Allarme: Oceano Artico pieno di metano
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Allarme: Oceano Artico pieno di metano
Questo è quanto emerso dall’osservazione fatta dai ricercatori dell’”International Artic Research Centre” della University of AlaskaFairbanks durante uno studio. Queste le parole del coordinatore della spedizione, Igor Semiletov, in merito al metano e all’allarme ambiente. “Avevamo avvistato eruzioni, vere e proprie fontane di gas che si libera nell’atmosfera, ma grandi solo qualche decina di metri di diametro. Adesso ne abbiamo viste di continue, potenti e impressionanti del diametro di un chilometro. E se in un’area relativamente piccola ce n’erano più di cento, è bastato prendere in esame una zona più ampia per vederne migliaia”.In una recente intervista al quotidiniano “The Indipendent” Igor Semiletov, dell’accademia delle scienze russa, afferma quasi sconvolto: “Prima trovavamo strutture simili a torce del diametro di qualche decina di metri. Sono rimasto colpito dalle dimensioni e dalla densità dei pennacchi di gas. In un’area relativamente piccola ne abbiamo trovati oltre 100, ma in un’area più ampia ce ne devono essere a migliaia”.Gli studiosi hanno visto delle strane e grosse bolle di metano comparire sulla superficie del Mar Glaciale Artico.
IN UNA ZONA MOLTO PICCOLA
meno di 10.000 miglia quadrate, abbiamo contato più di 100 fontane, o strutture simili e bolle attraverso la colonna d’acqua iniettate direttamente nell’atmosfera dal fondo del mare”.Continua il ricercatore: “Abbiamo effettuato controlli presso circa 115 punti stazionari”.Tale situazione mette in allarme gli scienziati. La presenza sempre più numerevole di metano al Polo Nord accentua l’allarme dei cambiamenti climatici. I ricercatori infatti temono che ci possa essere una sorta di diretta proporzionalità tra scioglimento del ghiaccio in estate e liberazione di sostanze di gas metano.Ecco qui alcuni dei rischi che un alta concentrazione di gas metano può causare sull’ambiente e sull’essere umano: infiammabile, nocivo per inalazione, tossico a contatto con la pelle, provoca ustioni, irritante per gli occhi e per la pelle, pericolo effetti cumulati, a contatto con l’acqua sviluppa gas tossici.Può ridurre la feritilià, tossico per gli organismi del terreno, per la flora e fauna. Può provocare malformazioni, cancro per inalazione.
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Redatto da Pjmanc: http://ilfattaccio.org
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Fuga di metano dall’Artico: le emissioni naturali di gas serra maggiori del previsto
Fuoriuscita di metano in Alaska (fonte: Marie-Laurie Geal, University of Alaska, Fairbanks(PALIMMN)
tratto da: http://pianetablunews.wordpress.com
Fuga di metano dall’Artico: una ricerca condotta in Alaska ha individuato ben 150.000 ”vie di fuga” nei ghiacciai della regione occidentale artica. Ad aprile è il progressivo arretramento dei ghiacciai, che espone alle temperature più calde il permafrost, ossia lo strato di terreno perennemente ghiacciato nel quale sono intrappolate grandi quantità di Metano. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, è stata condotta dall’università dell’Alaska a Fairbanks, nell’ambito della rete per il monitaggio del metano nei laghi artici (Pan Arctic Lake Ice Methane Monitoring Network, Palimmn). Il risultato dimostra come le risalite naturali di gas siano più diffuse e abbondanti di quanto sia mai stato previsto, con flussi di gas in atmosfera spesso superiori a quelli prodotti dai processi biologici. Conferma così i dati raccolti finora da ricerche italiane sulle emissioni naturali di metano dalla crosta terrestre, osserva Giovanni Etiope dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), commentando lo studio nello stesso numero della rivista.
”Il metano dai ghiacci artici cui facciamo riferimento è lo stesso metano geologico che si trova in tutti i giacimenti petroliferi del mondo”, osserva Etiope. Le emissioni di metano geologico rilevate in Alaska si sviluppano principalmente al margine delle coltri glaciali, dove il ghiaccio si è sciolto negli ultimi secoli, a partire dalla piccola era glaciale del 1600-1700. ”Queste manifestazioni naturali di gas – aggiunge – suggeriscono che le emissioni geologiche potrebbero addirittura aumentare in caso di scioglimento dei ghiacci nelle aree petrolifere polari”.Il metano è un gas serra 25 volte più potente dell’anidride carbonica. E’ stato prodotto in passate ere geologiche dalla degradazione della sostanza organica in rocce più o meno profonde e si è accumulato nei giacimenti petroliferi e di gas naturale. Questi serbatoi naturali non sono completamente ‘sigillati” ed è perciò frequente che il gas risalga fino alla superficie terrestre.
Le emissioni geologiche di metano sono quelle emissioni naturali di gas serra che risalgono da rocce profonde lungo le fratture della crosta terrestre. L’impatto nell’atmosfera delle emissioni geologiche artiche per ora non è significativo: “ciò che conta è l’emissione globale e l’ultima stima è di almeno 60 milioni di tonnellate l’anno”, dice Etiope. “Questo vuol dire – aggiunge – che il degassamento naturale della crosta terrestre rappresenta la seconda fonte naturale di metano per l’atmosfera, dopo le terre umide o paludi”. Si tratta di emissioni che non sconvolgono il clima ed è solo una componente delle emissioni totali, circa 580 milioni di tonnellate l’anno, ma chiarisce la situazione delle fonti naturali. “Mentre siamo in grado di ridurre quelle dell’uomo, non possiamo controllare le emissioni naturali, soprattutto quelle geologiche, che in futuro – conclude – potrebbero aumentare enormemente se i ghiacci diminuissero, accelerando così i cambiamenti climatici”.
Fonte: http://ansa.it/web/notizie/specializzati/scienza/2012/05/21/Fuga-metano-Artico_6903640.html
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