ultimi mesi, ad un forte incremento di terremoti nel Golfo di Tagiura. Il dottor Cynthia Ebinger spiega che questo frazionamento del fondale oceanico si sta progressivamente estendendo verso il continente. Un recente articolo del Journal of Geophysical Research, redatto da Zhaohui Yang e Wang Chen-Ping, due geologi dell'Università dell'Illinois a Urbana-Champaign, teorizza che il deserto si sta pian piano trasformando in un fondale profondo. Modellato da una miriade di terremoti in profondità nel nord-Africa comparabili con i terremoti che si manifestano solamente su dorsali medio-oceaniche in mare aperto.
L'attività vulcanica è fortemente aumentata negli ultimi mesi, I geologi hanno registrato in 22 posti nel triangolo di Afar, nel nord Africa, eruzioni vulcaniche in prossimità alla superficie terrestre. Nei rapporti di Derek Keir, presso l'Università di Leeds, si legge che questa attività vulcanica ha permesso la creazioni nel terreno di fenditure anche di otto metri di larghezza. La maggior parte della struttura magmatica rimane sotto per poi eruttare altrove, come a Erta Ale.
Anche lo studio del magma ha permesso ai vulcanologi di scoprire che la sua tipologia, caratterizzata da una bassa percentuale di acido silicico, è la medesima di quella che caratterizza le eruzioni nei dorsali medio-oceanici posti nelle profondità marine. La lava che fuoriesce dal vulcano Erta Ale ha questa composizione chimica. In pratica, secondo i ricercatori, tutta la regione assomiglia paradossalmente a un fondo oceanico senza acqua.
L'imponente attività vulcanica ebbe inizio nel 2005. Allora si formò, lungo un tratto nella depressione di Afar, una crepa lunga 60 chilometri ed eruttarono ben 3,5 chilometri di magma. Il dottor Tim Wright sostiene che il volume del magma era sufficiente per sommergere l'intera città di Londra sotto una coltre di un metro e mezzo di materiale lavico.
Stando a un rapporto del ricercatore Eric Jacques, dell'Istituto di Fisica della Terra di Parigi, il magma si muove ad una velocità di 30 metri al minuto. Una velocità veramente inusuale da un punto di vista geologico. Derek Keir spiega che le immagini provenienti dai satelliti sono sorprendenti: emerge un allargamento della zona interessata alla formazione delle crepe. Inoltre fiumi sotterranei di magma sono localizzati nell'Egitto orientale.
Il ricercatore James Gaherty, della Columbia University, ha detto alla conferenza AGU che a nord del Malawi le eruzioni hanno causato uno squarcio di 17 chilometri nel deserto. Ciò ha procurato un innalzamento della terra circostante che, in alcuni punti, ha raggiunto fino a 50 centimetri.
Nel mese di maggio 2009 in Arabia Saudita è scoppiato un vulcano sotterraneo. Trentamila persone hanno dovuto abbandonare i luoghi di residenza a causa di un terremoto con una magnitudo di 5,7 e di decine di migliaia di scosse di assestamento. Il magma fuoriuscito ha ricoperto un'area di un diametro pari alle città di Berlino e Amburgo messe assieme. Secondo il dottor Cynthia Ebinger la cosa che ha sorpreso tutti è che il fenomeno eruttivo ha preso forma a circa 200 chilometri di distanza dalla linea di faglia in Nord Africa.
http://altrogiornale.org/news.php?extend.6705
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Potrebbe essere molto intensa l'eruzione in atto del vulcano Nabro, Eritrea: 7 morti
Il vulcano Nabro è entrato in eruzione lo scorso 12 giugno, ma le notizie sull'andamento dell'eruzione stessa risultano ancora pittosto frammentarie. E’ passata quasi inosservata questa eruzione, ma sulla base della concentrazione di anidride solforosa riscontrata nelle vicinanze del vulcano, sembra che l'eruzione sia stata molto più intensa di quanto non fosse apparso in un primo momento, tanto da ricoprire diversi villaggi di cenere.
Il Nabro fa parte del complesso vulcanico Dubbi, Eritrea, vicino al confine etiope. L'eruzione è stata preceduta da uno sciame di terremoti di magnitudo fino a 5.7 gradi.
Il vulcano si trova in una zona di confini delle placche tettoniche, una zona geologicamente molto attiva. Si tratta di uno stratovulcano di 2.218 metri.
Di questo vulcano storicamente si conoscono solo due grandi eruzioni: nel 1400 si dice che l’eruzione abbia raggiunto con la lava il Mar Rosso , mentre con un’eruzione nel 1861 è stata gettata cenere fino a oltre 250 km dal vulcano.
Il Nabro non eruttava da ben 150 anni.
Il Ministero delle informazioni dell'Eritrea ha dato qualche dettaglio in più sull'eruzione affermando che il vulcano, che ha eruttato violentemente nella regione meridionale del Mar Rosso, ha creato un nuovo territorio di centinaia di metri quadrati. Clicca qui per il video dell'eruzione.
Un team composto da esperti di geologia vulcanica sta conducendo studi nella zona. Nel frattempo, secondo quanto riferito, 7 persone sono morte mentre 3 persone hanno riportato lesioni a causa dell'eruzione. Gli abitanti della zona sono stati spostati in luoghi più sicuri.
L’eruzione inoltre, sta contaminando l'aria con il biossido di zolfo. Il tipo di eruzione che ha avuto luogo è di tipo esplosivo formando una struttura di produzione di diversi gas tossici, come l'anidride solforosa (SO2).
La mappa mondiale con la concentrazione di anidride solforosa in atmosfera (l'immagine sopra) è davvero eloquente: in Africa ce n'è tantissima per le emissioni del vulcano Nabro.
Andrea Raggini
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Il Nabro fa parte del complesso vulcanico Dubbi, Eritrea, vicino al confine etiope. L'eruzione è stata preceduta da uno sciame di terremoti di magnitudo fino a 5.7 gradi.
Il vulcano si trova in una zona di confini delle placche tettoniche, una zona geologicamente molto attiva. Si tratta di uno stratovulcano di 2.218 metri.
Di questo vulcano storicamente si conoscono solo due grandi eruzioni: nel 1400 si dice che l’eruzione abbia raggiunto con la lava il Mar Rosso , mentre con un’eruzione nel 1861 è stata gettata cenere fino a oltre 250 km dal vulcano.
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Il Ministero delle informazioni dell'Eritrea ha dato qualche dettaglio in più sull'eruzione affermando che il vulcano, che ha eruttato violentemente nella regione meridionale del Mar Rosso, ha creato un nuovo territorio di centinaia di metri quadrati. Clicca qui per il video dell'eruzione.
Un team composto da esperti di geologia vulcanica sta conducendo studi nella zona. Nel frattempo, secondo quanto riferito, 7 persone sono morte mentre 3 persone hanno riportato lesioni a causa dell'eruzione. Gli abitanti della zona sono stati spostati in luoghi più sicuri.
L’eruzione inoltre, sta contaminando l'aria con il biossido di zolfo. Il tipo di eruzione che ha avuto luogo è di tipo esplosivo formando una struttura di produzione di diversi gas tossici, come l'anidride solforosa (SO2).
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Calamità Africa
11 milioni a incubo carestia
Una tragedia di proporzioni devastanti che riporta alla memoria i drammi del Biafra nel 1968 e dell'Etiopia nel 1972. La fame e la siccità stanno infatti di nuovo uccidendo il Corno d'Africa, prostrato da una carestia che affama 11 milioni di persone tra Somalia, Kenya e, ancora una volta, Etiopia. I campi profughi sono sempre più affollati e a essere esposti, come tragicamente si ripete, sono i bambini. Questa giovane donna, madre di sette figli, racconta l'odissea per sfuggire alla fame. "Ci siamo messi in cammino 25 giorni fa - spiega la ragazza - ed è stata un'esperienza dolorosa e difficile. Non avevamo acqua ed eravamo sempre assetati. L'acqua non c'è neppure ora che siamo arrivati, oggi non ci possiamo neppure preparare una tazza di tè". Secondo l'Onu quella che sta colpendo il Corno d'Africa è la crisi più grave che ha colpito la regione negli ultimi 60 anni e le organizzazioni umanitarie parlano di una situazione mai vista, nella quale è anche difficile operare, a causa delle guerre in corso nella regione. Ma gli operatori dell'Unicef non rinunciano a lottare, come spiega il direttore regionale dell'agenzia Onu per l'Africa sudorientale. "Le madri più povere nei casi più gravi di deprivazione amano comunque i loro figli e vogliono per loro il meglio possibile. Desiderano che siano ben nutriti, abbiano un'istruzione e un futuro. E ascoltare queste storie dette con il sorriso sulle labbra e con tanta speranza verso il futuro è per noi una vera fonte di ispirazione". Ma per aiutare i due milioni di bambini che, secondo l'Unicef, sono a rischio, serve più della speranza: occorrono piani strutturati, coerenti, corretti e ben finanziati. Perché qui nel Corno d'Africa, dove la fame uccide ancora come milioni di anni fa, sono in gioco gli obiettivi del Millennio. E forse anche la dignità della nostra società.
video qui
Una tragedia di proporzioni devastanti che riporta alla memoria i drammi del Biafra nel 1968 e dell'Etiopia nel 1972. La fame e la siccità stanno infatti di nuovo uccidendo il Corno d'Africa, prostrato da una carestia che affama 11 milioni di persone tra Somalia, Kenya e, ancora una volta, Etiopia. I campi profughi sono sempre più affollati e a essere esposti, come tragicamente si ripete, sono i bambini. Questa giovane donna, madre di sette figli, racconta l'odissea per sfuggire alla fame. "Ci siamo messi in cammino 25 giorni fa - spiega la ragazza - ed è stata un'esperienza dolorosa e difficile. Non avevamo acqua ed eravamo sempre assetati. L'acqua non c'è neppure ora che siamo arrivati, oggi non ci possiamo neppure preparare una tazza di tè". Secondo l'Onu quella che sta colpendo il Corno d'Africa è la crisi più grave che ha colpito la regione negli ultimi 60 anni e le organizzazioni umanitarie parlano di una situazione mai vista, nella quale è anche difficile operare, a causa delle guerre in corso nella regione. Ma gli operatori dell'Unicef non rinunciano a lottare, come spiega il direttore regionale dell'agenzia Onu per l'Africa sudorientale. "Le madri più povere nei casi più gravi di deprivazione amano comunque i loro figli e vogliono per loro il meglio possibile. Desiderano che siano ben nutriti, abbiano un'istruzione e un futuro. E ascoltare queste storie dette con il sorriso sulle labbra e con tanta speranza verso il futuro è per noi una vera fonte di ispirazione". Ma per aiutare i due milioni di bambini che, secondo l'Unicef, sono a rischio, serve più della speranza: occorrono piani strutturati, coerenti, corretti e ben finanziati. Perché qui nel Corno d'Africa, dove la fame uccide ancora come milioni di anni fa, sono in gioco gli obiettivi del Millennio. E forse anche la dignità della nostra società.
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Ultima modifica di Alaudae il Mar 7 Feb - 23:21:54 - modificato 1 volta.
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enormi fratture stanno spaccando l'Africa in due
3 Ottobre 2011 - ETIOPIA - divisione dell'Africa in due : un gigantesco serbatoio sotterraneo di roccia fusa è stato scoperto sotto i deserti d'Etiopia dai geologi inglesi che stanno studiando la regione Afar nel Corno d'Africa, dopo un recente aumento dell'attività vulcanica e sismica e la comparsa di crepe giganti sulla superficie del territorio. Le Placche tettoniche nella zona stanno separandosi a tal punto che potrebbero creare un nuovo oceano. Ora, gli scienziati hanno mappato il colossale lago sotterraneo di magma che si trova fino a 20 miglia (32 km) sotto la superficie terrestre. "Stimiamo che vi siano 3.000 chilometri cubi di roccia fusa sotto Afar - sufficienti a coprire tutta Londra ... con circa un chilometro di roccia", ha detto Kathy Whaler, professore di geofisica all'Università di Edimburgo.
Il serbatoio è sotto pressione tale che ha spinto lingue di roccia fusa verso la superficie, producendo eruzioni vulcaniche e terremoti. Nel 2005, una lingua di magna fuso risalito in superficie origino' una formazione rocciosa lunga 40 km in 10 giorni. Afar si trova nella Great Rift Valley dell'Africa orientale in un punto in cui tre placche tettoniche stanno divergendo l'una dall'altra. Tale movimento crea spazi vuoti, o spaccature, nella crosta terrestre, che consente alla roccia fusa di risalire dal profondo . Ci sono migliaia di chilometri di queste fratture in tutto il mondo, ma quasi tutte si trovano in profondità sotto l'oceano.L' Africa orientale e Islanda sono gli unici luoghi in cui emergono sulla terra ferma. Gran parte di Afar è già sotto il livello del mare, ma è protetta dalle inondazioni da una barriera di basse colline dell'Eritrea. I geologi ritengono che la barriera protettiva sara' superata in circa un milione di anni, consentendo al Mar Rosso di inondare l'intera area e formare un nuovo oceano.
http://www.myfoxdfw.com/dpps/news/geologists-map-birth-of-new-ocean-dpgonc-km-20111002_15296355#ixzz1ZkO1Gm8i
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Nyamuragira
CONGO - L'eruzione del vulcano a Nyamuragira in Congo continua con fontane di lava che variano dai 50-150 m di altezza, espulsioni di magma incandescenti che raggiungono i 600 m.Il Nyamuragira è uno dei vulcani più attivi dell'Africa e ha eruttato più di 40 volte dal 1885. L'ultima eruzione ha avuto inizio nel novembre del 2011. - Vulcano Discovery
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Inferno in mare davanti alla costa della Nigeria!
7 febbraio 2012 - Disastro davanti alla costa della Nigeria. Un pozzo di gas è in fiamme da settimane,la scelleratezza dell'uomo continua a mietere distruzione e morte sempre in nome dello sterco del demonio!!!
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La Nasa individua un vortice sottomarino a largo del Sud Africa!
Il Daily Mail ci parla di uno strano fenomeno ripreso da un satellite della Nasa il quale ha individuato un vortice sottomarino al largo delle coste del Sud Africa. L’immagine è stata trasmessa dal satellite lo scorso 26 dicembre. Il vortice era largo 93 miglia. Nessun pericolo né per i natanti né per i poveri pesci. Si tratta di un fenomeno strano ma abbastanza conosciuto. In inglese si chiama “Eddy”, ed è il frutto di un ostacolo che devia il percorso di una corrente. La corrente in questione cresce d’instabilità e comincia a roteare su se stessa. Non a caso questo “vortice” è figlio della corrente di Agulhas, presente nei pressi del Capo di Buona Speranza. Eddy non fa altro che portare, così facendo, acqua calda e salata dall’oceano indiano all’atlantico del sud.
http://www.giornalettismo.com/archives/203963/lenorme-vortice-sottomarino-visto-dal-satellite/
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Un nuovo Oceano al posto del Corno d’Africa: l’evoluzione geologica è cominciata
Il continente africano darà spazio ad un nuovo Oceano
L’Afar, nella regione dell’Africa orientale, è una delle aree più calde e basse del pianeta. I geologi che lavorano nella remota regione situata in Etiopia, sostengono che il mare finirà per dividere il continente africano in due, anche se ci vorranno circa 10 milioni di anni. Il ricercatore Tim Wright che sta attualmente presentando la ricerca al Summer Exhibition della Royal Society, ha descritto gli eventi come “veramente incredibili”. “E’ un’occasione davvero unica per capire come i continenti si rompono“, spiega Tim Wright, un esperto di telerilevamento presso l’Università di Leeds in Inghilterra. Wright è a capo di un grande consorzio internazionale che ha iniziato a studiare la regione nel 2005, quando la scissione ha cominciato ad avere un ritmo più sostenuto. Utilizzato per la comprensione dei cambiamenti del pianeta su scale temporali di milioni di anni, il team internazionale di scienziati tra cui il Dr. Wright hanno visto cambiamenti straordinari nella regione di Afar negli ultimi cinque anni, in cui il continente è letteralmente un cantiere geologico aperto sotto i loro piedi. Il magma sgorga dalle profondità della Terra e a volte fuoriesce dai vulcani esistenti, ma non è sempre così. A partire dal 2005 i ricercatori hanno cominciato a rilevare delle scosse, inizialmente di magnitudo 4.5, poi sempre più intensi. Qualcosa di insolito stava accadendo. Gli scienziati quindi cominciarono ad organizzarsi aumentando le osservazioni grazie a nuovi sismometri e ad immagini satellitari, al fine di rilevare di quanto il continente si stesse spostando e verso che direzione.
I risultati permisero di osservare una delle più grandi deformazioni del suolo mai viste in precedenza, e quindi fu chiaro che non si trattava di normali eventi tellurici. La Terra può spostarsi di pochi centimetri durante la maggior parte delle eruzioni vulcaniche o dei terremoti, ma i luoghi della regione dell’Afar si erano trasferiti di otto metri in 10 giorni, un vero e proprio record mondiale. Un tratto di terra lungo 60 chilometri e largo otto metri si aprì per un periodo di soli dieci giorni. Al momento le eruzioni sotterranee sono ancora in corso, ma tra milioni di anni cesseranno, il Corno D’Africa si sposterà, e vedrà la luce un nuovo oceano. Il Dr. James Hammond, un sismologo dell’Università di Bristol - che ha lavorato nel deserto dell’Afar – dice che alcune parti della regione sono al di sotto del livello del mare e l’oceano è solo interrotto da circa 20 metri da un blocco di terra in Eritrea. “Alla fine questo si allontanerà“, ha detto alla BBC World Service. “Il mare inonderà e inizierà a creare questo nuovo oceano. Si tirerà a parte, affondando sempre più profondamente e infine parte del sud dell’Etiopia e della Somalia andranno alla deriva, creando una nuova isola. Avremo una piccola Africa e un’isola molto grande che galleggerà sull’Oceano Indiano. Il team spera di condurre ulteriori esperimenti nella zona che aiuteranno a comprendere la superficie terrestre. Gli scienziati credono che le informazioni raccolte da questo studio, possano aiutare a comprendere i rischi naturali quali terremoti ed eruzioni vulcaniche.
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