global warming
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(ANSA) - WASHINGTON, 29 LUG - Il cosiddetto 'global warming', il riscaldamento del pianeta Terra, ''e' innegabile''. Lo sostiene un rapporto internazionale. Oltre 300 scienziati provenienti da 48 Paesi del mondo riunitisi negli Stati Uniti per la Conferenza annuale sullo stato del clima hanno stilato un rapporto in base al quale l'analisi, condotta su dieci indicatori condivisi 'chiaramente e direttamente collegati al rialzo delle temperature', porta alla conclusione che 'il 'global warming' e' innegabile'.
questa volta non dicono di chi è la colpa.
Ultima modifica di Alaudae il Dom 11 Mar - 11:37:49 - modificato 1 volta.
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I cicli del Pacifico alterati dal global warming
La variazione delle dinamiche climatiche oceaniche influenza gli ecossistemi marini e in ultima istanza le attività di pesca
El Niño Modoki - la forma di El Niño modificata dal cambiamento climatico sui cui i climatologi stanno discutendo da tempo - sta influenzando le correnti nella parte settentrionale dell'Oceano Pacifico, secondo un nuovo studio apparso su Nature Geoscience.
El Niño, com'è noto, è un periodico riscaldamento del Pacifico tropicale orientale che si verifica lungo le coste del Sud America. Recentemente, si è notato che esso si presenta in una forma più intensa nella zona centrale del Pacifico che in quella orientale, e a questa forma trasformata è stato aggiunto l'aggettivo Modoki (che in giapponese significa "simile ma differente".)
L'anno scorso sulla rivista Nature è apparso un articolo secondo cui il responsabile della transizione verso questa nuova forma di El Niño sarebbe il global warming. Ora, sebbene le conclusioni siano ancora materia di discussione, un altro lavoro aparso su Nature Geoscience sostiene che El Niño Modoki è a sua volta responsabile di un fenomeo climatico denominato North Pacific Gyre Oscillation (NPGO).
"Le prove raccolte dimostrano che El Niño Modoki è responsabile del cambiamento dell'NPGO," ha spiegato Emanuele Di Lorenzo, professore associato della School of Earth and Atmospheric Sciences del Georgia Institute of Technology. "L'importanza di ciò è legata agli effetti dell'NPGO sulla pesca e sulla distribuzione dei nutrienti nel Pacifico, specialmente lungo la costa occidentale degli Stati Uniti".
"Gli ecosistemi del Pacifico potranno diventare molto più sensibili all'NPGO nel futuro", ha concluso il ricercatore. "I dati in nostro possesso mostrano che l'NPGO è in definitiva legato a El Niño Modoki: se questo aumenta di frequenza nel Pacifico centrale tropicale, anche l'NPGO tenderà a intensificarsi". (fc)
(18 ottobre 2010) http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/I_cicli_del_Pacifico_alterati_dal_global_warming/1345170
Ocean gyre
A gyre in oceanography is any large system of rotating ocean currents, particularly those involved with large wind movements. Gyres are caused by the Coriolis Effect; planetary vorticity along with horizontal and vertical friction, which determine the circulation patterns from the wind curl (torque).[1] The term gyre can be used to refer to any type of vortex in the air or the sea, even one that is man-made, but it is most commonly used in oceanography, to refer to the major ocean systems.
articolo su: http://en.wikipedia.org/wiki/Ocean_gyre
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Un approccio finalmente serio sul problema del Global Warming
I due modelli descritti nel testo. Il modello “ad altalena” è rappresentato in alto. Il clima viene cambiato per una causa esterna (CO2 o altro) che si accumula su un lato dell’altalena. Ovviamente l’altalena non è perfettamente lineare, in quanto le variazioni climatiche devono comunque essere legate a piccole e continue fluttuazioni caotiche. In questo caso il futuro sarebbe “abbastanza” prevedibile. Il modello a “pallina nel buco” è rappresentato in basso. Non vi è una causa decisiva, ma solo fluttuazioni caotiche che possono, in casi particolari, sommarsi e causare drastici cambiamenti, anche improvvisi e violenti. Il futuro sarebbe del tutto imprevedibile. Il passato della Terra ci dimostra che sono stati attivi entrambi i modelli e che il secondo ha sicuramente causato svolte drammatiche e sconvolgenti. Tuttavia, la CO2 o altre cause ben individuabili, hanno avuto un ruolo del tutto trascurabile in questo secondo caso. (adattato da: Peter Ditlevsen, PhD. Dr. Scient. Centre for Ice and Climate, Niels Bohr Institute, University of Copenhagen)
a cura di Vincenzo Zappalà
Forse, alla lunga, gli studi seri, critici e giustamente dubbiosi stanno uscendo allo scoperto. Ecco un esempio splendido e onesto. Dice le cose come stanno, senza essere influenzato da pressioni politiche e/o ambientaliste e/o economiche. Quello che vogliamo non è, infatti, un NO dogmatico al GW, simile al SI impostoci dalla pressione mediatica e politica, ma una discussione aperta e leale. Niente di più.
La paura che le temperatura globale possa cambiare velocemente e con effetti drammatici pervade ormai tutta l’umanità ed è stata imposta come un atto di fede. Tuttavia, le cause e la previsione dei possibili effetti catastrofici sono ancora ben lontane dall’essere state identificate. Normalmente si semplifica tutto dando la colpa solo e soltanto alla CO2 prodotta dall’uomo, ma in realtà le problematiche che stanno dietro alle variazioni di temperatura sono ben più complesse e, soprattutto, poco conosciute. Una nuova, accurata ricerca effettuata presso l’Istituto Niels Bohr dell’Università di Copenhagen mostra proprio che i salti rapidi della temperatura sono sempre esistiti e che i più violenti sono probabilmente dipesi da un accumulo di piccoli fenomeni caotici, il cui sviluppo futuro è impossibile da predire.
La situazione “storica” è la seguente: per milioni di anni il clima della Terra ha alternato periodi di freddo e glaciazioni, più o meno della durata di 100.000 anni, a periodi di caldo più corti, non più di 10-15.000 anni, simili a quello odierno o anche ben più intenso. Queste variazioni a medio periodo sono sicuramente legate a fattori astronomici, quali l’orbita terrestre e la sua inclinazione rispetto all’asse di rotazione (ne avevamo già parlato in articolo apparso sul nostro sito). Tuttavia, ben più numerose e imprevedibili sono le variazioni a corto periodo e ben più complesse e sconosciute le loro cause.
I ricercatori di Copenhagen hanno analizzato carote di ghiaccio estratte dai circa tre chilometri di coltre bianca che copre la Groenlandia (un po’ di ghiaccio c’è ancora…) e sono riusciti a descrivere la temperatura degli ultimi 140 000 anni. Il risultato è stato molto simile a quanto mi aveva detto anni fa un climatologo bolognese che aveva analizzato strati dell’Antartide e a cui avevo già accennato precedentemente: verso la fine del periodo glaciale vi sono stati periodi in cui la temperatura ha subito variazioni improvvise di 10-15 gradi (e non frazioni di grado!) in intervalli temporali minori dei 10 anni. Una cosa inaspettata e sconvolgente, soprattutto per noi e per chi ci descrive scenari apocalittici per variazioni di uno o due gradi in un secolo o anche più…
Le osservazioni lo dimostrano, ma i ricercatori dicono chiaramente e onestamente che la causa di questo andamento bizzarro è del tutto sconosciuta e che non sono assolutamente in grado di prevedere se capiterà o no nel futuro più o meno prossimo. I modelli moderni (proprio quelli che indicano senza alcun dubbio il futuro drammatico del nostro pianeta) non sono assolutamente capaci di riprodurlo. E allora come fanno a essere così accurati? 10-15 gradi in 10 anni sono un’enormità che sicuramente avrebbe effetti devastanti sulla biosfera. Signori, questa è la Terra, un pianeta sano, vivo e vivace, altro che malato e febbricitante!
Gli studiosi danesi sono andati oltre, con umiltà e serietà professionale encomiabili: hanno definito due modelli teorici che potrebbero spiegare le osservazioni del nostro passato. Il primo tiene in conto la presenza di un fattore esterno continuo e dominante; il secondo un accumulo di piccole e caotiche fluttuazioni naturali. Questo è il vero dibattito scientifico che vorremmo si facesse ogni giorno senza dogmi e/o atti di fede!
Il primo modello assomiglia a una altalena. Se l’effetto esterno ha sufficiente “peso” e si accentra solo su un lato, tutto il sistema si sposta conseguentemente. L’effetto aggiuntivo potrebbe essere, ad esempio, l’aumento della CO2. Ma i ricercatori affermano che questa ipotesi non è verificata e inoltre - aggiungo io - presente anche in epoche senza le industrie dell’uomo…
Il secondo modello assomiglia invece a una pallina caduta in un buco non troppo profondo. La pallina subisce continui movimenti caotici dovuti a uragani, ondate di calore, violente e continue piogge, scioglimento di ghiacciai, che portano a cambiamenti anche importanti nelle correnti oceaniche. Se alcune di queste piccole spinte si sommano tra loro nella giusta direzione, la pallina può avere uno spostamento tale da uscire al di fuori del buco e cadere in un altro. Ossia produrre un improvviso e notevole cambiamento climatico.
Sembra sicuro che i cambiamenti drastici osservati nel ghiaccio fossile della Groenlandia siano da imputare al secondo modello e quindi praticamente impossibili da prevedere.
Cosa capiterà allora nel futuro? I ricercatori sono molto espliciti nella loro giusta incertezza. Oggi non vi è certamente la percentuale di CO2 che vi era circa 15 milioni di anni fa, quando in Inghilterra vivevano gli alligatori. Ma - attenzione - nel senso che oggi ne abbiamo molta di meno. Forse stiamo iniziando a pesare su un lato dell’altalena (primo modello). Questo vorrebbe dire che vi potrebbe essere un aumento lento della temperatura nei prossimi 1000 anni. D’altra parte, però, la pallina potrebbe nel frattempo subire colpi abbastanza forti (secondo modello) e uscire dal suo buco e innescare cambiamenti rapidissimi verso il caldo o il freddo, ben più sconvolgenti di quello che l’altalena riuscirebbe a fare in centinaia e centinaia di anni. Insomma il ruolo della CO2 sarebbe piuttosto secondario e ben poco valutabile.
Gli scienziati danesi concludono, però, con una frase estremamente onesta e che dovrebbe essere seguita da molti, troppi, catastrofisti e anche, per essere sinceri, dagli scettici per partito preso: “ricordiamoci che questa ricerca si basa solo su analisi accurate del clima del nostro passato e non può contenere nessuna predizione per il nostro futuro”.
A buon intenditor poche parole!
Il lavoro originale si può trovare QUI , e altre notizie sulle “carote” QUI
http://altrogiornale.org/news.php
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Non sarebbe il Global Warming bensi' i Vulcani a sciogliere l'Artico!
GIA’ NEL 1922 IL CENTRO METEREOLOGICO STATUNITENSE
del Weather Bureau indagava sulle cause di una sorprendente ritirata dei ghiacci della calotta polare artica. In questi anni, sempre più numerose si susseguono le notizie dello scioglimento dei ghiacci polari artici e della possibilità di raggiungere il Pacifico direttamente dalla Siberia. A fare luce su tali fenomeni è stata la recente spedizione scientifica diretta dal dott. Sohn della Woods Hole Oceanographic Institution e finanziata dalla NASA.Telecamere robot hanno evidenziato per la prima volta, sotto i ghiacci eterni dell’Artico, una enorme attività vulcanica che ha sorpreso i ricercatori.
I RISULTATI RIPORTATI SULLA PRESTIGIOSA RIVISTA NATURE
hanno evidenziato la presenza di decine di vulcani che, a quattromila metri di profondità, vomitano magma e nubi ardenti alla velocità di 500m/s che si mescolano con l’acqua gelida e formano grandi nuvole sottomarine di particolato vulcanico che poi si depositano in uno spesso tappeto esteso per chilometri.Il colossale fornello geotermico si accende e si spegne sotto i ghiacciai dell’Artico in maniera del tutto naturale e questo giustifica pienamente la variabilità areale dei ghiacciai artici che da tempo i mass media imputano solo all’azione forsennata di produzione dell’anidride carbonica (CO2) da parte dell’uomo.I vari convegni internazionali che cercano di fissare un tetto alle emissioni di CO2 passeranno alla storia come la più inutile manifestazione di presunzione dell’uomo.
Autore: Adriano Mazzarella -docente di Climatologia Dipartimento di Scienze della Terra, responsabile Osservatorio Meteorologico Università degli Studi di Napoli Federico II
link
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