CARBURANTI: ALLO STATO TASSE SUPER
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CARBURANTI: ALLO STATO TASSE SUPER
di Gianni Lannes
Per ogni litro di carburante in Italia si pagano le accise per finanziare guerre ed emergenze del trapassato remoto, ormai morte e sepolte. Si tratta di tasse di scopo e dovrebbero coprire esclusivamente i costi di un’emergenza. Ma continuiamo a soddisfarle anche quando la cosiddetta "emergenza" è terminata da tempo immemorabile. Eppure l’ignara popolazione continua a sborsare tasse non dovute, incostituzionali. In centesimi di euro il conto è comunque il più salato del mondo. I dati ufficiali rivelano che per ogni litro di carburante paghiamo ancora la guerra di Abissinia del 1935 (0,1 centesimi), la crisi di Suez del 1956 (0,7 centesimi), la strage del Vajont del 1963 (0,5 centesimi), l’alluvione di Firenze del 1966 (0,5 centesimi), il terremoto del Belice del 1968 (0,5 centesimi), il terremoto del Friuli del 1976 (5,1 centesimi), il terremoto dell’Irpinia del 1980 (3,9 centesimi); la missione in Libano del 1983 (10,6 centesimi), la guerra in Bosnia del 1996 (1,1 centesimi), il rinnovo del contratto autoferrotranvieri del 2004 (2,0 centesimi), l’acquisto di autobus ecologici nel 2005 (0,5 centesimi), il finanziamento alla cultura del 2011 (0,71 centesimi); l’emergenza immigrati dalla Libia del 2011 (4,0 centesimi), l’alluvione in Liguria e Toscana del novembre 2011 (0,89 centesimi), il decreto salva Italia del dicembre 2011 (8,2 centesimi). E in aggiunta la tassa regionale sui carburanti a partire dal 1999.
Vi pare poco una truffa in grande stile, comunque legalizzata” (si fa per dire) di una nazione che ha abolito da un pezzo lo Stato di diritto? Nel Belpaese l’acquisto di carburanti fa male alle tasche di chi lavora davvero, ma non chi vive di rendita come la casta privilegiata dei politicanti.
Conti alla mano: il 57,1 per cento di un pieno finisce allo Stato, senza contare le addizionali regionali. Non è tutto. Lo Stato intasca pure l’iva al 21 per cento quando ci fermiamo per alimentare la nostra vettura. L’imposta sul valore aggiunto viene calcolata addirittura sul prezzo pulito dalle tasse, ma quello che viene fuori sommando le accise, vale a dire una tassa sulla tassa. Lo Stato nel 2011 ha incassato indebitamente con questo sistema truffaldino ben 37,3 miliardi di euro. La speculazione e l’aggressività delle compagnie petrolifere ruba il resto in 24 mila distributori.
Con la riforma fiscale del governo Monti si continuano a finanziare le finte energie rinnovabili. La voce Cip 6 complessivamente - sulla bolletta elettrica - ci costerà ben 170 miliardi di euro fino al 2034. Da venti anni i governi tricolore hanno accantonato il Piano energetico nazionale. E così hanno inondato di incentivi il settore come mai era avvenuto: prima il Cip 6 (alla voce Bersani favorevole anche al nucleare) ha riempito l’Italia di cicli combinati costosi pagati in anticipo, e poi sussidi alle rinnovabili (tecnologie inefficienti, in buona parte già superate e devastanti il territorio, ma comunque pagate anch’esse a piè di lista). Il Cip6 è costato ai cittadini-consumatori nel silenzio della Commissione Ue e del Parlamento italiano, ben 40 miliardi di euro. In compenso ora Monti ha finanziato con denaro pubblico le banche ed ancora una volta nessuno ha fiatato.
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Per ogni litro di carburante in Italia si pagano le accise per finanziare guerre ed emergenze del trapassato remoto, ormai morte e sepolte. Si tratta di tasse di scopo e dovrebbero coprire esclusivamente i costi di un’emergenza. Ma continuiamo a soddisfarle anche quando la cosiddetta "emergenza" è terminata da tempo immemorabile. Eppure l’ignara popolazione continua a sborsare tasse non dovute, incostituzionali. In centesimi di euro il conto è comunque il più salato del mondo. I dati ufficiali rivelano che per ogni litro di carburante paghiamo ancora la guerra di Abissinia del 1935 (0,1 centesimi), la crisi di Suez del 1956 (0,7 centesimi), la strage del Vajont del 1963 (0,5 centesimi), l’alluvione di Firenze del 1966 (0,5 centesimi), il terremoto del Belice del 1968 (0,5 centesimi), il terremoto del Friuli del 1976 (5,1 centesimi), il terremoto dell’Irpinia del 1980 (3,9 centesimi); la missione in Libano del 1983 (10,6 centesimi), la guerra in Bosnia del 1996 (1,1 centesimi), il rinnovo del contratto autoferrotranvieri del 2004 (2,0 centesimi), l’acquisto di autobus ecologici nel 2005 (0,5 centesimi), il finanziamento alla cultura del 2011 (0,71 centesimi); l’emergenza immigrati dalla Libia del 2011 (4,0 centesimi), l’alluvione in Liguria e Toscana del novembre 2011 (0,89 centesimi), il decreto salva Italia del dicembre 2011 (8,2 centesimi). E in aggiunta la tassa regionale sui carburanti a partire dal 1999.
Vi pare poco una truffa in grande stile, comunque legalizzata” (si fa per dire) di una nazione che ha abolito da un pezzo lo Stato di diritto? Nel Belpaese l’acquisto di carburanti fa male alle tasche di chi lavora davvero, ma non chi vive di rendita come la casta privilegiata dei politicanti.
Conti alla mano: il 57,1 per cento di un pieno finisce allo Stato, senza contare le addizionali regionali. Non è tutto. Lo Stato intasca pure l’iva al 21 per cento quando ci fermiamo per alimentare la nostra vettura. L’imposta sul valore aggiunto viene calcolata addirittura sul prezzo pulito dalle tasse, ma quello che viene fuori sommando le accise, vale a dire una tassa sulla tassa. Lo Stato nel 2011 ha incassato indebitamente con questo sistema truffaldino ben 37,3 miliardi di euro. La speculazione e l’aggressività delle compagnie petrolifere ruba il resto in 24 mila distributori.
Con la riforma fiscale del governo Monti si continuano a finanziare le finte energie rinnovabili. La voce Cip 6 complessivamente - sulla bolletta elettrica - ci costerà ben 170 miliardi di euro fino al 2034. Da venti anni i governi tricolore hanno accantonato il Piano energetico nazionale. E così hanno inondato di incentivi il settore come mai era avvenuto: prima il Cip 6 (alla voce Bersani favorevole anche al nucleare) ha riempito l’Italia di cicli combinati costosi pagati in anticipo, e poi sussidi alle rinnovabili (tecnologie inefficienti, in buona parte già superate e devastanti il territorio, ma comunque pagate anch’esse a piè di lista). Il Cip6 è costato ai cittadini-consumatori nel silenzio della Commissione Ue e del Parlamento italiano, ben 40 miliardi di euro. In compenso ora Monti ha finanziato con denaro pubblico le banche ed ancora una volta nessuno ha fiatato.
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