Nibiru, il grande dimenticato
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
penso che stia capitando un po' troppo spesso per essere casualità e come dice Falgorn e lascia intuire Marivs: non potevamo avere migliore conferma
Alaudae- Moderatore Globale
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E Nibiru che fine ha fatto
Ma secondo voi Nibiru che fine ha fatto ?
Secondo le previsioni di molti, tra maggio e giugno 2011, non doveva essere visibile ad occhio nudo?
Un altra bufala ....o riescono a nascondercelo bene........
Comunque sia dovrebbe vedersi adesso ...nooooo?
Secondo le previsioni di molti, tra maggio e giugno 2011, non doveva essere visibile ad occhio nudo?
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Te sei capace di distinguerlo a occhio nudo nel cielo?
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Scusa ma se sei in grado di leggere io ho posto una domanda ..Nibiruzzo ha scritto:Te sei capace di distinguerlo a occhio nudo nel cielo?
Se avessi la risposta alla domanda ......avrei posto la stessa?
Non credo.........
Cerca di leggere corretamente quello che viene segnalato nei post....
Grazie...
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Ho capito, ma secondo te se fosse veramente visibile a occhio nudo saremmo capaci di distinguerlo tra tutti gli altri corpi celesti? Secondo me no, quindi anche se diventasse visibile, non lo chiamerebbero di certo Nibiru ma che sò WRT5Y o robe del genere e noi non ne sapremmo mai nulla. Non so se mi sono spiegato meglio stavolta.
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Ok ma se io dovessi vedere una cosa grossa anche solo 1/10 della luna che punta verso di noi, non stare ad aspettare che qualcuno mi spieghi cos'è o casa non è, probabilmente lo intuirei da solo......
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NASA conferma Pianeta X
Il 29 Settembre 2011, la NASA ha tenuto una conferenza per l'aggiornamento delle informazioni sul database di asteroidi vicini alla Terra nel nostro sistema solare, catalogati dal telescopio Widefield Infrared Survey Explorer (WISE). Ma la cosa si è fatta veramente interessante quando una persona, chiamando in diretta nello studio, ha chiesto alla Nasa di negare il pericolo del Planet X. Al minuto 4:12 del video che segue, il chiamante chiede: "Potete (...) rassicurare la gente che il Pianeta X non arriverà l'anno prossimo?" Non solo: Amy Mainzer (Principal Investigator NEOWISE, JPL) non ha negato la sua esistenza, ma quasi l'ha confermato, dopo essersi aggrovigliamento in strane spiegazioni: "Il Pianeta X non è venuto per farci del male!" ha detto, riconoscendo sostanzialmente la sua esistenza. Dopo aver schivato la questione per qualche tempo, finalmente ha continuato: "Noi pensiamo che questo (Planet X?) è solo ... eh ... solo una sorta di" poi capisce l'errore e cerca di risolvere il problema aggiungendo: "Se c'è qualcosa là fuori potrebbe essere un grande corpo in un'orbita quasi circolare!" COSA??? Ma il chiamante spinge le cose ancora di più, chiedendo se ci fosse: "...qualche altra cosa da dire su questo punto?" Amy Mainzer cade in trappola, ancora una volta e comincia a parlare di nane brune: "Siamo stati in grado di confermare la scoperta di 100 nuovi ... eh ... oggetti, queste stelle sono molto fredde chiamate nane brune e ... quindi ... che è molto simile a quello che ... eh ... le persone sono interessati alla ricerca, quindi ... abbiamo in realtà trovato che alcune di queste sono relativamente vicino alla Terra".
Ma di cosa parla? Probabile, secondo me, che si tratti proprio del pianeta dell'incrocio...
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Mondi Senza Stelle Nella Via Lattea
Le stelle vi sembrano tante? Allora tenetevi stretti: i pianeti potrebbero essere centomila volte di più.
Lo afferma uno studio del KIPAC, il Kavli Institute for Particle Astrophysics and Cosmology – un laboratorio indipendente della Stanford University, ospitato presso lo SLAC National Accelerator Laboratory. Una stima, si badi bene, che non implica improbabili sistemi solari con migliaia e migliaia di mondi in orbita l’uno attorno all’altro, un incubo gravitazionale che solo a immaginarlo darebbe le vertigini. Al contrario, i protagonisti di quest’esplosione demografica non orbitano: piuttosto, vagabondano. Sarebbero infatti pianeti orfani della stella madre, milioni di miliardi di mondi – alcuni più piccoli di Plutone, altri più grandi di Giove – che errano in solitudine nello spazio interstellare.
A rendere ancor più suggestiva l’ipotesi della ricerca, sottoposta per la pubblicazione a Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, la possibilità che alcuni di questi mondi, pur senza una stella che li riscaldi, possano comunque ospitare la vita. «Se ce ne sono di grandi al punto da essere circondati da un’atmosfera abbastanza spessa, potrebbero aver intrappolato calore a sufficienza per consentire l’esistenza di forme di vita batterica», spiega infatti Louis Strigari, primo autore dello studio. Calore generato internamente, per esempio attraverso il decadimento radioattivo e l’attività tettonica.
Ma come si è potuti giungere a una stima così elevata, quando fino a oggi gli scienziati ritenevano che di pianeti nomadi potessero essercene, in media, due soltanto per ogni stella di sequenza principale? Lo abbiamo chiesto al secondo autore dello studio, Matteo Barnabè, astronomo italiano attualmente in forze alla Stanford University.
«La nostra stima del numero dei pianeti nomadi presenti nella nostra galassia è stata calcolata sulla base della recente scoperta, mediante una tecnica chiamata microlensing, di circa 10 di questi oggetti in una piccola regione nel bulge galattico, cioè nei pressi del centro della nostra galassia. Abbiamo tratto le conseguenze di questa scoperta per quanto riguarda la popolazione globale dei pianeti nomadi, mostrando che potrebbero esistere, per ogni normale stella di main sequence, fino a 700 nomadi con la massa della Terra e fino a 100.000 nomadi con la massa di Plutone».
Una cifra da capogiro, almeno per noi profani, pensando ai miliardi di stelle presenti nella Via Lattea. Qual è stata la vostra prima reazione, quando vi siete resi conto dell’enormità della vostra stima?
«Di fronte a questi numeri (che costituiscono un limite superiore) la nostra prima reazione è stata di sorpresa, seguita poi dall’entusiasmo quando abbiamo calcolato che questi numeri “astronomici” sono consistenti con quello che sappiamo sulla nostra galassia, e quindi questi valori sono plausibili. Anche per noi l’idea che ci siano così tanti pianeti che vagabondano negli spazi interstellari – infatti, in inglese, spesso vengono chiamati anche rogue planets, cioè “pianeti vagabondi” – è molto affascinante, e infatti abbiamo dedicato gran parte dell’articolo a spiegare come possiamo individuarli (mediante il microlensing, appunto) e determinare in modo molto più preciso quanti ce ne sono utilizzando strumenti astronomici che saranno disponibili nei prossimi anni, come per esempio GAIA, LSST e WFIRST».
Lasciando ora da parte i pianeti, ma rimanendo pur sempre sul nomadismo, questa volta intellettuale: lei come ci è arrivato, a Stanford?
«Il mio viaggio dall’Italia agli Stati Uniti è iniziato a Bologna. Mi sono laureato in astronomia nel 2004 con il professor Luca Ciotti, poi ho lasciato l’Italia per conseguire il dottorato a Groningen, in Olanda. Dopo il dottorato, nel 2009, ho proseguito il mio lavoro di ricerca come postdoc negli Stati Uniti, in California. Ho lavorato un paio mesi a Santa Barbara, e ora mi sono spostato qui a Stanford, dove ho una fellowship di 3 anni».
Stanford è per noi l’università dove Steve Jobs ha tenuto, nel 2005, il suo discorso leggendario, “stay hungry, stay foolish”. Com’è viverci, lavorarci?
«Fare ricerca a Stanford e vivere qui a Palo Alto, nel cuore della Silicon Valley, è molto stimolante sia dal punto di vista scientifico e accademico, sia per l’ambiente circostante vivace ed estremamente dinamico. In quest’area, tra Palo Alto e Mountain View, l’interesse e l’entusiasmo per la scienza e la tecnologia sono generalizzati, e spesso anche le occasioni più inaspettate possono diventare terreno fertile per nuove idee».
A Cura Di Marco Malaspina
Fonte:
http://www.media.inaf.it/2012/02/24/per-giove-la-terra-esiste/
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Nibiru, mistero vicino ad una svolta
Potrebbe essere un pianeta o una stella nana bruna o rossa. I suoi abitanti? Creatori della razza umana.
Nibiru, il corpo celeste che i Sumeri associavano al dio Marduk, la divinità protettrice dell'antica città di Babilonia, potrebbe non essere un racconto simbolico o mitologico. Ad affermarlo, questa volta, non sono i paranoici sostenitori delle teorie apocalittiche legate al calendario Maya o i soliti studiosi revisionisti alla ricerca di popolarità e da sempre contestati dalla comunità scientifica, ma due autorevoli astrofisici americani.
Stiamo parlando di John Matese e Daniel Whitmire, emeriti professori di fisica presso la University of Louisiana a Lafayette, che, nel novembre 2010, hanno pubblicato uno studio sulla rivista scientifica Icarus, concernente la possibile esistenza di un enorme corpo celeste in prossimità della nube di Oort, un ipotetico alone sferico che si estende fino ai confini dell'influenza gravitazionale del Sole, tra le 20 mila e 100 mila unità astronomiche (da 0,32 a 1,58 anni luce), costituito da milioni di nuclei di comete e per questo paragonabile a un grosso “serbatoio”.
Cosa ci sia di preciso in quella zona ai margini del nostro sistema solare ancora non lo sappiamo con certezza, ma l'ipotesi è che laggiù ci sia qualcosa di mastodontico, un pianeta o una stella nana, bruna o rossa, con una massa pari a circa quattro volte quella di Giove, che interferirebbe nelle orbite delle comete avvicinandole alla nostra stella. L'idea che il nostro sistema solare sia di tipo binario, cioè composto da due diverse stelle che ruotano una intorno all'altra, non è una cosa nuova. Già nel 1984, David M. Raup e John J. Sepkoski Jr, paleontologi della University of Chicago, presentarono sulla rivista Nature il risultato di una loro indagine statistica, che rivelava una periodicità costante nelle estinzioni di massa avvenute durante gli ultimi 250 milioni di anni. La causa di questi eventi, che scientificamente assumono la denominazione di transazioni biotiche, sarebbe da imputare a un corpo celeste sconosciuto che ogni 26 milioni di anni attraverserebbe la nube di Oort, disturbando col suo campo gravitazionale l'orbita delle comete ivi presenti, alcune delle quali finirebbero per colpire la Terra.
Le conseguenze di tale impatto porterebbero ogni volta al sovvertimento dell'intero ecosistema terrestre, con la conseguente scomparsa di un grande numero di specie viventi e la sopravvivenza di altre che diventerebbero dominanti; la scomparsa dei dinosauri, che recenti studi hanno dimostrato essere tra gli animali più intelligenti della preistoria, e il prosieguo dell'esistenza umana, potrebbero essere un valido sostegno a questa teoria. La prova del nove di tutta questa storia, tanto affascinante quanto incredibile, risiederebbe nella datazione di alcuni crateri meteoritici lunari e terrestri (solo sul nostro pianeta se ne contano oltre 190), il cui impatto si sarebbe verificato in coincidenza con le estinzioni di massa. Di opinione completamente diversa è lo scienziato Coryn Bailer-Jones del Max Planck Institute for Astronomy, che, dopo aver notato alcuni errori commessi dai suoi predecessori nella fase di acquisizione dati, avrebbe esaminato nuovamente la cronologia dei crateri ed elaborato le informazioni raccolte con l'ausilio delle più moderne tecniche statistiche. Il risultato di tale studio evidenzierebbe che non esiste una frequenza costante degli eventi calamitosi ma solo un lieve incremento degli impatti di asteroidi e comete negli ultimi 250 milioni di anni, un fenomeno ancora tutto da spiegare, almeno per noi uomini dell'era spaziale.
Si perché per i nostri antenati vissuti all'alba dei tempi, quando il cielo si scrutava ancora ad occhi nudi, questi fatti non sembravano affatto rappresentare un mistero. Sulle pagine di 2duerighe ci siamo già occupati in passato di fatti curiosi come questo. Storie affascinanti e misteriose, spesso ai limiti della credibilità, capaci di mettere in crisi la visione delle cose che la scienza ritiene di avere ormai acquisite e che comunque non possono non essere considerate come portatrici di almeno un po di verità. E' proprio alla luce di queste considerazioni che abbiamo deciso di indagare su Nibiru partendo dalle origini, da quel giorno in cui nella più grande biblioteca dell'antichità, quella del re Assurbanipal, a Ninive (odierna Kuyunjik in Kurdistan, nelle vicinanze di Mossul), vennero alla luce circa 25000 tavolette d'argilla scritte in caratteri cuneiformi, alcune delle quali lasciarono attoniti gli addetti ai lavori, facendo sorgere seri dubbi sulla reale storia dell'uomo. In alcuni documenti, vecchi di circa seimila anni, viene descritta la nascita del nostro sistema solare; altri manufatti, datati intorno al 2000 a.C., descrivono in maniera completa e minuziosa i pianeti della via Lattea indicandone dimensioni e caratteristiche, peculiarità, queste, acquisite dall'astronomia solo in epoche decisamente più vicine a noi. E' il caso dell'incisione sumera conservata presso il Vorderasiatische Museum di Berlino, catalogata con la sigla VA/243, che raffigurerebbe in scala tutti i principali corpi celesti del nostro sistema solare.
Ciò che intriga anche gli scettici più incalliti è proprio l'elevato grado di sviluppo tecnologico raggiunto da questa civiltà, che già 4000 anni prima di Cristo utilizzava un sistema di stampa a caratteri mobili. Leggi, precetti e documenti di cui era necessario dimostrarne l'autenticità, venivano realizzati con dei cilindretti in pietra su ciascuno dei quali era inciso in rilievo un pittogramma. Questi “caratteri tipografici” venivano infine impressi sull'argilla bagnata e servivano per scrivere, comunicare, tramandare ai posteri usi, consuetudini e notizie di fatti accaduti. Se consideriamo che l'invenzione della stampa viene attribuita al tedesco Johann Gutenberg intorno alla metà del 1400 e che i primi rudimenti di questa tecnica risalgono intorno all'anno mille per opera dei cinesi, c'è da chiedersi come facciano ancora certi storici a giudicare nella norma simili conoscenze. Considerando il grado di sviluppo intellettuale e tecnologico posseduto da questa civiltà, pur assumendo per semplicità di calcolo che ci sia stato nel tempo un progresso lento ma costante della ricerca scientifica, oggi dovremmo essere qui non a pianificare un viaggio su Marte ma a preparare la colonizzazione di altri pianeti al di fuori del nostro sistema solare! I Sumeri, per chi ancora non lo sapesse, avevano delle conoscenze matematiche sbalorditive, basate non sul sistema decimale, quello che noi uomini dell'era spaziale utilizziamo nella vita di tutti i giorni, ma su quello sessagesimale, oggi impiegato per le misure temporali, astronomiche, angolari e geografiche (coordinate).
Le cognizioni di matematica complessa permettevano loro di costruire edifici di ogni genere. Non capanne fatte di erba secca e fango, ma costruzioni di alto livello ingegneristico realizzate con mattoni cotti al forno, quei laterizi che essi stessi producevano e poi essiccavano in sofisticatissime fornaci alimentate a petrolio. Petrolio? Si, avete capito bene signori miei, “l'oro nero”, il combustibile per eccellenza delle nostre automobili, che i sumeri estraevano dai giacimenti petroliferi di cui la loro terra era ricca. Insomma, penso abbiate capito da soli che ci troviamo realmente di fronte ad un popolo che presenta un bagaglio culturale notevole, senza eguali nella storia dell'umanità. Dopo una lunga parentesi riprendiamo il filo del discorso dal punto in cui l'avevamo lasciato e cioè dal sigillo cilindrico VA/243, conservato presso il museo di Stato di Berlino. Osservando il bassorilievo si notano delle forme tondeggianti in rilievo concentrate tutt'intorno ad una stella. Questa rappresentazione ha scatenato per anni un putiferio tra le spiegazioni dell'archeologia tradizionale, che le vuole delle stelle e precisamente la costellazione delle Pleiadi, una delle formazioni astronomiche più rappresentate dall'arte sumera, e le teorie dello scrittore e archeologo Zecharia Sitchin, secondo il quale quei “pallini” sarebbero in realtà i pianeti del nostro sistema solare.
Nonostante il letterato abbia dedicato tutta la sua vita allo studio delle lingue semitiche e sia un esperto di civiltà Sumera, tanto da essere considerato uno dei pochi studiosi al mondo capace di decifrare le iscrizioni scritte in caratteri cuneiformi che ricoprono i bassorilievi e le tavolette d'argilla ritrovate in tutto il Medio Oriente, le sue affermazioni vengono giudicate inattendibili dal mondo scientifico per l'assenza di prove a sostegno. Sitchin sostiene che circa 4,5 miliardi di anni fa, quando il nostro sistema solare era ancora in fase di formazione, un corpo celeste vagante nello spazio venne catturato dal campo gravitazionale di Nettuno che ne deviò la traiettoria verso l'interno. Giunto in prossimità di Giove, la forza di attrazione del “colosso gassoso” lo fece sobbalzare su un'orbita ancora più interna e uno dei sette satelliti naturali dell'oggetto venne a trovarsi sullo stesso percorso di Tiamat, un pianeta che allora esisteva tra Marte e Giove. L'impatto tra i due corpi celesti fu inevitabile. Nello scontro, una parte dei frammenti di Tiamat vennero catapultati nello spazio dando origine alle comete, altri andarono a formare la cintura di asteroidi oggi presente tra Marte e Giove. Ciò che rimase dell'astro originò il sistema Terra-Luna. Da allora, l'oggetto celeste portatore di morte e distruzione ripercorrerebbe l'antico tragitto ogni 3500 anni, seguendo un'orbita ellittica molto ampia. Il suo nome è Nibiru, che in lingua accadica significa “punto di attraversamento”. Anche se come abbiamo detto all'inizio questa teoria di Sitchin è fortemente contrastata da storici e ricercatori, che la ritengono il frutto di una sua personale interpretazione, le ultime scoperte scientifiche sulla formazione della Luna avvalorerebbero il suo pensiero. La datazione isotopica dei campioni di roccia lunare portati a Terra dagli astronauti, evidenzierebbe che il nostro satellite risale a circa 4,5 miliardi di anni fa, lo stesso periodo in cui si suppone sia nata la Terra. Inoltre, analizzando la composizione della Luna è emerso che questa è pressoché identica a quella del mantello terrestre privato degli elementi più leggeri, evaporati per la mancanza di un'atmosfera e della forza gravitazionale necessarie a trattenerli.
E non finisce qui! Infatti Nibiru potrebbe essere quella compagna del Sole, tanto decantata da Matese e Whitmire, nota con il nome di Nemesis. Se così fosse, però, il periodo orbitale dell'astro sarebbe di circa 26 milioni di anni e non di 3500 come supposto da Sitchin! Di conseguenza, potremmo finalmente ammettere di aver sfatato un po di bufale che da tempo circolano in rete sulla fine del mondo attesa per il 21 dicembre 2012, visto che l'incontro-scontro con Nibiru-Nemesis sarebbe rimandato di qualche milione di anni. Nel frattempo gli scienziati della NASA, grazie al telescopio spaziale infrarosso Wide-Field Infrared Survey Explorer (WISE), scandagliano il cielo alla ricerca di nuovi corpi celesti e chissà se prima o poi, dopo la scoperta di WISE 1828+2650, la stella nana bruna più piccola e fredda mai osservata prima, possano finalmente annunciare al mondo che il “pianeta dell'attraversamento”esiste realmente. Ma c'è un ultimo aspetto che vorrei toccare a proposito del caso Nibiru, e riguarda i suoi abitanti menzionati in molti testi epici e religiosi della Mesopotamia. Dopo aver tradotto l'Enuma Elish, il poema mesopotamico sul mito della creazione, Zecharia Sitchin si sarebbe reso conto che quelli che venivano rappresentati come degli dei dall'archeologia ufficiale, erano in realtà dei pianeti o esseri viventi di altri mondi: i sumeri li chiamavano Anunnaki. Erano gli abitanti di Nibiru, una razza tecnologicamente avanzata molto simile a quella umana ma di statura più alta, arrivati sulla Terra circa 450 mila anni fa, con l'intento di instaurare un cantiere per l'estrazione dell'oro indispensabile per la sopravvivenza del loro pianeta. Nell'Africa meridionale e centro-orientale trovarono le zone ideali per scavare le proprie miniere. Il minerale una volta trasformato in polveri sottili e rilasciato nell'aria avrebbe riparato i danni arrecati all'atmosfera: dall'eccessivo calore del Sole, nel punto in cui la distanza tra i due corpi celesti diventa minima e dall'aumento di velocità che Nibiru subiva nella parte più stretta della sua traiettoria ellittica.
Durante la loro permanenza terrestre gli alieni, attraverso un'operazione di ingegneria genetica avrebbero dato vita all'Homo Sapiens, incrociando la loro razza con gli abitanti primitivi (ominidi) della Terra. Il nuovo essere doveva servire per coadiuvare gli Anunnaki, essenzialmente come forza lavoro, nelle operazioni di prelievo dei metalli dalle miniere. Mentre la scienza si chiede quale film di fantascienza abbia visto Sitchin per arrivare a fare simili affermazioni, qualcosa di veramente sconcertante noi di 2duerighe abbiamo appreso dalle Sacre Scritture e precisamente dal capitolo 6, versetti 1-8 del libro della Genesi: «1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3 Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». 4 C'erano sulla terra i Giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi. 5 Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. 6 E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7 Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti». 8 Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.» E' possibile che i figli di Dio fossero gli Anunnaki, angeli caduti dal cielo, asessuati, in grado di assumere sembianze umane e replicare la sessualità dell'uomo a fini riproduttivi? Se così fosse, chi erano invece i giganti?
Di loro troviamo traccia non solo nella mitologia mesopotamica ma anche in quella romana e greca, dove venivano descritti come creature prodigiose e abili conoscitori dell'arte della lavorazione del ferro. Come si può dimenticare il celebre combattimento biblico tra Davide e Golia o lo scontro tra Ulisse e Polifemo nel poema omerico dell'Odissea? La risposta a tutte le nostre domande è contenuta nel misterioso Libro di Enoch, un testo apocrifo di origine giudaica e dai contenuti sconcertanti risalente al I secolo a.C., rinvenuto nel 1773 dall'archeologo scozzese James Bruce, in una grotta del sito archeologico di Qumran (ebraico: קומראן, arabo: خربة قمران - Khirbet Qumran), sulla riva nord-occidentale del Mar Morto. In tutti i 108 capitoli che compongono l'opera vengono affrontati temi incredibili, da lasciare a bocca aperta anche gli scienziati più integerrimi. Infatti, oltre a tipiche descrizioni narrative e parabole, l'autore parla di visioni apocalittiche e metafisiche, viaggi in cielo, concetti di astronomia e astrologia. Tutto ebbe inizio quando un gruppo di “angeli ribelli” capeggiato da Samyaza, un angelo di rango elevato, decise di scendere sulla Terra sotto sembianze umane per studiare da vicino gli altri figli di Dio (gli esseri umani) e insegnare loro ad amare. Ma durante la loro permanenza gli angeli vollero strafare e spiegarono: agli uomini lo studio delle costellazioni, dei pianeti e la costruzioni delle armi; alle donne l'arte della seduzione e della bellezza. Alla fine furono proprio loro ad adulare le femmine umane accoppiandosi con esse e dando origine a delle creature ibride: i giganti o Nephilim. Per aver dato ai loro “fratelli umani” conoscenze nuove e proibite gli angeli caduti furono puniti da Dio. E' chiaro a questo punto che i famigerati Anunnaki non erano giganti bensì angeli.
Nel suo libro dei segreti, Enoch li descrive come uomini grandissimi come mai ne aveva visti prima: il viso lucente come il sole, gli occhi ardenti come lampade, le braccia simili a delle ali d'oro. Impaurito dalla loro imponenza l'uomo restò impietrito, immobile, con lo sguardo pieno di paura. E' facile immaginare come questi esseri non fossero in realtà delle divinità ma degli alieni in carne ed ossa con tanto di tute spaziali; gli antichi vedendoli scendere dal cielo li scambiarono per degli dei e da qui presero forma i miti, le leggende e i testi sacri di tutto il mondo. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Roberto Mattei
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Nibiru, il corpo celeste che i Sumeri associavano al dio Marduk, la divinità protettrice dell'antica città di Babilonia, potrebbe non essere un racconto simbolico o mitologico. Ad affermarlo, questa volta, non sono i paranoici sostenitori delle teorie apocalittiche legate al calendario Maya o i soliti studiosi revisionisti alla ricerca di popolarità e da sempre contestati dalla comunità scientifica, ma due autorevoli astrofisici americani.
Stiamo parlando di John Matese e Daniel Whitmire, emeriti professori di fisica presso la University of Louisiana a Lafayette, che, nel novembre 2010, hanno pubblicato uno studio sulla rivista scientifica Icarus, concernente la possibile esistenza di un enorme corpo celeste in prossimità della nube di Oort, un ipotetico alone sferico che si estende fino ai confini dell'influenza gravitazionale del Sole, tra le 20 mila e 100 mila unità astronomiche (da 0,32 a 1,58 anni luce), costituito da milioni di nuclei di comete e per questo paragonabile a un grosso “serbatoio”.
Cosa ci sia di preciso in quella zona ai margini del nostro sistema solare ancora non lo sappiamo con certezza, ma l'ipotesi è che laggiù ci sia qualcosa di mastodontico, un pianeta o una stella nana, bruna o rossa, con una massa pari a circa quattro volte quella di Giove, che interferirebbe nelle orbite delle comete avvicinandole alla nostra stella. L'idea che il nostro sistema solare sia di tipo binario, cioè composto da due diverse stelle che ruotano una intorno all'altra, non è una cosa nuova. Già nel 1984, David M. Raup e John J. Sepkoski Jr, paleontologi della University of Chicago, presentarono sulla rivista Nature il risultato di una loro indagine statistica, che rivelava una periodicità costante nelle estinzioni di massa avvenute durante gli ultimi 250 milioni di anni. La causa di questi eventi, che scientificamente assumono la denominazione di transazioni biotiche, sarebbe da imputare a un corpo celeste sconosciuto che ogni 26 milioni di anni attraverserebbe la nube di Oort, disturbando col suo campo gravitazionale l'orbita delle comete ivi presenti, alcune delle quali finirebbero per colpire la Terra.
Le conseguenze di tale impatto porterebbero ogni volta al sovvertimento dell'intero ecosistema terrestre, con la conseguente scomparsa di un grande numero di specie viventi e la sopravvivenza di altre che diventerebbero dominanti; la scomparsa dei dinosauri, che recenti studi hanno dimostrato essere tra gli animali più intelligenti della preistoria, e il prosieguo dell'esistenza umana, potrebbero essere un valido sostegno a questa teoria. La prova del nove di tutta questa storia, tanto affascinante quanto incredibile, risiederebbe nella datazione di alcuni crateri meteoritici lunari e terrestri (solo sul nostro pianeta se ne contano oltre 190), il cui impatto si sarebbe verificato in coincidenza con le estinzioni di massa. Di opinione completamente diversa è lo scienziato Coryn Bailer-Jones del Max Planck Institute for Astronomy, che, dopo aver notato alcuni errori commessi dai suoi predecessori nella fase di acquisizione dati, avrebbe esaminato nuovamente la cronologia dei crateri ed elaborato le informazioni raccolte con l'ausilio delle più moderne tecniche statistiche. Il risultato di tale studio evidenzierebbe che non esiste una frequenza costante degli eventi calamitosi ma solo un lieve incremento degli impatti di asteroidi e comete negli ultimi 250 milioni di anni, un fenomeno ancora tutto da spiegare, almeno per noi uomini dell'era spaziale.
Si perché per i nostri antenati vissuti all'alba dei tempi, quando il cielo si scrutava ancora ad occhi nudi, questi fatti non sembravano affatto rappresentare un mistero. Sulle pagine di 2duerighe ci siamo già occupati in passato di fatti curiosi come questo. Storie affascinanti e misteriose, spesso ai limiti della credibilità, capaci di mettere in crisi la visione delle cose che la scienza ritiene di avere ormai acquisite e che comunque non possono non essere considerate come portatrici di almeno un po di verità. E' proprio alla luce di queste considerazioni che abbiamo deciso di indagare su Nibiru partendo dalle origini, da quel giorno in cui nella più grande biblioteca dell'antichità, quella del re Assurbanipal, a Ninive (odierna Kuyunjik in Kurdistan, nelle vicinanze di Mossul), vennero alla luce circa 25000 tavolette d'argilla scritte in caratteri cuneiformi, alcune delle quali lasciarono attoniti gli addetti ai lavori, facendo sorgere seri dubbi sulla reale storia dell'uomo. In alcuni documenti, vecchi di circa seimila anni, viene descritta la nascita del nostro sistema solare; altri manufatti, datati intorno al 2000 a.C., descrivono in maniera completa e minuziosa i pianeti della via Lattea indicandone dimensioni e caratteristiche, peculiarità, queste, acquisite dall'astronomia solo in epoche decisamente più vicine a noi. E' il caso dell'incisione sumera conservata presso il Vorderasiatische Museum di Berlino, catalogata con la sigla VA/243, che raffigurerebbe in scala tutti i principali corpi celesti del nostro sistema solare.
Ciò che intriga anche gli scettici più incalliti è proprio l'elevato grado di sviluppo tecnologico raggiunto da questa civiltà, che già 4000 anni prima di Cristo utilizzava un sistema di stampa a caratteri mobili. Leggi, precetti e documenti di cui era necessario dimostrarne l'autenticità, venivano realizzati con dei cilindretti in pietra su ciascuno dei quali era inciso in rilievo un pittogramma. Questi “caratteri tipografici” venivano infine impressi sull'argilla bagnata e servivano per scrivere, comunicare, tramandare ai posteri usi, consuetudini e notizie di fatti accaduti. Se consideriamo che l'invenzione della stampa viene attribuita al tedesco Johann Gutenberg intorno alla metà del 1400 e che i primi rudimenti di questa tecnica risalgono intorno all'anno mille per opera dei cinesi, c'è da chiedersi come facciano ancora certi storici a giudicare nella norma simili conoscenze. Considerando il grado di sviluppo intellettuale e tecnologico posseduto da questa civiltà, pur assumendo per semplicità di calcolo che ci sia stato nel tempo un progresso lento ma costante della ricerca scientifica, oggi dovremmo essere qui non a pianificare un viaggio su Marte ma a preparare la colonizzazione di altri pianeti al di fuori del nostro sistema solare! I Sumeri, per chi ancora non lo sapesse, avevano delle conoscenze matematiche sbalorditive, basate non sul sistema decimale, quello che noi uomini dell'era spaziale utilizziamo nella vita di tutti i giorni, ma su quello sessagesimale, oggi impiegato per le misure temporali, astronomiche, angolari e geografiche (coordinate).
Le cognizioni di matematica complessa permettevano loro di costruire edifici di ogni genere. Non capanne fatte di erba secca e fango, ma costruzioni di alto livello ingegneristico realizzate con mattoni cotti al forno, quei laterizi che essi stessi producevano e poi essiccavano in sofisticatissime fornaci alimentate a petrolio. Petrolio? Si, avete capito bene signori miei, “l'oro nero”, il combustibile per eccellenza delle nostre automobili, che i sumeri estraevano dai giacimenti petroliferi di cui la loro terra era ricca. Insomma, penso abbiate capito da soli che ci troviamo realmente di fronte ad un popolo che presenta un bagaglio culturale notevole, senza eguali nella storia dell'umanità. Dopo una lunga parentesi riprendiamo il filo del discorso dal punto in cui l'avevamo lasciato e cioè dal sigillo cilindrico VA/243, conservato presso il museo di Stato di Berlino. Osservando il bassorilievo si notano delle forme tondeggianti in rilievo concentrate tutt'intorno ad una stella. Questa rappresentazione ha scatenato per anni un putiferio tra le spiegazioni dell'archeologia tradizionale, che le vuole delle stelle e precisamente la costellazione delle Pleiadi, una delle formazioni astronomiche più rappresentate dall'arte sumera, e le teorie dello scrittore e archeologo Zecharia Sitchin, secondo il quale quei “pallini” sarebbero in realtà i pianeti del nostro sistema solare.
Nonostante il letterato abbia dedicato tutta la sua vita allo studio delle lingue semitiche e sia un esperto di civiltà Sumera, tanto da essere considerato uno dei pochi studiosi al mondo capace di decifrare le iscrizioni scritte in caratteri cuneiformi che ricoprono i bassorilievi e le tavolette d'argilla ritrovate in tutto il Medio Oriente, le sue affermazioni vengono giudicate inattendibili dal mondo scientifico per l'assenza di prove a sostegno. Sitchin sostiene che circa 4,5 miliardi di anni fa, quando il nostro sistema solare era ancora in fase di formazione, un corpo celeste vagante nello spazio venne catturato dal campo gravitazionale di Nettuno che ne deviò la traiettoria verso l'interno. Giunto in prossimità di Giove, la forza di attrazione del “colosso gassoso” lo fece sobbalzare su un'orbita ancora più interna e uno dei sette satelliti naturali dell'oggetto venne a trovarsi sullo stesso percorso di Tiamat, un pianeta che allora esisteva tra Marte e Giove. L'impatto tra i due corpi celesti fu inevitabile. Nello scontro, una parte dei frammenti di Tiamat vennero catapultati nello spazio dando origine alle comete, altri andarono a formare la cintura di asteroidi oggi presente tra Marte e Giove. Ciò che rimase dell'astro originò il sistema Terra-Luna. Da allora, l'oggetto celeste portatore di morte e distruzione ripercorrerebbe l'antico tragitto ogni 3500 anni, seguendo un'orbita ellittica molto ampia. Il suo nome è Nibiru, che in lingua accadica significa “punto di attraversamento”. Anche se come abbiamo detto all'inizio questa teoria di Sitchin è fortemente contrastata da storici e ricercatori, che la ritengono il frutto di una sua personale interpretazione, le ultime scoperte scientifiche sulla formazione della Luna avvalorerebbero il suo pensiero. La datazione isotopica dei campioni di roccia lunare portati a Terra dagli astronauti, evidenzierebbe che il nostro satellite risale a circa 4,5 miliardi di anni fa, lo stesso periodo in cui si suppone sia nata la Terra. Inoltre, analizzando la composizione della Luna è emerso che questa è pressoché identica a quella del mantello terrestre privato degli elementi più leggeri, evaporati per la mancanza di un'atmosfera e della forza gravitazionale necessarie a trattenerli.
E non finisce qui! Infatti Nibiru potrebbe essere quella compagna del Sole, tanto decantata da Matese e Whitmire, nota con il nome di Nemesis. Se così fosse, però, il periodo orbitale dell'astro sarebbe di circa 26 milioni di anni e non di 3500 come supposto da Sitchin! Di conseguenza, potremmo finalmente ammettere di aver sfatato un po di bufale che da tempo circolano in rete sulla fine del mondo attesa per il 21 dicembre 2012, visto che l'incontro-scontro con Nibiru-Nemesis sarebbe rimandato di qualche milione di anni. Nel frattempo gli scienziati della NASA, grazie al telescopio spaziale infrarosso Wide-Field Infrared Survey Explorer (WISE), scandagliano il cielo alla ricerca di nuovi corpi celesti e chissà se prima o poi, dopo la scoperta di WISE 1828+2650, la stella nana bruna più piccola e fredda mai osservata prima, possano finalmente annunciare al mondo che il “pianeta dell'attraversamento”esiste realmente. Ma c'è un ultimo aspetto che vorrei toccare a proposito del caso Nibiru, e riguarda i suoi abitanti menzionati in molti testi epici e religiosi della Mesopotamia. Dopo aver tradotto l'Enuma Elish, il poema mesopotamico sul mito della creazione, Zecharia Sitchin si sarebbe reso conto che quelli che venivano rappresentati come degli dei dall'archeologia ufficiale, erano in realtà dei pianeti o esseri viventi di altri mondi: i sumeri li chiamavano Anunnaki. Erano gli abitanti di Nibiru, una razza tecnologicamente avanzata molto simile a quella umana ma di statura più alta, arrivati sulla Terra circa 450 mila anni fa, con l'intento di instaurare un cantiere per l'estrazione dell'oro indispensabile per la sopravvivenza del loro pianeta. Nell'Africa meridionale e centro-orientale trovarono le zone ideali per scavare le proprie miniere. Il minerale una volta trasformato in polveri sottili e rilasciato nell'aria avrebbe riparato i danni arrecati all'atmosfera: dall'eccessivo calore del Sole, nel punto in cui la distanza tra i due corpi celesti diventa minima e dall'aumento di velocità che Nibiru subiva nella parte più stretta della sua traiettoria ellittica.
Durante la loro permanenza terrestre gli alieni, attraverso un'operazione di ingegneria genetica avrebbero dato vita all'Homo Sapiens, incrociando la loro razza con gli abitanti primitivi (ominidi) della Terra. Il nuovo essere doveva servire per coadiuvare gli Anunnaki, essenzialmente come forza lavoro, nelle operazioni di prelievo dei metalli dalle miniere. Mentre la scienza si chiede quale film di fantascienza abbia visto Sitchin per arrivare a fare simili affermazioni, qualcosa di veramente sconcertante noi di 2duerighe abbiamo appreso dalle Sacre Scritture e precisamente dal capitolo 6, versetti 1-8 del libro della Genesi: «1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3 Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». 4 C'erano sulla terra i Giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi. 5 Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. 6 E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7 Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti». 8 Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore.» E' possibile che i figli di Dio fossero gli Anunnaki, angeli caduti dal cielo, asessuati, in grado di assumere sembianze umane e replicare la sessualità dell'uomo a fini riproduttivi? Se così fosse, chi erano invece i giganti?
Di loro troviamo traccia non solo nella mitologia mesopotamica ma anche in quella romana e greca, dove venivano descritti come creature prodigiose e abili conoscitori dell'arte della lavorazione del ferro. Come si può dimenticare il celebre combattimento biblico tra Davide e Golia o lo scontro tra Ulisse e Polifemo nel poema omerico dell'Odissea? La risposta a tutte le nostre domande è contenuta nel misterioso Libro di Enoch, un testo apocrifo di origine giudaica e dai contenuti sconcertanti risalente al I secolo a.C., rinvenuto nel 1773 dall'archeologo scozzese James Bruce, in una grotta del sito archeologico di Qumran (ebraico: קומראן, arabo: خربة قمران - Khirbet Qumran), sulla riva nord-occidentale del Mar Morto. In tutti i 108 capitoli che compongono l'opera vengono affrontati temi incredibili, da lasciare a bocca aperta anche gli scienziati più integerrimi. Infatti, oltre a tipiche descrizioni narrative e parabole, l'autore parla di visioni apocalittiche e metafisiche, viaggi in cielo, concetti di astronomia e astrologia. Tutto ebbe inizio quando un gruppo di “angeli ribelli” capeggiato da Samyaza, un angelo di rango elevato, decise di scendere sulla Terra sotto sembianze umane per studiare da vicino gli altri figli di Dio (gli esseri umani) e insegnare loro ad amare. Ma durante la loro permanenza gli angeli vollero strafare e spiegarono: agli uomini lo studio delle costellazioni, dei pianeti e la costruzioni delle armi; alle donne l'arte della seduzione e della bellezza. Alla fine furono proprio loro ad adulare le femmine umane accoppiandosi con esse e dando origine a delle creature ibride: i giganti o Nephilim. Per aver dato ai loro “fratelli umani” conoscenze nuove e proibite gli angeli caduti furono puniti da Dio. E' chiaro a questo punto che i famigerati Anunnaki non erano giganti bensì angeli.
Nel suo libro dei segreti, Enoch li descrive come uomini grandissimi come mai ne aveva visti prima: il viso lucente come il sole, gli occhi ardenti come lampade, le braccia simili a delle ali d'oro. Impaurito dalla loro imponenza l'uomo restò impietrito, immobile, con lo sguardo pieno di paura. E' facile immaginare come questi esseri non fossero in realtà delle divinità ma degli alieni in carne ed ossa con tanto di tute spaziali; gli antichi vedendoli scendere dal cielo li scambiarono per degli dei e da qui presero forma i miti, le leggende e i testi sacri di tutto il mondo. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Alaudae ha scritto:Il minerale una volta trasformato in polveri sottili e rilasciato nell'aria avrebbe riparato i danni arrecati all'atmosfera: dall'eccessivo calore del Sole.
Vi ricorda qualcosa?? Il puzzle stà prendendo forma!!!
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Blaksturg ha scritto:Alaudae ha scritto:Il minerale una volta trasformato in polveri sottili e rilasciato nell'aria avrebbe riparato i danni arrecati all'atmosfera: dall'eccessivo calore del Sole.
Vi ricorda qualcosa?? Il puzzle stà prendendo forma!!!
anche tu hai avuto l'illuminazione
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Si vede che alcune usanze dell'epoca sono tornate di moda!!anche tu hai avuto l'illuminazione
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Blaksturg ha scritto:Si vede che alcune usanze dell'epoca sono tornate di moda!!anche tu hai avuto l'illuminazione
scie nell'antichità......corsi e ricorsi della storia
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
io direi che e il sensore CCD ,che protegge la fotocamera da sovraccarico di luce,,,o forse mi sbaglio
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Marek ha scritto:io direi che e il sensore CCD ,che protegge la fotocamera da sovraccarico di luce,,,o forse mi sbaglio
ora arriva Christian e ci bacchetta tutti quanti..
Ultima modifica di Alaudae il Mer 29 Feb - 11:01:54 - modificato 1 volta.
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Confermo quello che dice Marek e ci sarebbe da bacchettare quello che ha fatto il video... Non sa manco recitare XD Si può notare anche dal cerchio nero che cambia a seconda di come muove la telecamera... In un punto si vede che muove un pochetto la telecamera ed il cerchio nero cambia
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Christian ha scritto:Confermo quello che dice Marek e ci sarebbe da bacchettare quello che ha fatto il video... Non sa manco recitare XD Si può notare anche dal cerchio nero che cambia a seconda di come muove la telecamera... In un punto si vede che muove un pochetto la telecamera ed il cerchio nero cambia
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Christian ha scritto:Confermo quello che dice Marek e ci sarebbe da bacchettare quello che ha fatto il video... Non sa manco recitare XD Si può notare anche dal cerchio nero che cambia a seconda di come muove la telecamera... In un punto si vede che muove un pochetto la telecamera ed il cerchio nero cambia
ahahaha
senza contare che un oggetto di quelle dimensioni, oscurerebbe metà luce del sole sulla terra, e lo stesso personaggio che riprende avrebbe molta meno luce di quella che vede.
è na ciofega...
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
è incredibile quanta gente ha tempo da perdere...
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Forse il regista non si rendeva nemmeno conto.....
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La NASA Rilascia Il Catalogo Di WISE: Attesa Per Nemesis E Tyche
E' stato rilasciato dalla NASA il mosaico di immagini che coprono l'intero cielo, rilevato dalla sonda ad infrarossi, Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE).
Sono presenti più di mezzo miliardo di stelle, galassie e altri oggetti.
"Oggi, WISE offre il frutto di 14 anni di sforzi per la comunità astronomica", ha detto Edward Wright, ricercatore principale di WISE presso la UCLA, che per primo ha iniziato a lavorare in missione con altri membri del team nel 1998.
WISE, lanciato il 14 Dicembre, 2009, ha mappato l'intero cielo nel 2010 con la sensibilità di gran lunga migliore rispetto ai suoi predecessori. Ha raccolto oltre 2,7 milioni di immagini scattate in quattro lunghezze d'onda infrarosse della luce, catturando tutto da asteroidi vicini alle galassie lontane. Da allora, il team ha dovuto elaborate oltre 15 trilioni di byte di dati restituiti. Una versione preliminare dei dati di WISE, che copre la prima metà del cielo intervistati, è stata rilasciata lo scorso aprile.
Il catalogo WISE di tutto il cielo è obiettivo fondamentale della missione. Le esposizioni singole sono state combinate in un atlante di oltre 18.000 immagini che coprono il cielo e un catalogo che elenca le proprietà a infrarossi di oltre 560 milioni di singoli oggetti presenti nelle immagini. La maggior parte degli oggetti sono stelle e galassie, con un numero all'incirca uguale. Molti di loro non sono mai state viste prima.
WISE ha portato a numerose scoperte, tra cui l'inafferrabile, più fredda classe di stelle. Gli astronomi le avevano cercate per oltre un decennio, denominandole "Y-nane".
Poiché sono in stato di raffreddamento fin dalla loro formazione, non brillano nella luce visibile e non potevano essere individuate sino alla mappatyra di WISE a raggi infrarossi.
WISE ha anche fatto un sondaggio degli asteroidi vicini alla Terra, trovando che ci sono un numero significativamente inferiore di medie dimensioni di oggetti rispetto a quanto si pensasse e più del 90 per cento dei più grandi asteroidi vicini alla Terra.
Altre scoperte sono state inaspettate. WISE scoperto il primo asteroide conosciuto "Trojano" che condivide lo stesso percorso orbitale intorno al Sole con la Terra. Una delle immagini rilasciate oggi mostra una vista sorprendente di una "eco" di luce infrarossa che circonda una stella esplosa. L'eco è stato inciso tra le nuvole di gas e polveri, quando il lampo di luce dalla supernova ha riscaldato le nubi circostanti. Almeno 100 pubblicazioni sui risultati dell'indagine di WISE sono già sono state pubblicate. Per le altre scoperte si aspetta ora che gli astronomi abbiano accesso a tutto il cielo visto dalla sonda.
"Con il rilascio del catalogo e dell'atlante, WISE si unisce al pantheon di indagini che hanno portato a scoperte notevoli sull'Universo", ha detto Roc Cutri, che guida i dati di WISE e la loro elaborazione e Archiviazione presso il Centro di Elaborazione E di Analisi al California Institute of Technology di Pasadena.
La proiezione utilizzata in questa immagine del cielo è chiamata Aitoff, dal nome del geografo che l'ha inventata. Utilizza una sfera in 3-D e le fette aperte di un emisfero, e quindi sono appiattite in forma ovale.
Ogni proiezione crea distorsioni, per cui le persone tendono ad utilizzare un particolare tipo di proiezione in base a cui, nella mappa risultante, le distorsioni sono minime. Questa mappa è centrata sulla Via Lattea. Il piano della Galassia corre lungo l'equatore e il centro è al centro della mappa, in cui le distorsioni di proiezione sono minime. Le distorsioni sono più pronunciate in corrispondenza dei bordi della mappa. I bordi destro e sinistro di questa forma ovale sono nella stessa posizione nel cielo. Una seconda proiezione di questa immagine è anche disponibile, ed è chiamata equirettangolare. Questo metodo proietta il cielo in una forma rettangolare con coordinate cartesiane, ed è utile per planetari che potrebbero desiderare visualizzare l'immagine sulle loro cupole.
La Via Lattea corre orizzontalmente in questa mappa forma di un disco e il Sistema Solare si trova in quel disco a circa due terzi della via d'uscita dal centro. Così vediamo la Via Lattea come una fascia che attraversa il cielo. Se guardiamo verso il centro della Galassia
si puó vedere un notevole aumento nelle stelle (di colore blu-verde) verso il centro del immagine.
Appaiono anche altri oggetti con un movimento più lento: residui di pianeti come Saturno, Giove e Marte appaiono come luminosi punti rossi al largo il piano della Galassia alle posizioni 1:00, 2:00 e 07:00.
Inoltre, in vari punti nell'immagine ci sono piccole caratteristiche a forma rettangolare che derivano dalla difficoltà di adattamento dei livelli di fondo di singoli fotogrammi.
La versione annotata di questa mappa mostra la posizione di circa la metà delle immagini in vetrina (il resto sono state omesse per chiarezza).
Per creare questa mappa sono state utilizzate tre delle quattro lunghezze d'onda rilevate da WISE. I colori utilizzati in questa immagine rappresentano specifiche lunghezze d'onda della luce infrarossa. Cyan (blu-verde) rappresenta la luce emessa prevalentemente da stelle e galassie alla lunghezza d'onda di 3,4 micron. Verde e rosso rappresentano la luce emessa principalmente dalla polvere a 12 e 22 micron, rispettivamente. Credito: NASA / JPL-Caltech / WISE squadra
Conclusioni: Speriamo che adesso i dati rilasciati ed elaborati possano essere utilizzati per identificare le nane brune vicine al nostro Sistema Solare e in particolare porre fine al dibattito sulla presenza di Nemesis, l'ipotetica stella compagna del Sole.
Speriamo anche che i dati siano utilizzati per identificare altri corpi planetari molto freddi ai nostri remoti confini, come Tyche ad esempio, il pianeta gigante ipotizzato di recente dagli astrofisici Whitmire e Matese.
Dopo anni di attesa forse siamo davvero giunti alla resa dei conti.
Traduzione, Adattamento e Considerazioni A Cura di Arthur McPaul
Immagine Credito: NASA / JPL-Caltech / WISE squadra
Fonti:
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/03/120314143016.htm
http://wise.ssl.berkeley.edu/gallery_thesky.html
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Tanto alla fine non saranno mai completi... Se trovano qualche cosa che non gli va a genio (Come un pianeta abitabile) non lo rendano conosciuto neanche tramite sti dati....
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Nibiru in Antartide? Fake smascherato!
Il 13 febbraio su Youtube è stato caricato un video che mostra un presunto pianeta visibile di giorno nel cielo dell'Antartide. Visto il 21 Dicembre 2012 alle porte, i complottisti ne sono sicuri: è Nibiru!
L'autore del video, spaccia il presunto corpo celeste per Nibiru, il pianeta che secondo le teorie di Sitchin si avvicinerebbe al nostro sole ogni 3600 anni. Per tutto il rispetto e l'ammirazione che ho per Sitchin, il video mi sembrava molto strano, così ho deciso di fare le dovute indagini. Tanto per iniziare guardiamo il video in questione:https://www.youtube.com/watch?v=Dt7Pyz9fWKU&feature=player_embedded (c'è scritto di non copiarlo e io non lo copio, che devo fare!?)
Estraiamo un frame dal video, che ritrae il presunto colosso
Proprio di recente, ho scritto un articolo che riguarda la scoperta di ossigeno su Dione, un satellite di Saturno. Bene guardate un'immagine di Dione
Notate nulla? Allora vi facilito ancora di più le cose, rimuovendo lo sfondo, e ruotando Dione
Confrontiamo il frame estratto dal video con Dione
Dione
frame estratto dal video
Come potete notare, quello che si vede nel video è esattemente un montaggio fatto inserendo Dione e spacciandolo per Nibiru. Vi prego, non odiamo questi soggetti, dobbiamo avere compassione per gente così, perchè sono ignoranti e inconsapevoli e complicano notevolmente quello che è il compito della ricerca.
Perdoniamoli perchè non sanno quello che fanno, anche se ogni tanto qualche calcio in culo non guasterebbe. Quindi come sempre, valutate sempre tutto con occhio critico.
Maggiori approfondimenti su: http://eclissidelmondo.blogspot.com
link
L'autore del video, spaccia il presunto corpo celeste per Nibiru, il pianeta che secondo le teorie di Sitchin si avvicinerebbe al nostro sole ogni 3600 anni. Per tutto il rispetto e l'ammirazione che ho per Sitchin, il video mi sembrava molto strano, così ho deciso di fare le dovute indagini. Tanto per iniziare guardiamo il video in questione:https://www.youtube.com/watch?v=Dt7Pyz9fWKU&feature=player_embedded (c'è scritto di non copiarlo e io non lo copio, che devo fare!?)
Estraiamo un frame dal video, che ritrae il presunto colosso
Proprio di recente, ho scritto un articolo che riguarda la scoperta di ossigeno su Dione, un satellite di Saturno. Bene guardate un'immagine di Dione
Notate nulla? Allora vi facilito ancora di più le cose, rimuovendo lo sfondo, e ruotando Dione
Confrontiamo il frame estratto dal video con Dione
Dione
frame estratto dal video
Come potete notare, quello che si vede nel video è esattemente un montaggio fatto inserendo Dione e spacciandolo per Nibiru. Vi prego, non odiamo questi soggetti, dobbiamo avere compassione per gente così, perchè sono ignoranti e inconsapevoli e complicano notevolmente quello che è il compito della ricerca.
Perdoniamoli perchè non sanno quello che fanno, anche se ogni tanto qualche calcio in culo non guasterebbe. Quindi come sempre, valutate sempre tutto con occhio critico.
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Re: Nibiru, il grande dimenticato
Dovremmo aver compassione anche dei complottisti che ci hanno creduto
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Se non credi neanche nelle piccole cose, come puoi credere a tutte le altre?
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