anche l'Hekla sta eruttando
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anche l'Hekla sta eruttando
Fonti ANSA di pochi minuti fa (18:30 ora locale) affermano che anche l'Hekla, vulcano limitrofo è in eruzione. Ma Non tutti sanno che vicino al vulcano Eyjafjallajökull che in questi giorni sta gettando nel panico tutta l'Europa, esiste un secondo vulcano, chiamato Katla, la cui attività è strettamente correlata al primo.
Le ultime tre volte che l'Eyjafjallajökull ha eruttato (nel 920, nel 1612 e nel 1823), ha puntualmente messo in moto anche il vulcano Katla, ben più grande e insidioso. L'eruzione del 1755 ad esempio, fece sciogliere il ghiacciaio che lo ricopriva, gettando in mare una quantità impressionante di acqua.
«Il vulcano Katla è tenuto sotto controllo dai nostri sistemi di monitoraggio», assicura Magnus Tumi Gudmundsson, professore di geofisica all'Università di Reykjavik. «Al momento, non ci sono segnali che l'eruzione in corso stia avendo effetti sul vulcano Katla». Secondo le autorità islandesi, nonostante stia crescendo la fuoriuscita di lava, i crateri dell'Eyjafjallajökull non si stanno allargando. «L'anidride solforosa può avere effetti devastanti sul clima – ammette Thor Thordarson, un esperto di vulcani islandesi che lavora all'Università di Edinburgo – ma al momento non pare che si possano avere effetti climatici significativi da questa eruzione. Se il fenomeno si arresterà presto, non avrà impatti rilevanti sull'atmosfera». Resta il fatto che nessuno è in grado di predire con certezza cosa accadrà. L'ultima volta che l'Eyjafjallajökull ha eruttato, è andato avanti per mesi.
Questi vulcani fanno parte del sistema vulcanico del Laki.
L’eruzione ebbe inizio l’8 giugno 1783, quando avvenne l’apertura di una faglia con 130 crateri a causa di esplosioni freatomagmatiche provocate dal contatto tra il magma e l’acqua del sottosuolo. Iniziata con esplosioni di tipo pliniano, l’eruzione si fece meno violenta nel corso dei giorni seguenti, assumendo caratteristiche prima stromboliane e poi hawaiiane. Enormi fontane di lava cominciarono ad espellere enormi quantità di basalto. L’eruzione è stata classificata al sesto livello nell’Indice di Esplosività Vulcanica (VEI). Le emissioni di aerosol di acido solforico avvenute negli otto mesi successivi comportarono rilevanti effetti nel clima e nella società dell’intero emisfero boreale.
Durante l’eruzione, conosciuta in Islanda anche come Skaftáreldar ("fuochi del fiume Skaftá") o Siðueldur, vennero espulsi, secondo alcune stime, 14 chilometri cubi di basalto, mentre il volume totale del tephra emesso fu pari a 0,91 chilometri cubi.. Altre stime affermano che le fontane di lava raggiunsero un’altezza compresa tra 800 e 1.400 metri. La colonna di gas, polveri e cenere raggiunse un’altitudine di circa 15 chilometri, oltrepassando dunque il limite della troposfera, e gli aerosol solforici furono dispersi nell’atmosfera di tutto l’emisfero settentrionale. La foschia e la ricaduta di polveri sulla Gran Bretagna valsero all’estate del 1783 il nome di “sand-summer”-
L’eruzione continuò fino al 7 febbraio 1784, sebbene la maggior parte del basalto fu emesso nei primi cinque mesi dall’inizio dell’evento. Il Grímsvötn continuò ad eruttare fino al 1785. Le 8 milioni di tonnellate stimate di fluoro gassoso e le 120 milioni di diossido di zolfo emesse nel corso del fenomeno andarono a costituire sull’Europa quella che fu chiamata “la foschia di Laki”.
L’eruzione ebbe effetti catastrofici in Islanda. Il fluoro contaminò i pascoli, causando fluorosi ossea e dentale negli animali che uccise più del 50% del bestiame dell’isola. Anche alcuni abitanti furono avvelentati dal fluoro, ma la maggior parte delle vittime tra la popolazione, che fu ridotta del 25%, fu dovuta alla grave carestia che seguì alla morte del bestiame.
Secondo le stime, 120 milioni di tonnellate di diossido di zolfo furono emesse dall’eruzione nell’atmosfera: quantità equivalente a tre volte le emissioni industriali europee del 2006 o ai gas emessi da un’eruzione come quella del Pinatubo nel 1991 che si ripetesse ogni tre giorni. I gas vulcanici causarono una serie di anomalie meteorologiche su tutto il continente, oltre a creare una densa foschia su tutta l’Europa occidentale, che provocò molte migliaia di morti tra il 1783 e l’inverno del 1784.
L’estate del 1783 fu la più rovente mai registrata fino ad allora su gran parte del continente: un’inusuale area di alta pressione si stabilì sull’Islanda, facendo sì che i venti trasportassero la nube venefica verso sud-est. Questa si diresse dapprima verso la Norvegia; poi si estese sui cieli dell’Europa centrale. Praga e la Boemia furono raggiunte il 17 giugno, Berlino il 18, Parigi il 20, Le Havre il 22 e la Gran Bretagna il 23. La nebbia era così fitta che le navi furono bloccate nei porti, e il Sole acquistò una tonalità rosso sangue.
Il diossido di zolfo non mancò di causare vittime tra la popolazione inglese. La città di Chartres registrò 40 morti tra agosto e settembre. Le vittime furono soprattutto tra coloro che lavoravano all’aperto. Nel Bedfordshire, nel Lincolnshire e lungo la costa orientale dell’isola si ebbe un tasso di mortalità 2-3 volte più alto del normale. Le vittime totali causate dall’aerosol vulcanico furono, secondo alcune stime, 23.000.
L’aerosol di diossido di zolfo causò un incremento del calore estivo su tutto il continente; violenti temporali e grandinate si abbatterono sulla Gran Bretagna fino all’autunno. In alcuni casi la grandine uccise capi di bestiame. L’inverno che seguì fu uno dei più rigidi nella storia del Paese: la città di Selborne, nell’Hampshire, visse 28 giorni di gelo consecutivi, e 8.000 furono i morti causati dal freddo in tutta la nazione. La Germania e il resto dell’Europa centrale ricevettero abbondanti nevicate, che causarono disastrose inondazioni nel periodo del disgelo.
Gli effetti dell’eruzione del Laki sul clima europeo si fecero sentire anche negli anni successivi. In Francia si ebbe un surplus di raccolto nel 1785, con conseguente caduta dei prezzi dei raccolti, che impoverì i contadini; seguirono poi siccità, rigidi inverni ed estati pessime. Nel 1788 si verificò una violenta grandinata che devastò le messi. Questa successione di anni con avverse condizioni meteorologiche contribuì ad espandere la povertà e la carestia causate dallo scoppio della Rivoluzione Francese nel 1789. Alcuni studiosi aggiungono a tutto ciò la presenza, tra il 1789 e il 1793, di un intenso episodio di El Niño, che avrebbe amplificato le anomalie climatiche in corso.
L’inverno del 1784 risultò uno dei più rigidi per il continente, e il più lungo. Il New England visse il suo periodo più lungo di temperature sotto zero; il New Jersey registrò l’accumulo nevoso più consistente mai rilevato fino ad allora e la Baia di Chesapeake rimase gelata per molto tempo. Fu allestita una pista di pattinaggio sul ghiaccio a Charleston Harbor, una violenta tormenta colpì gli Stati più meridionali e addirittura il Mississippi gelò a New Orleans, portando alla comparsa di ghiaccio nel Golfo del Messico.
Sembra che l’eruzione del Laki influì anche sul clima africano ed asiatico: la circolazione monsonica indiana fu indebolita, e questo portò ad anomalie negative nelle precipitazioni sull’area del Sahel. Il fiume Nilo ridusse drasticamente la sua portata. Le anomalie climatiche potrebbero aver acuito la carestia dell’epoca Temnei in Giappone.
situazione 19 aprile h.19:00
Le ultime tre volte che l'Eyjafjallajökull ha eruttato (nel 920, nel 1612 e nel 1823), ha puntualmente messo in moto anche il vulcano Katla, ben più grande e insidioso. L'eruzione del 1755 ad esempio, fece sciogliere il ghiacciaio che lo ricopriva, gettando in mare una quantità impressionante di acqua.
«Il vulcano Katla è tenuto sotto controllo dai nostri sistemi di monitoraggio», assicura Magnus Tumi Gudmundsson, professore di geofisica all'Università di Reykjavik. «Al momento, non ci sono segnali che l'eruzione in corso stia avendo effetti sul vulcano Katla». Secondo le autorità islandesi, nonostante stia crescendo la fuoriuscita di lava, i crateri dell'Eyjafjallajökull non si stanno allargando. «L'anidride solforosa può avere effetti devastanti sul clima – ammette Thor Thordarson, un esperto di vulcani islandesi che lavora all'Università di Edinburgo – ma al momento non pare che si possano avere effetti climatici significativi da questa eruzione. Se il fenomeno si arresterà presto, non avrà impatti rilevanti sull'atmosfera». Resta il fatto che nessuno è in grado di predire con certezza cosa accadrà. L'ultima volta che l'Eyjafjallajökull ha eruttato, è andato avanti per mesi.
Questi vulcani fanno parte del sistema vulcanico del Laki.
L’eruzione ebbe inizio l’8 giugno 1783, quando avvenne l’apertura di una faglia con 130 crateri a causa di esplosioni freatomagmatiche provocate dal contatto tra il magma e l’acqua del sottosuolo. Iniziata con esplosioni di tipo pliniano, l’eruzione si fece meno violenta nel corso dei giorni seguenti, assumendo caratteristiche prima stromboliane e poi hawaiiane. Enormi fontane di lava cominciarono ad espellere enormi quantità di basalto. L’eruzione è stata classificata al sesto livello nell’Indice di Esplosività Vulcanica (VEI). Le emissioni di aerosol di acido solforico avvenute negli otto mesi successivi comportarono rilevanti effetti nel clima e nella società dell’intero emisfero boreale.
Durante l’eruzione, conosciuta in Islanda anche come Skaftáreldar ("fuochi del fiume Skaftá") o Siðueldur, vennero espulsi, secondo alcune stime, 14 chilometri cubi di basalto, mentre il volume totale del tephra emesso fu pari a 0,91 chilometri cubi.. Altre stime affermano che le fontane di lava raggiunsero un’altezza compresa tra 800 e 1.400 metri. La colonna di gas, polveri e cenere raggiunse un’altitudine di circa 15 chilometri, oltrepassando dunque il limite della troposfera, e gli aerosol solforici furono dispersi nell’atmosfera di tutto l’emisfero settentrionale. La foschia e la ricaduta di polveri sulla Gran Bretagna valsero all’estate del 1783 il nome di “sand-summer”-
L’eruzione continuò fino al 7 febbraio 1784, sebbene la maggior parte del basalto fu emesso nei primi cinque mesi dall’inizio dell’evento. Il Grímsvötn continuò ad eruttare fino al 1785. Le 8 milioni di tonnellate stimate di fluoro gassoso e le 120 milioni di diossido di zolfo emesse nel corso del fenomeno andarono a costituire sull’Europa quella che fu chiamata “la foschia di Laki”.
L’eruzione ebbe effetti catastrofici in Islanda. Il fluoro contaminò i pascoli, causando fluorosi ossea e dentale negli animali che uccise più del 50% del bestiame dell’isola. Anche alcuni abitanti furono avvelentati dal fluoro, ma la maggior parte delle vittime tra la popolazione, che fu ridotta del 25%, fu dovuta alla grave carestia che seguì alla morte del bestiame.
Secondo le stime, 120 milioni di tonnellate di diossido di zolfo furono emesse dall’eruzione nell’atmosfera: quantità equivalente a tre volte le emissioni industriali europee del 2006 o ai gas emessi da un’eruzione come quella del Pinatubo nel 1991 che si ripetesse ogni tre giorni. I gas vulcanici causarono una serie di anomalie meteorologiche su tutto il continente, oltre a creare una densa foschia su tutta l’Europa occidentale, che provocò molte migliaia di morti tra il 1783 e l’inverno del 1784.
L’estate del 1783 fu la più rovente mai registrata fino ad allora su gran parte del continente: un’inusuale area di alta pressione si stabilì sull’Islanda, facendo sì che i venti trasportassero la nube venefica verso sud-est. Questa si diresse dapprima verso la Norvegia; poi si estese sui cieli dell’Europa centrale. Praga e la Boemia furono raggiunte il 17 giugno, Berlino il 18, Parigi il 20, Le Havre il 22 e la Gran Bretagna il 23. La nebbia era così fitta che le navi furono bloccate nei porti, e il Sole acquistò una tonalità rosso sangue.
Il diossido di zolfo non mancò di causare vittime tra la popolazione inglese. La città di Chartres registrò 40 morti tra agosto e settembre. Le vittime furono soprattutto tra coloro che lavoravano all’aperto. Nel Bedfordshire, nel Lincolnshire e lungo la costa orientale dell’isola si ebbe un tasso di mortalità 2-3 volte più alto del normale. Le vittime totali causate dall’aerosol vulcanico furono, secondo alcune stime, 23.000.
L’aerosol di diossido di zolfo causò un incremento del calore estivo su tutto il continente; violenti temporali e grandinate si abbatterono sulla Gran Bretagna fino all’autunno. In alcuni casi la grandine uccise capi di bestiame. L’inverno che seguì fu uno dei più rigidi nella storia del Paese: la città di Selborne, nell’Hampshire, visse 28 giorni di gelo consecutivi, e 8.000 furono i morti causati dal freddo in tutta la nazione. La Germania e il resto dell’Europa centrale ricevettero abbondanti nevicate, che causarono disastrose inondazioni nel periodo del disgelo.
Gli effetti dell’eruzione del Laki sul clima europeo si fecero sentire anche negli anni successivi. In Francia si ebbe un surplus di raccolto nel 1785, con conseguente caduta dei prezzi dei raccolti, che impoverì i contadini; seguirono poi siccità, rigidi inverni ed estati pessime. Nel 1788 si verificò una violenta grandinata che devastò le messi. Questa successione di anni con avverse condizioni meteorologiche contribuì ad espandere la povertà e la carestia causate dallo scoppio della Rivoluzione Francese nel 1789. Alcuni studiosi aggiungono a tutto ciò la presenza, tra il 1789 e il 1793, di un intenso episodio di El Niño, che avrebbe amplificato le anomalie climatiche in corso.
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Re: anche l'Hekla sta eruttando
occhio ala che sembra che la notizia sia falsa,in pratica questo vulcano è sempre in attività con leggere emissioni laviche di tanto in tanto quindi non è una novità ^_^
Ospite- Ospite
Re: anche l'Hekla sta eruttando
avevo ragione io ala
21.40 - Secondo vulcano non erutta: errore della tv. E' stato un errore della televisione pubblica islandese a creare l'allarme, rivelatosi poi falso, sulla possibile eruzione di un altro, più pericoloso, vulcano, l'Helka. L'emittente "Ruv"si è infatti erroneamente riferita all'Helka, mostrando delle immagini del vulcano Eyjafjallajokull, attivo da ormai cinque giorni. La tv ha poi corretto, scusandosi, l'errore.
http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo479427.shtml
21.40 - Secondo vulcano non erutta: errore della tv. E' stato un errore della televisione pubblica islandese a creare l'allarme, rivelatosi poi falso, sulla possibile eruzione di un altro, più pericoloso, vulcano, l'Helka. L'emittente "Ruv"si è infatti erroneamente riferita all'Helka, mostrando delle immagini del vulcano Eyjafjallajokull, attivo da ormai cinque giorni. La tv ha poi corretto, scusandosi, l'errore.
http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo479427.shtml
Ospite- Ospite
Re: anche l'Hekla sta eruttando
mir2012 ha scritto:occhio ala che sembra che la notizia sia falsa,in pratica questo vulcano è sempre in attività con leggere emissioni laviche di tanto in tanto quindi non è una novità ^_^
seguiamo l'evoluzione dei prossimi giorni, "se son rose fioriranno"!
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