Candiru
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Candiru
Alcuni di voi ne avranno già sentito parlare in qualche documentario: il candiru è l'incubo di ogni uomo. Si tratta di un pesce gatto d'acqua dolce, appartenente ad una famiglia di animali (Trichomycteridae) nativa del Rio delle Amazzoni, generalmente non più lungo di 10-15 centimetri, e con la spiacevole abitudine di infilarsi negli orifizi animali e umani in cerca di un pasto a base di sangue.
Le leggende su come possa infilarsi nel sistema urinario umano sono molte. In realtà, nell'ultimo secolo si è verificato solo un caso documentato di rimozione del candiru da un essere umano, un'operazione che durò circa due ore.
A contribuire alla fama del candiru sono stati diversi resoconti del XIX° secolo, in cui si riportavano amputazioni del pene in alcuni individui delle popolazioni indigene a seguito dell'attacco di un candiru.
Il problema è che la maggior parte dei resoconti non sono testimonianze dirette, e che il mito del candiru che segue a ritroso l'urina umana è in realtà una pura speculazione nata a metà del 1800 da un rapporto del naturalista francese Frances de Castelnau.
E' vero, in effetti, che il candiru si infila nel pene, o più spesso nella vagina umana, ma cosa lo guidi nella sua caccia è ancora un mistero. Non si sa con certezza cosa indirizzi il candiru verso i condotti urinari umani: una delle prime ipotesi era che fosse attratto dall'urina, ma pare che faccia affidamento sulla vista, e non su tracce chimiche, per trovare la propria preda.
Una volta che il candiru si è insediato nel vostro corpo, il dolore e lo shock sono tali da poter addirittura causare la morte prima della rimozione del parassita. La rimozione può avvenire per via chirurgica, o seguendo il metodo tradizionale dei locali, un miscuglio di Xagua (Genipa americana) e di mela di Buitach in grado di uccidere e di dissolvere il pesce. Sempre che abbiate la pazienza di sopportare un dolore lancinante mentre le due piante fanno effetto.
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