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Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo

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in corso Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo

Messaggio Da Christian Gio 5 Gen - 16:09:03

Lol XD Qui si dice così al plurale XD Comunque al plurale sarebbe "Le clave" credo

Comunque si... Qualcuno potrebbe rimanere in vita e, pur di litigare, lo fa con lo specchio U.U
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in corso Nuvole nere sul Medio Oriente

Messaggio Da Alaudae Gio 5 Gen - 22:40:03

Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo - Pagina 15 Mediooriente

Proviamo ad elencare i fattori di instabilità che si stanno concentrando nell'area del petrolio mediorientale, che rendono possibile e probabile un conflitto militare di proporzioni tali da ripercuotersi su tutte le economie mondiali.

-la minaccia iraniana di bloccare lo stretto di Hormuz (da cui passa il 40% del petrolio mondiale) è realistica e relativamente facile, affondando vecchie navi da carico e minando la zona.
Bisogna tener conto che questa minaccia origina dalle sanzioni occidentali che, come sanzione al programma nucleare di questo paese, vogliono impedire la commercializzazione del petrolio iraniano.
-qualche mese di blocco porterebbe il petrolio a 200 dollari al barile, la qual cosa non dispiacerebbe a entità potenti come il cartello multinazionale delle grandi compagnie petrolifere le cui riserve raddoppierebbero di valore e compenserebbero i mancati introiti. Anche i paesi produttori non vedrebbero male uno stop alla estrazione, anche perché il petrolio è un bene in via di esaurimento e aumenterà di valore fino a quando non sarà sostituito da altre modalità energetiche.
-Visto che una parte del petrolio che passa dallo stretto di Hormuz è destinato alle emergenti economie di India e Cina, non credo che dispiacerebbe agli strateghi della globalizzazione un rallentamento di queste economie.
-da parte israeliana vi è un interesse vitale ad una crisi, in cui intervenire per bloccare "manu militari" il programma atomico iraniano e ristabilire la propria egemonia in Medio Oriente, in stretta alleanza con gli USA.
-gli USA, lasciato l'Iraq e prossimi a lasciare (da perdenti) l'Afghanistan, entrerebbero prestissimo in crisi di astinenza da guerre, sistema vitale che alimenta economia e politica americana, metodo "democratico" che deve procacciare materie prime e quindi ricchezza, in nome degli "interessi vitali" e della "sicurezza" (una volta chiamato più semplicemente ed efficacemente imperialismo)
-la tentazione USA di mettere le mani sul petrolio iraniano e ristabilire l'egemonia imperiale sull'intero Medio Oriente è fortissima e ora non si tratta nemmeno di fabbricare prove false sulle armi di sterminio in possesso di Saddam Hussein, visto che gli iraniani lavorano chiaramente per disporre dell'arma atomica.
Certo mi assale sempre quel dubbio che le armi di distruzione di massa in mano alle cosiddette democrazie sono legittime, anche se pesano enormemente nel minacciare i nemici di chi le possiede (famosa la frase della Clinton che minacciava di incenerire quello Stato che avesse toccato Israele).
-un rallentamento dell'economia globale, dovuto ad una guerra contro l'Iran, apparirebbe non molto pesante anche perché c'è una crisi di saturazione dei mercati, e facilmente la guerra potrebbe coprire la crisi sistemica del capitalismo mondiale, addossando la responsabilità agli ayatollah.
Concludendo, penso che molti fattori convergano nel rendere questo conflitto possibile. Solo gli iraniani potrebbero fare un bel dispetto ai colonialisti: potrebbero annullare il programma nucleare, dichiarare la pace con Israele e vendere il loro petrolio a 50 dollari solo a Cina e India.
Segnalati suicidi al Pentagono!
fonte: cadoinpiedi.it/2012/01/04/nuvole_nere_sul_medio_oriente
Pubblicato da Daniele L. a 23:34
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in corso verso la guerra mondiale: chi tace acconsente

Messaggio Da Alaudae Mar 10 Gen - 21:50:42

di Massimo Mazzucco
www.luogocomune.net

Se nel prossimo futuro il mondo sarà travolto da una guerra devastante, innescata dall’attuale “questione iraniana”, la colpa sarà stata anche dell’Italia. Dell'Italia, e di tutti coloro che non avranno fatto nulla per cercare di evitarla.

Tutte le importanti guerre infatti non iniziano mai da un giorno all’altro, ma seguono una classica “escalation” di episodi sempre più gravi, che fanno crescere la tensione internazionale fino a rendere il conflitto inevitabile.

Nel corso di questa escalation è abbastanza facile capire quali delle parti in causa siano più interessate a fermarla, e quali invece vogliano farla arrivare ad ogni costo al punto di non ritorno. Di solito questa dinamica risponde alla logica del cui prodest: chi pensa di avere più da guadagnare da un conflitto armato spinge al massimo perchè questo avvenga, mentre gli altri cercano di evitarlo finchè possono, ed entrano in guerra solo se ci vengono tirati per il collo.

Nel caso dell’Iran, viene naturale pensare che i suoi immensi giacimenti di petrolio facciano talmente gola ai paesi occidentali da voler provocare un conflitto armato pur di riuscire ad impadronirsene. Mentre ovviamente gli iraniani non hanno il minimo interesse a combattere per qualcosa che già possiedono, e pensano piuttosto al modo migliore per non perderlo.

E’ da tempo infatti che gli americani continuano ad agitare la “minaccia nucleare” come strumento per accelerare l’escalation, ...


... mentre gli iraniani ripetono fino alla nausea che gli ispettori internazionali possono andare e venire a piacimento, e che finora non hanno trovato nulla che riveli un intento non pacifico nel loro programma nucleare.

Fra l’altro, è dal novembre scorso che il rapporto della commissione atomica circola liberamente, e persino i sassi sanno ormai che lì dentro non vi sia assolutamente nulla di incriminante verso l’Iran.

Ma i media occidentali fingono di non saperlo, permettendo così all’escalation di continuare.

Il problema è che l’Iran non è proprio uno staterello qualunque. Non solo dispone di alleanze importanti, ma negli ultimi anni – proprio grazie al petrolio – ha potuto acquistare armamenti di primissimo livello, che gli permetterebbero di difendersi anche da solo da un improvviso attacco militare. Non è quindi una nazione che si lasci intimidire dal primo cane che abbaia, e diventa necessario ricorrere a strumenti di ricatto più diretti e più pressanti, se si vuole farla cadere nella trappola mortale.

E’ nata così di recente una serie di sanzioni da parte dell’ONU, che vanno ad aggiungersi a quelle ormai infinite che gli Stati Uniti hanno imposto contro l’Iran negli ultimi decenni. In aggiunta, gli Stati Uniti hanno approvato una misura eccezionale che dovrebbe entrare in vigore fra sei mesi: il congelamento di tutti gli “assets” monetari internazionali della Banca Centrale iraniana. In seguito a questo annuncio, la moneta iraniana ha già perso il 10% del valore negli scambi internazionali, ma sembra che non basti ancora.

Ma ecco che un bel giorno l’Europa si sveglia e minaccia improvvisamente di rinunciare all’acquisto di tutto il petrolio che compra dall’Iran. La decisione finale verrà presa a Bruxelles il 30 gennaio, ma ormai la scelta sembra fatta. Era ormai da settimane che gli Stati Uniti premevano sull’Europa perchè annunciasse questa misura – l’unica che sia realmente in grado di mettere in ginocchio gli iraniani – ed è chiaro a questo punto che gli europei abbiano ceduto.

Questo avviene nonostante una nuova crisi petrolifera sia destinata inevitabilmente a far schizzare il prezzo del petrolio alle stelle, con conseguenze particolarmente pesanti proprio per i paesi europei, come la Grecia, che già faticano a stare a galla.

Nel frattempo l’Italia cosa fa?

Ah già, noi non possiamo fare nulla, perchè attualmente abbiamo un governo “tecnico”, che è talmente impegnato nel farci risparmiare qualche euro qui e là da non potersi minimamente occupare di quello che accade fuori dai nostri confini.

Non solo abbiamo accettato a scatola chiusa un presidente del consiglio scelto fuori dal nostro paese, ma con questo abbiamo anche rinunciato ad influire in qualunque misura su ciò che avviene là fuori.

Che decidano altri per noi, poi casomai fateci sapere.

Nel frattempo la scelta di boicottare il petrolio iraniano, non a caso caldeggiata da Sarkozy, rischia di diventare la svolta senza più ritorno nella famosa “escalation” di cui sopra.

In tutto questo, il pericolo rappresentato dal "folle" Netaniahu – che più volte ha minacciato di aggredire l’Iran senza avvisare nessuno – rischia di diventare un elemento indispensabile per scatenare un cataclisma di portata mondiale, all’interno di un progetto molto più complesso e lungimirante della “semplice” conquista dell’Iran.

Teniamo infatti presente che gli Stati Uniti non potranno mai dichiarare apertamente di voler attaccare l’Iran, per cui un “attacco senza preavviso” da parte di Israele rappresenta per loro l’unica possibilità di ”ritrovarsi” coinvolti in una guerra che non hanno mai voluto dichiarare in primo luogo. Remember Pearl Harbor?

Si chiama plausible denial, ed è ormai diventato la condizione indispensabile per mettere in piedi una qualunque operazione criminale di portata internazionale nel mondo dell'informazione onnipresente.

Quindi, provate ad immaginare se per caso nella testa malata di qualche neocons – e ce ne sono rimasti parecchi in giro - fosse maturata una balzana idea di questo tipo:

1 – Israele attacca l’Iran senza preavviso.
2 – L’Iran risponde immediatamente.
3 – Israele chiede aiuto agli Stati Uniti.
4 – Gli Stati Uniti se ne lavano le mani (“Avete agito senza consultarci. Noi non volevamo”) e salvano la faccia.
5 – Su Israele iniziano a piovere Katiusha da tutte le parti (Hezbollah e Hamas sono sempre pronti a dare una mano ai sionisti, quando serve).
6 – Le immagini strazianti dei bambini di Tel Aviv dilaniati dai Katiusha fanno il giro del mondo, e in pochi giorni la NATO (USA+Europa) è obbligata ad intervenire per “motivi umanitari”.
7 - La Cina non ci sta, capisce che stanno per fottersi l’Iran (la Cina è oggi il maggiore consumatore mondiale di petrolio iraniano), e interviene militarmente. Lo fa magari in modo limitato, per mandare un chiaro segnale agli occidentali.
8 – Nel frattempo però tutto il Medio Oriente ha preso fuoco. Diversi stati arabi attaccano Israele, che magari si lascia scappare un paio di atomiche qui e là nel tentativo di difendersi. Se poi per caso ne partisse una di troppo verso l’Iran, è chiaro che la Cina farebbe altrettanto colpendo qualche paese occidentale.
9 – A questo punto si scatenerebbe il panico dappertutto, e si arriverebbe presto ad una specie di “tregua mondiale”, invocata a gran forza dall’opinione pubblica per evitare la distruzione del pianeta. (Ma è tutto previsto, questo è solo un passaggio necessario nel piano a lungo termine).
10 – Si contano i morti, ci si leccano le ferite, e si valuta il disastro a livello globale. Specialmente grave ed inaccettabile risulta, guarda caso, proprio quello provocato dalla Cina, che ha utilizzato in modo indiscriminato le sue armi atomiche ad alto potenziale, causando danni e devastazioni ingenti, pur non essendo stata attaccata da nessuno.
11 – Quale migliore giustificazione per preparare e lanciare al più presto un attacco improvviso e devastante, a base di armi biologiche, capace di annientare in poche settimane l’intera nazione cinese, “prima che questi si riprendano e si mettano magari in testa di distruggere il mondo intero”?

Ora sì che il piano è terminato, e il vero obiettivo di questa grandiosa operazione - togliere di mezzo l'unico reale pericolo che minacci il futuro degli Stati Uniti - è stato finalmente raggiunto.

E se per caso vi sembrassero tutte fantasie “impossibili”, tenete presente che questo dipende solo dal punto di vista di chi guarda.

Massimo Mazzucco
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in corso World Conflict Map 2012

Messaggio Da Alaudae Lun 16 Gen - 21:40:14

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in corso Israele, uno Stato terrorista

Messaggio Da Alaudae Mar 17 Gen - 17:54:29

16/01/2012
ISRAELE È UNO STATO TERRORISTA
fonte: www.mentecritica.net


A sostenerlo è una delle bibbie dell’establishment americano la rivista Foreign Policy, che cita fonti della CIA. Secondo le fonti, i servizi segreti israeliani si sarebbero finti agenti americani per arruolare e armare il gruppo iraniano di Jundallah, estremisti sunniti vicini ad al Qaeda e già autori di numerosi attacchi terroristici in Iran, che hanno le loro retrovie in territorio pachistano, dove neppure sono benvenute.

La CIA era finita sotto accusa per alcuni attentati di Jundallah tra il 2007 e il 2008, ma aveva smentito fin da subito ogni contatto con la formazione estremista. Un’indagine non troppo difficile aveva portato alla scoperta degli israeliani, che incuranti dell’attenzione americana avrebbero continuato fino ai giorni nostri, a Londra come altrove, a rifornire di denaro Jundallah e a utilizzare il gruppo per attacchi mirati al regime iraniano o per veri e propri attentati con auto-bomba mirati a seminare il terrore tra i civili.

Comprensibile il disappunto dell’amministrazione Bush e dei servizi americani, che non avevano affatto abbracciato l’idea di assassinare scienziati o ufficiali iraniani e nemmeno di seminare bombe nelle città iraniane. Ma solo oggi una fonte “molto vicina al caso” rivela a Foreign Policy l’esistenza negli archivi di una serie di memo con i quali l’agenzia all’epoca informò l’amministrazione Bush sul caso.

Una rivelazione esplosiva che lega pubblicamente Israele al sostegno di una delle più famigerate formazioni terroriste, considerata tale sia dagli iraniani che dal resto del mondo. Ma soprattutto una rivelazione che accusa Israele di praticare e alimentare il terrorismo internazionale, compiendo atti d’aggressione nei confronti di un paese con il quale non è e non è mai stata in guerra e che da anni è sottoposto a sanzioni internazionali, motivate esclusivamente dalla volontà ostile di americani e israeliani e dalle loro pressioni.

Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo - Pagina 15 Guerra2

Atti del genere sono crimini gravissimi per qualsiasi ordinamento, compresi quelli internazionali che regolano i rapporti tra stati, e proprio l’enorme enfasi e le nuove regole sviluppate negli ultimi anni guerra al terrorismo su impulso occidentale, potrebbero ora rappresentare per Israele una fonte di problemi non indifferenti.
Si comincia da quelli d’immagine, che lo vedono ora iscritto di diritto tra gli “stati canaglia”, per finire con serie conseguenze qualora si attivassero fori internazionali come il Tribunale Penale Internazionale o la l’Interpol, minacciando quanti su e giù per la scala gerarchica israeliana hanno approvato, disposto e condotto a termine questo genere di atti di terrorismo internazionale.

Che è bene ricordare si vanno ad aggiungere alla colonizzazione illegale della West Bank, al mancato rispetto di numerose risoluzioni dell’ONU e al possesso di un programma nucleare clandestino, oltre a pratiche quali gli omicidi mirati e altri abusi del diritto umanitario nei confronti dei palestinesi e alla sistematica violazione della sovranità dei paesi confinanti.

Il punto della questione esula ovviamente dagli effetti pratici di rivelazioni del genere, che non è che aggiungano molto alla pessima immagine israeliana, e si ritrova nel senso politico che bisogna riconoscere a rivelazioni del genere, perché indubbiamente si tratta di un messaggio destinato a risuonare chiaro alla Knesset e all’interno del gabinetto iraniano.

Un messaggio che ha poco a che fare con il fatto che gli israeliani abbiano abusato dell’identità degli americani, come già avevano abusato delle identità di numerosi cittadini europei per portare a termine l’esecuzione di un palestinese a Dubai. Una pratica evidentemente tollerata dagli americani da anni.

Per questo è lecito pensare che si tratti di un segnale non tanto velato con il quale Washington comunica a Israele di non gradire fughe in avanti, come evidentemente non ha gradito la strage di scienziati iraniani per mano dei servizi israeliani. Per questo nelle prossime ore e nei prossimi giorni diventa importante monitorarele reazioni israeliane, più di quanto non sarà interessante seguire le reazioni internazionali e quelle degli iraniani. Washington ha battuto un colpo, adesso bisogna vedere che effetto farà in Israele.

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in corso la più potente nave da battaglia britannica in viaggio verso il golfo persico

Messaggio Da Alaudae Sab 21 Gen - 21:25:00

Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo - Pagina 15 Daring_2101945b

Il cacciatorpediniere da 1 miliardo di sterline ospita il radar navale piu' sofisticato del mondo , in grado di tracciare minacce da multiple direzioni, dirette verso i caccia. Photo: PA
LA NAVE DA GUERRA BRITANNICA PIU' ECCEZIONALE, SPEDITA NEL GOLFO PER LA SUA PRIMA MISSIONE mentre le tensioni salgono nella regione strategicamente vitale

7:00PM GMT 06 Jan 2012

L' Iran ha minacciato di bloccare lo stretto di Hormuz, che lo scorso anno è servito come condotto per 17 milioni di barili di petrolio giornaliero.
I capitani di fregata credono che lo spiegamento della Nave di Sua Maestà, un tipo di cacciatorpediniere Daring 45, manderà un segnale significativo agli Iraniani, data la forza di fuoco e la tecnologia di eccellenza mondiale trasportata dalla nave da guerra.
Philip Hammond, il Segretario della Difesa, ha pubblicamente ammonito gli Iraniani che un blocco sullo Stretto di Hormuz "sarebbe illegale e privo di successo".

(...) Il cacciatorpediniere salperà da Portsmouth mercoledi prossimo, con una ciurma di 190 persone e transiterà per il canale di Suez ed entrerà successivamente nel Golfo in questo mese, per sostituire la frigata tipo 23 attualmente in postazione.

Martedi, l' Iran ha completato un esercizio navale durato 10 giorni nelle acque sensibili vicino allo Stretto di Hormuz, facendo manovre incluso il lancio di 3 missili anti nave che si pensa siano stati di fattura cinese, i C-802.

(...) Una fonte navale ha indicato che altre navi britanniche potrebebro essere mandate nel Golfo se richiesto.

Gli aggiornamenti software speciali di Daring aumenteranno significatovamente l'abiità del suo radar Sampson e dei missili Sea Viper, che distruggono missili in arrivo.

fonte: http://www.telegraph.co.uk/news/uknews/defence/8997956/Royal-Navy-sends-its-mightiest-ship-to-take-on-the-Iranian-show-of-force-in-the-Gulf.html
traduzione e sintesi Cristina Bassi, www.saluteolistica.blogspot.com

POST CORRELATI:
http://cafedehumanite.blogspot.com/2011/11/russia-e-cina-ammoniscono-loccidente-no.html
http://cafedehumanite.blogspot.com/2011/11/iran-espulsione-ambasciatore-uk-causa.html
http://cafedehumanite.blogspot.com/2011/11/2008-golfo-persico-delfini-morti.html
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in corso Dr. Norman Finkelstein: a Gaza massacro non guerra

Messaggio Da Alaudae Sab 21 Gen - 21:32:44