Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
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Le rivoluzioni franco-britanniche
Roma/Balcani – “Il Nord-Africa è in fiamme, un’escalation di rivolte trasformatesi ben presto in guerre civili. Questa è la guerra del Mediterraneo, volta a tracciare le nuove sfere di influenza energetiche e sottrarre ogni controllo all’Italia“. Questo quanto dichiarato da Michele Altamura, direttore dell’Osservatorio Italiano, secondo il quale sono ormai evidenti le manipolazioni delle campagne di disinformazione e dei falsi giustizialismi, volti a creare le “false rivoluzioni colorate” e così delle nuove false capitali islamiche. Un grande ruolo è ora svolto da Internet e dai social-network che rivelano così un volto molto pericolo, ossia di strumento per la creazione di assembramenti e riunioni di protesta, così come per il coordinamento delle grandi masse. In gioco vi sono gli interessi dei giganti petroliferi degli antichi colonizzatori franco-britannici dell’Africa, che con Total, Chevron, Exxon, Shell e BP hanno tracciato i propri imperi energetici, decidendo ora la destituzione di quei Governi che loro stessi hanno contribuito a creare. L’Italia, con i suoi piccoli giganti, è ora costretta ad arretrare sempre di più, vedendosi quasi costretta a lasciare Tripoli e la lunga serie di cooperazioni economiche sottoscritte con Gheddafi, mentre da sola dovrà affrontare l’ondata dei rifugiati che premono sulle coste di Lampedusa.
Tali eventi non potranno non avere un’eco anche nei Balcani, dove i Governi dalla stabilità già precaria rischiano di essere bersaglio di manifestazioni incendiarie, viste le implicazioni etnico-religiose sempre in gioco. Si ingrossano così i forum e i blog che fomentano odio, malcontenti, scontri, utilizzando ogni banale pretesto per accendere le micce degli scontri. Dall’aumento dei prezzi al congelamento delle pensioni, dalla costruzione di una Chiesa all’espropriazione di un terreno. Le zone calde nell’area balcanica sono tante, primo tra tutti il Sangiaccato che rivendica l’autonomia e maggiori diritti per l’etnia bosniaco-musulmana, seguito poi dalla Bosnia Erzegovina, polveriera in cui vengono trafficate troppe armi e troppo esplosivo, ed infine la Macedonia che non ha ancora risolto l’equilibrio interno macedone-albanese. I governi, in questa guerra silenziosa, non hanno strumenti per monitorare queste nuove realtà, in cui vi sono programmi specializzati volti ad innescare conflitti inter-etnici ed interreligiosi, tutto questo gestito in maniera trasnazionale. “I media non rappresentano più la libertà di stampa, ma sono diventati solo ed esclusivamente dei cartelli di disinformazione e di provocazioni, sono delle società private con degli interessi economici. La nuova “rivoluzione internettiana” serve unicamente a cambiare le zone di influenza e a mettere al potere governi-fantoccio ingovernabili – afferma Altamura -.L’Italia resta a guardare impassibile questo scenario paradossale, in cui sia la Russia che l’America o l’Inghilterra, e persino l’ultimo paese sperduto, possono infliggere ovunque un qualsiasi colpo.
http://www.disinformazione.it/rivoluzioni_franco_britanniche.htm
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Tali eventi non potranno non avere un’eco anche nei Balcani, dove i Governi dalla stabilità già precaria rischiano di essere bersaglio di manifestazioni incendiarie, viste le implicazioni etnico-religiose sempre in gioco. Si ingrossano così i forum e i blog che fomentano odio, malcontenti, scontri, utilizzando ogni banale pretesto per accendere le micce degli scontri. Dall’aumento dei prezzi al congelamento delle pensioni, dalla costruzione di una Chiesa all’espropriazione di un terreno. Le zone calde nell’area balcanica sono tante, primo tra tutti il Sangiaccato che rivendica l’autonomia e maggiori diritti per l’etnia bosniaco-musulmana, seguito poi dalla Bosnia Erzegovina, polveriera in cui vengono trafficate troppe armi e troppo esplosivo, ed infine la Macedonia che non ha ancora risolto l’equilibrio interno macedone-albanese. I governi, in questa guerra silenziosa, non hanno strumenti per monitorare queste nuove realtà, in cui vi sono programmi specializzati volti ad innescare conflitti inter-etnici ed interreligiosi, tutto questo gestito in maniera trasnazionale. “I media non rappresentano più la libertà di stampa, ma sono diventati solo ed esclusivamente dei cartelli di disinformazione e di provocazioni, sono delle società private con degli interessi economici. La nuova “rivoluzione internettiana” serve unicamente a cambiare le zone di influenza e a mettere al potere governi-fantoccio ingovernabili – afferma Altamura -.L’Italia resta a guardare impassibile questo scenario paradossale, in cui sia la Russia che l’America o l’Inghilterra, e persino l’ultimo paese sperduto, possono infliggere ovunque un qualsiasi colpo.
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sottomarini nucleari USA in sud Italia
Sono lo strumento di distruzione più micidiale della coalizione internazionale in guerra contro Gheddafi. Hanno sganciato centinaia di missili “Tomahawk” all’uranio impoverito, spargendo polveri radioattive nelle città e nei villaggi della Libia. Transitano in immersione nei mari del sud Italia, attraversando i corridoi marittimi più trafficati come lo stretto di Messina. Per le loro soste scelgono le popolatissime baie ai piedi di due vulcani, l’Etna e il Vesuvio, accanto a depositi di carburante e munizioni, raffinerie e industrie chimiche. Si tratta dei sottomarini a propulsione nucleare della marina militare USA, impianti antiquati e pericolosi tipo “centrale Chernobyl”, con l’aggravante che se ne vanno a spasso liberi per i nostri mari.
Uno di essi è approdato il 4 aprile ad Augusta (Siracusa), in un’area ad altissimo rischio ambientale, sede di un’importante base della Marina militare italiana e del principale polo navale delle forze USA e NATO nel Mediterraneo.
L’arrivo del sottomarino è stato comunicato dalla Capitaneria di Porto della cittadina siciliana. “Visto il vigente piano di emergenza e le norme per la sosta di unità militari a propulsione non convenzionale nel porto di Augusta - si legge nell’ordinanza firmata dal comandante Francesco Frisone - è fatto divieto a tutte le unità navali non specificatamente autorizzate di avvicinarsi, transitare o sostare ad una distanza inferiore a 1.000 metri dalla unità a propulsione non convenzionale posta alla fonda nel punto di latitudine 37° 10′ 18”N e longitudine 015° 14′ 36”E”.
Durante le manovre di ingresso e uscita dell’unità militare è stato pure sospeso il traffico mercantile nel golfo di Augusta.
Con la guerra la Sicilia è sempre più a sovranità limitata: il più grande porto industriale dell’isola è dichiarato off limits per consentire le spericolate manovre dei sottomarini atomici, l’aeroporto di Trapani-Birgi viene chiuso al traffico civile, l’uso dello spazio aereo di Catania-Fontanarossa viene limitato per non disturbare le missioni dei caccia e dei velivoli senza pilota della vicina base di Sigonella.
Le autorità italiane hanno mantenuto il più stretto riserbo sul sottomarino in rada ad Augusta. Fonti del Pentagono riferiscono che le unità subacquee dislocate nel Canale di Sicilia per bombardare gli obiettivi militari e civili libici sono tre: l’USS Providence (SSN 719), l’USS Scranton (SSN 756) e l’USS Florida (SSGN 728). Ma all’area operativa della VI flotta è pure assegnato l’USS Newport News (SSN 750).
Il Providence ha effettuato una sosta tecnica a Gibilterra dal 24 al 28 marzo e pare improbabile che all’equipaggio sia stata concessa un’altra licenza-premio dalla guerra in nord Africa. È presumibile dunque che il sottomarino nucleare approdato in Sicilia sia lo Scranton (già fotografato nelle acque di Augusta il 6 marzo 2011), il Florida (tra il 3 e il 4 marzo in sosta nel porto di Napoli) o il Newport News, transitato da Napoli, secondo il Comando delle forze navali statunitensi in Europa ed Africa, lo scorso 8 marzo.
In tutti e tre i casi c’è assai poco da star tranquilli. Scranton e Newport News (come il Providence) appartengono alla classe “Los Angeles”: realizzati nella prima metà degli anni ’80, sono lunghi 110 metri, pesano 6.184 tonnellate, imbarcano 110 uomini e dispongono di un imponente arsenale di morte (siluri Mk48 ADCAP, missili per attacco a terra “Tomahawk” block 3 SLCM con una gittata di 3.100 km. e missili anti-nave “Harpoon”). La loro spinta è assicurata da un reattore ad acqua pressurizzata S6G, dove la S sta per Submarine platform, il 6 per Sixth generation e la G per General Electric, la società realizzatrice dell’impianto nucleare con una potenza di 165 MW.
Ancora più imponente l’USS Florida, sottomarino della classe “Ohio”: varato nei primi anni ’80, è lungo 170 metri e pesa 18.750 tonnellate, mentre il reattore nucleare è indicato con il codice S8G PWR (di ottava generazione) con una potenza di 26,1 MW. Il suo carburante è l’uranio arricchito nell’isotopo U235, sostituito di norma ogni 7-8 anni invece dei 18 mesi previsti per i reattori degli impianti “civili” di terra. Nel 2003 il Florida è stato convertito da sommergibile con lanciatori di missili nucleari balistici intercontinentali (SSBN) a piattaforma lanciamissili per l’attacco a terra (SSGN), 22 gruppi di lanciatori con 7 missili ciascuno BGM-109 “Tomahawk” TLAM.
L’attacco sferrato contro la Libia ha segnato il battesimo di fuoco per le unità SSGN della classe “Ohio”. “Questo nuovo guided missile submarine dispone di un potere dodici volte maggiore dei vecchi sommergibili d’attacco della classe “Los Angeles”, e di gran lunga superiore perfino agli incrociatori lanciamissili”, scrive l’attivista Phil Rushton di Peacelink. “Oltre all’equipaggio composto da 159 uomini, il Florida può imbarcare 60 militari SEAL delle Special Operations Forces (SOF), specializzati in operazioni di incursioni segrete, sabotaggio e intelligence, e che dispongono dei propri mezzi sommergibili per arrivare al bersaglio”. L’unità è pure dotata di un sistema di comunicazione di ultima generazione con antenne “High Data Rate”, che le consente di operare da struttura di comando e coordinamento dell’attacco di più mezzi, organizzati intorno al concetto militare di Small Combatant Joint Command Center (piccolo centro combattente di comando congiunto).
Secondo quanto denunciato nel 2004 dall’allora parlamentare dei Verdi Mauro Bulgarelli, oltre ad Augusta e Napoli ci sarebbero altri nove porti italiani in cui vengono periodicamente ospitati sottomarini o unità navali a propulsione nucleare (Brindisi, Cagliari, Castellamare di Stabia, Gaeta, La Maddalena , La Spezia , Livorno, Taranto e Trieste).
“Per motivi di sicurezza e per l’impossibilità delle autorità militari di ottemperare secondo legge alle disposizioni delle autorità civili, in nessuno degli attuali porti italiani è ammissibile la presenza di unità nucleari”, afferma l’ingegnere Massimo Zucchetti, professore ordinario di “Impianti nucleari” presso il Politecnico di Torino. Autore del prezioso studio sull’utilizzo nel conflitto in Libia di missili “Tomahawk” all’uranio impoverito, il professore Zucchetti ha avuto modo di esaminare i cosiddetti “piani di emergenza esterna” relativi alla sosta di unità militari a propulsione nucleare nei porti di La Spezia , Taranto, Gaeta e La Maddalena.
“L’elaborazione dei piani e la loro pubblicità è richiesta dalla vigente legislazione civile sulla radioprotezione”, spiega il docente. “È indispensabile una informazione completa sui dettagli tecnici relativi all’impianto per effettuare un’analisi incidentale credibile e stimare adeguatamente il rischio. Nel caso di reattori nucleari a bordo di unità navali militari, molte di queste informazioni mancano o sono insufficienti. Quanto sarebbe necessario acquisire, conoscere, ispezionare ed accertare si scontra molto spesso con il segreto militare. Mancano molte delle informazioni che sarebbe necessario ottenere, oppure sono inottenibili o vengono trasmesse mediante comunicazioni da parte della Marina Militare o addirittura della US Navy, con una modalità di autocertificazione che è inaccettabile nel caso dell’analisi di sicurezza di un impianto nucleare”.
Massimo Zucchetti ricorda inoltre come le normative prevedano intorno ai reattori nucleari un’area in cui non sia presente popolazione civile (la cosiddetta “zona di esclusione”), mentre è richiesta, in una fascia esteriore più ampia, una scarsa densità di popolazione per ridurre le dosi collettive in caso di rilasci radioattivi, sia di routine che incidentali. Normalmente, la fascia di rispetto ha un raggio di 1.000 metri e vi sono requisiti di scarsa densità di popolazione per un raggio di non meno di 10 km dall’impianto.
“Nell’ambito della localizzazione e del licensing di reattori nucleari civili terrestri, questi requisiti vengono rispettati nella fase di selezione del sito e dell’installazione della centrale”, spiega Zucchetti. “Cosa del tutto diversa nel caso dei reattori nucleari a bordo di unità navali militari, dato che molti dei porti si trovano in aree metropolitane densamente popolate e i punti di attracco e di fonda delle imbarcazioni sono, in alcuni casi, posti a distanze minime dall’abitato”.
“La presenza di reattori nucleari in zone densamente popolate – conclude l’ingegnere - provoca poi, in caso di incidente, evidenti difficoltà di gestione dell’emergenza. Anche in caso di messa in opera di avventurose soluzioni di rimedio, l’impatto ambientale è comunque assai rilevante”. L’orrore di Fukushima è tutt’altro che remoto per milioni di inconsapevoli cittadini italiani.
fonte: megachip.info
http://altranews.blogspot.com/2011/04/sottomarini-nucleari-usa-in-sud-italia.html#more
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Gheddafi: “L’amico Berlusconi ha commesso un crimine, porterò la guerra in Italia”
ROMA – ”Il mio amico Silvio Berlusconi ha commesso un crimine” autorizzando i bombardamenti italiani sulla Libia. E’ la prima accusa che piove da Muammar Gheddafi nel suo discorso di sabato mattina alla tv di Stato libica. Poi le accuse si moltiplicano, dal “nuovo colonialismo” al tradimento del “Trattato di amicizia”, fino alla minaccia finale: “Porteremo la guerra in Italia, lo vuole il popolo libico”.
Il “crimine” di Berlusconi. ”Avete commesso un crimine – dice il rais rivolgendosi all’Italia celebrando il 96/o anniversario della battaglia di Gardabiya contro gli italiani -, l’ha commesso il mio amico Berlusconi, l’ha commesso il Parlamento italiano. Ma ci rendiamo conto che non esiste un Parlamento in Italia, ne’ tanto meno la democrazia. Solo l’amico popolo italiano vuole la pace”.
La minaccia Quindi, da Gheddafi, una chiara minaccia: ”Mi sono rattristato quando ho sentito oggi i figli del popolo libico nei loro discorsi minacciare di trasferire la guerra in Italia. Hanno detto che oramai è una guerra tra noi e l’Italia perché l’Italia ammazza i nostri figli adesso nel 2011 come ha fatto nel 1911. Quindi i libici hanno ragione in quel che dicono e io non posso porre un veto sulle decisione dei libici che vogliono difendere la loro vita e la loro terra e trasferire la battaglia nei territori nemici”.
“Amico Berlusconi, dove sei?” Quindi Gheddafi si è rivolto con una serie di domande retoriche a Berlusconi e a tutti gli italiani. ”Dov’è il Trattato di amicizia che non permette l’uso delle basi italiane contro la Libia? Dov’e’ il Parlamento italiano? Dov’e’ il governo italiano? E dov’e’ il mio amico Berlusconi? Non avete chiesto scusa e condannato il colonialismo? Come mai ripetete adesso l’invasione con i vostri aerei?”.
Poco prima Gheddafi aveva aperto alla trattativa con la Nato. “Noi non li abbiamo attaccati, nè abbiamo oltrepassato i loro confini: perché allora ci stanno attaccando?”, ha detto il Colonnello in un’apparizione in diretta tv. “Paesi che ci attaccate, fateci negoziare con voi”, ha chiesto Gheddafi.
Poco prima, però, il rais aveva fatto capire che i margini per una trattativa sono ridotti, escludendo la possibilità dell’esilio: Non lascio il mio paese. Nessuno può obbligarmi a farlo o dirmi che non devo combattere per la Libia”.
30 aprile 2011 | 15:56
http://www.blitzquotidiano.it/politica-mondiale/gheddafi-berlusconi-criminale-guerra-itali-839630/
ROMA – ”Il mio amico Silvio Berlusconi ha commesso un crimine” autorizzando i bombardamenti italiani sulla Libia. E’ la prima accusa che piove da Muammar Gheddafi nel suo discorso di sabato mattina alla tv di Stato libica. Poi le accuse si moltiplicano, dal “nuovo colonialismo” al tradimento del “Trattato di amicizia”, fino alla minaccia finale: “Porteremo la guerra in Italia, lo vuole il popolo libico”.
Il “crimine” di Berlusconi. ”Avete commesso un crimine – dice il rais rivolgendosi all’Italia celebrando il 96/o anniversario della battaglia di Gardabiya contro gli italiani -, l’ha commesso il mio amico Berlusconi, l’ha commesso il Parlamento italiano. Ma ci rendiamo conto che non esiste un Parlamento in Italia, ne’ tanto meno la democrazia. Solo l’amico popolo italiano vuole la pace”.
La minaccia Quindi, da Gheddafi, una chiara minaccia: ”Mi sono rattristato quando ho sentito oggi i figli del popolo libico nei loro discorsi minacciare di trasferire la guerra in Italia. Hanno detto che oramai è una guerra tra noi e l’Italia perché l’Italia ammazza i nostri figli adesso nel 2011 come ha fatto nel 1911. Quindi i libici hanno ragione in quel che dicono e io non posso porre un veto sulle decisione dei libici che vogliono difendere la loro vita e la loro terra e trasferire la battaglia nei territori nemici”.
“Amico Berlusconi, dove sei?” Quindi Gheddafi si è rivolto con una serie di domande retoriche a Berlusconi e a tutti gli italiani. ”Dov’è il Trattato di amicizia che non permette l’uso delle basi italiane contro la Libia? Dov’e’ il Parlamento italiano? Dov’e’ il governo italiano? E dov’e’ il mio amico Berlusconi? Non avete chiesto scusa e condannato il colonialismo? Come mai ripetete adesso l’invasione con i vostri aerei?”.
Poco prima Gheddafi aveva aperto alla trattativa con la Nato. “Noi non li abbiamo attaccati, nè abbiamo oltrepassato i loro confini: perché allora ci stanno attaccando?”, ha detto il Colonnello in un’apparizione in diretta tv. “Paesi che ci attaccate, fateci negoziare con voi”, ha chiesto Gheddafi.
Poco prima, però, il rais aveva fatto capire che i margini per una trattativa sono ridotti, escludendo la possibilità dell’esilio: Non lascio il mio paese. Nessuno può obbligarmi a farlo o dirmi che non devo combattere per la Libia”.
30 aprile 2011 | 15:56
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Gheddafi è vivo o morto? La Nato non ha prove
Da dieci giorni di lui non si sa nulla, tutti si chiedono dove è il rais di Libia Muammar Gheddafi. Dall’ultimo disastroso bombardamento dei “volenterosi”, quello di sabato 30 aprile dove è morto il figlio Saif al Arab, non c’è traccia di lui e la Nato dice di non avere prove.
Il colonnello libico è adesso un fantasma e questo insospettisce abbastanza: sono nove, anzi dieci giorni, dall’ultimo momento in cui era vivo, di certo.Un’assenza che è già diventata un giallo: che fine ha fatto? Quello che sembra più plausibile è che sia rimasto ucciso da una bomba della Nato e gli indizi non sono pochi.
Secondo il racconto di un ambasciatore a Tripoli fatto alla Stampa «quella notte, la notte del bombardamento Nato, ci hanno portati in quella casa ed era tutto distrutto. La Nato ha utilizzato delle bombe speciali, di quelle che creano una violentissima pressione in orizzontale. Insomma, è difficile sopravvivere agli effetti di quelle bombe…».
Proviamo a ricostruire cosa è successo. Siamo al 10 maggio, il 30 aprile è la data dell’ultimo messaggio di Gheddafi: è pronto a una tregua, almeno a parole.
Poi lancia un avvertimento all’ex amico Silvio Berlusconi che invece ha dato il via libera agli aerei italiani per intervenire anche con le bombe: “L’Italia stia attenta”.
Infine, nel cuore della notte le forze alleate puntano al palazzo del colonnello: il figlio, la moglie e tre nipotini del rais Mohammad, Hanibal e Aisha muoiono tutti. Almeno la notizia è arrivata così, perché in realtà i testimoni hanno raccontato che i loro corpi appena arrivati nella camera ardente erano avvolti in teli bianchi. Il vicario apostolico di Tripoli, monsignor Giovanni Martinelli, ha detto di Saif al Arab: «Il cadavere era troppo sfigurato…».
Che Gheddafi padre sia vivo o morto resta un mistero: intanto otto raid aerei notturni nell’arco di tre ore hanno attaccato Tripoli e missili Nato avrebbero colpito il bunker del rais (i diretti interessati però negano). Nel frattempo Saif al Islam sembra abbia già ereditato la guida dell’offensiva dei ribelli.
10 maggio 2011 | 15:08
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/gheddafi-vivo-morto-libia-nato-850607/
Da dieci giorni di lui non si sa nulla, tutti si chiedono dove è il rais di Libia Muammar Gheddafi. Dall’ultimo disastroso bombardamento dei “volenterosi”, quello di sabato 30 aprile dove è morto il figlio Saif al Arab, non c’è traccia di lui e la Nato dice di non avere prove.
Il colonnello libico è adesso un fantasma e questo insospettisce abbastanza: sono nove, anzi dieci giorni, dall’ultimo momento in cui era vivo, di certo.Un’assenza che è già diventata un giallo: che fine ha fatto? Quello che sembra più plausibile è che sia rimasto ucciso da una bomba della Nato e gli indizi non sono pochi.
Secondo il racconto di un ambasciatore a Tripoli fatto alla Stampa «quella notte, la notte del bombardamento Nato, ci hanno portati in quella casa ed era tutto distrutto. La Nato ha utilizzato delle bombe speciali, di quelle che creano una violentissima pressione in orizzontale. Insomma, è difficile sopravvivere agli effetti di quelle bombe…».
Proviamo a ricostruire cosa è successo. Siamo al 10 maggio, il 30 aprile è la data dell’ultimo messaggio di Gheddafi: è pronto a una tregua, almeno a parole.
Poi lancia un avvertimento all’ex amico Silvio Berlusconi che invece ha dato il via libera agli aerei italiani per intervenire anche con le bombe: “L’Italia stia attenta”.
Infine, nel cuore della notte le forze alleate puntano al palazzo del colonnello: il figlio, la moglie e tre nipotini del rais Mohammad, Hanibal e Aisha muoiono tutti. Almeno la notizia è arrivata così, perché in realtà i testimoni hanno raccontato che i loro corpi appena arrivati nella camera ardente erano avvolti in teli bianchi. Il vicario apostolico di Tripoli, monsignor Giovanni Martinelli, ha detto di Saif al Arab: «Il cadavere era troppo sfigurato…».
Che Gheddafi padre sia vivo o morto resta un mistero: intanto otto raid aerei notturni nell’arco di tre ore hanno attaccato Tripoli e missili Nato avrebbero colpito il bunker del rais (i diretti interessati però negano). Nel frattempo Saif al Islam sembra abbia già ereditato la guida dell’offensiva dei ribelli.
10 maggio 2011 | 15:08
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
SPESE USA: AFGHANISTAN BATTE IRAQ
Quattro conti sulle guerre americane in Iraq e in Afghanistan. Nel 2003, primo anno della guerra in Iraq, gli Usa spesero 53 miliardi di dollari in Iraq e 14,7 miliardi in Afghanistan. L’anno del massimo impegno finanziario americano per l’Iraq è stato il 2008: 142,1 miliardi di dollari. Nonostante le spese per l’Iraq sia andate da allora calando e quelle per l’Afghanistan crescendo, il sorpasso si è avuto solo nel 2010: 71,3 miliardi per l’Iraq, 93,8 per l’Afghanistan. Per il 2011 l’Iraq assorbirà 49,3 miliardi e l’Afghanistan 118,6; per il 2012, secondo le previsioni del budget federale Usa, rispettivamente 17,7 e 113, 7 miliardi di dollari.
http://www.fulvioscaglione.com/index.php/guerra/spese-usa-afghanistan-batte-iraq/
Quattro conti sulle guerre americane in Iraq e in Afghanistan. Nel 2003, primo anno della guerra in Iraq, gli Usa spesero 53 miliardi di dollari in Iraq e 14,7 miliardi in Afghanistan. L’anno del massimo impegno finanziario americano per l’Iraq è stato il 2008: 142,1 miliardi di dollari. Nonostante le spese per l’Iraq sia andate da allora calando e quelle per l’Afghanistan crescendo, il sorpasso si è avuto solo nel 2010: 71,3 miliardi per l’Iraq, 93,8 per l’Afghanistan. Per il 2011 l’Iraq assorbirà 49,3 miliardi e l’Afghanistan 118,6; per il 2012, secondo le previsioni del budget federale Usa, rispettivamente 17,7 e 113, 7 miliardi di dollari.
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
E ci si chiede ancora perchè si fanno le guerre........?Alaudae ha scritto:SPESE USA: AFGHANISTAN BATTE IRAQ
Quattro conti sulle guerre americane in Iraq e in Afghanistan. Nel 2003, primo anno della guerra in Iraq, gli Usa spesero 53 miliardi di dollari in Iraq e 14,7 miliardi in Afghanistan. L’anno del massimo impegno finanziario americano per l’Iraq è stato il 2008: 142,1 miliardi di dollari. Nonostante le spese per l’Iraq sia andate da allora calando e quelle per l’Afghanistan crescendo, il sorpasso si è avuto solo nel 2010: 71,3 miliardi per l’Iraq, 93,8 per l’Afghanistan. Per il 2011 l’Iraq assorbirà 49,3 miliardi e l’Afghanistan 118,6; per il 2012, secondo le previsioni del budget federale Usa, rispettivamente 17,7 e 113, 7 miliardi di dollari.
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Io certe domande tenderea a non farle più.......sono troppo scontate le risposte.....
Mi chiederei, però, perchè noi gli permettiamo di spendere ancora così tanti soldi per ammazzarci....
Ci icazziamo se ci fanno una multa da 30€ per no aver pagato il parcheggio blu.....e non banfiamo se spendono migliardi per strminare intere popolazioni........Siamo poi strani noi essiri umani....
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
ma è sempre così: se rubi una mela perchè hai fame ti arrestano alla stregua di terrorista mentre se rubi miliardi alla comunità diventi un grande della finanza mondiale
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Alaudae ha scritto:
dunque qui abbiamo Adolf Hitler a braccietto con Stalin
Stalin con Molotov e Von Ribbentrop dopo la firma del patto d'acciaio
Mussolini con Chamberlain (la perfida Albione, il Regno Unito)............
tutti sappiamo poi com'è andata a finire.
Ti Manca Churchill con Hitler..... o credi davvero che la sospensione dell'invasione di 1 inghilterra ormai a pezzi e l'apertura del Fronte russo ... dopo la DISASTROSA esperienza della 1 guerra mondiale siano Frutto di 1 Mente Malata ??
Probabilmente ci fu 1 PATTO ... che poi quando le cose si misero male per i NAZI, l'inghilterra si affretto' a Disconoscere.....
Questo si e' 1 Bel mistero.....
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
WC e AH: mi sa tanto che non mancano solo a me...
comunque sfondi, come si dice, una porta aperta..
qui si aprirebbero discussioni a non finire, io ho voluto riportare solo fatti noti e ben documentati anche perchè immagino che non tutti siano interessati e si siano informati sulla materia.
comunque sfondi, come si dice, una porta aperta..
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Forse qualcuno ha dei dubbi sul fatto che le guerre siano fatte con accordi preventivi, e con piani ben organizati....!
Non mi sembra che in nessuna guerra siano morti Rockefeller, Mardok....e qualcune di quelle famose 13 famiglie......
questo dovrebbe far riflettere sul fatto che chi orchestra non è chi muore in geurra......
Non mi sembra che in nessuna guerra siano morti Rockefeller, Mardok....e qualcune di quelle famose 13 famiglie......
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
FALGORN ha scritto:Forse qualcuno ha dei dubbi sul fatto che le guerre siano fatte con accordi preventivi, e con piani ben organizati....!
Non mi sembra che in nessuna guerra siano morti Rockefeller, Mardok....e qualcune di quelle famose 13 famiglie......
questo dovrebbe far riflettere sul fatto che chi orchestra non è chi muore in geurra......
no, nessuno di loro è mai morto in guerra.
tutti loro ne sono usciti più potenti che mai
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Yemen, Londra: "E' peggio della Libia"
Sanaa 2 GIU – Infuriano i combattimenti a Sanaa, dove le forze fedeli al presidente yemenita Ali Abdallah Saleh combattono contro i miliziani della potente confederazione tribale degli Hashed guidata da Sadeq al Ahmar, cui hanno cercato di unirsi altre migliaia di uomini inviati a dar manforte al loro capo. Alla quarantina di morti di ieri, se ne sono aggiunti almeno altri 15 nei combattimenti notturni fra mercoledi' e giovedi'. Un quadro che ha spinto il Foreign Office a intimare ai britannici ancora presenti di lasciare ''immediatamente'' il Paese, dove la situazione sarebbe ''peggiore che in Libia'', secondo alcuni diplomatici. La fiammata di violenza nella capitale, soprattutto nel quartiere settentrionale di Hassaba distante 10 km dall'aeroporto, ha causato oggi anche la sospensione dei voli, smentita pero' dalla direzione dello scalo. Si combatte ancora anche a Taiz, grande citta' del sud ovest, dove lunedi' scorso un sit-in degli oppositori e' stato disperso dalle forze dell'ordine con un bilancio di cinquanta morti. Nelle due citta' appelli a manifestare domani, giorno islamico della preghiera, sono stati rivolti dagli avversi schieramenti. Dignitari tribali hanno reso noto che le migliaia di combattenti che si erano mossi dagli altipiani puntando su Sanaa hanno alla fine rinunciato a entrare nella capitale, dopo essersi scontrati con le forze lealiste ad Al Azraqein, distante una quindicina di km, mentre l'aviazione militare li sorvolava a bassa quota a scopo dissuasivo. Ma a Sanaa nella notte fra mercoledi' e giovedi', la terza consecutiva, e' infuriata la battaglia a Hassaba: ''Cadaveri sono disseminati nella vie, ma le ambulanze non riescono a passare'' ha riferito un medico. Davanti ai piu' sanguinosi combattimenti dalla guerra seguita alla tentata secessione del sud nel 1994, si sta intensificando l'esodo della popolazione da Sanaa, in buona parte priva di acqua e con la fornitura di elettricita' razionata: ''Se i combattimenti proseguono e' la fine dello Yemen'' ha affermato un patriarca settantenne, Mohsen Sinan, in partenza insieme a trenta famigliari, fra cui una ventina di nipoti. Per parlare di Yemen, e di come obbligare Saleh a cedere il potere, e' in missione nel Golfo l'emissario americano John Brennan, massimo consigliere per l'antiterrorismo del presidente Barack Obama: dopo l'Arabia Saudita, e' ora negli Emirati arabi uniti.
2 giugno 2011 | 19:47 Link
Sanaa 2 GIU – Infuriano i combattimenti a Sanaa, dove le forze fedeli al presidente yemenita Ali Abdallah Saleh combattono contro i miliziani della potente confederazione tribale degli Hashed guidata da Sadeq al Ahmar, cui hanno cercato di unirsi altre migliaia di uomini inviati a dar manforte al loro capo. Alla quarantina di morti di ieri, se ne sono aggiunti almeno altri 15 nei combattimenti notturni fra mercoledi' e giovedi'. Un quadro che ha spinto il Foreign Office a intimare ai britannici ancora presenti di lasciare ''immediatamente'' il Paese, dove la situazione sarebbe ''peggiore che in Libia'', secondo alcuni diplomatici. La fiammata di violenza nella capitale, soprattutto nel quartiere settentrionale di Hassaba distante 10 km dall'aeroporto, ha causato oggi anche la sospensione dei voli, smentita pero' dalla direzione dello scalo. Si combatte ancora anche a Taiz, grande citta' del sud ovest, dove lunedi' scorso un sit-in degli oppositori e' stato disperso dalle forze dell'ordine con un bilancio di cinquanta morti. Nelle due citta' appelli a manifestare domani, giorno islamico della preghiera, sono stati rivolti dagli avversi schieramenti. Dignitari tribali hanno reso noto che le migliaia di combattenti che si erano mossi dagli altipiani puntando su Sanaa hanno alla fine rinunciato a entrare nella capitale, dopo essersi scontrati con le forze lealiste ad Al Azraqein, distante una quindicina di km, mentre l'aviazione militare li sorvolava a bassa quota a scopo dissuasivo. Ma a Sanaa nella notte fra mercoledi' e giovedi', la terza consecutiva, e' infuriata la battaglia a Hassaba: ''Cadaveri sono disseminati nella vie, ma le ambulanze non riescono a passare'' ha riferito un medico. Davanti ai piu' sanguinosi combattimenti dalla guerra seguita alla tentata secessione del sud nel 1994, si sta intensificando l'esodo della popolazione da Sanaa, in buona parte priva di acqua e con la fornitura di elettricita' razionata: ''Se i combattimenti proseguono e' la fine dello Yemen'' ha affermato un patriarca settantenne, Mohsen Sinan, in partenza insieme a trenta famigliari, fra cui una ventina di nipoti. Per parlare di Yemen, e di come obbligare Saleh a cedere il potere, e' in missione nel Golfo l'emissario americano John Brennan, massimo consigliere per l'antiterrorismo del presidente Barack Obama: dopo l'Arabia Saudita, e' ora negli Emirati arabi uniti.
2 giugno 2011 | 19:47 Link
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Gli Usa stanno preparando per ottobre l'invasione di terra della Libia
Il governo degli Stati Uniti starebbe preparando l'invasione militare della Libia. Questa operazione bellica dovrà avvenire entro il mese di ottobre 2011. Questa informazione è stata divulgata alla redazione di Infowars.com da una fonte di stanza a Fort. Hood, Texas.
La medesima fonte precisa che entro luglio partiranno delle forze speciali verso la Libia. Il primo contingente “1st Calvary Division”, accompagnato da altri tre plotoni, dovrebbero raggiungere la Libia per fine ottobre e inizio novembre. Si stima che la forza di intervento statunitense conterà di 30.000 soldati ben addestrati: 12.000 forze attive; 15.000 forze di supporto.
Inoltre ci sono informazioni, confermate da molte telefonate ed e-mails, su un massiccio dispiegamento di truppe statunitensi già a settembre. Sembrerebbe che i Rangers dell'esercito degli Stati Uniti si siano già dislocati in suolo libico.
I media ufficiali non raccontano che in Libia ci sarebbero già stati i primi morti americani. A dirlo sarebbe un informatore che lavora per gli affari mortuari sotto l'USCENTCOM. Secondo egli sarebbero morti due militari e tre civili statunitensi a causa delle gravi ferite inferte dai proiettili.
L'opinione del Dr. Webster Tarpley, esperto in Geo-politica, ha confermato le chiare intenzioni del Pentagono su un'invasione a larga scala della Libia. Egli ricorda che gli Stati Uniti si trovano ormai coinvolti simultaneamente in cinque conflitti: Iraq, Afghanistan, Pakistan, Libia e Yemen. L'invasione della Libia - continua il Dr. Webster Tarpley - potrebbe aprire dei scenari incontrollabili, come ad esempio un'espansione del conflitto regionale che potrebbe dar inizio, a sua volta, alla terza guerra mondiale.
Il presidente Barack Obama ha ignorato tutti i quesiti fatti dal Congresso inerenti alla prosecuzione del conflitto militare oltre il termine dei 60 giorni fissato ai sensi del “war powers act”.
Secondo Obama in Libia non si sta consumando una guerra bensì un' “azione cinetica”. Obama giustifica questa operazione delle forze militari statunitensi nel contesto di un mandato delle Nazioni Unite.
È chiaro insomma che Barack Obama se ne infischi del Congresso e che la sua intenzione, e di coloro che lo sostengono dietro le quinte, sia quella di invadere la Libia.
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Iran: al via esercitazione missilistica
Include utilizzo razzi in grado colpire Israele e basi Usa
(ANSA) - TEHERAN, 27 GIU - I pasdaran iraniani hanno dato il via oggi a una esercitazione missilistica che durera' dieci giorni.
"L'esercitazione include l'uso di missili a corto, medio e lungo raggio", ha spiegato il comandante delle forze aeree, Amir Ali Hajizadeh. L'Iran, che nega di voler sviluppare un programma nucleare-militare, ha una vasta gamma di missili, inclusi alcuni in grado di colpire Israele e le basi statunitensi in Medio Oriente. (ANSA).
(ANSA) - TEHERAN, 27 GIU - I pasdaran iraniani hanno dato il via oggi a una esercitazione missilistica che durera' dieci giorni.
"L'esercitazione include l'uso di missili a corto, medio e lungo raggio", ha spiegato il comandante delle forze aeree, Amir Ali Hajizadeh. L'Iran, che nega di voler sviluppare un programma nucleare-militare, ha una vasta gamma di missili, inclusi alcuni in grado di colpire Israele e le basi statunitensi in Medio Oriente. (ANSA).
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'Catturate Gheddafi' L'ordine dall'Aja
Cpi spicca mandato arresto per Gheddafi e figlio
BRUXELLES - I giudici della Camera "pre-trial" del Cpi hanno accolto la richiesta del procuratore della Corte penale internazionale dell'Aja, Luis Moreno Ocampo, di spiccare un mandato di cattura contro il colonnello Muammar Gheddafi per crimini contro l'umanità. La stessa richiesta è stata accolta per il suo secondogenito Saif al-Islam e per il capo dei servizi segreti libici, Abdullah al-Senussi: anche loro sono accusati di crimini contro l'umanità. La Corte ha dato mandato di spiccare subito l'ordine di arresto.
continua
BRUXELLES - I giudici della Camera "pre-trial" del Cpi hanno accolto la richiesta del procuratore della Corte penale internazionale dell'Aja, Luis Moreno Ocampo, di spiccare un mandato di cattura contro il colonnello Muammar Gheddafi per crimini contro l'umanità. La stessa richiesta è stata accolta per il suo secondogenito Saif al-Islam e per il capo dei servizi segreti libici, Abdullah al-Senussi: anche loro sono accusati di crimini contro l'umanità. La Corte ha dato mandato di spiccare subito l'ordine di arresto.
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L'Iran lancia 14 missili e minaccia di colpire gli Usa in MO
L’Iran ha lanciato 14 missili balistici terra-terra nell’ambito di un esercitazione che vedrà impiegate le forze militari del Paese per due giorni. È stato fatto fuoco con alcuni Zelzal, Shahab-1, Shahab-2 e Shahab-3. Si tratta di missili a corto e medio raggio, in grado di colpire le basi Usa in Afghanistan che si trovano ad un massimo di 700 chilometri di distanza.
Teheran possiede la tecnologia adatta, ma dichiara di non aver intenzione di fabbricare altri missili che possono raggiungere i 2000 chilometri. “Sotto la minaccia iraniana si trovano anche le basi americane nel golfo e il territorio israeliano” afferma il comandante delle forze aree dei Guardiani della Rivoluzione, Ali Hajizadeh.
“I nostri missili sono stati pensati per colpire potenziali minacce statunitensi e del regime sionista, ma hanno una valenza difensiva.” Saranno usati, cioè, solo per rispondere ad un attacco.
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Teheran possiede la tecnologia adatta, ma dichiara di non aver intenzione di fabbricare altri missili che possono raggiungere i 2000 chilometri. “Sotto la minaccia iraniana si trovano anche le basi americane nel golfo e il territorio israeliano” afferma il comandante delle forze aree dei Guardiani della Rivoluzione, Ali Hajizadeh.
“I nostri missili sono stati pensati per colpire potenziali minacce statunitensi e del regime sionista, ma hanno una valenza difensiva.” Saranno usati, cioè, solo per rispondere ad un attacco.
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Libia, H. Clinton: invece di minacciare gheddafi se ne vada
'La pressione su Gheddafi sta aumentando, dobbiamo andare fino in fondo e lo faremo' ha aggiunto Clinton
Ieri il colonnello libico, sempre più accerchiato a Tripoli dalle forze della resistenza, e ora formalmente ricercato dalla giustizia internazionale, ha minacciato l'Europa in un discorso 'telefonico' ai suoi sostenitori riuniti sulla Piazza Verde di Tripoli: "ritiratevi prima di dover fronteggiare una catastrofe" ha detto. Anche Jimenez ha replicato alle minacce di Gheddafi affermando che "manterremo la pressione politica e militare" per raggiungere gli obiettivi indicati dall'Onu, "proteggere la popolazione libica e contribuire a che realizzi la sua legittima aspirazione di vivere in pace". Clinton effettua oggi una breve visita ufficiale a Madrid. ha in programma incontri con il premier socialista José Luis Zapatero, con re Juan Carlos di Borbone e con il capo dell'opposizione Mariano Rajoy, leader del Partido Popular, cui i sondaggi per ora promettono la vittoria alle prossime politiche di marzo.
l'articolo continua qui
Ieri il colonnello libico, sempre più accerchiato a Tripoli dalle forze della resistenza, e ora formalmente ricercato dalla giustizia internazionale, ha minacciato l'Europa in un discorso 'telefonico' ai suoi sostenitori riuniti sulla Piazza Verde di Tripoli: "ritiratevi prima di dover fronteggiare una catastrofe" ha detto. Anche Jimenez ha replicato alle minacce di Gheddafi affermando che "manterremo la pressione politica e militare" per raggiungere gli obiettivi indicati dall'Onu, "proteggere la popolazione libica e contribuire a che realizzi la sua legittima aspirazione di vivere in pace". Clinton effettua oggi una breve visita ufficiale a Madrid. ha in programma incontri con il premier socialista José Luis Zapatero, con re Juan Carlos di Borbone e con il capo dell'opposizione Mariano Rajoy, leader del Partido Popular, cui i sondaggi per ora promettono la vittoria alle prossime politiche di marzo.
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Muammar Gheddafi è pronto a mandare centinaia di kamikaze in Europa
La scorsa settimana il Rais aveva già esternato pesanti minacce alla NATO, ma ora la sua parola ha assunto un tenore molto inquietante.
Nel corso di un comizio a Sebha, nel cuore del deserto a 750 chilometri a sud della capitale, Muammar Gheddafi avverte che centinaia di kamikaze sarebbero pronti per partire in Europa. Una vera guerra terroristica per vendicare i bombardamenti delle Nato contro la Libia.
Muammar Gheddafi sostiene che il suo regime non capitolerà perché è sorretto dal popolo e non da egli stesso. Per questo motivo - continua il Rais - la NATO deve immediatamente sospendere i bombardamenti aerei. Il popolo libico è pronto a scatenare una catastrofe in Europa se la NATO non sospenderà immediatamente i suoi bombardamenti. La pace internazionale è in serio pericolo per colpa della NATO e non certo della Libia. Il popolo libico ha scelto la resistenza contro l'invasore e non ha alcun timore della macchina da guerra della NATO, ha concluso il Rais.
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Scudo missilistico USA e l'attacco all'Iran
L'inviato russo presso la NATO ha detto che gli Stati Uniti potrebbero utilizzare il progetto europeo di difesa missilistica come preparazione per un attacco all'Iran.
Washington ha detto che i suoi piani di difesa missilistica nucleare sono stati progettati per prevenire ogni possibile attacco missilistico da parte dell'Iran o della Corea del Nord.
"Il sistema di difesa missilistica non è puramente un sistema difensivo", ha detto l'inviato Dmitry Rogozin. "Ci sono esperti seri e autorevoli in Russia e in altri paesi che temono che la creazione di un sistema europeo di difesa missilistica, ufficialmente con il compito di bloccare una minaccia da parte dell'Iran, potrebbe in realtà essere un pretesto per la preparazione di un attacco all'Iran".
Le nazioni occidentali hanno accusato l'Iran di perseguire un programma clandestino di armi nucleari mentre l'Iran ha detto che la sua ricerca nucleare è puramente civile. La Russia ha favorito negoziati come un modo per risolvere il problema.
"E 'assolutamente chiaro che una difesa missilistica volto contro le armi virtuale e inesistente e le minacce inesistenti non può che aggravare la situazione", ha detto Rogozin.
Egli ha aggiunto che la Russia ha mantenuto contatti con l'Iran e sostenuto il suo "programma nucleare pacifico".
Rogozin, che si è incontro con la leadership turca ad Ankara sul progetto di difesa missilistica, ha detto che gli Stati Uniti hanno proseguito con piani indipendentemente dai negoziati con i partner europei e la Russia.
"Il governo rumeno e gli Stati Uniti hanno recentemente firmato un accordo per la costituzione di una base di missili intercettori vicino a Bucarest e poco dopo l’incrociatore USS Monterey è entrato nelle acque del Mar Nero", ha detto Rogozin.
Egli ha aggiunto che Washington prevede anche di implementare l'elaborazione dei dati e sistemi di armi in altri paesi europei entro il 2018.
Esperti statunitensi sono in trattative con il governo turco per la distribuzione di un sistema radar di allarme precoce nel sud-est del paese.
Una base di missili intercettori, quello operativo in Polonia nel 2018 e dotato entro il 2020 con nuovi missili, sarà in grado di minacciare il potenziale strategico nucleare della Russia.
Rogozin ha detto che nessun altro paese della NATO aveva le tecnologie per missili intercettori, hanno quindi scelto di comprare elementi di difesa missilistica degli Stati Uniti non avendo altra scelta.
traduzione: daniele L – AltraNews
fonte: en.rian.ru/mlitary_news/......
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La NATO ha già pianificato bombardamenti su Siria e Iran
Anche se si trova già immischiata in Libia, la NATO sta progettando di lanciare un assalto militare sulla Siria per creare una testa di ponte per un futuro attacco all'Iran: cosi dice l'inviato russo alla NATO Dmitry Rogozin.
“La pianificazione [della campagna militare] è assai in corso. Potrebbe essere una conclusione logica di quelle operazioni militari e di propaganda, che sono state portate avanti da certi paesi occidentali contro il Nord Africa”, ha detto Rogozin said in una intervista all'Izvestia newspaper, pubblicata venerdi (u.s).
L'inviato ha aggiunto che gli attacchi alla Siria e Yemen erano parte di una manovra concentrata sul “regime change” in Iran.
“Il cappio intorno all'Iran si sta stringendo. La pianificazione militare contro l'Iran è in svolgimento. E siamo certamente preoccupati per una escalation di una guerra su larga scala in questa vasta regione", ha detto Rogozin
Rogozin è noto per aver ricamato sopra, in passato, ad alcune affermazioni sull' “avventurismo della NATO”, dunque è da vedere se ci sarà veramente un intervento in Siria.
Mosca ha ripetutamente ammonito la NATO a non mettere le mani sulla Syria, dicendo che il paese dovrebbe essere lasciato in pace per risolvere i suoi problemi, dato che la violenza che ha ucciso 1600 civili da marzo continua ad affliggerlo.
Nelle recenti settimane sono salite al massimo le speculazioni in merito all'attacco all'Iran, che Regozin afferma sia l'obbiettivo a lungo termine dell'assalto alla Siria.
Gli sforzi dei leaders palestinesi per raggiungere una piena condizione di "stato.nazione", stabiliti per le audizioni ai primi di Settembre all' ONU, hanno scatenato speculationi sul fatto che Israele stia programmando un attacco chirurgico contro le strutture nucleari dell'Iran in Settembre, come mezzo per distrarre e far deragliare definitivamente il progetto di un simile accordo.
Il mese scorso l'ex agente CIA Robert Baer ha reso noti i commenti fatti dall'ex capo del Mossad, Meir Dagan “diteci con certezza che Netanyahu sta progettando un attacco e penso proprio di poter immagine quando sarà: probabilmente in settembre prima di un voto sullo stato palestinese”.
by Paul Joseph Watson, redattore e scrittore per Prison Planet.com. Autore di "Order Out Of Chaos" (Ordine dal caos) / Fonte originale: prisonplanet.com / Traduzione a cura di: Cristina Bassi - saluteolistica.blogspot.com / Fonte: cafedehumanite.blogspot.com
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Re: Una raffica di colpi di stato prendono forma in pochissimo tempo nel Mediterraneo
Invasione della Libia, il racconto di una cittadina italiana....
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Invasione della Libia: un video che spiega la messa in scena
Avete notato come la situazione in Libia sia frettolosamente tornata alla normalità, soprattutto tutti gli impianti petroliferi e del gas? È veramente incredibile se uno ci pensa!
Avete notato in che modo i media europei parlano di Gheddafi?
Il colonnello viene dipinto come un pericoloso terrorista che deve essere immediatamente processato.
Ultimamente i media non si accontentano solo di questo e nascono strane storie: Gheddafi avrebbe abusato di moltissime donne; egli avrebbe stuprato delle sue collaboratrici ed anche del personale domestico. Inoltre Gheddafi - sempre stando ai media europei - avrebbe stuprato decine di soldatesse del suo corpo d'armata personale.
Incredibile, vero? Che uomo loquace e insaziabile questo Gheddafi.
Una riflessione: Gheddafi deve accontentare sua moglie, le sue amiche, le sue conoscenti, ma non gli basta. Gheddafi ha bisogno di scoparsi i suoi domestici, ma non gli basta! Deve violentare pure decine di giovani soldatesse.
A questo punto lascio a Voi lettori le conclusioni di questa strana propaganda architettata dai media europei.
Le cose non stanno cosi! Questo video spiega come sono andate veramente le cose.
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Invasione della Libia: un video che spiega la messa in scena
Avete notato come la situazione in Libia sia frettolosamente tornata alla normalità, soprattutto tutti gli impianti petroliferi e del gas? È veramente incredibile se uno ci pensa!
Avete notato in che modo i media europei parlano di Gheddafi?
Il colonnello viene dipinto come un pericoloso terrorista che deve essere immediatamente processato.
Ultimamente i media non si accontentano solo di questo e nascono strane storie: Gheddafi avrebbe abusato di moltissime donne; egli avrebbe stuprato delle sue collaboratrici ed anche del personale domestico. Inoltre Gheddafi - sempre stando ai media europei - avrebbe stuprato decine di soldatesse del suo corpo d'armata personale.
Incredibile, vero? Che uomo loquace e insaziabile questo Gheddafi.
Una riflessione: Gheddafi deve accontentare sua moglie, le sue amiche, le sue conoscenti, ma non gli basta. Gheddafi ha bisogno di scoparsi i suoi domestici, ma non gli basta! Deve violentare pure decine di giovani soldatesse.
A questo punto lascio a Voi lettori le conclusioni di questa strana propaganda architettata dai media europei.
Le cose non stanno cosi! Questo video spiega come sono andate veramente le cose.
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La rivoluzione di Ron Paul: senza peli sulla lingua sull'intervento in Libia e il resto
Missione eseguita in Libia? Anche se un uragano tremendo ha colpito la costa orientale dell'America, l'amministrazione è determinata ad espandere la guerra in Libia e nel mentre a terrorizzare il regime in Siria.
C'è un limite agli appetiti del governo nel creare più problemi alla nostra nazione ed economia?
Gli americani potrebbero essere tentati a celebrare l'apparente vittoria dei ribelli in Libia appoggiati dagli USA e della NATO, poiché sembra che il regime di Gheddafi sia sovvertito. Ma credo sia prematuro ogni entusiasmo per la nostra disavventura libica
L'amministrazione Obama ha attaccato la Libia senza una dichiarazione di guerra costituzionale, senza una significativa consultazione con il Congresso e senza che fosse stato autorizzato un dollaro dalla Camera o Senato. È stata una guerra iniziata da un presidente che si è rivolto all'ONU per la sua autorità e che ha ignorato l'autorità del Congresso USA.
Stiamo meglio come nazione avendo ignorato e svalutato la nostra Costituzione? Stiamo meglio avendo speso più di un miliardo di dollari per attaccare un paese a migliaia di chilometri da noi e che non ci ha minacciato?
Siamo più sani finanziariamente nell'aver allargato l'impero fino ad includere un altro protettorato e probabilmente una occupazione militare a lungo termine? Siamo più ammirati nel mondo per essere nuovamente coinvolti in un'altra guerra?
Tuttavia molti affermeranno che disfarsi di Gheddafi ne è valsa la pena. Diranno che il fine giustifica i mezzi. Questo mentre il pedaggio dei civili bombardati dalla NATO aumenta, in una guerra travestita da “protezione della popolazione civile”: persino la discussione iniziale se intervenire o meno è ridicola.
Non dovremmo dimenticare che non c'erano massacri in Libia prima dell'attacco della NATO. L'attacco è stato soprannominato intervento umanitario preventivo. Ma non appena gli aerei della NATO hanno cominciato a bombardare, i civili hanno cominciato a morire.
Gheddafi sarà pure stato un tiranno, ma come tale non è stato peggio di molti altri che sosteniamo e annoveriamo tra gli alleati. È disturbante la cosa ma vediamo uno schema in cui leaders, relativamente secolari, nel mondo arabo divengono obiettivi di “regime change” (cambio di regime) con il risultato che ne deriva un vuoto di potere che viene riempito da elementi più radicali.
L'Iraq post-Saddam è certamente più vicina all'Iran di quanto lo fosse prima dell'invasione USA. La Libia sarà diversa?
Vediamo già orrende rappresaglie dei ribelli spalleggiati dagli USA contro i loro oppositori politici. Ci sono scene raccapriccianti di saccheggi e illegalità da parte dei ribelli. Sappiamo che alcune fazioni di ribelli sembra che siano alleati con estremisti islamici ed altri che sembrano avere legami con la CIA. Sembra che abbiamo anche propensione ad uccidersi tra loro come ad uccidere i sostenitori del precedente regime.
La struttura tribale della società libica non fa che rassicurare sul fatto che ci sia una guerra civile in programma, piuttosto che una democrazia in stile svizzero che alcuni sostenitori dell'intervento dicono sia dietro l'angolo.
Cosa c'è dopo una vittoria del genere? Con la scalata del Grande Occidente per afferrare le riserve petrolifere della Libia nel mezzo di caos politico e violenza interni, qualcuno dubita che le truppe di terra della NATO non siano già preparate per un'altra occupazione?
I neo-conservatori continuano a dominare la nostra politica estera, indipendentemente da quale amministrazione è al governo. A loro non importa che siamo in bancarotta, poiché sono troppo accecati dal loro desiderio imperialistico e dalla loro affezione per alleanze intrappolanti che ci hanno giustamente consigliato di evitare.
Hanno puntato gli occhi poi successivamente sulla Siria, dove gli USA si stanno muovendo costantemente verso un intervento in un altro conflitto interno che non ha nulla a che fare con gli USA. Il presidente USA ha già richiesto un “regime change” in Siria, aggiungendo nuove sanzioni contro il regime siriano. I bombardieri USA sono già pronti?
Articoli correlati:
http://pino-cabras.blogspot.com/2011/08/la-tragedia-di-tripoli-e-del.html
Fonte della trascrizione del discorso: : dailybail.com / Traduzione a cura di: Cristina Bassi / Fonte: cafedehumanite.blogspot.com
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USA vs OSAMA
questa immagine da me fortunosamente trovata in rete riassume meglio di mille parole la guerra degli USA verso Osama e comunque Al Qaeda...
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Terrorismo: 10° anniversario 11/9
Terrorismo. Nel 10° anniversario dell’11 settembre
da: MONDOCANE - controblog di Fulvio Grimaldi
Non vi raccontano che a Tripoli succede una Bengasi o una Falluja all'ennesima potenza: i mercenari Nato, comandati da uno dei più efferati terroristi di Al Qaida, Abdul Hakim Belhadj, assassino che ha operato in tutto il Globo per conto della Cia (come sempre Al Qaida, che ne è stata creata e che ne è manovrata), stanno commettendo carneficine, saccheggiano tutto, uccidono a mani legate i combattenti patrioti catturati, massacrano le famiglie nei quartieri delle case popolari costruite da Gheddafi, danno la caccia, come a Misurata e Bengasi, ai libici neri e agli immigrati dei paesi subsahariani. La Nato lo sapeva, la Nato lo voleva. La Nato continua a bombardare Tripoli e la Libia, segno che Gheddafi e i gheddafiani ci sono. E ci restano, scommettiamo?
Lo strumento risolutivo è sempre il terrorismo. Quelli che la Nato ha affidato al comando del suo boss Al Qaida più qualificato, sempre ovviamente al guinzaglio degli squadroni della morte delle forze speciali Nato, sono quelli che a Bengasi e Misurata hanno compiuto efferatezze sataniche che neanche Dante o Hyeronimus Bosch avrebbero potuto immaginare, sono gli invasati decerebrati, ma ben pagati, che per Cia e Mossad e la civiltà occidentale hanno lavorato in Afghanistan, Iraq, Bosnia, Kosovo (c'era pure l'altro fiduciario, Bin Laden), Cecenia, Al Qaida nel Maghreb, Al Qaida nella Penisola Arabica in Yemen, in parallelo terrorista con i fiorellini "nonviolenti" delle rivoluzioni colorate. Sono quelli che, bontà loro, si sono assunti la paternità Cia-Mossad dell'11 settembre e seguenti. Sono dell'Occidente l'arma di distruzione di massa per eccellenza.
Per coprire la sua complicità, anzi il suo rapporto filiale, con Al Qaida, oggi Washington annuncia di aver abbattuto in Pakistan, con un drone, il "numero due" di Al Qaida in Pakistan, Atijah Abd el Rahman. E' una balla, smentita dal governo pakistano, ma serve a distogliere il gregge dalla sempre più chiara sinergia terrorismo Nato-terrorismo Al Qaida. Cosa fanno tutti i media? Siguen, laufen nach, follow, suivren, seguono. Magari si baloccano con le lieve insofferenze di Amnesty, ben bilanciate, con i 50.000 (cinquantamila!) prigionieri politici di Gheddafi “fatti sparire”, i 4000 delinquenti comuni liberati fatti passare per "prigionieri politici", il “lusso sfrenato” della famiglia Gheddafi sintetizzato in un deplorevole, eccessivo, tracotante idromassaggio. Qualcuno pensi ai lussi di Buckingham Palace, del Quirinale, delle reggie amiche del Golfo ... Sono cose che valgono le “70mila donne stuprate dai gheddafiani a Bengasi”, a cui un'avvocata "indipendente" ha inviato altrettanti questionari, di cui ne ha avuti indietro 60mila (bum!), con però solo(?) 259 che si dichiaravano violentate. Smascherata da giornalisti investigativi Usa seri, le è stato chiesto di esibire i formulari. O, almeno, i contatti delle sue intervistate. Niente, nada, nothing, rien, nichts. Tale è l'informazione della civiltà democratica e assolutamente superiore. In cui s'è fatta confortevole nido la sinistra del del mondo. E' che aveva tanto freddo...tutta sola... tra branchi e mandrie e stormi e mute di estremisti e popoli intemperanti.
Il paradosso da ridicolizzare tutti i paradossi è che, ucciso e buttato a mare un Numero Uno che era morto di diabete nel 2001 in Pakistan, dopo aver formidabilmente servito lo scontro di civiltà scatenato dall’Impero, gli stessi che si accingono a celebrare con vertiginosa e sanguinaria ipocrisia l’11 settembre attribuito ad Al Qaida e che gli ha spianato la strada per l’assalto al restante mondo, fanno spuntare tutto un florilegio di Numeri Due onde non perdere il ritmo e ulteriormente incentivare e allargare la sfera d’azione dei terrorismi di Stato. La sinergia Nato-terrorismo internazionale, come esemplificata oggi dal comando congiunto Nato-boss di Al Qaida a Tripoli, può apparire sbalorditiva solo per i gonzi alla Marco D’Eramo e altri (del “manifesto”) che danno dei “teorici della cospirazione” e dei “complottisti” a chiunque guardi nelle palle degli occhi e tra gli artigli i veri cospiratori. Vedi attacco alla Libia, Afghanistan, Iraq, grazie al complotto delle panzane, vedi la rapina planetaria ai danni di quasi tutta l’umanità grazie al complotto della “crisi”, vedi mafia, massoneria, Vaticano con Opus Dei e le loro strategie occulte intrecciate tra di loro e con la classe politica e il capitale…). E i gonzi sono anche dei timorosi benpensanti, per cui se qualcosa può sembrare sbalorditivo e, dunque, preoccupante, destabilizzante, meglio tapparsi gli occhi e lanciare fette di prosciutto su quelli degli altri.
Vogliamo allora fare una contro-commemorazione dell’ 11/9, accanto all’occasione ufficiale dei terroristi che si propone, come in Norvegia, di allestire spunti, con Al Qaida ed altri, per dare ancora più denti e obiettivi a terrorismo e guerra (e conseguente stato di polizia interno): Siria, Yemen, Somalia, Iran, Pakistan, e poi Myanmar, Corea del Nord, Eritrea, Algeria, l’Africa tutta, Russia… Cina. Noi, nel nostro piccolissimo, però innervato (come dice Bertinocchio) dalla verità, cerchiamo di limarne le zanne e mozzarne la lingua.
11 settembre, che commissione!
Con libri e pubblicazioni il presidente, vicepresidente e primo consigliere giuridico della Commissione parlamentare Usa sull’11/9 – Thomas Kean, Lee Hamilton e John Farmer Jr. (li conosce Marco D’Eramo, occhiuto inviato negli Usa - si sono dissociati fortemente dalla relazione finale della Commissione. Hanno dichiarato che: l’amministrazione Bush ha ostacolato tutti i lavori, ha negato informazioni e documenti, Bush avrebbe accettato di testimoniare solo se fosse stato accompagnato dal vice Dick Cheney (detto “il macellaio”), né Bush né Cheney hanno voluto testimoniare sotto giuramento, dirigenti e funzionari del Pentagono hanno platealmente mentito alla Commissione, testimonianze sono state rifiutate, la Commissione voleva incriminare questi personaggi per ostruzione della giustizia e falsa testimonianza, la Commissione era stata predestinata a fallire, il governo aveva preso la decisione di non dire la verità sull’accaduto, i nastri del NORAD (Comando Usa Nord) raccontano una storia del tutto diversa da quella passata a noi e al pubblico, “ a tuttoggi non sappiamo perché il NORAD ci ha detto ciò che ci ha detto e che era lontanissimo dalla verità”.
Prosegue la denuncia. Alla maggior parte degli interrogativi della famiglie delle vittime non fu data risposta. Testimoni cruciali non furono chiamati. Furono ascoltati solo coloro che sostenevano le tesi governative. La Commissione era un’operazione politica controllata, non una ricerca di fatti e prove. I suoi membri erano tutti politici. Non c’era un solo esperto della materia. Il senatore Max Cleland si dimise dalla Commissione perché “non avrebbe più potuto guardare negli occhi un qualsiasi americano, in particolare i congiunti”.
Si potrebbe immaginare che, se un pugno di inesperti viveur arabi, alcuni dei quali ricomparsi in vita e di cui non c’è traccia in alcuna lista d’imbarco, hanno potuto minchionare la Cia, l’FBI, 16 agenzie di intelligence Usa, tutti i servizi segreti alleati, in primis il Mossad, il Consiglio Nazionale di Sicurezza (organo principe dello Stato di Polizia), il Dipartimento di Stato di una Medusa con i serpenti in testa come Hillary, il Norad, la Sicurezza aeroportuale quattro volte nella stessa mattinata, i controllori del traffico aereo, il presidente, il congresso e tutti i media, eccetera, si dovrebbe poter chiedere come un simile improbabilissmo ambaradan sia potuto succedere. Magari aggiungendo come mai quegli agenti del Mossad, che erano pronti a filmare lo spettacolo e, alla sua riuscita, si sono visti saltellare di esultanza e darsi dei cinque, il cui pulmino rigurgitava di materiale elettronico sofisticatissimo, fossero stati rilasciati e rispediti nel covo Israele dopo pochi giorni.
Marco d’Eramo e tutta l’allegra brigata dei pecoroni collaborazionisti che recitano ancora il rosario delle bufale Usa sull’11/9 (come su Libia e tutti gli altri) farebbero bene, se giornalisti, a bersi un caffè con qualcuno di queste organizzazioni, composte da migliaia di persone: Architetti e Ingegneri per la Verità sull’11/9, Vigili del Fuoco per la Verità sull’11/9, Piloti per la Verità sull’11/9, Scienziati per la Verità sull’11/9, Ricordare la Torre n. 7, Famiglie delle Vittime per la Verità dell’11/9. E non sono gli unici. Ci sono alcuni dei più prestigiosi esponenti Usa e internazionali di queste categorie, quelli che non dipendono da guiderdoni di Stato, quelli che non se la sono fatta sotto davanti alle rappresaglie di carriera, reddito, reputazione. C’è dunque da chiedersi perché mai, mettiamo, 1.500 ingegneri e architetti dovrebbero sostenere una montatura che con ogni certezza gli mette a repentaglio cose della vita assai importanti. David Ray Griffin, accademico Usa, ha scritto 10 libri confutando la versione governativa. In Italia lo ha fatto Giulietto Chiesa, uno dei giornalisti più seri e addentro alle cose. Gli scienziati hanno sottolineato che non è stata data una spiegazione per la fusione dell’acciaio rinforzato. Nessuno ha mai risposto sul crollo, per ovvia demolizione controllata (confermata dal proprietario) della Torre 7, contente gli uffici operativi dell’Intelligence. La relazione non ne ha potuto parlare, nessuno ha mai dato una spiegazione. Una squadra di chimici dell’Università di Copenhagen ha rintracciato tra le macerie di Ground Zero residui di nanotermite, un esplosivo avanzatissimo di potenza nucleare. I dirigenti dei Vigili del Fuoco hanno lamentato che nessuna inchiesta forense è stata condotta sulla distruzione e sui resti degli edifici. I detriti di metallo sono stati portati oltremare entro 24 ore. Il che costituisce reato.
E tralasciamo, rimandando alla miriade di documenti pubblicati, l’elenco massiccio delle aberrazioni e falsificazioni tecniche, smentite inesorabilmente dalle riprese televisive e da operatori sul posto; i retroscena della speculazione borsistica sugli effetti dell’attentato; il ruolo del magnate ebreo Larry Silverstein, neoproprietario di un complesso di grattacieli da abbattere perché obsoleti e pieni di amianto, ma ottimo pretesto per una miliardaria speculazione assicurativa; coloro, amici, affini, impegnati nelle Torri, che furono avvisati in salutare anticipo dell’apocalisse; l’ilare disinvoltura con cui si è sorvolato sul prodigio di scapestrati arabi, falliti all’esame di guida di un Piper, che a New York e a Washington compiono con enormi Boeing acrobazie che i più esperti piloti del mondo giurano che mai le avrebbero potuto compiere. Ma nelle ceneri fumanti dei detriti frantumati s’è trovato, lucido e integro, il passaporto del caposquadra.
Tutto questo diventa quasi irrilevante davanti all’inesorabile e agghiacciante cui prodest dell’intera operazione. L’11 settembre, con i successivi episodi analoghi, quelli fasulli (polverine nelle scarpe o nelle mutande di viaggiatori, esplosivi da allestire in toeletta d’aereo e che avrebbero fumigato l’intera cabina, pullman con fuochi d’artificio a Times Square) e quelli certamente in preparazione, è l’evento decisivo dell’era in cui siamo entrati con il beneplacito della”sinistre” a partire dall’esperimento di laboratorio Contras del Nicaragua di Reagan. Scontro di civiltà, oggi arrivato in Libia, fomentato con l’arma del terrorismo dinamitardo, assassino e mediatico; dittatura della finanza per cancellare la politica e gli Stati sovrani e attuare l’ultimo grande trasferimento di ricchezza e di risorse (ambiente da uccidere) dal basso al minuto cocuzzolo capitalista.
Senatore e viceministro Usa: lezione alle “sinistre”
Scrive Paul Craig Roberts, senatore e, sotto Reagan, sottosegretario del Tesoro, poi presidente o membro di numerose commissioni parlamentari, cattedratico di economia in 6 università Usa, editorialista del Wall Street Journal:
“La versione data dal governo Usa dell’11/9 è la base di partenza per le infinite e interminabili guerre che stanno esaurendo le risorse dell’America e distruggendo la sua popolazione, insieme a tante altre. Ed è il fondamento del nostro Stato di Polizia che finirà con l’abbattere qualsiasi opposizione alle guerre. Gli americani sono incatenati alla storia dell’attacco islamico dell’11/9, perché è questo evento che giustifica la carneficina delle popolazioni civili in numerosi paesi islamici e giustifica Stati di Polizia domestici quale unica difesa dai terroristi. Già abbiamo la metamorfosi di terroristi in “estremisti politici”, “agitatori sociali”, “ambientalisti”, “animalisti”, attivisti antiguerra…
Oggi siamo insicuri, non a causa di terroristi o estremisti interni, ma perché abbiamo perso le nostre libertà civili e non possiamo difenderci da un potere che non deve rendere conto. Forse varrebbe la pena chiedersi, in dibattiti pubblici e in parlamento, come tutto questo abbia potuto succedere”. Non vi pare, Marco D’Eramo e compagnia salmodiante i karma tossici.
Finchè rimane in piedi questa Disneyland nucleare che è la versione ufficiale sull’11/9, le nostre parole svaporeranno in quei fumi tossici, le nostre armi politiche saranno ferrovecchio spuntato, non ci sarà salvezza per il mondo. Hic Rhodus, hic salta. Conniventi dell’anticomplottismo, sarete chiamati a pagare. Ma temo solo dai vostri manovratori.
===========================================================
La Libia di Gheddafi:
Indennità di disoccupazione: 730$ mensili
(in Libia la vita costa 1/3 rispetto a qui)
Pil pro-capite: 14.192$ – DEBITO/PIL: 33%
(secondo il sito della CIA al 2010 è il paese meno indebitato al mondo)
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/rankorder/2186ran…
Ogni membro di una famiglia riceve dallo Stato 1000$ annuali
Per ogni nuovo nato lo Stato dona alla famiglia 7000$
Gli sposi ricevono 64.000$ per l’acquisto di una casa
Istruzione ed università all’estero a carico dello Stato
Prezzi simbolici dei prodotti alimentari base per le famiglie numerose
Erogazione gratuita di prodotti medicinali e farmaceutici
1 litro di benzina costa 0,14$ dunque è più economica dell’acqua
Energia elettrica gratuita
All’apertura di un’attività personale si riceve un finanziamento statale di 20.000$
Per l’acquisto di una vettura il 50% è versato dallo Stato
Prestiti per l’acquisto di un auto o di una casa senza alcun interesse
Imposte e tasse extra PROBITE
http://tipggita32.wordpress.com/2011/04/22/eloquent-facts-of-the-socialist-li…
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da: MONDOCANE - controblog di Fulvio Grimaldi
Non vi raccontano che a Tripoli succede una Bengasi o una Falluja all'ennesima potenza: i mercenari Nato, comandati da uno dei più efferati terroristi di Al Qaida, Abdul Hakim Belhadj, assassino che ha operato in tutto il Globo per conto della Cia (come sempre Al Qaida, che ne è stata creata e che ne è manovrata), stanno commettendo carneficine, saccheggiano tutto, uccidono a mani legate i combattenti patrioti catturati, massacrano le famiglie nei quartieri delle case popolari costruite da Gheddafi, danno la caccia, come a Misurata e Bengasi, ai libici neri e agli immigrati dei paesi subsahariani. La Nato lo sapeva, la Nato lo voleva. La Nato continua a bombardare Tripoli e la Libia, segno che Gheddafi e i gheddafiani ci sono. E ci restano, scommettiamo?
Lo strumento risolutivo è sempre il terrorismo. Quelli che la Nato ha affidato al comando del suo boss Al Qaida più qualificato, sempre ovviamente al guinzaglio degli squadroni della morte delle forze speciali Nato, sono quelli che a Bengasi e Misurata hanno compiuto efferatezze sataniche che neanche Dante o Hyeronimus Bosch avrebbero potuto immaginare, sono gli invasati decerebrati, ma ben pagati, che per Cia e Mossad e la civiltà occidentale hanno lavorato in Afghanistan, Iraq, Bosnia, Kosovo (c'era pure l'altro fiduciario, Bin Laden), Cecenia, Al Qaida nel Maghreb, Al Qaida nella Penisola Arabica in Yemen, in parallelo terrorista con i fiorellini "nonviolenti" delle rivoluzioni colorate. Sono quelli che, bontà loro, si sono assunti la paternità Cia-Mossad dell'11 settembre e seguenti. Sono dell'Occidente l'arma di distruzione di massa per eccellenza.
Per coprire la sua complicità, anzi il suo rapporto filiale, con Al Qaida, oggi Washington annuncia di aver abbattuto in Pakistan, con un drone, il "numero due" di Al Qaida in Pakistan, Atijah Abd el Rahman. E' una balla, smentita dal governo pakistano, ma serve a distogliere il gregge dalla sempre più chiara sinergia terrorismo Nato-terrorismo Al Qaida. Cosa fanno tutti i media? Siguen, laufen nach, follow, suivren, seguono. Magari si baloccano con le lieve insofferenze di Amnesty, ben bilanciate, con i 50.000 (cinquantamila!) prigionieri politici di Gheddafi “fatti sparire”, i 4000 delinquenti comuni liberati fatti passare per "prigionieri politici", il “lusso sfrenato” della famiglia Gheddafi sintetizzato in un deplorevole, eccessivo, tracotante idromassaggio. Qualcuno pensi ai lussi di Buckingham Palace, del Quirinale, delle reggie amiche del Golfo ... Sono cose che valgono le “70mila donne stuprate dai gheddafiani a Bengasi”, a cui un'avvocata "indipendente" ha inviato altrettanti questionari, di cui ne ha avuti indietro 60mila (bum!), con però solo(?) 259 che si dichiaravano violentate. Smascherata da giornalisti investigativi Usa seri, le è stato chiesto di esibire i formulari. O, almeno, i contatti delle sue intervistate. Niente, nada, nothing, rien, nichts. Tale è l'informazione della civiltà democratica e assolutamente superiore. In cui s'è fatta confortevole nido la sinistra del del mondo. E' che aveva tanto freddo...tutta sola... tra branchi e mandrie e stormi e mute di estremisti e popoli intemperanti.
Il paradosso da ridicolizzare tutti i paradossi è che, ucciso e buttato a mare un Numero Uno che era morto di diabete nel 2001 in Pakistan, dopo aver formidabilmente servito lo scontro di civiltà scatenato dall’Impero, gli stessi che si accingono a celebrare con vertiginosa e sanguinaria ipocrisia l’11 settembre attribuito ad Al Qaida e che gli ha spianato la strada per l’assalto al restante mondo, fanno spuntare tutto un florilegio di Numeri Due onde non perdere il ritmo e ulteriormente incentivare e allargare la sfera d’azione dei terrorismi di Stato. La sinergia Nato-terrorismo internazionale, come esemplificata oggi dal comando congiunto Nato-boss di Al Qaida a Tripoli, può apparire sbalorditiva solo per i gonzi alla Marco D’Eramo e altri (del “manifesto”) che danno dei “teorici della cospirazione” e dei “complottisti” a chiunque guardi nelle palle degli occhi e tra gli artigli i veri cospiratori. Vedi attacco alla Libia, Afghanistan, Iraq, grazie al complotto delle panzane, vedi la rapina planetaria ai danni di quasi tutta l’umanità grazie al complotto della “crisi”, vedi mafia, massoneria, Vaticano con Opus Dei e le loro strategie occulte intrecciate tra di loro e con la classe politica e il capitale…). E i gonzi sono anche dei timorosi benpensanti, per cui se qualcosa può sembrare sbalorditivo e, dunque, preoccupante, destabilizzante, meglio tapparsi gli occhi e lanciare fette di prosciutto su quelli degli altri.
Vogliamo allora fare una contro-commemorazione dell’ 11/9, accanto all’occasione ufficiale dei terroristi che si propone, come in Norvegia, di allestire spunti, con Al Qaida ed altri, per dare ancora più denti e obiettivi a terrorismo e guerra (e conseguente stato di polizia interno): Siria, Yemen, Somalia, Iran, Pakistan, e poi Myanmar, Corea del Nord, Eritrea, Algeria, l’Africa tutta, Russia… Cina. Noi, nel nostro piccolissimo, però innervato (come dice Bertinocchio) dalla verità, cerchiamo di limarne le zanne e mozzarne la lingua.
11 settembre, che commissione!
Con libri e pubblicazioni il presidente, vicepresidente e primo consigliere giuridico della Commissione parlamentare Usa sull’11/9 – Thomas Kean, Lee Hamilton e John Farmer Jr. (li conosce Marco D’Eramo, occhiuto inviato negli Usa - si sono dissociati fortemente dalla relazione finale della Commissione. Hanno dichiarato che: l’amministrazione Bush ha ostacolato tutti i lavori, ha negato informazioni e documenti, Bush avrebbe accettato di testimoniare solo se fosse stato accompagnato dal vice Dick Cheney (detto “il macellaio”), né Bush né Cheney hanno voluto testimoniare sotto giuramento, dirigenti e funzionari del Pentagono hanno platealmente mentito alla Commissione, testimonianze sono state rifiutate, la Commissione voleva incriminare questi personaggi per ostruzione della giustizia e falsa testimonianza, la Commissione era stata predestinata a fallire, il governo aveva preso la decisione di non dire la verità sull’accaduto, i nastri del NORAD (Comando Usa Nord) raccontano una storia del tutto diversa da quella passata a noi e al pubblico, “ a tuttoggi non sappiamo perché il NORAD ci ha detto ciò che ci ha detto e che era lontanissimo dalla verità”.
Prosegue la denuncia. Alla maggior parte degli interrogativi della famiglie delle vittime non fu data risposta. Testimoni cruciali non furono chiamati. Furono ascoltati solo coloro che sostenevano le tesi governative. La Commissione era un’operazione politica controllata, non una ricerca di fatti e prove. I suoi membri erano tutti politici. Non c’era un solo esperto della materia. Il senatore Max Cleland si dimise dalla Commissione perché “non avrebbe più potuto guardare negli occhi un qualsiasi americano, in particolare i congiunti”.
Si potrebbe immaginare che, se un pugno di inesperti viveur arabi, alcuni dei quali ricomparsi in vita e di cui non c’è traccia in alcuna lista d’imbarco, hanno potuto minchionare la Cia, l’FBI, 16 agenzie di intelligence Usa, tutti i servizi segreti alleati, in primis il Mossad, il Consiglio Nazionale di Sicurezza (organo principe dello Stato di Polizia), il Dipartimento di Stato di una Medusa con i serpenti in testa come Hillary, il Norad, la Sicurezza aeroportuale quattro volte nella stessa mattinata, i controllori del traffico aereo, il presidente, il congresso e tutti i media, eccetera, si dovrebbe poter chiedere come un simile improbabilissmo ambaradan sia potuto succedere. Magari aggiungendo come mai quegli agenti del Mossad, che erano pronti a filmare lo spettacolo e, alla sua riuscita, si sono visti saltellare di esultanza e darsi dei cinque, il cui pulmino rigurgitava di materiale elettronico sofisticatissimo, fossero stati rilasciati e rispediti nel covo Israele dopo pochi giorni.
Marco d’Eramo e tutta l’allegra brigata dei pecoroni collaborazionisti che recitano ancora il rosario delle bufale Usa sull’11/9 (come su Libia e tutti gli altri) farebbero bene, se giornalisti, a bersi un caffè con qualcuno di queste organizzazioni, composte da migliaia di persone: Architetti e Ingegneri per la Verità sull’11/9, Vigili del Fuoco per la Verità sull’11/9, Piloti per la Verità sull’11/9, Scienziati per la Verità sull’11/9, Ricordare la Torre n. 7, Famiglie delle Vittime per la Verità dell’11/9. E non sono gli unici. Ci sono alcuni dei più prestigiosi esponenti Usa e internazionali di queste categorie, quelli che non dipendono da guiderdoni di Stato, quelli che non se la sono fatta sotto davanti alle rappresaglie di carriera, reddito, reputazione. C’è dunque da chiedersi perché mai, mettiamo, 1.500 ingegneri e architetti dovrebbero sostenere una montatura che con ogni certezza gli mette a repentaglio cose della vita assai importanti. David Ray Griffin, accademico Usa, ha scritto 10 libri confutando la versione governativa. In Italia lo ha fatto Giulietto Chiesa, uno dei giornalisti più seri e addentro alle cose. Gli scienziati hanno sottolineato che non è stata data una spiegazione per la fusione dell’acciaio rinforzato. Nessuno ha mai risposto sul crollo, per ovvia demolizione controllata (confermata dal proprietario) della Torre 7, contente gli uffici operativi dell’Intelligence. La relazione non ne ha potuto parlare, nessuno ha mai dato una spiegazione. Una squadra di chimici dell’Università di Copenhagen ha rintracciato tra le macerie di Ground Zero residui di nanotermite, un esplosivo avanzatissimo di potenza nucleare. I dirigenti dei Vigili del Fuoco hanno lamentato che nessuna inchiesta forense è stata condotta sulla distruzione e sui resti degli edifici. I detriti di metallo sono stati portati oltremare entro 24 ore. Il che costituisce reato.
E tralasciamo, rimandando alla miriade di documenti pubblicati, l’elenco massiccio delle aberrazioni e falsificazioni tecniche, smentite inesorabilmente dalle riprese televisive e da operatori sul posto; i retroscena della speculazione borsistica sugli effetti dell’attentato; il ruolo del magnate ebreo Larry Silverstein, neoproprietario di un complesso di grattacieli da abbattere perché obsoleti e pieni di amianto, ma ottimo pretesto per una miliardaria speculazione assicurativa; coloro, amici, affini, impegnati nelle Torri, che furono avvisati in salutare anticipo dell’apocalisse; l’ilare disinvoltura con cui si è sorvolato sul prodigio di scapestrati arabi, falliti all’esame di guida di un Piper, che a New York e a Washington compiono con enormi Boeing acrobazie che i più esperti piloti del mondo giurano che mai le avrebbero potuto compiere. Ma nelle ceneri fumanti dei detriti frantumati s’è trovato, lucido e integro, il passaporto del caposquadra.
Tutto questo diventa quasi irrilevante davanti all’inesorabile e agghiacciante cui prodest dell’intera operazione. L’11 settembre, con i successivi episodi analoghi, quelli fasulli (polverine nelle scarpe o nelle mutande di viaggiatori, esplosivi da allestire in toeletta d’aereo e che avrebbero fumigato l’intera cabina, pullman con fuochi d’artificio a Times Square) e quelli certamente in preparazione, è l’evento decisivo dell’era in cui siamo entrati con il beneplacito della”sinistre” a partire dall’esperimento di laboratorio Contras del Nicaragua di Reagan. Scontro di civiltà, oggi arrivato in Libia, fomentato con l’arma del terrorismo dinamitardo, assassino e mediatico; dittatura della finanza per cancellare la politica e gli Stati sovrani e attuare l’ultimo grande trasferimento di ricchezza e di risorse (ambiente da uccidere) dal basso al minuto cocuzzolo capitalista.
Senatore e viceministro Usa: lezione alle “sinistre”
Scrive Paul Craig Roberts, senatore e, sotto Reagan, sottosegretario del Tesoro, poi presidente o membro di numerose commissioni parlamentari, cattedratico di economia in 6 università Usa, editorialista del Wall Street Journal:
“La versione data dal governo Usa dell’11/9 è la base di partenza per le infinite e interminabili guerre che stanno esaurendo le risorse dell’America e distruggendo la sua popolazione, insieme a tante altre. Ed è il fondamento del nostro Stato di Polizia che finirà con l’abbattere qualsiasi opposizione alle guerre. Gli americani sono incatenati alla storia dell’attacco islamico dell’11/9, perché è questo evento che giustifica la carneficina delle popolazioni civili in numerosi paesi islamici e giustifica Stati di Polizia domestici quale unica difesa dai terroristi. Già abbiamo la metamorfosi di terroristi in “estremisti politici”, “agitatori sociali”, “ambientalisti”, “animalisti”, attivisti antiguerra…
Oggi siamo insicuri, non a causa di terroristi o estremisti interni, ma perché abbiamo perso le nostre libertà civili e non possiamo difenderci da un potere che non deve rendere conto. Forse varrebbe la pena chiedersi, in dibattiti pubblici e in parlamento, come tutto questo abbia potuto succedere”. Non vi pare, Marco D’Eramo e compagnia salmodiante i karma tossici.
Finchè rimane in piedi questa Disneyland nucleare che è la versione ufficiale sull’11/9, le nostre parole svaporeranno in quei fumi tossici, le nostre armi politiche saranno ferrovecchio spuntato, non ci sarà salvezza per il mondo. Hic Rhodus, hic salta. Conniventi dell’anticomplottismo, sarete chiamati a pagare. Ma temo solo dai vostri manovratori.
===========================================================
La Libia di Gheddafi:
Indennità di disoccupazione: 730$ mensili
(in Libia la vita costa 1/3 rispetto a qui)
Pil pro-capite: 14.192$ – DEBITO/PIL: 33%
(secondo il sito della CIA al 2010 è il paese meno indebitato al mondo)
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/rankorder/2186ran…
Ogni membro di una famiglia riceve dallo Stato 1000$ annuali
Per ogni nuovo nato lo Stato dona alla famiglia 7000$
Gli sposi ricevono 64.000$ per l’acquisto di una casa
Istruzione ed università all’estero a carico dello Stato
Prezzi simbolici dei prodotti alimentari base per le famiglie numerose
Erogazione gratuita di prodotti medicinali e farmaceutici
1 litro di benzina costa 0,14$ dunque è più economica dell’acqua
Energia elettrica gratuita
All’apertura di un’attività personale si riceve un finanziamento statale di 20.000$
Per l’acquisto di una vettura il 50% è versato dallo Stato
Prestiti per l’acquisto di un auto o di una casa senza alcun interesse
Imposte e tasse extra PROBITE
http://tipggita32.wordpress.com/2011/04/22/eloquent-facts-of-the-socialist-li…
Link
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Libia: cosa aveva raggiunto e cosa è stato distrutto
DI MICHEL CHOSSUDOVSKY
Global Research
Fonte: Destroying a Country's Standard of Living: What Libya Had Achieved, What has been Destroyed
"Non c’è un domani” sotto la ribellione di Al Qaeda sponsorizzata dalla NATO.
Mentre si insediava un governo ribelle “a favore della democrazia”, il paese è stato distrutto.
Contro il fondale di una guerra di propaganda, i successi economici e sociali della Libia degli ultimi trent’anni hanno brutalmente mutato direzione:
La [Jamahiriya Araba Libica] aveva un alto livello di vita e un robusto apporto calorico pro capite, pari a 3144 chilocalorie. Il paese ha fatto passi avanti in campo sanitario e, dal 1980, i tassi di mortalità infantile sono calati da 70 a 19 nascite su 100.000 nel 2009. L’aspettativa di vita è passata da 61 a 74 anni nello stesso lasso di tempo (FAO, Roma, Libya, Country Profile).
Secondo i settori della "sinistra progressiva” che hanno appoggiato il mandato R2P della NATO, per non parlare dei terroristi che sono senza riserve considerati e “Liberatori”:
"L’umore in tutta la Libia, in modo particolare a Tripoli, è assolutamente quello di un sentimento euforico. La gente è incredibilmente eccitata di ricominciare da capo. C’è un senso di rinascita, l’impressione che le loro vite stanno iniziando di nuovo." (DemocracyNow.org, 14 settembre 2011)
"Ricominciare da capo” dopo la distruzione?
Paura e disperazione, incommensurabili morti e atrocità, ampiamente documentate dai media.
Niente euforia… È avvenuto un rovesciamento storico dello sviluppo sociale ed economico. Le conquiste sono state azzerate.
In Libia l’invasione della NATO e l’occupazione hanno segnato la “rinascita” degli standard di vita rovinosi. Questa è la verità vietata e non detta: un’intera nazione è stata destabilizzata e distrutta, il suo popolo costretto alla povertà abissale.
L’obbiettivo dei bombardamenti della NATO sin dall’inizio era di distruggere i livelli di vita della nazione, la struttura sanitaria, le sue scuole e gli ospedali, il sistema di distribuzione dell’acqua.
E poi “ricostruire” con l’aiuto di donatori e creditori al timone del FMI e della Banca Mondiale.
I diktat del “libero mercato” sono una precondizione per l’istituzione dei una “dittatura democratica” di stile occidentale.
Circa 90.000 missioni, di cui decine di migliaia su obbiettivi civili, zone residenziali, edifici governativi, impianti per la fornitura di acqua ed elettricità (vedi Comunicato della NATO, 5 settembre 2011. 8140 missioni dal 31 marzo al 5 settembre 2011).
È stata bombardata un’intera nazione con gli armamenti più avanzati, anche con le munizioni rivestite di uranio.
Già in agosto l’UNICEF aveva avvertito che i massicci bombardamenti della NATO delle infrastrutture idriche della Libia “avrebbero potuto provocare un’epidemia senza precedenti” (Christian Balslev-Olesen dell’Ufficio per la Libia all’UNICEF, Agosto 2011).
Nel frattempo gli investitori e i donatori hanno trovato la propria collocazione. "La guerra fa bene agli affari”. La NATO, il Pentagono e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington operano in modo coordinato. Quello che in Libia è stato distrutto verrà ricostruito finanziato da creditori stranieri sotto l’egida del "Washington Consensus":
Specificamente alla Banca [Mondiale] è stato chiesto di valutare le necessità per le riparazioni e la ricostruzione dei settori dei servizi idrici, energetici e dei trasporti [bombardati dalla NATO] e, in cooperazione con il Fondo Monetario Internazionale, di sostenere una preparazione del bilancio [misure di austerità] per aiutare il settore bancario a rimettersi in piedi [la Banca Centrale Libica è stata uno dei primi edifici governativi a essere bombardato]. La creazione di lavoro per i giovani libici è da considerarsi una necessità urgente che la nazione deve affrontare." (World Bank to Help Libia Rebuild and Deliver Essential Services to Citizens)
l'articolo, per chi non ne avesse già avuto abbastanza, continua qui
Global Research
Fonte: Destroying a Country's Standard of Living: What Libya Had Achieved, What has been Destroyed
"Non c’è un domani” sotto la ribellione di Al Qaeda sponsorizzata dalla NATO.
Mentre si insediava un governo ribelle “a favore della democrazia”, il paese è stato distrutto.
Contro il fondale di una guerra di propaganda, i successi economici e sociali della Libia degli ultimi trent’anni hanno brutalmente mutato direzione:
La [Jamahiriya Araba Libica] aveva un alto livello di vita e un robusto apporto calorico pro capite, pari a 3144 chilocalorie. Il paese ha fatto passi avanti in campo sanitario e, dal 1980, i tassi di mortalità infantile sono calati da 70 a 19 nascite su 100.000 nel 2009. L’aspettativa di vita è passata da 61 a 74 anni nello stesso lasso di tempo (FAO, Roma, Libya, Country Profile).
Secondo i settori della "sinistra progressiva” che hanno appoggiato il mandato R2P della NATO, per non parlare dei terroristi che sono senza riserve considerati e “Liberatori”:
"L’umore in tutta la Libia, in modo particolare a Tripoli, è assolutamente quello di un sentimento euforico. La gente è incredibilmente eccitata di ricominciare da capo. C’è un senso di rinascita, l’impressione che le loro vite stanno iniziando di nuovo." (DemocracyNow.org, 14 settembre 2011)
"Ricominciare da capo” dopo la distruzione?
Paura e disperazione, incommensurabili morti e atrocità, ampiamente documentate dai media.
Niente euforia… È avvenuto un rovesciamento storico dello sviluppo sociale ed economico. Le conquiste sono state azzerate.
In Libia l’invasione della NATO e l’occupazione hanno segnato la “rinascita” degli standard di vita rovinosi. Questa è la verità vietata e non detta: un’intera nazione è stata destabilizzata e distrutta, il suo popolo costretto alla povertà abissale.
L’obbiettivo dei bombardamenti della NATO sin dall’inizio era di distruggere i livelli di vita della nazione, la struttura sanitaria, le sue scuole e gli ospedali, il sistema di distribuzione dell’acqua.
E poi “ricostruire” con l’aiuto di donatori e creditori al timone del FMI e della Banca Mondiale.
I diktat del “libero mercato” sono una precondizione per l’istituzione dei una “dittatura democratica” di stile occidentale.
Circa 90.000 missioni, di cui decine di migliaia su obbiettivi civili, zone residenziali, edifici governativi, impianti per la fornitura di acqua ed elettricità (vedi Comunicato della NATO, 5 settembre 2011. 8140 missioni dal 31 marzo al 5 settembre 2011).
È stata bombardata un’intera nazione con gli armamenti più avanzati, anche con le munizioni rivestite di uranio.
Già in agosto l’UNICEF aveva avvertito che i massicci bombardamenti della NATO delle infrastrutture idriche della Libia “avrebbero potuto provocare un’epidemia senza precedenti” (Christian Balslev-Olesen dell’Ufficio per la Libia all’UNICEF, Agosto 2011).
Nel frattempo gli investitori e i donatori hanno trovato la propria collocazione. "La guerra fa bene agli affari”. La NATO, il Pentagono e le istituzioni finanziarie internazionali con sede a Washington operano in modo coordinato. Quello che in Libia è stato distrutto verrà ricostruito finanziato da creditori stranieri sotto l’egida del "Washington Consensus":
Specificamente alla Banca [Mondiale] è stato chiesto di valutare le necessità per le riparazioni e la ricostruzione dei settori dei servizi idrici, energetici e dei trasporti [bombardati dalla NATO] e, in cooperazione con il Fondo Monetario Internazionale, di sostenere una preparazione del bilancio [misure di austerità] per aiutare il settore bancario a rimettersi in piedi [la Banca Centrale Libica è stata uno dei primi edifici governativi a essere bombardato]. La creazione di lavoro per i giovani libici è da considerarsi una necessità urgente che la nazione deve affrontare." (World Bank to Help Libia Rebuild and Deliver Essential Services to Citizens)
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