Non aprite quella porta!!
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Non aprite quella porta!!
Le case. I luoghi di ritrovo degli affetti. Le case che respirano la gioia e il dolore di chi le abita. Le case che soffrono la lontananza, il gelo che le avvolge nella solitudine. Le case che assistono alle famiglie che crescono, che condividono, che litigano, che si separano, che si uccidono. Hanno un’anima che supera il tempo, le generazioni, i ricordi e che, quando il dolore è troppo forte, non riescono a farlo uscire. Così quel dolore impregna i muri, i pavimenti, gonfia l’aria e ti sbatte in faccia non appena riapri quella porta.
di CLAUDIA MIGLIORE
Venezia, Voltri, La Spezia, Mira, Ferrara, Bologna. Il nostro viaggio nei luoghi maledetti prosegue nelle case, storiche, d’arte, sparse per l’Italia del nord e legate drammaticamente al ripetersi di eventi funesti. Di lutti. Di omicidi.
Ed è come se il sangue sparso tra quelle mura, pur rimosso dai pavimenti, dalle pareti, fosse rimasto lì. A testimoniare nel tempo le tragedie vissute. Quasi come se dicesse: “Qui è meglio non entrare”.
Ma c’è sempre qualcuno che non ascolta gli avvertimenti.
Ca’ Dario. La villa maledetta per antonomasia
Venezia. Ca’ Dario è un magnifico palazzo del Canal Grande, dalla struttura sbilenca e le mura ornate di marmi policromi. Un posto meraviglioso se non fosse che tutti i suoi proprietari sono morti di morte violenta. Marietta, la figlia del costruttore Giovanni Dario, è la prima nel 1479. Suicidio. Viene seguita dal marito. Assassinato. La dimora passa nelle mani di un gioielliere armeno che perde tutti i suoi averi, morendo in povertà. Viene acquistata da un inglese che si suicida assieme al suo amante, dopo che la loro relazione è stata scoperta. Poi è la volta di un americano, che accusato di omosessualità, fugge in Messico, dove questa volta a suicidarsi è il compagno. Nel 1964 è il tenore Mario Del Monaco a volerla comprare. Ma le trattative si interrompono quando il tenore rimane vittima di un gravissimo incidente stradale poco prima di concludere l’affare. Ben per lui, almeno si è salvato.
Il conte che l’ha acquistata in seguito viene trovato morto con la testa fracassata da un vaso. L’assassino, un marinaio diciottenne che viveva con lui, fugge a Londra e viene a sua volta ucciso. Cristopher «Kit» Lambert, manager della band inglese “The Who”, muore poco tempo dopo aver comprato il palazzo. Apparentemente caduto dalle scale.
Ca’ Dario viene allora comprata da un affarista veneziano, che finisce quasi subito in bancarotta, mentre la sorella, che viveva con lui, muore in uno strano incidente d’auto.
Alla fine degli anni Ottanta, la casa ancora fa danni. Viene acquistata da Raul Gardini che, travolto nel 1993 dalla tempesta giudiziaria di “Mani Pulite”, muore suicida in circostanze mai chiarite. Volete provare ad andare a farvi un giretto?
Cà delle anime. Nel suo nome la sua sciagura
Potrebbe sembrare la trama perfetta di “Dal tramonto all’alba” film horror del 1996. Cà delle anime all’incirca due secoli fa era una locanda nei dintorni di Voltri, Provincia di Genova, dove i viandanti potevano riposare e rifocillarsi. Non si trattava però di una normale locanda perché i proprietari, spietati briganti, usavano l’attività per derubare e uccidere i propri avventori. I più ricchi li facevano accomodare nella stanza più appartata. Durante la notte un soffitto mobile li schiacciava e i briganti potevano indisturbati rubare tutti i loro averi. Un bel giorno i gestori vennero scoperti e giustiziati. Da allora nessuno volle più abitare o soggiornare a Ca’ delle anime. Fino a dopo la seconda guerra mondiale. Fino a quando una famiglia, spinta dalla necessità, si sistemò proprio lì, a dispetto delle voci che la indicavano come casa abitata dalle anime dell’oltretomba. La famiglia fu testimone di pentole che cadevano dalla credenza, bicchieri spostati dall’acquaio nei posti più impensati e, in particolare, dell’apparizione di una fanciulla vestita di bianco che errava nei dintorni chiedendo del suo fidanzato. La poverina era stata fidanzata con una delle vittime di Ca’ delle Anime e, non vedendolo tornare a casa dopo giorni e giorni, era venuta a piedi dal paesello per cercarlo. Ancora oggi, non avendolo trovato, la sua anima vaga senza potersi staccare da lì e a chiunque la incontri domanda notizie del suo perduto amore.
La casa del violino. L’arte eterna
La chiamano così da anni in paese. A Scogna Sottana, in provincia di La Spezia, ormai si sono quasi abituati al panico della gente che dice di sentire in quella casa il suono di un violino accompagnato da terrificanti urla provenienti dai muri. La casa non è più stata venduta né abitata da quando il suo proprietario, un musicista, è morto. Da quando il suo violino è rimasto abbandonato in una bacheca della casa.
Villa Foscari. La malcontenta
Vicino a Mira lungo il canale del fiume Brenta si trova Villa Foscari costruita da Andrea Palladio e più nota come “La Malcontenta”. In essa si aggira lo spettro della più famosa “Dama Bianca” d’Italia, tal Elisabetta, aristocratica del ‘700. A causa della sua indole libertina Elisabetta viene rinchiusa nella villa fino alla morte. Oggi sembra che ancora giri per le stanze e gli appartamenti della Villa, secondo alcuni in abito nero, secondo altri completamente vestita di bianco. Secondo tutti una bellezza sconvolgente, anche da fantasma.
Villa Magnoni. La casa dei giochi.
A Cona, vicino Ferrara, si trova Villa Magnoni. Una villa cupa e sinistra. Tutte le sue finestre sono state murate. Eccetto una. La causa è un incidente avvenuto verso la fine degli anni ‘80 nel quale morirono tre ragazzi. Erano in quattro e avevano deciso di provare l’ebbrezza della paura entrando nella villa. Per gioco. E di paura se ne mettono veramente tanta. Da quando, appena entrati, sentono canti di bambini provenire dal giardino, a quando usciti, trovano alle finestre della villa una vecchia signora affacciata che dice loro di andarsene, ricoprendoli di insulti. I ragazzi scappano terrorizzati e poco dopo hanno un incidente. Solo uno di loro sopravvive. Il comune decide così di far murare tutte le finestre. Tranne una. Quella dove non c’era il pavimento ma dalla quale, secondo la testimonianza del sopravvissuto, si era affacciata la vecchia signora.
Villa Clara. Luogo cult maledetto.
Una bambina si aggira per le stanze del cinquecentesco Palazzo Malvasia, al n. 449 di Via Zanardi, a poca distanza dalla località Trebbo di Reno, in Provincia di Bologna. La casa è oggi fatiscente, circondata da un giardino incolto. La bimba si chiama Clara, abitava nella villa ai primi del ‘900 insieme al papà e alla mamma. Suo padre la fa murare viva, terrorizzato dai poteri di chiaroveggenza della piccola, che indovinava fatti che sarebbero accaduti a breve. Le voci che circolano dicono che in certe notti la si sente piangere, cantare, lamentarsi oppure girovagare in giardino.
La scuola di S. Lazzaro di Savena.
E’ chiusa da quasi sessant’anni la scuola elementare della Croara a San Lazzaro di Savena. Chiusa dopo la tragica morte di un alunno che, spinto da un compagno giù per le scale, si ruppe l’osso del collo. Chiusa quando, dopo la tragedia, improvvisi malori cominciarono a colpire come un epidemia insegnanti e bambini. Quando cominciarono a verificarsi strani incidenti. Chiusa dopo che i bidelli, bloccati all’interno dell’aula del ragazzo morto, sentirono un pianto proveniente dal fondo delle scale teatro dell’incidente. Chiusa dopo la richiesta di trasferimento del preside. Chiusa. Da quasi sessant’anni. Ma, ancora oggi, in certi giorni, all’ora della morte del bambini, nel silenzio generale, alcuni giurano di sentire un pianto accompagnato dal suono di una palla che rimbalza.
(5 dicembre 2009)
Gialli.it
di CLAUDIA MIGLIORE
Venezia, Voltri, La Spezia, Mira, Ferrara, Bologna. Il nostro viaggio nei luoghi maledetti prosegue nelle case, storiche, d’arte, sparse per l’Italia del nord e legate drammaticamente al ripetersi di eventi funesti. Di lutti. Di omicidi.
Ed è come se il sangue sparso tra quelle mura, pur rimosso dai pavimenti, dalle pareti, fosse rimasto lì. A testimoniare nel tempo le tragedie vissute. Quasi come se dicesse: “Qui è meglio non entrare”.
Ma c’è sempre qualcuno che non ascolta gli avvertimenti.
Ca’ Dario. La villa maledetta per antonomasia
Venezia. Ca’ Dario è un magnifico palazzo del Canal Grande, dalla struttura sbilenca e le mura ornate di marmi policromi. Un posto meraviglioso se non fosse che tutti i suoi proprietari sono morti di morte violenta. Marietta, la figlia del costruttore Giovanni Dario, è la prima nel 1479. Suicidio. Viene seguita dal marito. Assassinato. La dimora passa nelle mani di un gioielliere armeno che perde tutti i suoi averi, morendo in povertà. Viene acquistata da un inglese che si suicida assieme al suo amante, dopo che la loro relazione è stata scoperta. Poi è la volta di un americano, che accusato di omosessualità, fugge in Messico, dove questa volta a suicidarsi è il compagno. Nel 1964 è il tenore Mario Del Monaco a volerla comprare. Ma le trattative si interrompono quando il tenore rimane vittima di un gravissimo incidente stradale poco prima di concludere l’affare. Ben per lui, almeno si è salvato.
Il conte che l’ha acquistata in seguito viene trovato morto con la testa fracassata da un vaso. L’assassino, un marinaio diciottenne che viveva con lui, fugge a Londra e viene a sua volta ucciso. Cristopher «Kit» Lambert, manager della band inglese “The Who”, muore poco tempo dopo aver comprato il palazzo. Apparentemente caduto dalle scale.
Ca’ Dario viene allora comprata da un affarista veneziano, che finisce quasi subito in bancarotta, mentre la sorella, che viveva con lui, muore in uno strano incidente d’auto.
Alla fine degli anni Ottanta, la casa ancora fa danni. Viene acquistata da Raul Gardini che, travolto nel 1993 dalla tempesta giudiziaria di “Mani Pulite”, muore suicida in circostanze mai chiarite. Volete provare ad andare a farvi un giretto?
Cà delle anime. Nel suo nome la sua sciagura
Potrebbe sembrare la trama perfetta di “Dal tramonto all’alba” film horror del 1996. Cà delle anime all’incirca due secoli fa era una locanda nei dintorni di Voltri, Provincia di Genova, dove i viandanti potevano riposare e rifocillarsi. Non si trattava però di una normale locanda perché i proprietari, spietati briganti, usavano l’attività per derubare e uccidere i propri avventori. I più ricchi li facevano accomodare nella stanza più appartata. Durante la notte un soffitto mobile li schiacciava e i briganti potevano indisturbati rubare tutti i loro averi. Un bel giorno i gestori vennero scoperti e giustiziati. Da allora nessuno volle più abitare o soggiornare a Ca’ delle anime. Fino a dopo la seconda guerra mondiale. Fino a quando una famiglia, spinta dalla necessità, si sistemò proprio lì, a dispetto delle voci che la indicavano come casa abitata dalle anime dell’oltretomba. La famiglia fu testimone di pentole che cadevano dalla credenza, bicchieri spostati dall’acquaio nei posti più impensati e, in particolare, dell’apparizione di una fanciulla vestita di bianco che errava nei dintorni chiedendo del suo fidanzato. La poverina era stata fidanzata con una delle vittime di Ca’ delle Anime e, non vedendolo tornare a casa dopo giorni e giorni, era venuta a piedi dal paesello per cercarlo. Ancora oggi, non avendolo trovato, la sua anima vaga senza potersi staccare da lì e a chiunque la incontri domanda notizie del suo perduto amore.
La casa del violino. L’arte eterna
La chiamano così da anni in paese. A Scogna Sottana, in provincia di La Spezia, ormai si sono quasi abituati al panico della gente che dice di sentire in quella casa il suono di un violino accompagnato da terrificanti urla provenienti dai muri. La casa non è più stata venduta né abitata da quando il suo proprietario, un musicista, è morto. Da quando il suo violino è rimasto abbandonato in una bacheca della casa.
Villa Foscari. La malcontenta
Vicino a Mira lungo il canale del fiume Brenta si trova Villa Foscari costruita da Andrea Palladio e più nota come “La Malcontenta”. In essa si aggira lo spettro della più famosa “Dama Bianca” d’Italia, tal Elisabetta, aristocratica del ‘700. A causa della sua indole libertina Elisabetta viene rinchiusa nella villa fino alla morte. Oggi sembra che ancora giri per le stanze e gli appartamenti della Villa, secondo alcuni in abito nero, secondo altri completamente vestita di bianco. Secondo tutti una bellezza sconvolgente, anche da fantasma.
Villa Magnoni. La casa dei giochi.
A Cona, vicino Ferrara, si trova Villa Magnoni. Una villa cupa e sinistra. Tutte le sue finestre sono state murate. Eccetto una. La causa è un incidente avvenuto verso la fine degli anni ‘80 nel quale morirono tre ragazzi. Erano in quattro e avevano deciso di provare l’ebbrezza della paura entrando nella villa. Per gioco. E di paura se ne mettono veramente tanta. Da quando, appena entrati, sentono canti di bambini provenire dal giardino, a quando usciti, trovano alle finestre della villa una vecchia signora affacciata che dice loro di andarsene, ricoprendoli di insulti. I ragazzi scappano terrorizzati e poco dopo hanno un incidente. Solo uno di loro sopravvive. Il comune decide così di far murare tutte le finestre. Tranne una. Quella dove non c’era il pavimento ma dalla quale, secondo la testimonianza del sopravvissuto, si era affacciata la vecchia signora.
Villa Clara. Luogo cult maledetto.
Una bambina si aggira per le stanze del cinquecentesco Palazzo Malvasia, al n. 449 di Via Zanardi, a poca distanza dalla località Trebbo di Reno, in Provincia di Bologna. La casa è oggi fatiscente, circondata da un giardino incolto. La bimba si chiama Clara, abitava nella villa ai primi del ‘900 insieme al papà e alla mamma. Suo padre la fa murare viva, terrorizzato dai poteri di chiaroveggenza della piccola, che indovinava fatti che sarebbero accaduti a breve. Le voci che circolano dicono che in certe notti la si sente piangere, cantare, lamentarsi oppure girovagare in giardino.
La scuola di S. Lazzaro di Savena.
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Re: Non aprite quella porta!!
Alaudae ha scritto:La scuola di S. Lazzaro di Savena.
E’ chiusa da quasi sessant’anni la scuola elementare della Croara a San Lazzaro di Savena. Chiusa dopo la tragica morte di un alunno che, spinto da un compagno giù per le scale, si ruppe l’osso del collo. Chiusa quando, dopo la tragedia, improvvisi malori cominciarono a colpire come un epidemia insegnanti e bambini. Quando cominciarono a verificarsi strani incidenti. Chiusa dopo che i bidelli, bloccati all’interno dell’aula del ragazzo morto, sentirono un pianto proveniente dal fondo delle scale teatro dell’incidente. Chiusa dopo la richiesta di trasferimento del preside. Chiusa. Da quasi sessant’anni. Ma, ancora oggi, in certi giorni, all’ora della morte del bambini, nel silenzio generale, alcuni giurano di sentire un pianto accompagnato dal suono di una palla che rimbalza.
Perdonatemi, io sono qui per curiosità, sono di passaggio e non sono proprio del "settore" (dico solo che le storie come queste mi vedono sovente scettico...), ma su questa non voglio tacere, dato che... è una colossale bufala! A parte che il sito non è affatto aggiornato: è datato 2009, ma la scuola in questione è stata abbattuta nel 2005, ora vi sorgono delle villette, quindi è chiaro che il discorso non importa più...
In ogni caso, anni fa (credo nel 2001, ma potrei sbagliare), uno degli autori della bufala lo ammise pubblicamente. Riporto la sua dichiarazione qui di séguito, a voi l'onere di verificare dove l'ho tratta...
"E' passato quasi un' anno da quando la storia della scuola elementare della Croara fece il suo ingresso nel già affollatissimo mondo delle leggende metropolitane. Oggi con un po' di rammarico devo smontare questa affascinante leggenda. Infatti tutta questa storia non è altro che una invenzione, creata su alcune storielle sentite raccontare qua e la da persone più o meno suggestionabili. Ma perché inventare una storia del genere? Questa storia è un' esperimento fatto con un gruppo di amici non per prendere in giro ma per studiare la reazione della gente e soprattutto dei media. Quest'ultimi, hanno riportato la notizia in diversi giornali e TG senza verificarla, il massimo che hanno fatto sono state alcune domande in giro… Prima di continuare vorremo fare le nostre scuse ai siti che ignari del progetto hanno pubblicato l'articolo, ma soprattutto a tutti coloro che si sono interessati al caso, ci dispiace veramente ma per la riuscita della ricerca era importante che la verità la sapessero solo il minor numero di persone possibile. I riscontri del pubblico sono stati tantissimi infatti sono numerosissime le persone mi hanno scritto raccontandomi le loro esperienze, alcune volte deludenti e a volte traumatizzanti. Infatti sono tantissimi che giurano di aver visto o sentito qualche cosa durante le incursioni nella scuola. Ma c'è anche una piccola percentuale che afferma il contrario cioè che alla scuola non c'è niente solo un vecchio rudere ( come poi del resto è la verità! ) Come si può spiegare questa cosa? Suggestione di massa o forse un fondo di verità c'è? Questo io non posso dirlo, il fatto rimane che da questa storia bisogna trarre insegnamento, a volte basta un rudere per creare delle storie sui fantasmi e da una voce magari può nascere un grosso caso. Infatti sono veramente pochi i luoghi degni di nota il più delle volte possono essere gli stessi padroni a spargere la voce o per pubblicità o per tenere lontani visitatori sgraditi. Quello che vi consigliamo è di fare sempre delle ricerche e studiare molto il caso, senza fidarsi troppo di ciò che si sente in giro, questo articolo è un chiaro esempio, se qualcuno l'avesse studiato veramente, se ne sarebbe accorto subito che era soltanto una storia affascinante. Comunque veri o no bisogna ammettere una cosa: visitare questi luoghi e sempre affascinante e coinvolgente, durante queste visite si provano emozioni che difficilmente si possano provare altrove, e a volte vero o no, è bello."
--
Concludo citando Mark Twaine, il quale disse: è molto facile ingannare la gente, ma è molto difficile farle credere di essere stata ingannata.
Saluti,
Théoden
Théoden- Partecipante Novizio
- Ciao!
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Re: Non aprite quella porta!!
approfitto dell'occasione per dare il benvenuto a thèoden, partecipante "di passaggio" (?), in questo forum.
ti ringrazio della precisazione in merito al caso della scuola di s. lazzaro di savena, infatti non tutte queste storie hanno un fondamento di verità e, una volta ingannata la gente, come diceva Mark Twain, va loro a spiegare che sono stati presi in giro: per loro sarebbe come riconoscere la loro inettitudine.
(scusami se mi sono fatto bello con la tua citazione di Twain)
ti ringrazio della precisazione in merito al caso della scuola di s. lazzaro di savena, infatti non tutte queste storie hanno un fondamento di verità e, una volta ingannata la gente, come diceva Mark Twain, va loro a spiegare che sono stati presi in giro: per loro sarebbe come riconoscere la loro inettitudine.
(scusami se mi sono fatto bello con la tua citazione di Twain)
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Re: Non aprite quella porta!!
benvenuto theoden hai fatto bene a precisare!!! ormai ne sparano a raffica cio non vuol dire che non esistano queste case e questi eventi ma sempre meglio distinguere tra bufale e cose reali(magari testimoniate personalmente) ciao
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