innalzamento dei mari
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innalzamento dei mari
Peggiorano le previsioni sull’innalzamento dei livelli del mareMentre a Copenhagen la conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite si avvia a una conclusione, senza purtroppo grandi progressi, una ricerca da poco pubblicata lancia nuovi allarmanti prospettive sulla delicata questione dell’innalzamento dei mari.
Guidato da Robert Kopp (Princeton University), un gruppo di ricercatori ha esaminato l’innalzamento dei mari avvenuto nel corso del più recente periodo interglaciale verificatosi circa 125mila anni or sono. All’epoca il clima aveva assunto caratteristiche del tutto simili a quelle previste oggi per il futuro della Terra con un aumento della temperatura ai poli compreso tra i 3 e i 5 °C rispetto all’attuale. Studi analoghi erano già stati condotti in passato, ma si erano occupati solamente di alcuni cambiamenti locali selezionati, senza valutare i possibili effetti su scala globale.
I ricercatori hanno dunque valutato 30 differenti aree del Pianeta per identificare con maggiore precisione l’entità dell’innalzamento dei mari occorso durante l’ultimo periodo interglaciale. Stando ai risultati della ricerca, da poco pubblicata sulla rivista scientifica Nature, il livello dei mari si alzò sensibilmente in un intervallo compreso tra i 6,6 e i 9,4 metri rispetto ai livelli di oggi. Inoltre, quando il livello dei mari dell’epoca era pari all’attuale il rateo di crescita era pari a 56 – 92 centimetri ogni 100 anni, un tasso molto più alto rispetto ai dati finora registrati.
Secondo lo studio di Kopp, dunque, un ulteriore aumento della temperatura ai poli potrebbe portare a una rapida accelerazione nei processi che portano all’innalzamento dei mari. Le conseguenze maggiormente evidenti di tale fenomeno potrebbero registrarsi nell’Antartico e in Groenlandia, dove alcune porzioni delle due rispettive calotte di ghiaccio potrebbero rivelarsi maggiormente vulnerabili e destinate a sciogliersi con relativa rapidità.
Come numerose altre ricerche sui possibili effetti del surriscaldamento globale, il lavoro di Kopp indica un andamento e fornisce una stima basata sulla ricostruzione di quanto accaduto migliaia di anni fa nell’intervallo di tempo tra due glaciazioni, ma non può fornire una previsione particolarmente precisa e dettagliata data la complessità delle variabili in gioco. E proprio a Copenhagen tale impossibilità di avere dati certi è stata utilizzata come arma di negoziazione da parte dei principali detrattori delle politiche maggiormente incisive per ridurre la nostra impronta sul clima.
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Guidato da Robert Kopp (Princeton University), un gruppo di ricercatori ha esaminato l’innalzamento dei mari avvenuto nel corso del più recente periodo interglaciale verificatosi circa 125mila anni or sono. All’epoca il clima aveva assunto caratteristiche del tutto simili a quelle previste oggi per il futuro della Terra con un aumento della temperatura ai poli compreso tra i 3 e i 5 °C rispetto all’attuale. Studi analoghi erano già stati condotti in passato, ma si erano occupati solamente di alcuni cambiamenti locali selezionati, senza valutare i possibili effetti su scala globale.
I ricercatori hanno dunque valutato 30 differenti aree del Pianeta per identificare con maggiore precisione l’entità dell’innalzamento dei mari occorso durante l’ultimo periodo interglaciale. Stando ai risultati della ricerca, da poco pubblicata sulla rivista scientifica Nature, il livello dei mari si alzò sensibilmente in un intervallo compreso tra i 6,6 e i 9,4 metri rispetto ai livelli di oggi. Inoltre, quando il livello dei mari dell’epoca era pari all’attuale il rateo di crescita era pari a 56 – 92 centimetri ogni 100 anni, un tasso molto più alto rispetto ai dati finora registrati.
Secondo lo studio di Kopp, dunque, un ulteriore aumento della temperatura ai poli potrebbe portare a una rapida accelerazione nei processi che portano all’innalzamento dei mari. Le conseguenze maggiormente evidenti di tale fenomeno potrebbero registrarsi nell’Antartico e in Groenlandia, dove alcune porzioni delle due rispettive calotte di ghiaccio potrebbero rivelarsi maggiormente vulnerabili e destinate a sciogliersi con relativa rapidità.
Come numerose altre ricerche sui possibili effetti del surriscaldamento globale, il lavoro di Kopp indica un andamento e fornisce una stima basata sulla ricostruzione di quanto accaduto migliaia di anni fa nell’intervallo di tempo tra due glaciazioni, ma non può fornire una previsione particolarmente precisa e dettagliata data la complessità delle variabili in gioco. E proprio a Copenhagen tale impossibilità di avere dati certi è stata utilizzata come arma di negoziazione da parte dei principali detrattori delle politiche maggiormente incisive per ridurre la nostra impronta sul clima.
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