Allarme rosso uragani
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Allarme rosso uragani
La stagione degli uragani atlantici, che si avvia a entrare nella sua fase piu' intensa, rischia quest'anno di essere la piu' violenta dal 2005, l'anno in cui l'uragano Katrina rase al suolo New Orleans provocando centinaia di morti.
A lanciare l'allarme sono i meteorologi dell'Universita' del Colorado e del Centro nazionale per gli uragani di Miami, secondo cui le temperature dell'Atlantico centrale, nell'area compresa tra le Piccole Antille e le coste africane, hanno raggiunto quest'anno livelli da record, provocando il rischio che 15 nuove tempeste tropicali con venti fino a 63 chilometri orari si formino da qui alla fine della stagione.
A poco piu' di due mesi dall'inizio della stagione degli uragani, che comincia ufficialmente primo giugno, ci sono gia' diversi indizi che, secondo gli scienziati, lasciano presagire un seguito di stagione disastroso.
A far salire il livello di rischio, spiegano gli scienziati, non ci sono solo le maggiori temperature superficiali dell'oceano, ma anche la diminuzioni dei venti e del flusso di sabbia dal Sahara, che costituiscono un ostacolo naturale alla formazione degli uragani.
"Sono condizioni che favoriscono la formazione di cicloni a partire dall'attivita' meteorologica in Africa", spiega Jim Rouiller, meteorologo presso la societa' Planalytics a Berwyn, in Pennsylvania, secondo cui "le tempeste delle prossime settimane saranno il vero problema".
A temere un'intensa attivita' ciclonica sono soprattutto le compagnie petrolifere che operano nel Golfo del Messico, le cui attivita' hanno gia' subito pesanti battute d'arresto a giugno, quando il passaggio dell'uragano Alex ha ridotto del 26% la produzione di petrolio, e a luglio, quando la tempesta tropicale Bonnie ha prodotto perdite fino al 52%.
fonte ADNKRONOS
A lanciare l'allarme sono i meteorologi dell'Universita' del Colorado e del Centro nazionale per gli uragani di Miami, secondo cui le temperature dell'Atlantico centrale, nell'area compresa tra le Piccole Antille e le coste africane, hanno raggiunto quest'anno livelli da record, provocando il rischio che 15 nuove tempeste tropicali con venti fino a 63 chilometri orari si formino da qui alla fine della stagione.
A poco piu' di due mesi dall'inizio della stagione degli uragani, che comincia ufficialmente primo giugno, ci sono gia' diversi indizi che, secondo gli scienziati, lasciano presagire un seguito di stagione disastroso.
A far salire il livello di rischio, spiegano gli scienziati, non ci sono solo le maggiori temperature superficiali dell'oceano, ma anche la diminuzioni dei venti e del flusso di sabbia dal Sahara, che costituiscono un ostacolo naturale alla formazione degli uragani.
"Sono condizioni che favoriscono la formazione di cicloni a partire dall'attivita' meteorologica in Africa", spiega Jim Rouiller, meteorologo presso la societa' Planalytics a Berwyn, in Pennsylvania, secondo cui "le tempeste delle prossime settimane saranno il vero problema".
A temere un'intensa attivita' ciclonica sono soprattutto le compagnie petrolifere che operano nel Golfo del Messico, le cui attivita' hanno gia' subito pesanti battute d'arresto a giugno, quando il passaggio dell'uragano Alex ha ridotto del 26% la produzione di petrolio, e a luglio, quando la tempesta tropicale Bonnie ha prodotto perdite fino al 52%.
fonte ADNKRONOS
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