Bangladesh: Il sole accende i lampioni stradali di Dacca
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Bangladesh: Il sole accende i lampioni stradali di Dacca
In Bangladesh fanno sul serio.
A Dacca, la capitale, sono ormai installati 61 lampioni stradali con luci che si accendono grazie all’energia elettrica prodotta, durante il giorno, dai pannelli fotovoltaici.
I test sono già stati effettuati, i lampioni stradali solari dovrebbero cominciare ad accendersi regolarmente nel giro di un paio di settimane. Non solo.
Saranno presto alimentati dall’energia solare anche 100 semafori situati ai principali incroci di Dacca, al quali sarà annesso un display (sempre ad energia solare) con il conto alla rovescia dei secondi che mancano all’accensione del rosso o del verde, a seconda dei casi. L’obiettivo è rendere il traffico più fluido.
Oggi Dhaka usa per le sue strade circa 22,000 lampade al sodio e 57,000 luci fluorescenti.
Il progetto pilota sarà eseguito da Rhaimafrooz, una compagnia locale di energie rinnovabili e dalla CMS Traffic System of India, il costo sarà di 265 milioni di taka
(2.6 milioni di €uro) finanziato dalla World Bank.
In Bangladesh solo il 45% delle persone ha in casa l’ energia elettrica (gli altri usano perlopiù legno o cherosene) e sono frequenti i problemi dovuti al sovraccarico della rete. La totale illuminazione pubblica solare potrebbe contribuire in buona parte a migliorare anche la situazione nella capitale.
su BanglaNews24
A Dacca, la capitale, sono ormai installati 61 lampioni stradali con luci che si accendono grazie all’energia elettrica prodotta, durante il giorno, dai pannelli fotovoltaici.
I test sono già stati effettuati, i lampioni stradali solari dovrebbero cominciare ad accendersi regolarmente nel giro di un paio di settimane. Non solo.
Saranno presto alimentati dall’energia solare anche 100 semafori situati ai principali incroci di Dacca, al quali sarà annesso un display (sempre ad energia solare) con il conto alla rovescia dei secondi che mancano all’accensione del rosso o del verde, a seconda dei casi. L’obiettivo è rendere il traffico più fluido.
Oggi Dhaka usa per le sue strade circa 22,000 lampade al sodio e 57,000 luci fluorescenti.
Il progetto pilota sarà eseguito da Rhaimafrooz, una compagnia locale di energie rinnovabili e dalla CMS Traffic System of India, il costo sarà di 265 milioni di taka
(2.6 milioni di €uro) finanziato dalla World Bank.
In Bangladesh solo il 45% delle persone ha in casa l’ energia elettrica (gli altri usano perlopiù legno o cherosene) e sono frequenti i problemi dovuti al sovraccarico della rete. La totale illuminazione pubblica solare potrebbe contribuire in buona parte a migliorare anche la situazione nella capitale.
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E l'ITALIA non era il PAESE DEL SOLE ???
Ultima modifica di picard il Ven 6 Lug - 2:42:30 - modificato 1 volta.
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Re: Bangladesh: Il sole accende i lampioni stradali di Dacca
L'energia solare un settore del quale si sente sempre meno parlare ultimamente in italia . due anni fa c'era il boom ma ultimamente ne ho sentito parlare sempre meno, i prezzi dei pannelli in italia sono proprio assurdi. migliaia di società diverse con prezzi da capogiro.
"L'Italia? L'Arabia Saudita delle rinnovabili"
Lo stato dovrebbe assolutamente investire, mi hai fatto venire in mente Jeremy Rifkin autore di “Economia all'idrogeno”
"L'Italia? L'Arabia Saudita delle rinnovabili"
Secondo il filosofo ed economista, presidente della Foundation on Economic Trends, l'Italia ''ha le capacità per guidare il mondo fuori dall'era del petrolio e portarlo in quella dell'idrogeno, ma credo non abbia nemmeno intaccato la superficie del suo potenziale''. Posto che al raggiungimento del picco del petrolio manca, al più, qualche decennio, Rifkin sostiene che nei prossimi cinquant'anni la voce di spesa che farà più sospirare le aziende riguarderà proprio l'energia che, nel frattempo, avrà raggiunto prezzi e difficoltà di reperimento non sostenibili. Secondo l'analista economico per scongiurare il verificarsi di questo scenario è opportuno orientarsi alle rinnovabili e avviare un processo per fasi che costituirà la base della terza rivoluzione industriale.
Le risorse non esauribili, dunque, come elemento focale del sistema energetico del futuro, ma non unico.
Essendo per loro natura non costanti nel tempo (il sole di notte non splende, il vento non soffia regolarmente) è necessario abbinarle a sistemi di accumulo in grado di garantire continuità all'approvvigionamento energetico: la soluzione è l'idrogeno. Specificate queste premesse, Rifkin descrive le tappe della sua teoria sulla riconversione energetica.
In primo luogo è necessario fare la mappatura, a livello nazionale, del potenziale delle fonti rinnovabili in Italia. Con la creazione di una partnership pubblico-privato fra Governo, Regioni, piccole e medie imprese, grosse aziende, cooperative di produttori, in rete con la società civile, si possono mettere insieme i dati utili alla valutazione della situazione nazionale. La seconda fase di lavoro si delinea a partire da una considerazione sempre più radicata e condivisa: il modo migliore per creare energia è quello di risparmiarla. Massima efficienza e utilizzo razionale delle risorse dovrebbero essere gli stimoli principali lanciati, con urgenza, da Stato e Regioni. Una politica attenta ai consumi nell'immediato consente di gettare le basi per le infrastrutture necessarie nel lungo periodo. La tappa successiva del percorso richiede grossi investimenti, nel settore pubblico e privato, destinati a tecnologie energetiche e innovazione, soprattutto per l'immagazzinamento dell'idrogeno prodotto dalle fonti rinnovabili, come già detto, “intermittenti”.
Infine, per un risultato che possa premiare gli sforzi in questa direzione è necessario sviluppare una rete elettrica “intelligente”, capillare e condivisa, al pari della rete internet (processo già in corso in via sperimentale, ad esempio, in Oregon).
Per rendere fattibile questo piano energetico a lungo termine occorre che politici, comunità economica e società civile abbiano una buona dose di immaginazione. Altri governi hanno già intrapreso questo cammino.
Ora tocca all'Italia affrettare il passo.
Invece noi. . .
Fonte: Jeremy Rifkin, ANSA
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Secondo il filosofo ed economista, presidente della Foundation on Economic Trends, l'Italia ''ha le capacità per guidare il mondo fuori dall'era del petrolio e portarlo in quella dell'idrogeno, ma credo non abbia nemmeno intaccato la superficie del suo potenziale''. Posto che al raggiungimento del picco del petrolio manca, al più, qualche decennio, Rifkin sostiene che nei prossimi cinquant'anni la voce di spesa che farà più sospirare le aziende riguarderà proprio l'energia che, nel frattempo, avrà raggiunto prezzi e difficoltà di reperimento non sostenibili. Secondo l'analista economico per scongiurare il verificarsi di questo scenario è opportuno orientarsi alle rinnovabili e avviare un processo per fasi che costituirà la base della terza rivoluzione industriale.
Le risorse non esauribili, dunque, come elemento focale del sistema energetico del futuro, ma non unico.
Essendo per loro natura non costanti nel tempo (il sole di notte non splende, il vento non soffia regolarmente) è necessario abbinarle a sistemi di accumulo in grado di garantire continuità all'approvvigionamento energetico: la soluzione è l'idrogeno. Specificate queste premesse, Rifkin descrive le tappe della sua teoria sulla riconversione energetica.
In primo luogo è necessario fare la mappatura, a livello nazionale, del potenziale delle fonti rinnovabili in Italia. Con la creazione di una partnership pubblico-privato fra Governo, Regioni, piccole e medie imprese, grosse aziende, cooperative di produttori, in rete con la società civile, si possono mettere insieme i dati utili alla valutazione della situazione nazionale. La seconda fase di lavoro si delinea a partire da una considerazione sempre più radicata e condivisa: il modo migliore per creare energia è quello di risparmiarla. Massima efficienza e utilizzo razionale delle risorse dovrebbero essere gli stimoli principali lanciati, con urgenza, da Stato e Regioni. Una politica attenta ai consumi nell'immediato consente di gettare le basi per le infrastrutture necessarie nel lungo periodo. La tappa successiva del percorso richiede grossi investimenti, nel settore pubblico e privato, destinati a tecnologie energetiche e innovazione, soprattutto per l'immagazzinamento dell'idrogeno prodotto dalle fonti rinnovabili, come già detto, “intermittenti”.
Infine, per un risultato che possa premiare gli sforzi in questa direzione è necessario sviluppare una rete elettrica “intelligente”, capillare e condivisa, al pari della rete internet (processo già in corso in via sperimentale, ad esempio, in Oregon).
Per rendere fattibile questo piano energetico a lungo termine occorre che politici, comunità economica e società civile abbiano una buona dose di immaginazione. Altri governi hanno già intrapreso questo cammino.
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Re: Bangladesh: Il sole accende i lampioni stradali di Dacca
qui avevano messo dei lampioni che andavano a fotovoltaico. nell'arco di poco tempo si son fregati tutto
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Re: Bangladesh: Il sole accende i lampioni stradali di Dacca
Vudkos ha scritto:qui avevano messo dei lampioni che andavano a fotovoltaico. nell'arco di poco tempo si son fregati tutto
normale, bisognerebbe preoccuparsi se non succedesse. qui i pannelli solo per le macchinette mangia-soldi dei parcheggi: si vede che vogliono essere sicuri che funzionino sempre e comunque
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