Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Consiglio a tutti per l'avvenire: Prenotate il posto pe un'altra galassia! Tra poo finisce il finimondo! Io già prenotato per Andromeda e aspettano soltanto la conferma per Alaudae!
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Christian ha scritto:Consiglio a tutti per l'avvenire: Prenotate il posto pe un'altra galassia! Tra poo finisce il finimondo! Io già prenotato per Andromeda e aspettano soltanto la conferma per Alaudae!
sì, tra poco (11.11.11?) comincia il finimondo, mi viene da ridere quando in fondo agli articoli scrivono "fermiamo qui, cacciamo là", andiamo su Andromeda (chissà poi perchè proprio lì) ma io devo passare da Orione a salutare un vecchio amico
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Mi piace Andromeda XD Comunque se voi si fa na sosta prima su Orione e ti si accompagna U_U
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Al quanto sembra Putin vuole raffare unione sovieteca...
Putin rilancia l’Unione eurasiatica
L’Eurasia è il futuro. Parola del premier russo Vladimir Putin (nella foto) che rilancia il suo progetto di “Unione euroasiatica”, l’unione di alcune ex Repubbliche sovietiche in un unico spazio economico comune. L’annuncio è stato dato con un articolo dal titolo Progetto di integrazione per la nuova Eurasia: il futuro che oggi sta nascendo, pubblicato sul quotidiano in lingua russa Izvestia, in cui il neocandidato alla presidenza prevede anche il possibile ingresso di Kirghizistan e Tagikistan nell’Unione doganale già esistente tra Russia, Bielorussia e Kazakistan. Unione denominata “Comunità economica eurasiatica” (Ces) che, in base a quanto dichiarato, dal primo gennaio prossimo, evolverà in spazio economico comune, rimuovendo tutte le barriere. Nell’articolo Putin sottolinea che la Comunità avrà legislazione uniforme e libera circolazione per tutti i cittadini che ne faranno parte. Il neocandidato al Cremlino spiega in dettaglio le prospettive dell’Unione, che in Occidente è già stata etichettata come un ritorno al passato, affermando che l’interpretazione occidentale è ingenua. “Proponiamo un modello di una potente unione sovranazionale in grado di diventare uno dei poli del mondo moderno e svolgere un ruolo di efficace”, in grado di costituire un ponte “tra l’Europa e la dinamica regione Asia-Pacifico”, in epoca di piena globalizzazione. Dal 1 luglio 2011, ha ricordato ancora il premier, “è stato abolito il controllo sulla circolazione delle merci alle frontiere interne dei nostri tre Paesi”, che ha completato la formazione di un unico sistema doganale con prospettive chiare per l’attuazione di più ambiziose iniziative commerciali. E ora, a partire dall’Unione doganale, ha detto Putin, “stiamo facendo un passo verso lo Spazio economico comune. Stiamo creando un mercato colossale, con oltre 165 milioni di consumatori, con una legislazione uniforme, e libera circolazione dei capitali, dei servizi e della forza-lavoro”.
Un progetto, precisa ancora Putin, che ha le sue radici nell’attuale unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakistan: “La creazione di un’unione doganale e di spazi economici comuni apre le porte alla nascita, in futuro, di un’unione economica euroasiatica”. Per cui, prosegue Putin: “Entrare a far parte dell’Unione euroasiatica oltre che comportare benefici economici, consentirebbe ai Paesi membri di integrarsi all’Europa più velocemente e partendo da una posizione di forza”.
“Il percorso per questo caposaldo è iniziato venti anni fa, quando dopo il crollo dell’Unione Sovietica è stato creato il Commonwealth degli Stati Indipendenti. In generale, è stato trovato un modello che ha contribuito a salvare una miriade di legami spirituali e di civiltà che uniscono i nostri popoli. Per salvare la produzione, l’economia e altri rapporti, senza i quali la nostra vita è inconcepibile”, ha chiosato il premier.
Il progetto sostenuto a gran forza da Putin è già iniziato in questo senso con l’Unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakistan, che il premier afferma sarà formalizzata già nel 2012, e con una più ambiziosa integrazione prevista un anno dopo, nel 2013.
Come concepita dal neocandidato al Cremlino, l’Unione eurasiatica è destinata a compiere enormi salti di qualità, e questo a partire dal primo gennaio prossimo con la creazione di un enorme mercato a tre con più di 165 milioni di abitanti, in cui cittadini e imprese potranno muoversi liberamente per implementare la modernizzazione di un ampio spazio economico in grado di competere sì con l’Ue, ma anche di dialogare con il Vecchio Continente per favorire gli scambi commerciali e l’avvicinamento sia economico sia politico.
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=10722
Putin rilancia l’Unione eurasiatica
L’Eurasia è il futuro. Parola del premier russo Vladimir Putin (nella foto) che rilancia il suo progetto di “Unione euroasiatica”, l’unione di alcune ex Repubbliche sovietiche in un unico spazio economico comune. L’annuncio è stato dato con un articolo dal titolo Progetto di integrazione per la nuova Eurasia: il futuro che oggi sta nascendo, pubblicato sul quotidiano in lingua russa Izvestia, in cui il neocandidato alla presidenza prevede anche il possibile ingresso di Kirghizistan e Tagikistan nell’Unione doganale già esistente tra Russia, Bielorussia e Kazakistan. Unione denominata “Comunità economica eurasiatica” (Ces) che, in base a quanto dichiarato, dal primo gennaio prossimo, evolverà in spazio economico comune, rimuovendo tutte le barriere. Nell’articolo Putin sottolinea che la Comunità avrà legislazione uniforme e libera circolazione per tutti i cittadini che ne faranno parte. Il neocandidato al Cremlino spiega in dettaglio le prospettive dell’Unione, che in Occidente è già stata etichettata come un ritorno al passato, affermando che l’interpretazione occidentale è ingenua. “Proponiamo un modello di una potente unione sovranazionale in grado di diventare uno dei poli del mondo moderno e svolgere un ruolo di efficace”, in grado di costituire un ponte “tra l’Europa e la dinamica regione Asia-Pacifico”, in epoca di piena globalizzazione. Dal 1 luglio 2011, ha ricordato ancora il premier, “è stato abolito il controllo sulla circolazione delle merci alle frontiere interne dei nostri tre Paesi”, che ha completato la formazione di un unico sistema doganale con prospettive chiare per l’attuazione di più ambiziose iniziative commerciali. E ora, a partire dall’Unione doganale, ha detto Putin, “stiamo facendo un passo verso lo Spazio economico comune. Stiamo creando un mercato colossale, con oltre 165 milioni di consumatori, con una legislazione uniforme, e libera circolazione dei capitali, dei servizi e della forza-lavoro”.
Un progetto, precisa ancora Putin, che ha le sue radici nell’attuale unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakistan: “La creazione di un’unione doganale e di spazi economici comuni apre le porte alla nascita, in futuro, di un’unione economica euroasiatica”. Per cui, prosegue Putin: “Entrare a far parte dell’Unione euroasiatica oltre che comportare benefici economici, consentirebbe ai Paesi membri di integrarsi all’Europa più velocemente e partendo da una posizione di forza”.
“Il percorso per questo caposaldo è iniziato venti anni fa, quando dopo il crollo dell’Unione Sovietica è stato creato il Commonwealth degli Stati Indipendenti. In generale, è stato trovato un modello che ha contribuito a salvare una miriade di legami spirituali e di civiltà che uniscono i nostri popoli. Per salvare la produzione, l’economia e altri rapporti, senza i quali la nostra vita è inconcepibile”, ha chiosato il premier.
Il progetto sostenuto a gran forza da Putin è già iniziato in questo senso con l’Unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakistan, che il premier afferma sarà formalizzata già nel 2012, e con una più ambiziosa integrazione prevista un anno dopo, nel 2013.
Come concepita dal neocandidato al Cremlino, l’Unione eurasiatica è destinata a compiere enormi salti di qualità, e questo a partire dal primo gennaio prossimo con la creazione di un enorme mercato a tre con più di 165 milioni di abitanti, in cui cittadini e imprese potranno muoversi liberamente per implementare la modernizzazione di un ampio spazio economico in grado di competere sì con l’Ue, ma anche di dialogare con il Vecchio Continente per favorire gli scambi commerciali e l’avvicinamento sia economico sia politico.
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
“1984” è un romanzo di fantascienza scritto da George Orwell nel 1948 con l’intenzione di lanciare un forte messaggio contro gli abusi del potere e l’annullamento dell’uomo attuato dai governi totalitari. La storia descrive la situazione mondiale nel 1984, un futuro non molto lontano dalla realtà, in cui la Terra è suddivisa in tre grandi potenze totalitarie perennemente in guerra tra loro: l’Oceania, l’Eurasia e l’Estasia. In Oceania, la cui capitale è Londra, la società è amministrata secondo i principi del Socing e governata da un onnipotente partito con a capo il Grande Fratello, misterioso personaggio che nessuno ha mai visto di persona e che tiene costantemente sotto controllo la vita dei cittadini"
recensione libro qui
già nel 1948 si parlava di "Eurasia", strano, no?
da questo romanzo è stato tratto un film "Orwell 1984" di cui consiglio la visione...
recensione libro qui
già nel 1948 si parlava di "Eurasia", strano, no?
da questo romanzo è stato tratto un film "Orwell 1984" di cui consiglio la visione...
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Tutto tanto è già stato programmato da tempo... E poi chi ci dice che non siamo già in fase Eurasia ecc? A loro sarebbe bastato non farlo sapere e guarda come è semplice. Tornerebbe anche il perché della guerra in Libia con gli Americani!
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
NWO???
(ANSA) - NEW YORK, 8 NOV - Il petrolio vola a New York con le dimissioni del premier Silvio Berlusconi dopo l'approvazione della legge di stabilita'. Le quotazioni salgono dell'1,1% a 96,60 dollari al barile. (ANSA).
(ANSA) - NEW YORK, 8 NOV - Il petrolio vola a New York con le dimissioni del premier Silvio Berlusconi dopo l'approvazione della legge di stabilita'. Le quotazioni salgono dell'1,1% a 96,60 dollari al barile. (ANSA).
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
E' vero XD appena è stata trasmessa la dimessa di Berlusca le borse sono subito volate in alto XD Allo era lui che portava sfiga! Anche pk quando ha detto che lui non vuole dimetersi so ricalate XD Poi però hanno fatto i voti e... ciaociao!
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Christian ha scritto:E' vero XD appena è stata trasmessa la dimessa di Berlusca le borse sono subito volate in alto XD Allo era lui che portava sfiga! Anche pk quando ha detto che lui non vuole dimetersi so ricalate XD Poi però hanno fatto i voti e... ciaociao!
cauti con queste analisi post-berlusconi, a sentire i media oggi -sto seguendo lo speciale LA 7 sulla crisi - sono guai, berlusconi o no!
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Alaudae ha scritto:Christian ha scritto:E' vero XD appena è stata trasmessa la dimessa di Berlusca le borse sono subito volate in alto XD Allo era lui che portava sfiga! Anche pk quando ha detto che lui non vuole dimetersi so ricalate XD Poi però hanno fatto i voti e... ciaociao!
cauti con queste analisi post-berlusconi, a sentire i media oggi -sto seguendo lo speciale LA 7 sulla crisi - sono guai, berlusconi o no!
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L'uomo ucciso a Sirte si chiamava Ahmid e non Gheddafi
Anche con Gheddafi la colossale macchine della menzogna globale, ovvero quella della maggior parte dei media ufficiali, ha fatto la sua parte. E, come al solito, ha manipolato molto male l'evento, in maniera veramente dilettantistica. Tutti i media televisivi e cartacei hanno fatto vedere il volto insanguinato di Gheddafi. Una cosa veramente di cattivo gusto, ma sembra che alla gente piace molto il sangue.
Poniamoci queste domande:
come poteva un massone di altissimo livello molto ben informato come Muammar Gheddafi essere così ingenuo a fare una telefonata con un telefono satellitare ai suoi familiari sapendo che tutta l'area era monitorata dai satelliti spia statunitensi?
Com'è possibile che Muammar Gheddafi sia stato così imbecille a intraprendere la strada per Sirte in un convoglio in mezzo al deserto sapendo che tutti i satelliti spia, i caccia e i droni statunitensi "girovagavano" con lo scopo di individuarlo?
Tutti hanno creduto alla sua esecuzione! Tutti hanno creduto al film, oltretutto mal fatto. Una cosa è certa: Muammar Gheddafi, che è vivo e in ottima salute, non è affatto ingenuo. I veri ingenui siamo un po' tutti noi! Ammettiamolo una volta per tutte con umiltà!
------------------------
L'uomo nella foto, con il foro di proiettile in testa, non è Muammar Gheddafi, ma la sua controfigura, si chiamava Ahmid, ed era presente a Villa Pamphili, a Roma, mentre cenava assieme a Tronchetti-Provera e Afef.
'Ci prendono per il naso? occhio al naso, non risulta che Muammar abbia fatto il lifting al naso beduino.'
Ali Majid Al Andalus
Muammar Gheddafi
Analisi del video 'dell'assassinio di Gheddafi'
1. Sul video che sarebbe stato registrato a Sirte, il sole splende, polvere ovunque... tuttavia, in realtà, solo il giorno prima a Sirte vi era stato un nubifragio.
2. In due diverse parti dello stesso video possiamo vedere che il 'colonnello' ha i capelli di due colori diversi, in una parte ha capelli castano chiaro, nell'altra ha i capelli neri.
3. In un video del 'colonnello morto', ha il naso irregolare, sembra spezzato in modo strano, in altri video in cui quest'uomo è morto, il suo naso è diritto.
4. Nel primi video (da Sirte) il suo volto appare molto giovane, ma sappiamo tutti che è rugoso.
5. Hanno detto che gli hanno sparato alle gambe, e che è morto dissanguato, ma questo 'colonnello' catturato sta in piedi mentre lo spingono in giro. Inoltre, la parte inferiore del corpo non è coperta di sangue.
6. La parte superiore del corpo nudo del 'colonnello' è giovane, senza segni di invecchiamento nel video, ma il colonnello è un uomo di 70 anni. Sapete come appare il corpo di un uomo di 70 anni, specialmente di un uomo che ha speso tutta la sua vita nel deserto.
7. Alcuni dei video rilasciati sono stati registrati un giorno prima della presunta morte, il 19 ottobre(!)
8. Secondo la loro propaganda, lo hanno trovato in una fogna. Eppure 'lui' appare rasato di fresco, la barba tagliata nel video, ecc.
9. C'è un altro dettaglio strano nel video di Sirte, una donna nera -una civile- guarda lo spettacolo, e sembra molto rilassata. Una donna nera civile a Sirte al fianco dei topi (!?). Questo è impossibile. Tutti sanno ciò che i ratti della NATO/al-Qaida stanno facendo ai neri, uomini, donne e bambini in Libia. Li impiccano, linciano e decapitano. Specialmente le donne nere a Sirte, SE ALCUNE hanno lasciato Sirte (cosa di cui dubitare fortemente) non sarebbero mai state dalla parte dei topi razzisti. Questo è veramente strano.
10. In un video, Gheddafi è coperto di sangue quando lo mettono in un pick-up; in un altro con la stessa 'azione' il suo volto è pulito come se fosse diretto a un matrimonio.
11. Fatto: manifestazioni di massa contro la NATO e CNT si preparavano, unificate a contro-attacchi e alla rivolta già iniziata il 14 ottobre.
12. Pochi giorni dopo Hillary Clinton è venuta e ha detto che voleva Gheddafi morto, ed è stato ucciso.
13. Non solo lui, ma i suoi figli e ogni alto funzionario che si riusce a ricordare 'sono stati uccisi lo stesso giorno a SIRTE', anche se è noto che Gheddafi e i suoi figli erano leader di diverse brigate in fronti differenti della Libia. (Nota: la Libia è grande un terzo dell'Europa, e Sirte è solo una piccola città che è stata per mesi sotto assedio)
14. Aisha Gheddafi, la figlia. dice che è vivo.
15. Gheddafi ha 12 sosia.
Nel 1971 Muammar Gheddafi venne sottoposto a una operazione di appendicite. Come mostra la foto, il cadavere di Ahmid (il presunto 'Muammar Gheddafi'), non reca tracce di questa operazione. (Alessandro)
E mi si fa notare anche un'altra cosa: "Il vero Gheddafi aveva una vecchia cicatrice al braccio destro, conseguenza dello scoppio di una vecchia mina italiana che provocò anche la morte di un suo cugino. Il corpo custodito dai ratti di Misurata presenta tale cicatrice sul suo braccio?"
L'ONU ha chiesto di fare piena chiarezza sugli minuti minuti di vita di Gheddafi, sollecitando un'inchiesta che chiarisca com'è morto l'ex raìs. Mahmoud Jibril, leader del Consiglio nazionale di transizione (CNT), ha detto che i risultati dell'autopsia sul corpo del colonnello - prevista per oggi - sarebbero stati inviati all’Aja. Ma per tutta risposta Fathi Bachagha, un portavoce dei militari del CNT, ha fatto la voce grossa, dicendo che sul cadavere dell’ex leader libico non sarà praticata alcuna autopsia: "Nessuno aprirà il suo corpo". In questo modo, dunque, sarà difficile - se non impossibile - togliere ogni dubbio sulla vicenda. Il corpo di Gheddafi si trova in una cella frigorifera in un mercato di Misurata. I libici fanno la coda per vedere, da vicino, la salma dell'ex raìs.
Fonte: Il Giornale
Vi invitiamo a vedere questo interessante video di Lilli Gruber. Una giornalista di grande spessore professionale che è stata in Iraq e quindi testimone di eventi di inaudita violenza. Lilli Gruber in questo video parla di manipolazione mediatica.
Fonte: sitoaurora.splinder.com
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Gli USA sostengono il terrorismo
Le operazioni segrete di Washington, per bloccare il nucleare iraniano, comprendono sabotaggi ed omicidi degli scienziati nucleari.
Jesse Helms, a capo della commissione degli Affari esteri del Senato americano dal 1995 al 2001 affermò: Siamo al centro, e al centro intendiamo restare. Gli Stati Uniti devono guidare il mondo tenendo alta la fiaccola morale, politica e militare del diritto e della forza, e proporsi come esempio a tutti i popoli della terra. Certo, un esempio. Da non seguire però.
Si sentono così avanti ed al di sopra della legge che non riconoscono nemmeno la Corte Penale Internazionale. Qualunque imputazione giuridica sui cittadini statunitensi da parte del Tribunale Penale Internazionale viene respinta. Esempio che il suo amichetto abusivo ha preso alla lettera.
Newt Gingrich, presidente della Camera statunitense ha riferito che operazioni sotto massima copertura sono in atto per bloccare e disturbare il programma iraniano colpendo i loro scienziati, e danneggiando i loro sistemi. ha anche sostenuto che tutti i gruppi dissidenti iraniani sono attivamente finanziati. Naturalmente, sempre in compagnia del suo amichetto.
Mitt Romney, ex governatore del Massachusetts, ha anche criticato il presidente degli Stati Uniti per non essere abbastanza duro con l'Iran. "Se verrà rieletto Barack Obama, l'Iran avrà un'arma nucleare".
Il senatore Rick Santorum sostiene un attacco preventivo contro gli impianti nucleari iraniani e sbavando vorrebbe lavorare con Israele per fare quello che hanno fatto in Siria e in Iraq, cioè bombardare tutto quello che presumono possa essere una centrale nucleare.
Ma si potrebbe cominciare proprio da Israele, in quanto il premier turco Recep Tayyip Erdoğan ha accusato Tel Aviv di atti di terrorismo di Stato (l'allievo supera il maestro). Ad ottobre, in un'intervista alla Anatolia news agency ha dichiarato: "Tel Aviv è una minaccia per la regione dal momento che è in possesso di armi nucleari". In un'altra intervista alla CNN chiedeva: "Come mai quei Paesi che proibiscono all'Iran di sviluppare e avere armi nucleari, non fanno lo stesso con Israele?"
Nel 2010 terroristi "non identificati" hanno colpito con attentati i professori Majid Shahriari e Masoud Ali-Mohammadi. Così come il dottor Fereydoun Abbasi, che però ha riportato solo lievi ferite.
Ma forse, il nucleare è solo una facciata. L'Iran verrà punita per il suo più grande crimine: non ha una banca centrale controllata dai sionisti. Proprio come Iraq e Libia. Sappiamo come è finita.
Daniele L - AltraNews
Pubblicato da Daniele L. a 20:39
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Il bello è che la gente ci crede a tutto quello che dicano... Secondo me non guardano manco la tele, ma la ascoltano e basta (con i tappi nell'orecchi, si intende)! Basta che dicano: jshdfmcauhdsfvbs! E tt ci credano dicendo che era ora .-.
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Christian hai perfettamente ragione. Tutti seguono i telegiornali e ci credono anche...
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La Russia non esclude una possibile guerra nucleare contro l'Europa per fermare l'espansione Nato
La Russia sta perdendo il suo ruolo geopolitico. Il nemico è alle porte, e questo preoccupa. Nel silenzio, la Nato sta stringendo patti ed accordi con tutti i paesi già membri del blocco del patto di Varsavia. Il capo di Stato Maggiore russo Nikolai Makarov ieri ha presentato la nuova versione della politica militare russa in un’audizione presso la Camera Pubblica Russa, un’istituzione consultiva della Duma – l’organo legislativo di Mosca.
LA RUSSIA HA PAURA – Preoccupa il gigante asiatico la politica espansionistica della Nato; recentemente l’Alleanza Atlantica ha proposto l’ingresso nel patto militare all’Ucraina e alla Georgia, già membri del patto di Varsavia e naturalmente sotto l’influenza sovietica. La situazione, pensano le autorità di Mosca, è sul punto di precipitare. “Se guardiamo cosa sta accadendo ai nostri confini”, dice Makarov, “è chiaro che il rischio di trascinare la Russia in una serie di conflitti regionali è salito in maniera sensibile. E a certe condizioni”, continua il generale, “conflitti regionali e locali potrebbero diventare una guerra aperta con ampio uso di armi nucleari”, ha detto il capo di Stato maggiore. Come è successo in Georgia, appunto, o in Cecenia, o per la crisi ucraina del gas: il desiderio dei paesi ex sovietici di riconnettersi al mondo occidentale fa sentire la Russia accerchiata in casa sua. È per questo che, con tali motivazioni, Mosca sta radicalmente cambiando la sua politica degli armamenti: complice anche la carenza di effettivi reclutabili - “la Russia non ha più giovani in età di reclutamento, siamo nel bel mezzo di una crisi demografica: è un problema molto serio”, ha detto Makarov – il piano è quello di fortificarsi. Di diventare una fortezza.
NUOVI ARMAMENTI – Ovviamente non è più tempo di mura fortificate. Il piano è quello di aumentare le proprie difese, le proprie armi di contromisura. Sono già state commissionate alla Almaz-Antey, gigante delle armi russe, due sistemi di difesa a missili S-500, che dovranno essere pronti “entro due anni”; parliamo di sistemi d’arma che colpiscono a 500 km; il governo li ha commissionati “in grado di intercettare missili balistici e missili cruise ipersonici”. Accanto alla politica del riarmo ripartirà anche la politica degli accordi, ovvero il trattato START fra gli Stati Uniti e la Russia per la riduzione strategica degli armamenti stabili. È stato appena firmato da Barack Obama e Dimitri Medvedev una nuova versione dello Start che è ben più soddisfacente, dice il Capo di Stato Maggiore, rispetto a quello finora in vigore.
La prima versione aveva dei difetti. Il nuovo Start ci soddisfa. Ci dà la possibilità di fare a nostro modo in alcuni casi, soprattutto con riguardo al problema della difesa missilistica dall’Europa.
In breve, citando interessi superiori di difesa nazionale, la Russia con il nuovo trattato potrà riarmarsi. Ed avrebbe tutta l’intenzione di farlo.
Fonte: giornalettismo.com
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A Falluja gli Usa hanno sterminato la popolazione con armi vietate e segrete
A rivelarlo una ricerca scientifica: attraverso l'analisi dei capelli della popolazione civile residente nella città irachena rasa al suolo nel 2004, sono state trovate tracce di uranio arricchito, lo stesso materiale usato per le bombe atomiche. L'Onu: “Migliaia i casi di cancri e malformazioni infantili”
Aborti, deformazioni congenite, disfunzioni al sistema nervoso. Effetti collaterali del dramma di Falluja, la città irachena devastata dai bombardamenti Usa del 2004: non solo per via dell’uso di armi proibite, come fosforo bianco e uranio impoverito, ma addirittura a causa dell’uranio arricchito.
Lo rivela una sconvolgente ricerca curata dal professor Christopher Busby, dell’Università di Ulster, e pubblicata in Conflict and Health. L’analisi dei capelli dei genitori di molti bambini nati con gravi deformazioni o già malati di tumore sembra provare l’impatto devastante delle bombe americane: una scoperta stupefacente, con “molte implicazioni a livello globale” a carico dell’esercito a stelle e strisce, reo di avere utilizzato nella distruzione della cittadina armi non solo vietate, ma addirittura sconosciute alla letteratura scientifica.
Entro la fine di quest’anno l’esercito Usa lascerà l’Iraq. Ma il Paese dovrà fare i conti con la pesante eredità della guerra. Soprattutto Falluja, che grazie all’utilizzo di questi armamenti anche contro la popolazione civile, è alle prese con aborti, deformazioni congenite, disfunzioni al sistema nervoso. Impressionanti i numeri della catastrofe sanitaria che ha colpito i bambini: secondo i dati di un recente rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, “nel 2006 si sono verificati 5.928 nuovi casi di malattie fino ad allora inesistenti a Falluja, delle quali circa il 70 per cento sono cancri e malformazioni in bambini minori di 12 anni”. Nei primi sei mesi del 2007, invece, i nuovi casi sono stati 2.447, “di cui più del 50% riguardanti i bambini”. Oggi la situazione rimane gravissima in tutto il Paese, con un tasso di cancro infantile che, in Iraq, è 14 volte quello dell’Egitto.
Una situazione denunciata sin dall’inizio dai medici locali, e supportata negli anni dall’evidenza scientifica di numerose ricerche. L’ultima, in ordine di tempo, è uno studio epidemiologico realizzato dal professor Busby assieme a Malak Hamdan, presidentessa della fondazione Cancro e Malformazioni Congenite, e Eleonore Blaurock-Busch, responsabile del laboratorio tedesco che ha eseguito le analisi. Con la fondamentale collaborazione di due pediatri dell’Ospedale generale di Falluja, i dottori Samira Alaani e Muhammed Tafash. Oltre al suolo e alle acque del posto, i due hanno analizzato i capelli dei genitori dei bimbi malati. “Abbiamo trovato alti livelli di diversi elementi comuni: calcio, alluminio, stronzio, bismuto e mercurio” afferma Busby: “Ma l’unica sostanza che abbiamo rilevato e che potrebbe spiegare l’alto tasso di malattie genetiche è l’uranio, un elemento radioattivo”.
Uranio che, però, in questo caso non è impoverito, bensì arricchito. Quello che “si usa nelle bombe atomiche o nei reattori nucleari”, ricorda Busby. Un fatto decisamente anomalo, che ha portato i ricercatori ad una conclusione: a Falluja, oltre alle bombe al fosforo, sono stati utilizzati nuovi esplosivi con che non si erano mai visti prima. “Quello che abbiamo trovato dimostra chiaramente che esiste una nuova generazione di armi”, fa presente il professore.
Ma come fanno gli scienziati ad essere sicuri del fatto che questa forte presenza di uranio sia attribuibile agli attacchi del marzo 2004? “L’uranio è espulso dai capelli, e questi crescono ad un ritmo di un centimetro al mese”, rivela Busby che continua: “Abbiamo ottenuto campioni di capelli molto lunghi da alcune donne, ed abbiamo misurato i livelli di uranio attraverso la loro lunghezza”. Un test che ha confermato l’alta esposizione di queste persone all’elemento radioattivo in particolare fra il 2004 ed il 2005. “Ma soprattutto – insiste lo scienziato – prova l’esistenza di nuove armi all’uranio”. Ordigni “che fanno decisamente paura”.
L’equipe di ricercatori fa presente che qualcosa di simile è stato riscontrato anche in un cratere in Libano causato da una bomba israeliana. Per questo, secondo gli studiosi, “L’identità delle armi all’uranio arricchito usate a Falluja e in altri luoghi deve restare una questione aperta fino a quando i militari israeliani e statunitensi non rilasceranno maggiori informazioni”.
Per Hamdan, coautrice della ricerca, “questa straordinaria scoperta dovrebbe far sì che il mondo si svegli”. Non si può continuare ad ignorare gli effetti di queste armi radioattive sulla popolazione civile, denuncia la studiosa, perché “un altissimo numero di persone innocenti sono morte e moriranno in futuro, senza contare gli innumerevoli padri e madri che guarderanno con orrore e pietà i loro figli”.
Autore: Andrea Bertaglio / Fonte: ilfattoquotidiano.it
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USA, obitorio militare
ECCO IL TRATTAMENTO RISERVATO AI CADUTI AMERICANI NELLE GUERRE IMPOSTE DAI BANCHIERI!!!
Il Ministero della difesa Usa ha ordinato un’inchiesta su quanto è successo nell’obitorio militare della base aerea di Dover, Delaware, dove per anni sono andate perdute parti corporee di soldati morti in guerra in Afghanistan e Iraq.
A quanto se ne sa le parti venivano cremate e le ceneri gettate in una discarica nella contea di King George, Virginia. Secondo quanto riferisce il Washington Post questa procedura è stata seguita dal 2003 al 2008 senza che le famiglie fossero informate.
La base di Dover è il principale punto di ingresso negli Stati Uniti delle salme dei militari caduti in guerra. Il generale Darrell Jones, vice-capo del personale dell’Air Force, non è stato in grado di dire quante parti corporali sono state cremate e gettate nella discarica. L’obitorio ha posto fine a questo tipo di procedura nel 2008. Da allora, ha dichiarato Jones, le ceneri delle parti cremate vengono poste in urne e sepolte in mare.
Gari-Lynn Smiths, parti corporee del cui marito, morto in Iraq nel 2006, sono finite nella discarica, ha dichiarato di essere ”inorridita e disgustata” dal comportamento dell’Air Force. La signora Smiths ha appreso l’accaduto da una lettera inviatale da un alto ufficiale all’obitorio di Dover. Esponenti della Waste Management Inc., l’azienda di riciclaggio rifiuti che per conto della base trasportava le ceneri per gettarle poi nella discarica, hanno dichiarato di non essere al corrente della loro origine. ”L’Air Force non ci ha mai informati su che tipo di lavoro stavamo eseguendo”, ha dichiarato la portavoce dell’azienda, Lisa Kardell.
fonte: http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/99512-usa-obitorio-militare-parti-corporee-cremate-e-gettate-in-discarica
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unità navali USA davanti alle coste della Siria
La portaerei CVN 77 George H.W. Bush si è posizionata col suo micidiale gruppo navale davanti alle coste della Siria. Washington invita tutti gli americani ad abbandonare la Siria con gli ultimi voli disponibili prima dell’imposizione della ‘no fly zone’ cioè della guerra intesa a provocare pure l’Iran e che metterà a repentaglio anche la nostra incolumità di europei, ostaggi della superpotenza genocida in bancarotta.
La Turchia minaccia la Siria e la provoca con l’ammassamento di truppe al confine, Israele provoca, gongola e si prepara a sua volta. Gli inglesi sono già schierati e sono infiltrati da tempo, la Francia minaccia mentre si dice critica circa l’intervento di occupazione e l’Italia con il suo governo illegittimo frutto del golpe dei banchieri Usa, da il suo assenso-consenso all’inizio di quella che potrebbe diventare la terza guerra mondiale, senza nemmeno consultare i partiti. Con il silenzio complice di ogni organo di stampa.
Guerra, guerra, guerra…, con gli europei a ridere nei bar e a farsi intorpidire dalla Tv e dai videogiochi, mentre ulteriori centinaia di migliaia, forse milioni di vite umane, conosceranno immani sofferenze e morte per mano di assassini planetari appoggiati da noi miserabili e ignobili servi collusi. Quello che faremo a queste genti forse lo subiremo anche noi e in maniera peggiore e più duratura.
Saremo invasi dai popoli in miseria delle nazioni che avremo distrutto e saremo distrutti a nostra volta. Il nostro popolo sarà minoranza e sarà oppresso per secoli! Pessimismo? No è solo la legge biologica planetaria che fa girare la ruota della fortuna. Credete che stia esagerando? Ascoltate qua: a Montecchio Maggiore, un paese del Veneto, la prima classe elementare quest’anno era composta da 21 bambini solo ed esclusivamente figli di emigrati. Già adesso nei dintorni di Padova, la città che ha l’enorme piazza Rabin in onore al fu presidente di Israele, che ha l’enorme monumento all’11 settembre e che ha il ponte Darvin (chi può capire capisca!) nella sua zona nord, gli abitanti abbandonano palazzi e negozi e fuggono. Già ora a sera è come se vigesse il coprifuoco ed i bianchi o si rintanano in casa e sprangano la porta, o sono violentati. Intanto Monti, l’uomo di Moodys che svaluta il rating dell’Italia, l’uomo della Banca di rapina mondiale Goldman Sachs che ha rapinato l’Italia, l’uomo della Bce che minaccia e indebita l’Italia, con una manovra politica che non gli compete nel modo più assoluto, concede cittadinanza ai figli degli immigrati, ben sapendo che l’azione equivale all’innesco di una bomba ad orologeria che distruggerà la sovranità e l’integrità dello Stato in pochi anni, creando due società divise e contrapposte di assediati e di emigranti sradicati dalla loro patria e per ciò destinati a soffrire ed a combattere l’eterno gioco anglosassone del divide et impera contro di noi stupidi che saremo preda del Potere Mondialista.
Pagheremo caro, pagheremo tutto. Ancora una volta gli Angli, criminali globali dominati e incalzati oggi dai sionisti, ci trascineranno in guerra e rideranno di questa obnubilata inerme e flaccida Europa, schiava delle banche e in balia della loro finanza criminale, incapace di reazione alcuna, intenti come siamo a coltivare con invidia ognuno il suo giardinetto.
Mi ero ripromesso di proporre soluzioni, che pur esistono, ma la sproporzione fra noi Stampalibera e la stampa criminale di regime che diffonde menzogne e depista ogni giorno di più è troppo grande e la nostra voce si perde nel vento…
Scusate lo scoramento, ho ancora sotto gli occhi il sangue dei libici, che già i mostri criminali si avventano sulla piccola, popolosa e nobile Siria, ultimo baluardo di democrazia in Medio Oriente, altro che regime!….,
Autore: Lino Bottaro / Fonte: stampalibera.com
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Missili, alba di guerra: Mosca si prepara a difendere la Siria
Missili russi S-300 per difendere la Siria da un attacco occidentale, motivato da ragioni “umanitarie” e giudicato ormai imminente. Se Damasco rappresenta l’anticamera dell’assalto finale all’Iran, da Mosca arriva l’avvertimento più esplicito: giù le mani dalla Siria. Rimasta passiva nella guerra in Iraq e poi nell’operazione che in Libia ha condotto alla caduta di Gheddafi, stavolta la Russia non resterà alla finestra: «Mosca considera un attacco occidentale contro la Siria come una “linea rossa” che non tollererà», riferisce Arutz Sheva sul giornale londinese in lingua araba “Al Quds Al-Arabi”, citando fonti siriane e russe e confermando le notizie delle ultime ore: la marina da guerra di Mosca è già in Siria e sta trasferendo a Damasco importanti installazioni missilistiche contro una eventuale “no fly zone”.
«Ora sappiamo che cosa stavano trasportando quelle sei navi da guerra russe, che a quanto è stato riferito sono entrate nelle acque territoriali siriane la scorsa settimana», scrive Paul Watson sul newsmagazine “Prison Planet”: «Oltre a rappresentare una dimostrazione di forza per scoraggiare le potenze della Nato dal lanciare un attacco militare, a bordo vi erano esperti strategici e militari russi pronti ad aiutare Damasco a far funzionare un sofisticato sistema di difesa missilistica vendutogli da Mosca». Le navi da guerra russe che hanno raggiunto le acque al largo della Siria negli ultimi giorni, scrive “Al Quds Al-Arabi” il 24 novembre, stavano trasportando tecnici russi destinati ad assistere i siriani nell’installazione di batterie di missili terra-aria S-300 che Damasco ha già ricevuto.
Missili antiaerei, che fungono anche da “scudo” anti-missile: gli S-300, che sembrano destinati a «prevenire un possibile attacco» da parte della Nato, sono moderni dispositivi balistici a lungo raggio, concepiti per proteggere complessi industriali e militari di grandi dimensioni; possono sventare attacchi provenineti da aerei nemici e anche da missili da crociera. «Il sistema – scrive Watson nella sua segnalazione, ripresa da “Megachip” – è ampiamente considerato come uno dei più potenti sistemi anti-aerei nella guerra moderna, dato che è in grado di monitorare fino a 100 bersagli e affrontarne 12 alla volta».
La Russia ha recentemente cercato di vendere lo stesso sistema all’Iran, ma l’operazione – spiega Watson – è stata interrotta dopo le pressioni degli Stati Uniti e di Israele. «Armare la Siria con un così efficace mezzo di difesa aerea – aggiunge “Prison Planet” – non sarebbe ovviamente di buon auspicio per ogni potenziale “no fly zone” in programma da parte delle potenze occidentali». La guerra intanto si avvicina, innanzitutto attraverso l’ormai consueta pressione mediatica: diversi articoli sono stati fatti circolare nel corso dell’ultima settimana, segnalando che alcuni caccia provenienti dalla Turchia e da altri stati islamici sarebbero «presto entrati nello spazio aereo siriano» sotto pretesti “umanitari”, «con l’aiuto logistico degli Stati Uniti».
Insieme ai missili, aggiunge Watson, il rapporto afferma che la Russia ha installato sistemi radar avanzati presso tutte le principali installazioni militari e industriali siriane. Il sistema russo di allertamento radar copre anche le aree a nord e a sud della Siria, dove sarà in grado di rilevare il movimento di truppe o di aeromobili in direzione del confine siriano. «Gli obiettivi dei radar comprendono gran parte di Israele, così come la base militare di Incirlik in Turchia, che viene utilizzata dalla Nato», afferma il reportage di “Al Quds Al-Arabi”, confermando l’imponente dispiegamento difensivo col quale Mosca si sta preparando a proteggere la Siria, come ai tempi della Guerra Fredda.
Dal canto suo, l’Europa conferma: il ministro degli esteri francese Alain Juppé ha assicurato alle forze siriane di opposizione che le potenze della Nato stanno progettando di lanciare un intervento militare inteso a imporre «corridoi umanitari o zone umanitarie» motivate, sul modello libico, dalla protezione dei civili dai presunti abusi del regime al-Assad, accusato di una feroce repressione, con migliaia di morti rimasti sul terreno negli ultimi mesi. Per contro, il regime di Damasco ribalta le accuse: secondo Assad, le proteste poi degenerate in scontri sarebbero state abilmente orchestrate con anche l’impiego di reparti paramilitari, con l’obiettivo di destabilizzare la Siria e demonizzare l’establishment secondo il copione della “primavera araba”.
La Libia insegna: la prospettiva di attacchi aerei lanciati al riparo dell’alibi “umanitario” è vista come sempre più probabile: la portaerei Bush ha lasciato lo Stretto di Hormuz per avvicinarsi alle coste siriane, e nelle ultime ore si sono intensificate le tensioni dopo che l’ambasciata Usa a Damasco ha invitato i suoi cittadini a lasciare la Siria «immediatamente», mentre il ministero degli esteri della Turchia ha chiesto ai suoi concittadini che lavorano nella penisola arabica di «evitare di attraversare la Siria». L’attacco a Damasco, avverte Watson, potrebbe semplicemente essere un antipasto per l’attacco vero, quello contro l’Iran, perché Teheran ha promesso di difendere il suo alleato.
Il Mediterraneo sembra dunque sul punto di incendiarsi, mentre il mondo è distratto dalla catastrofe della crisi finanziaria globale. Nel mirino, ancora e sempre, il paese degli Ayatollah, contro cui Israele medita un devastante raid aereo, come ammesso dallo stesso presidente, Shimon Peres. L’aviazione di Tel Aviv è dotata di armi atomiche, e lo Stato ebraico teme che Teheran possa a sua volta attrezzarsi per fabbricare ordigni nucleari. Attualmente il fuoco è concentrato sull’alleato confinante, la Siria, che sembra destinato a fungere da detonatore. Ma stavolta, clamorosamente, torna in campo la potenza nucleare ex-sovietica: se finora ha tenuto un basso profilo, domani Mosca potrebbe pesare in modo decisivo sulla pericolosa evoluzione della crisi che minaccia il Mediterraneo e il Medio Oriente. E che, secondo il professor Michel Chossudowsky del Global Research Institute, sarebbe più corretto chiamare Terza Guerra Mondiale.
Fonte: http://www.libreidee.org/2011/11/missili-alba-di-guerra-mosca-si-prepara-a-difendere-la-siria/
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Creata task force segreta per attaccare la Siria
Un gruppo di ufficiali della Nato e di Paesi del Golfo Persico ha istituito una task force segreta a Iskenderun, nella provincia turca di Hatay, per preparare la creazione di corridoi umanitari nella confinante Siria.
È quanto scrive Debkafile, sito vicino all'intelligence israeliana, secondo cui un intervento occidentale ed arabo nel Paese di Bashar al-Assad “è in stato di avanzata pianificazione operativa”.
Nonostante la presenza di Stati Uniti, Francia, Canada, Qatar e Emirati Arabi Uniti, con i funzionari turchi a fare da spalla, il gruppo ritrovatosi in segreto non rappresenta in alcun modo la Nato, bensì si identifica come “unità auto-designata incaricata di monitorare la situazione”.
A Istanbul, nel frattempo il ministro turco degli Esteri Ahmet Davutoglu ha annunciato che sebbene il suo governo auspichi una conclusione pacifica alla crisi internazionale e speri che un intervento militare non si renda necessario, il suo paese “è pronto a qualsiasi scenario”. Un regime che tortura la propria popolazione non ha possibilità di sopravvivere, ha aggiunto Ahmet.
È la prima volta che la Turchia assume una posizione così estrema nei confronti del paese confinante. Cina e Russia, alleati storici della Siria, si sono in più occasioni dette contrarie a ricorrere ad operazioni di questo tipo per mettere fine alla escalation della crisi.
L'attacco militare in Libia di Francia e Nato è stato giustificato proprio per via del “massacro di civili” compiuto dal colonnello al potere, il rais Muhamar Gheddafi. Secondo l'Onu la repressione compiuta dalle forze di sicurezza siriane è da considerare un crimine contro l'umanità.
La Lega Araba ha imposto sanzioni contro Damasco. Consapevole della minaccia, il ministro siriano degli Esteri al-Moallem ha accusato l'organizzazione delle nazioni di Nordafrica, Corno d'Africa e Medioriente di aver dichiarato guerra economica alla Siria.
Fonte: wallstreetitalia.com
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
tratto da un articolo di http://www.nexusedizioni.it/:
Guerra, guerra, guerra…, con gli europei a ridere nei bar e a farsi intorpidire dalla Tv e dai videogiochi, mentre ulteriori centinaia di migliaia, forse milioni di vite umane, conosceranno immani sofferenze e morte per mano di assassini planetari appoggiati da noi miserabili e ignobili servi collusi. Quello che faremo a queste genti forse lo subiremo anche noi e in maniera peggiore e più duratura.
Tutto questo è pazzesco! La sera quando esco metto questa discussione in campo, ma le reazioni sono così tiepide da farmi rabbrividire. Siamo tutti annestetizzati? Credo di no, ma la domanda è, cosa possiamo fare per bloccare tutto ciò?
Guerra, guerra, guerra…, con gli europei a ridere nei bar e a farsi intorpidire dalla Tv e dai videogiochi, mentre ulteriori centinaia di migliaia, forse milioni di vite umane, conosceranno immani sofferenze e morte per mano di assassini planetari appoggiati da noi miserabili e ignobili servi collusi. Quello che faremo a queste genti forse lo subiremo anche noi e in maniera peggiore e più duratura.
Tutto questo è pazzesco! La sera quando esco metto questa discussione in campo, ma le reazioni sono così tiepide da farmi rabbrividire. Siamo tutti annestetizzati? Credo di no, ma la domanda è, cosa possiamo fare per bloccare tutto ciò?
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
"ma le reazioni sono così tiepide da farmi rabbrividire"
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Assalto all'ambasciata inglese a Teheran
Studenti fanno irruzione nella sede diplomatica e sequestrano sei funzionari. La polizia iraniana libera gli ostaggi. Distrutti gli uffici e sottratti documenti.
Ritorno al passato. Dalle schermaglie diplomatiche all'attacco frontale. La storia torna a ripetersi in un tragico revival. Alcune decine di manifestanti iraniani hanno preso d'assalto ieri due complessi che ospitano l'ambasciata britannica a Teheran, rompendo vetri, lanciando molotov e dando alle fiamme la bandiera britannica, nel corso di una manifestazione indetta contro le nuove sanzioni che Londra ha imposto allo Stato islamico. «È un covo di spie», gridavano gli studenti davanti alla sede diplomatica. Una drammatica replica di quanto accade nel novembre 1979 quando gli studenti universitari guidati dai pasdaran occuparono l'ambasciata degli Stati Uniti e presero in ostaggio 52 americani. Nelle immagini diffuse dalla tv iraniana si sono visti manifestanti che lanciavano sassi e buttavano dalla finestra documenti, mentre uno sventolava la cornice con la foto della Regina Elisabetta e un altro mentre ne strappava l'effige. Dopo un primo assalto ne è seguito un secondo. La polizia è sembrata inerme di fronte alla massa di giovani urlanti che sventolavano le bandiere della Rivoluzione Khomeinista. In queste fase i contestatori hanno preso in ostaggio sei membri dello staff diplomatico britannico. Più tardi l'agenzia di stampa Fars ha fatto sapere che la polizia iraniana ha liberato sei membri dello staff tenuti in ostaggio. «La polizia ha liberato le sei persone che lavorano per l'ambasciata britannica nel giardino Qolhak», ha riferito Fars. Feriti tra gli studenti e i poliziotti. Gli attacchi seguono la rapida approvazione, da parte del Consiglio dei Guardiani, di una legge parlamentare che impegna il governo ad espellere l'ambasciatore britannico come ritorsione per le sanzioni. La legge prevede il declassamento dei rapporti tra il ministero degli Esteri iraniano e il Foreign Office britannico. In base a questa nuova legge, i rapporti tra Teheran e Londra saranno ridotti al livello di incaricati d'affari e per questo l'ambasciatore britannico avrà due settimane di tempo per lasciare l'Iran. Un deputato aveva già avvertito domenica scorsa della possibilità di un assalto all'ambasciata britannica. Alcune decine di persone si sono staccate dalla folla di poche centinaia di contestatori fuori dall'ambasciata, si sono arrampicate sui cancelli d'ingresso e hanno fatto irruzione. I manifestanti hanno ammainato la bandiera britannica, bruciandola. All'interno del compound i manifestanti hanno lanciato pietre e bombe molotov provocando un principio di incendio. Immediata la protesta del ministero degli Esteri britannico. «C'è stata un'incursione di un significativo numero di manifestanti nelle nostre sedi dell'ambasciata, con atti di vandalismo contro la nostra proprietà», è il primo scarno comuinicato del Foreign Office. «È assolutamente inaccettabile e lo condanniamo e l'Iran pagherà serie conseguenze». Londra ha chiesto a tutti i suoi cittadini in Iran di non uscire «di casa» e «di mantenere un profilo basso». Diverse ore dopo il ministero degliesteri di Teheran ha espresso «il rammarico del governo» per «il comportamento inaccettabile di un piccolo numero di manifestanti».
Ritorno al passato. Dalle schermaglie diplomatiche all'attacco frontale. La storia torna a ripetersi in un tragico revival. Alcune decine di manifestanti iraniani hanno preso d'assalto ieri due complessi che ospitano l'ambasciata britannica a Teheran, rompendo vetri, lanciando molotov e dando alle fiamme la bandiera britannica, nel corso di una manifestazione indetta contro le nuove sanzioni che Londra ha imposto allo Stato islamico. «È un covo di spie», gridavano gli studenti davanti alla sede diplomatica. Una drammatica replica di quanto accade nel novembre 1979 quando gli studenti universitari guidati dai pasdaran occuparono l'ambasciata degli Stati Uniti e presero in ostaggio 52 americani. Nelle immagini diffuse dalla tv iraniana si sono visti manifestanti che lanciavano sassi e buttavano dalla finestra documenti, mentre uno sventolava la cornice con la foto della Regina Elisabetta e un altro mentre ne strappava l'effige. Dopo un primo assalto ne è seguito un secondo. La polizia è sembrata inerme di fronte alla massa di giovani urlanti che sventolavano le bandiere della Rivoluzione Khomeinista. In queste fase i contestatori hanno preso in ostaggio sei membri dello staff diplomatico britannico. Più tardi l'agenzia di stampa Fars ha fatto sapere che la polizia iraniana ha liberato sei membri dello staff tenuti in ostaggio. «La polizia ha liberato le sei persone che lavorano per l'ambasciata britannica nel giardino Qolhak», ha riferito Fars. Feriti tra gli studenti e i poliziotti. Gli attacchi seguono la rapida approvazione, da parte del Consiglio dei Guardiani, di una legge parlamentare che impegna il governo ad espellere l'ambasciatore britannico come ritorsione per le sanzioni. La legge prevede il declassamento dei rapporti tra il ministero degli Esteri iraniano e il Foreign Office britannico. In base a questa nuova legge, i rapporti tra Teheran e Londra saranno ridotti al livello di incaricati d'affari e per questo l'ambasciatore britannico avrà due settimane di tempo per lasciare l'Iran. Un deputato aveva già avvertito domenica scorsa della possibilità di un assalto all'ambasciata britannica. Alcune decine di persone si sono staccate dalla folla di poche centinaia di contestatori fuori dall'ambasciata, si sono arrampicate sui cancelli d'ingresso e hanno fatto irruzione. I manifestanti hanno ammainato la bandiera britannica, bruciandola. All'interno del compound i manifestanti hanno lanciato pietre e bombe molotov provocando un principio di incendio. Immediata la protesta del ministero degli Esteri britannico. «C'è stata un'incursione di un significativo numero di manifestanti nelle nostre sedi dell'ambasciata, con atti di vandalismo contro la nostra proprietà», è il primo scarno comuinicato del Foreign Office. «È assolutamente inaccettabile e lo condanniamo e l'Iran pagherà serie conseguenze». Londra ha chiesto a tutti i suoi cittadini in Iran di non uscire «di casa» e «di mantenere un profilo basso». Diverse ore dopo il ministero degliesteri di Teheran ha espresso «il rammarico del governo» per «il comportamento inaccettabile di un piccolo numero di manifestanti».
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Cameron chiude l’ambasciata di Teheran e prepara contromosse
All’indomani dell’assalto all’ambasciata a Teheran, la Gran Bretagna prepara «un’azione molto dura» e intanto richiama in patria tutto il personale delle sue rappresentanze diplomatiche. Il premier David Cameron, ha annunciato la chiusura dell’ambasciata e il richiamo in patria di tutto il personale diplomatico per garantirne la sicurezza. «Dopo valuteremo la possibilità di intraprendere azioni molto dure in risposta a questo comportamento del tutto atroce e vergognoso da parte degli iraniani», ha avvertito il titolare di Downing Street. In precedenza il Foreign Office si era limitato a confermare il rimpatrio di «una parte dello staff» e dei familiari, sottolineando che la loro incolumità è «la priorità immediata».
Ha chiuso temporaneamente i battenti anche l’ambasciata norvegese, i cui diplomatici continuano a lavorare in un’altra zona della capitale iraniana e anche le scuole francese, britannica e tedesca sono rimaste chiuse. Gli ambasciatori dei 27 Paesi Ue si riuniscono oggi per decidere una linea comune. Gli Emirati arabi hanno deciso di sospendere i voli e da e per l’Iran a partire dalla prossima settimana. Quello di martedì contro l’ambasciata e un’altra sede diplomatica britannica nel nord di Teheran è stato il più grave attacco contro una rappresentanza straniera dal 1979, quando lo staff dell’ambasciata Usa fu tenuto in ostaggio per 444 giorni. Stavolta non ci sono stati feriti, ma sei dipendenti dell’ambasciata sono stati trattenuti brevemente dagli studenti e poi rilasciati. L’ambasciata britannica è stata invasa e devastata per ore da centinaia di «studenti» che protestavano per la scelta di Londra di interrompere i contatti con le istituzioni finanziarie iraniane senza attendere la decisione dell’Ue.
Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha condannato «nel modo più duro» l’assalto all’ambasciata britannica a Teheran, definendolo «un affronto al popolo britannico e alla comunità internazionale». Anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, si è detto «sconvolto e indignato». Il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijini, ha giustificato l’assalto all’ambasciata britannica e ha criticato «la condanna affrettata del Consiglio di sicurezza dell’Onu nonostante la polizia abbia tentato di mantenere la calma». «La rabbia che ha portato a occupare l’ambasciata», ha aggiunto, «è il risultato di decenni di prepotenze di Usa e Gb». Intanto dall’intelligence israeliana filtra una notizia che, se confermata, sarebbe clamorosa: la misteriosa esplosione di lunedì a Isfahan, in Iran, è avvenuta in un impianto nucleare. Secondo quanto riferisce il Times, è stato danneggiato un sito di arricchimento dell’uranio.
CONDANNA USA – L’assalto all’ambasciata britannica alimenta pesanti dubbi sullo stato di sicurezza delle missioni diplomatiche in Iran. «Siamo pronti a ribadire in ogni modo che possiamo rendere chiaro quanto più forte possibile che i governi hanno il dovere verso la comunità diplomatica di proteggere vite e beni e ci aspettiamo che il governo iraniano lo faccia», ha aggiunto Clinton. Dal canto suo, il presidente del parlamento iraniano, Ali Larijiani, ha criticato la condanna del Consiglio di sicurezza dell’Onu per l’assalto all’ambasciata britannica. Il metodo del Consiglio di sicurezza Onu – è la convinzione di Larijiani – che ha condannato l’azione degli studenti contro l’ambasciata britannica ma non lo fece quando i corpi speciali inglesi intervennero nell’ ambasciata iraniana a Londra occupata da un «gruppo di controrivoluzionari» (nel 1980, ndr), «è ingannevole» e porterà a «instabilità nella sicurezza globale».
Ha chiuso temporaneamente i battenti anche l’ambasciata norvegese, i cui diplomatici continuano a lavorare in un’altra zona della capitale iraniana e anche le scuole francese, britannica e tedesca sono rimaste chiuse. Gli ambasciatori dei 27 Paesi Ue si riuniscono oggi per decidere una linea comune. Gli Emirati arabi hanno deciso di sospendere i voli e da e per l’Iran a partire dalla prossima settimana. Quello di martedì contro l’ambasciata e un’altra sede diplomatica britannica nel nord di Teheran è stato il più grave attacco contro una rappresentanza straniera dal 1979, quando lo staff dell’ambasciata Usa fu tenuto in ostaggio per 444 giorni. Stavolta non ci sono stati feriti, ma sei dipendenti dell’ambasciata sono stati trattenuti brevemente dagli studenti e poi rilasciati. L’ambasciata britannica è stata invasa e devastata per ore da centinaia di «studenti» che protestavano per la scelta di Londra di interrompere i contatti con le istituzioni finanziarie iraniane senza attendere la decisione dell’Ue.
Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha condannato «nel modo più duro» l’assalto all’ambasciata britannica a Teheran, definendolo «un affronto al popolo britannico e alla comunità internazionale». Anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, si è detto «sconvolto e indignato». Il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijini, ha giustificato l’assalto all’ambasciata britannica e ha criticato «la condanna affrettata del Consiglio di sicurezza dell’Onu nonostante la polizia abbia tentato di mantenere la calma». «La rabbia che ha portato a occupare l’ambasciata», ha aggiunto, «è il risultato di decenni di prepotenze di Usa e Gb». Intanto dall’intelligence israeliana filtra una notizia che, se confermata, sarebbe clamorosa: la misteriosa esplosione di lunedì a Isfahan, in Iran, è avvenuta in un impianto nucleare. Secondo quanto riferisce il Times, è stato danneggiato un sito di arricchimento dell’uranio.
CONDANNA USA – L’assalto all’ambasciata britannica alimenta pesanti dubbi sullo stato di sicurezza delle missioni diplomatiche in Iran. «Siamo pronti a ribadire in ogni modo che possiamo rendere chiaro quanto più forte possibile che i governi hanno il dovere verso la comunità diplomatica di proteggere vite e beni e ci aspettiamo che il governo iraniano lo faccia», ha aggiunto Clinton. Dal canto suo, il presidente del parlamento iraniano, Ali Larijiani, ha criticato la condanna del Consiglio di sicurezza dell’Onu per l’assalto all’ambasciata britannica. Il metodo del Consiglio di sicurezza Onu – è la convinzione di Larijiani – che ha condannato l’azione degli studenti contro l’ambasciata britannica ma non lo fece quando i corpi speciali inglesi intervennero nell’ ambasciata iraniana a Londra occupata da un «gruppo di controrivoluzionari» (nel 1980, ndr), «è ingannevole» e porterà a «instabilità nella sicurezza globale».
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
oramai abbiamo imparato: chi credete che ci sia dietro agli scalmanati? chi credete che ci fosse tra gli scalmanati? il copione si ripete immutato, ogni volta
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